magnus. accidental artist

cover_i’d rather be happy baron, i’d rather be happy than dignified (2017);
24 ct gold leaf, silk screen & giclÉe on 308 gsm cotton rag archival paper.

Magnus Gjoen fa parte di quella categoria di artisti che possiamo definire accidentale e soprattutto senza bisogno di attribuzioni. È nato a Londra da genitori norvegesi, cresciuto in Svizzera, Danimarca, Italia e nel Regno Unito. Ha mescolato l’estetica di strada e pop con un approccio legato alle belle arti. Gjoen ha studiato arte e design della moda e ha lavorato per marchi come Vivienne Westwood. Il suo pensiero è provocatorio e la sua arte emozionale, offre una visione moderna sui capolavori classici e trasforma oggetti potenti e forti in qualcosa di fragile, ma sempre bello.

Il tuo lavoro è piuttosto influenzato dalla storia dell’arte, come ti sei appassionato a questa materia?
La mia passione per l’arte e la storia deriva dalla mia infanzia. Sono cresciuto in luoghi diversi in tutto il mondo, ho visitato molti musei e nella mia famiglia sono avidi collezionisti d’arte. Ho studiato belle arti prima di andare a studiare design della moda, così il cerchio si è chiuso. Direi che la sete della scoperta, della bellezza e delle storie dietro ogni opera è ciò che mi ha sempre spinto.

Parliamo di questa definizione di “artista accidentale”?
Tutto è avvenuto casualmente, volevo un’opera per le pareti del mio nuovo appartamento a Londra. Non avevo intenzione di dedicarmi all’arte, ma mi guardavo intorno. Poi ho pensato “posso farlo” e così è stato.

Cosa dovrebbe emergere nel pubblico dalla visione delle tue opere?
Un’emozione. Quando si crea un’opera si desidera sempre evocare una memoria o delle emozioni che lo spettatore è in grado di associare. Può essere qualsiasi cosa, ma se non succede, hai fallito. Almeno dal mio punto di vista.

Le tue creazioni sono più provocatorie o irriverenti?
Credo entrambi. A volte mi sorprende quello che offende la gente. Non mi preme creare un lavoro che provoca, ma, piuttosto, che riesamina la norma e la bellezza associata a qualcosa. Si tratta di riscrivere cose che le persone non vogliono vedere.

Come definiresti oggi la bellezza?
La definirei come si è sempre definita: qualcosa di gradevole allo sguardo. Diverse persone hanno prospettive differenti, facendo sì che alcuni vedano la bellezza dove altri non la colgono. La bellezza è ovunque, bisogna guardare abbastanza e scegliere di volerla vedere.

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