‘Made in Milan’, una mostra omaggia la capitale della moda italiana e internazionale

Durante la Milano Fashion Week dedicata al womenswear autunno/inverno 2023-24, va in scena – grazie a CAMERA SHOWROOM MILANO – il primo capitolo del progetto MADE IN MILAN – URBANISTICA DELLA MODA, retrospettiva che si focalizza su sei importanti stilisti italiani, particolarmente rappresentativi di quel milieu fashion meneghino che, dalla metà degli anni Settanta, ha iniziato ad emergere e affermarsi (anche) all’estero. L’esposizione sarà visitabile venerdì 24 febbraio 2023 dalle ore 19:00 alle ore 21:00, presso i Chiostri di San Barnaba (Via San Barnaba 48).

Prendendo ispirazione dal titolo del documentario dedicato ad Armani da Martin Scorsese, la rassegna  mette in dialogo le illustrazioni di Jacopo Ascari, che ha catturato col suo segno inconfondibile alcuni luoghi milanesi legati a doppio filo al fashion, e i look di sei stilisti che, col loro straordinario lavoro, hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita e sviluppo della moda tricolore.
Per questo primo step dell’iniziativa la scelta dei designer è ricaduta su Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Mila Schön (marchio che verrà rilanciato proprio nel corso di questa fashion week, ), Krizia, Ottavio e Rosita Missoni, Giorgio Armani.

Made in Milan mostra
Le vetrine della Rinascente che lanciarono il “Put Together” dei Missoni (artwork by Jacopo Ascari)

Un dialogo visivo tra luoghi simbolo del fashion meneghino e spettacolari creazioni dei maestri del Made in Italy

Il percorso espositivo, all’interno della sala affrescata dei chiostri di San Barnaba, è dominato da installazioni scenografiche composte, per ogni stilista, da due outfit, cui vengono associate le maxi illustrazioni realizzate ad hoc da Ascari, così da visualizzare scorci cittadini divenuti, nel tempo, simboli della – fruttuosa – unione tra architettura e moda. Se le vetrine della Rinascente dialogano con due look del 1971 e 1972 con il tipico stile “Put Together” firmato Missoni (provenienti dall’archivio della griffe), l’illustrazione di via Gesù, storico quartier generale di Versace, viene accostato a due rare creazioni couture di Gianni Versace (una del 1984, in maglia metallica, l’altra in pelle ricamata, risalente al 1997, l’ultima collezione firmata dal celebre couturier calabrese), entrambe provenienti dalla collezione di Franco Jacassi| Vintage Delirium.

Missoni archivio
Capi Missoni della collezione 1991

E ancora, l’artwork di Palazzo Ferré in via Pontaccio o lo storico Spazio Krizia di via Manin sono accostati ad abiti da sera della collezione alta moda 1988/89 di Gianfranco Ferré (courtesy Centro di Ricerca Gianfranco Ferré) e a due mise Krizia con tipico motivo animalier risalenti agli anni Novanta, conservati in Modateca Deanna. Il disegno con le storiche vetrine di Mila Schön in via Montenapoleone, infine, è al fianco di due abiti iconici del brand, quello con tagli di Lucio Fontana e il classico dress a righe bianche-nere, mentre l’architettura di Tadao Ando per il Teatro Armani e la storica sede Armani di via Borgonuovo dialogano con due abiti da sera firmati Armani (look degli anni 2000, dall’archivio Modateca Deanna).

Versace via Gesù
L’headquarter milanese di Versace in via Gesù (artwork by Jacopo Ascari)

La retrospettiva celebra il connubio tra moda e urbanistica milanese

Commenta a riguardo Federico Poletti, curatore della mostra: «Con questo progetto vogliamo far riscoprire e rendere omaggio ai creativi che hanno scelto e reso grande Milano con le loro creazioni, creando un corto circuito tra urbanistica e moda, passato e futuro, grandi stilisti e nuove generazioni. Un format in cui la creatività di Jacopo Ascari convive con una serie di abiti preziosi, provenienti dalla collezione di Franco Jacassi, l’archivio Missoni, Modateca Deanna e il Centro di Ricerca Gianfranco Ferrè. È il primo capitolo di un progetto che vuole raccontare la città attraverso la moda, e viceversa».

Gli fa eco Jacopo Ascari, illustratore e creative director: «Con le tavole realizzate per la mostra mi sono dato l’ambizioso l’obiettivo di raccontare la tensione verso il futuro che caratterizza quei luoghi di Milano dove la moda si è fatta grande, sfruttando quell’essere incubatore unico al mondo per l’affermarsi delle arti che oggi caratterizzano la città. Nel riflettere sul rapporto tra Milano e la Moda non ho voluto rappresentare luoghi semplicemente statici, ma due realtà che si plasmano a vicenda in coaguli di nodi intrecciati e nuove idee».

“Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo, o la propria visione, è tra le cose più belle in assoluto”

Mauro Galligari, direttore della comunicazione di CSM, da parte sua precisa che «chi lavora nella moda può farlo in due modi. C’è chi guarda solo al fatturato, alle vendite, in pratica ai numeri e che il sistema vuole sempre in crescita, perché business is business. E c’è invece chi svolge il proprio lavoro guardando soprattutto alla parte creativa; cercando di innovare, provando ad inventare cose nuove.

È questo secondo modo di lavorare, più creativo, che ha permesso alla moda quel continuo rinnovarsi nel suo percorso, perché è grazie a persone visionarie, piene di creatività e soprattutto coraggiose, che si sono sperimentati nuovi percorsi, nuove traiettorie, nuove formule. Alcune poi si sono interrotte, altre invece hanno avuto successo ed hanno sviluppato nel loro divenire anche il business. Lavorare nella moda e guardare solo ed esclusivamente al fatturato, credo sia una cosa molto triste. Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo o la propria visione, credo sia tra le cose più belle e meravigliose».

Franco Jacassi, collezionista e founder di Vintage Delirium, pone l’accento sulla metropoli lombarda, sostenendo che «Milano forse è ancora da scoprire… Con i suoi palazzi, i suoi giardini, i suoi angoli meravigliosi, i suoi musei… Da Roma al medioevo, al design. Qualcuno dice che supererà Parigi. Milano comunque è sempre stata una meta per lo shopping e i grandi stilisti hanno attirato l’interesse del mondo verso di essa. Ricordo gli anni in cui per vedere una sfilata si faceva a pugni… Già allora avevamo superato Parigi, almeno nelle settimane della moda e del design. Sono quindi felicissimo di questa nuova iniziativa, che vuol far ricordare e riscoprire quel mondo».

Teatro Armani
I due luoghi simbolo di Armani a Milano, il Teatro Armani e la sede storica di via Borgonuovo (artwork by Jacopo Ascari)
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