Tra onde e fiori

Eco-esploratore, neo-contadino, regista e waterman, Emmanuel Bouvet a 47 anni condivide con noi la sua vita tra gli oceani del mondo e il suo giardino segreto nell’isola di Maui, nell’arcipelago delle Hawaii. Una visione green.

Dice di essere che cittadino del mondo, cioè?

Amo la natura e il mare in particolare; e quindi ho un naturale desiderio di proteggerli. Sono ambasciatore per la Fondazione Race for Water: un catamarano a energia solare con una missione di scienziati che per 5 anni navigano gli oceani per studiarne l’inquinamento. Li abbiamo raggiunti sull’isola di Pasqua per raccogliere la micro-plastica che arriva sulle spiagge. Nella vita quotidiana cerco combattere la plastica. E non è facile! Sono ambasciatore di KnowledgeCotton Apparel, un marchio europeo pioniere in abbigliamento di cotone biologico con tracciabilità dei prodotti. Il loro stile cool ed elegante, poi, mi piace molto.

Ci racconta la sua giornata ideale a Maui?

Mi sveglio presto, verso le 5 e 30. Cerco di andare con Lou, mia figlia (13 anni) a fare surf un’oretta prima di portarla a scuola. Poi vado a lezione di yoga da mia moglie Carine, che insegna anche meditazione e condivide la mia passione per il surf. E così, dopo posso dedicarmi alla nostra piantagione di ninfee e ai nostri film. Se riesco, sul finire della giornata, faccio una sessione di windsurf o di foil, o andiamo a nuotare assieme alle tartarughe con Shadé, la più piccola (7 anni). Le piace molto! Mi godo l’oceano in diversi modi.

Com’è arrivato alle Hawaii ?

Sono arrivato da Parigi a Maui quando avevo 21 anni, per unire l’utile (uno stage di laurea in business school) al dilettevole (il windsurf). Per 10 anni con Carine abbiamo gestito un’agenzia di viaggi specializzata in soggiorni di surf. Poi, 15 anni fa, abbiamo comprato un’azienda agricola di ninfee e creato la Maui Water Lily Farm, senza avere grandi conoscenze di queste piante. Però il bisogno di connessione alla terra si faceva fortemente sentire.

E oggi cosa fa quando non coltiva i suoi fiori?

Viaggiamo con le figlie per la nostra serie di film The Green Wave. Dall’India all’arcipelago africano di Sao Tomé e Principe, dal Cile fino a Christmas Island nel Pacifico, o dalla Papua Nuova Guinea alla Colombia, l’idea è una: sensibilizzare all’ambiente e mostrare delle valide iniziative ecologiche, sempre scivolando tra due onde!

Com’è nata questa consapevolezza ecologica ?

Diventando padre è cresciuta in me la nozione di patrimonio e di trasmissione. Cosa lasceremo ai nostri figli? Poi, semplicemente come amante della natura, vedo è in pericolo quindi voglio proteggerla. E come surfista, vedo l’inquinamento sulle spiagge di tutto il mondo, anche in posti remoti come l’Isola di Pasqua.

Se il mare fosse una persona chi sarebbe ?

E’ la madre di tutti noi. Veniamo dall’oceano e viviamo sul “pianeta mare”. L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre. Noi esseri umani siamo fatti per il 71% di acqua. Coincidenza? Anche se c’è un legame materno, quasi carnale con l’oceano, c’è anche una paura nel senso animale, primitivo. Il mare è come una leonessa, capace di proteggere i suoi figli ma anche di castigarli. C’è bisogno di imparare a conoscerlo, leggerlo e soprattutto rispettarlo per sapere quando e come tuffarcisi dentro. Perché il mare puòessere un rifugio, luogo di benessere, o una tomba.

Quali sono le sue emozioni quando fa surf ?

Una grande comunione con la natura, che mi ricorda ogni volta che siamo un tutt’uno. Danneggiarla è farci del male. Sono sensibile al potere energetico del mare, alle sue virtù lenitive.

Quali sono stati i suoi viaggi più memorabili ?

La prima volta che sono partito è stato per accamparmi a 5 km dalla nostra casa di vacanza in Bretagna. E’ stato il primo viaggio che aveva il respiro della libertà e dell’avventura. “Adventure is around the corner”, come dicono gli anglosassoni! Ed è vero! Penso di non aver fatto altro da allora che ricercare questa sensazione di libertà, andando solo più lontano. Da giovane, il viaggio significa confrontarsi con il pericolo, come un rito iniziatico. Quando avevo 20 anni, con un gruppo di amici abbiamo deciso di raggiungere le isole Chagos, un mito per i navigatori, uno degli ultimi paradisi selvaggi. Sono accessibili solo in barca a vela dalle Seychelles. Abbiamo preso un catamarano di fortuna, senza moderni strumenti di navigazione. Ci sono volute 2 settimane, invece di una. La barca andava in pezzi. Siamo andati alla deriva per due giorni provando a ripararla. Imbarcavamo acqua nelle cabine. Dentro abbiamo dovuto montare delle tende. Alla fine siamo arrivati, stanchissimi ma felici. Scampati a un bel pericolo…

Che lezione ha tratto da questo viaggio pericoloso?

E’ stata un’esperienza bellissima. Sono d’accordo con Keyserling che dice che il camino più breve verso te stesso ti fa prima girare il mondo. Quindi continuo a girare! E’ anche un modo meraviglioso di incontrare la gente.

I suoi programmi attuali?

E’ appena uscito il nostro ultimo film, The Green Wave, girato in Colombia. Lo presenteremo al Festival du Film de Surf di Anglet (Biarritz), dal 10 al 13 di luglio. A giugno, saremo nella Polinesia Francese per girare un nuovo episodio.

Qual è il sogno che non ha ancora realizzato ?

Respirare sott’acqua e parlare le lingue di tutti paesi che visito.

Testo di Sabine Bouvet, Foto Pierre Bouras e Sabine Bouvet 

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UNA QUESTIONE DI SCHIENA: ANGELO BONOMELLI

Quella di ANGELO BONOMELLI, surfer italiano che vive in Costa Rica e che si batte per entrare nel gotha del settore, la World Surf League, proprio grazie alle sue manovre in back side. E a un’alleata potentissima: la poesia sussurrata dal mare.

«Sai qual è la verità? Che la paura del mare non te la togli mai ed è questo il bello». Come se la ride Angelo Bonomelli, 27 anni, quando gli spiego che per la prossima oretta lo tartasserò di domande su cosa si prova a fare surf perché io ho troppa fifa per farlo.

Nato in Italia, dalle parti di Varese, in realtà sulla tavola Angelo ci è salito per la prima volta in Costa Rica, dove la sua famiglia si era trasferita quando era piccolo. «Avevo sui dodici anni, ero in spiaggia con i miei amici e a un certo punto abbiamo iniziato a giocare con le onde. Tutto è cominciato per puro divertimento», spiega Angelo con dolcezza, «poi verso i sedici anni ho iniziato a fare sul serio, grazie anche a un allenatore da paura come Didier Piter (per i non esperti, un mostro sacro del surf francese, ndr)». Da lì, un crescendo di successi fino ad arrivare al titolo di campione italiano nel 2017 e campione del Costa Rica nel 2018, mentre ora è intento a gareggiare per garantirsi l’accesso alle World Qualifying Series, ovvero le qualifiche da superare per conquistare un posto nel circuito della World Surf League, la lega più importante nel settore, quella per intenderci in cui è entrato Leonardo Fioravanti. Quando non è impegnato con le competizioni in giro per il mondo, Angelo si divide tra il Costa Rica, dove passa i mesi invernali e la stagione calda, con base in Europa. E oltre ad allenarsi per vincere il più possibile, è attivo come istruttore.

In Italia il surf sta diventando più popolare, anche grazie alle sue imprese, ma forse cè una visione un po’ stereotipata del settore, un immaginario fatto di mare, sole e gran feste sulla spiaggia di sera intorno a un fuoco: è davvero tutto così idilliaco?

«Questo è un ambiente rilassato, il che non significa che non ci si debba mettere d’impegno. Io mi alleno almeno tre o quattro ore al giorno e le sensazioni sono sempre diverse. C’è la volta in cui tutto fila liscio, ti rilassi e pensi solo a essere con l’onda, ma capitano anche i momenti no. La mia fortuna però è che, anche se il surf per me è diventato un lavoro, non ho perso la poesia. Quanto ai surfer italiani, hanno tutto il mio rispetto».

Perché?

«In Costa Rica il mare è sempre caldo ed è facile avere le condizioni giuste per salire sulla tavola. In Italia bisogna essere dei veri appassionati per sopportare la calma forzata dell’estate e il freddo dell’inverno: ci vuole fegato per buttarsi in acqua quando il termometro va verso lo zero, ma ne serve ancora di più per uscire fuori, con l’aria che ti gela le mani. Credo che “Non mollare mai” possa essere il loro motto».

