‘Life is (not) a game’, alla Festa del Cinema il documentario sulla street artist Laika

Il 17 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, verrà presentato Life is (not) a game, documentario con protagonista la street artist Laika; esordio alla regia di Antonio Valerio Spera, è prodotto da Morel Film e Salon Indien Films.

Il film non è un convenzionale documentario artistico, né un classico biopic, ma il racconto degli ultimi due anni della nostra vita osservati dal punto di vista della celebre artista romana, autrice di opere famosissime come #JeNeSuisPasUnVirus, dedicata a Sonia, nota ristoratrice cinese della capitale, che denuncia gli atti di razzismo contro la comunità cinese prima dello scoppio della pandemia; o L’abbraccio, il celebre poster attaccato nei pressi dell’ambasciata egiziana di Roma, in cui Giulio Regeni abbraccia Patrick Zaki rassicurandolo del fatto che “stavolta andrà tutto bene”.

Una pellicola che racconta il lavoro della celebre street artist, in bilico tra ironia e impegno sociale

Il racconto di Spera inizia proprio nel 2020: si passa dalla discriminazione della comunità cinese all’obiettivo “immunità di gregge” di Boris Johnson, dalle conseguenze economiche della pandemia fino alla guerra in Ucraina. Rispettando l’anima creativa della protagonista, il documentario si presenta con un’impronta pop definita da contaminazioni e omaggi, in bilico costante tra ironia e profondità d’analisi.

Laika street artist
Laika

La macchina da presa segue Laika nei blitz notturni, nel confinamento durante i duri mesi del lockdown, per poi accompagnarla in Bosnia all’inizio del 2021, quando decide di intraprendere il viaggio sulla rotta balcanica per denunciare le atroci condizioni di vita dei migranti; infine in Polonia, al confine con l’Ucraina, nell’aprile di quest’anno.
Life is (not) a game racconta dunque, partendo dalla cronaca, un percorso artistico fatto di fantasia, adrenalina, “gioco”, e il parallelo crescendo della coscienza civile di Laika. Un percorso che la porta a mettere gradualmente da parte l’anima ludica del suo lavoro e la spinge fuori dai confini nazionali, per lasciar esplodere esclusivamente rabbia e denuncia.

Girato tra Roma, la Bosnia, Francoforte e la Polonia, il film mutua il suo titolo da una delle opere di Laika affisse nel suo viaggio sulla rotta balcanica, Life is (not) a game, appunto. Il poster è una denuncia esplicita della violenza praticata dalla polizia sui migranti che effettuano il cosiddetto “game”, com’è definito il tentativo di attraversare il confine con la Croazia. L’uso delle parentesi nel titolo vuole evocare la doppia anima dell’autrice, fra ironia e impegno sociale.

Laika Festa Cinema Roma
La locandina del film

Nell’immagine in apertura, un ritratto della street artist Laika

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