Le migliori collezioni co-ed delle fashion week di Milano e Parigi

Terminato il tour de force del cosiddetto fashion month, si può cercare di mettere ordine nella messe di show autunno/inverno 2023-24 succedutisi, dal 10 febbraio in poi, sull’asse New York-Londra-Milano-Parigi, soffermandosi in particolare sulle sfilate co-ed che, mostrando nello stesso contesto menswear e womenswear, permettono di cogliere la visione d’insieme di un determinato brand. A fare la parte del leone, in questo senso, sono state – ça va sans dire – la città lombarda e la capitale francese, diverse spanne sopra le altre capitali modaiole per quantità e qualità dei défilé misti nei rispettivi calendari; ad attestarlo sono (anche) le collezioni uomo e donna seguenti, opera di venerate maison come Valentino, Ferragamo, Alexander McQueen.

Diesel

Diesel A/I 2023

Alimentando il poderoso repêchage che, dal suo arrivo alla corte del patron Renzo Rosso, ha riportato Diesel in cima ai desideri dei consumatori, con l’A/I 2023-24 della griffe Glenn Martens alza ancora l’asticella, dando fondo alla visionarietà irruenta che connota in profondità il suo lavoro; a testimoniarlo, plasticamente, la piramide rossa che svetta nell’enorme spazio del Superstudio Maxi, migliaia di scatole di profilattici Durex (con cui è in arrivo una capsule collection).
L’ode alla positività sessuale è servita, i look si adeguano al mood libertario, compiaciutamente edonistico della passerella, col designer belga che scatena la sua verve creativa. Non si può ridurre il tutto, però, al mero sensazionalismo, ad uso e consumo di chi assiste alla sfilata, perché le iperboli del direttore artistico s’intrecciano all’ottima manifattura dei capi, gli eccessi al fiuto commerciale per accessori che mandano in solluchero torme di fan, le sperimentazioni radicali alla perizia dei laboratori dell’azienda, abilissimi a trattare il denim; quest’ultimo è il materiale d’elezione della collezione, stressato in ogni modo possibile e immaginabile, fino ad assumere un’aria più che invecchiata, tra screpolature, graffi, candeggi, ombreggiature, chiazze, abrasioni ripetute che lo rendono tenue come carta velina, mostrando la pelle dell’indossatore (o indossatrice) di turno.

Sexiness, d’altro canto, è tra le parole chiave della stagione: i volumi sono ridotti e cascanti, tra maglie microscopiche, spacchi, pantaloni scesi sui fianchi, sottovesti tenute su alla meglio da graffe di metallo o catenelle; fanno eccezione i capispalla, autentiche tele bianche per il virtuosismo degli artigiani Diesel, che si sbriglia in ecopellicce ricondizionate, paletot in jersey lavorato per dare l’effetto della nappa craquelé, giubbotti dalle superfici plastificate o metallizzate, per non dire delle serigrafie che zoomano su volti sorridenti dal sapore posticcio, stampigliate nel finale sugli ensemble, ulteriore, sapido ingrediente del godibile pot-pourri di Martens.

Diesel A/I 2023 (ph. credits Diesel)

Ferragamo

Ferragamo A/I 2023


A capo, dal marzo 2022, dell’ufficio stile Ferragamo, con lo show A/I Maximilian Davis seguita a perfezionare la sua idea di una label che, nell’anno domini 2023, deve necessariamente dotarsi di un’identità stilistica forte, distinta, complementare al retaggio di un nome conosciuto ovunque per la pregevolezza di borse, calzature e foulard. Il punto di partenza, dunque, è il periodo di massimo splendore della casa toscana, dagli anni ‘30 ai ‘50, che coincide coi trascorsi hollywoodiani del capostipite Salvatore, il «calzolaio dei sogni» (s’intitola così la sua autobiografia, trasposta sul grande schermo, due anni fa, da Luca Guadagnino) che, nella mecca del cinema, trovò la definitiva consacrazione, guadagnandosi il favore del jet set, attrici della caratura di Marilyn Monroe o Sophia Loren in testa.
Davis ammette di subire il fascino della loro bellezza, del glamour che vuol «rendere moderno», ancorato al qui ed ora, perciò s’immerge negli archivi, in cerca degli articoli o temi più rappresentativi della legacy della maison (tra gli altri i carré, la Wanda bag, le forme a campana o cocoon della couture novecentesca, l’esotismo dei print di metà secolo, i monili in bachelite…), attualizzati dal suo tratto svelto, grafico, perentorio, volto ad asciugare e slanciare la figura.

