SORAYA SHARGHI

Ámadāi (2015)

Politica, sentimento, femminilità e femminismo, forza e coraggio, si incontrano e lottano con la fantasia del suo incredibile talento.
Intervista con SORAYA SHARGHI, artista iraniana oggi residente a San Francisco.

V: Come definisci il tuo modo di fare arte?
S: Uno dei temi più importanti nella mia pittura durante questi anni e che continua a essere cardine, vede me ritratta da piccola. Figure dei cartoni animati, ricordi d’infanzia. Ho creato i miei di personaggi aggressivi e “cute”, per indagare e descrivere la tensione che vivo tra la religione e le mia personale concezione sugli stereotipi, associati alla cultura musulmana. Nei miei lavori cerco di giocare con queste due realtà attraverso l’umorismo. Esplorando il concetto di “Diversità”.

V: Trovo che I tuoi lavori siano impressionanti, super espressivi, l’uso che fai del colore è scioccante, i soggetti evocano condizioni emotive forti e sono vivi; simbologia, immagini oniriche spalmate e mescolate dal tuo pennello sulle tele…..Ci vedo Jonas Wood, ma con più fantasticheria, Tom Wesselmann e qualche vago riferimento alla pop art americana degli anni ’70.
Ho ritrovato nei tuoi personaggi, le figure di Kara Walker e le sue ombre in silhouettes, e anche i colori e una texture alla Wangechi Mutu…..Ti ispiri osservando la pittura degli altri?S: Certo!, Film , libri e altri artisti mi ispirano per fare arte. Adoro Kara Walker, ammiro Wangechi Mutu. Imparo dalla bellezza e le idee degli altri e cerco di tenere gli occhi aperti. Tra i miei artisti preferiti ci sono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Frida Kahlo, Yayoi Kusama, Laylah Ali, Mathew Barney, Katharina Grosse and Mike Kelley, ma anche Barry McGee, Cindy Sherman, Shahzia Sikandar, James Turrell, Takashi Murakami e Paul McCarthy…….!

V: Pensi che diventare artista si riferisca sempre ad un cammino controverso e difficile? O può essere un processo spontaneo e lineare?
S: Non é mai facile, il processo non è mai lineare. Devi e hai bisogno di sfidare e scontrarti con differenti situazioni. È necessario prendersi il rischio e avere a che fare con il rischio stesso. L’arte ha un grosso impatto sulle persone, la cultura, il mondo. E porta ad prendersi un sacco di responsabilità. Essere artista è una controversia continua e penso dipenda dalla definizone che si da’ all’arte, nonostante la pressione sociale o familiare. L’atto di “fare” arte è tutto. È la più bella sfida e la ricompensa è grande. Anche se significa soffrire e andare contro a delle difficoltà. L’arte di per sé non è sempre sofferenza. La situazione della vita lo è. Come giovane artista, una sofferenza è quella di aver bisogno di soldi per trasferire le mie idee in arte e questa è la parte più difficile e richiede tempo. Quindi non è facile essere artista.

V: Come ti poni verso la situazione politica del tuo paese, l’Iran? Come pittrice, scultrice, come artista, donna, comunicatrice….
S: Sono partita dall’Iran appena un anno e mezzo fa, avevo 25 anni. I concetti di “sguardo postcoloniale” e l’ “essere diverso,” menzionati da Edward Said nel suo ORIENTALISMO sono entrati nei miei studi ed è stato coinvolgente, trasformativo, una sfida che mi ha chiamato a mettermi in gioco. La questione aperta sul nucleare tra il mio paese e il resto del mondo che è sotto gli occhi di tutti, porta il mio paese ad attraversare difficoltà economiche, e ad essere punito dagli Stati Uniti e dai paesi occidentali con gravi sanzioni. Nel mio paese c’è il terrore della guerra, l’orribile e terrificante prospettiva di una Terza Guerra Mondiale. Vogliamo la Pace. Non posso tacere. Io parlo attraverso la mia arte. Come iraniana, come donna e come artista. Spero che una giorno ci sia la pace nel mondo.

V: Innamorata della filosofia e attenta verso la politica, quali letture sono per te prioritarie?S: Mi piacciono i romanzi di Kafka, filosofi come Walter Benjamin, Sigmund Freud, Heidegger, Lacan, Michel Foucault, Judith Butler, Edward Said, and Spivak. Adesso sto leggendo di Joseph Campbell THE POWER OF MYTH: HEROES OF A THOUSAND FACES.

V: Opportunità in San Francisco?
S: È fantastico essere qui. È fantastico avere la possibilità di creare la mia arte e conoscere le opinioni degli altri e le loro interpretazioni del mondo in differenti contesti socio-culturali. È una sfida e forse è una forza. Infatti penso che le limitazioni portano a sviluppare ancora più creatività. Ma sono semplicemente felice di essere qui e di avere questa opportunità.

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