Iaia Forte, chiacchierata con la protagonista dell’adattamento teatrale di ‘Mine vaganti’

Iaia Forte e Francesco Pannofino saranno a Milano al teatro Manzoni dall’8 al 20 marzo con Mine vaganti. Ferzan Özpetek firma infatti la sua prima regia teatrale, mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati capolavori cinematografici e registrando un soldout dopo l’altro.


Ph. Davide Musto

Nel ruolo della madre, che fu di Lunetta Savino, Iaia Forte. Attrice di teatro con registi come Toni Servillo e Emma Dante, diretta al cinema da maestri come Pappi Corsicato, Luigi Magni, Paolo Sorrentino, Francesca Comencini, vincitrice di due Nastri d’Argento, Iaia Forte era anche in Qui rido io di Mario Martone in concorso a Venezia 78.
In teatro siamo più abituati a vederla in ruoli drammatici e Mine vaganti è una sfida che l’ha elettrizzata.

Chi viene in teatro a vedere Mine vaganti attratto dalla popolarità del film, del regista e di voi attori, cosa trova?

Uno spettacolo che non è solo una bellissima commedia, ma un lavoro che fa riflettere su come uscire dai disagi provocati dalle diverse scelte di vita. Soprattutto dalle scelte diverse dei figli rispetto alle aspettative dei genitori. Io, nel ruolo della madre, e Pannofino, che interpreta il padre, rimaniamo spiazzati davanti alla notizia di un figlio omosessuale e dell’altro che vuole fare lo scrittore, omosessuale anche lui.
Il pubblico, attraverso l’analisi delle nostre prospettive, compie un percorso. Il risultato è uno spettacolo dove il pubblico ride e si diverte. Ovviamente è una riscrittura, ma alcune scene iconiche Ferzan le ha conservate, come lo spettacolo delle drag queen.
Mine vaganti è andato soldout ovunque, con applausi a scena aperta e un successo incredibile.


Ph. Davide Musto

Ferzan Özpetek firma sia la sceneggiatura che la regia. Lei ha fatto molto teatro, si è cimentata anche con la regia teatrale. Com’è stato essere diretta da un un uomo di cinema alla sua prima esperienza teatrale?

È stata una bellissima esperienza. Ferzan è uno che conosce i meccanismi della comicità e della direzione degli attori. Non ha avuto disagi con i meccanismi teatrali. In teatro il vero lavoro si fa con gli attori e lui, essendo uno che ama gli attori, si è appassionato soprattutto a questa dimensione.
È stata un’esperienza fresca e divertente. Ho recitato in molti ruoli drammatici, come Medea. La commedia è un genere che ho affrontato raramente, ma fare questo spettacolo per me è stata una festa.

Ogni ruolo è una porta nella psiche dell’attore. Questa volta cosa ha scoperto di Iaia?

La grande gioia che c’è nel recitare in una commedia, soprattutto quando è scritta così bene. In un momento come questo, in cui si torna a fare teatro dopo la pandemia, poter celebrare questo ritorno alla vita con un pubblico così numeroso, con gioia e risate, è un gran piacere.


Ph. Davide Musto

Nel suo passato ci sono trasmissioni come La TV delle ragazze, Avanzi. Rai 3 era di cultura e di rottura. Oggi abbiamo anche paura di parlare. È cambiata la satira, la televisione, il pubblico?

Purtroppo c’è una deriva. Allora la Rai manteneva ancora una grande vocazione di televisione pubblica. Si faceva satira, ma con grande intelligenza. Non dimentichiamoci che al tempo della TV delle ragazze si è permesso di fare satira in televisione con una squadra di sole donne. Una satira di costume, intelligente.
L’equivoco assurdo nel quale una televisione pubblica non dovrebbe cadere, è quello di sottovalutare il pubblico pensando di solleticarlo con un gusto più superficiale. Allora, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, c’era ancora la voglia di contenuti. Contenuti non significa escludere la possibilità di far ridere il pubblico incontrando il suo gusto. Significa farlo in modo intelligente. Questa è satira.

