Cinema nel DNA, la passione di Caterina De Angelis

Classe 2001, Caterina De Angelis somiglia davvero molto per il sorriso contagioso e l’autoironia alla mamma Margherita Buy. Dal papà, Renato De Angelis, noto chirurgo romano, ha ereditato l’amore per gli animali e in particolare per i cani. La sua passione l’ha portata prima in Inghilterra a studiare scienze cinematografiche all’Università di Exeter e poi all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. L’abbiamo già vista nella parte della figlia di Carlo Verdone in Vita da Carlo e in Volare, il film d’esordio alla regia della madre. Caterina ha ampiamente dimostrato il suo talento, superando la diffidenza di essere figlia d’arte; il suo percorso è un bell’esempio per tutti i giovani aspiranti attori, oltre che dimostrazione di come la passione possa trasformarsi in una professione grazie alle proprie capacità e alla perseveranza.

Caterina De Angelis
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«Piano piano mi sono innamorata di questo mondo, che era sempre stato un po’ dietro l’angolo, ma che avevo sempre ignorato»

Raccontami la tua esperienza a Londra…

Inizialmente non volevo fare cinema in nessun modo, quindi mi sono iscritta all’Università di Exeter per studiare Letteratura Inglese, che è sempre stata una mia passione. Durante i corsi, però, ho iniziato a integrare materie inerenti al cinema e alla cinematografia. Piano piano mi sono innamorata di questo mondo, che era sempre stato un po’ dietro l’angolo, ma che avevo sempre ignorato. Senza avvertire i miei genitori, ho modificato il mio percorso di studi, focalizzandomi solo sul cinema, e mi sono laureata in cinematografia.

Con l’arrivo del Covid, non ho più voluto vivere a Exeter, una cittadina molto piccola, quindi mi sono trasferita a Londra per continuare l’università da remoto, spostandomi ogni tanto per frequentare le lezioni in presenza. Vivere a Londra è stata un’esperienza incredibile, che mi ha permesso di seguire le mie passioni, dall’andare a musei e mostre fino al cinema.

Come è nata l’opportunità con Carlo Verdone?

È nata in maniera completamente casuale. Tutto è partito grazie a delle foto per una copertina con Vanity Fair, che poi è stata notata e da lì mi hanno chiamata per un cortometraggio. Da quel corto mi hanno visto Muccino e Verdone, che hanno pensato fosse interessante provinarmi per la serie, senza che, tra l’altro, sapessero minimamente chi io fossi. A un certo punto mi chiamò Laura Muccino, dicendomi: “Abbiamo visto il tuo cortometraggio, se vuoi venire a fare il provino, è aperto”. Durante il Covid ho quindi mandato il self-tape e ho iniziato a fare diversi provini quando alla fine mi hanno detto: “Guarda, ti facciamo incontrare Carlo”. Dopo l’ultimo provino su Skype con Carlo Verdone e Antonio Bannò, alla fine mi comunicano di avermi presa. È stata una grandissima emozione. E nel festeggiare dico a Carlo: “Ti ricordi di me?” E lui mi ha risposto, cito testualmente, “chi cazzo sei, no?“. Quando gli ho rivelato chi fossi, lui è rimasto di sasso, perché si ricordava di me, timida e silenziosa, quando avevo sei o sette anni. 

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«Questa esperienza è stata per me un disastro in senso positivo però, perché adesso ogni set in cui lavorerò sarà un incubo rispetto a “Vita da Carlo”»

Cosa ti ha lasciato questa esperienza che continua con successo da diverse stagioni?

Adesso abbiamo girato la terza stagione. Questa esperienza è stata per me un disastro in senso positivo però, perché adesso ogni set in cui lavorerò sarà un incubo rispetto a Vita da Carlo. Lì si è creato un senso di famiglia, che è una cosa banale da dire, ma è proprio vera. Abbiamo fatto trasferte, condiviso molto e lavorato. In tre anni siamo cresciuti insieme. Con gli attori si è creato un legame speciale. Con Carlo c’è una grandissima stima, ed è stato il mio maestro e una persona molto importante per me, colui che mi ha dato l’opportunità di iniziare a recitare. Un mestiere che spero di fare per tutta la vita. Si è creata questa situazione meravigliosa di cui sono terrorizzata, anche di arrivare alla fine di questo percorso.

Dalla paura di un inevitabile confronto con tua mamma (Margherita Buy) alla fine sei finita nel film con lei.

È stata una scelta che abbiamo preso insieme e di proposito, perché abbiamo pensato: “Tanto ne parleranno sempre, qualunque cosa facciamo…”. Poi, per fortuna, io ho avuto molte soddisfazioni iniziando questo lavoro, per cui anzi, le persone si sono dimostrate migliori di quello che pensavo. Non ho mai avuto grandi critiche, non ho mai avuto grandi no, è tutto andato abbastanza bene. Chi ha lavorato con me, penso si sia reso conto che sento vera passione ed è un lavoro che affronto con grande serietà. Visto che si trattava del suo primo film, perché privarci anche del divertimento di farlo insieme? Dato che era un’idea che avevamo avuto più o meno insieme e parlava di un tema che stavamo vivendo in quel momento, sarebbe stato sciocco non farlo, superando la paura del giudizio degli altri.

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«È stato il traguardo più importante della mia carriera fino ad ora»

Avete superato un preconcetto. E il film è stato una sorpresa per tutti…

È stato molto bello perché ha fatto uscire un lato di mia madre e del suo carattere che non si era visto fino ad oggi. C’è anche una sorta di leggerezza nel film in cui lei parla di sé, che si auto prende in giro. È stato diverso e penso abbia sorpreso molti. 

L’Accademia è stata una grande scommessa per te, un luogo che hai sempre sognato di frequentare…

Per me è stato il traguardo più importante della mia carriera fino ad ora. Onestamente, è la cosa a cui tengo di più, e ha rappresentato la vera dimostrazione di poter fare questo lavoro. È un luogo dove abbandoni le costruzioni di questo mondo e a nessuno interessa di chi sei figlio o come sei fatto esteticamente. L’Accademia è un posto meritocratico, dove ottieni risultati in base a quanto lavori, studi e ti applichi. Per me è stato un grandissimo insegnamento di vita e lo è tuttora.

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«Quando si sceglie questo lavoro è perché, secondo me, c’è qualcosa di primordiale dentro di te fin da piccolo, che poi si perde se non viene alimentato dalle persone giuste»

E nell’ambiente dell’Accademia quali sono le figure, ad esempio tra i docenti, che ti hanno influenzato?

Recentemente ho avuto un docente che per me è stato rivoluzionario: Roberto Romei. È un genio, una persona incredibile che ha lavorato tanto all’estero e ora lavora a Barcellona. È stata una grande figura di riferimento per me e per tutta la mia classe. Ci ha uniti tantissimo, creando un legame forte tra di noi e accendendo la voglia di fare questo mestiere. Quando si sceglie questo lavoro è perché, secondo me, c’è qualcosa di primordiale dentro di te fin da piccolo, che poi si perde se non viene alimentato dalle persone giuste. Lui è stato una persona giusta in questo: ci ha fatto tornare bambini con la voglia di tornare sul palco, vestirci come dei cretini e divertirci veramente tanto.

Quali sono i prossimi progetti su cui stai lavorando?

A breve inizio a girare un film con il regista e produttore Luca Lucini. È un progetto interessante dove avrò un ruolo di antagonista per cambiare…

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Crediti team

Photographer Maddalena Petrosino

Stylist Valeria Papa

Make up artist & hair stylist Alessandro Joubert

Location Rome Cavalieri Waldorf Astoria

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