‘Unveiled’, il messaggio di denuncia e speranza di Farnaz Damnabi

La galleria 29 Arts in Progress presenta Unveiled, la prima personale dell’artista iraniana Farnaz Damnabi. La mostra, inaugurata lo scorso 22 maggio, resterà aperta fino al 28 luglio; espone una selezione di opere che raccontano, in maniera tanto sofisticata quanto potente, la storia di una giovane fotografa dell’Iran contemporaneo che esplora il delicato equilibrio tra il passato e il futuro del Paese.

Il desiderio di denuncia e celebrazione del ruolo femminile in Iran

Il desiderio dell’artista è quello di mettere al centro dell’attenzione la figura della donna, raccontando e rendendo omaggio all’identità femminile iraniana e al ruolo silenzioso – ma vitale – svolto dalle sue connazionali nella comunità iraniana. Attraverso i suoi scatti, Farnaz evidenzia la realtà quotidiana delle donne, sistematicamente ignorate da una società patriarcale che fatica a riconoscerne l’uguaglianza, il valore e la libertà. 

Le opere in mostra affrontano temi di grande rilievo come la discriminazione nel mercato del lavoro, il divario di genere nei salari, il mancato riconoscimento del prezioso contributo femminile in settori fondamentali dell’economia e dell’artigianato locale, ad esempio nella raccolta dello zafferano o nella produzione dei tappeti. Attraverso queste istantanee, l’autrice vuole far conoscere e creare consapevolezza sulla condizione femminile nella Repubblica Islamica, evidenziando le ingiustizie e disuguaglianze che affrontano.

I lavori in mostra alla 29 Arts in Progress Gallery

Diverse le serie incluse nell’esposizione della galleria di via San Vittore, a cominciare da Lost Paradise, in cui Damnabi si concentra su figure femminili ritratte di spalle, di fronte a un tradizionale tappeto persiano. Immagini che creano un effetto di mimetismo, quasi fondendo il soggetto con lo sfondo, e simboleggiano un senso di invisibilità sia ottica che sociale.

E ancora, i reportage (genere per cui è nota la fotografa originaria di Teheran) che documentano la vita dei bambini iraniani, poetici nella loro intrinseca drammaticità. Attraverso di essi, l’artista cerca di mostrare non solo le difficoltà affrontate dai più piccoli nella quotidianità, ma anche la loro straordinaria capacità di trovare la magia anche nei contesti più avversi; una prospettiva, quest’ultima, esemplificata con efficacia nel titolo emblematico di uno dei progetti, Playing is my right.

Farnaz Damnabi foto
Playing is my right (ph. courtesy of 29 Arts in Progress Gallery)

La serie Metamorphosis, invece, è una vera e propria raccolta di momenti sospesi, scene di vita quotidiana, rituali, abiti e tradizioni emblematiche dell’Iran. Le immagini mostrano donne, bambini e adolescenti, offrendo uno sguardo intimo sulla cultura e la vita del paese mediorientale.

Farnaz Damnabi 2023
Metamorphosis (ph. courtesy of 29 Arts in Progress Gallery)

Reportage, immagini di denuncia e scatti che celebrano le figure più marginali

Con il suo progetto più recente, Be like a Butterfly, Damnabi documenta il tentativo delle nuove generazioni femminili di migliorare la propria condizione. Attraverso la sua pratica creativa, l’autrice registra i cambiamenti lenti e talvolta impercettibili che avvengono nel contesto sociale e culturale dell’Iran. Il titolo stesso fa riferimento alla metamorfosi delle crisalidi che diventano farfalle, collegando questa trasformazione alla lotta delle donne del paese per l’uguaglianza e la libertà. 

In un altro personale, toccante racconto della sua patria, dal titolo Pardis, documenta l’esperimento di una città chiamata appunto Pardis, sviluppatasi a pochi chilometri da Teheran. Nonostante il nome, che richiama il concetto di paradiso, è stata costruita con l’intenzione di invertire la migrazione dalle aree più densamente popolate; la massiccia costruzione di nuovi edifici, però, ha comportato una devastazione dell’ecosistema montano e la distruzione dell’habitat naturale delle zona, aggravando ulteriormente le difficoltà di collegamento con la capitale. 

Le foto appartenenti a questa serie sembrano sospese tra realtà e sogno, delineando un panorama desolante che la stessa autrice definisce un “paesaggio lunare”. I suoi scatti mettono in luce la realtà di un paradiso negato, in cui Pardis diventa un quartiere dormitorio nel quale sopravvivono lavoratori e famiglie povere, ghettizzati e privati dei servizi più basilari.

Farnaz Damnabi art
Pardis (ph. courtesy of 29 Arts in Progress Gallery)

I lavori di Damnabi trasformano in immagini le voci degli inascoltati dell’Iran: sono le storie delle donne, emarginate da tutti gli aspetti della società in cui vivono; le storie dei bambini, privati del diritto inalienabile di un’infanzia spensierata. Non vogliono essere polemici ma rappresentativi, perché l’artista, attraverso il suo operato, ambisce a trasmettere un messaggio di speranza e positività, celebrando le storie di persone che lottano per un futuro migliore.

Nell’immagine in apertura, uno scatto di Farnaz Damnabi (ph. courtesy 29 Arts in Progress Gallery)

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata