Adagio conquista il Festival di Venezia: Stefano Sollima torna in una Roma criminale e ‘senza Dio’

Padri contro figli, criminali sulla via dell’oblio e una città che brucia, in senso più letterale che metaforico. Potremmo condensare così Adagio, il film di Stefano Sollima presentato nella quarta giornata del Festival del Cinema di Venezia con Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini e Gianmarco Franchini. La pellicola ha incassato dieci minuti di applausi in sala e segna una metaforica chiusura del cerchio rispetto a Romanzo Criminale: la cornice è una Roma ancora più crudele e surreale, devastata dalla corruzione, dai blackout (veri!) e dagli incendi.

Le riprese di Adagio a Roma, tra incendi e blackout

Il regista Stefano Sollima ha raccontato alcuni dettagli delle riprese del film Adagio: «Abbiamo girato in estate, unico modo per catturare e trasporre il caldo torrido romano. Altra ragione che rendeva fondamentale le riprese con la città non troppo popolata erano i blackout, che abbiamo realizzato davvero, chiudendo al traffico ampie zone della città. Qui l’illuminazione stradale è stata spenta per pochi minuti, giusto il tempo delle riprese, e la città, al buio, veniva illuminata soltanto dalle nostre auto che simulavano il traffico cittadino con un effetto finale piuttosto suggestivo. ù

Dietro Adagio c’è un atto d’amore verso la città, che mi era mancata. Io volevo tornare a Roma, tornare a raccontare la città. L’ho trasfigurata, come credo si debba fare in un film come questo, dove gli elementi naturali, come l’incendio e il blackout, sono sì funzionali alla drammaturgia, ma sono anche parte di quello che succede a Roma. Alcuni degli elementi del film, come l’incendio o il blackout, potrebbero sembrare distopici, ma a Roma sono la realtà. Mentre scrivevamo ci sono stati degli incendi. Sembra un elemento fantascientifico, in realtà è semplicemente una parte della città».

Scena del film Adagio
Scena del film Adagio

Stefano Sollima spiega il legame tra ‘Adagio’ e ‘Romanzo Criminale’

«In Romanzo Criminale – spiega il regista in conferenza stampa – c’era la storia di una banda che ha esercitato su Roma un potere enorme. Qui, essendo un lavoro sulla decadenza, con vecchi che vivono ormai ai margini della società, è chiaro che c’è un collegamento con la banda, ma la loro appartenenza alla banda è solo per dargli un passato mitologico. Non è un collegamento in atto. Infatti, in una delle battute, uno dei giovani fa: “Ma questi chi se li ricorda più? Non contano più un cazzo”. A Roma la banda della Magliana è stato un fenomeno sociale importante e quindi ci ricolleghiamo a quello, ma non ha nessun legame reale con i personaggi e con la storia. Resta sullo sfondo.

La storia tratteggia il declino inesorabile, struggente, di tre vecchie leggende della Roma criminale, alla ricerca di una redenzione impossibile in un mondo ancora più cinico, caotico e feroce di quello che avevano governato negli anni d’oro, che schiaccia relazioni familiari, amichevoli e fraterne, non lasciando altri legami tra gli uomini al di fuori del denaro. Una città governata dal caos, dalla corruzione, dal cinismo, ma con uno spiraglio di luce: la nuova generazione».

In conferenza stampa, tra gli altri protagonisti del film, anche Toni Servillo e Pierfrancesco Favino.

Stefano Sollima
Stefano Sollima

Toni Servillo: “In Adagio recito in romanesco”

«È il mio primo film con Stefano e sono rimasto ammaliato dal soggetto, dalla sceneggiatura, dall’incontro e dal lavoro sul set – racconta Toni Servillo – Il personaggio che mi ha offerto recita nella recita. Come gli altri, che sono dei criminali, ha vissuto dentro certe regole e vuole rispettarle fino alla fine, senza arrendersi mai, sapendo di andare a sbattere contro un destino inevitabile.

Adagio è la storia di questi uomini che fanno i conti con loro stessi, ma quella libertà che si immagina abbiano desiderato e che, in maniera scellerata, hanno avuto da giovani, la mantengono fino all’ultimo. In questo film Stefano mi ha aiutato in una cosa che dubitavo di riuscire a fare: a recitare in romanesco».

Pierfrancesco Favino: “Nel cinema di Stefano Sollima non esiste Dio”

«Sono al terzo film con Stefano Sollima – aggiunge Pierfrancesco Favino – È sempre bello il gioco di invenzione che c’è nei suoi film. Anche visivamente, essere all’interno di essi vuol dire avere l’opportunità di occupare lo spazio con il corpo in una maniera diversa e poter giocare con le inquadrature della meravigliosa fotografia di Paolo Carnera. Uno dei motivi per cui mi piace il suo cinema, una cosa rara nel nostro cinema, è che non esiste Dio.

Stefano per me è uno dei pochi registi punk che abbiamo. Nei suoi film non c’è mai redenzione. In questo film i personaggi sono come delle falene impazzite, ognuno attorno alla propria ossessione, persone che credo debbano fare i conti con se stessi. Non credo che Stefano racconti storie di bene o male: racconta storie di uomini che hanno cose da fare. Il messaggio più bello del mio personaggio è che le colpe dei padri non ricadono per forza sulle teste dei figli, perché i figli sono individui capaci di scegliere da soli».

Il soggetto e la sceneggiatura di Adagio sono firmati da Stefano Bises e Stefano Sollima. Nel cast Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, Gianmarco Franchini, Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni e Silvia Salvatori.
Il film è prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, da Ludovico Purgatori e Stefano Sollima per AlterEgo, in collaborazione con SKY, con NETFLIX e con Massimiliano Orfei di Vision Distribution

Il cast di Adagio
Il cast di Adagio
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