Pietradolce, arte e vino alle pendici dell’Etna

“A Muntagna”, rigorosamente al femminile; è così che la gente del posto si rivolge all’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa. Il nome ha un’origine mitologica, Etna era infatti una bellissima ninfa, figlia di Urano e Gea – le divinità del cielo e della terra – e amante di Efesto, dio del fuoco. Dalla loro unione amorosa nacquero due gemelli: la leggenda narra che la ninfa si nascose sotto il vulcano per completare la gravidanza e, per questo, i suoi figli videro la luce due volte, la prima dal ventre materno, la seconda quando uscirono da quello della Muntagna, appunto. Non a caso i catanesi considerano l’Etna una montagna-madre e non un vulcano-distruttore, «la montagna è buona – dicono – proprio come è buona Agata (la santa patrona della città, ndr)».

Cantina Pietradolce
Veduta esterna della cantina Pietradolce

Realtà enologiche lungo le pendici del vulcano…

Alle pendici del vulcano crescono i filari di Carricante e Nerello Mascalese, storiche varietà autoctone, rispettivamente a bacca bianca e nera, in un contesto pedoclimatico davvero straordinario, ovvero un clima di montagna ma a latitudini mediterranee, con suoli lavici ricchi di nutrimenti preziosi per le piante; a tutto ciò bisogna aggiungere la sapiente tradizione millenaria del contadino etneo. Un mix esplosivo, tanto che stampa e critica di settore più autorevoli hanno riconosciuto questo comprensorio tra le migliori aree vitivinicole del mondo.

Durante l’ultimo ventennio, lungo i versanti dell’Etna, sono nate tantissime cantine, complice la forte impennata di domanda da parte del mercato estero: ci sono i grandi marchi dell’enologia siciliana e italiana, ma anche diversi personaggi del mondo della musica e dello spettacolo, che proprio qui hanno dato vita a realtà enologiche di pregio. Tutti attratti dall’energia dirompente sprigionata dal vulcano, insieme alla lava incandescente e ai lapilli scintillanti che illuminano la notte.

Pietradolce vini
Cantina Pietradolce, Solicchiata (CT)

Una cantina avant-garde a Solicchiata

E poi ci sono le famiglie etnee. Generazioni nate e cresciute proprio in questo versante orientale della Sicilia, depositarie privilegiate dell’identità del territorio, come la famiglia Faro, Venerando e Carmela, affiancati dai figli Michele e Mario, imprenditori catanesi leader nei settori del florovivaismo con l’azienda Piante Faro e dell’ospitalità con Donna Carmela Resort & Lodges e il parco botanico Radicepura, sede di un acclamato garden festival dedicato al paesaggio mediterraneo. Tra le passioni della famiglia, in particolare di Michele Faro (classe 1974), c’è quella del vino. Si deve a lui il progetto Pietradolce: una cantina d’avanguardia a Solicchiata, piccola frazione del comune di Castiglione di Sicilia, fondata nel 2006. Per raggiungerla si percorre la statale 120 in direzione Randazzo: sotto lo sguardo vigile della Muntagna-Madre, si attraversano vigneti incastonati in un paesaggio naturale di ginestre, betulle, asinelli e muretti a secco, realizzati in pietra lavica.

Pietradolce vino
La bottaia della cantina Pietradolce

La vigna della tenuta Pietradolce

Una volta giunti a destinazione, è quasi difficile riconoscere la struttura. La nuova cantina – i cui lavori sono stati completati nel 2018 – è perfettamente integrata nel paesaggio locale, costruita secondo i dettami della bioarchitettura. 

A Pietradolce arte e artigianalità si intrecciano per creare ambienti dallo stile contemporaneo, fortemente legati al territorio etneo: roccia vulcanica, ferro, legno e terra dei vigneti sono i principali materiali impiegati nella realizzazione degli interni come la tinaia, la bottaia, la sala di degustazione.

Pietradolce tenuta
Un interno della cantina

Arte e vino

Gli spazi della cantina diventano inoltre un contenitore d’arte, all’interno del quale si trovano opere di artigiani locali e artisti italiani di fama internazionale. Ci sono le istallazioni di Alfio Bonanno, esponente della land art (movimento che impiega elementi naturali nella realizzazione delle opere), e gli artwork di Giorgio Vigna, artista in grado di plasmare vetro, metalli di vario genere e carta, creando forme naturali capaci di manifestare aspetti primordiali. «L’idea di unire arte e vino – racconta Michele Faro – è nata spontaneamente durante la costruzione: siamo in un contesto naturale dal fascino straordinario, per questo abbiamo voluto che anche la cantina fosse un contenitore di bellezza grazie alle opere di artisti affermati. E in futuro daremo spazio a giovani emergenti».

