‘Thierry Mugler: Couturissime’: certe mostre, come gli amori, non finiscono

Gli abiti attraversano il mondo, le epoche e, grazie ai “riadattamenti”, anche i musei. È così difficile immaginare che un outfit, realizzato col solo scopo di vendere o vestire qualche celebrity, possa un giorno trasformarsi in un oggetto d’arte degno di un’esposizione? Forse un tempo, ora le mostre attraversano stati e continenti per mostrare al mondo intero la meraviglia scultorea e architettonica delle creazioni dei grandi stilisti.
Dopo giri immensi, come gli amori della canzone di Antonello Venditti, si conclude il 7 maggio la retrospettiva su Thierry Mugler: Couturissime, su un designer iconico, visionario e controcorrente.

Una mostra che ha attraversato paesi, continenti e istituzioni museali

Le mostre oggi avvicinano fisicamente l’abito all’arte e viceversa, li accostano, li paragonano, li rendono un tutt’uno, come l’ispirazione da cui provengono. Couturissime è passata attraverso Canada, Francia, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e, ora, sta per concludere il suo immenso viaggio il 7 maggio 2023 a Brooklyn, dopo essere partita dal Museum of Fine Arts di Montreal, dov’è stata pensata, organizzata e prodotta da Thierry-Maxime Loriot.

Dopo aver suggerito come probabilmente Karl Lagerfeld non fosse del tutto entusiasta degli abiti nei musei, possiamo dire che, al contrario, la contaminazione che ha segnato la carriera di Mugler è ben visibile, attestando la molteplicità di visioni che a loro volta serpeggiano in uno stesso settore, definendo l’eterogeneità che contraddistingue la moda nel suo divenire e, forse, avrebbe permesso allo stesso Kaiser di apprezzare la sua retrospettiva al Met.
Mugler vedeva le cose attraverso l’arte e le sue mille connessioni, dal futurismo al balletto, dal teatro alla musica. Regista di video musicali con George Michael, disegnatore di costumi teatrali per la Comédie-Française, creatore, insieme a Jean Pierre Delcros e Jean-Jacques Urcun, di armature robotiche per i suoi show avveniristici, la vita del couturier originario di Strasburgo è stata un susseguirsi di curiosità e creazione, innovazione e contaminazione.

Thierry Mugler Couturissime
Thierry Mugler: Couturissime (ph. The Brooklyn Museum)

I temi dell’esposizione

Couturissime è divisa per temi, fantasia, glamour, fantascienza, erotismo, natura; raccoglie 130 abiti, fotografie, profumi e tutto ciò che, dagli anni Settanta a oggi, ha caratterizzato il mondo creativo della maison che porta il nome dello stilista, fino alla sua morte, nel gennaio 2022. Ai materiali classici del fashion world, quindi velluti, sete, organza, paillettes, Mugler affianca soluzioni assolutamente controcorrente, capelli, reti in gomma, plexiglas, scarti di pneumatici, portando l’uso di materie prime povere, o comunque non mainstream, oltre ambiti quali arte e scultura.

Rifacendosi al teatro, la retrospettiva sembra concepita in atti, ripresi dalle spettacolari ambientazioni immaginate per il brand da scenografi di culto come Michel Lemieux o Philipp Fürhofer, o dagli esperti di effetti speciali di Rodeo FX, che hanno lavorato sui set di Stranger Things e Game of Thrones.
Un’arte pluridimensionale, quella di Thierry Mugler, che si sviluppa attraversando correnti artistiche, professioni, materiali e, fino al 7 maggio, nelle sale di un museo.

Thierry Mugler mostra
Thierry Mugler: Couturissime (ph. The Brooklyn Museum)

Le mostre fashion, a volte, non si pongono direttamente come multiformi, ma lo sono gli artisti. Gli abiti, infatti, si intersecano con la fotografia e la pittura, a volte si sovrappongono alla scultura, alla scienza e, perché no, alla quotidianità. Mugler ne è il miglior esempio, così come questa exhibition che lo vede protagonista, per mostrare non solo come la moda sia materia d’arte, ma anche come l’arte sia legata alla moda.

Thierry Mugler couture
Thierry Mugler: Couturissime (ph. The Brooklyn Museum)

Nell’immagine in apertura, allestimento della mostra Thierry Mugler: Couturissime al Brooklyn Museum (ph. The Brooklyn Museum)

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