‘Roberto Capucci. Seriche Armature’: quando la moda incontra le arti

Entrando nei Musei Vaticani, ci addentriamo in un mondo dove l’uomo si fa grande e piccolo allo stesso tempo, e ci si chiede come sia possibile che qualcuno abbia creato tanta meraviglia. Il visitatore ha quello sguardo di stupore misto a imbarazzo per la propria “piccolezza”, di fronte a opere che hanno attraversato il tempo e lo spazio, arrivando intatte e meravigliose fino a noi. Varcando la soglia della Galerie d’Apollon, al Louvre, si ha la stessa impressione di stupore e incanto.

Cosa rende l’arte paragonabile alla moda e viceversa? La ricerca, l’intraprendenza, la creatività, probabilmente la convinzione di chi la crea. “I vestiti carini per signore non sono la mia cup of tea”, sosteneva Roberto Capucci in un’intervista per L’Officiel Usa.
Entrando nella mostra dello stilista, Seriche Armature, ci si ritrova catapultati in un mondo fatto di opere più che di abiti: strutture elegantemente contorte, elementi decorativi rigidi e strutturali, dettagli grafici e architettonici, materia ricca e povera, tessuti pregiati.

Ed è così che la Fondazione Roberto Capucci e quella di Franco Maria Ricci, con la collaborazione di Sylvia Ferino, per la curatela dell’evento, permettono di immergersi nell’universo di uno dei couturier italiani più famosi, che ha dato dell’abito un concetto completamente diverso, andando ad esplorare i più svariati e struggenti ambiti dell’arte, della letteratura, della scultura, dell’architettura e di ogni forma d’espressione creativa.

Roberto Capucci couture
Ph. by Glamour Parma

In mostra le magnifiche creazioni del couturier romano, al confine tra arte e moda

Le ispirazioni principali, nel suo lavoro, provengono dalle descrizioni de Le Metamorfosi di Ovidio, in cui troviamo Dafne e altri personaggi trasformati in alberi o animali: negli abiti di Capucci si possono ritrovare questi miti, che la materia tessile traduce in vere e proprie sculture dominate dalla stoffa e dai colori, per creare delle “seriche armature”, appunto, che sembrano prescindere dalla forma del corpo.

Così Sylvia Ferino sintetizza la complessità dell’opera del maestro romano: “Chi indossa una creazione di Capucci diventa immediatamente protagonista di una scena di cui è egli stesso regista: una scena che rassomiglia ai cortei trionfali e alle feste allestite nel Rinascimento e nel’età barocca in onore di principi famosi. Capucci è più che un creatore di moda: è regista, architetto, fors’anche drammaturgo, poiché i suoi abiti dettano in un certo qual modo il cerimoniale e l’etichetta di corte, dando perciò forma all’avvenimento, così come fissano i diversi caratteri e i ruoli delle donne che li portano”. 

Roberto Capucci Parma mostra
Ph. by Glamour Parma

150 metri di stoffe per realizzare plissé in moltissimi capi, e su altri accostamenti di colori totalmente inusuali, come pure strutture e grafismi incredibili, danno all’abito inedite suggestioni che affascinano lo spettatore, come un quadro in cui perdersi, in un mondo completamente diverso da quello cui siamo assoggettati.

La speranza è quella che la mostra ospitata dal Labirinto della Masone, in provincia di Parma, che chiuderà il 16 aprile, venga nuovamente prorogata, per dar modo ad ancora più persone di vedere l’arte preferita – e indossata – da alcune delle donne più grandi in assoluto, come Marilyn Monroe, Catherine Spaak, Virna Lisi, Elsa Martinelli, Irene Brin, Rita Levi Montalcini.

Nell’immagine in apertura, un abito plissettato di Roberto Capucci in mostra a Seriche Armature (ph. by Glamour Parma)

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