Biennale di Venezia: in un grande mosaico chiamato umanità, dove “No man is an island”

20 aprile 2024, Venezia. La 60° Biennale si prepara all’inaugurazione della manifestazione d’arte intitolata Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. La poetica presentata verte su due degli argomenti più controversi degli ultimi anni: razzismo e xenofobia. Se con il primo termine si ha una maggiore familiarità, con il secondo, invece, la questione cambia. Questa tendenza psicologica e politica si traduce in sentimenti di ostilità verso gli stranieri o la loro cultura. Tutto ciò che si considera lontano dalle proprie usanze, viene quindi pregiudicato o perfino discriminato. Lo scopo dell’evento è, infatti, promuovere la diversità e sensibilizzare le persone su tematiche sociali di grande rilievo.

Alla Biennale di Venezia, un omaggio alla solidarietà

La Biennale di Venezia apre i battenti a 88 Stati esteri distribuiti nei Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Anche quest’anno il Grenada conferma la sua presenza, testimoniando un passato segnato dalla conquista iniziale dei francesi, seguita storicamente dal dominio inglese. Daniele Radini Tedeschi, curatore del progetto espositivo, omaggia il poeta John Donne intitolando l’installazione No man is an island.

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto […]. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».

L’esposizione si trasforma così in una riflessione profonda sulla connessione intrinseca che lega ogni persona all’intera umanità. Nessun essere umano esiste solo ed esclusivamente nella sua individualità e siamo tutti legati da esperienze, emozioni e destini intrecciati. La morte di un singolo individuo non è un evento isolato, ma una perdita collettiva. Ogni vita spezzata rappresenta un pezzo mancante dal puzzle della nostra esistenza. Nel canto pungente della campana si nasconde, invece, la fragilità che appartiene a ognuno di noi e il richiamo a comprendere che solidarietà e compassione sono fondamentali. Le persone che incontriamo sono parte della stessa famiglia umana e contribuiscono anche involontariamente a plasmare il tessuto della nostra vita. 
In un mondo dove la divisione e l’egoismo prevalgono, la citazione di John Donne ci ricorda la nostra interconnessione e l’importanza di agire senza creare divisioni o separazioni di alcun tipo.

Biennale Jason deCaires Taylor Wild Water
Jason deCaires Taylor, Wild Water

Un evento per sensibilizzare alla diversità e al dialogo culturale

Gli artisti in mostra, alcuni originari del luogo e altri internazionali, prendono come ispirazione il pensiero dello scrittore Édouard Glissant, che vede l’open-mindedness come elemento cardine. La sua riflessione esprime, infatti, un concetto di apertura e dialogo culturale attraverso il riconoscimento della diversità e il sostegno della migrazione forzata per combattere i totalitarismi. In particolare, si sottolinea il ruolo dei Caraibi, inclusa Grenada, come luogo di incontro e scambio tra popoli di diverse origini, enfatizzando la trans-culturalità, che diventa il filone espressivo di ogni autore.

Biennale Antonello Diodato Guardigli (ADGART)
Antonello Diodato Guardigli (ADGART)

Diversi artisti mettono in scena la loro personale interpretazione dell’intenzione curatoriale tra cui Lorenzo Marini, Jason deCaires Taylor, Gabriele Maquignaz, Suelin Low Chew Tung, Antonello Diodato Guardigli, Benaiah Matheson, Nello Petrucci, il duo Frederika Adam e Alma Fakhre e il collettivo The Perceptive Group.

No man is an island apre le sue porte alla Biennale di Venezia a Palazzo Albrizzi Capello, Cannaregio dal 20 aprile al 24 novembre 2024.

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