Il lavoro è minuzioso, coinvolge svariati aspetti, dalle sfalsature causate da asimmetrie e tagli di sbieco all’utilizzo di materiali lucidi (lamé, vernice, resina) o tecnici (lana stretch, nylon), dagli intagli attraverso cui rivelare cromie a contrasto alle costruzioni rubate all’abbigliamento da moto, dalle cerniere che restringono o dilatano le proporzioni dell’outfit alle scarpe che, in dettagli quali i tacchi a spillo dal profilo angolare o la corda tressé, riprendono il lessico dei modelli introdotti dal founder. L’intera collezione si risolve, alla fine, in una – suggestiva – polarizzazione tra soavità e rigore, da un lato la grandeur dell’età d’oro di Hollywood, dall’altro un afflato futuribile, entrambi centrali nel nuovo corso di Ferragamo.

Ferragamo A/I 2023 (ph. courtesy of Ferragamo)

Off-White

Off-White A/I 2023

Dallo scorso maggio art and image director di Off-White, Ib Kamara, stylist di successo, amico e collaboratore di lunga data di Virgil Abloh, è stato chiamato al compito – per nulla agevole – di garantire continuità al prolifico opus del fondatore, scomparso prematuramente nel 2021, figura titanica del fashion contemporaneo, che ha cambiato in profondità abbattendo gli steccati tra lusso e streetwear, boutique e marciapiede, preziosità da atelier e subculture metropolitane.
Una sfida immane, eppure il creativo sierraleonese, dopo le incertezze del debutto, in cui si era limitato a perpetuare gli assiomi di stile del brand, mostra di poterla affrontare nel migliore dei modi, rinvigorendo la primigenia vena artisticheggiante dell’etichetta, in un détour ardimentoso tra effettismo e giocosità, linearità e guizzi visivamente accattivanti.

L’atmosfera al Tennis Club de Paris è lunare, nel vero senso del termine, perché, come a segnare idealmente un nuovo inizio, il direttore artistico immagina un viaggio sul nostro satellite, evocato dai cumuli di terra rossiccia che attorniano la sfera riflettente al centro del setting, da cui sbucano modelle e modelli bardati con tenute parecchio elaborate, in bilico tra sci-fi e utilitarismo.
Le silhouette, tese e puntute, si smussano via via; a strutturarle provvedono zip (che corrono sui pantaloni, sostituiscono gli orli, fendono cargo e giacche), pannelli, cinghie, coulisse, imbracature reali (perfette per accogliere borse di ogni tipo e dimensione) o dissimulate dai trompe l’oiel, come pure le tracce degli pneumatici, usati anche a mo’ di ready made duchampiano per sagomare orecchini o bracciali fuori scala. Richiama la luna, il suo paesaggio colmo di crateri e asperità, pure l’infilzata di oblò, squarci, forature distribuita nelle 56 uscite, per non dire delle file di occhielli metallici, dispiegati in lungo e in largo sulle superfici.
L’ispirazione spaziale trova degna espressione nella tavolozza cromatica, che passa dai toni baluginanti dell’argento, ghiaccio e celeste alle sfumature pastose del sabbia, ocra, beige, khaki; queste ultime, in realtà, evocano i colori caldi, arsi dal sole, dell’Africa occidentale in cui è nato e cresciuto Kamara, che, pur conscio della statura ineguagliabile di Abloh («poteva esserci un solo Virgil», riconosce), sembra determinato a dare il suo contributo alla crescita di una griffe che, ne è certo, saprà «reinventarsi e resistere alla prova del tempo».

