Giorgio Marchesi, stacanovista della recitazione

Sta concludendo la tournée – una versione applauditissima – de Il fu Mattia Pascal, rivisitato con la sua compagna Simonetta Solder; dal 29 marzo sarà su Sky e Now TV in Hotel Portofino nel ruolo di Marco Bonacini, affascinante architetto che si contenderà l’amore della protagonista; nella nuova stagione di Un passo dal cielo ha una partecipazione speciale. Giorgio Marchesi non si ferma mai, e dà il meglio di sé sia sulle assi del palcoscenico che davanti a una telecamera. L’importante è recitare.

L’unico momento in cui è stato costretto a fermarsi è stato durante la pandemia: lui a Roma, la sua famiglia d’origine a Bergamo, mentre in televisione si vedevano scene da Ai confini della realtà.
«Sembrava davvero di essere in un film catastrofico americano – racconta – Ero a Roma e ricevevo notizie in tempo reale. Anche la capitale è stata chiusa, ma Bergamo era un altro mondo, morivano persone come mosche. Per me fu momento difficile. Quello che percepivo dai miei amici era lo spaesamento: non capire cosa stesse accadendo, anche tra gli stessi medici. Il bergamasco non si ferma mai, è famoso per il “noi non ci fermiamo”, ma era tutto irreale. Mio padre era su, mentre io ero a Roma. Sentivo gli amici che perdevano i genitori senza poter fare loro neanche i funerali. Un incubo».

“Abbiamo voluto dare ritmo a Il fu Mattia Pascal, avvicinarlo a un pubblico non solo di giovani, ma anche di persone non abituate ad andare a teatro”

Sei in tournée con Il fu Mattia Pascal. Mentre il povero Amleto è stato rappresentato in ogni modo, Pirandello sembra spesso intoccabile. Il tuo ha un’anima swing

È il ragionamento che ho fatto io. Se gli inglesi ridono con Shakespeare e lo hanno stravolto, in quanto un testo è un pre-testo per fare altro, perché con Pirandello non si può fare lo stesso?
Ho rispettato il romanzo, tirando fuori tutta l’ironia che contiene, e che in genere resta coperta dalla sua scrittura. In Pirandello ci sono immagini di grande comicità, il pubblico ha risposto positivamente a quest’operazione. Ad alcuni amici ho chiesto “ti aspettavi di romperti le scatole per un’ora e mezza, vero?”. Fondamentale è stata la musica di Raffaele Toninelli. Abbiamo voluto dargli ritmo e avvicinarlo a un pubblico non solo di giovani, ma anche di persone non abituate ad andare a teatro, le reazioni più belle sono state proprio le loro.
Due frasi, che sono anche nelle note di regia, mi hanno guidato, una recita: «Posso dire che da allora ho fatto il gusto a ridere di tutte le mie sciagure e di ogni mio tormento»; sono partito da questa frase di Mattia Pascal, ho seguito quell’indicazione e messo in scena uno spettacolo un po’ alla Dean Martin, una sorta di one man show.

Giorgio Marchesi film
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A volte mi chiedo, se Pirandello tornasse in vita, se vorrebbe essere rappresentato in modo serioso…

Non credo. Una cosa che ho fatto è stata scarnificare alcuni passaggi, perché secondo me oggi le battute di quindici righe, che leggendo il libro ti gusti, sul palco non sempre funzionano, i ritmi sono diversi.
Alcuni pezzi sono intoccabili, ma il monologo di tre pagine del lanternino ho cercato di alleggerirlo. C’è gente che mi ha detto: è la prima volta che capisco Il Fu Mattia Pascal.

“Sapere che c’è un’altra possibilità è un’arma che noi esseri umani abbiamo”

La seconda frase, dalle note di regia, è: «Mi trasformerò con paziente studio sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due volte, ma di essere stato due uomini diversi». Nell’era dei social c’è chi gli risponderebbe che si possono vivere cinque vite contemporaneamente. Qual è la differenza? Cosa rende Mattia Pascal contemporaneo, dopo 120 anni?

Notavo che, se oltre un secolo fa il rapporto con la propria identità era complesso, oggi è peggiorato in maniera esponenziale, anche per i social, che consentono una frammentazione infinita del proprio sé. C’è un filtro di TikTok che rende il volto completamente diverso da quello reale, aprendo il problema del rapporto col nostro vero io.
Essere qualcun altro è un sogno antico, quando uno è stanco della propria vita sogna di viverne un’altra, soprattutto nei momenti di crisi. E questo è l’altro tema fondamentale, ossia la rinascita, tornata in auge col Covid. Negli ultimi tre anni molte persone hanno cambiato vita, lavoro, ce ne sono alcune che hanno mollato tutto per trovare il grande desiderio, quello che non avevano mai realizzato. È un aspetto legato, secondo me, al concetto di possibilità. Quando tutto sembra nero, mentre sui giornali leggiamo di ragazzi che si suicidano perché in difficoltà, dovremmo capire che c’è sempre un’altra possibilità.
Non è vero che uno non ha vie d’uscita, possono essere rappresentate anche dal mollare tutto e cambiare, se quella vita ti fa soffrire. Ovvio, ci sono situazioni estreme come una malattia, ma sapere che c’è un’altra possibilità è un’arma che noi esseri umani abbiamo.

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“Le possibilità vanno cercate, uscendo dalla comfort zone”

È ciò che dobbiamo recuperare. Una frase molto usata è “non posso farci nulla”; tutto parte da noi, ma è come se ci avessero privato di questa consapevolezza.

Negli anni si sono formate generazioni che non avevano fame, per le quali la guerra era un ricordo lontano. Oggi la fame ce l’ha chi viene da altri paesi e ha voglia di costruirsi un futuro nuovo, lo vedi anche tra i banchi di scuola: è un aspetto al quale dovremmo prestare attenzione. L’idea che non ci sia più nulla da fare, purtroppo, è diffusa, lo si nota pure nel quotidiano. Sembra sempre di essere ne Il Gattopardo, cambiare tutto perché nulla cambi. Le possibilità vanno cercate, uscendo dalla comfort zone.
Quando mi hanno proposto un monologo di un’ora e un quarto, per me era impensabile, non credevo di riuscirci. Ci ho provato e, oggi, Il fu Mattia Pascal è un progetto che sento mio, in cui mi diverto e mi sento a mio agio. Se non ci avessi provato, non avrei mai pensato di poterlo fare. Mi sono assunto il rischio, giocandomela fino in fondo.

Giorgio Marchesi Il fu Mattia Pascal
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“I nostri ragazzi ci stanno insegnando a vivere un mondo diverso, che avrà le sue criticità ma sarà un melting pot di religioni, nazionalità, culture diverse”

Parlavi di studenti provenienti da altri stati, hai mai pensato a quanti di loro si trovano nella situazione di Adriano Meis, alter ego del protagonista del libro? Lui, nel momento in cui ha bisogno di dimostrare la sua identità e non ha documenti, si trova intrappolato.

Sì, Adriano Meis alla fine si scontra con un problema burocratico, che non gli permette di sposare la donna che ama né di denunciare chi gli ha rubato i soldi. Credo che quando un ragazzino nasce in Italia e frequenta le nostre scuole, il riconoscimento dello ius scholae sia il minimo. Soprattutto in un Paese dove figli non se ne fanno, è un cortocircuito.
Credo che le nuove generazioni daranno vita a una società multiculturale e multietnica. Il ritorno al passato è impensabile, non si torna indietro. I nostri ragazzi ci stanno insegnando a vivere un mondo diverso, che avrà le sue criticità ma sarà un melting pot di religioni, nazionalità e culture diverse. Ci vorrà del tempo.

Giorgio Marchesi Hotel Portofino
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Oltre al teatro, hai altri progetti…

Innanzitutto Studio Battaglia, iniziamo a girare la seconda stagione ad aprile. Poi Hotel Portofino, girato l’estate scorsa, una produzione internazionale dove ho recitato in inglese e adesso mi doppio in italiano. È stato divertente, una grande sfida, come ogni volta che si esce dalla comfort zone.
Inoltre ho fatto anche una partecipazione speciale in Un passo dal cielo, che uscirà a fine mese.

“Il nostro lavoro è pieno di contraddizioni, è il momento di chiedere una regolamentazione, per farlo urge che tutti si uniscano”

In Hotel Portofino ti doppi tu o lo farà un’AI?

Mi doppio io, sono solidale con i doppiatori che stanno scioperando. Come attore faccio parte di UNITA, dobbiamo portare avanti una grande battaglia, perché quello che sta accadendo ora con le voci sappiamo che si potrà fare anche con i volti.
Urge un nuovo contratto nazionale nell’audiovisivo, le piattaforme hanno completamente cambiato il lavoro e le leggi che regolano il nostro settore devono adeguarsi ad un mondo non più regolamentato. Si sta lavorando per le colleghe che rimangono incinte, sono protezioni che quest’ambiente non prevedeva, se non in modo minimo. È un momento importante, bisogna garantire delle tutele in un far west dove vincono sempre i più forti.
Ricordo quando ho iniziato, gli attori anziani mi dicevano «non lottate per i vostri diritti e vi stanno trattando a pesci in faccia». Una volta giravano più soldi, ora ne girano ma non per tutti.
La paga giornaliera può anche sembrare dignitosa, il problema è quanto tempo stai fermo tra un lavoro e l’altro. Se mi tieni fermo quattro mesi per fare sei pose, devi calcolare che per quelle sei pose dovrò rimanere esattamente come sono, con la stessa barba e capelli, senza poter prendere altri lavori. Ci sono attrici che hanno grande esperienza ma non viene riconosciuta loro, oppure giovani attori protagonisti pagati come fosse il loro primo lavoro, magari è così, però è il protagonista, in quel momento la sua faccia è fondamentale, non puoi pagarlo come uno che ha due pose. Il nostro è un lavoro pieno di contraddizioni, è il momento di chiedere una regolamentazione e, per farlo, urge che tutti – attori, doppiatori e maestranze – si uniscano.

Giorgio Marchesi 2023
Total look Canali

Giorgio Marchesi tv
Total look Zegna

Credits

Talent Giorgio Marchesi

Photographer Davide Musto

Styling Other

Ph. assistant Valentina Ciampaglia

Grooming Camilla Guadagnoli

Press office Other

Nell’immagine in apertura, Giorgio Marchesi indossa total look Valentino

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