Milano Fashion Week Uomo: il meglio dalle sfilate

Artwork di Jacopo Ascari
Artwork di Jacopo Ascari

Cala il sipario sulla Milano Fashion Week Uomo, la versione meneghina della Settimana della Moda in cui è andata in scena la moda maschile per la primavera estate 2024. Un calendario lungo 5 giorni e scandito da 27 sfilate di cui ben 22 live. Firme del lusso, marchi affermati del Made in Italy e brand emergenti, i designer hanno fornito la loro visione fashion, declinata al maschile, per la bella stagione che verrà, definendone e talvolta riscrivendone i codici stilistici. Accessori destinati a diventare cult, nuove tendenze sotto forma di capi basic diluiti su materiali innovativi, forme inedite e volumi azzardati, riaffermazione potente (e assordante) del genderfluid e ritorni a un passato dominato dal sartoriale, riscoperto e rivisitato in chiave hic et nunc. Da Prada a Dolce&Gabbana, da Zegna a Magliano, passando per Dsquared e JW Anderson, tra gli altri, in una Milano infiammata dal caldo africano, un recap della moda uomo spring summer 2024 vista sulle passerelle di giugno.

Dolce&Gabbana, lezione di Stile

Uno show, quello tenutosi al Metropol, headquarter della Maison, a due passi da Porta Venezia, che assume i connotati di un bilancio da parte del brand sulla propria identità, la storia, nonché i canoni stilistici del duo di designer. Stile è il titolo del défilé che ha visto sfilare sul catwalk poco meno di ottanta look, summa di tutti i capisaldi del codice estetico del marchio. A dominare la scena sono la sartorialità, da un lato, e l’uso dilagante del bianco e nero, dall’altro. E poi, ricorrono le canotte, la coppola, il rosario, il pizzo, le trasparenze, i ricami preziosi – simboli del patrimonio dell’Italia del sud, da sempre fonte di ispirazione per Dolce&Gabbana – e le stampe a pois che si armonizzano a completi gessati, pantaloni con le pinces, shirts con maniche extralong, leggings a coste, camicie bowling embroidered e ballerine per lui. E ancora, il cappotto dal taglio impeccabile e il bomber maxi. Tutte le tessere queste, che compongono il mosaico della cifra di Domenico Dolce e Stefano Gabbana: il loro Stile. Un tentativo sapiente, quello messo in atto durante show principale della seconda giornata della Milano Fashion Week Uomo, di recuperare le radici della Maison, per rafforzarle e affermarle ampliandole a nuove interpretazioni e innescando una nuova idea di mascolinità composta e composita, impeccabile ma dalle molteplici nuances

Le architetture fluide di Prada

Quella di Prada, per la primavera estate 2024 è tutta una questione di fluidità, che passa attraverso i corpi, gli abiti e va oltre, imponendosi nello scenario in cui i modelli si aggirano. Non a caso, colate ipnotiche di slime fluidissimo cadono ininterrottamente dal soffitto del Deposito della Fondazione Prada, penetrando nel suolo: incollandosi al pavimento, sedimentandosi, mettendo le radici nell’ambiente in cui si trovano gli spettatori, immersi in questo show potentissimo, portando così il cambiamento di cui Prada è fautore, all’interno della società stessa. La moda come veicolo, attraverso un racconto che parla di libertà di vestirsi e di esprimersi. L’accessorio cult: un cerchietto nero intrecciato, assolutamente genderless. L’utilitywear assume le forme di un gilet cargo con tasche e taschini funzionali declinato in mille e una variabile. Il fulcro della collezione uomo disegnata da Raf Simons e Miuccia Prada però, è la camicia, must-have del guardaroba maschile, capo semplice ed essenziale, che diventa per l’occasione una tela bianca su cui scrivere e creare. Rivista, ripensata, destrutturata, si evolve nelle forme e nelle proporzioni: spalle scese, maniche extra lunghe, scollo profondo e punto vita accentuato. Abbinata a bermuda oppure a pantaloni con pinces. Non mancano poi le stampe con dragoni, i fiori applicati e le frange. Si impone ancora il mocassino, dalla punta squadrata, indossato con calzino a tinta unita fino al polpaccio: declinato in vari colori che esplorano una palette azzardata (oltre al bianco, nero e marrone, spiccano le versioni pink, rosso fuoco o verde lime), affermandosi come scarpa passe-partout. Le borse da portare a mano o sottobraccio sono ampie, morbide e capienti. Secondo la tendenza molto diffusa ultimamente di andare verso oriente per reclutare i propri ambassador, ospite d’eccezione, acclamatissimo tra i più giovani, Jaehyun, cantante della band sud-coreana NCT (composta da ben 20 membri) che da solo conta sui social oltre 15 milioni di followers.

