Tra sport e viaggi, 4 influencer raccontano di quando la paura diventa adrenalina

Quella degli influencer è da alcuni anni una vera e propria professione: Instagram ha dato la possibilità di emergere a talent delle realtà più diverse, che si sono costruiti un rapporto consolidato con una community coesa e curiosa. Spesso è la passione per lo sport e i viaggi a innescare i primi passi verso quella che diventerà una  professione, dettata dal forte bisogno – fisico e mentale – dei giovani di vivere sempre nuove sfide ed avventure, dalle più facili alle più estreme, per poi condividerle anche con i follower.


Petra Cola

Chiara Lovato

Gare di equitazione, corse in moto, salti sugli sci, conquiste di vette innevate e battaglie sul ring: nell’intervista che segue si raccontano quattro ragazze sportive che amano viaggiare e mettersi in gioco a 360 gradi, conducendo una vita sana, e creando col tempo uno stretto rapporto con chi le segue sui social.
È il caso di Chiara Lovato, appassionata fin da piccola di moto e sci, che vediamo sovente in scatti spettacolari, in strada o sulla neve, dove riesce sempre a trasmettere un forte senso di adrenalina ed energia, proprio come gli sport che pratica, come pure della “green” influencer Petra Cola, avventuriera e autrice del libro La maestra silenziosa. Vivere in montagna al femminile, tra le più giovani ed intraprendenti sportive del Nord Italia; tra gite, arrampicate, escursioni e sport estremi, Petra insegna alla propria fan base come viaggiare in modo sano, sicuro e intelligente.
E ancora, di Federica Monacelli, campionessa italiana di pugilato, atleta pluripremiata e laureata in economia aziendale, che scatta foto mozzafiato in giro per il mondo mentre pratica sport senza mai fermarsi, dal mare alla montagna, e di Nicole Cereseto, influencer ambientale, supporter del WWF e campionessa di equitazione, tra le content creator più ricercate di questi ultimi anni.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Come è nata la tua passione per lo sport, e cosa significa per te?

Chiara: La passione per lo sport è nata grazie ai miei genitori. Fin da piccola mi hanno fatto provare di tutto, dalla ginnastica al basket, allo sci e tante altre discipline, lasciandomi scegliere quelle che preferivo, non forzando mai. Mi hanno insegnato che la vita è fatta di lavoro, studio ed esperienze.
Grazie a loro sono cresciuta con la curiosità di sperimentare sempre nuovi sport e cercare quel senso di libertà che non si può trovare nella normale quotidianità. Lo sport è la mia via di fuga dalla monotonia di ogni giorno, non mi basta andare in palestra ad allenarmi o fare una passeggiata, cerco adrenalina. Amo lo sci in tutte le sue forme (pista, freeride, freeski), amo andare in moto, amo il wakeboard.

Petra: La passione per lo sport mi è stata trasmessa dai miei genitori: mia mamma è un’insegnante di educazione fisica e già da piccolissima mi portava a raggiungere le cime più alte, poi mi ha iscritto a diversi sport come nuoto, ginnastica artistica e atletica leggera, che hanno creato le basi di ciò che sono ora. Lo sport mi ha dato una routine e donato la struttura anche per affrontare la vita, per risolvere i problemi più banali.

Federica: Arrivo da una famiglia molto sportiva, ho iniziato a fare nuoto per neonati con mia mamma a cinque mesi di vita. Non ricordo neanche il momento in cui è nata la passione per lo sport, è semplicemente sempre stato parte integrante delle mie giornate, come fare colazione, pranzare, andare a scuola. Lo sport rende forti e questa forza può essere sfruttata per vivere meglio. Il concetto di base è questo: vivere in modo attivo costa fatica; fare tante cose, anche se piacevoli, costa fatica. Se la fatica supera il piacere, allora non si trova più gratificazione in ciò che si fa.

Nicole: La mia passione per lo sport è nata quando mi sono avvicinata al mondo dei cavalli e dell’equitazione, però in generale mi affascinano tutti gli sport, adoro lo sport! Fa stare bene e lo trovo una sorta di mondo parallelo: quando entro in un maneggio sono in un’altra vita, in un certo senso la mia vera vita.
Amo i cavalli, così come il mio sport, sono i miei compagni d’avventura, senza i quali non potrei mai rendere possibili i miei sogni. Lo sport per me è sacrificio, fatica, soddisfazione, ma soprattutto sacrificio.