Off-White A/I 2023 (ph. credits Off-White™)

Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood

Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood A/I 2023

Data la scomparsa, neppure tre mesi fa, di Vivienne Westwood, tra i défilé più attesi della fashion week parigina non poteva non esserci quello del marchio eponimo, disegnato già dal 2016 da Andreas Kronthaler. Il marito, suo ex allievo e delfino, ha preparato per Dame Viv un tributo toccante, sotto forma di una struggente lettera, lasciata sulle sedute degli ospiti, in cui versi d’amore («sei stata la mia ragione, tutto ciò che ho fatto l’ho fatto per te», scrive) si confondono con la lode alla sua immensa eredità creativa; e poi, in pedana, di un compendio ragionato – e aggiornato – dei leitmotiv che hanno garantito gloria imperitura al brand, frammisti in una panoplia di ensemble dai mille colori e riferimenti, che annulla le differenze di genere, vestendo le donne da uomini e viceversa.

Ci sono dunque leggings dai motivi pittorici, sovrapposizioni e drappeggi intricati, gonnelloni a campana, stampe tappezzeria, rigidi tweed so british, tartan a non finire, mashup di fantasie e tonalità, accumuli di stoffe finemente lavorate («tessuti antichi, raccolti per dar loro nuova vita», recita il comunicato); ancora, giubbe, fiocchi, jabot e altri vessilli dell’estetica new romantic (saccheggiata varie volte dalla stilista inglese, in particolare per le memorabili collezioni degli Eighties) come pure corsetti, pizzi, balze, panier e tutto l’armamentario della femminilità più svenevole, passé, che lei seppe prodigiosamente tramutare in pezzi statement, assertivi e desiderabili, alla stessa maniera delle gigantesche platform, al limite della calzabilità, che fecero soccombere sul catwalk persino Naomi Campbell, o delle zeppe Rocking Horse, entrambe riproposte in varianti inedite. Fino al gran finale, con la nipote di Westwood, Cora Corré, avvolta in un robe-bustier di pizzo operato, virginale e impudente in egual misura. Abbraccia Kronthaler, visibilmente commosso, applaudito da un parterre all star che vede in prima fila Jared Leto, Halsey, Jean-Paul Gaultier, Julia Fox, accorsi al magniloquente Hôtel de la Marine, affacciato su Place de la Concorde, per un ultimo, sentito omaggio alla signora del punk.

Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood (ph. courtesy of Vivienne Westwood)

Alexander McQueen

Alexander McQueen sfilata 2023
Alexander McQueen A/I 2023 (ph. by Chloé Le Drezen)

Al rientro nella ville lumière dopo le sortite a Londra e New York dell’ultimo triennio, per l’A/I di Alexander McQueen Sarah Burton decide di tornare ai fondamentali, a una parte forse meno nota, ma basilare, dell’operato del suo mentore e predecessore, che mosse i primi passi come apprendista a Savile Row, tempio dell’eleganza maschile made to measure. Già il titolo della sfilata, Anatomy, è una dichiarazione d’intenti, lascia supporre che a dominare la passerella sarà uno studio approfondito del vestire, dei suoi rudimenti (ovvero «sartoria, tessuti sartoriali, attenzione al taglio, alle proporzioni e alla figura», puntualizza lei), ed è effettivamente così. Non vi è traccia, tuttavia, di conservatorismo, né volontà di indottrinare chi guarda sui principi aurei del tailoring, l’obiettivo è invece «upside down», sovvertire il classico. Vaste programme, ma Burton è stata l’ombra del compianto Lee, ne ha assorbito le tecniche, il metodo, la tensione costante all’eccellenza, da raggiungere attraverso la confezione a regola d’arte del capo, può quindi permettersi una lectio magistralis sulle infinite potenzialità della sartoria.
Sulla passerella si materializzano silhouette verticalizzate, un secco tratto di matita ispessito dai volumi potenti, affilati, che di look in look si fanno più scolpiti, tra la solidità delle spalle, affilate come rasoi, e la robustezza delle calzature, che fa il paio con quella dei preziosi bold, pendenti, anelli e collane dai riflessi argentei o dorati.

Nel menswear, le linee filanti di jumpsuit, soprabiti e completi sagomati dialogano con le svasature dei pants, mai troppo aderenti, il cappottone tagliato a uovo con l’appiombo perfetto della giacca, l’opacità di filati quali lana, cotone, gabardine e maglia con la lucentezza della nappa, usata in abbondanza, i pattern della tradizione brit, su tutti gessato e pied-de-poule, coi top filamentosi simil-corazza, rifulgenti di paillettes. A disturbare l’imperio cromatico di nero e bianco, qualche stampa dégradé (ingrandimenti di orchidee) e le nuance sature del rosso e viola, anch’esse funzionali a un racconto che, per proiettare il marchio nel futuro, ne rinverdisce con acribia il passato.

Alexander McQueen A/I 2023 (ph. credits Alexander McQueen)

Valentino

Valentino Black Tie
Valentino A/I 2023 (ph. credits Valentino)

Saldo come non mai al timone creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli prosegue, con la destrezza e l’acume propri del couturier di razza, il percorso di risignificazione dei codici della maison avviato qualche stagione or sono, che gli ha permesso di conferire loro valori inediti, oltremodo attuali.
L’ennesima prova d’autore del designer romano, ospitata dai saloni ovattati, tutti stucchi e dorature, dell’hôtel particulier Salomon de Rothschild, si foggia sul Black Tie del titolo, da intendersi non solo nell’accezione letterale di “cravatta nera”, ma anche in quella di dress code massimamente elegante, richiesto per cene di gala, premiazioni, eventi in odore di “solennità”. Bisogna poi dire che, nel generale laissez faire che attanaglia l’abbigliamento formale, legare al collo una striscia di stoffa può risultare paradossalmente un gesto di rottura, anziché il cedimento a una leziosaggine superflua, antidiluviana, com’è ritenuta da un numero sempre maggiore di uomini.
Terreno fertile, comunque, per la sensibilità in materia di Piccioli, specializzatosi da tempo nell’attribuire nuovi, (potenzialmente) dirompenti contenuti semantici a indumenti, categorie, perfino colori (vedasi alla voce Pink PP). Il filo rosso che attraversa il guardaroba stagionale (intercambiabile, le mise di lei e lui sono sostanzialmente identiche), una teoria di coat, camicie, pullover, blouson & Co., è rappresentato pertanto dalle cravatte, onnipresenti, punto focale di outfit dall’esattezza adamantina, con shape in teoria antitetiche (soprabiti extra-lunghi e shorts esigui, caban dalla linea boxy e pantaloni smilzi, orli che lambiscono il pavimento e blazer sforbiciati sull’addome…) bilanciate alla perfezione.
A scalfire la precisione euclidea dell’insieme, col tocco punkish associato ormai indelebilmente a Valentino, le borchie coniche, che listano gli accessori, dalle suole dei boots lucidi ai manici delle borse, e i gioielli per il viso, piercing, ear cuff, cerchietti da apporre su labbra o naso, mentre la palette si riduce a poche, simboliche cromie, oltre alla combo black & white lo speciale rouge del marchio, il giallo, l’azzurro, il verde vivo.

Per ribadire l’assenza di qualsivoglia formalità, saltano tutte le distinzioni, comprese quelle tra maschile e femminile, daywear ed eveningwear; lo scopo, mette in chiaro il creative director, è «arrivare a un’uniforme che evidenzia le differenze, pronta per essere trasformata in un look personale. Anche perché credo sia necessario che il fashion crei delle ossessioni»; come quella, magnifica, di Piccioli per la moda, con la M rigorosamente maiuscola.

Valentino A/I 2023 (ph. credits Valentino)

Nell’immagine in apertura, il finale della sfilata Valentino A/I 2023-24 (ph. dal sito valentino.com)

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