Maison storiche, designer orientali, collettivi: il melting pot della PFW A/I 2023

A prescindere da durata (sei giorni scarsi) e numeri relativamente modesti, se paragonati a quelli della manifestazione gemella riservata al prêt-à-porter donna, la Paris Fashion Week Men’s è pur sempre un formidabile barometro, un indicatore delle direzioni che prenderà la moda pour homme da qui ai prossimi mesi. Tanto più che l’edizione Autunno/Inverno 2023-24, chiusa il 22 gennaio da Maison Margiela, ha registrato il rientro all’ovile di alcuni nomi eccellenti, dalla label belga (guidata da quel geniaccio di John Galliano), appunto, al menswear di Saint Laurent, nuovamente nella Ville Lumière dopo un lustro di peregrinazioni ai quattro angoli del pianeta, dal comeback – col format della presentazione – di Berluti, Ziggy Chen e Uniforme, a quello in passerella di brand come White Mountaineering, Sacai, Wales Bonner o Bode, che negli ultimi tempi avevano optato per show digitali.
Poi si sa, la capitale transalpina è la mecca del fashion, suona dunque persino ovvio ribadire, adattando la nota massima di Enrico IV di Francia, che Parigi val bene una gallery dei défilé, magari quelli seguenti.

Issey Miyake

Homme Plissé Issey Miyake A/I 2023

Inverando, per l’ennesima volta, il pensiero fondante del lavoro di Issey Miyake, modellato sulla pregnanza assoluta del design («è per la vita», ricordava lui), l’ufficio stile dell’etichetta Homme Plissé fa di un mirabile ossimoro, quello della semplicità complessa, l’asse portante della sfilata A/I 2023. Triangoli, cerchi, rettangoli e altre figure geometriche basilari costituiscono, infatti, le fondamenta sulle quali edificare silhouette diversificate, a raggio, dritte, arcuate e longilinee e cilindriche, mai banali, quasi sempre, per giunta, modificabili ad libitum grazie alla presenza di accorgimenti come bottoni a pressione, cordini regolabili, cinghie.

Backstage, ph. by Anthony Pomes (skin prep and make-up: Shiseido)

Nel Palais de Tokyo, trasfigurato dalla videoinstallazione della compagnia Adrien M & Claire B in un ambiente dove le percezioni risultano sfocate, s’incalzano le linee di cui consta l’offerta complessiva della griffe, come tante collezioni nella collezione, a cominciare dalla Monthly Color July, abiti in colori pieni, carichi, associati a toni smorzati (verde prato col panna, viola col bianco, arancione col senape…), e dai tagli smussati, con le plissettature che s’irradiano dal collo alle spalle, tracciando shape tubolari. Quindi gli Edge Coat, capispalla grafici; Skew Grid, outerwear, gilet e pants solcati da griglie in nuance chiare adagiate su fondi scuri, che ingannano l’occhio; le sovrapposizioni, personalizzabili tramite le abbottonature, di Unfold; infine, le formazioni esagonali di Three by Six e le fantasie optical di Triangular Grid, ispirate all’architettura di Richard Buckminster Fuller, sequenze di triangoli stampati dalle dimensioni scalari, per conferire tridimensionalità alle texture.
Un amalgama di geometrie indossabili, che riunisce nella stessa cornice, aggiornandoli, gli insegnamenti più preziosi del maestro giapponese, scomparso nell’agosto del 2022. Le immagini del fotografo Anthony Pomes consentono di apprezzarle al meglio.

Homme Plissé Issey Miyake A/I 2023, ph. by Anthony Pomes

Juun.J

Juun.J brand
Juun.J A/I 2023 (ph. courtesy of Juun.J)

Dopo tre anni di presentazioni digitali, lo stilista sudcoreano Jung Wook Jun, mente creativa di Juun.J, sfila in modalità co-ed all’Institut du Monde Arabe, nel V arrondissement. Il titolo – programmatico – della collezione A/I 2023 è Broken, una trasposizione nel prêt-à-porter dei tropi punk-rock, mirando a insufflare un che di nuovo, di – atipicamente – lussuoso in vestiti vecchi, malconci, afferibili al mondo militare, biker o workwear.
I modelli marciano spediti nella venue parzialmente illuminata, sorretta da alti pilastri; sono infagottati in mise corpulente, tutte cerniere e fibbie penzole, dai volumi sotto steroidi, strascicati, estesi a dismisura, oppure ridotti all’osso (esemplari, in tal senso, i top femminili, esili triangoli che coprono a malapena il seno). I fondamentali dell’estetica da motociclista, utilitaristica o army ci sono tutti, dal chiodo di pelle (opaca, dall’aria vissuta) ai giubbotti aviator in montone rovesciato, dalla maxi felpa col cappuccio al jeans, e assumono sovente conformazioni inaspettate, vedi il perfecto o la shearling jacket che si allungano fino a diventare abiti con la coda.
Lo styling deraglia volentieri in stratificazioni selvagge, per cui il cappottone va sul total denim (pieno di squarci, ovviamente), il bomber foderato sul completo délabré, la giacca tuxedo sulla minigonna in nappa. La tavolozza parca, notturna di neri, blu, marroni e verdi, come gli accessori (sacche, collari e bracciali irti di spuntoni metallici), si accordano al tono duro, spilogoso che ammanta lo show, una silloge di twist inaspettati per «superare i confini dei nostri capi signature», chiosa il direttore artistico.

