Un attore in continua transizione: Matteo Oscar Giuggioli tra urgenza e curiosità

Nasce a Rho, alle porte di Milano, la notte del 31 dicembre del 2000. Alle 23.30. Ma, tranne quella notte, Matteo Oscar Giuggioli non ha più tenuto sveglia sua mamma: «Ero bravissimo. Sorridevo a tutti, ero solare». La musica lo attrae fin da piccolo: «Ero nel passeggino, con mia mamma. Abbiamo incontrato un violinista di strada e io ero ipnotizzato ad ascoltarlo. Siamo rimasti lì per molto tempo perché non volevo venir via». Crescendo ha pensato anche di fare il musicista. «A casa ho la chitarra, il basso, la batteria elettrica, il sax, il violino, il cajón. Ho provato tanti strumenti… Un po’ come ho fatto con gli sport».

Matteo Oscar Giuggioli
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Alle superiori si iscrive al liceo delle scienze umane. E qui incontra il suo grande amore: la recitazione. «Ho iniziato in primo liceo con un corso extrascolastico. Ho sempre sentito che avevo delle cose da dire, ma incanalavo male le mie energie. Facevo tentativi che non portavo mai a termine. Ho avuto un percorso scolastico faticoso. Non mi sentivo a mio agio. Pensavo anche di non essere intelligente. Ero in un periodo di transizione e non mi sentivo compreso. Nulla attirava la mia attenzione. Ero demotivato. Ma quando ho iniziato a fare teatro, ho sentito un’emozione enorme, un senso di libertà che non avevo mai provato. Ho avuto un’insegnante bravissima che ci faceva fare training autogeno, teatro-danza. Ho provato un senso di vitalità pazzesco e ho continuato. Era come una droga: dopo un po’ avevo bisogno di aumentare la dose».

“In realtà non c’è stato un momento in cui ho deciso: da ora in poi voglio fare cinema. Volevo solo recitare”

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Però non hai continuato col teatro…

In realtà non c’è stato un momento in cui ho deciso: da ora in poi voglio fare cinema. È semplicemente successo. Per Gli sdraiati sono venuti a provinare nelle scuole. È iniziata così. Volevo solo recitare. Non importava se a teatro o al cinema.

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Ne Il filo invisibile, diretto da Marco Puccioni per Netflix, tratti due argomenti scomodi: l’omosessualità e le famiglie arcobaleno. Due aspetti della nostra quotidianità che il nuovo governo avversa…

Questo è un governo contro le famiglie in generale, non solo arcobaleno. Famiglia è sinonimo di amore e questo è un governo che va contro l’amore. Perché mi sta dicendo chi non posso amare, con chi posso sposarmi o aver figli. Aver figli è la traduzione di un atto sessuale con un parto a seguito, oppure è semplicemente voler dare amore?

“Il nostro lavoro è fatto anche di ricerca. E se la fai, il risultato si vede”


Sei con Stefano Accorsi nella nuova serie Rai Vostro onore. Che esperienza è stata?

Un bellissimo progetto, ma mi sento sempre in continua transizione. Sono molto felice di Vostro onore, però faccio fatica a vederlo. Vuol dire che sono cresciuto, maturato. Sono molto severo con me stesso: non mi piaccio. Avrei voluto provare di più. È importante investire sul coaching, sulla ricerca. Spesso le produzioni mettono gli attori in uno spazio senza una preparazione sufficiente. Del tipo, facciamoli provare, lasciamo che si conoscano. Un padre e un figlio conoscono i loro corpi, le proprie menti. Dovremmo avere il tempo di uscire, parlare, conoscerci in generale. Il nostro lavoro è fatto anche di ricerca. E se la fai, il risultato si vede.
Guarda Brado. È un film meraviglioso. Saul Nanni è stato di una bravura infinita, grazie al talento che ha e alla preparazione che ha avuto. Kim Rossi Stuart è uno che prova, è pignolo, e alla fine provare paga. La bravura e il talento sono la base, ma ci deve essere lo studio, la ricerca. Brado è la dimostrazione di tutto questo.

A Venezia, insieme ad Amanda Campana, coprotagonista in Suspicious Minds, siete stati premiati con il Next Generation Award. In così poco tempo a Venezia. Cosa si prova?

Venezia è stata pazzesca. Non capisci dove sei. Sei alla Mostra del cinema e non sai neanche come ci sei arrivato. A volte a mia mamma lo ricordo: “Mamma ti ricordi cinque anni fa, quando ero ancora al liceo?”. Costava e non sapevamo se ci saremmo riusciti. Ce l’abbiamo fatta con molti sacrifici. Era un terno al lotto anche fare in continuazione Roma-Milano. Ed era tutto un nostro investimento. E ogni tanto glielo dico, “hai visto che roba? Qualcosa è successo!”.

“Ho sempre detto che teatro o cinema, per me era la stessa cosa. Bastava che facessi l’attore”

Matteo Giuggioli Venezia
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Tua mamma ti ha sostenuto nel realizzare la tua vita…

Sì… Non mi piace la parola investimento. Preferisco pensare che lei era lì e mi ha tenuto la mano. Sono sempre stato molto chiaro con lei. Le ho detto: io ho bisogno di fare ‘sta roba per essere sereno. Davanti a un figlio che ti dice questo…

Ci sono persone che mi scrivono per chiedermi come si fa. Il punto focale è: tu vuoi fare l’attore o vuoi recitare? Sono due cose diverse. Cosa ti muove? Ho sempre detto a mia mamma che teatro o cinema, per me era la stessa cosa. Bastava che facessi l’attore. Sono pignolo e testardo. Studiavo tanto e ho dato a mia mamma la possibilità di credermi.

Si sente che vieni dal teatro perché parli di urgenza. Chi fa teatro non lo fa per il red carpet…

L’urgenza è qualcosa che mi piace molto. Anche quando ascolto musica. Devo sentire. Devo sentire che ti preme, ti urge dovermi dire qualcosa. Ad esempio Blanco: sento che ha bisogno di dire quello che dice. È crudo, lo senti energicamente. Urgenza e curiosità sono due concetti che mi piacciono molto.

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“L’urgenza è qualcosa che mi piace molto. Anche quando ascolto musica. Devo sentire che ti preme”

Hai finito di girare Suspicious Minds di Emiliano Corapi. Cosa ci anticipi?

Sono curioso di vedere il film in sala. Emiliano Corapi è maniacale, attento, preciso, cauto. È stato un lavoro fatto con lo scalpello. La sceneggiatura è tosta. Emiliano scrive benissimo. Mi è piaciuto il rapporto che si è creato con Amanda (Campana, la coprotagonista, nda). Ci siamo ascoltati molto. Mi sarebbe piaciuto fare due prove in più, ma alla fine eravamo tutti talmente sul focus, e per sei settimane abbiamo lavorato concentrati. Secondo me è un film che sorprenderà.

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Credits

Talent Matteo Oscar Giuggioli

Editor in Chief Federico Poletti

Text Alessia de Antoniis

Photographer Davide Musto

Production & styling Alessia Caliendo

Ph. assistant Valentina Ciampaglia

Stylist assistant Andrea Seghesio

Hair Kemon

Grooming Giulia Mariti @Making Beauty Management

Location ISFCI – Istituto Superiore di Fotografia

Special thanks to Verdefresco

Nell’immagine in apertura, Matteo Oscar Giuggioli indossa total look Saint Laurent

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