Se allora avessimo avuto tutti gli strumenti di oggi? La tecnologia ha preso il posto della creatività, ma la prima senza la seconda resta una scatola vuota…

Già negli anni Settanta, Elsa Morante parlava del falso concetto di civiltà. Diceva: pensiamo che civiltà sia progresso tecnologico, invece ci stiamo involvendo, perché stiamo perdendo la relazione con la nostra coscienza, con la nostra immaginazione. È quello che penso anch’io. Penso che l’immaginazione sia lo strumento determinante per la felicità dell’uomo, quello che ci consente di superare le difficoltà, di allargare i nostri orizzonti. Questo iper uso della virtualità, pur con i suoi vantaggi, riduce la nostra capacità di immaginare, la nostra capacità di contemplare. Stiamo perdendo anche l’intimità con noi stessi, perché siamo sempre connessi, sempre accompagnati da qualcos’altro.


Ph. Davide Musto

Da Napoli è arrivata a Roma al Centro Sperimentale di Cinecittà. Era la Roma degli anni Ottanta. Cosa e chi ricorda di quegli inizi?

In quegli anni ricordo che Roma era stupenda. Io sono arrivata nel 1989. C’era un’energia che, secondo me, ancora attingeva agli anni Settanta e Ottanta.
Ricordo la vitalità, le prospettive di un futuro migliore, la voglia di collettività, di non individualismo. Tutto questo si è perso. Ricordo gli anni del Centro Sperimentale che feci con Paolo Virzì, con Francesca Neri, Roberto De Francesco. Li ricordo come anni bellissimi di studio, di grande divertimento e di utopia.


All’Ansa Marco Balsamo, produttore di Mine vaganti, ha detto che si dovrebbe pensare a una tax credit anche per il teatro. Non un finanziamento a pioggia, ma per chi investe, crea posti di lavoro e fa più repliche. La tax credit ha salvato il cinema, ma non la sala. Ne beneficiano le grandi società come Sky, Netflix e Amazon che investono in produzioni, ma vincolano fortemente perché obbligano a produrre quello che serve alle loro piattaforme. In termini di occupazione ha un senso, in termini di qualità dell’offerta no. In teatro pensa che darebbe frutti migliori?

Credo che il problema della crisi delle sale cinematografiche dipenda dalla qualità dei film. Se devo andare a vedere Drive My Car, esco e vado al cinema perché so che è un film che ha bisogno della sala. Se devo vedere una commedia alla Netflix, è chiaro che il resto sul divano. È la crisi di un certo cinema d’autore che mette in crisi anche la sala. In pandemia anche io ho visto molte serie. Quello che noto, però, è che queste piattaforme, quando riconoscono una struttura che funziona, tendono a replicarla. Serie diverse con gli stessi codici narrativi.
In teatro vedo invece la voglia di tornare a godere di uno spettacolo dal vivo. Anche lo spettacolo del mio compagno, Tommaso Ragno, in scena con Popolizio a Milano, registra mille persone a sera. Quando faccio dei semplici reading, viene tantissima gente. L’impressione che ho è che, in questo momento, la crisi sia più forte al cinema che al teatro; che la gente abbia più voglia di incontrarsi e di sperimentare quella comunione che il teatro crea naturalmente. L’incontro fra esseri umani, in questo momento, è l’unica cosa che esorcizza l’isolamento a cui siamo stati costretti.
Per la salvezza delle sale, invocherei una maggiore attenzione al cinema che si possa chiamare tale, che non sia un prodotto paratelevisivo. Se devo vedere un prodotto paratelevisivo al cinema, me lo vedo in televisione.
Per il teatro, una tax credit potrebbe creare posti di lavoro, come nel cinema. Credo, però, che i sostegni dovrebbero andare anche a chi cerca di perseguire strade più difficili. Bisogna, secondo me, limitare una deriva populista. Se in teatro va bene uno spettacolo di un comico televisivo e poi una compagnia che cerca di fare qualcosa di non commerciale non è sostenuta, le espressioni più libere e originali finiranno con lo scomparire.

Sopravviverebbe solo il teatro commerciale, con buona pace dell’antica tradizione del teatro come forma sì di intrattenimento, ma anche di discussione?

Continuo a ritenere che l’ignoranza non aiuta la coscienza, non aiuta la morale, non aiuta il pensiero vasto. Quanto più diventiamo ignoranti, quanto più diventiamo individualisti, tanto meno aiutiamo il paese a progredire.


Ph. Davide Musto


Tutte le foto sono di Davide Musto

La nuova stagione del OFF OFF THEATRE si tinge di “Rainbow”

È stata presentata la nuova stagione del teatro OFF OFF di Roma in Via Giulia, piccola bomboniera della città eterna che ci regala sempre un calendario ricco di emozioni e soprattutto di grandi novità.

La stagione 2021/2022 è un insieme di quella passata che non si è svolta a causa della pandemia ed altri spettacoli aggiunti per l’anno corrente che vanno a definire un palco dedicato alla donna, ma non solo, infatti tantissimi gli spettacoli che abbracciano la comunità LGBT.


Oltre cinquanta spettacoli di prosa, con trenta prime nazionali e tre romane, seguiti da Eventi speciali, nel segno della cultura, delle storie degli uomini e delle donne più importanti del nostro tempo, interpretati da grandi nomi del teatro italiano, come Roberto HerlitzkaMilena VukoticMascia Musy, Galatea Ranzi, Gaia Aprea, Roberto Alpi, Elena Croce, Iaia Forte, Melania Giglio, Pino Ammendola, Emanuele Salce, Gianni De Feo, Francesco Di Leva e personaggi dello spettacolo italiano come Vladimir Luxuria, Pino Strabioli, Alda D’Eusanio, Mita Medici, Santino Fiorillo, Sergio Mancinelli, Roberto Ciufoli, che si alterneranno con moltissimi giovani autori, attori e registi e con, dopo dieci anni, il grande ritorno in teatro di Maurizio Costanzo.



Vi segnalo i miei da non perdere di quest’anno e poi ci aggiorneremo man mano che le date si fanno avanti.

Inaugurazione con il deus ex machina del mondo dello spettacolo, Enrico Lucherini, il più grande press agent italiano del cinema e del teatro, da venerdì 1 a domenica 3 ottobre 2021, con il racconto del patinato panorama dello showbiz, con lo spettacolo “C’era Questo, C’era Quello”,

Da sabato 23 a domenica 31 ottobre debutto di “Discarica”, spettacolo firmato da Silvano Spada in prima nazionale, con in scena Vladimir Luxuria accanto a Roberto Alpi, con Blu Yoshimi, Filippo Contri, Andrea Verticchio e la partecipazione di Elena Croce, protagonisti di una pièce che descrive i cinismi di una competitività esasperata, gli eccessi del consumismo e i disagi delle diversità e delle emarginazioni.



Da martedì 2 a giovedì 4 novembreAlt Academy presenta “Sempre fiori mai un fioraio!”, di e con Pino Strabioli, nel ricordo-omaggio a Paolo Poli, accompagnato dalla fisarmonica di Marcello Fiorini.

Dal 16 al 21 novembre in prima nazionale è di scena “Allegro, non troppo” A Stand Up Comedy Show, di Riccardo Pechini in collaborazione con Mariano Lamberti, con protagonista Lorenzo Balducci diretto da Mariano Lamberti.



Sempre nel mese di novembre saliranno sul palco i protagonisti del Drag Me Up – Queer Art Festival, a cura di Ondadurto Teatro, Karma B e HoliDolores.

L’ultimo spettacolo in scena del 2021, che accompagnerà il pubblico nel nuovo anno, è “Abolite gli armadi, gli amanti non esistono più!”, in programma da martedì 21 dicembre a giovedì 6 gennaio 2022, un grande ritorno al teatro in veste di autore per Maurizio Costanzo, che scrive un testo in scena in prima nazionale, di cui sono protagonisti Pino Strabioli, Veronica Rega, Sveva Tedeschi, Luca Ferrini, Alberto Melone e David Nenci, per la regia di Pino Strabioli.

Il Sistema di Edoardo Sylos Labini, al Teatro Sala Umberto

Al Teatro Sala Umberto dal 21 al 26 settembre va in scena uno spettacolo rivoluzionario con Edoardo Sylos Labini, dove verranno snocciolati tutti i temi più caldi: potere, politica affari e storia segreta della magistratura italiana.

Tratto dall’omonimo libro di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, pubblicato da Rizzoli.

La realtà che supera il romanzo. È Il Sistema, lo spettacolo tratto dall’omonimo libro campione di vendite, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, che Edoardo Sylos Labini porta in scena con il riadattamento di Angelo Crespi.

L’attore, attraverso il racconto dell’ex capo dell’Anm, ripercorre le tappe principali della carriera di Palamara, mettendo in luce il sistema di vasi comunicanti che si è instaurato tra politica e magistratura negli ultimi venti anni e che rischia di compromettere l’equilibrio costituzionale del Paese.

La trama si dipana tra processi, sentenze, nomine e correnti, in un unico atto pieno di colpi di scena e di ritmo incalzante tra testimonianze inedite, video, interviste e intercettazioni. Il racconto di cronaca di una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano, restituisce la realtà dei fatti così come si sono verificati, in maniera schietta, sintetica e senza fronzoli, con lo scopo di sollecitare una riflessione nello spettatore.

L’obiettivo non è attaccare l’indipendenza della magistratura, ma far tornare gli italiani a credere nella Giustizia.

Ci sono scene che meriterebbero la macchina da presa di Francis Ford Coppola, che si inscrivono perfettamente inalcuni dei topos, dei grandi temi del teatro di tutti i tempi: il tradimento, la sete di potere, l’astuzia per ottenerlo, leguerre fratricide.

Edoardo Sylos Labini, dopo avere interpretato alcuni dei personaggi più scomodi e discussi della storia, da Nerone aD’Annunzio, da Giuseppe Mazzini a Italo Balbo, torna in scena con uno spettacolo di teatro civile con un’operazioneverità che farà sicuramente discutere.

Le scene e i costumi saranno affidati a Laura Giannisi. Sul palco con Sylos Labini, Simone Guarany e a sorpresa, forse, il convitato di pietra.

Ad ogni fine spettacolo sono previsti dibattiti con personaggi del calibro di: Alessandro Sallusti, Vittorio Sgarbi, Luca Palamara e tanti altri.


Al Teatro Sala Umberto è stata presentata la nuova stagione: da non perdere!

Finalmente arrivano i primi segnali di un ritorno alla vita che ci è mancata tanto, e sicuramente il teatro e tra le tante cose che ci sono state sottratte.

È stata presentata la nuova stagione del Teatro Sala Umberto di Roma, e con tantissime novità, nonostante le molteplici difficoltà relegate ad un ambiente chiuso in tempo di COVID.

Infatti, nonostante in tante città come Londra ed altre capitali europee ci sia la disponibilità di usufruire i teatri con la massima capienza e senza mascherina qui nel nostro bel paese tutto ciò non accade ancora, infatti solo il cinquanta percento degli spettatori sono ammessi.


Ci auguriamo tutti che con l’utilizzo del green pass e della mascherina e con l’avanzare della stagione anche noi in Italia potremmo tornare in sicurezza a condividere emozioni e godere di spettacoli meravigliosi.

Tutto questo ovviamente crea instabilità e difficoltà nella programmazione, che rende impossibile prevedere la durata protratta di uno spettacolo in cartellone, così, come stimolo in più per il pubblico vedremo un susseguirsi di compagnie in tal modo da consentire la sala piena sempre.



E per chi volesse fare una buona azione nei confronti della cultura, ritorna a grande richiesta il biglietto sospeso, un po’ come succede da sempre per il caffè a Napoli. 

Chi vorrà potrà lasciare un biglietto pagato per un amico che magari non può integrare il costo di uno spettacolo nel budget mensile. Fatelo!



La programmazione è davvero vasta, ci si potrà interfacciare con la Sala Umberto in tutti i modi, sia per una riflessione che per una risata.

Per chi scegliesse la risata, è vietato mancare a “Fiesta”, lo spettacolo di Fabio Canino che compie vent’anni, e proprio lui che ha sempre celebrato Raffaella Carrà per tutta la vita, mai come in questo momento che non è più tra noi abbiamo bisogno di cantare le sue canzoni a squarcia gola.