Models to follow: Yuna Heo

Lunghi capelli corvini, lineamenti delicati, viso clean, la presenza magnetica di Yuna Heo si imprime nello sguardo, poco importa che, come nelle fotografie pubblicate qui, sia abbigliata con pizzi e merletti o mise da tomboy, tra camicioni immacolati e vistosi pendenti a croce.
22 anni, modi spigliati, basta una scorsa al profilo Instagram per capire che l’intrigante bellezza di questa ragazza sudcoreana si presta tanto ai lookbook quanto ai ritratti au naturel, agli editoriali dal tocco surreale come alle passerelle di griffe quali Gucci o Bottega Veneta, ricalcando così una naturale predisposizione al cambiamento che interessa anche il suo stile, perennemente mutevole (o meglio, «complesso, in alcuni momenti sono femminile, in altri decisamente mascolina») e considerato «un mezzo per esprimere un altro lato della mia personalità», quasi «un alter ego».



Da quanto tempo fai la modella?

Da cinque anni, ad essere precisi ne sono passati tre da quando ho cominciato a lavorare ufficialmente, da un anno a questa parte soprattutto in Europa.
Fin da adolescente mi veniva suggerito di intraprendere questa strada, perché sono alta e ho braccia e gambe lunghe; perciò ho iniziato, prendendola come un’opportunità per incontrare persone stimolanti, e spinta dalla curiosità, mi sono iscritta a un’accademia per modelle (in Corea del Sud, in genere, bisogna frequentarne una per fare questo mestiere), dove ho potuto dare forma al mio sogno, le sono davvero grata.

Il tuo paese, la Corea, è piuttosto attento alle collezioni di maison e designer europei; quali pensi siano le principali differenze tra il modo di intendere, di vivere la moda dei coreani e quello degli italiani, ad esempio di Milano, città che frequenti spesso per lavoro?

Da noi ogni fashion week estera viene analizzata e solitamente ben accolta, rendendo possibile conoscere nuovi stili o tendenze stagionali per declinarle, poi, nel proprio modo di vestire. È un discorso limitato però ad addetti ai lavori e appassionati, mi sembra che gli italiani siano più interessati alla moda rispetto ai coreani, hanno molte opportunità di entrare in contatto con gli eventi del settore e i media per informarsi sono vicini.



Colpisce, nelle immagini dell’editoriale di cui sei protagonista, il contrasto tra look mannish (camicie ampie, collane con grosse croci) e la sensualità sofisticata di body trasparenti, slip dress e calze velate, questa dicotomia maschile/femminile appartiene anche al tuo stile personale?

Il mio stile è complesso, in alcuni momenti sono femminile, in altri decisamente mascolina.

Cosa rappresenta per te lo stile, come lo definiresti a parole tue?

Come un mezzo per esprimere un altro lato della mia personalità, potrei definirlo un alter ego.



Come descriveresti i tuoi outfit più ricorrenti usando solo tre aggettivi?

Basic, neutri, colorati.

Tutti gli abiti dello shooting sono vintage, ti piace indossare pezzi cosiddetti pre-loved?

Trovo il vintage bellissimo, estremamente cool. Di solito non compro capi vintage per usarli nella vita quotidiana, mi piace indossarli sul lavoro, per un video o durante i fitting; quando guardo abiti second hand, posso percepire la vita di qualcun altro.

Un capo o accessorio che consideri un vero e proprio must-have?

I jeans, i miei essentials di stile: nel mio guardaroba i pantaloni sono per l’80% in denim, ne ho modelli di diverse forme, lunghezze e vestibilità. Sono tra le cose che amo di più.



Come vesti solitamente nei momenti off, di quotidianità? E come, invece, nelle occasioni più formali, ad esempio una serata importante o un party?

Opto per abiti basici, penso che un look, grazie all’altezza e a un fisico armonico, possa dirsi riuscito anche se indossato “normalmente”, trasmettendo così l’amore per il proprio corpo. Per gli eventi formali preferisco il total black: i vestiti neri possono sembrare noiosi, ma basta scegliere un buon design per esprimere un’attitudine habillé e un po’ sexy.

Di recente hai sfilato per brand di assoluto prestigio come Gucci (per la collezione Aria Fall/Winter 2021-22) e Bottega Veneta, prendendo parte al défilé Salon 02, cosa ricordi e puoi dirci dei due show?

Sono state due passerelle davvero fantastiche, esattamente quelle che sognavo, tanto che, a dire la verità, non sapevo se sarei stata in grado di calcarle.
Da Bottega Veneta le prove sono andate avanti fino all’una di notte del giorno stesso, ho avvertito l’immenso amore di Daniel Lee per le sfilate; il team del marchio, impegnato fino all’ultimo a modificare e sistemare al meglio i capi, è stato fantastico, alla fine ho potuto indossare outfit che mi vestivano alla perfezione, ad ora i miei migliori sul lavoro.
Il set di Gucci era fenomenale e bellissimo, senza dubbio. Gli innumerevoli flash sulla pedana, poi, hanno aumentato la mia autostima. Ha significato molto, per me, che tutte le modelle siano state insieme in hotel per due settimane, dal primo casting ai fitting, allo show finale. Ora ho dei nuovi amici e un sacco di bei ricordi, non solo del défilé.



Passerelle e campagne pubblicitarie registrano una presenza via via maggiore di modelle dalle etnie, corpi e background eterogenei, ritieni che la fashion industry stia diventando realmente più inclusiva, oppure pensi si debbano compiere ulteriori passi in questa direzione?

Credo sia già sufficientemente variegata, con i casting che spaziano sempre di più a livello di etnie, età e fisicità.

Ci sono tue colleghe, del passato oppure in attività, che consideri dei modelli cui ispirarsi? Cosa speri possa riservarti questo mestiere per il futuro?

Non vengo ispirata dalle persone, ma dai paesaggi e dalle cose belle con cui entro in contatto. Per il futuro, vorrei che questo lavoro mi lasciasse, in primis, dei soldi (ride, ndr), in secondo luogo un buon ricordo nelle persone che hanno lavorato con me, come modella vorrei essere apprezzata da tutti, in ogni senso.



In tutto il servizio, abiti vintage da PWC Milano

Credits:

Model Yuna Heo

Photographer Riccardo Albanese

Stylist Adele Baracco

Makeup artist Marco Roscino

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