Noi anni luce, la storia emozionante di due teenagers affetti da leucemia

Sei giovane, hai tutta la vita davanti. Ma quanto è questo “tutta la vita”? Quanto hai davvero davanti?

Sei giovane e puoi permetterti di avere sogni, neanche progetti: quelli avrai tempo per farli. E se quel tempo tu non lo avessi?

Presentato In anteprima al Giffoni Film Festival, esce in sala dal 27 luglio Noi anni luce, il nuovo teen-drama del regista Tiziano Russo (Skam Italia). Prodotto e distribuito da Notorious Pictures, con protagonisti Carolina Sala e Rocco Fasano (Skam Italia, Non mi uccidere), al fianco di Caterina Guzzanti, Fabio Troiano, Adalgisa Manfrida (serie Netflix Luna nera) e la celebre cantante Laila Al Habash, Noi anni luce ha il patrocinio dell’Ail, l’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma.

Locandina del film Noi anni luce
Locandina del film Noi anni luce

Noi anni luce, la storia di Elsa e Edo

Noi anni luce è la storia di Elsa (Carolina Sala), una diciassettenne come tante che, all’improvviso, scopre di essere affetta da leucemia. La sua unica possibilità di salvarsi è un trapianto di midollo, ma il solo a poterglielo donare è un uomo che non ha mai conosciuto. Inizia così un viaggio on the road insieme a Edo (Rocco Fasano), un ragazzo incontrato in ospedale affetto dalla stessa malattia di Elsa, col quale sembra non esserci nulla in comune.

Un film con ottime tematiche, un po’ debole nella sceneggiatura che non riesce ad approfondire i personaggi. Ha il pregio di non risultare triste, di lasciare che lo spettatore si emozioni più grazie alle immagini che grazie ai dialoghi.

“Non esistono storie sbagliate – dice Edo – ma solo storie raccontate male”. Questa poteva essere raccontata meglio. Il regista avrebbe potuto ottenere molto di più dal cast. Un film piacevole che ha comunque il pregio di non concentrarsi sulla malattia ma su come può essere vissuta. Anche innamorandosi.

Elsa ed Edo, Caterina Sala e Rocco Fasano, due attori giovani, di talento, che stanno imparando a vivere in attesa “della telefonata”, la fatidica chiamata per un nuovo provino, un nuovo ruolo. E quella telefonata è arrivata, ma per un copione particolare.

Qual è stata la vostra reazione dopo aver letto la sceneggiatura?

Carolina

La chiamata è arrivata inaspettatamente. Il provino l’avevo fatto mesi prima ed era una di quelle prove delle quali non sai più nulla. Poi all’improvviso mi arriva il copione per decidere. L’ho letto tutto d’un fiato e la prima reazione è stata piangere. L’ho trovato emozionante. Ma ciò che mi ha colpito è stato quando ho potuto parlare con Tiziano, il regista, e mi ha raccontato il modo in cui voleva raccontare questa storia. La tematica non è nuova, ma l’umanità, la profondità, la cura con cui voleva raccontarla, in modo sincero e senza sensazionalismi, mi ha colpito moltissimo ed è stato quello che, forse, mi ha convinto a far parte del progetto

Rocco

Ero felicissimo di lavorare di nuovo con Tiziano, soprattutto con questo materiale. Quando ho letto lo script, mi ha colpito la delicatezza del linguaggio, la scrittura, la dolcezza dei momenti tra Edo ed Elsa. La leggerezza di chi deve affrontare quegli anni che sono unici, ma resi ancora più significativi della loro battaglia. Avevo sperimentato quanto Tiziano fosse una guida incredibile dal punto di vista umano. Ha lavorato molto con noi. Ecco perché ho accettato con gioia di affrontare un tema del genere sotto la sua direzione.

Elsa cresce solo con la madre. Nei film dice “non vengo da una famiglia normale”. Cos’è una famiglia? Esiste una famiglia normale?

Carolina

Probabilmente no. Penso sia una cosa che Elsa scopre durante il suo percorso. Questo non toglie il fatto che ci sia un buco nella sua storia familiare, di non detti, che forse è la cosa più forte che sente: un aspetto della sua vita che in qualche modo rimane oscuro e che durante il film si scopre. Poi, il concetto di famiglia normale è davvero relativo: nessuno credo abbia una famiglia veramente normale, soprattutto se scavi nel privato. Elsa scopre che la sua è una storia singolare che, durante il film, dovrà affrontare. Ma in questo sta la sua crescita.

Rocco

In questo momento storico, secondo me, bisogna rivedere cosa vuol dire famiglia normale e cosa vuol dire normale. Termine di cui molto spesso abusiamo. Per me c’è famiglia dove ci sono i suoi elementi fondamentali: l’amore, la cura, l’attenzione. Ma non credo esista una definizione scolpita nel marmo di cosa voglia dire essere una famiglia. Per me esistono tante famiglie quante sono le combinazioni possibili. Famiglie con un solo genitore, famiglie di persone scelte, di persone che si scelgono. Ed è un concetto che dobbiamo affermare con sempre maggior forza.