Pietradolce Catania
Un interno della cantina

Le caratteristiche della cantina

La coibentazione della tinaia è assicurata dallo spessore delle mura di pietra lavica da cui sono composte, in accordo a una filosofia improntata alla sostenibilità ambientale. La fermentazione dei vini pre-phylloxera (ottenuti cioè da piante ultracentenarie, sopravvissute all’evento catastrofico della fillossera, l’insetto parassita arrivato dal Nuovo Mondo a seguito degli scambi commerciali, che nella seconda metà dell’800 distrusse la maggior parte dei vigneti europei, con conseguente perdita di buona parte della biodiversità viticola) avviene in piccole vasche a forma di tulipano, realizzate in cemento grezzo e aventi una capienza di 40 ettolitri. 

All’interno della bottaia sotterranea vengono affinati i vini rossi, utilizzando botti di rovere francese da 700 litri in buona parte di secondo, terzo e quarto passaggio. Adiacente allo spazio si trova un ambiente destinato a conservare le vecchie annate Pietradolce, per studiare l’evoluzione nel tempo di questi vini prodigiosi. Nell’ottica di un approccio eco-sostenibile, sul tetto della cantina è stato realizzato un giardino pensile, che consente una coibentazione termica naturale e un sensibile risparmio di energia elettrica.
La collezione botanica che compone il giardino è frutto di una collaborazione tra Pietradolce e la facoltà di agraria dell’Università degli studi di Catania, con cui la famiglia Faro ha effettuato un’accurata attività di ricerca e selezione delle specie spontanee etnee, volta a garantire la conservazione del germoplasma.

cantina Pietradolce
Un interno della cantina

La filosofia della cantina

L’amore per la terra, il rispetto per l’ecosistema nonché delle tradizioni locali, rappresentano il cuore della filosofia aziendale. Pietradolce si avvale, fin dalla sua fondazione, di metodi di coltivazione biologica, senza l’impiego di pesticidi o insetticidi, con un approccio green sia nelle pratiche agricole in vigna che nei processi di vinificazione in cantina.

I venti ettari di vigneto sono dislocati sul versante nord dell’Etna, tra le contrade Rampante, Zottorinoto e Santo Spirito, a un’altitudine tra i 700 e i 950 metri sul livello del mare. A questi si aggiungono, sul versante est, in contrada Caselle, nel comune di Milo, altri due ettari a un’altitudine di 850 metri. Da terreni franco-sabbiosi ricchi di elementi minerali di natura vulcanica, nascono vini in cui è preservata integra l’anima e la vivacità del vulcano di cui sono espressione.

La varietà della composizione dei suoli lavici, nei diversi appezzamenti, permette di produrre vini con caratteristiche del tutto peculiari e al contempo fedeli rappresentazioni del territorio. Michele Faro ha deciso di coltivare solo varietà autoctone: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante.

Vigneti di Pietradolce
Vigneti di Pietradolce

Le vigne di Pietradolce

Le vigne, in gran parte costituite da piante pre-phylloxera tra i 90 e i 130 anni di età, vengono curate con meticoloso lavoro artigianale e si presentano nella tipica forma ad “alberello”, caratteristica del paesaggio viticolo del posto, perché la natura è essa stessa un’opera d’arte. L’identità di Pietradolce e il modo di lavorare coincidono con la scelta di privilegiare la qualità alla quantità, allo scopo di valorizzare i vitigni autoctoni dell’Etna e di produrre vini fortemente identitari.

«Per riassumere in un’immagine la nostra filosofia aziendale – aggiunge Michele – abbiamo voluto il triangolo, ovvero la forma perfetta, che riflette la propria sagoma, a simboleggiare l’Etna che infonde i suoi benefici sul territorio circostante. Per le nostre etichette abbiamo quindi scelto la donna-vulcano, immagine elegante e potente, come vogliamo che sia il nostro vino. In altre etichette, invece, abbiamo voluto dare visibilità alla sua energia esplosiva, tramite un segno manuale ripetuto in maniera scomposta».

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata