AC/DC, da 50 anni sulla leggendaria “highway” del rock

Imprimere il proprio nome sulla Bibbia del rock è qualcosa che spetta solo alle leggende e gli AC/DC appartengono a pieno titolo a questa categoria. Interi tomi di storia della musica scritti con brani marchiati indelebilmente nella mente e nel cuore degli appassionati. Album con sound innovativi e testi profondi che hanno tracciato la rotta (anzi, l’autostrada per citare uno dei loro pezzi più celebri) alle generazioni a venire. E infinite esibizioni memorabili in parchi, stadi e arene di tutto il mondo dove riff di chitarre infuocate incontrano ancora oggi il suono duro di batterie incandescenti e il calore di un pubblico sempre al loro fianco nonostante lo scorrere inesorabile dei decenni.

GLI AC/DC in concerto
Gli AC/DC in concerto

«Cantare con gli AC/DC non è una cosa da poco. Ti aiuta moltissimo e ti mantiene sempre vivo»

Un’energia ad alto voltaggio che non accenna a diminuire d’intensità. A dispetto di quel nome d’arte (acronimo di alternate current / direct current) scelto dai fratelli Angus e Malcolm Young nel lontano 1973, la band australiana fa parte ‘a corrente continua’ della storia della musica da più di 50 anni. 200 milioni di album venduti in tutto il mondo di cui 72 milioni soltanto negli Stati Uniti. Una discografia infinita e non scalfita dal passare del tempo capitanata da pietre miliari come “Back in Black” che, con oltre 50 milioni di copie, risulta l’album di un gruppo più venduto di sempre. Canzoni come “Highway to Hell”, “Thunderstruck” o “You Shook Me All Night Long” sono universalmente riconosciute come brani simbolo di un genere, il rock, che ha trovato in loro tra i massimi esponenti a livello globale.

Angus Young alla chitarra
Angus Young degli AC/DC

Quest’anno per gli AC/DC sarà l’anno delle celebrazioni per il primo mezzo secolo di attività. Il prossimo 25 maggio si esibiranno alla RCF Arena di Reggio Emilia per l’unica tappa del Power Up Tour davanti a più di 100.000 persone in uno show già sold out da settimane. Il 15 marzo è un’altra data da segnare e sottolineare in rosso sul calendario. Verranno infatti ripubblicati in una versione speciale da collezione in color oro i primi 9 album (Back in Black, Highway to Hell, The Razors Edge, Powerage, For Those About to Rock – We Salute you, High Voltage, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, Who Made Who e Live), per un tributo fisico alla loro musica immortale. Da quel giorno fino al 17 marzo aprirà poi a Milano un esclusivo pop up store dedicato alla band con talk, mostre, listening session, eventi e tanti ospiti. L’ingresso per vivere questa eccezionale esperienza è libero.

«Adoro salire sul palco, trovarmi di fronte la folla e sentire che tutto sta andando come dovrebbe andare. Lo show mi nutre, è divertente in un certo senso, e questa è la cosa importante»

In occasione dei festeggiamenti per questo importante quanto straordinario traguardo MANINTOWN ha avuto la possibilità di conversare con Angus Young e Brian Johnson, rispettivamente chitarra e voce del complesso.

Dopo tutti questi anni, come riuscite a mantenere ancora così viva la vostra energia, sia individualmente che come band? Esibirvi dal vivo è il vostro catalizzatore di energia?

Brian: Sono sempre stato una persona energica. Non riesco a stare fermo a lungo. Mi annoio a stare seduto, a guardare la TV o a fare cose normali. Devo sempre stare in movimento. Come diceva sempre mio padre, ero iperattivo: “Quel ragazzo ha qualcosa che non va, non sta mai fermo”. E aveva ragione, quindi sai, questo mantiene viva l’energia. Cantare con gli AC/DC non è una cosa da poco. Ti aiuta moltissimo e ti mantiene sempre vivo. In più quando vedo Angus esibirsi sul palco penso subito che anche io devo dare il
massimo. E penso che sia reciproco fra di noi. Tutti, da Phil a Cliff. E penso anche a
Malcolm quando suonava la sua chitarra grondante di sudore. È una caratteristica che appartiene agli AC/DC.

Angus: Tutto è iniziato quando per la prima volta ho indossato la divisa scolastica sul palco. Non so perché, ma quando indosso quell’abito, all’improvviso mi sento diverso. Mi sento a mio agio e entro nel personaggio. Per qualche ragione, è come se mi sentissi addirittura più alto. In realtà, se posso dirlo, sono cresciuto di un paio di centimetri. Davvero! È quello che succede, mi sento davvero più alto. Dal momento in cui indosso la divisa mi sento pronto. Potresti dirmi: “Angus, okay, adesso dobbiamo uscire e giocare con il fuoco”. Io risponderò: “Perché no?”. Lo adoro, lo faccio. Adoro salire sul palco, trovarmi di fronte la folla e sentire che tutto sta andando come dovrebbe andare. Lo show mi nutre, è divertente in un certo senso, e questa è la cosa importante. È come se ci fosse ancora Mal (Malcolm Young, scomparso nel 2017 ndr), lui era così solido, non ho mai sentito il bisogno di programmare cosa avremmo fatto sul palco, succedeva e basta. Sei lì, sei così sicuro. Sento la presenza di Phil, così imponente, Phil fa a pezzi quella batteria. Funziona alla perfezione.

«È incredibile quante persone diverse siano state toccate dalle nostre canzoni»

Nel corso della vostra carriera avete creato musica molto potente, piena di positività e di testi profondi. Avete avuto reazioni da parte di persone che hanno trovato conforto nella vostra musica?

Brian: Nel corso degli anni abbiamo incontrato ragazzi, gente che si avvicina e ti ringrazia per averla aiutata a superare l’università. Tanti medici ci hanno detto: “Ehi amico, abbiamo suonato Back In Black prima dell’operazione o Highway To Hell“. E poi parli con i militari che la ascoltano sotto i loro elmetti quando si lanciano con il paracadute ed entrano in azione. È incredibile quante persone diverse siano state toccate dalle nostre canzoni. Gli sportivi ti dicono cosa ascoltano nello spogliatoio per prepararsi al meglio prima di scendere in campo e spesso sono gli AC/DC, quindi è molto bello. È bello sapere che hai fatto parte della vita di così tante persone e le hai aiutate a farcela.

Angus Young degli AC/DC

«Come hai detto, la nostra musica viaggia in tutto il mondo e in diversi Paesi. Credo che ci sia un senso di unione»

Avete fan molto devoti in tutto il mondo. La vostra musica riesce a collegare e a unire le persone attraverso i Paesi, le lingue e le culture. Come ci si sente ad essere in grado di fare tutto questo?

Angus: Nel corso degli anni è stato possibile entrare in contatto con così tante persone in tutto il mondo. Non so se sia stata fortuna o cosa, ma credo che questo sia stato possibile perché abbiamo fatto centro nella vita delle persone. Siamo stati molto fortunati perché probabilmente quello che suoniamo, il nostro stile e il nostro sound ha toccato le giuste corde. Come hai detto, la nostra musica viaggia in tutto il mondo e in diversi Paesi. Credo che ci sia un senso di unione. Tutti possono connettersi con la nostra musica e con quello che facciamo come band. Credo che sia così. È come se esistesse quel tipo di legame per cui c’è tanta gente che si avvicina e ti dice: “Siete la mia band preferita”. È una bella sensazione, in realtà.

Brian: Beh, è proprio quello che ho detto. Ho provato a pensarci e credo che sia solo grazie all’autenticità della band e della nostra musica. È così semplice e tutti in questo mondo amano l’autenticità.

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