I corsetti di Vivienne Westwood: una lunga storia di potere e seduzione

Tortura e seduzione. Strumento di controllo e di emancipazione. Gabbia odiata e amatissimo capo scultoreo. Non c’è, nella storia della moda, nulla di controverso e contraddittorio come il corsetto. Se oggi è tornato prepotentemente nei nostri armadi è anche grazie a Vivienne Westwood: la stilista ha fatto dei bustier uno dei simboli della sua casa di moda, trasformandolo in uno strumento di affermazione di sé. Ora i corsetti di Vivienne Westwood si possono ammirare da vicino: la speciale mostra Vivienne Westwood Corsets – 1987 To Present Day è arrivata a Milano, per la gioia degli appassionati del brand.

Un abito bustier esposto nella mostra  "Vivienne Westwood Corsets – 1987 To Present Day”
Un abito bustier di Vivienne Westwood

La lunga (e controversa) storia del corsetto

Oggi il corsetto è ovunque: si indossa come un top in versione destrutturata, con la forma appena suggerita da impunture e ricami. Appare sui red carpet e diventa un capo genderless, simbolo di empowerment e seduzione. Ma questa è solo l’ultima giravolta di un capo che ha attraversato i secoli e ridefinito il rapporto tra abito e corpo (femminile).

Il corsetto ha letteralmente accompagnato la storia dell’umanità: se ne trovano tracce perfino nella civiltà dei Micenei. Ma se dovessimo segnare una data spartiacque nella storia del costume sarebbe il 1547, quando Caterina De’Medici lo introdusse alla corte di Francia, lanciando la moda. Non a caso, Maria Grazia Chiuri di Dior le ha dedicato un’intera collezione (la Primavera/Estate 2023).

Prima in metallo, poi con flessibili stecche di balena o in vimini, il busto ha modellato, per secoli, il corpo delle donne. Gli uomini sostenevano che dovesse ‘sorreggere’ le delicate spine dorsali, ma di fatto limitava i movimenti, comprimeva gli organi interni, accorciava il respiro. “Più stretto, più stretto“, incita la madre di Prudence nell’incipit della famosa serie tv Bridgerton, prima che la figlia svenga. Non citiamo la serie cult di Netflix a caso: è stata artefice di un vero e proprio revival del bustier, nelle comode versioni moderne low cost.

Un bustier Vivienne Westwood

Se nel 1800 il corsetto era una parte imprescindibile del guardaroba femminile, alla fine del secolo le cose cambiarono. Le donne iniziavano a organizzarsi e a rivendicare i propri diritti: tra questi, quello di respirare e muoversi comodamente. Senza mezzi termini Elizabeth Stuart Phelps incitò le donne a bruciare le stecche che le avevano a lungo imprigionate. E a tirare, finalmente, un sospiro di sollievo.

Ma fu un uomo forse a compiere la vera liberazione: Paul Poiret nel 1910 disegnò una nuova silhouette senza busto, con abiti dal taglio impero. Christian Dior, alla fine degli anni Quaranta, provò a invertire la rotta con la guêpière, più elastica e morbida del busto. Ma comunque, indietro non si poteva più tornare. Le donne avevano scoperto una libertà di movimento mai avuta prima, consolidata dalla moda degli anni Sessanta e Settanta.

Eppure, l’idea di modellare il corpo, esaltando i seni e i fianchi, ha continuato ad affascinare la moda in modo sotterraneo. Il corsetto è stato rivendicato come simbolo di erotismo libero e sfrontato sulle passerelle di Jean Paul Gaultier, di Mugler e di Balmain e celebrato in passerella da Vivienne Westwood. Il corsetto non si nascondeva più: si esibiva. Non rappresentava più la sottomissione del corpo, ma il suo potere seduttivo.

Come sono nati i corsetti cult di Vivienne Westwood

La stilista britannica Vivienne Westwood, scomparsa a fine 2022, viene ingiustamente ricordata solo come la regina del punk. In realtà, la sua estetica si è evoluta continuamente nel corso dei decenni, scavando nella grande tradizione britannica (ma riletta a modo suo). Così, negli anni Ottanta, in passerella torna il corsetto, fino a pochi decenni prima avversato dalle femministe.

Dame Westwood lo rende più leggero e flessibile grazie al lycra e alle zip e lo fa indossare a vista. Il bustier ha cambiato funzione e status: ormai non è strumento per assottigliare (in segreto) i corpi sono i vestiti, ma è un capo da portare fieramente, senza più trattenere il fiato. Nella collezione del 1987 Harris Tweed nasce un feticcio: il corsetto Stature of Liberty, un nome che è una dichiarazione di intenti.

Un corsetto disegnato dalla stilista Vivienne Westwood con ricami neri su fondo bianco
Uno dei corsetti di Vivienne Westwood in mostra a Milano

La mostra Vivienne Westwood Corsets a Milano

Questa piccola grande rivoluzione sartoriale viene celebrata dalla mostra itinerante Vivienne Westwood Corsets che ora arriva a Milano, precisamente nella boutique di Corso Venezia 25. La retrospettiva permette di ammirare da vicino alcuni pezzi disegnati da Westwood accanto alle recenti interpretazioni di Andreas Kronthaler. Affrettatevi, però: la mostra rimane a Milano fino al 15 ottobre per poi fare tappa a Firenze, nella boutique LuisaViaRoma dal 19 al 26 ottobre.

Un corsetto ricamato di Vivienne Westwood. Il capo fa parte della mostra itinerante dedicata alla stilista
Un bustier di Vivienne Westwwod in mostra

Gli appassionati del brand ameranno anche il ciondolo creato per l’occasione: un pendente tridimensionale che raffigura il corsetto Portrait dorato, esattamente come fu presentato nella collezione AW1988/89, dal titolo Time Machine.

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