Dai fashion film ai corti, le novità del web in scena al Digital Media Fest

Si terrà alla Casa del Cinema di Roma, il 14, 15 e 16 dicembre, il Digital Media Fest, festival creato e diretto da Janet De Nardis, dedicato a tutti i prodotti digitali.
Si tratta di un luogo dove web e mercato cinematografico si incontrano, dove scoprire nuove tendenze digitali e produzioni indipendenti. Un universo creativo che spazia dai videogames alle webserie, ai fashion film, ma anche ai prodotti più tradizionali come cortometraggi e lungometraggi.
Ne parliamo con la sua ideatrice e direttrice, Janet De Nardis.

Janet De Nardis
La direttrice di DMF Janet De Nardis (ph. Studio Carfagna)

DMF dà largo spazio ai prodotti web nativi. Cosa si intende con questa definizione?

Si intendono tutti quei prodotti che nascono per il web, oppure quelli che per qualche ragione di mercato finiscono in un primo tempo in rete. È una definizione che aveva molto senso quando il festival è nato, dieci anni fa, ma che oggi può confondere, dato che la maggior parte dei contenuti audiovisivi vengono ormai promossi attraverso la rete, soprattutto in prima istanza. Nonostante ciò, resta importante il prodotto audiovisivo di narrazione realizzato appositamente per il web e quindi spesso scevro da regole mainstream, piuttosto che il prodotto ancora oggi confezionato per la televisione, oppure per piattaforme che ne seguono la rigida struttura di realizzazione e diffusione.

“Il valore aggiunto di DMF è far diventare reale ciò che si vive normalmente solo nel virtuale”

Il festival promuove un nuovo modello di raccordo tra mercato cinematografico tradizionale e web. Dove e come questi due mondi si incontrano e cosa nasce da questa collaborazione?

I due mondi si incontrano nel momento in cui la narrazione e la tecnica risultano essere di qualità, al di là del budget speso per la realizzazione. Negli ultimi anni è evidente che, con il miglioramento delle tecnologie utilizzate, è più semplice per tutti, soprattutto per i creativi indipendenti o per i collettivi, realizzare prodotti di altissima qualità pur non avendo a disposizione grandi capitali. Inoltre, ciò che rende “di valore” un contenuto audiovisivo è certamente la scrittura, e quindi il lavoro degli autori; abbiamo riscontrato, in quei creativi che non sono ancora ingabbiati in un sistema produttivo mainstream, una capacità di analizzare la realtà mantenendo uno sguardo diverso dalla solita retorica.

Qual è il valore aggiunto di un’iniziativa come DMF?

Fare diventare reale ciò che si vive normalmente solo nel virtuale. In un’era in cui tutto è poco tangibile, c’è la necessità di avere delle occasioni concrete per potersi confrontare, per incontrare i propri beniamini, per avere delle occasioni dal vivo per lavorare e far nascere nuove collaborazioni.

 2022
La locandina dell’edizione 2022

Qual è la sua vision?

La vision di DMF parte da lontano, dato che parliamo della prima rassegna italiana a pensare di puntare su questo genere di prodotti, ma soprattutto è la terza al mondo nata per promuovere contenuti webseriali e web nativi. Prima di noi esistevano solo il Los Angeles Web Fest e il Marsiglia Web Fest. Oggi abbiamo centinaia di festival simili nel mondo. Questo essere precursore dei tempi ha permesso al Digital Media Fest un posizionamento privilegiato rispetto ai partner, e di conseguenza occasioni privilegiate per i creativi italiani.

“Il web potrebbe essere un grande volano per la sala, che resta la vera meta di tutti i creativi”

Permettete anche alle società di produzione non orientate alle innovazioni tecnologiche di incontrare nuovi autori, registi e attori presenti al festival. Quanto è utile accorciare così tanto la filiera tra giovani e industria cinematografica?

È fondamentale, perché abbiamo già vissuto l’esperienza di chiusura totale, nel nostro mercato audiovisivo e cinematografico. Per molti anni i produttori hanno lavorato con gli stessi attori ed autori, senza lasciare una concreta possibilità alle nuove leve di fare valere le proprie idee. Con il Digital Media Fest evitiamo che ciò avvenga e ogni anno proponiamo nuovi orizzonti da seguire. Questo non vuol dire che ogni annata sia colma di talenti, ma accade molto spesso che, tra le tante idee in concorso, ci siano quelle giuste, che grazie a realtà come questa riescono ad essere veramente valorizzate. Nella storia del Digital Media Fest sono stati molti i creativi che hanno trovato la loro reale occasione, a partire da Vincenzo Alfieri e Ivan Silvestrini fino a Edoardo Ferrario, ma anche creativi di opere come Romolo + July, che sono stati promossi dal concorso Movieland per poi giungere in TV.

“L’audiovisivo, il cinema in particolare, possono essere la forza del Paese, esattamente come lo sono stati per l’America”

Assecondare il pubblico giovane sta distruggendo il cinema, quello per cui vale la pena pagare il biglietto in sala. Lo confermano i dati de La stranezza, che ha superato i 6 milioni di euro: un record per le sale odierne. Visto il trend in forte crescita, destinato ad aumentare ancora nell’audiovisivo, sia in termini di domanda di prodotti che di investimenti, crede che oggi ci sia spazio per separare cinema tradizionale e web?

