Gli angeli edonisti di Yezael aprono la Milano Fashion Week

Uno show inclusivo e variegato per età, genere e corporatura dei modelli

«Angeli senza limiti, senza definizioni, senza timori. Il sacro silenzio contemplerà ogni bellezza. Guardiamoci meglio». L’ode di Angelo Cruciani ai modelli fuori dai canoni (ammesso che esistano) scelti per l’ultima sfilata del suo brand, letta dall’attore teatrale Angelo Di Genio, risuona in un dehors coperto della Stazione Centrale (dov’è stata disposta la passerella “ufficiale”, che prosegue in realtà nella sala attigua), precedendo la parata finale dei beautiful freaks abbigliati Yezael. È uno show pirotecnico, partecipato e inclusivo, quello allestito dallo stilista marchigiano – che lo dedica al suo paese, Cantiano, sconvolto di recente da un’alluvione che ha causato morti e distruzione – nel Mercato Centrale di Milano lunedì 19 settembre, un giorno prima dell’apertura della fashion week meneghina.
Patrocinata dal Comune, la sfilata si apre infatti agli sguardi curiosi del pubblico, permettendo a chiunque di osservare le diverse fasi della costruzione e svolgimento della stessa, dal backstage all’uscita dei singoli mannequin.

Il casting organizzato a luglio, libero e accessibile a tutti, ha passato al vaglio oltre mille volti, selezionandone infine 36, rappresentanti di un’umanità solitamente negletta dal regno dorato del fashion; ne fanno parte, tra gli altri, ragazzi irsuti, uomini rotondetti, trans, signore agé, una mamma col suo bambino di 14 mesi… Contemporary angels, come da titolo della collezione, edonisti sfacciati e sicuri di sé, che si riconoscono nelle culture – e sottoculture – più varie, usando gli abiti come uno strumento espressivo potente, festoso, liberatorio. Gli outfit, di conseguenza, prorompono in tinte sgargianti, forme rivelatorie, decorazioni a non finire.

Yezael by Angelo Cruciani, Contemporary Angels

In passerella lo stile dirompente degli “angeli contemporanei” vestiti Yezael

I completi, fittati o dalla vestibilità carezzevole, grondano perle, lustrini, jais, ganci metallici a guisa di cuore, quadrato o cerchio, pile di boules che si spargono anche sulla parte inferiore delle mise e sulle calzature, stringate o boots militari. Tonalità ultra-sature (dal rosa satinato al bluette, dal giallo lime al turchese) vengono declinate su capi teatraleggianti, pensati per esteti che urlano al mondo la propria individualità, trasformando la vita quotidiana nella loro personale runway.
Le giacche, generalmente scorciate sulla vita, mettono in evidenza le cinture col simbolo del marchio (la Y, stilizzazione di una figura alata); cingono pantaloni, minigonne che più mini non si può, jeans ridotti a brandelli. Le superfici si fanno viepiù lacere, strapazzate, tra fili penzolanti e orli a vivo, col ricorso a spille da balia e catenelle tintinnanti che si rivela puramente decorativo, un vezzo al pari degli svolazzi delle piume posate qua e là, dei veli evanescenti a mo’ di strascico, di gioielli e applicazioni variopinte che rilucono sotto i flash dei fotografi.

A bilanciare le linee smilze, taglienti della gran parte dei look, la vaporosità di alcuni denim pants, che si aprono in onde spumose di tessuto, oppure la sagoma a trapezio di un lungo dress con scollo all’americana, che cozzano (volutamente) coi colori al neon, con l’uso ripetuto del logo, con la quantità di pelle esibita maliziosamente.
Un guardaroba irruento, risultato anche – e soprattutto – di scelte di styling piuttosto radicali, nette, che non ammettono mezze misure, com’è in fondo naturale per un designer che, folgorato sulla via di Damasco dagli album dei Nirvana, ha introiettato l’insofferenza alle regole del grunge, per poi ergerla a manifesto di stile.

La bellezza contrastata, imperfetta del ready-to-wear di Angelo Cruciani

Difficilmente incasellabile, già collaboratore dei team creativi di X-Factor e Amici, art director del Pride milanese, un’attitudine rabdomantica che l’ha portato a sfilare in metropoli estranee ai circuiti modaioli (come Città del Messico o Shanghai), un legame ininterrotto con l’universo musicale (ha vestito, e continua a farlo, la meglio gioventù canora d’Italia, da Damiano David ad Achille Lauro, passando per Ghali, Elodie, Sangiovanni, Michele Bravi, Rosa Chemical, il deus ex machina del pop italico Dardust…), Cruciani crede nel valore dell’imperfezione, del difetto comunemente inteso.

Li utilizza come grimaldelli per scardinare quel complesso sistema semiotico edificato, nel tempo, dalla moda per inseguire una perfezione del tutto artificiosa, cui lui contrappone un’idea di lusso centrata sulla singola personalità, sul rifiuto delle convenzioni, sull’autenticità, sul come as you are propugnato da Kurt Cobain e soci. Gli angeli della contemporaneità di Yezael, di ritorno a Milano dopo un’assenza ventennale, sono pronti a raccogliere la sfida.

Angelo Cruciani brand
Angelo Cruciani in passerella al termine della sfilata

Nell’immagine in apertura, un look della collezione Contemporary Angels di Yezael by Angelo Cruciani

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