ModaLisboa segna il sentiero per una nuova identità creativa, indipendente e sostenibile

Si è conclusa da pochi giorni ModaLisboa, la Fashion Week portoghese con un approccio aperto sulla libertà creativa e un occhio attento a tematiche di natura etica che hanno un peso non solo sulle nostre vite, ma anche sul mercato globale. Dall’urgenza climatica a una posizione concreta sul valore dei diritti umani, fino alla profonda riflessione sull’industria della moda a livello globale, la cui urgenza è quella di un indirizzo più pratico verso una transizione ecologica definitiva.
Ma più di ogni cosa ModaLisboa porta alta la bandiera che sostiene la libertà di identità.

Partiamo da una domanda. Anzi due. Fino a che punto le fashion week internazionali devono delineare un’estetica universale tale da indirizzare il gusto di una quantità così massiva di pubblico? È giusto che le passerelle contribuiscano alla creazione di tendenze uniformate per il mercato di tutto il mondo?
La messa in atto di produzioni dalle proporzioni ingestibili, che rispondono a un desiderio di omologazione alle regole del costume, è la diretta conseguenza del fenomeno imitativo realizzato dai colossi della grande distribuzione. Una direzione antitetica può essere quella di iniziare a dare maggior valore a proposte creative veramente libere e indipendenti che non richiedono una produzione iper impattante sul nostro pianeta, anzi la rifiutano, essendo realizzate attraverso sistemi di upcycling o artigianalità uniche, difficili da replicare in serie.

La Lisboa Fashion Week

Tra nuovi brand e marchi più established della creatività portoghese, la moda di Lisbona si è evoluta in qualità e proposta creativa. Luís Buchinho ha portato tagli inediti per dare un gusto sofisticato a una moda che si rifiuta di essere scontata a tutti i costi, ma inserita in un contesto cento per cento urban.

Maria Clara, già vincitrice del premio ModaLisboa x Tintex all’edizione di Sangue Novo nel marzo 2022, si è laureata in Fashion Design presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Lisbona, nel 2018. Ha completato le sue competenze nel campo della maglieria a Londra alla Central Saint Martins.
Questa collezione, creata in collaborazione con l’azienda tessile, in linea con i valori di sostenibilità di Tintex, ha scelto di riutilizzare la maglieria in stock insieme a tutto ciò che è considerato rifiuto: colletti difettosi, scarti e test di produzione. La tecnica di stampa manuale e tradizionale del ricamo di Madeira è nuovamente incorporata nelle creazioni, con l’aiuto di Bordal, Casa de Bordados e Fábrica Madeirense. Oltre all’utilizzo dei suoi disegni antichi e storici, è stata fornita la speciale “pittura blu” di questa casa, una miscela creata in collaborazione con il Laboratorio dell’Università di Madeira, per la produzione di una pasta più naturale e sostenibile.

Trionfo di drappeggi e zafferano sulla collezione di Buzina: rendono l’elastico un segno distintivo della collezione, determinandone forme e volumi. Il volume rientra nella sua poetica e nel suo linguaggio, che trova nel dialogo col movimento un’unica via di comunicazione per esprimere carattere e femminilità.

 

Buzina brand
Buzina

Le collezioni di Filipe Augusto e Kolovrat

L’uomo di Filipe Augusto dà seguito a questo progetto evolutivo che mette il corpo al centro di uno storytelling che si avvale di elementi dell’abbigliamento tradizionale portoghese, con dettagli che si concentrano sull’abbottonatura tramite nodi, più frequenti in capi come sciarpe e grembiuli. Elementi preziosi che prendono forme diverse, utili a valorizzare la personalità di quell’uomo che ha qualcosa da dire: pizzi, light lurex e silk velvet si intervallano con microfibre essenziali. E ancora camicie, linee sartoriali rivisitate da drappeggi e nuovi tagli diventano mezzo di espressione del sé.

Ispirazione antico Egitto per l’uomo e la donna di Kolovrat che in maniera quasi teatrale offre una visione antagonista di quello che ha prodotto precedentemente, abituando il suo stesso pubblico ad aspettarsi sempre qualcosa d’inedito. Capi a metà tra un paesaggio lunare e un futuro fantasy che trae Ispirazione dalla simbologia della civiltà egiziana. Luoghi e simboli così lontani da essere ricondotti alla bellezza dell’universo e di entità extraterrestri.
Simboli primitivi su tuniche fluttuanti riportano la nostra attenzione alla libera espressione dell’anima e del fascino dell’universo, di cui noi rappresentiamo solo una piccola parte.

La consapevolezza artigianale di Valentim Quaresma, l’ispirazione cinematografica di Nuno Baltazar

Valentim Quaresma porta la sua consapevolezza artigianale ancora una volta al servizio della moda, i cui confini con l’arte diventano sempre più indelebili, contribuendo all’evoluzione del gusto attraverso la sperimentazione di materiali e forme a metà strada tra scultura e fashion. Il suo marchio è stato lanciato dopo aver ricevuto il premio ITS#7 a Trieste nel 2008.


