Ca’ del Bosco. Un’opera d’arte che si chiama vino

Il capolavoro di Ca’ del Bosco è il vino della Franciacorta che reca la firma di Maurizio Zanella, imprenditore protagonista del Rinascimento enologico italiano. La sua cantina è immersa in un incantevole castagneto nel bosco; la filosofia aziendale si basa sull’applicazione della tecnologia alla piena espressione delle uve per ottenere i migliori vini possibili.

La Franciacorta è tra le regioni più rappresentative della produzione di Chardonnay, un’uva particolarmente delicata che per essere lavorata al meglio ha bisogno di tecnologie di produzione avanzate.

Il vigneto (ph. Giuseppe La Spada)

Ca’ del Bosco affonda le sue radici negli anni ’60 del Novecento, quando Annamaria Clementi Zanella acquista ad Erbusco, in Franciacorta, una piccola casa in collina, chiamata localmente “Ca’ del Bosc”. Otto anni dopo, il figlio Zanella, attuale presidente della cantina, impianta i filari di vigneto. Sarà proprio Maurizio, di ritorno dalle caves in Champagne, a dare il suo contributo all’avvio del percorso del vino italiano di qualità. Nel 1972 nasce il primo vino bianco e tre anni dopo, il primo rosso.

Maurizio Zanella presidente e fondatore di Ca' Del Bosco
Maurizio Zanella, presidente e fondatore di Ca’ Del Bosco

L’incontro con André Dubois

Un’altra evoluzione dell’azienda vinicola porta il nome dello chef de cave André Dubois (coadiuvato, poi, da Brian Larky, laureato all’Università di Davis in California), che porta in azienda un rigore e una perizia notevoli.

Con la vendemmia del 1976 si producono i primi tre vini ottenuti con Metodo Classico: il Brut, il Dosage Zéro e il Rosé, che vedranno la luce tra il 1978 e il 1979. Con la vendemmia del 1978 inizia la produzione del Crémant, che uscirà sul mercato nel 1980. A 18 anni, Maurizio Zanella realizza la prima cantina a 11 metri di profondità, così come aveva visto fare in Francia.

VC Dosage Zéro 2017 (1)
VC Dosage Zéro 2017
Cuvée Prestige Edizione 44

Controcorrente, innalza drasticamente la densità dei ceppi per ettaro, impiegando diversi sistemi di allevamento ed effettuando il diradamento dei grappoli.

Dal 1985 l’enologo di Ca’ del Bosco è Stefano Capelli, diplomato all’Istituto di Conegliano. Grazie a lui sono state brevettate alcune attrezzature innovative. Anche la cantina evolve, a partire dalla sua superficie che da 10.000 mq passa a 20.000 mq.

Ca’ del Bosco diventa, così, una struttura dotata della tecnologia più avanzata, al fine di ridurre al minimo i trattamenti sul vino, esaltando le caratteristiche di un’eccellente materia prima e interferendo il meno possibile con gli agenti esterni.

I vini

La produzione di vini firmata Ca’ del Bosco permette di degustare un perlage pregiato e dalle note variegate. In questa congiunzione vanno a intrecciarsi diversi elementi che fanno di una bottiglia, un capolavoro: sicuramente il buon sole e ottime botti per la maturazione del vino; la tecnologia, in tutto questo, fa la sua parte. La scelta delle uve, più di tutto, è il risultato del successo firmato dall’azienda vinicola.

Cuvée Prestige, Cuvée Prestige Rosé, Vintage Collection Brut, Vintage Collection Dosage Zéro Noir; Vintage Collection Dosage Zéro; Vintage Collection Satèn, Cuvée Annamaria Clementi, Cuvée Annamaria Clementi Rosé, Curtefranca Bianco, Curtefranca Rosso; Chardonnay, Pinéro, Maurizio Zanella, Carmenero. Queste sono le etichette e le specialità di vini Franciacorta offerte dall’azienda.

Le uve (che durante la raccolta sono riposte in una cassa di legno da 16 kg per evitare che gli acini si schiaccino) vengono vinificate attraverso il metodo Ca’ del Bosco, direttamente in azienda. Tutti gli ettari di vite (244,47, per l’esattezza) sono lavorati da mani esperte secondo agricoltura biologica. La maturazione degli acini viene monitorata attentamente, vigna per vigna, settimana per settimana. Il nettare ottenuto, poi, sarà imbottigliato in sede con marcatura univoca, su ogni bottiglia; ognuna di essa è tracciabile; ha un nome, un numero. Una storia. Una vita, tutta sua.

Per Ca’ del Bosco, infine, biologico significa anche ridurre la quantità di solfiti in ogni bottiglia che diventano meno di 50 milligrammi/litro: un quarto rispetto alla soglia massima consentita dalla legge.