Questa domanda ha origini lontane. Quando proposi per la prima volta al Ministero dei beni culturali l’idea del festival dovetti aggiungere al titolo della manifestazione un suffisso, “il cinema ai tempi del web”, perché già oltre dieci anni fa internet spaventava il mercato cinematografico. Purtroppo, è proprio questa paura che ha reso impossibile il dialogo, mentre il web potrebbe essere un grande volano per la sala, che resta la vera meta di tutti i creativi. Il teatro esiste da sempre, da quando l’uomo ha imparato a esprimere se stesso e a raccontarsi attraverso storie più grandi del singolo individuo. Così può essere anche per il cinema, che però deve imparare a promuoversi e valorizzarsi. Da quando è iniziata l’era pandemica, nessuna istituzione ha realizzato una vera campagna promozionale per il cinema. Il pubblico è ancora convinto che un film, una volta uscito in sala, il giorno dopo sarà presente sulla piattaforma gratuitamente, con un semplice abbonamento. Non è così, perché il costo di quel film sarà più alto sulla piattaforma che non al cinema. Le persone però hanno una percezione alterata dei fatti e questo è colpa di una politica che non ha capito che l’audiovisivo, il cinema in particolare, possono essere la forza del Paese, esattamente come lo sono stati per l’America, da sempre…

Digital Media Fest Roma
Janet De Nardis all’edizione 2021 del festival

“Iniziamo a credere nella fantasia degli autori che sanno raccontare lo straordinario, attraverso metafore, sentimenti, passioni…”

DMF punta a trasformare idee inedite in realtà, per un cinema nuovo e più aderente ai gusti del pubblico più giovane. Cosa emerge dal vostro osservatorio? Cosa chiede il pubblico giovane al mercato?

Vuole emozionarsi, vuole storie che facciano sognare, è stufo dei drammoni. È evidente anche dagli incassi al cinema, gli unici film che hanno realmente successo sono quelli fantastici, che usano grandi effetti speciali e raccontano storie di supereroi. Il vicino di casa, lo “sfigato” che non sa cosa vuole dalla vita, lasciamolo da parte, iniziamo a credere nella fantasia degli autori che sanno raccontare lo straordinario, attraverso stupefacenti metafore, sentimenti, passioni… Smettiamola di chiedere banalità e di creare un mondo di silenzi, di cupe solitudini. Regaliamo sogni o comunque esperienze forti e sono certa che i giovani, e non solo, torneranno a spendere per confrontarsi su qualcosa di nuovo.

Sono già stati fatti esperimenti in VR. Elio Germano lo ha usato addirittura in teatro. La nuova frontiera è il metaverso. Già il 3D sembrava dover rivoluzionare il cinema, ma così non è stato. Il metaverso potrebbe avere maggior fortuna?

Non credo che il metaverso sia la soluzione per un nuovo cinema: è un altro modo per isolarsi, mentre il grande schermo è condivisione. È sentire l’odore del vicino di posto e ascoltare il commento di chi non può silenziare quello che dice. La verità è che il metaverso avrà un reale successo, quello che vorrebbero le multinazionali, solo se riusciranno a chiuderci ancora in casa, con nuovi lockdown e malattie che ci spaventano. Se le persone vengono lasciate libere di vivere la realtà e respirare aria pulita, sicuramente potrà sopravvivere, ma non sostituire la realtà, e quindi non sostituire il cinema e le emozioni che lo accompagnano.

“Non credo che il metaverso sia la soluzione per un nuovo cinema, è un altro modo per isolarsi, mentre il grande schermo è condivisione”

La mission del DMF è di favorire il contatto tra filmmaker, produzioni, distribuzioni tradizionali e piattaforme online. Uno dei grandi nodi dell’industria cinematografica è la distribuzione. Ci sono centinaia di film finanziati, prodotti, ma che non vedranno la sala. Il web può fornire una soluzione economicamente interessante al problema?

Credo che sia sbagliato ricercare la soluzione nel web, la soluzione dovrebbe essere trovata proprio nelle sale, nelle arene. Iniziamo a sostenere i produttori che vogliono andare in sala, iniziamo a finanziare opere che possano davvero concorrere sul mercato. Diciamoci la verità: la maggior parte dei prodotti che restano nel cassetto, è perché non hanno nessun motivo per esistere. Altri, purtroppo, sono penalizzati dal fatto che sono stati finanziati troppi film poco degni di tale nome ma che, in qualche modo, dovevano essere “piazzati”. Credo che il problema sia alla radice, sta nei finti produttori italiani, che non mettono mano al proprio portafogli in quanto utilizzano i finanziamenti pubblici per intascare soldi, senza avere alcun tipo di capacità né interesse per l’arte cinematografica. Smettiamola di cercare gli errori alla fine del percorso, iniziamo a costruire un mercato virtuoso e non vizioso.

Nell’immagine in apertura, la direttrice del festival Janet De Nardis (al centro) con l’attrice Violante Placido durante una passata edizione di DMF

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