Le proposte maschili nelle collezioni della Paris Fashion Week F/W 2021-2022

La pandemia di Covid-19 ha impresso una decisa accelerazione a dinamiche già in atto nella fashion industry, portando un numero crescente di brand a riconsiderare tempi e modalità di presentazione delle novità di stagione e adottare il format co-ed, che prevede l’accorpamento degli outfit uomo e donna nella medesima passerella, adeguandosi tra l’altro a una visione della moda che eludesempre di più schematismi e divisioni rigide, tenendo conto principalmente – se non esclusivamente – della creatività.
Si è mossa in questa direzione anche la Paris Fashion Week Fall/Winter 2021-2022 appena conclusasi, in cui diversi marchi hanno affiancato al womenswear i look maschili.

Un’edizione della kermesse che ha visto le griffe nuovamente alle prese con streaming, sfilate a porte chiuse e mini film, per una messe di collezioni il cui filo conduttore sembrava risiedere ancora una volta nella generale sensazione di comodità e rilassatezza degli abiti (retaggio dei lunghi periodi trascorsi tra le mura domestiche ormai da un anno), sebbene non siano mancati stilisti che hanno dato maggior risalto all’estro delle proposte, fiduciosi riguardo un futuro prossimo finalmente libero da lockdown, mascherine, distanziamenti et similia.

Marine Serre

Il titolo programmatico del défilé F/W 2021 di Marine Serre (wunderkind della moda francese che fa del concetto di ecofuturismo una bandiera stilistica e, soprattutto, etica) è “Core”, un termine che sottolinea la volontà di andare in profondità, all’essenza del brand, restituita qui dalle mise ibride e dalle lavorazioni che ne hanno decretato finora il successo.

Sfilano dunque creazioni patchwork ottenute dall’unione di lembi in tinte e fantasie eterogenee (loghi di storici gruppi rock, fiori, pattern geometrici ecc.), pile istoriato da motivi arabescati, completi in denim o pelle interamente ricoperti da mezzelune all’ingiù (il simbolo della griffe), giacconi assemblati con frammenti di pelle dalle cromie terrose, vecchie sciarpe sovrapposte a formare kilt o maglie.
Dai suit fanno capolino body stampati effetto tattoo, top in lino ricamato e lupetti attillati, mentre i pezzi d’impronta sportiva o workwear (parka, giubbini zippati, giacche multipocket e cargo pants) scelgono tessuti moiré color lilla, unica alternativa al classico nero.
Un guardaroba dall’animo green, frutto per il 50% dei casi dell’upcycling di articoli delle collezioni precedenti, per l’altro 50% di tessuti realizzati con fibre riciclate.



Enfants Riches Déprimés

Deciso a consolidare l’identità del griffe (una crasi tra l’estetica delabré del punk e il lusso garantito da materiali e finiture di prim’ordine), il fondatore e designer di Enfants Riches Déprimés Henri Alexander Levy affida a un fashion film (intitolato ‘Xeropittura’ e introdotto, non a caso, dalle parole della paladina del grunge anni ‘90 Courtney Love) il racconto per immagini dell’ultima collezione, nella quale insiste su mise “ruvide” nell’aspetto ma dalla fattura ineccepibile.
I protagonisti del video si muovono veloci in una landa innevata, lui sfodera maglioni oversize, trench di pelle beige dalla linea ad A, abbondanti fur coat, caban in shearling e bomber disseminati di scritte e grafismi arzigogolati, tutti indossati su pantaloni rastremati sul fondo accompagnati, per quanto riguarda le calzature, da anfibi massicci o stivaletti texani.
Lo spirito anarcoide dello show trova conferma nella disinvoltura degli abbinamenti, dalle collanine con grossi ciondoli tintinnanti portate sul doppiopetto al peluche in tessuto en pendant da fissare alla giacca check, fino al camicione in flanella quadrettata con print che citano indifferentemente l’architetto modernista Adolf Loos e i testi dei Nine Inch Nails.



Isabel Marant

In linea con l’attitudine nonchalant e al contempo raffinata che contraddistingue da sempre il marchio, Isabel Marant per la prossima stagione Autunno/Inverno immagina un incontro – data la vivacità del risultato, sarebbe più appropriato parlare di scontro – tra lo spirito folk e libertario di icone del rock come Jimi Hendrix o Janis Joplin e la sregolatezza vestimentaria della sottocultura gabber.
Nel menswear, tutto ciò si traduce in outfit che, pur sprigionando un appeal dégagé, appaiono articolati: il peacoat perde i revers e viene accostato a pants sartoriali dal piglio rilassato, una combinazione replicata anche per i montoni abbreviati, i blouson in suède impalpabile, i giubbotti in lana a coste ton sur ton con il pullover sottostante e le giacche tuxedo dal collo a scialle.

Se sulla maglieria risaltano gli inserti nelle nuance pop del verde smeraldo, rosa e cremisi, un ulteriore tocco flashy è assicurato dalle camicie e dai pantaloni in vinile, leggero e croccante, declinato in blu China o rosso. Ai piedi, infine, boots sfinati in pelle spazzolata.



Givenchy

Alla sua seconda prova come direttore creativo di Givenchy, Matthew M. Williams proietta definitivamente gli stilemi abrasivi e industrial che gli hanno permesso di scalare le vette del fashion system nel mondo patinato della maison parigina.

Nel filmato girato per la F/W 2021 modelli e modelle irrompono nell’arena ricoperta d’acqua adibita a passerella; la soundtrack è martellante, il ritmo sincopato, le mise si adeguano esibendo linee scattanti, scolpite da pantaloni affusolati e giacche fitted dalle spalle marcate, cui si contrappongono capispalla volitivi per mole e carattere dei dettagli (zip vistose, chiusure in metallo, colli montanti, guarnizioni in faux faur e così via); il clash visivo viene alimentato inoltre dall’accostamento degli opposti: silhouette sottili e muffole XXL in pelo, joggers seconda pelle e passamontagna in maglia spessa, denim scorticato e lana grain de poudre, scarpe gargantuesche e piumini scorciati alla vita.

A ribadire il tono fosco della collezione provvedono la severa palette cromatica, con il dominio di nero e marrone scuro spezzato solo nel finale dalle incursioni di avorio, cammello e lavanda, e accessori quali catene a maglie larghe, borse a tracolla spigolose e zaini decorati da minuterie luccicanti.



Ann Demeulemeester

Da Ann Demeulemeester l’era del neoproprietario Claudio Antonioli (titolare delle omonime boutique dislocate tra Italia, Svizzera e Spagna e co-founder del conglomerato di marchi street New Guards Group, poi acquisito da Farfetch, ndr) viene inaugurata da una collezione celebrativa del lavoro della fondatrice, membro di spicco dei leggendari Antwerp Six.
Il focus è quindi sul tailoring elegantemente decadente, venato di suggestioni punk e romantiche, che prevede le due sole possibilità del bianco o nero, stesso binomio dello short movie diretto dal fotografo Willy Vanderperre (ad eccezione di sporadici frame a colori) e del relativo lookbook, d’altra parte. Gli scatti ritraggono un gruppo di giovani bohémien vestiti con gilet, completi, t-shirt e camicie diafane dalle forme fluide, distese, spesso attraversate sul torso da fasce orizzontali, con esili nastri di tessuto che pendono da cinture e baveri, oppure cingono delicatamente le maniche.
I materiali – jersey, popeline, seta, mescole di cotone e lino – assecondano il sentore di poetica fragilità dei look, gli accessori sono limitati al minimo indispensabile, ovvero stringate dalla punta arrotondata e cappelli in feltro a tesa larga.



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