Chiara Lovato

Petra Cola

Il fatto di essere donna ti ha mai condizionato durante la tua carriera?

Chiara: I due sport che mi hanno cambiato la vita sono sci e motociclismo, in entrambi c’è una netta prevalenza maschile, soprattutto nello sci freestyle/freeride e nei track days in moto in pista.
In certi momenti avevo paura di non trovare amiche con cui condividere le mie passioni, ma il bello degli sport è che unisce le persone, quindi alla fine sono sempre riuscita a farmi nuovi amici e anzi, ho conosciuto persone stupende che mi hanno aiutata a imparare e migliorarmi.

Petra: In realtà non mi ha mai condizionato molto, non è stato mai un limite. Sono cresciuta con molti fratelli maschi e ho sempre giocato con gruppi maschili, ho sempre avuto un carattere forte e ho dimostrato che potevo fare benissimo tutto quello facevano gli uomini; se il limite non esiste per te, non esiste neanche per gli altri.

Federica: Fin da quando ero bambina ho praticato sport insieme agli uomini, facendo gli stessi allenamenti e le stesse gare, per me era normale.
Ho capito negli anni che in realtà era un problema più per gli uomini che per me. Tempo fa, all’inizio della mia carriera come pugile, un ragazzo mi ha rotto il naso durante una sessione di sparring, è stata una mossa abbastanza volontaria, in quel momento mi si è accesa una lampadina, ho capito che ci sono dei cluster delicati che rendono le persone vulnerabili, per molti uomini è il confronto fisico con una donna, ritengono inaccettabile non essere superiori.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Ci racconti un episodio in cui, durante una delle tue imprese, pensavi di non farcela ma alla fine ci sei riuscita?

Chiara: Amando gli sport più “movimentati” mi è spesso capitato di aver paura: una discesa ripida e tecnica in neve fresca, le prime volte in pista in moto, i primi salti in wakeboard. Col passare degli anni ho capito però che sono proprio quelle le sfide più belle, quei momenti in cui pensi di non farcela e poi ti butti, e la paura si trasforma in adrenalina ed emozione.
La vittoria più bella della mia vita probabilmente sta nell’essere sempre riuscita a coniugare studio/lavoro e sport, sono riuscita a raggiungere un equilibrio tra i due mondi che mi motiva e mi sprona a continuare così.

Petra: In montagna è importante saper rinunciare, saper ascoltare e capire quando è il momento giusto per tornare indietro. Rinunciare non è una cosa negativa, bensì sinonimo di avere testa sulle spalle e una grossa forza interiore. Non è una sconfitta, solo consapevolezza.

Nicole: Di episodi in cui pensavo di non potercela fare ce n’è più di uno, ma racconto quello in cui davvero pensavo di non riuscire più a vivere il mio sport come prima. Sono caduta nel 2019. Si cade, succede a tutti, ma la caduta è stata l’inizio del mio buco nero perché ha coinciso con un periodo davvero difficile per me, in ambito familiare; non avevo più al mio fianco coloro che hanno sempre creduto in me e sostenuto il mio sport, mi sentivo demoralizzata e delusa.
Insomma, per una sciocchezza stavo crollando e distruggendo tutto ciò che avevo costruito in moltissimi anni, poi però, due anni dopo, è arrivato il pezzo mancante del mio puzzle, ossia Corbreka, il cavallo che mi ha subito riportato la fiducia di prima e ai livelli di prima.


Chiara Lovato

Petra Cola

La vittoria più bella della tua carriera?

Federica: Il primo match di pugilato è stata una grande prova per me, ero prontissima fisicamente, ma a livello emotivo stavo entrando nell’occhio di un ciclone. Alla fine della prima ripresa ero distrutta, quel momento è stata la svolta della mia carriera, se non avessi finito quel match, che poi ho vinto, probabilmente non avrei mai più combattuto.

Nicole: Sicuramente i Campionati Regionali 2016. Tra scuola, studio, cinque cavalli da montare, a volte ero davvero stanca, ma ho sempre messo tutta me stessa in ciò che facevo. Avevo praticamente quello che in molti desideravano, facevo tante gare e avevo bei cavalli, e quindi avevo molte persone contro. Eppure mi sono così chiusa nel mio guscio che vedevo solo me, i miei cavalli e i miei allenamenti, il sudore, la fatica, i sacrifici.
Mi ripetevo “ce la posso fare”, anche se avevo mille occhi che mi fissavano augurandomi di andare male, e ce l’ho fatta, grazie a Cuba, quella vittoria è stato il regalo più bello che potessi farmi.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Sappiamo che ami viaggiare: qual è il tuo posto del cuore, quello che ti emoziona in modo particolare? Cosa significa per te viaggiare?