Prada - artwork di Jacopo Ascari
Prada – artwork di Jacopo Ascari

L’universo sexy di Dsquared

Sulle note soft di Love To Love You Baby di Donna Summer, il re del filone più peccaminoso dell’arte cinematografica – aka Rocco Siffredi – è protagonista del catwalk dello show ipnotico (seducente, provocatorio, spudorato, che assume i connotati di un set di un film hard) che ha animato il primo giorno della Milano Fashion Week Uomo. Il pornodivo ha calcato la passerella di Dsquared portando con sé tutti gli elementi dell’immaginario estetico del mondo da cui proviene, miscelati a quelli dei tennis club. Essenziali dell’universo preppy legati a dettagli audaci in un mélange dichiaratamente provocatorio e dissacrante dell’estetica borghese. La coppia creativa di Dean e Dan Caten ha attinto a piene mani dal suo linguaggio estetico, catapultandoci in una scena osé e ricreando outfit maschili (e femminili) per la primavera estate 2024 in cui imperano i colori, le stampe extra, i micro top, i glitter, il denim, gli strappi e i tagli fatti ad arte per un ensemble sfacciato e multisfaccettato. L’uomo (e la donna) immaginato dai designer-gemelli è a dir poco fluido, genderless e irriverente.

Luca Magliano, lavori in corso

«It’s a beautiful feeling to be seen», sono le parole che riecheggiano di Luca Magliano da poco insignito del prestigioso premio Karl Lagerfeld al LVMH Prize. Per la sua sfilata primavera estate 2024, al Pala Magliano (il Palazzo del Ghiaccio riconvertito per l’occasione in un cantiere avvolto da teli bianchi), il designer bolognese ha portato in passerella un uomo abbigliato con tute workwear, giacche antivento, completi sartoriali relaxed fit e capi sovrapposti. Come sua abitudine, lo stilista parte dai fondamenti del guardaroba classico maschile per ricreare la sua personale concezione – una celebrazione dell’universo queer che la sua griffe incarna – sfacciata ma meno ardita del solito, con un tocco glamour, quasi come se ora non dovesse più dimostrare, ma solo mostrare (il suo genio di enfant prodige del Made in Italy). Le silhouette sono composte, i materiali preziosi, come la seta ricamata delle t-shirt e la maglieria ultrafine. I modelli – per i quali l’attitudine in passerella non è affatto una pratica lasciata al caso, mostrando un’eleganza innata che si nasconde sotto un’aria da ragazzaccio con mani in tasca e sigaretta accesa – sfoggiano top in pizzo, giacche destrutturate, accessori intricati da indossare sopra capi basic fatti di catene e monete tintinnanti, tessuti annodati e pantaloni con pinces o coulisse. E ancora, piccoli vezzi come sciarpe boa e borse formato marsupio. Un ensemble raffinato enfatizzato però dall’ironia tutta alla Magliano (la scritta in diagonale Miss Magliano strizza l’occhio all’ambito award da poco conquistato dal designer, mentre il disegno di un’isola-vagina su una mannequin donna sposa le cause femministe).

Magliano - artwork di Jacopo Ascari
Magliano – artwork di Jacopo Ascari

La sperimentazione continua di JW Anderson

Sollievo, così si intitola la collezione uomo primavera estate 2024 che il designer nordirlandese ha presentato a Milano in contemporanea alla Resort donna 2024. Jonathan Anderson porta in scena uno show in apparenza semplice – polo da college, leather coats, camicie cropped e pantaloni scivolati – ma accuratamente studiato nei dettagli. I basici del guardaroba maschile si trasformano in pezzi unici (il cui senso di tridimensionalità è potenziato), a partire dai bermuda, realizzati con un pannello di tessuto che avvolge i fianchi a formare un unicuum che si espande oltre il corpo. Costruzione e decostruzione, partendo dall’essenziale per virare verso il surreale, pratica usuale questa nel lavoro creativo di Anderson. Una collezione, quella firmata JW Anderson, esaustiva e complessa in cui spicca la sua innata attitudine da sperimentatore con le silhouettes, i punti a maglia e le lavorazioni tridimensionali: gilet componibili, abiti in maglieria con dettagli volumetrici, maglioni pop simili a gomitoli di lana o con frange, dress dalla linea a trapezio e maxi pois. Il linguaggio proprio dello stilista è presente e riconoscibile, con accessori inediti: sabot simil zampa (di gatto), nuovissime tote bag da portare a spalla, borse a uncinetto, zoccoli holland con platform. In questo insieme le ispirazioni giungono da campi diversi, incluso l’arredo e il décor (non è un caso che il setting richiami le nuances delle ceramiche Cornishware – celebre brand britannico di stoneware dall’iconico design a righe larghe bianche e blu).

