The Art of Wine e Beppe Vessicchio brindano alla Bologna Wine Week

Il capoluogo emiliano dà il via alla seconda edizione della tanto attesa Bologna Wine Week, un’autentica ode al vino fatta di assaggi e concerti all’ombra delle due torri. Tra gli eventi imperdibili, sabato 18 maggio alle 18.45, in piazza Minghetti, Federico Poletti, editor in chief di The Art of Wine, Andrea Amadei, content curator, e il maestro Beppe Vessicchio, ospite d’eccezione, saranno protagonisti del talk Viticoltura del sentire. Il celebre direttore d’orchestra dimostrerà al pubblico come un certo tipo di musica possa migliorare il profilo organolettico di un vino e di un olio extravergine d’oliva. Le ricerche del famoso volto del Festival di Sanremo s’inseriscono nel contesto della viticoltura del sentire, un approccio olistico in vigna e in cantina che vede l’uomo sintonizzarsi sulle medesime frequenze della natura. Il tutto per creare insieme ad essa nettari unici e identitari.

Dal 17 al 19 maggio, piazza Minghetti si trasformerà nuovamente nel grande bancone animato di vignaioli che l’anno scorso ha accolto diecimila partecipanti.

Dalle 15 alle 23 (domenica dalle 15 alle 21) «si potranno assaggiare vini di cantine provenienti da tutta Italia, componendo autonomamente il proprio percorso di degustazione». Così dichiara Gian Marco Gabarello, imprenditore trentaseienne ideatore dell’evento.

Beppe Vessicchio, ospite d’eccezione alla Bologna Wine Week, e l’amore per la viticoltura

Beppe Vessicchio, l’eco di un suono affabile e familiare; il linguaggio della musica, l’algoritmo della sua esistenza. Figura poliedrica, musicista, arrangiatore, compositore, personaggio televisivo, per tutti gli italiani è “Beppe” o “Peppe”, volto celebre soprattutto per il suo ruolo di direttore d’orchestra al Festival di Sanremo. Meno noti gli esordi nella musica con cantanti come Bonocore, Bennato e Gino Paoli o la direzione in mondovisione dell’orchestra che ha suonato in onore di John Lennon dal Cremlino, attestazione di una carriera lunga che raccoglie storie, successi e magnifiche sinergie. Un genio italiano, un maestro dal talento composito e multiforme, la cui identità ha trovato nel tempo nuove sinfonie da celebrare. Passioni antiche come la vigna, il vino e la viticoltura sono oggi la sua nuova dimensione; un equilibrio fatto di arte, armonia e ricerca che incrocia ancora una volta la musica in uno sviluppo fortemente scientifico.

Il vino, dicevamo, è al centro di un progetto che si basa sui suoni dell’armonia naturale. Se il punto fermo è la vinificazione, l’affinamento risponde ad altri bisogni. Quello di raccontare la memoria universale della musica e la sua interazione con il vino, in particolare il potere di una certa polifonia sugli organismi biologici. «Nella mia infanzia c’era una vigna, quella dei miei zii che abitavano in una masseria raggiungibile a piedi da dove vivevo. C’era anche una cantina con tante botti. A ripensarci ne sento ancora l’odore. Ricordo che ero rapito dal “fare” dei contadini che celebravano le belle giornate con la cura dei campi, mentre nei giorni di pioggia si dedicavano alla manutenzione degli attrezzi piuttosto che alla fabbricazione di cesti o altri elementi utili al lavoro o alla casa».

Il vino e l’armonia naturale

È la vita che rimescola le carte ridisegnando un diverso futuro. Messo da parte il mondo agricolo, il suo famigliare patrimonio vinicolo, il nuovo viaggio si chiama musica. Ne abbraccia ogni dimensione. Con saper fare, talento e abnegazione, diviene interprete versatile di spartiti e sinfonie, materia e vibrazioni. «Quel suolo fu espropriato dall’Italsider e la musica catturò tutte le mie attenzioni». Fu solo in seguito, verso la metà degli anni Novanta, grazie all’amico Davide Rampello che si occupava di spettacolo ma soprattutto del piacere di vivere con tutte le sue connessioni culturali, che il pairing tra vino e cibo, il mangiare in modo consapevole, divennero una passione sempre più forte al punto da avvicinarlo al nettare di bacco e scoprirne la dinamica che permette a un frutto di diventare un alimento così polivalente.

Il vino è a tutti gli effetti un organismo biologico. Fu questa la prima riflessione, quell’angolo di conversazione tra Peppe e Beppe, che lo portò alla considerazione che proprio il vino potesse essere un buon testimone della cosiddetta “armonia naturale”. «Avevo già sperimentato sulle piante e, grazie a crescenti nozioni di fisica acustica, cominciai a sottoporre il vino in bottiglia a cure armoniche con la superficie vibrante di un tablet. Grazie al conforto di esperti assaggiatori, sono passato poi dalla bottiglia alle botti e alle cisterne. Sono arrivato a pensare di gestire insieme a un amico e collaboratore, Andrea Rizzoli, l’avventura di una cantina col supporto di un terzo socio, Riccardo Iacobone, già inserito nel settore. Così nasce Musikè».

Bologna Wine Week
Beppe Vessicchio e la musica che armonizza vino e olio, ph. Valentina Ciampaglia

Tecnica FRE&MAN: la scommessa di Musikè

Dopo aver sperimentato da Nord a Sud e con lusinghieri risultati la tecnica FRE&MAN (acronimo di FREquenze & Musica Armonico Naturale), l’invito di Riccardo Iacobone a fondare con lui una cantina in Abruzzo che potesse essere “centrale” a un progetto come il suo, diviene una scommessa inevitabile e meravigliosa. Il vino riceve vantaggi dal supporto della tecnica FRE&MAN per restituirli al settore della formazione in ambito artistico. Una sorta di scambio reciproco.

«Succede che i legami tra le molecole vengono sollecitati per un ottimale equilibrio di tutti i componenti attraverso le vibrazioni di uno speciale insieme sonoro. Un insieme nel quale, attraverso il codice vibrazionale, l’intero sistema vino si rispecchia tramutando l’onda meccanica in un’azione di tipo elettrico che va a dialogare con quella che viene chiamato “lo stato colloidale”.

Il vino viene stimolato a offrire il meglio che la sua specifica materia porta in sé. Potremmo definire il risultato come una evoluzione senza invecchiamento, il recupero di potenzialità inespresse che, magari, neanche sarebbero sbocciate. Una nuova chiave di lettura gusto-olfattiva che grazie a composizioni vinicole con tessuto armonico-naturale, e attraverso un’interazione acustico-meccanica, offrono al vino la possibilità di mostrare il meglio di sé, soprattutto quella parte che, per mancanza di amorevole relazione con quello che lo circonda, non avrebbe espresso. Il vino è una cosa da amare. Anche lo stomaco applaude a questa idilliaca relazione».

Beppe Vessicchio, artwork by Jacopo Ascari
Beppe Vessicchio, artwork by Jacopo Ascari

Beppe Vessicchio “suona” con il vino e i suoi suoli

I primi vini nati dallo studio degli effetti della musica armonico naturale, i cui numerosi test hanno evidenziato e sostenuto un’evoluzione positiva del vino, sono Sesto Armonico Rosso e Bianco, il primo Montepulciano d’Abruzzo DOC, il secondo il Trebbiano d’Abruzzo DOC, prodotti proprio nella cantina Musikè. Il processo di vinificazione è il medesimo di tutti i vini; nel caso di Sesto Armonico avviene in tini d’acciaio termocondizionati. Dopo la fermentazione malolattica, il vino conclude il suo affinamento col metodo FRE&MAN prima di finire in bottiglia. Non fanno eccezione Alfalyr, un blend a base Chardonnay con accentuati profumi e Riccardo Primo, la cuvée dove primeggia il Primitivo. «Qui siamo nei meravigliosi territori della Puglia. Non avendo nostri vigneti ma lavorando su raccolte di allevamenti o masse in precedenza opzionate ci concediamo il lusso di giocare, to play, suonare, con le varietà e i suoli che ci ispirano».

L’esperienza Barbera nel Monferrato è l’altro grande tassello di un puzzle che non è tendenza ma si chiama ricerca, sperimentazione, osservazione. «Anche lì, nelle cantine Post Dal Vin di Rocchetta Tanaro, dopo aver scelto i mosti insieme allo chef Beppe Sardi, applichiamo i trasduttori sulla cisterna di Re Barba, una barbera che quest’anno pubblichiamo anche in versione bio. Lo facciamo appena il vino vi è stato travasato. Avviamo quindi l’informazione vibrazionale. Non importa il volume. Sono dati sonori che riflettono una coerenza fisica. Quindi basso volume. Bastano 40 minuti. Dopo un anno poi mettiamo in bottiglia senza filtrare perché il fondo, chiamato volgarmente feccia, è ridottissimo rispetto a quello che di solito riserva questa varietà di uve nella suddetta fase di lavorazione».

Ciò è dovuto proprio al trattamento FRE&MAN che sollecita una nuova condizione dei legami, evitando la dispersione di materia utile alla riuscita del percorso vitale che attende questo straordinario vino.

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