La bellezza delle geometrie danzanti nel lavoro di Paolo Santangelo

A condurlo a Milano, dalla provincia di Taranto, sono stati i suoi studi; dopo aver conseguito una laurea in Design del prodotto industriale presso la NABA, Paolo Santangelo ha deciso di seguire la sua passione per la moda con un master in Communication and Styling presso lo IED, sempre nel capoluogo lombardo, ed è qui che l’ho conosciuto. Ero dietro la cattedra come docente, molto appassionato e desideroso di passare nozioni agli studenti, lui sempre in prima fila; ricordo che ogni lezione era caratterizzata da sue domande e interventi, quasi come se volesse instaurare un dialogo direttamente con me, senza considerare le persone attorno. È una cosa che può spiazzare in un primo momento, poi per un docente diventa una grossa soddisfazione, perché capisci l’interesse suscitato in uno studente, la sua voglia di imparare.

Paolo Santangelo design
Paolo Santangelo con una delle sue creazioni di design

Dopo una bellissima tesi l’ho perso di vista per poi incrociarlo qualche anno dopo, notando che, come ricordavo, era sempre pieno di interessi e progetti. Con il lockdown è cambiato qualcosa, seguendolo sui social mi sono accorto che la sua creatività, il mondo interiore di Paolo, fantasioso e ricco di sogni, erano stati messi a servizio di un’idea secondo me vincente, che così si è rivelata. Il suo percorso formativo e il suo amore per il design hanno dato vita ad una collezione di oggetti per la casa dall’animo sicuramente pop e immediato, che però a mio avviso affondano le radici in un substrato culturale corposo. Raramente affronto un’intervista in maniera così personale, ma ammetto che nel chiacchierare con Paolo Santangelo è stato facile provare un sentimento di orgoglio e felicità per il successo di una persona della quale un po’ mi considero mentore. Mi perdonerete se questo traspare nell’intervista.

“Moda, stile, design, arte per me sono sinonimi dello stesso vocabolario”

Paolo, ti ricordo studente molto attento e presente in un master in cui insegnavo. Da studente di moda ti ritrovo artista, in un’avventura che sta avendo un bel riscontro. Mi racconti com’è avvenuto questo passaggio?

Carissimo prof. la mia è la storia di un sogno, motivato dal desiderio di successo e riscatto personale. Moda, stile, design, arte per me sono sinonimi dello stesso vocabolario. Quello che ho fatto, in un momento di introspezione forzato in parte dalla pandemia, e un po’ dettato dall’insoddisfazione, è stato ampliare il mio sguardo, focalizzandolo non solo su quello che poteva essere il look delle persone, ma anche su come poteva essere arredata la loro casa. Così, da solo, ho iniziato a immaginare e modellare un servizio per una cena ideale fatta di brocche scultura, alzatine scenografiche, candelieri lunghissimi, bicchieri e vasi centrotavola, il tutto contraddistinto dal mio immancabile cerchio.  

Quando hai capito che questa tua attitudine al lavoro manuale e all’arte poteva diventare una professione?

Il lavoro manuale è sempre stato una capacità innata, fin da quando ero piccolo, il desiderio di vedere realizzato ciò che immagino mi spinge a creare. Durante il primo periodo del Covid, in casa, con pochi strumenti e le mie mani, invece di impastare pizze e focacce ho iniziato a realizzare la prima collezione in ceramica.

“Per le forme delle collezioni attingo alla geometria solida, disciplina che non amavo moltissimo a scuola, ma che oggi è la sostanza che compone i miei pezzi”

Ci descrivi questo mondo fatto di linee sinuose, volumi e forme simili a corpi che si intrecciano? E soprattutto, per un lavoro così da dove arrivano le ispirazioni? Quali altri mondi o personaggi sono in grado di influenzarti e ispirarti?

Se devo essere sincero, non so davvero da dove provenga l’ispirazione. Analizzando il mio processo creativo, quello che accade è che, in un momento qualsiasi, magari mentre ascolto della musica o passo del tempo con delle persone, si attiva nei miei pensieri un cocktail di emozioni, colori, forme e fragranze che creano un intero mondo estetico; lì, in quel frangente di tempo, sento la forte necessità di esplorare, quasi come quando da piccoli si recitava per gioco una parte, si faceva finta di vivere in una casa immaginaria e che le lenzuola del proprio letto fossero abiti di haute couture.  

Per quanto riguarda le forme delle collezioni, attingo alla geometria solida, disciplina che non amavo moltissimo a scuola, ma che oggi è la sostanza che compone i miei pezzi. Sfere, cilindri, parallelepipedi e coni, sorretti da tre piedi e decorati da cerchi di varie dimensioni, si mescolano tra di loro, creando una danza armonica di forme che, ordinata da colori sempre pieni di significato (come il mio giallo geloso o il celeste serafico), sono il leitmotiv che mi contraddistingue.

Paolo Santangelo

“Cerco di creare oggetti che possano star bene in qualsiasi contesto”

Avrai avuto modo di capire qual è il pubblico a cui stai parlando. Chi compra i tuoi oggetti?

Cerco di creare oggetti che possano star bene in qualsiasi contesto, le forme sono pure, con accostamenti di micro e macro, la ricerca dei colori è sempre di tipo emozionale. Quando accolgo i clienti nel mio atelier di Milano, insieme ci raccontiamo, ascolto le loro esigenze, entro nel loro mondo e loro nel mio. Poi a un certo punto tra frasi, concetti, desideri e idee, l’oggetto ideale si palesa e vedo la scintilla nei loro occhi.

Parlando di design in generale, chi ti piace, quali sono i tuoi eroi nel settore? E, sempre da questo punto di vista, quali le città che ti hanno colpito e che consiglieresti per un tour del design?

A proposito di questo posso dire che sono alla continua ricerca di personaggi stimolanti, di eroi o come li chiamerei io “compagni di gioco creativo”; ad esempio mi è capitato di giocare con Andy Warhol, Guy Bourdin, la scuola Bauhaus, Audrey Hepburn o gli anni 80, giusto per citare qualche “amico”.
Per quanto riguarda le città che mi hanno colpito, c‘è sicuramente Milano per la sua architettura brutalista e il fascino dei vecchi tram, con il loro caratteristico giallo, e poi sarò banale ma ho nel cuore Parigi, per la sua sensualità decadente e i bar intellettuali. Tuttavia ritengo che, a prescindere da uno specifico posto fisico, l’ispirazione possa trovarsi anche nel proprio paesino d’origine, soli con i propri pensieri e le proprie sensazioni, immersi completamente nei propri sogni. L’importante è avere gli occhi della sensibilità sempre ben aperti.

Paolo Santangelo oggetti
Il designer al lavoro

“L’eleganza per me è equilibrio e calma nei modi”

Il tuo viaggio preferito e quello da sogno?

Una volta ho letto un libro che si intitola Guida per salvarsi la vita viaggiando, l’ho trovato molto interessante, perché in base al proprio stato d’animo consiglia mete ideali per alcuni viaggi. Posso dire che, effettivamente, ci sono dei posti che ti danno la possibilità di vedere le cose in modo diverso. Io viaggio spesso, soprattutto da Milano alla Puglia, mia regione d’origine, e ogni volta ho la possibilità di cambiare realtà, visione del mondo, anche stato d’animo.

Paolo Santangelo home
Dettagli degli oggetti per la casa di Santangelo

Visto che siamo in un portale dedicato anche allo stile, mi dici che cosa non può mancare nel tuo guardaroba e qual è per te la concezione di eleganza?

L’eleganza per me è equilibrio e calma nei modi. Ho incontrato persone che indossavano magari delle semplici felpe, ma anche tanta cultura. Quindi credo che siano l’attitude e la gentilezza a renderci interessanti, gli abiti che indossiamo non fanno altro che esprimere il nostro carattere. Immancabile, poi, un tocco di sagace ironia.

Sogni e progetti futuri?

Per il futuro c’è l’apertura della mia nuova casa showroom in via Biraghi a Milano, la collaborazione con il Six Senses Hotel disegnato da Patricia Urquiola, che aprirà a Roma, la direzione artistica di un nuovo brand di candele per la casa; inoltre spero sempre di poter essere come sono, crescere, non smettere mai di sognare e fare la mia parte per regalare bellezza.

Paolo Santangelo vasi

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Paolo Santangelo

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