JW Anderson - artwork di Jacopo Ascari
JW Anderson – artwork di Jacopo Ascari

Zegna, tra savoir-faire e sostenibilità

Quasi 200 balle di lino grezzo provenienti dalla Normandia delimitano un’assolatissima piazza San Fedele, nel cuore di Milano, dietro Piazza Duomo. Qui, Alessandro Sartori, direttore creativo di Zegna, fa sfilare la sua collezione primavera estate 2024. Oasi di Lino, questo il titolo dello show che sottolinea l’impegno della Maison in ambito ambientale. L’obiettivo, che è una promessa, è quello di certificare le fibre di tessuto come 100 % tracciabili entro la fine dell’anno. Partendo dunque, da questo tessuto naturale (che per il designer è l’equivalente estivo del cashmere per l’inverno), il brand porta sul catwalk capi che parlano di savoir-faire e tradizione sartoriale, design curato, leggerezza e sostenibilità – il lino tornerà a Trivero, in Piemonte, per essere trasformato in filo, in tessuto e quindi, in abito. Tagli morbidi, linee pulite, spalle scivolate, tessuti leggeri e fluidi, tonalità neutre della terra accostate a sobrie tinte pastello compongono un insieme semplice ma prezioso, in cui nulla risulta fuori posto. Un intero guardaroba fatto da diversi elementi da mixare in infinite combinazioni secondo il concetto di efficienza: giacche destrutturate senza collo e con bottoni a pressione nascosti, pantaloni e bermuda ampi con cerniere celate, tute che sostituiscono il classico completo formale – sia in versione intera che componibile, infilando la giacca nei pantaloni –, smanicati, giubbini di nappa e lino, camicie di seta e tshirt a collo tondo. La collezione Zegna si rivela concettuale ma semplice, minimal ma attuale, elegante ma senza tempo, in una parola: impeccabile.

Dhruv Kapoor in equilibrio 

I capisaldi dell’estetica di Dhruv Kapoor permangono nella collezione primavera estate 2024 presentata durante l’ultimo giorno di sfilate in presenza della Milano Fashion Week Uomo, ma si evolvono verso uno stile più essenziale. Colori, ricami, stampe e slogan, simboli riconoscibili della cifra stilistica del designer indiano ritornano ma in un mix sapiente con pezzi basici che strizzano l’occhio al concetto di comfort e praticità. Fantasms, questo il nome dello show, porta in passerella capi che possono assumere una valenza diversa a seconda dell’occasione d’uso: i colletti in versione bijoux sono staccabili, i pantaloni cargo con zip trasformabili in shorts. Gli accostamenti enfatizzano ancor più l’idea di equilibrio tra quotidianità e glamour: felpe maxi con fiori embroidered sono abbinate a tank top e bermuda, mentre le giacche sartoriali con inserti argentati sono in match con gonne black a pieghe e pantaloni scivolati. Le stampe, se pur sempre presenti e talvolta allover – con motivi surrealisti, grafiche sci-fi, pattern psichedelici, pop e floreali – sono mitigate dalle tinte unite e dai toni neutri. Due dei cardini del suo linguaggio continuano ad essere presenti nella collezione svelata a Milano: l’arte del ricamo in primis – heritage questa della maestria artigianale del suo paese, che diviene per lui nucleo del suo processo creativo, un virtuosismo che si traduce in lavorazioni complesse handmade e tessuti confezionati a telaio, dilaganti anche in questa collezione. E poi, l’impegno sostenibile che da sempre ne caratterizza l’operato (Kapoor è reduce dalla sua partecipazione al progetto S|Style di Pitti) e che si esprime qui attraverso l’utilizzo di circa il 40 % di tessuti di recupero.

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