Il fumetto impegnato di Zerocalcare apre il Campania Libri Festival

Zerocalcare ha aperto il Campania Libri Festival, «supercontento» di essere al teatro Politeama di Napoli per l’anteprima della nuova manifestazione letteraria partenopea, nonostante «sto ‘na… (era raffreddato, traduzione della giornalista)… Scusate se parlo con questa voce stentoria… Non c’ho il Covid, ma so’ pieno de spray nasale».

Zerocalcare festival 2022
Pubblicità dell’evento di apertura del festival con Zero, alter ego fumettistico di Michele Rech (ph. Salvatore Pastore)

In un teatro andato sold out in poche ore, Michele Rech ha incontrato il pubblico napoletano con il tono pungente e il sarcasmo di Zerocalcare.

Ma che ci fa un fumettista in un festival di libri?

Non ne ho idea. Non credo la mia sia letteratura. Unisco la scrittura all’immagine, faccio un’operazione di sintesi. Sicuramente però è un libro, quindi ha perfettamente senso la presenza al Campania Libri Festival. E poi questo festival parla di libri, non di letteratura. Quindi noi fumettisti non siamo abusivi qua dentro.
Così Zerocalcare sul palco. Lontano dai riflettori, abbiamo chiacchierato con Michele. Unico paletto: non si può parlare del libro in uscita a ottobre, No sleep till Shengal. Nessun problema. Come direbbe Zerocalcare: skippiamo e andiamo avanti.

Zerocalcare Napoli festival
Zerocalcare durante il talk all’anteprima del Campania Libri Festival (ph. Salvatore Pastore)

Nel 2001 esce il tuo fumetto sui fatti di Genova. Nella prima e nell’ultima tavola due frasi simili: la memoria è un ingranaggio, va mantenuta e per funzionare ha bisogno di ognuno di noi. Il 25 si vota. L’ingranaggio della memoria sta funzionando?

Non voglio parlare di elezioni. Sulla memoria storica, penso che non stia funzionando e sono i sintomi che ci dicono che non sta funzionando. E sono completamente slegati dal 25 settembre. Questo Paese ha un problema di memoria, di fare i conti con la propria storia e i propri demoni, sia a breve che a lungo termine. Dico solo che non mi piacciono le emergenze del momento.

“Non ci sono persone che non vogliono sentir parlare di certe tematiche, semplicemente la gente non sa raccontarle”

Apri il Campania Libri festival. Il libro in uscita è stato stampato in oltre 230 mila copie in un momento in cui l’editoria è in crisi…

Guarda che secondo me è un suicidio eh… Io sono terrorizzato. Tutti giorni dico alla casa editrice che hanno fatto una cazzata…

Zerocalcare graphic novel
Le graphic novel di Zerocalcare al Campania Libri Festival (ph. Salvatore Pastore)

Fai politica con i fumetti e vendi migliaia di libri. I politici sbarcano su TikTok e vengono fischiati e presi in giro. Tu parli di genocidio curdo, di disagio giovanile, dei fatti di Genova e dell’assoluzione dei colpevoli, e anche chi non sa ti ascolta. Quindi il problema non sono i giovani e il fatto che non gliene frega niente?

Non penso sia vero che i giovani rifiutano quella dimensione. Credo che le persone in genere rifiutano la dimensione pretesca o la dimensione del maestrino. Quella cosa là penso che sia indigesta a tante persone. Se uno riesce a raccontare cose di vita quotidiana, dal lockdown alle questioni sociali, fatti che riguardano noi e il nostro vicino di casa, e riesce a farlo senza retorica, senza ideologia e senza mettersi su un piedistallo, secondo me le persone ti ascoltano. E non dico che io lo so fare. Chi ti segue è anche contento di avere dei contenuti più elaborati e non avere per forza solo le stronzate.
Sono convinto che non ci sono persone che non vogliono sentir parlare di certe tematiche, è semplicemente che la gente non le sa raccontare.

“Sto al centro di una dinamica molto schierata e partigiana, nel senso che parteggio per una fazione”

Una volta c’erano gli inviati di guerra. Oggi i presentatori fanno show dall’Ucraina e un fumettista va tra i curdi a disegnare un reportage. Il graphic journalism è una nuova frontiera del giornalismo impegnato e indipendente, che riesce anche a bypassare la censura dei media?

Io ho sempre un po’ di pudore su questa roba, nel senso che non penso che il mio lavoro possa sostituire quello del giornalismo. Rispetto il giornalismo fatto bene. Ma nella mia testa il giornalista è uno imparziale rispetto a quello che racconta. Io invece sto al centro di una dinamica molto schierata e partigiana, nel senso che parteggio per una fazione. Quando vado in quelle zone di guerra, mi sembra di fare qualcosa che serve a sostenere una causa, di difendere le ragioni di una parte. Poi cerco di farlo il più possibile con onestà intellettuale. Mi impegno a non ingannare e a non fare propaganda. Ma credo di fare un lavoro che è diverso da quello del giornalista.
Poi, il fatto che noi fumettisti siamo considerati un po’ i fratellini scemi, ci dà anche delle libertà che altri non hanno. Kobane Calling è un libro che parla di un’organizzazione che sta sulle liste del terrorismo di mezzo mondo. Se le stesse cose fossero state scritte nell’editoriale di un giornale, ci sarebbero state le rimostranze delle ambasciate e un dibattito acceso. All’interno di un fumetto questa cosa non solo passa senza intoppi, ma anche persone che hanno ruoli pubblici possono dire che il mio libro è interessante. Quindi secondo me il fumetto è un’arma a doppio taglio, perché è vero che viene considerato una cosa di serie B, ma questo ha anche lati positivi.

Zerocalcare incontri 2022
Zerocalcare con l’autrice dell’articolo (ph. Salvatore Pastore)

“Il fumetto è un’arma a doppio taglio, viene considerato una cosa di serie B, ma questo ha anche lati positivi”

Mi fai venire in mente il disco che rese famosa JLo, On the 6, dalla linea del metrò che collega il Bronx con Manhattan. Essere on the 6 significa farcela, passare dalla borgata ai quartieri alti. Michele adolescente andava ogni mattina da Rebibbia al liceo Chateaubriand di Roma. Michele è però rimasto nelle sue zone nonostante il successo. Com’era allora Michele? Più Zerocalcare, Armadillo o…?

Era una realtà divisa. Erano evidentemente poche le persone che venivano da Rebibbia. C’era una divisione molto netta, ma penso che i ragazzini non siano colpevoli di nulla. Semmai i genitori. La divisione era tra gli studenti italiani, che stavano lì perché era uno status symbol, e le persone francesi o di altre nazionalità che stavano lì perché era la scuola che consentiva loro la continuità linguistica se viaggiavano. Io sono madrelingua francese, perché mia mamma è francese, e le persone con cui mi relazionavo erano ragazzi che ti insegnavano tante cose, che magari avevano viaggiato. E poi, ovvio che c’era una comunità in cui magari stavi per anni senza rivolgerti la parola. Perché erano mondi super diversi.

Immagino che la questione Roma nordRoma sud per uno straniero, come per un non romano, sia un’idiozia…

Abbastanza…

Zerocalcare talk 2022
Zerocalcare al termine del talk tenutosi al teatro Politeama per l’apertura del festival (ph. Salvatore Pastore)

Nell’immagine in apertura, Zerocalcare sul palco del Politeama per l’apertura del Campania Libri Festival (ph. Salvatore Pastore)

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