Dino Fetscher, un attore al servizio dell’arte recitativa

Originario di Cardiff, nel Galles, ma con origini tedesche, Dino Fetscher ha iniziato la sua carriera di attore a teatro per poi spostarsi verso cinema e televisione. Avvicinatosi alla recitazione fin da molto piccolo, grazie soprattutto al sostegno della madre, ha acquisito notorietà grazie alle serie di Russell T. Davies Cucumber e Banana, che lo hanno portato, da quel momento in avanti, a dividersi continuamente tra il palco e lo schermo; due mondi profondamente diversi, che lui dice di amare allo stesso modo.

Nel 2021 ha debuttato al National Theatre di Londra interpretando il ruolo di Felix Turner nell’acclamato dramma The Normal Heart (opera incentrata sull’epidemia di Aids nella New York degli anni ’80), che gli è valso una nomination come miglior attore non protagonista ai premi Laurence Olivier e WhatsOnStage Awards del 2022.
Quest’anno sarà in Foundation, serial fantascientifico prodotto da Apple TV+, la cui seconda stagione è in uscita in estate, in cui interpreterà la parte di «un esperto di arti marziali che ha però un grande cuore».

“Niente equivale all’emozione di stare sul palco; è magia, eccitazione e puro terrore al tempo stesso”

Come è nata la tua passione per la recitazione e quando hai deciso di coltivarla?

Non so di preciso come sia nata, dato che nessuno nella mia famiglia recita o si esibisce, ma ho sempre avuto una forte affinità con lo storytelling, fin da quand’ero molto piccolo. Attori come Robin Williams, Jim Carrey e Bette Midler sono stati le mie primissime ispirazioni; li guardavo continuamente in tv a casa, nel Galles. Ricordo che da bambino mettevo sempre in scena degli spettacoli in sala da pranzo e mi arrabbiavo con cugini e parenti quando non prendevano seriamente le prove.
Credo poi che il mio diventare attore abbia avuto molto a che fare con mia madre. È stata lei a segnarmi a teatro quando avevo circa sette anni, per cercare di contenere la mia iperattività, e da quel momento in poi mi ha sempre supportato e sostenuto.
In realtà ho smesso di recitare per diversi anni durante l’adolescenza, ma mia madre ha continuato a dirmi che potevo farcela. Mi sono trasferito nel centro di Cardiff a 18 anni e ho fatto diversi lavori che mi hanno aiutato a trovare me stesso, prima di giungere alla conclusione che la recitazione era l’unica cosa che volessi fare davvero. Ho sostenuto i provini per diverse scuole di recitazione e, dopo alcune porte in faccia, sono entrato in quella dei miei sogni a Londra, dove ho studiato, e il resto è storia, come si dice.

Dino Fetscher attore
Shirt and trousers Turnbull & Asser, ring Giovanni Raspini

“Amo le sfumature che derivano dai lavori sullo schermo, dove il più impercettibile dei pensieri può diventare magnetico e incredibilmente commovente”

Hai lavorato sia nel cinema che a teatro, sicuramente i due ambiti necessitano di un approccio molto diverso. In cosa si differenziano secondo te, e quale senti più vicino?

Per me il teatro è dov’è iniziato tutto, perciò ha un posto speciale nel mio cuore. Niente equivale all’emozione di stare sul palco; è magia, eccitazione e puro terrore al tempo stesso. Amo inoltre i legami che si creano in una compagnia teatrale, è una delle cose migliori che ci siano; lo stare costantemente insieme ti porta a diventare una magnifica piccola famiglia. Un’opera teatrale poi è un vero e proprio essere vivente, e si fanno nuove scoperte con ogni spettacolo; questo è probabilmente il mio aspetto preferito del palco, il fatto che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire. A volte accade che lo spettacolo sia in scena già da quattro settimane e all’improvviso capisci le cose in modo totalmente diverso! È una cosa che mi fa impazzire.
Sono arrivato a recitare sullo schermo molto più tardi, ma il mio primo amore sono stati i film. Guardavo a ripetizione Jumanji, Hocus Pocus, Matilda, Dirty Dancing e tanti altri, spesso interpretandone delle scene per gli amici; è stato questo il mio primo legame con la recitazione. Amo le sfumature che derivano dai lavori sullo schermo, dove il più impercettibile dei pensieri può diventare magnetico e incredibilmente commovente. C’è una sorta di delicatezza nel cinema che mi lascia senza fiato.
Inoltre amo vedere come tutto venga messo insieme alla fine. A differenza del teatro, il processo cinematografico richiede tempi più lunghi e si riesce a vedere la magia nella sua interezza – che comprende la musica, l’editing e la color, per citarne alcuni – solo alla fine, una cosa meravigliosa.
Amo lavorare in entrambi.

The Normal Heart è un’opera eccezionale, l’ho amata da quando l’ho letta la prima volta”

Ti aspettavi il successo che ha avuto The Normal Heart a teatro?

È un’opera incredibilmente eccezionale. L’ho amata per più di dieci anni, da quando l’ho letta la prima volta, ma in realtà non sai mai come una determinata cosa verrà percepita dal pubblico; specialmente non un revival tanto atteso di un’opera così influente.
Ovviamente volevo che il nostro lavoro venisse celebrato, ma d’altra parte credo che iniziare a fare qualcosa con l’aspettativa di ricevere critiche positive sia molto pericoloso. Nella mia esperienza, l’attaccamento al risultato finale, più che al processo, alla storia o all’arte stessa non è mai veramente gratificante. Credo sia anche importante precisare che The Normal Heart non è solo una pièce, è stata scritta come una chiamata alle armi nel mezzo di una delle pandemie peggiori che il mondo abbia mai visto. Come compagnia teatrale, dunque, siamo partiti da lì: quest’opera parla di persone reali, avvenimenti reali, atrocità reali. All’interno di essa, risiede una lezione incredibilmente importante. Abbiamo cercato di fargli onore con ogni rappresentazione, sotto la guida del nostro regista, Dominic Cooke, il capitano della barca. Per questo penso che abbia avuto così tanto successo.

“Interpretare Felix Turner in The Normal Heart sul palco del National Theatre è qualcosa che non mi lascerà mai”

Dino Fetscher series
Jumper Sunflower, trousers Mr P., ring and necklace Giovanni Raspini, trainers Harrys of London

Tra tutti i personaggi che hai interpretato, ce n’è uno in particolare che ti è rimasto più “addosso” degli altri?

È difficilissimo rispondere a questa domanda. Ho amato tutti i personaggi che ho interpretato e perfino quelli che non ho interpretato, anche da loro ho imparato qualcosa su me stesso, in qualche modo. Tuttavia, interpretare Felix Turner in The Normal Heart sul palco del National Theatre è qualcosa che non mi lascerà mai. È stato un privilegio poter raccontare quella storia, prendere parte a qualcosa che ha colpito innumerevoli persone in modo tanto profondo.
È stato un onore immenso per me essere parte di un pezzo così tanto importante di storia queer.

Quali caratteristiche deve avere una sceneggiatura per spingerti a scegliere di interpretare un ruolo?

Amo le sceneggiature che mi sorprendono, in cui i personaggi sono talmente “tridimensionali” da non sapere mai cosa accadrà dopo. In particolare, adoro le relazioni che vengono descritte in modo dettagliato e preciso e i personaggi di grande profondità.
Amo quando il lavoro ha un scopo ben più profondo del semplice intrattenimento. Detto questo, però, adoro anche divertirmi, quindi in generale le cose che mi fanno ridere o pensare o che producono in qualche modo una forte risposta emotiva catturano immediatamente la mia attenzione.

“Amo quando il lavoro ha un scopo ben più profondo del semplice intrattenimento”

A breve uscirà la seconda stagione della serie tv Foundation, disponibile su Apple TV+. Cosa puoi raccontarci del tuo personaggio?

Devo mantenere la segretezza fino all’uscita della serie, ma posso dirvi che è un tipo tosto, un esperto di arti marziali che ha però un grande cuore. È molto intelligente e allo stesso tempo profondamente combattuto. Avrà un bellissimo percorso all’interno della serie. È anche un personaggio queer, il che è fantastico, dato che non si vedono molte storie di questo tipo nei racconti di genere fantascientifico.

Dino Fetscher cinema
Cardigan, T-shirt and trousers Mr P.

Qual è il consiglio più utile che hai ricevuto riguardo alla recitazione?

Non mi è stato dato direttamente, è stato scritto da Martha Graham in una lettera indirizzata alla ballerina Agnes de Mille e mi è stato passato dalla mia cara amica Indira Varma, molti anni fa. Nella lettera, Martha dice che il compito dell’artista non è quello di giudicare l’arte, nemmeno di ritenerla bella. È incredibilmente profondo, leggetela! La parte che mi colpisce di più è “Tieni il canale aperto. Nessun artista è mai soddisfatto. Non c’è mai alcuna soddisfazione, in nessun momento. C’è solo una strana, divina insoddisfazione, un sacro malcontento che ci tiene in movimento e ci rende più vivi degli altri”.

Quale sarà il tuo prossimo progetto? Cosa riserva il futuro?

Al momento sto girando una serie chiamata Fool Me Once per Netflix, basata sull’omonimo romanzo di Harlan Coben. Inoltre, ho appena finito di girare un film per il British Film Institute del magnifico Tom Stuart, al fianco di Ben Whishaw.

Dino Fetscher teatro
Suit Reiss, shirt Peregrine, necklace Giovanni Raspini

Credits

Talent Dino Fetscher

Photographer Alberto Tandoi 

Stylist Ava Domina

Grooming Sven Bayerbach @Carol Hayes Management using Daimon Barber

Nell’immagine in apertura, Dino Fetscher indossa maglione Sunflower, anello e collana Giovanni Raspini

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