Elsa ed Edo sono leucemici. In Italia l’assistenza sanitaria pubblica è sempre più carente. A Roma, ad esempio, ci sono genitori che dormono in macchina all’esterno del Bambino Gesù perché hanno un figlio ricoverato e sono in una città lontano da casa. Siete le generazioni che ora, forse, hanno meno bisogno della sanità, ma vi spaventa il suo progressivo smantellamento?

Carolina

È un problema grande. È sempre più difficile trovare medici, lavorare negli ospedali in condizioni efficienti. Credo che quello della sanità, insieme a quello dell’istruzione, siano due punti fondamentali dove è necessario e fondamentale investire adesso, prima di trovarsi in situazioni ancora più gravi

Rocco

Concordo con Carolina. Istruzione e sanità sono due pilastri sui quali si basa il grado di civiltà di un Paese. Per quello che ho potuto vedere, la sanità nel nostro Paese sta cambiando molto, spesso in peggio. Le lunghe liste di attesa per fare anche una diagnosi, la mancanza di donatori, sono aspetti preoccupanti. Vivo tra Italia e Francia e mi capita di fare il paragone. In effetti da un po’ di anni a questa parte, forse dovremmo prendere spunto da altri Paesi per la gestione della sanità pubblica, che ha come caratteristica essenziale il suo essere a disposizione di tutti: perché apparentemente lo è ma poi, nel dettaglio, lo è sempre meno.

Il film affronta il problema dei donatori. Si fa abbastanza per sensibilizzare? Oggi si può dichiarare sulla carta d’identità, ma in quanti lo sanno?

Carolina

Si può fare molto per sensibilizzare e dovrebbe essere fatto in maniera più capillare. Non solo per il midollo, ma anche la semplice donazione di sangue. È un’azione facile da fare, si può effettuare ovunque e non richiede particolari difficoltà. Dovremmo fare più campagna di sensibilizzazione e comunicare in maniera più efficace. Spero che questo film raggiunga questo scopo.

Rocco

Questo è un tema che dovrebbe partire dall’educazione e dall’istruzione. Dovrebbe esserci una sensibilizzazione su questo argomento perché facendo poco puoi fare una differenza enorme nella vita delle persone. Sono assolutamente a favore della donazione e con un po’ più di empatia in tal senso possiamo provare a costruire una società un po’ più civile.

Il messaggio più forte che lancia il film?

Carolina

Il bello di Noi anni luce è che va oltre la malattia, non parla solo di quello. Anzi, sarebbe riduttivo dire che parla di due ragazzi che scoprono di avere la leucemia. È un film di scoperta. Il primo tema che mi è rimasto in testa è il confronto con la morte, con qualcosa di grande che può avvenire in qualunque momento, anche nell’adolescenza. Ma tramite questa esperienza Elsa impara il valore della vita. Sembra un paradosso, ma l’esperienza della morte le permette di avere quel briciolo di incoscienza che ti apre nuovi mondi. Il rapporto con la morte è stato il mio faro durante il film.

Rocco

Uno dei temi del film che mi ha colpito di più è il valore delle cose importanti della vita. 

La velocità alla quale viviamo, la vita frenetica che conduciamo soprattutto da giovani, quando abbiamo l’illusione di vivere per sempre, ci fanno sfuggire le cose importanti, quelle che davvero fanno la felicità. È un aspetto che sembra accomunarci tutti. Quando però accadono cose gravi, come quelle che succedono ad Elisa ed Edo, hai una data di scadenza che è più vicina. Allora cominci per forza di cose a selezionare, emergono le cose importanti, i momenti importanti, le persone importanti. Penso che questi due ragazzi, in questo incontro, mettano in luce tutto questo. Sono un faro l’uno per l’altro. E in un momento così buio riescono a trovare la felicità

Entrambi siete stati colpiti dallo scritto. Non pensate che in questo momento ci sia un grosso problema di sceneggiatura?

Rocco: ammazza! E non tagliarlo…lascia così!

Carolina

Penso ci sia una grande ansia produttiva in questo momento. Ci sono tante piattaforme, tanta richiesta, tanta produzione, che forse talvolta sfocia nell’iper produzione, nella velocità di produrre, e di conseguenza nella velocità di scrivere progetti che magari avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere elaborati meglio.

Rocco

C’è un modo di scrivere le sceneggiature. Non si possono fare in pochi giorni, con una stesura e basta. Ci vogliono tempi, finanziamenti. Scrivere è un mestiere che ha bisogno di essere pagato per farlo, perché così hai il tempo di fare le stesure giuste, di fletterci, di fare le ricerche. La scrittura rappresenta le fondamenta da cui parte qualsiasi lavoro, perché puoi avere anche una casa bellissima ma se il palazzo ha le fondamenta marce, crolla. La scrittura sono le fondamenta del film e dello spettacolo teatrale.

La prossima telefonata è già arrivata o la state ancora aspettando?

Rocco

Sto girando una commedia, un film molto diverso da questo. Si chiama Amici per caso ed è la storia di un’amicizia molto strana che nasce fortuitamente. Per ora non si può dire altro. È un film che dovrebbe uscire in sala. Poi bisogna vedere…

Carolina

 Ho terminato un paio di mesi fa di girare un film ma ancora non si può dire nulla. Adesso non vedo l’ora che Noi anni luce esca in sala.

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