E così eccoci in quel fatidico momento dell’anno, la fine dell’estate che coincide con l’inizio della Mostra del Cinema di Venezia. Perché, per i veri intenditori, il Festival inizia il martedì sera all’Hotel Danieli, a due passi da San Marco.
Venezia. Ah Venezia. Con la tua umidità, i tuoi tramonti, i tuoi turisti, le tue gondole. Dall’alto della Terrazza Danieli si vede questo e molto altro.
Quest’anno il titolo della festa è tutto un programma: Cinema Danieli, An Unforgettable Love Story.
Una lunga storia d’amore, in effetti, quella tra il Danieli e il capoluogo veneto (il palazzo sta lì, a pelo d’acqua, dal XV secolo), tra il Danieli e l’élite cosmopolita che lo frequenta da 200 anni, ma anche tra Variety e il Danieli, tra la Biennale e il Danieli, tra Julianne Moore e il Danieli.
Quest’anno si celebra l’amore, la scintilla che muove tutto. È l’amore per l’arte, da 90 anni, a smuovere folle di cinefili che accorrono al Lido a ingozzarsi di film.
L’evento all’hotel cinque stelle lusso affacciato su bacino San Marco è una serata di magia e follia. C’è la crema spumosa della Venezia bene e dei giornalisti. E poi quest’anno c’è Julianne Moore, la dea rossa di Hollywood.
Entrare nell’albergo è come andare indietro nel tempo. La porta dorata girevole ti catapulta nell’incredibile hall, quindi su con l’ascensore fino all’ultimo piano e poi sbam, la Terrazza Danieli.
Gli invitati si affollano intorno al banchetto di Alberto Fol: risotto allo champagne, zuppa di pesce alla Chioggiotta, blinis di panna acida e caviale, in barba a chi è stato rimbalzato all’ingresso.
Sembra di stare in una bellissima bolla sospesa sulla Serenissima, dove per una volta si legge sul volto di tutti i presenti spensieratezza e felicità.
A un certo punto, parte la ressa per accaparrarsi i cocktail di Roberto Naccari, quest’anno la formidabile creazione è il Lioness Julianne, ispirato (e dedicato) alla presidente di giuria.
È una nuvolosa serata di fine agosto e spira una fredda brezza marina. Le risate sono voluminose, la gioia di essere a Venezia pervade tutti. Un martedì che carica e dà la spinta giusta per affrontare dieci giorni intensi di Festival, tra proiezioni, conferenze stampa, première, party, vaporetti e tante, troppe code.
Alla fine si affaccia Julianne Moore, scappa nel privè per non mescolarsi con i comuni mortali. Quando passa nella sala è come una visione, così veloce che quasi non credi di averla vista.
Alberto Barbera, direttore artistico della kermesse, pronuncia la fatidica benedizione, Roberto Cicutto (presidente della Biennale) se ne sta in disparte, discreto. “Queen Moore” si congeda poco dopo, magari stanca per il jet-lag, o forse è semplicemente in ritardo per la festa degli Academy alla Misericordia.
Il punto è che già così è tutto perfetto. Eppure si alza un po’ il gomito e si balla sfrenati finché non è l’ora dell’ultimo vaporetto, quindi si corre via come Cenerentola dopo il ballo, perché se lo perdi poi tocca camminare con le scarpe eleganti ma scomode.
Venezia di notte è ancora più bella; mentre l’1 si stacca da San Zaccaria guardi su, verso la Terrazza Danieli, vedi ancora le luci accese e la gente, e se aguzzi l’orecchio senti anche la musica. Proprio in quell’istante vivi un’epifania, realizzando che forse la Mostra del Cinema è tutta un sogno e tu sei proprio nel mezzo, ubriaco di bellezza.
Del resto, come disse Truman Capote, «Venezia è come mangiare un’intera scatola di cioccolata al liquore in una sola volta».
Buon 79esimo Festival e che vinca il migliore!
Foto e testo Federico Cianferoni
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