Chiara: Ho due posti che mi fanno particolarmente emozionare e, sebbene possano sembrare completamente opposti, hanno tante cose in comune: la cima della montagna per lo sci e la pista per le moto. In montagna siamo solo io, gli sci e la neve, in pista siamo solo io, la mia moto e l’asfalto. In quei momenti è tutto in mano a me, decido io cosa fare, quanto andare veloce e quanto spingermi fino al limite, è quella sensazione unica di adrenalina e libertà che accomuna due sport così diversi.

Petra: Ho viaggiato molto spesso da sola, in giro per l’Europa, con la mia numerosa famiglia (siamo in sette) l’ho fatto in van, per vivere la natura, poter ascoltare il luogo e scoprirlo in tutte le sue sfaccettature.
Ho sempre evitato i viaggi più turistici come quelli negli hotel stellati, voglio andare con il van e viaggiare  a braccia aperte, libera. Ad esempio sono stata in Messico da sola un mese, per legare al meglio con la gente del posto. Mostro sui social tutto quello che faccio, e anche se sono una donna posso viaggiare da sola, con tutti i pro e contro del caso, uso i social anche per dare consigli in merito.

Federica: I gusti nel tempo cambiano, negli ultimi anni sono andata spesso a Fuerteventura, dove ho scoperto nuove passioni come il surf, incontrato tante persone… In questo momento sento quell’isola un po’ come una seconda casa, spero che il turismo non la rovini.

Nicole: Mi piace viaggiare, purtroppo però non ho la possibilità di svegliarmi un giorno e dire “domani parto e vado là”. Si ricollega tutto al mio sport: i cavalli sono esseri viventi, devono essere curati, mossi, allenati, non ci si può assentare più giorni o settimane. Anche questo fa parte del sacrificio. Riesco a viaggiare a fine stagione, il viaggio più lungo e lontano che ho fatto è stato in Giappone. Bellissimo, ci tornerei domani e lo rifarei altre mille volte.
Il luogo che più ho nel cuore è Cagnes-Sur-Mer, in Francia, dove nell’ottobre del 2021 ho fatto una gara indimenticabile per me, mi emozionerebbe molto tornarci. Spero di viaggiare sempre di più, per lavoro o per lo sport.


Chiara Lovato

Petra Cola

Qual è il tuo motto?

Petra: La vita è fatica e la montagna ce lo insegna, nessuno ti regala niente.
La vita è una passeggiata fatta di alti e bassi ma una volta arrivati in cima la vista è fantastica.

Federica: Le nostre passioni possiedono una loro propria saggezza: guidano il nostro pensiero e la scelta dei nostri valori, e garantiscono la nostra sopravvivenza.


Federica Monacelli

Nell’immagine in apertura, Chiara Lovato sugli sci

Le nuove maglie dell’Inter sono o non sono stilose?

Un commento sulle casacche dei nerazzurri della stagione 2021-2022

Scommettiamo che per una volta il binomio calcio e moda non risulta essere così vincente? Sembra assurdo solo a pensarlo, soprattutto perché la moda è un linguaggio universale in grado di venire incontro ai gusti di tutti, eppure questo tipo di legame è venuto meno con 2 maglie di una celebre squadra di Serie A. Le 2 maglie in questione sono quelle dell’Inter della stagione in corso, che sono state pensate e realizzate per soddisfare le sole esigenze di marketing. Quando ci si focalizza sul rendere un brand riconoscibile in tutto il mondo, e meno sul puro stile, può accadere che il risultato finale non sia dei più esaltanti. Se del marketing poco e nulla possiamo dire, perché è un campo che non ci compete e in cui non ci sentiamo esperti, qualcosa possiamo invece dire per quanto riguarda il motivo che ricorda le squame di un serpente della prima casacca interista. Premettiamo che un conto è osservarle tramite fotografia o tramite immagine online e un conto è vederle dal vivo, considerando che l’effetto finale è totalmente diverso. Dal vivo le squame risultano molto più sfumate, e se osservate da vicino sono nient’altro che un insieme di piccoli rombi che vanno a creare un pattern indefinito che non ha nulla a che fare con il classico e semplice nerazzurro a strisce. Non vogliamo passare a tutti i costi per puristi e/o per amanti del classico intramontabile, ma lo squamato non solo fa uno strano effetto, che non piace a tutti, ma è piuttosto “tranchant” come scelta stilistica. Insomma o lo si ama alla follia o lo si odia alla follia. E se l’obiettivo finale è far sì che l’Inter possa essere conosciuta e soprattutto ammirata dal più grande numero di tifosi possibile allora è necessario scegliere un motivo che possa piacere a tutti. Magari starete pensando: “Non è che aver modificato recentemente lo storico logo dell’FC Internazionale è un freno che non permette di apprezzare quest’ulteriore novità che dice ancora una volta addio ai gloriosi tempi che furono?” No, lo ripetiamo, la nostra è solo una valutazione estetica, valutazione estetica leggermente più accomodante per quanto riguarda la seconda maglia dell’Inter.

