La Puglia oltre l’estate: a Monopoli dal 9 settembre il festival fotografico PhEST

Come sarà il “Futuro” nell’era post-pandemica? In un mondo che assiste al crescente sviluppo dei visori VR, delle interazioni virtuali sui social network e del metaverso, dove anche l’arte diventa digital art, “Futuro” è l’occasione per immaginare un’epoca dominata dall’Intelligenza Artificiale e dagli algoritmi. “Proveremo a declinare il tema in ogni modo possibile non solo dal punto di vista dei contenuti, con più di 20 mostre dedicate, ma anche dal punto di vista della forma, con l’uso nelle esposizioni di ledwall, VR, fotogrammetria, AI, robot, proiezioni immersive, realtà aumentata, riconoscimento facciale…”, sottolineano gli organizzatori del festival.

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Ph. ©Sano/Sano, dalla serie 2021

Per argomentare questo concetto, PhEST – Festival internazionale di fotografia e arte trasformerà dal 9 settembre al 1° novembre le vie, gli spazi e i palazzi della città di Monopoli, in un museo a cielo aperto che ospiterà il meglio dei rispettivi ambiti da tutto il mondo, lungo un percorso che consente al visitatore di ammirare le opere scoprendo le bellezze naturali e architettoniche della cittadina pugliese.

Gli artisti della VII edizione del Festival internazionale di fotografia e arte

Nick Brandt, Alexander Gronsky, Davide Monteleone, Erik Kessels, Bil Zelman, Arko Datto, Işık Kaya & Thomas Georg Blank, Frederik Heyman, Emanuela Colombo + Michela Benaglia, Marcel Top, Quinn Russell Brown, Manuela Schirra e Fabrizio Giraldi (Schirra/Giraldi), Francesco Tosini, Noeltan Arts, Sano/Sano, Lisetta Carmi sono gli artisti internazionali chiamati a indagare il tema dell’anno con installazioni immersive disseminate nei quattro angoli della città.

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Ph. Mattia Balsamini

Per la VII edizione di PhEST, tre saranno le residenze artistiche: Mattia Balsamini – Il Futuro in Puglia, Alessandro Cracolici – PhACES – Progetto di Arte generativa, e Piero Percoco / Sam Youkilis – Live From Monopoli.

I temi indagati dal fotografo Arko Datto

PhEST è un viaggio visivo nelle problematiche di oggi, ponendosi domande sul futuro. Cosa significa essere un fotografo nell’era digitale e svolgere al tempo stesso il ruolo di osservatore e commentatore di questioni critiche? Se lo chiede Arko Datto: nato in India, ha studiato a Parigi fisica e matematica e lavora in Danimarca. PhEST ospita Where Do We Go When The Final Wave Hits, una sua esplorazione notturna che ritrae la precarietà dell’essere umano in balia del cambiamento climatico alla foce del Ganga-Brahmaputra-Meghna, il delta più grande del mondo. Datto guarda attraverso l’obiettivo temi come l’emigrazione forzata, la sorveglianza nel panopticon digitale, le isole scomparse, lo stress psicosomatico degli animali in cattività. Temi disparati che, insieme, formano fili di indagine sui dilemmi esistenziali dei nostri tempi.

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Ph. Arko Datto, dalla serie Where Do We Go When The Final Wave Hits

La riflessione sulla sorveglianza di massa di Marcel Top

Un’altra domanda cerca risposta attraverso le immagini del PhEst: “Il nostro diritto fondamentale alla libertà di espressione è minacciato?”. In quest’ottica Marcel Top, fotografo belga che esplora limiti e confini della fotografia, ha indagato i sistemi di sorveglianza di massa negli Stati Uniti. Con il progetto Sara Hodges  mette in discussione l’uso delle tecnologie al servizio del panopticon e la possibile minaccia che rappresentano: un perfetto sistema di sorveglianza ottenuto dalla sinergia di web e social media, all’interno del quale l’utente non si sente osservato. Un habitat, internet, dove Big Data e tecnologia del controllo sociale rappresentano la materia prima per affari miliardari.

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Ph. Marcel Top, dalla serie Sara Hodges

Sara Hodges è una cittadina americana inesistente, generata da un algoritmo raccogliendo oltre 50.000 post su Instagram che utilizzavano l’hashtag #iloveamerica. Partendo da questi post, Top è stato in grado di generare nuove immagini inesistenti attraverso il machine learning. È nato così Sara Hodges, il perfetto cittadino americano. La sua presenza online dovrebbe ingannare la tecnologia di sorveglianza di massa utilizzata per rintracciare le persone. Se il viso di Sara fosse disponibile per tutti, attraverso la stampa 3D e l’uso del silicone, le persone potrebbero ricreare il suo viso e indossarlo, ritrovandosi così libere di esprimere qualsiasi opinione nel mondo reale, senza timore di essere identificate e rintracciate online.

Reenact/Repeat di Alexander Gronsky

PhEST racconta la guerra attraverso gli occhi di Alexander Gronsky, fotografo russo arrestato a Mosca a febbraio per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina, che ha definito il suo paese uno stato terrorista.

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Ph. Alexander Gronsky, dalla serie Reconstruction

Nato a Tallinn, in Estonia, vive e lavora in Russia. La sua pratica fotografica si concentra su paesaggi che documentano un mondo in costante ripetizione di se stesso, catturando anche il grottesco. La kermesse ospita Reenact/Repeat, una serie di immagini di rievocazioni militari in Ucraina e Russia. Dittici e trittici per ricostruire spazi ambigui. Immagini stratificate dove la nitidezza e i colori delle figure umane stridono con gli sfondi sfocati di paesaggi distopici. I colori della neve dei pittori dell’impressionismo e del realismo sovietico dei secoli scorsi, prestati a set cinematografici abitati da soldati e turisti di passaggio. Foto di russi vecchi e nuovi che raccontano la stessa, vecchia guerra.

La geopolitica attraverso la lente del fotografo Davide Monteleone

PhEST è anche un occhio sulla geopolitica con Sinomocene di Davide Monteleone, il cui sottotitolo potrebbe essere “tutte le strade portano a Pechino”. Monteleone è un artista visivo i cui temi ricorrenti includono geopolitica, geografia, identità, dati e tecnologia, per approfondire i temi delle nuove forme di colonialismo, della globalizzazione e del rapporto tra poteri e individui.

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Ph. Davide Monteleone

Il suo lavoro si concentra sull’impatto sociale e ambientale dei grandi movimenti di capitali legati alle strategie geopolitiche a livello globale e locale. Un’indagine fotografica su alcune delle questioni internazionali più urgenti del nostro tempo relative al soft power. Perché, mentre la colonizzazione precedente richiedeva una presenza fisica, un’occupazione forzata, un esercito e, in numerosi casi, una guerra, l’esperimento cinese si basa quasi esclusivamente sul denaro e sul vantaggio finanziario. Monteleone fotografa questa nuova forma di colonizzazione, che sembra non produrre il dramma della guerra e la tragedia della povertà. Non sembra immediatamente esporre questioni legate alla violazione dei diritti umani. Invece lo fa in un modo così sottile che la sua rappresentazione non offre prontamente i luoghi comuni sfruttati nel fotogiornalismo. Sinomocene è un tentativo di indagare questioni apparentemente “non fotografabili” del nostro tempo.

Il rapporto tra uomo e ambiente (Nick Brandt), il paesaggio modificato dagli umani (Işık Kaya & Thomas Georg Blank), uno storico progetto di riforestazione (Schirra/Giraldi)

Di rapporto tra uomo e ambiente si occupa Nick Brandt, che ritrae persone e animali in Kenya e Tanzania e trasforma i loro destini cupi e disperati in dolorosa bellezza, facendoci riflettere sulle conseguenze nella vita reale del cambiamento climatico.

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Ph. Nick Brandt, dalla serie The Day May Break

E ancora Ișık Kaya, artista turca, e Thomas Georg Blank, fotografo tedesco, che indagano la maniera in cui gli esseri umani modellano il paesaggio contemporaneo. Con l’ascesa dei dispositivi mobili, dal 1992 antenne trasformate in alberi artificiali hanno infatti riempito le nostre città. Da allora, questo tipo di mimetizzazione si è evoluto in un fenomeno globale che solleva interrogativi fondamentali sul rapporto tra uomo e natura. Le immagini della serie Second Nature si concentrano sugli alberi dei ripetitori cellulari che sono diventati parte del paesaggio della California meridionale.

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Ph. Ișık Kaya & Thomas Georg Blank, dalla serie Second Nature

Manuela Schirra e Fabrizio Giraldi (Schirra/Giraldi), un duo di artisti visivi che lavora su ambiente, energia e futuro, con il progetto Da pietra a bosco documenta il piano di rimboschimento del “deserto di pietre” voluto dagli Asburgo. Quello del Carso, ideato 200 anni fa, è il primo e più grande progetto di riforestazione di cui si abbia testimonianza. Presentato all’Expo di Parigi del 1900, gli esiti di questo piano sono un’occasione unica per comprendere le potenzialità del rimboschimento di un ambiente inospitale.

Schirra Giraldi
Ph. Schirra/Giraldi, dalla serie Da pietra a bosco

Gli obiettivi di PhEST nelle parole del presidente della Regione Puglia Emiliano

La filosofia di PhEST è racchiusa nelle parole del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “Un programma con fotografi di fama internazionale, residenze artistiche sul territorio, letture portfolio con alcuni tra gli editor più importanti da tutto il mondo, ricadute turistiche economiche e lavorative per tanti giovani pugliesi nella loro terra. Tutto questo è PhEST, festival che rende ancora una volta Monopoli un crocevia della cultura mondiale e la Regione Puglia sostiene con convinzione e entusiasmo. Quest’anno il festival torna a settembre e prosegue quindi nel solco della destagionalizzazione su cui da anni la nostra regione investe. Perché la Puglia è bella sempre, non solo in estate”.

Phest Puglia 2022
Ph. Cooper & Gorfer, dalla serie Between These Folded Walls, Utopia

Nell’immagine in apertura, photo by Frederik Heyman

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