Immaginaria, la 18esima edizione del festival cinematografico dedicato a tematiche e storie lesbiche

Fino al 23 aprile 2023, il Nuovo Cinema Aquila di Roma ospita Immaginaria, International Film Festival of Lesbians & Other Rebellious Women. Testimonial della kermesse è Ema Stokholma, presente all’inaugurazione venerdì 21 aprile.

Immaginaria, che quest’anno festeggia la sua diciottesima edizione, è il primo festival internazionale di cinema indipendente a tematica lesbica e femminista in Italia. Fondato a Bologna nel 1993, nasce da una constatazione, ossia che «in Italia non si trovavano al cinema storie lesbiche che finissero bene. Al massimo trovavi storie lesbiche col suicidio finale o con la conversione all’eterosessualità. Spesso storie con la lesbica cattiva».

I cambiamenti succedutisi nel tempo

Ema Stokholma, testimonial del festival

Così racconta cosa è cambiato in questi trent’anni Elena Rossi Linguanti, organizzatrice della rassegna: «Cercando, abbiamo trovato film con trame diverse da queste. Era difficile perché le registe erano poche e a volte erano produzioni di bassa qualità. Erano rare le case di distribuzione. Oggi non è più così: sono film bellissimi, di altissima qualità. Anche la rappresentazione di storie lesbiche sullo schermo è aumentata in maniera esponenziale. Ci sono film, serie televisive, addirittura cartoni animati della Disney. I festival gay sono proliferati, un po’ meno quelli lesbici. Anche festival generalisti, come Venezia, cominciano ad includere film a tematica lesbica.

La situazione è sicuramente cambiata, anche se in Italia la strada è ancora lunga: il nostro Paese soffre di un ritardo atavico a livello culturale, etico, legislativo, e di un vuoto pressoché totale per quanto riguarda la produzione lesbica. La programmazione di Immaginaria, infatti, è per il 99% straniera. Per promuovere la produzione italiana, all’interno del festival abbiamo creato un concorso che si chiama Donne in corto».

Il fil rouge della 18esima edizione

Il claim di quest’anno è “Stay Together”, perché ci siamo accorte che i film parlano tra di loro. C’è ad esempio il bellissimo documentario Loving Highsmith, che presenta un ritratto inedito di Patricia Highsmith, e poi abbiamo un film inglese, Gateways Grind di Jacquie Lawrence, che racconta del Gateways, il locale lesbico londinese più longevo del mondo, dove andava anche la scrittrice originaria del Texas.

Oppure c’è un documentario francese, Alice Guy, l’inconnue du 7e art, sulla prima regista al mondo, e poi c’è un documentario belga, Dans le silence d’une mer abyssale, di una giovane regista che, quando ha frequentato una scuola di cinema, si è resa conto che non c’erano modelli di cineaste. È andata a cercarle e ha scoperto che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in realtà le donne nel cinema erano tante, e tra queste Alice Guy. C’è quindi un incrocio di tematiche che abbiamo riscontrato nei vari film, dei fili invisibili che legano le produzioni tra loro.
Anche le generazioni parlano le une con le altre. Questo ci ha fatto riflettere sul senso della comunità e dell’importanza dello stare insieme

Immaginaria Festival 2023
Un frame di Camilla Comes Out Tonight

Un festival dedicato alle donne

Altro denominatore comune che si riscontra fra i titoli presentati, è il fatto di essere un festival che parla di donne e a tutte le donne. Ne sono un esempio titoli come Les nouvelles guérillères, belga, che racconta di un gruppo di attiviste che combattono le disuguaglianze di genere, il sessismo e il razzismo, che denunciano il patriarcato e propongono soluzioni per un’altra convivenza possibile e paritaria, in un territorio in cui nessuna sia invisibile o denigrata; On ne tue Jamais par amour, canadese, su un gruppo femminista la cui sfida è porre fine alla violenza sistemica subita dalle donne e dalle minoranze di genere; GRRRL, tedesco, su un gruppo auto-organizzato di amiche che escono di notte per aiutare le donne a tornare a casa in sicurezza.

E ancora, l’italiano Non è una città per ragazze di Paolina Gramegna, su una giovane che, inseguita da un uomo, riesce a mettersi in salvo, chiama la polizia e questa la ammoniscono con frasi discriminatorie, sminuendo ciò che le è successo e imponendo la sua autorità.

Immaginaria ha il pregio di raccontare il lato femminile del mondo, laddove le donne possono essere quelle del Gateways Club; quelle di Toutes musclées, che hanno lottato nel mondo dello sport; quelle di Blue Jean che hanno subito, nel Regno Unito del governo Thatcher, nel 1988, la Sezione 28, una legge che proibiva l’omosessualità equiparandola a uno stile di vita “deviato”; donne europee, pakistane, egiziane, donne di oggi o del passato, come in Sur les traces de Madeleine Pellettier, una delle prime donne a studiare medicina e psichiatria in Francia, favorevole all’aborto, che fu rinchiusa in un ospedale psichiatrico senza la possibilità di difendersi.

La comunità LGBT e il rispetto per i diritti civili e umani

Scorrendo i titoli che animano Immaginaria, sorge una domanda: quanto le battaglie delle donne LGBT sono battaglie per tutte le donne, e per tutti? Quanto sono in realtà battaglie per il rispetto dei diritti civili e umani? 

Elena Rossi Linguanti (organizzatrice): «Il nostro è un festival lesbico e femminista. Ci sono film contro la violenza sulle donne, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Noi, come lesbiche, abbiamo sempre condiviso le battaglie femministe, contro le disuguaglianze di genere, contro il sessismo, il razzismo. Il nostro è un piccolo contributo ai diritti civili di tutte».

Francesca Valtorta (attrice, giurata): «Parlare di Immaginaria riducendolo a un festival che tratta esclusivamente tematiche “lesbiche” sarebbe un insulto. Celebra tutte le donne, soprattutto quelle relegate, attaccate, dimenticate, che hanno lottato per vedere riconosciuto il loro valore. E fra queste, purtroppo, ancora oggi ci sono le donne lesbiche, troppo spesso ghettizzate e oggetto di imbarazzo e scherno. Nelle loro battaglie di riconoscimento del proprio diritto di esistere possono, anzi devono, riconoscersi tutti, indistintamente.
Mi ha colpito enormemente il documentario su Alice Guy. Non sapevo chi fosse, eppure questa donna straordinaria è stata la prima regista e sceneggiatrice, la prima donna a realizzare un film di finzione nella storia del cinema, oltre che la prima a fondare uno studio cinematografico (Solax Company) nel 1910. È stata letteralmente cancellata, il suo nome non compare in nessun archivio, in nessun libro, i suoi film sono andati in gran parte persi o risultano essere stati diretti da uomini.
Ha lottato tutta la vita per veder riconosciuto il suo lavoro e il fatto di esistere, ma invano. Ecco, la sua lotta non è forse una lotta in cui ognuno di noi può riconoscersi? Per questo anche la lotta delle donne LGBT deve diventare la nostra, la lotta di tutti».

“La lotta delle donne LGBT deve diventare la nostra, la lotta di tutti”

Anna Ammirati (attrice e regista, giurata): «Le battaglie delle donne LGBT sono battaglie per tutte le donne e per tutti gli individui che lottano per i diritti civili e umani. La lotta per l’uguaglianza di genere e la lotta per i diritti LGBTQ+ sono strettamente legate, poiché entrambe le battaglie cercano di affrontare le disuguaglianze e le discriminazioni basate sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale. Ad esempio, la lotta per il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, è una battaglia importante per le donne LGBT e per tutti coloro che lottano per l’uguaglianza dei diritti civili. Questa lotta non riguarda solo il diritto di due persone dello stesso sesso di sposarsi, ma riguarda anche la parità di trattamento in termini di diritti e benefici legali, come l’accesso alle prestazioni previdenziali, alle assicurazioni sanitarie e ai benefici fiscali».

«Inoltre, la lotta per la parità di retribuzione, la prevenzione della violenza di genere, l’accesso ai servizi sanitari, l’accesso all’istruzione e la tutela dei diritti riproduttivi, sono battaglie che riguardano tutte le donne, indipendentemente dall’orientamento sessuale. L’uguaglianza di genere è un diritto umano fondamentale e, quando tutti i membri della società godono degli stessi diritti e opportunità, l’intera società ne beneficia. Le battaglie delle donne LGBT sono essenziali per la lotta più ampia per i diritti civili e umani».

Eugenia Costantini (attrice, giurata): «Le battaglie per vedere riconosciuti i propri diritti sono sempre battaglie per tutti e ognuno dovrebbe sentirsi coinvolto. Siamo tutti diversi, per cultura, genere, carattere, storia, provenienza, indole, ed è questa la nostra ricchezza. L’omologazione è appiattimento, è arretratezza, è andare contro la nostra natura. Le discriminazioni di ogni tipo sono una piaga, una insensata crudeltà alla quale degli esseri umani sottopongono altri esseri umani».

Il programma completo di tutte le proiezioni – lungometraggi, documentari e cortometraggi – e di tutti gli eventi collaterali è sul sito www.immaginariaff.it.

Nell’immagine in apertura, una scena de Les Meilleures, film nel programma di Immaginaria 2023

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