La maglia da trasferta

La maglia da trasferta dell’Inter non sarà un capolavoro di stile ma almeno è leggermente più sobria rispetto a quella indossata durante le gare giocate in casa. Forse la presenza di qualche biscione in meno disegnato a mano sulla parte posteriore e anteriore avrebbe esaltato meglio il prevalente color bianco, ma già il fatto di non centrare il rettile simbolo dell’Inter è stata un’ottima scelta. Un’altra nota lieta è il fatto che il bianco è molto ben risaltato grazie al logo bianconero stilizzato presente in alto a sinistra. Insomma qualcosa di buono c’è e si vede nella casacca away di quest’anno, che è molto diversa da quella a quadrettoni della scorsa stagione, un po’ troppo semplice e a tratti banale. Francamente i giocatori dell’Inter in trasferta sono un po’ più credibili con questa maglia, ovvero con quella dell’annata 2021-2022, rispetto a quando indossavano quella della passata stagione.

Vincere con eleganza sarebbe un bel vincere

Ricapitolando quanto detto fin qui, possiamo affermare che la prima maglia squamata dell’Inter risulta piuttosto estrema, nel senso che la pelle di serpente può anche andare bene ma non così proposta. Più apprezzabile invece la seconda maglia, principalmente bianca, colore che va bene con tutto, con alcuni biscioni collocati lateralmente che sembrano come muoversi, forse per spaventare l’avversario che quest’anno potrebbe soccombere sotto le pallonate di Correa, Lautaro, Džeko e Sánchez, o così almeno dovrebbe essere stando alle quote calcio che danno l’Inter in pole position in campionato. Il calcio lo sanno tutti, anche i meno esperti, è uno sport imprevedibile, dunque non è detto che per forza andrà così, certo è che se i nerazzurri vincessero sfoggiando maglie più eleganti allora sì sarebbe un bel vincere! Visto che in fatto di eleganza nemmeno l’ombra, c’è di buono che se davvero riusciranno a conquistare lo scudetto almeno saranno riconoscibilissimi, perché il serpente è presente un po’ ovunque sia grazie alle squame della prima maglia sia grazie alla sua rappresentazione grafica a mano sulla seconda maglia. Non a caso abbiamo parlato solo di possibile conquista dello scudetto, perché la Champions League per l’Inter di quest’anno è un sogno quasi proibito, un sogno nerazzurro preferibilmente a strisce se possiamo dire la nostra.

Innovare non è affatto semplice


Nella moda innovare, e farlo bene, non è semplice, perché richiede non solo un occhio attento ma anche una buona dose di coraggio. Il flop è infatti dietro all’angolo, soprattutto quando si sceglie di recidere ogni legame con il passato; se la clientela è abituata ad associare un certo tipo di eleganza con un determinato brand, e poi si decide di cambiare tutto all’improvviso, ecco che gli effetti possono essere imprevedibili. Dal nostro punto di vista questi effetti imprevedibili interesseranno presto le maglie dell’Inter di questa stagione, che sicuramente sono apprezzabili perché realizzate con materiali ecosostenibili ma lo sono molto meno a livello di stile. Va bene trasmettere l’idea che l’Inter è un biscione, ma esagerare non fa e non farà bene. Mettetevi nei panni dei tifosi storici della Beneamata: abituati come sono a identificare il loro amore con le sobrie ed eleganti righe nerazzurre, d’ora in avanti si sentiranno come persi, perché la loro squadra non solo le ha “rinnegate” forse per sempre ma da almeno un anno a questa parte ha anche deciso che i motivi principali delle sue maglie cambieranno in continuazione, proprio come un serpente cambia la propria muta. Abbiamo detto all’inizio che di marketing non ci occuperemo perché non abbiamo il titolo per farlo, tuttavia almeno possiamo ribadire come queste scelte stilistiche facciano solamente parte della nuova strategia di marketing del Biscione. Una strategia che di sicuro ha tenuto poco conto della moda romantica e dell’eleganza, che è fondamentale nel calcio anche se non sembrerebbe. Per una volta possiamo affermare che il binomio calcio e moda non è risultato essere così vincente come lo è in quasi tutti i casi, ed un vero peccato.

