Dalla crisi del cinema ai nuovi talenti del settore, conversazione con Tommaso Agnese

Tommaso Agnese, regista, scrittore, presidente di Fabrique du Cinéma, ha debuttato in prima nazionale all’Off/Off Theatre di Roma con 400 euro, 2 ore di nudo, spettacolo tratto dal suo romanzo Apocalisse di un Cybernauta: un viaggio nella galassia del sesso online, che vede in scena Edoardo Purgatori e Manuela Zero.

«Mi piacerebbe farne un film – dice  – raccontare al cinema il mio personaggio, parlare del sesso online, del disagio dovuto all’eccessivo utilizzo dei social che contribuisce a distruggere l’erotismo, ma è complesso. Perché o accetti le esigenze del mercato mainstream, o difficilmente un tuo prodotto può vedere la luce».

Tommaso Agnese
Tommaso Agnese

Nel cinema in questo momento i soldi non mancano…

Stanno girando tanti soldi ma bisogna vedere dove. C’è una quantità di prodotti incredibile, dovuta alle piattaforme e alla richiesta elevata, ma l’aumento delle produzioni realizzate non corrisponde, purtroppo, a un aumento della qualità. Bisgona avere sempre qualcosa di nuovo da offrire al pubblico, c’è un’esigenza consumistica che riduce il livello culturale.
Non si realizzano più tanti film belli, come una volta, ma molti film brutti; è un’esigenza, perché gli spettatori vogliono vedere un action e poi un horror, e questa richiesta frenetica tritura il cinema d’autore.

“Preserviamo la qualità del cinema nostrano non facendo film americani in Italia, ma film italiani che vadano all’estero”

Ma il mercato lo stanno facendo le piattaforme.

Noi abbiamo la nostra identità culturale, preserviamo la qualità del cinema nostrano non facendo film americani in Italia, ma film italiani che vadano all’estero; non rispondendo a una richiesta di generi che viene dalle piattaforme, ma a un desiderio di raccontare qualcosa.
È meraviglioso che tutte le figure dell’audiovisivo stiano lavorando tanto, il cinema però è la settima arte e, quindi, presuppone opere che lascino un segno. Quante pellicole su Netflix o Amazon fanno provare emozioni irripetibili? Poche, e in genere vecchie. Anche un film d’azione degli anni ‘90 lo si rivede più volte, oggi un action è solo un eccesso di effetti speciali.

Edoardo Purgatori
Edoardo Purgatori in un momento dello spettacolo 400 euro, 2 ore di nudo (ph. by Manuela Giusto)

“Oggi la fruizione non è più la stessa, il cinema è un luogo di ritrovo, ci dev’essere altro oltre alla proiezione”

Tanto denaro all’industria, ma i finanziamenti sono pubblici. Questo che ripercussioni ha sul cinema indipendente?

Il piccolo autore ha grandi difficoltà perché, anche se riesce a produrre un film con pochi soldi, c’è un vuoto sulla distribuzione (che rappresenta un enorme problema), quindi la pellicola sarà costretta a uscire in una o due sale, forse.
Il discorso del cinema indipendente è complesso. I finanziamenti riguardano principalmente il mainstream e le piattaforme. Un cineasta, per fare un film, ha due possibilità: o è miliardario e se lo produce e, soprattutto, distribuisce da sé, oppure può prendere il finanziamento dello Stato, che dà sempre meno e a un ristretto numero di titoli che passano la selezione, ma senza garantire la distribuzione; quindi, ammesso che si riesca a realizzarlo, nessuno garantisce che alla fine uscirà. Ed è un paradosso, perché lo Stato, che finanzia e avrebbe bisogno di garantirsi un ritorno economico, dovrebbe preoccuparsi innanzitutto che la pellicola abbia la stessa visibilità di una più “commerciale”. Tutto ciò non accade.
È fondamentale rivoluzionare questo sistema, altrimenti le nuove generazioni saranno costrette a fare i film che vogliono le piattaforme, non quelli che vorrebbero gli artisti. In Francia il sistema funziona in modo completamente diverso, c’è maggiore attenzione per il regista indipendente che vuole raccontare qualcosa. 

Tommaso Agnese teatro
400 euro, 2 ore di nudo (ph. by Manuela Giusto)

“Di qualità nel cinema ce n’è tanta, il problema è che ormai vince la quantità”

In Francia hanno anche la finestra tra l’uscita in sala e lo streaming, che è tra 6 e 15 mesi

Il problema delle finestre è gigantesco. Le piattaforme vogliono avere il film in contemporanea con la sala, ma la finestra è importante per il desiderio di vedere un film. Per Top Gun, ad esempio, Tom Cruise si è rifiutato di uscire in streaming durante la pandemia e, dopo la sala, ha aspettato per farlo “maturare”. Anche la sala, però, ha una grande responsabilità: si lamenta di non avere pubblico, ma dovrebbe capire che la fruizione non è più la stessa, non si va più in sala soltanto per vedere un film, il cinema è un luogo di ritrovo, ci dev’essere altro oltre alla proiezione. Chi esce di casa, non lo fa solo per vedere un film (può guardarlo anche sdraiato sul divano), ma per soddisfare il bisogno di incontrare, parlare, divertirsi. Faccio sempre l’esempio di Andrea Carocci e del cinema Troisi di Roma. Purtroppo non si aiuta questo genere di attività, dove puoi incontrare il regista, lo sceneggiatore, il cast, dove crei un coinvolgimento delle scuole, delle università. Sarebbe importante avere il supporto dello Stato.
Non è concepibile che le grandi produzioni prendano i finanziamenti pubblici. Chi ha la disponibilità economica non dovrebbe ricevere finanziamenti che, invece, sono fondamentali per chi quei soldi non li ha.

“Si insegna come presentarsi a un casting, invece va insegnato il coraggio di essere un attore, che è un mestiere a tutti gli effetti”

Sei presidente della rivista Fabrique du Cinéma. Come vedi le nuove leve?

Abbiamo un osservatorio sulle nuove generazioni, perché raccontiamo le arti under 35. Anche quando intervistiamo personalità del cinema, ci facciamo raccontare come hanno iniziato. Diamo spazio a quei ragazzi che si impegnano con coraggio per perseguire le proprie idee, a persone di valore, e ce ne sono tante. Bisogna aiutare chi intende realizzare un cortometraggio, dandogli la possibilità di continuare. Va data la possibilità di realizzare i sogni, quando c’è qualità, e ce n’è tanta, il problema è che ormai vince la quantità.
I nuovi volti vengono fuori spesso dalle serie in streaming, da Fabrique du Cinéma notiamo tuttavia un problema: quando dobbiamo scegliere una copertina, cerchiamo un interprete che abbia fatto cinema prima delle serie, e non sempre lo troviamo.
Si pensa che la bravura di un attore sia commisurata alla sua celebrità, si guardano i follower, che ha perché ha recitato in una serie di successo, ma questo non significa per forza che sia un bravo attore; non necessariamente un prodotto che piace alla massa è di qualità o presenta un alto valore artistico.
A volte preferiamo mettere in copertina artisti poco conosciuti, ma che hanno preso parte a film bellissimi.

400 euro, 2 ore di nudo
400 euro, 2 ore di nudo (ph. by Manuela Giusto)

“Tanti giovani interpreti hanno il terrore del teatro, ma è da lì che prendi tecniche che sono poi fondamentali nella carriera attoriale”

Oggi però molti arrivano al grande schermo partendo dalle piattaforme, quindi se tu cerchi l’opposto è difficile trovarlo. Spesso non hanno alle spalle neanche una formazione teatrale

Mi sono accorto che tantissimi giovani interpreti hanno il terrore del teatro, ma è da lì che prendi tecniche che sono poi fondamentali nella carriera attoriale, dalla gestione della tensione alla memoria. Se ti manca quella formazione, molte cose non potrai affrontarle in seguito. La paura del palco viene dall’assenza di una formazione artistica, quando ho fatto i provini per 400 euro, 2 ore di nudo, ho constatato come attori che venivano da corsi di formazione assai conosciuti, avessero paura del teatro. Si insegna come presentarsi a un casting, invece va insegnato il coraggio di essere un attore, che è un mestiere a tutti gli effetti. Il problema è che giovani che hanno fatto, magari anche bene, alcune pose in una serie, pensano che quello sia fare l’attore. Vale, a volte, lo stesso discorso dello sceneggiatore: si pensa sia uno di quei lavori che possono fare tutti.
Dopo tanti anni, diverse persone mi chiedono perché non faccia l’attore, ma non avendo studiato per farlo, lo troverei irrispettoso nei confronti di chi ha faticato, ha sputato sangue per arrivare ad avere quegli strumenti.

