Tra passerelle e palcoscenici: la fusione creativa di moda e danza

L’attrazione fatale tra moda e danza ha da sempre affascinato molti nomi dell’haute couture, da Coco Chanel a Issey Miyake, da Versace a Maria Grazia Chiuri. Ultimo fra questi è senz’altro Roberto Capucci, con i suoi abiti spettacolari, vere e proprie sculture plastiche. Lo stilista ha voluto mettere alla prova il suo estro sartoriale accettando l’invito, a partire dal 2019, di Daniele Cipriani per i favolosi galà Les Etoiles

La prima creazione firmata dal designer, un costume diventato un’autentica icona, è stata per il ballerino spagnolo Sergio Bernal. A seguire, per l’assolo l’Idolo d’Oro da La Bayadère, Capucci ha vestito il coreano Young Gyu Choi, con gonnellino e copricapo. Nell’agosto del 2020, durante la serata di danza Le creature di Prometeo del Festival dei Due Mondi di Spoleto, i ballerini si sono esibiti indossando 15 costumi realizzati a partire dai bozzetti di Capucci, esposti nel 2018 a Firenze presso Palazzo Pitti. 

Grandi protagonisti, geni, creatori assoluti, gli stilisti hanno contribuito a infondere alla scena teatrale un segno di unicità, imprimendo il marchio inconfondibile del proprio linguaggio e del proprio pensiero. Grazie a una spiccata visione creativa, essi hanno reinventato la scena di Tersicore, coniugando tradizione e innovazione, artigianato e tecnologia. Esemplare in questa sperimentazione è l’olandese Iris van Harper che, con i suoi costumi organici e futuristici, riflette i tempi in cui l’abito ha spesso influenzato la scrittura coreografica. Stesso risultato si è ottenuto con lo spettacolo Kreatur di Sasha Waltz, uno scenario in cui mylar e rame con tulle e organza hanno rivestito i corpi dei danzatori facendone delle sculture viventi. Per Benjamin Millepied, invece, la stilista ha creato i costumi articolati in plastica nera di Neverwhere del New York City Ballet, e all’Opéra de Paris i rivestimenti tagliati al laser per Clear, Loud, Bright, Forward

Moda danza
Nuit Dansèe e Nuit Romaine in abiti Dior, rappresentazione Palais Des Congrès © Julien Benhamou © Opera Roma © Eleonora Abbagnato

Da Chanel a Comme des Garçons, moda e danza all’unisono

Nasce da lontano il binomio moda e danza, connubio che, nel corso della storia, è diventato sempre più stretto. Pionieri di questo dialogo estetico tra discipline artistiche sono stati i Ballets Russes di Diaghilev, in primis con Coco Chanel. La celeberrima couturier francese nel 1924 firmò i costumi balneari di Le train bleu di Bronislava Nijinska, dei quali si ricorda particolarmente il costume da bagno realizzato con un nuovo tessuto elastico. 

Da allora progettare per il corpo e per il movimento, e conformarsi alle esigenze del danzatore è diventato il focus di un numero sempre maggiore di stilisti affascinati dal teatro. Erede del legame tra Chanel e la compagnia di Diaghilev è stato Karl Lagerfeld, storico direttore creativo della Maison e protagonista di un intenso rapporto con l’arte di Tersicore. Basti solo ricordare i bianchi costumi dell’Apollon Musagète di Balanchine, ridisegnati per Les Ballets de Monte-Carlo nel 1997; quelli al tempo stesso trasgressivi ed eleganti di Altro Canto di Jean-Christophe Maillot; o di Mea Culpa di Sidi Larbi Cherkaoui, senza contare le collaborazioni con l’Opéra de Paris.

Noto è il sodalizio filosofico-creativo tra la designer d’avanguardia Rei Kawakubo, del marchio Comme des Garçons, e Merce Cunningham, da sempre molto attento alla scelta dei costumi come parte integrante delle sue coreografie. Chiamata nel 1997 dal coreografo americano a creare anche la scenografia di Scenario, la stilista realizzò divertenti abiti imbottiti, rigonfi sul petto, sui fianchi e sulla pancia; protuberanze queste che influenzavano i movimenti dei danzatori e il loro relazionarsi nello spazio.

Moda danza
Nuit Dansèe e Nuit Romaine in abiti Dior, rappresentazione Palais Des Congrès © Julien Benhamou © Opera Roma © Eleonora Abbagnato

Jean-Paul Gautier e Yves Saint Laurent

A enfatizzare il movimento, abbellirlo, farne una creazione nella creazione, ci ha pensato l’eccentrico e provocatorio stilista Jean-Paul Gaultier, segnando negli anni ’80, insieme alla coreografa Régine Chopinot, un punto di rottura con le forme accademiche. Introducendo la commistione dei loro linguaggi, i due giocavano con la passerella e il palcoscenico mettendo insieme, nel 1985, ballerini, attori e modelle in quello che è stato il loro spettacolo-manifesto. Parliamo di Le Défilé, un turbinio di abiti che sostituivano il tradizionale tutù con corsetti, crinoline di lana a trecce, slip giganti e divise a cuscino.