In Italia dove ha trovato le onde più belle? E allestero, invece?

«Lungo tutta la costa sarda ci si può divertire, mentre uno dei miei posti preferiti nel mondo è l’Australia, se si tralascia il piccolo dettaglio che mentre sei in acqua tu, ci sono pure gli squali. L’Indonesia è un altro luogo particolare, anche perché spesso la gente del luogo non parla inglese, quindi bisogna trovare il modo per comunicare. Io mi sono arrangiato benissimo con le mani».

Qual è laspetto più faticoso del suo mestiere?

«Spostare le tavole! Detta così sembra una battuta, ma non è per niente semplice volare da un continente all’altro con tutto l’armamentario al seguito. E anche una volta arrivato, magari ti tocca di camminare per lunghi tratti con la tavola in mano, la logistica di un surfer è una faccenda complicata».

Cosa si prova a competere con i più forti?

«Il bello delle gare di alto livello è che puoi incontrare i big names e chiacchierarci. Uno dei momenti più gratificanti è quello del free surf, quando si entra insieme in acqua per riscaldarsi, poi però arriva la gara e in quei venti minuti non fai sconti a nessuno. Certo se sai di essere primo, ti puoi permettere di aiutare un amico, ma altrimenti devi mettere in atto tutte le tue tattiche».

Cè una situazione in cui si sente davvero un drago?

«Con le manovre di schiena direi che me la cavo alla grande, sono i voli che a volte mi fanno un po’ penare, ma si può sempre migliorare».

A parte i casi disperati, come il mio: paura atavica di non riuscire a ritornare in superficie. Per gente come me il surf resterà sempre e solo un sogno.

«In Costa Rica si fa pratica con onde di mezzo metro e con la tranquillità di poter sempre mettere i piedi a terra, se le cose proprio girano male. Sono convinto che nel posto giusto, tutti abbiano la chance di prendere confidenza con la tavola e di godersi le sensazioni incredibili che il mare regala. Niente è impossibile».

 

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DEEJAY Xmasters, il summer event dedicato all’action sport

Si è concluso il 22 luglio a Senigallia la VII edizione dei DEEJAY Xmasters, l’unico summer event italiano interamente dedicato agli action sport che ha visto più di 80.000 persone partecipare nel corso della nove giorni, alla scoperta delle oltre 30 discipline sportive rappresentate nel villaggio di 40.000 mq.

Il primo weekend si è acceso con la Coppa Italia di Stand Up Paddle Racing e Paddleboard della FISW Surfing, alla quale ha partecipato anche il Campione d’Italia Leonard Nika. Show mozzafiato con il Motocross Freestyle e le esibizioni del Team DaBoot, che riunisce i migliori piloti del panorama nazionale ed internazionale, e grandi emozioni grazie alla presenza dell’atleta della Nazionale di Surf Roberto D’Amico che ha presentato al pubblico The Island, il suo ultimo video.

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Aperto fin dal primo giorno il DEEJAY Xmasters Skate Park, un’area di 400 mq dedicata agli skater e alle BMX. Tra le numerose altre iniziative il Campionato Italiano di Beach Rugby della LIBR con il primo, storico campionato di Beach Rugby riservato ad atleti sordi ed organizzato dalla FSSI (Federazione Sport Sordi Italia). E poi ancora windsurf, kitesurf, vela, balance board, surf, Stand Up Paddle, test off road, big air bag, wake skate, parkour, parapendio, flyboard e molto altro. Per nove giorni i partecipanti hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta tra quale attività scegliere e provare!

Spazio anche alle tematiche ambientali con la rinnovata collaborazione tra DEEJAY Xmasters e Simbio, unite nella campagna Be Active Stop Plastic. Tante le attività in programma, tra le quali un appuntamento quotidiano con la pulizia della spiaggia, la proiezione di corto e mediometraggi sulla situazione dell’inquinamento dei nostri mari e la collaborazione con One Ocean Foundation, la Fondazione che ha anche redatto la Charta Smeralda, impegnata in quei giorni nel tour di sensibilizzazione nei confronti della tutela del mare partito da Trieste e diretto a Genova. Rimanendo in tema, per il primo anno DEEJAY Xmasters ha collaborato con l’Ocean Film Festival Italia, la rassegna cinematografica che presenta corto e mediometraggi dedicati alla bellezza dei nostri oceani. Free diving in acque incontaminate, surf di big waves, vela tra gli iceberg della remota Disko Bay: tante storie di esplorazione e avventura in ambienti remoti e selvaggi, su cui grava però l’ombra dell’inquinamento prodotto dall’uomo e in particolare della plastica.

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NATALIA RESMINI – SURF DIARY

Illustrations by Natalia Resmini

Illustratrice di moda e fashion consultant, Natalia Resmini unisce una spiccata sensibilità per la moda alla delicatezza del colore. La sua esperienza come ritrattista e textile designer si svela ad ogni pennellata. Grazie al surf e all’amore per il mare ha viaggiato in tutto mondo: questo bagaglio estetico lo si legge sia nei suoi disegni in stile libero, sia nel racconto, anche per immagini, in cui ci suggerisce i posti irrinunciabili dove fare surf.
Ho questa grande passione da una vita, che mi ha fatto viaggiare mezzo mondo. Il surf è una grossa fortuna. Perché tutti i surfisti prima o poi viaggiano per lunghi periodi, e hanno la possibilità di conoscere altre culture. Noi italiani siamo un popolo di idealisti, sognatori e viaggiatori, lo dico sempre! Siamo fortunati. Perché, se non abbiamo troppe onde, le andiamo a cercare, scoprendo un sacco di altre cose, allargando gli orizzonti. E ci distinguiamo, eccome! In esclusiva per MANINTOWN la selezione di posti più belli, scoperti durante i miei viaggi.

MESSICO
www.mexilogfest.com

Imperdibili Sayulita e Saladita e punta de Mita. (riviera Nayarit). Atmosfera Hippy, temperatura perfetta soprattutto nei mesi invernali, onde impegnative e più facili. Il momento più cool è in occasione del Mexi Log Festival, che raduna i migliori surfisti del mondo nella categoria Longboard. Per alloggiare segnalo un posto che si chiama Casa Love, che si trova nel centro di Sayulita. Proprio sulla spiaggia principale, di fronte alle onde che srotolano e qualche turista in cerca di un buon margarita, si apre la terrazza di Nathalie Mignot, la proprietaria. L’architettura della casa si rivela in un sapiente equilibrio di sole e ombra. Dieci camere “open space”, arredate con singolare gusto, per un soggiorno davvero fortunato: dove vi sentirete sempre accarezzati dal vento e la notte cullati dalle stelle. L’attenzione all’ecologia e a uno stile di vita “raw” dei proprietari sapranno affascinarvi. Casa Love fa parte di un concetto più ampio, che comprende la boutique “Pachamama” e l’omonima galleria d’arte, entrambe al piano inferiore dove, in mezzo a variopinte opere di giovani artisti, potrete scovare abiti pezzi unici boho-chic e molti gioielli carini.
Per maggiori info e scoprire curiosità sulla famiglia dei proprietari: pachamamasayulita.com.mx/casa-love/

SARDEGNA
Il mio posto del cuore, dove passo parecchi mesi all’anno e le onde sono le migliori del Mediterraneo, perché l’isola ha un’esposizione ai mari a 360°. Tra tutte le coste, quella a ovest è quella con onde più frequenti, perché il maestrale è il vento predominante. Per quanto riguarda il resto, l’isola offre tantissime opzioni che si possono sfruttare, motivo per cui la Sardegna è diventata una meta internazionale di turismo legato al surf.
Per principianti, consiglio la scuola IS BENAS SURF CLUB (www.isbenas.com), che offre pacchetti personalizzati con istruttori qualificati e alloggi in surf house, (esperienza imperdibile, natura favolosa e si è seguiti dalla A alla Z). Inoltre segnalo Maona Sailingboat, nel sud, a Villasimius, di proprietà di Sebastiano Concas, uno dei migliori surfisti italiani, che organizza charter in barca a vela e surf trip, una formula originale, per una vacanza memorabile nel cuore dell’area marina protetta. www.facebook.com/Maonasailingboat/

MAROCCO
Sono stata in Marocco tantissime volte ormai, ma ogni viaggio porta sempre emozioni nuove. C’è qualcosa di magico, un profumo speciale nell’aria che mi rapisce. La cultura araba mi affascina, come artista e come donna. La mia creatività è stimolata dai decori delle piastrelle, dai colori della terra intervallata dalle piante di argan, dall’architettura concepita per essere vissuta dentro e fuori. Ho tantissimi amici marocchini e, nonostante le miscredenze e i nostri pregiudizi, ho trovato un popolo illuminato. Cultura, orgoglio, ospitalità e “presenza religiosa” sono una costante. Noi, in occidente, siamo sempre di corsa e non crediamo più a nulla. Talvolta non abbiamo neanche cinque minuti per osservare un bel tramonto. Noi abbiamo gli orologi e loro hanno il tempo! Sono stata quasi due mesi di recente, a sud di Essaouira. Dipingevo e surfavo, immersa in un piacevole “mal d’Africa”. I marocchini credono nella loro terra, nel vento, nel mare, nel cibo. Non posso dimenticare certe sere invernali, quando al calore del fuoco si cena tutti insieme, con le mani, assimilando l’energia del cibo, in religioso silenzio. Sono arrivata a credere che le forchette e i coltelli siano una specie di filtro fra noi e quello che mangiamo. Ripenso alla libertà che ho provato e sorrido. Perché non posso scordarmi il “peso” di certi colori che assume il cielo, inseguendo le ultime onde della giornata. Alle spiagge deserte, ai branzini appena pescati, all’olio di oliva quasi più buono del nostro. In marocco il posto che vi consiglio per surfare è la costa che va da Essaouira ad Agadir.
Segnalo due dei miei alberghi del cuore: Hôtel Résidence le Kaouki, www.sidikaouki.com; Olo Surf & Nature www.olosurfnature.com/, il surfcamp piu’ cool del momento!

BIARRITZ e HOSSEGOR
È la California d’Europa, ci sono stata talmente tante di quelle volte che non mi ricordo neanche più quante. È      il cuore della scena surf europea, dove abitano i migliori shaper e artisti underground legati al surf. I prezzi sono un po’ alti e in acqua c’è molto affollamento, ma la natura è meravigliosa! In estate si fa surf fino alle 11,00 di sera, dato che le giornate sono lunghissime. Inoltre, bellissimi surfshop e, nelle lande, varie scuole di surf, che operano su splendide spiagge infinite.
Da provare: m.facebook.com/tfr.hossegorsurfhouse/

Photo by @silvia_cabella_fotografie
Instagram profile @nataliaresmini
nataliaresmini.it

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Body Glove celebra il surf degli anni ’80

Body Glove, il celebre marchio degli sport acquatici ha  presentato al Surf Expo (Orlando, Florida) una capsule collection che celebra anni ‘80. Neon Lines, dipinto sulle onde, rende omaggio all’epoca in cui i surfisti erano famosi per la loro velocità dentro e fuori dall’acqua. La Neon Lines include t-shirts, cappelli e boardshorts  idrorepellenti abbinati alle cinture Body Gloves 360. La collezione sarà lanciata  da Marzo 2017. I modelli sono una versione innovata e avanzata dell’originale muta subacquea con miglioramenti della tecnologia neoprene, le cuciture rispecchiano i moderni standard di comfort, calore e performance. Le mute saranno disponibili in 3 colorazioni. Inoltre Body Glove presenterà anche dei teli mare, mobile phones cases e calzature.

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LEONARDO FIORAVANTI: Ride to the Roots

Leonardo Fioravanti, giovane promessa del surf italiano e mondiale invita i suoi ospiti per presentare, in anteprima mondiale, il film realizzato con Red Bull TV, che lo vede protagonista. Leonardo, che ha speso quasi tutta la sua vita sulla tavola da surf,- ha iniziato a 6 anni – è stato il primo italiano capace di accedere al circuito della World Surf League. Il film di 28 minuti – prodotto da Red Bull Media House – racconta il successo sportivo del giovane surfista, dalle spiagge caotiche laziali, alle paradisiache Maldive e al Portogallo, ripercorrendo anche i momenti salienti della sua carriera, la fatica per arrivare alla vetta e l’incidente del 2015. Anticipando di gran lunga i tempi, Leonardo si è guadagnato un posto di rilievo nel panorama internazionale del surf, qualificandosi nel 2016 per il prossimo WSL – Samsung Galaxy Championship Tour. La puntata Ride to the Roots dedicata a Leonardo è stata realizzata grazie allo straordinario supporto di Tag Heuer e sarà trasmessa su Red Bull Tv nella seconda metà di marzo 2017, per poi essere disponibile sulla piattaforma in VOD. Ride to the Roots è una serie prodotta da Red Bull Media House, dedicata al ritorno alle origini di un atleta o di un artista. Il film su Fioravanti ha visto 6 mesi di produzione tra Francia, Portogallo, Azzorre e Italia, Hawaii, contando più di 20 giorni di riprese. Afferma Leo sul film, “È stata un’occasione unica per riflettere e rivivere anche i più piccoli dettagli della mia vita sulla tavola.” Adesso Il surf è diventato disciplina olimpica e Leonardo vestirà l’azzurro degli italiani.

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