“Nel nostro paese i grandi non hanno mai voluto creare una tradizione che avrebbe consentito alle generazioni successive di continuare col grande cinema d’autore”

Dal tuo osservatorio, noti la mancanza di sceneggiature?

Sì, purtroppo in Italia non ci sono scuole, non si sono creati istituti professionali per sceneggiatori, per cui alla fine tutti possono farlo, ed è un problema non indifferente. Negli Stati Uniti o in Inghilterra, al contrario, ci sono scuole importanti, che avviano verso un cammino professionale, in Italia quella dello sceneggiatore non è una professione così ben definita.
Vorrei sceneggiare un film tratto dal mio libro e sento l’esigenza di rivolgermi a una figura professionale che mi aiuti, perché sono un drammaturgo, non uno sceneggiatore, ma ho difficoltà a individuarla. Mentre nella televisione è tutto più codificato, perché più commerciale, ci sono stili e richieste che sono sempre le stesse, nel cinema, soprattutto in quello d’autore, lo sceneggiatore che scrive col regista è difficile da trovare. È un punto dove le nuove generazioni sono in difficoltà, perché non vengono date loro strumenti adeguati per raggiungere livelli alti di scrittura. Poi magari hai un giovane con una sceneggiatura bellissima che non sa come arrivare ai fondi, così come produzioni che non hanno tempo né voglia di mettersi a leggere sceneggiature inedite, e chiamano sempre i soliti.

“Mi ha colpito tantissimo Babylon, tratta un periodo meraviglioso della storia del cinema, di cui si è parlato poco, e ha attori bravissimi”

Eppure abbiamo una storia importante nell’industria cinematografica.

Nel nostro paese i grandi non hanno mai voluto creare una tradizione che avrebbe consentito alle generazioni successive di continuare con il grande cinema d’autore, che si è fermato, senza la creazione di scuole, con la morte dell’autore. Si dovevano creare i progetti quando la nostra industria cinematografica era forte. In America, ad esempio, c’è la Paramount che produce film indipendenti, magari solo uno su cinque ha successo, ma ripaga anche gli altri quattro. È l’unico modo per trovare autori nuovi, idee nuove. Basti prendere anche un prodotto come le commedie alla De Sica, è un fenomeno che si è sgretolato perché parte dei soldi guadagnati andava investita in opere inedite, possibilmente indipendenti, così si sarebbe ricostruito. Queste cose non sono state fatte perché in Italia ognuno pensa per sé, negli Usa è la normalità.

Edoardo Purgatori 2023
400 euro, 2 ore di nudo, Edoardo Purgatori (ph. by Manuela Giusto)

Everything Everywhere All At Once ha vinto sette Oscar. La trovi un’operazione di conscience washing?

Stavo preparando lo spettacolo in teatro e non ho seguito molto gli Oscar 2023. Un film che mi ha colpito tantissimo è stato Babylon, mi dispiace che non sia stato premiato. Tratta un periodo meraviglioso della storia del cinema, di cui si è parlato poco, e con attori bravissimi. Non voglio dire che ci sia stato un eccesso di politicizzazione, ma sicuramente ci sono anni in cui gli Award mettono dei paletti per farsi sentire a livello socioculturale. Non entro nel merito però, perché non ho visto tutti i titoli in gara. Quello di Spielberg, regista che a me piace tantissimo, credo meritasse di essere premiato. 

“Alcuni film di successo diventano, più che il frutto della necessità di raccontare una storia, delle operazioni commerciali”

Blonde, acclamato all’uscita, vince il Razzie per il peggior film. Nonostante il MeToo, Hollywood non è ancora in grado di accettare il suo passato?

Hollywood tende sempre alla spettacolarizzazione, senza aspettare la normale evoluzione degli eventi. Ho visto Elvis e l’ho trovato molto interessante, con il racconto dell’aspetto più fragile del personaggio. A volte però sembra che, quando escono film del genere, e hanno successo, poi ne debbano uscire altri che raccontino l’ennesimo personaggio iconico. Diventano, più che il frutto della necessità di raccontare una storia, delle operazioni commerciali. Quando c’è un filone esplosivo, va sfruttato fino in fondo: è uno degli errori dell’industria hollywoodiana, che rischia di bruciare prodotti che invece potrebbero essere raccontati con più attenzione e pazienza.

Nell’immagine in apertura, Edoardo Purgatori in 400 euro, 2 ore di nudo (ph. by Manuela Giusto)

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