La moda è un veicolo di comunicazione molto potente il cui ruolo non deve fermarsi alla pura creazione di un concetto estetico, ma deve diventare – attraverso la bellezza – una piattaforma per veicolare messaggi profondi e rivolti all’attualità, in grado di captare l’attenzione del pubblico, il più vasto possibile.

Così Nuno Baltazar sceglie prendere ispirazione dal film cult Grey Gardens – Dive per sempre, il film che racconta la vera storia di due eccentriche e stravaganti donne, madre e figlia, conosciute come Big Edie e Little Edie, rispettivamente zia e cugina di Jacqueline Kennedy. La loro vita fatta di sfarzo, ricchezza e fama si trasformò presto in miseria e degrado. Ecco che la passerella si trasforma in un mix di stile contemporaneo definito da paillettes color block con l’aggiunta del fazzoletto sulla testa di ogni modella, per ricordarci l’importanza di indossare ogni creazione con la consapevolezza di quanto sia importante alimentare le proprie ambizioni e difendere la libertà di portarle avanti.

Sangue Novo

Sul fronte di Sangue Novo – lo special project di ModaLisboa che tutte le stagioni dà risalto alla nuova generazione di creativi della scuola portoghese – sono diversi i nomi che ci hanno colpito per originalità, consapevolezza stilistica e identità creativa.
I protagonisti di Sangue Novo, in questi quattro giorni, sono spinti a esprimere liberamente il proprio stile, andando a toccare il cuore e la personalità di chi si identifica in quello specifico zeitgeist, in una dimensione estetica nuova basata sulla contaminazione tra moda e arte, libera da canoni e tendenze che rappresentano le strozzature per la creatività e per una produzione più sostenibile, dedicata a infinite tipologie di pubblico.

I nuovi creativi della scena portoghese

In questo senso, è sempre maggiore il numero di giovani che trovano consenso nella distinzione al posto di una società omologata e schiava del consenso ottenuto attraverso il codice stilistico. Ad esempio Veehana, il brand di João Viana che ha studiato Graphic Design con specializzazione in multimedia presso la scuola artistica Soares do Reis, a Porto, per approfondire la sua comunicazione ed esprimere idee e pensieri in modo organizzato e obiettivo. Ha lavorato per un anno in un atelier di oreficeria, dove ha messo in pratica il suo gusto per il lavoro manuale. Nel 2021 si è laureata in fashion design presso Modatex Porto e ha avviato il suo marchio, Veehana, dove attualmente lavora.

Inês Barreto lavora sul concetto di autosabotaggio e di sindrome dell’impostore con cui molti individui si trovano ad avere a che fare quando si trovano di fronte a una nuova impresa da affrontare. È in questo contesto, infatti, che la designer laureata al Modatex di Porto si concentra sul concetto di narrazione vissuta più e più volte, che rappresenta il momento di massima vulnerabilità in cui si trova per la prima volta l’impostore, approdando in due possibili soluzioni: liberarci dai nostri pensieri tossici o essere consumati da essi, arrivando in ogni caso alla conclusione che sia noi che il nostro lavoro siamo privi di significato. Il suo rapporto con la moda trascende l’idea di creare abiti, ma affonda nella parte più profonda della sua anima, lavorando sempre attraverso narrazioni che canalizzino la sua voce.

Tra i designer emergenti Molly98 e Niuka Oliveira

Il marchio Molly98 è stato creato dalla designer Maria Duque alla fine del 2019, come identità artistica incentrata sulla creazione d’arte da materiali esistenti. Molly98 è diventata una tendenza slow fashion più alternativa rivolta allo streetwear e al clubwear, basata sul principio dell’economia circolare, zero sprechi e consumo consapevole, con l’obiettivo di creare un impatto rigenerativo nel settore. Questa collezione nasce dall’ispirazione trovata nei dintorni dello stilista: l’ambiente rurale tipico della campagna di Ribatejo, dove è cresciuta e ha trascorso gran parte della sua infanzia. Nella ricerca di influenze, ha sentito i limiti dell’estetica alternativa, che l’hanno portata a un’introspezione elementi tipici del popolo portoghese che ha sentito più vicini a lei. La tipica “tuga” con i suoi trofei e sciarpe delle società sportive alle pareti del bar, il naperon ricamato dalla nonna sopra i mobili, i cugini immigrati che tornano ogni estate vestiti con le magliette della nazionale.

Niuka Oliveira ha studiato anche lei alla Modatex di Porto, presenta una collezione che si focalizza sulle forme organiche della materia. Il suo titolo Emotional Diary è basato sull’opera Blue Tissues, di Rudolfo Quintas, una serie di 28 disegni che rappresentano un autoritratto sulle emozioni interiori nel tempo. Il lavoro ha richiesto tre mesi per essere completato e il metodo della ripetizione è stato utilizzato come sistema per rivelare la variazione emotiva come un autoritratto. L’emozione è rappresentata in modo pratico e visivo, attraverso la manipolazione di forme con materiali diversi. È così che la designer ricerca un’identità organica che serva da punto di partenza per lo sviluppo della collezione, rivelando un aspetto naturale e l’organicità plastica presente negli studi sulle forme.

Nell’immagine in apertura, foto dal backstage di una collezione presentata a ModaLisboa (ph. by Emil Huseynzade)

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