Uno show esplosivo che poi ha ripercorso la carriera del designer francese è Fashion Freak Show, un mix sfavillante di musical, party e sfilata di moda, visto nel 2019 al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Un lungo e proficuo sodalizio è stato anche quello tra un giovanissimo Yves Saint Laurent e Roland Petit, con al centro la musa Zizi Jeanmaire. Quando nel 1982 le chiesero cosa pensasse di Saint Laurent, Zizi rispose: «Lui è la bellezza, è il talento, è tutto il teatro». In sintonia con la poetica del coreografo o opera d’arte in sé, il costume pensato per la danza ha attinto estro anche dalla pittura e dalla scultura, antica e moderna. Ad esempio, per il balletto Notre Dame de Paris di Roland Petit, del 1965 e ancora oggi riproposto, Saint Laurent si è ispirato ai colori delle vetrate della cattedrale, agli affreschi del Medioevo e ai quadri di Mondrian. 

Tra moda e danza, le partnership di Gianni Versace e Issey Miyake

Dai motivi astratti di Kandinsky, dagli ori e dai disegni di Klimt, ma anche dalle leggende dell’antica Grecia, ha tratto ispirazione Gianni Versace per creare i larghi pantaloni rossi drappeggiati dei danzatori per Dionyos di Maurice Béjart. Quel balletto segnò l’inizio della loro amicizia e partnership. «Gianni non creava solo dei costumi, vestiva l’anima dei ballerini», ha affermato Béjart. E il couturier calabrese: «La libertà che il balletto mi ha dato è paragonabile solo a quella del mio inizio nella moda». Chiamato dai più grandi teatri del mondo, Gianni Versace firmerà i costumi di molti balletti e opere liriche. 

Anche William Forsythe ha subito l’attrazione per il fashion-style chiamando, nel 1993, l’outsider Issey Miyake – noto per l’utilizzo di materiali e tecniche innovative – per il balletto The Loss of Small Detail. Una collaborazione intensa è stata quella tra Marella Ferrera e il coreografo belga Micha van Hoecke, per il quale ha firmato dieci spettacoli e un’originale sfilata a Roma per la collezione Primavera Estate, ispirata ai clochard francesi. «Grazie a Micha – ha dichiarato la stilista siciliana – ho riscoperto la mia passione per il teatro. Oltre 15 anni trascorsi insieme in un percorso di vita e di emozioni. I miei abiti hanno dato corpo ai suoi pensieri, al suo sentire. Gli hanno dato un’anima». 

Yves Saint Laurent
Bozzetto di Yves Saint Laurent Les Dames, inaugurazione, Notre-Dame de Paris

Con Maria Grazia Chiuri e Luca Missoni, stilisti, coreografi e ballerini si incontrano

La danza si trasforma anche in spunto narrativo e critico, laboratorio d’idee e sperimentazioni, persino scenografiche. Ad esempio, si ricorda la collezione di Marras, con tanti tutù appesi al soffitto; e Miu Miu (Miuccia Prada) con una sfilata all’interno di un’immaginaria pista da ballo. E come dimenticare Valentino e il suo rapporto con la danza nato da un desiderio inappagato. In un’intervista del 2006, quando gli si chiese semmai avesse avuto dei rimpianti, lo stilista rispose: «Non aver mai vestito un balletto o un’opera, ma soltanto per mancanza di tempo». Scattata la scintilla, di tempo poi ne ha trovato disegnando per il New York City Ballet, per l’Opera di Vienna, e per molti altri. 

Moda danza
Chanel Notre Sacre © Ondine Bertrand / CHEESE

Pensati per la praticità del movimento atletico dei danzatori, sono da ricordare i costumi di Luca Missoni per lo spettacolo ginnico-acrobatico Aeros del trio Parsons-Pendleton-Ezralow, o di Step into my Dream per la compagnia di David Parsons. E non si può non accennare al fatto che molti volti della danza sono diventati anche testimonial di marchi celebri sfilando per loro: basti ricordare Viviana Durante per Gattinoni, Roberto Bolle per Ferragamo, alcuni danzatori del Royal Ballet per Renzo Rosso, Eleonora Abbagnato per Dior. Il felice sodalizio tra la ballerina e direttrice del Teatro dell’Opera di Roma e Maria Grazia Chiuri è iniziato nel 2019 firmando i costumi del balletto Nuit Blanche, omaggio per il compositore americano Philip Glass.

Ancor prima la direttrice creativa di Dior aveva vestito le modelle della Maison francese nella Paris Fashion Week Primavera Estate, con l’incursione di otto ballerini della coreografa israeliana Sharon Eyal, sotto un’inarrestabile cascata di petali. Una vera e propria performance, una regia con un pensiero spettacolare dove la commistione danza e moda trovava una sintesi perfetta. Un mix seducente questo, che ancora oggi continua a suscitare magiche reazioni chimiche tra stilisti, coreografi e ballerini.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata