La preistoricità del moto perpetuo : i Marras firmano un nuovo emozionante capitolo sull’amore territoriale

La drammaturgia vive nella Milan Fashion Week ed è forte più che mai nei cortometraggi che vedono nell’autenticità del racconto un modo di valorizzare non solo il risaputo know how artigianale ma anche la prepotenza dei landscape di cui siamo portatori sani.

Nei 365 giorni che ci separano dall’inizio della pandemia, e dalla lieve incoscienza alla quale eravamo abituati nel movimento a tutto globo, eccoci proiettati con un drone nella reggia nuragica del Barumini, patrimonio sardo dell’Unesco, che strizza l’occhio alle atmosfere rurali dei più importanti siti archeologici e naturalistici mondiali.

Film Commission al rapporto e cast interamente sardo per una rappresentazione che unisce il misticismo alla riappropriazione viscerale delle proprie radici. Di dove sei, di dove siamo e fin dove ci spingerà il nostro patrimonio genetico.

Nonostante Antonio Marras, ce ne parla Efisio, volto e operatività millenial, nella top under 30 di Forbes, colonna portante della troupe familiare impegnata nella produzione del mini colossal.



Ci vediamo a casa, la vostra, per un progetto la cui chiave di lettura è la multidisciplinarietà. Un sogno che si realizza per la visione di una Sardegna Caput Mundi attraverso la penitenza del cammino. Un’opera prima cinematografica che mi ha ricordato una delle più importanti installazioni visive di Bill Viola: The Path. Dove la gentrificazione e l’antropologia umana si legano ad un silente moto perpetuo. In questo caso, però, la processione è volta al raggiungimento di un picco, la reggia di Barumini, per assolversi dai peccati. 

Nel nostalgico ricordo dei moodboard, presenti nei backstage delle vostre sfilate, quali sono state le fonti ispirazionali e le contaminazioni che vi hanno guidati nello story telling? 

C’è un elemento di novità nel processo di costruzione della show. Per la prima volta abbiamo lavorato in assenza di reference. La scintilla è partita da mia madre, Patrizia Sardo Marras, colei che da inizio ad ogni processo creativo e la stessa che ne mette la parola fine. Si tratta de la mise en scene del Decamerone di Boccaccio e ciò che avete visto, in realtà, è solo il primo take di un prodotto visivo più articolato, di cui a breve sarà diffuso il Director’s Cut. 



Il misticismo dei nuraghi riporta alla preistoria di un territorio preso d’assalto da innumerevoli popolazioni che ne hanno consentito una stratificazione degna dei più arditi principi di tettonica. Cultura, artigianato, agricoltura e estro creativo che da decenni fondano le radici della vostra mission, quella di amplificarli a livello mondiale. Quanto è stato complicato trasmettere in 16:9 e 4:5 la multisensorialità alla quale eravamo abituati durante gli show? 

Siamo tutti molto esigenti ed è stato davvero complicato. Parliamo di una produzione totalizzante che per tre giorni, grazie alla Sardegna Film Commission, ha preso vita davanti ai nostri occhi. Provate ad immaginare quanto sia stato difficile ottenere le autorizzazioni per girare nell’emblematica atmosfera del Barumini, patrimonio dell’Unesco, scegliendo le giornate più fredde della stagione e canalizzando al meglio tutte le nostre idee. Una meravigliosa follia!

Ballando il twist, il prodotto visivo dimostra quanto la Sardegna sia in grado di realizzare, grazie alle risorse locali, produzioni degne dei grandi show dell’asse Milano- Parigi- New York. Un lavoro nel quale si evince una salda struttura organizzativa capitanata matriarcalmente da Patrizia Sardo Marras nelle vesti di art director e stylist, diretta, insieme agli altri indigeni e autoctoni, dal regista Roberto Orru. 

Come si è evoluta la preproduzione e quanto tempo è stato impiegato per le riprese presso il sito archeologico?

La stesura dello script risale a 365 giorni fa e arrivare a vedere i protagonisti spalmati su 4 km di strada ha suscitato in noi emozioni inspiegabili. Tutto si è magnificamente connesso.

Un esempio sono i copricapi, nati come pietre ricamate, alle quali da tempo volevamo dare una collocazione stilistica. Come per magia, hanno trovato la loro dimensione posizionandosi sui volti dei protagonisti in un frame che possiamo definire emblematico.



Matriarcale anche l’altra figura femminile di spicco: l’attrice Lia Careddu, che interpreta con richiami alle icone felliniane, Nuraja Manna.

Mastodontica si erge su tutti i pellegrini, anch’essi attori del teatro e del cinema sardo. La cruenza espressiva e la presenza scenica eterogenea diventa fonte di inclusività, da sempre fiore all’occhiello dell’atelier d’artista marrasiano. Quanto le fusioni artistiche sono importanti per lo stesso e quali sono state quelle che lo hanno segnato nel corso della sua storia?

Antonio Marras considera la moda una diramazione artistica e il suo estro innegabile l’ha portato ad esprimersi sotto varie sfaccettature. Tra tutte cito la sua mentore Maria Lai, con cui ha condiviso momenti di altissimo spessore, definendola più volte “una compagna di viaggio, una musa, un’amica geniale affettuosa e custode dell’anima“.Ma anche Carol Rama, altra interprete femminile che ha segnato l’arte contemporanea del Novecento, alla quale ha dedicato la collezione primavera/estate 2015. Indubbiamente le sinergie di Antonio Marras coinvolgono professionisti che agiscono con decisione e compiono un percorso ricco di significato.



Nell’emozionalità visiva la moda accarezza l’impattante teatralità e ancora una volta ritroviamo in maniera circoscritta i vostri codici ricchi di contrasti e dicotomie: sprazzi di romantici ricami, elementi di recupero impreziositi e il classico punk di rottura rappresentato da stampe e lettering. L’impegno profuso nel realizzare una collezione nel pieno della pandemia si è differito rispetto al passato oppure ha mantenuto le stesse dinamiche?

Non so ancora quanto la pandemia abbia stravolto questa collezione, sicuramente le dinamiche interne sono cambiate.

I’M Marras, la linea che seguivo, è diventata un drop mentre sono entrato a pieno regime in Antonio Marras offrendo un contributo che dona spunti stilistici in grado di soddisfare i gusti delle nuove generazioni.

La Antonio Marras, prodotta al 100% ancora in terra sarda, attualmente può vantare anche proposte in chiave streetwear che strizzano l’occhio agli anni Novanta.

Special content direction, production & interview Alessia Caliendo

Photography Riccardo Ambrosio

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