Brand alert: YOXOI

Nato nel 2018, con produzione 100% Made in Italy, Yoxoi progetta, produce e commercializza i migliori prodotti da abbigliamento per il tennis, il padel e lo squash. L’azienda ha sede a Pordenone ed è specializzata nella ricerca di materiali tecnici e della loro applicazione nell’abbigliamento sportivo al fine di creare capi sempre più avanzati ed efficaci, migliorando di conseguenza le performance dell’atleta in campo. Ispirato ai samurai Giapponesi e alla filosofia del Sol levante, il brand definisce l’attrezzatura sportiva come un’arma per il combattente, quel vantaggio in più per i giocatori che giocano per vincere. Tutto nasce da una visione che mette al centro della propria ricerca scientifica e dello sviluppo produttivo, l’ingegneria tessile applicata alla fisiologia degli atleti.
Le fibre sono della migliore qualità e i capi sono ottenuti grazie ad uno sviluppo di tecniche di produzione, nuovi trattamenti e tecnologie al passo con i valori sostenibili di cui l’azienda si fa promotrice.


Il tennista Aleksandr Bublik indossa un completo YOXOI agli Australian Open 2021
2021 AUSTRALIAN OPEN Alexander Bublik (KAZ) Photo © Ray Giubilo

É proprio da questa esigenza che è stata progettata la Competition shirt DUEXTRETM, una t-shirt tecnica utilizzata nel mondo del tennis più ecologica sul mercato. I filati sono stati accuratamente selezionati e combinati tra di loro in modo preciso, per dar vita alla tecnologia brevettata DUEXTRETM: due strati di texture composti da un mix di tre fibre diverse (Dryarn, Tencel e poliestere); una trama bio-ingegneristica con struttura 3D attiva priva di qualsiasi cucitura che permette alla pelle di rimanere fresca ed idratata, senza provare il tipico senso di soffocamento che si ottiene quando i pori sono impregnati di sudore. Queste particolari fibre, combinate tra loro,
permettono infatti ai pori della pelle di respirare facilmente, la parete esterna del tessuto invece consente di assorbire il sudore efficacemente e allo stesso tempo, favorire la traspirazione su una grande superficie della maglia.



Oltre ad aver creato un tessuto in maglia che garantisce ottime prestazioni tecniche, il brand si è avvicinato al mondo della sostenibilità, appoggiando valori sempre più fondamentali. La Competition Shirt DUEXTRETM risulta infatti ecosostenibile grazie alle 3 fibre sviluppate e utilizzate per la costruzione della sua maglia con sistema seamless. Le fibre Polipropilene Dryarn, Tencel e Poliestere riciclato, sono ecologiche e totalmente ecosostenibili; non vengono utilizzati né solventi né acidi, ed i loro processi produttivi sono svolti nel pieno rispetto dell’ambiente. Tutti e 3 i filati sono prodotti in Italia con fibre italiane o europee, e questo consente di ridurre al minimo l’impatto
ambientale del trasporto delle materie prime.

Ian Rocca: “lo sport non è un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta”

Classe 1997, una passione senza freni per gli sport invernali e tanta adrenalina nel sangue: Ian Rocca ha indossato gli sci all’età di due anni, dandosi subito all’agonismo e aggiudicandosi importanti medaglie, come il titolo di Campione Europeo Slopestyle 2018. Terminata la parentesi agonistica Ian ha scoperto la sua vera strada: il freestyle e il freeride. Oggi l’atleta trascorre le giornate ad allenarsi, senza tregua, nel suo palcoscenico: Mottolino Bike Park di Livigno. Tra un’acrobazia e l’altra, lo skier si diverte a raccontare i  “segreti del mestiere” sui canali social, coinvolgendo il pubblico a 360 gradi anche fuori dalle piste da sci.

Come è nata la tua passione per lo sci?

La passione per gli sci è nata il giorno in cui li ho indossati per la prima volta, a due anni. Certo, negli anni c’è stata un’evoluzione: sono passato dallo sci alpino e dalla semplice ricerca della velocità al volo e ai salti, ovvero al puro senso di libertà che offre il freeski.


Credit: @noah_wallace

Quanto ha influito la figura di tuo padre sul tuo percorso?

È stato lui a farmi indossare gli sci la prima volta, mi ha sempre sostenuto ed è ancora il mio primo fan. È sempre presente nei momenti decisivi. Come la sera in cui mio zio, suo fratello, ci ha mostrato per la prima volta un video di freeski: in me è scattato qualcosa, si è accesa una scintilla. Ho deciso di lasciare lo sci alpino per seguire questa nuova passione. Mio padre non mi ha ostacolato, anzi ha detto: “Se credi che questa sia la tua strada io sarò con te”. La sua presenza mi ha influenzato anche in altri modi. Nella nostra famiglia lo sport non è considerato un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta. Questa mentalità orientata alla fatica, al sacrificio in vista di un obiettivo, qualsiasi esso sia, è un’altra lezione che mi ha trasmesso mio padre.

Per raggiungere i tuoi obiettivi, hai dovuto fare tante rinunce? È vero che la vita degli atleti è fatta di privazioni? Riesci a concederti del tempo per altre attività al di fuori dello sci?

I sacrifici sono inevitabili. È il prezzo da pagare per ottenere delle importanti gratificazioni e aprirsi a nuove opportunità: si viaggia, si conoscono persone con la stessa passione. Si vivono esperienze che altrimenti sarebbero inaccessibili. Uno degli aspetti a cui devo rinunciare sono le feste: non posso essere stanco la mattina, il freeski è un’attività ad alto impatto fisico e un errore di concentrazione può costarmi caro. Perciò devo trovare dei compromessi per il tempo libero. Ho imparato a coltivare le amicizie in altri modi e in altri momenti, dedicando tempo e attenzione alle persone a cui tengo. Anche i miei amici si sono adeguati, avendo capito cosa comporta il mio stile di vita: all’inizio non è stato semplice, ma oggi ci ridiamo su. Mi alleno sei giorni a settimana, e se mi organizzo riesco comunque a ritagliare del tempo per altre attività e per il riposo, solitamente la domenica. Non considero le rinunce delle privazioni, ma un investimento finalizzato a una meta che mi sono prefissato. L’importante è non affrontare questo percorso da solo: avere le persone giuste al mio fianco è fondamentale per superare i momenti difficili.


Credit: @dimitraaus

Quanto la tua carriera ti ha portato successo sui social? Ti ritieni un influencer oggi?

Grazie alla mia carriera sportiva ho ottenuto un discreto successo sui social. Non mi definirei però un influencer: la parola stessa incute timore, è come se sottolineasse la distanza tra l’influencer e i suoi follower. È una dinamica che non mi piace: preferirei essere considerato da chi mi segue come una figura vicina, a cui chiedere consigli, o con cui condividere passioni. Sono molto soddisfatto quando vedo che i miei followers sono interessati a ciò che faccio e si crea un’interazione semplice e diretta, come quando ci si scambia messaggi tra amici.


Credit: @teocolombo

Progetti il futuro? Dove ti vedi tra 5 anni?

Al momento sono impegnato in vari progetti: ad esempio, sto lavorando con Atomic per lo sviluppo di sci e scarponi che saranno commercializzati nei prossimi anni. Ma il mio obiettivo principale è legato alla diffusione del freeski. Mi piacerebbe portare le persone con me in questa esperienza, trasmettere la mia passione e allargare la base di fan e di praticanti di questo sport sicuramente spettacolare, ma ancora di nicchia. Anche tenendo conto dell’opportunità offerta dalle Olimpiadi invernali di Milano- Cortina del 2026. Livigno sarà la location delle discipline del freestyle, sia per lo sci che per lo snowboard, ed è un’occasione unica per allargare il movimento.

Virus power: l’innovazione entra in pista

Virus Power nasce a Prato, dall’utilizzo di oltre 20 anni d’esperienza nel campo della sicurezza applicata al settore del motociclismo. Il brevetto appartiene alla Manifattura Primatex SRL, leader nel settore dell’antinfortunistica specializzata nella ricerca e nella realizzazione di tessuti tecnici per abbigliamento e calzature da lavoro. Le tute da moto così prodotte rappresentano una vera innovazione tecnologica, raggiungono livelli di sicurezza mai toccati prima da capi analoghi. Il rivoluzionario materiale ecofriendly, composto da fibre tessili ad alta tecnologia, garantisce massima sicurezza e comfort.



Le fibre tessili ad alta tecnologia “Multiprotective” garantiscono traspirabilità e leggerezza: le tute sono idrorepellenti, lavabili in lavatrice e interamente stampabili e quindi personalizzabili.



Il progetto è completamente improntato al massimo rispetto per l’ambiente, le tute e ogni altro capo d’abbigliamento Virus Power vengono confezionate con materiali riciclabili e in totale assenza di componenti di origine animale.




Il progetto è ambizioso e importante, fondato su tecnologia e ricerca, con l’obiettivo di garantire sicurezza ed elevate performance a chi indossa questo tipo di prodotti, ma che, al tempo stesso, non può prescindere dal considerare quale sarà il suo impatto ambientale. Sostanzialmente, spiega il titolare Christian Priami, e consente di rispettare la vita senza rinunciare alla sicurezza.



Dopo l’entusiasmante esordio dello scorso anno e grazie alla fiducia rinnovata dalla Federazione Italiana Motociclismo, Virus Power riconfermerà la propria presenza sui circuiti, in vista della nuova stagione. Il brand ha anche un altro ambizioso obiettivo per il 2021: uscire sul mercato con abbigliamento molto urbano, presto saranno disponibili anche giubbotteria e guanti da moto.

Dal ring alla macchina fotografica: Michael Samperi

Photographer: Gabriele Gregis @g.gregis 

Stylist: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Stylist assistants: Erna Dzaferović @ernadzaferovic, Lorraine Betta @lorrainebetta, Gabriela Fin Machado @gabifinm, Aurelio Comparelli @aureliocomparelli

Model: Michael Samperi @michael_samperi @UrbnModels

Make-up artist: Vivian Alarcon @vivian_alarcon_mua


Si avvicina a questo sport grazie al padre Mauro Samperi. Come lui stesso racconta “essendo lui il mio maestro mi ha tramandato questa passione, non sapevo ancora camminare e già stavo in palestra a gattonare in mezzo ai sacchi”.

Maglia Lardini, pantaloni Gabriele Pasini, foulard vintage Archivio Guerrini, stivali Roberto Cavalli

Qual è la più grande soddisfazione e quale il più grande insegnamento? 

Fino ad oggi la mia più grande soddisfazione è stata quella di partecipare ai campionati mondiali juniores di Bangkok, vincendo ben due tornei in due discipline: muay thai e K1. Mentre il mio più grande insegnamento che questa disciplina mi ha dato è che se si è determinati, costanti e disciplinati i risultati arrivano e, nonostante i tanti sacrifici, il mio motto è: “non mollare mai”. 



Consiglieresti questo sport e perché?

Assolutamente si, lo consiglio vivamente, e non perché lo pratico da tutta la vita, ma perché ti prepara fisicamente, mentalmente e soprattutto perché accresce particolarmente l’autostima e aiuta a capire l’importanza del rispetto delle regole.



Hai una dieta particolare? 

Si, ho una dieta specifica che seguo tutto l’anno che mi permette di mantenermi in forma e di rientrare nella mia categoria di peso per le gare.


Total look Bally, stivali Roberto Cavalli 

Quanto ti alleni? hai un allenamento particolare?

Mi alleno 6 volte a settimana e ho delle periodizzazioni da seguire ( forza, esplosività, velocità e tecnica).


Quali erano i tuoi miti da ragazzo e a chi guardi ora? A chi ti ispiri?

Il mio mito da piccolo è sempre stato mio padre, lo è tuttora e sicuramente lo sarà sempre. A lui devo tutto. Molto conosciuto nel nostro settore per aver sfornato dalla sua “Accademia Sicilia di Muay Thai “diversi campioni. Sportivamente parlando mi ispiro al combattente Giorgio Petrosyan che grazie al duro allenamento e alla grande umiltà è riuscito ad arrivare ai massimi livelli diventando il più forte al mondo. 



Come sei arrivato alla moda?

