Coma_Cose, distaccarsi per ritrovarsi (ancora più) uniti e maturi

Dall’emozione della prima volta che hanno ascoltato un loro pezzo al Sanremo de L’addio, che sembrava già lontano anni luce da quello di Fiamme negli occhi. Prima l’incontro, poi il distacco – ma solo per ritrovarsi in una dimensione ancora più intima e matura. I tempi di Post Concerto e quelli di Discoteche abbandonate, i calembour “estremi” e la «crudezza ostica». «Ci hanno detto niente dura per sempre, tranne la musica»; probabilmente hanno ragione. Forse è per questo che l’universo Coma_Cose poteva evolversi solo così: tra il tour e l’altare. Chiacchierata tra California, Fausto e una fan della primissima ora.

“Camminiamo in una direzione sempre più personale nell’esplorare territori musicali inediti”

Se penso a Coma_Cose, torno col pensiero al 2017 di Jugoslavia, al 2018 di Post Concerto, al 2019 di Mancarsi: eravamo sempre di più a conoscervi e cantarvi. In cosa quegli anni vi sembrano oggi lontanissimi, e in cosa vicinissimi?

Cominciamo ad avere dei ricordi risalenti a cinque o sei anni fa, effettivamente è strano realizzare quanto si sia evoluto il nostro ecosistema. L’aver avviato questo progetto in età adulta ci ha permesso di gestirlo con una certa consapevolezza, quindi l’approccio creativo è lo stesso degli inizi. Ad essere cambiato è il contesto musicale: c’era allora una forza propulsiva che ha interessato noi e altri artisti, contribuendo a rivoluzionare il mercato discografico. Oggi questa cosa – come è normale – si è dispersa, il che ci porta a camminare in una direzione sempre più personale nell’esplorare territori musicali inediti.

Ricordate la prima volta che vi siete ritrovati in un posto in cui passa – vano un vostro pezzo?

Sì, è stato con Post Concerto al supermercato. È stato incredibile perché è un brano che, al di là della ritmica accattivante, nasconde diversi messaggi testuali profondi. Il fatto che una roba del genere passasse su un network ci ha davvero inorgogliti. Ci ha anche dato sicurezza, perché abbiamo capito che il nostro linguaggio, per quanto “sgangherato”, poteva abbracciare un pubblico più ampio.

“Abbiamo sempre dedicato tanto spazio alla parte testuale, partivamo da una frase per comporre una canzone”

Coma Cose 2023
Francesca: total look Dsquared2, earrings vintage; Fausto: total look Dsquared2

A chi c’è dall’inizio, i premi (Sergio Bardotti o Lunezia) sembrano quasi scontati. All’epoca i vostri testi sono stati una boccata d’aria fresca, si fatica a capire come potessero nascere dall’incontro tra due teste. Come funziona per voi quella fase creativa?

Ci piace vedere i premi ricevuti come un riconoscimento al lavoro fatto dal giorno zero. Abbiamo sempre dedicato tanto spazio alla parte testuale, anche perché partivamo da una frase per comporre una canzone. La scrittura dei pezzi avviene ogni volta allo stesso modo: Fausto scrive le parole e abbozza la musica, poi questo embrione di canzone viene condiviso; a quel punto, insieme, si riesamina la tonalità e la metrica, limando il testo sulle corde di California. Dopodiché si passa alla produzione del brano, per farcirlo di suggestioni onomatopeiche che valorizzino il testo.

Le primissime canzoni sono esercizi di stile incredibili, dal «fame chimicapisce» e «can che abbaia non Moroder» di Post Concerto al «Dolce Venere di rime, che non ti so mai capire» di Pakistan. Cosa c’era dietro?

Alla base di tutto c’è sempre stata la sincerità, e l’urgenza comunicativa. “Smontare” il linguaggio per ricomporlo era un modo per provocare una reazione simile a ciò che sentivamo dentro, ossia la noia per una retorica linguistica arrivata al capolinea.
Poi le contaminazioni urban, negli anni, hanno rivoluzionato totalmente il modo di fare canzoni, tutto si è definitivamente rarefatto; un cambiamento parallelo a quello dei social, la cui grande esplosione ha contribuito a rinnovare il mondo, ma stanno già mostrando il fianco e prestandosi all’omologazione.
Viviamo in attesa del post-social, è chiaro che questo periodo sia una bolla transitoria… Chissà cosa arriverà dopo. Se si parla di futuro, siamo sempre molto curiosi.

“Volgiamo a una maturità stilistica che continui a farci emozionare”

Coma Cose Sanremo
Fausto: total look Diesel, boots Ferragamo; Francesca: total look Diesel, ankle boots Casadei, engagement ring Damiani, earrings Chanel vintage

Negli ultimi brani vi siete un po’ ammorbiditi, in questo senso? È possibile che certi giochi linguistici e citazioni vi rendessero poco accessibili a un pubblico più ampio?

Non sapremmo, nell’ultimo disco ci sono episodi tutt’altro che morbidi. Stiamo lavorando su una sintesi sempre più complessa. Siamo cresciuti, sarebbe inquietante continuare a insistere con lo stesso modo di fare, in antitesi rispetto ai principi del nostro progetto. Tanti costrutti delle prime canzoni ci appaiono ora ridondanti e, allo stesso tempo, inarrivabili. Come dicevamo, è cambiato totalmente il contesto socio-musicale, e non vogliamo restare ancorati al cliché di noi stessi.
Ad esempio, un pezzo come Discoteche abbandonate è per noi tra le cose più belle che abbiamo scritto, magari se avesse avuto una struttura più catchy avrebbe goduto di un seguito maggiore, invece è scritto con una crudezza ostica. Questo per noi è molto più punk che spaccare una parola per darle un duplice significato.
Volgiamo a una maturità stilistica che continui a farci emozionare, non ci sentiamo più a nostro agio col “calembour a tutti i costi”. Perpetuando quest’estetica, non saremmo sinceri. La cosa importante è che i primi brani continuino a esistere nei concerti, è sempre bello farli rivivere respirando le tappe della nostra storia, catapultando noi e chi ascolta nei ricordi del passato.

“È l’alternanza di codici alti e bassi a raccontare la vita vera, è quello che cerco sempre di fare quando scrivo”

Citando Mancarsi: «Ci hanno detto niente dura per sempre, tranne la musica. Quella rimane». Fausto, all’epoca della tua carriera da solista come Edipo, Giorgio Zito ha scritto di te un’ode altissima, per esempio che ne I Nudisti del mar Baltico giocavi a rifare il Vasco delle ballate «ma con un testo di una spanna superiore», o che avevi «l’intelligenza del Battiato più pop, che sa giocare con le citazioni musicali, colte, basse, letterarie, politiche, storiche». Ti sembra esagerato o ti ci ritrovi?

Wow, un complimento da far arrossire. Credo che I Nudisti del Mar Baltico sia una canzone profonda, in cui si ritrovano perfettamente parecchie caratteristiche che poi hanno fiorito in Coma_Cose. I cantautori italiani hanno sempre rappresentato il punto di riferimento di tutto e continuano a essere un faro. È proprio l’alternanza di codici alti e bassi a raccontare la vita vera, è quello che cerco sempre di fare quando scrivo.

Coma Cose stile
Francesca: total look Ferragamo, engagement ring Damiani, earrings vintage; Fausto: jacket and shirt Ferragamo, trousers vintage, boots Ferragamo

“Avendo attraversato molteplici fasi personali e lavorative prima di Coma_Cose, viviamo questo progetto come un traguardo”

«Ed ogni tanto lo dimentichiamo, ma il nostro fuoco lo hanno visto tutti»: nel Sanremo de L’addio c’è un’allusione al Festival di Fiamme negli occhi. In una crisi di coppia che è sentimentale, ma anche artistica, quanto pesa il contorno?

La convivenza nella vita e nella musica non è sempre facile, ma svegliarci con la consapevolezza che questo sia il nostro lavoro riempie il cuore di un orgoglio e un’energia che non si possono spiegare. In generale la vita è una sfida infinita, avendo attraversato molteplici fasi personali e lavorative prima di Coma_Cose, viviamo questo progetto come un traguardo. È qualcosa in cui possiamo sentirci liberi di concentrare la nostra creatività. Il distacco aveva a che fare, inevitabilmente, con la vita quotidiana. Siamo due persone di base estremamente diverse, a volte prendersi una pausa per ritrovare noi stessi come singoli è terapeutico.

Nel 2017 cantavate «Vengo dal niente e voglio tutto», tra l’altro è il mantra di California. Com’era il niente da cui sei venuta, quanto entra nella vostra musica, nel gusto urban, nelle idee?

Be’, nel 2017 la mia vita è cambiata radicalmente. Stavo archiviando un’esperienza lavorativa che mi aveva assorbito, se poi ripercorro a ritroso il trasferimento a Milano dalla provincia, gli affetti che hanno caratterizzato l’adolescenza… Mi sembra davvero di aver vissuto almeno tre o quattro vite diverse.
La musica è sempre stata presente, ma non l’avevo mai pensata come un qualcosa che potesse diventare un’occupazione. Probabilmente il mio approccio naïf degli esordi ha contribuito a delineare con Fausto qualcosa di inedito, e che per questo ha incuriosito.

“Il 2023 per noi sarà un anno indimenticabile”

Oggi come sarebbe, «Vengo dal niente e voglio…»?
Ci sono ancora molte cose che vorrei realizzare: in primis una casa tutta mia, poi adottare almeno altri 44 gatti e viaggiare il più possibile. Abbiamo davanti un anno fitto di impegni, però appena ci fermeremo cercheremo di recuperare un po’ di progetti rimandati da troppo tempo. Tra l’altro c’è un matrimonio in vista… Insomma, il 2023 sarà un anno indimenticabile.

Coma Cose canzoni
Francesca and Fausto: total look Ferrari, boots Ferragamo

Coma Cose intervista
Fausto: total look Vivienne Westwood, shoes Church’s; Francesca: total look Vivienne Westwood, shoes Maison Margiela

Credits

Talent Coma_Cose 

Editor in Chief Federico Poletti 

Text Chiara Del Zanno

Photographer Cosimo Buccolieri 

Stylist Giorgia Cantarini 

Make-up & hair Silvia Romero Muñoz 

Ph. assistant Antonio Crotti

Stylist assistant Federica Mele

Nell’immagine in apertura, i Coma_Cose indossano total look Calvin Klein Jeans

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