Sulla cresta dell’onda con Edoardo Papa

Nato e cresciuto a Pescara, Edoardo Papa scopre sin da piccolo un profondo legame con l’acqua, quell’elemento che come nessun altro lo fa sentire in pieno contatto con la natura. Dopo aver sperimentato svariate discipline, dalla vela al kite, il cuore lo conduce verso quella che ad oggi è la sua più grande passione, oltre che lavoro: il surf. È in acqua, infatti, cavalcando le onde e seguendo la corrente, che Edoardo riesce a sentirmi davvero libero, in totale armonia con se stesso e con l’ambiente circostante.

Talento, determinazione e sacrificio: questi gli ingredienti che permettono al giovane prodigio di imporsi come protagonista nel panorama internazionale del surf. Attualmente miglior surfista italiano e detentore del quinto posto nell’ultimo campionato europeo, Edoardo prosegue imperterrito verso il successo. L’obiettivo? Portare il suo Paese, l’Italia, sempre più in alto, o, giusto per rimanere in tema, sulla cresta più alta dell’onda.

«Da piccolo ho praticato tutti gli sport che hanno a che fare con il mare… ma il surf è quello che mi ha colpito di più perché c’è un contatto estremo, quasi simbiotico, con la natura»

Come è nata questa passione? E perchè proprio il surf?

La passione per il surf è nata grazie a mio padre che all’età di 10 anni mi ha portato a fare il primo viaggio a Fuerteventura, una delle isole Canarie. Mio padre è stato un giocatore professionista di pallanuoto e ha giocato con la squadra del Pescara durante i suoi tempi d’oro. Parallelamente a questo, ha sempre avuto una grande passione per il mare e il windsurf che successivamente sono diventati parte del suo lavoro, gestendo da ormai più di trent’anni un scuola di sport acquatici a Pescara. É proprio cosi che è nata la mia passione per il surf trasmessa dall’amore per il mare di mio padre. Da piccolo ho praticato tutti gli sport che hanno a che fare con il mare, come windsurf, vela, sup, kite… ma il surf è quello che mi ha colpito di più perché c’è un contatto estremo, quasi simbiotico, con la natura.

Ci descriveresti la posizione dell’Italia considerando il panorama mondiale del surf?

Al giorno d’oggi sono campione in carica in Italia e quinto negli ultimi campionati europei svolti l’estate dell’anno scorso; rappresento l’Italia in tutte le competizioni internazionali con l’obiettivo di alzare il più in alto possibile la nostra bandiera. Come nazione, il Bel Paese non è mai stato dei più forti a livello di surf, per il semplice fatto che i nostri mari sono più piccoli e chiusi rispetto all’oceano, con onde molto meno consistenti e di minore qualità.

Nonostante ciò, da quando il surf è entrato a far parte delle Olimpiadi, in Italia c’è un attenzione maggiore per la disciplina e il livello è sempre in crescita. Tanto supporto è dato dalla federazione FISWS e dal gruppo sportivo delle Fiamme Oro, che negli ultimi anni hanno investito un sacco in noi atleti. In questo momento il surf Italiano è rappresentato sul gradino più alto dei circuiti professionali internazionali da Leonardo Fioravanti, ispirazione e mentore per tutti gli atleti più giovani come me.

Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza
Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza

«Al giorno d’oggi il surf continua ad espandersi e credo che la miglior cosa da fare sia lavorare con brand extra settore»

È uno sport che richiama attenzione per gli sponsor?

Il surf è sempre stato uno sport molto “cool” e questo è uno dei principali fattori della sua crescita e della sua appetibilità economica. In passato, marchi del settore hanno investito un sacco nel surf, sponsorizzando atleti di ogni tipo con contratti pluriennali; lì il surfista diventava a tutti gli effetti immagine del brand. Negli ultimi anni c’è stata una profonda crisi dei marchi del settore e la situazione è andata definitivamente a peggiorare con l’avvento del Covid. Al giorno d’oggi il surf continua ad espandersi e credo che la miglior cosa da fare sia lavorare con brand extra settore.

Come si svolge la preparazione atletica? E la tua giornata tipo?

La prima cosa che faccio appena sveglio è un’attivazione muscolare di 45 minuti, incentrata maggiormente su esercizi di mobilità articolare. Poi passo a una bella colazione, preferibilmente salata, durante la quale non nascondo di perdere un po’ di tempo al telefono tra i vari social. Dopo di che salgo in macchina e vado in spiaggia per la prima sessione di allenamento con il mio coach (la durata può variare, ma di solito il tutto va dall’ora e mezza alle due ore).

Arrivato il momento del pranzo, mangio e poi mi riposo circa un’oretta prima di tornare ad allenarmi. A seconda delle giornate, poi, decido se tornare in acqua e aumentare il carico di surf o andare in palestra per dedicarmi a un lavoro di tipo fisico. Quindi torno a casa, faccio qualche esercizio consigliatomi dallo psicologo e altri 45 minuti di mobilità articolare. Infine doccia, cena e un po’ di meritato svago sui social o con un buon film prima di andare a letto. Questa è la mia giornata tipo.

Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza
Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza

Edoardo Papa: «Mi reputo super fortunato a vivere questa vita, facendo della mia passione un lavoro»

Cosa consiglieresti a un ragazzo/a che vuole cimentarsi nel surf?

A un ragazzo che vuole cimentarsi nel surf consiglio innanzitutto di passare più tempo possibile in acqua, per sviluppare via via quella sorta di “senso marino” che ti permette di muoverti con facilità tra le onde. Poi, altro aspetto secondo me fondamentale, è importante farsi guidare inizialmente da persone competenti che sappiano insegnare le basi fondamentali del surf. Terza cosa, consiglierei di divertirsi e godersi ogni singolo momento tra le onde.

Come riesci a conciliare sport e studi/vita privata?

Per il momento non ho ancora intrapreso un percorso universitario, ma è un qualcosa che vorrò fare in futuro. Quando si pratica una disciplina ad alto livello, conciliare sport e vita privata in realtà non è semplice, soprattutto per un surfista. Solo il fatto di dover partecipare alle gare ti porta a viaggiare tanto; in più se a casa tua non hai la possibilità di surfare e quindi di allenarti (come nel mio caso) sei praticamente sempre in viaggio all’estero. Ciò significa non avere stabilità, bisogna sempre esser pronti nel fare le valige e non vedere la famiglia e gli amici per svariati mesi.

Secondo me qualsiasi scelta si faccia nella vita, che sia uno sport o un lavoro, bisogna essere disposti a compiere dei sacrifici, anche perché senza di essi daremmo meno valore a ciò che facciamo. Concludendo, mi reputo super fortunato a vivere questa vita, facendo della mia passione un lavoro.

Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza
Edoardo Papa, ph. Amilcare Incalza
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