Juun.J A/I 2023 (ph. courtesy of Juun.J)

Dior Men

Dior Men 2023
Dior Men A/I 2023 (ph. courtesy of Dior)

Saldamente al timone del menswear della casa, Kim Jones ha acquisito piena padronanza dell’heritage maestoso, ma talvolta ingombrante, di quel potentato della moda che è Dior. Può permettersi perfino di scomodare l’allievo più eminente del fondatore, Yves Saint Laurent, che gli succedette appena 21enne nel 1957 e subito ringiovanì il figurino principesco, ultra-bourgeois che aveva consacrato la griffe.
La parola chiave è dinamismo, lo stesso che marcò le passerelle del giovane Saint Laurent, e qui fa rima con fluidità, movimento, facilità. Le correnti, citate nelle note stampa, del Tamigi e della Senna (il designer, londinese doc, fa la spola tra la sua città e Parigi) si prestano al parallelismo col concetto di scioltezza, di suprema noncuranza intrinseca al je ne sais quoi, assunto fondativo dello stile parigino; viene adeguatamente distillato nei 60 look dell’A/I 2023, nelle forme dei calzoni, illiquidite, nei nastri, che oscillano a ogni passo, nella soavità degli ornamenti, coi filati irrorati di trapuntature, embroderies, perle che tradiscono la sbalorditiva abilità degli atelier.

Un’uscita dopo l’altra, prende corpo una miscela equilibrata di abbigliamento sportivo (parka, smanicati, cappelli a secchiello, bermuda, stivali glossy al polpaccio) ed estrema sofisticazione, affettazioni da dandy uso al bespoke e volumi svelti, grisaglie e nylon. Tutto, comunque, parla di Monsieur Christian e di chi ne ha proseguito l’operato nei decenni: i mughetti (fiore che lui considerava un portafortuna) ricamati sul golf, il monogramma Dior Oblique, le maglie a righe marinare, i revers delle giacche ripiegati verso l’interno, le cromie neutre, pastose. Una sintesi appropriata della collezione la fornisce lo stesso Jones, parlando di «idea della semplicità che si sente ovunque, dietro la precisione e la complessità di queste creazioni». Massima immediatezza, dunque, pur nella laboriosità dell’esecuzione: what else?

Dior Men A/I 2023 (ph. ©Morgan O’Donovan)

Sankuanz

Sankuanz brand
Sankuanz A/I 2023 (ph. courtesy of Sankuanz)

Una sinfonia in nero, notturna, minacciosa, battezza il catwalk Sankuanz, brand del creativo cinese Shangguan Zhe che, già nel 2013, si è dato la missione di provare come moda “alta” e street style possano e anzi, debbano coesistere, arricchendosi reciprocamente. Poi irrompono i baluginii dell’argento, il rosso torbido delle clutch, i drappeggi tortuosi dei dress aderenti da femme fatale, i profili acuminati di borchie coniche e pugnali (questi ultimi una sorta di trademark del marchio), a decorare cinture, tracolle delle borse, tacchi dei boots a punta. L’ispirazione è dichiaratamente noir: il creative director raggruppa una banda di vedove nere e assassini dallo sguardo torvo, minacciosi, sinistri eppure, in qualche modo, branché.
Shangguan calca sull’accrochage tra ready-to-wear ed estetica stradaiola di cui sopra, assemblando senza soluzione di continuità sneakers massicce e rielaborazioni delle vesti tibetane, camouflage e scollature da vamp, tutoni e orli frastagliati, l’allure sostenuta delle spalle da power suit e il caos cromatico dei graffiti che, a un certo punto, inondano gli outfit, alla ricerca di un equilibrio – precario, inevitabilmente – tra gli opposti.

Sankuanz A/I 2023 (ph. courtesy of Sankuanz)

At.Kollektive

La PFW, storicamente, dà spazio anche ai nuovi attori del settore, garantendo loro una visibilità che non teme confronti. È il caso di At.Kollektive, progetto voluto da ECCO Leather, azienda all’avanguardia nella lavorazione dei pellami: una – virtuosa – piattaforma di scambio tra artigiani e designer, con il know-how dei primi, esperti nei trattamenti più innovativi della pelle, messo a disposizione dell’inventiva dei secondi. I capi della Season 2, presentata durante la fashion week e raccontata visivamente dagli scatti di Drew Vickers, portano la firma di un quartetto d’assi, Natacha Ramsay-Levi, Isaac Reina, Kostas Murkudis e Bianca Saunders.
L’ex direttrice artistica di Chloé ripensa articoli quali stivali, trainers, borse, top e camicie, in un pastiche sintetizzato in maniera incisiva dalle stampe accese di Tchane Okuyan. Reina, da parte sua, sfida le capacità dei laboratori aziendali, rinuncia per quanto possibile alle cuciture e lavora sulle singole pezze, discostandosi dalle silhouette pure, lineari per cui è noto. Nasce dall’affastellarsi di forme curve e spinte contrapposte (Borromini, il punk, scorci della Repubblica Democratica Tedesca, car design), invece, la collezione di Murkudis, estremamente personale pure nella colour palette di grigi, rosa e blu “industriali”.
Chiude il cerchio Bianca Saunders, wunderkind della moda britannica, che sceglie di valorizzare le qualità naturali del materiale, in primis malleabilità e resistenza, per «esplorare tutte le sfaccettature della morbidezza, della bellezza e del movimento della pelle».

Nell’immagine in apertura, il finale della sfilata Dior Men A/I 2023-24 (ph. ©Adrien Dirand, courtesy of Dior)

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