‘I miei racconti di fotografia oltre la moda’, a Casale Monferrato gli scatti d’autore di Maria Vittoria Backhaus

È in corso di svolgimento il Middle MonFest, festival fotografico lanciato lo scorso anno dal comune di Casale Monferrato e diretto da Mariateresa Cerretelli, che in questa seconda edizione celebra con una grande retrospettiva il prolifico opus di una maestra dell’obiettivo, Maria Vittoria Backhaus. I miei racconti di fotografia oltre la moda, questo il titolo dell’esposizione (aperta fino all’11 giugno), ripercorre la carriera della fotografa (classe 1942, il suo è un nome ben noto nel settore fashion, come pure in quello del design, degli accessori – dai gioielli all’oggettistica – e del food), dipanatasi nell’arco di cinque decenni, nei quali è passata dai reportage di eventi culturali, politici e musicali (il suo esordio fu sulle pagine del settimanale Tempo) agli editoriali di moda, proprio nel periodo storico in cui erano all’apice della diffusione.

Maria Vittoria Backhaus
Maria Vittoria Backhaus, Cuore di mamma #2, Milano 2001, editoriale per iO Donna

La mostra antologica, allestita negli spazi del castello della cittadina piemontese, è il risultato di un lungo, attento “scavo” di un archivio assai ricco ed eterogeneo, in cui si alternano svariati lavori su commissione per le principali testate, italiane e non, e immagini frutto di un incessante studio personale, still-life e composizioni artistiche, che rivelano il tratto innovativo, spesso controcorrente dell’artista milanese (ma ormai piemontese d’adozione, da tempo ha infatti trasferito la sua casa e studio nel Monferrato).

Una mostra che ripercorre decenni di carriera di un’autrice “in equilibrio tra visione, creatività e metodo”

Il visitatore si trova di fronte, dunque, a una caleidoscopica selezione di foto, a cura di Luciano Bobba e Angelo Ferrillo – e con la direzione artistica di Cerretelli, che restituiscono appieno l’immensa creatività dell’autrice. La sua è una cifra dirompente, sperimentale, rivoluzionaria per la fase storica a cui risalgono gli scatti, sempre un passo avanti rispetto alla staticità, al gusto classicheggiante delle immagini che allora dominavano le pagine delle riviste patinate, come pure le campagne pubblicitarie. Rileggendo in modo nuovo un archivio davvero sterminato, eccezionale quanto a mole e varietà dei materiali, l’exhibition passa in rassegna i vari temi affrontati da Backhaus, creativa geniale che, nel tempo, ha declinato la propria visione in ambito editoriale, pubblicitario e in un ricerca personale del tutto peculiare, indagando una società in costante evoluzione.

Maria Vittoria Backhaus mostre
Maria Vittoria Backhaus, campagna stampa, Milano 1978

Nelle sale del secondo piano del castello si susseguono così gli assi portanti di un racconto per immagini continuamente in progress, vale a dire moda, still-life, accessori, design, natura, statuine, collage, composizioni scenografiche realizzate con miniature di edifici e personaggi; un corpus rappresentativo di quasi mezzo secolo di lavoro, che include anche reportage e ritratti, tra cui quelli degli abitanti di Filicudi, isola del cuore della fotografa, e i più recenti di Rocchetta Tanaro e della gente monferrina.
Una girandola visiva dove il bianco e nero cede il passo al colore, racchiudendo l’essenza di un’iconografia sconfinata, costruita dall’autrice in decenni di carriera, che l’hanno vista cambiare – e studiare in maniera approfondita, per sfruttarne al meglio le specificità -diifferenti macchine fotografiche.


Maria Vittoria Backhaus Casale Monferrato
Maria Vittoria Backhaus, Ritratti di filicudari, Ivana Bonica, Filicudi 2014

“Ho dovuto imparare tutte le diverse tecniche, acquisite ma dimenticate al momento dello scatto, per concentrarmi sul racconto della fotografia”

Bobba, curatore della retrospettiva, sottolinea come questa sia stata studiata «passo dopo passo con Maria Vittoria [Backhaus, ndr]», e paragona il processo al «seguire la linea parallela di uno scambio naturale e spontaneo, senza barriere, in un fluire di pensiero e accordi estetici profondi e immediati, che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica». Da parte sua, il co-curatore Ferrillo pone l’accento su un singolo termine, «immaginifico. È l’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria. Conoscendola poi a fondo, vivendo la produzione e approfondendo il suo pensiero, mi sono reso conto di quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività e metodo».
La diretta interessata dichiara, invece, di aver lavorato «con tutti i formati possibili, dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20 x 25. Ho dovuto imparare tutte le diverse tecniche per poterle usare, acquisite ma dimenticate al momento dello scatto, per concentrarmi sul racconto della fotografia».

Maria Vittoria Backhaus fotografia
Maria Vittoria Backhaus, campagna stampa per Walter Albini, Milano, 1978

Monferrato festival fotografia
Maria Vittoria Backhaus, Biancaneve #2, Milano 2001, editoriale per iO Donna

Ad affiancare I miei racconti di fotografia oltre la moda, nell’edizione 2023 del Middle MonFest, è l’esposizione Fotografia in Vetrina (a cura di  Ilenio Celoria), ospitata nella Sala Marescalchi dell’edificio, con i commercianti cittadini in posa per gli studenti dell’Istituto Leardi, che per ritrarli hanno seguito lo stile di un altro virtuoso assoluto dell’obiettivo, Francesco Negri.

festival fotografia Monferrato
Maria Vittoria Backhaus, Cuore di mamma #1, Milano 2001, editoriale per iO Donna

Nell’immagine in apertura: Maria Vittoria Backhaus, Biancaneve #1, Milano 2001, editoriale per iO Donna

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