Per caso, ho conosciuto i fratelli Dsquared2 e poco dopo mi hanno chiesto se ero disponibile a fare un servizio fotografico con ICON magazine con Giampaolo Sgura e da qui è nato tutto perché successivamente mi hanno presentato all’agenzia Urbn models e piano piano ho iniziato a lavorare in questo settore.

E cosa pensi di questa nuova esperienza?

Devo dire che mi piace tanto, ho scoperto un nuovo mondo, non so se avrò un futuro in questo settore ma ho imparato che nella vita bisogna prendere ciò che arriva, sono esperienze positive che ti fanno crescere. 



Parlando di moda, cosa non può mancare nel tuo guardaroba?

Jeans, mi piacciono in tutti i modi: stetti, strappati, scoloriti, praticamente li indosso sempre e poi naturalmente un belPantaloncino di muay thai!!!

Sei siciliano, ci racconti la tua terra? Immaginando un futuro vicino in cui si possa viaggiare liberamente, cosa consigli di vedere/assaggiare/fare in Sicilia?


Io mi reputo molto fortunato a vivere in un posto meraviglioso come la Sicilia, c’è tanto da visitare ad esempio a Taormina e Giardini Naxos per il mare, le belle nuotate, l’escursioni in barca, si può andare al teatro greco, alle gole dell’Alcantara, per il paesaggio mozzafiato, Noto, Modica e Ragusa per le meraviglie barocche, Siracusa e l’Isola di Ortigia. L’Etna per il paesaggio lunare e se si è fortunati si può ammirare qualche eruzione, la riserva dello zingaro per la vegetazione tipicamente mediterranea, Favignana per le spiagge caraibiche. La valle dei templi di Agrigento , Catania per la sua movida e l’ ottimo cibo. Mi scuso se non ho nominato altri posti altrettanto belli e suggestivi, ma la lista è davvero infinita, vi consiglio di trascorrere le vacanze in Sicilia e toccare con mano, ma sicuramente sarai costretto a tornare perché è veramente difficile visitare tutte le meraviglie che abbiamo. Mentre per il cibo vi consiglio di assaggiare assolutamente l’arancino, i cannoli alla ricotta, la granita con la brioche e del fantastico pesce!!



Sogni e progetti per il futuro?

Il mio più grande sogno è di affermarmi nel mio sport ai massimi livelli e perché no continuare nel campo della moda penso che sia un connubio molto interessante.Anche se ho iniziato da poco ho avuto delle belle soddisfazioni e sinceramente mi è servito molto durante questo periodo visto che le competizioni sono ferme almeno mi sono dato da fare raggiungendo dei bei risultati.

Cortina 2021: tra gare, moda e degustazioni

I Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, in programma dal 7 al 21 febbraio, sono ufficialmente iniziati: in calendario 13 gare maschili e femminili che porteranno nell’ampezzano oltre 600 atleti da 70 nazioni, insieme a 6.000 persone tra addetti ai lavori, tecnici e preparatori atletici.

Un palcoscenico in cui si disputeranno le gare tecniche di slalom femminile e maschile, nonché gli allenamenti e warm-up dei più grandi atleti di sci al mondo.

Un evento di portata globale che coinvolgerà oltre 500 milioni di persone collegate non solo in diretta televisiva, ma anche tramite i canali social. Proprio i nuovi media, protagonisti indiscussi di quest’ultimo anno segnato dalla pandemia, permetteranno agli appassionati in tutto il mondo di seguire a distanza le due settimane di gare.

Tramite la Cortina 2021 Official App, sarà possibile infatti vivere a 360° gradi la grande avventura dei Mondiali con i propri devices, comodamente da casa. Si tratta di una piattaforma in grado di coinvolgere gli utenti grazie ai tantissimi contenuti esclusivi, studiati appositamente per appassionare e accrescere il grado d’interazione: cronaca live delle gare, behind-the-scenes, contest a premi e la possibilità di assistere in live streaming alle conferenze stampa post-gara.



Non saranno solo gli atleti a contendersi il podio ai Mondiali di Sci Alpino, ma ci sono anche le grandi griffe, pronte a sfoderare le loro proposte da sfoggiare sia in pista che all’aperto.



Fendi, nella versione Tech, combina il logo delle doppie F con le iconiche macchie leopardo e print paisley e con le grafiche Quilted Stripes.

Tessuti traspiranti, termici e impermeabili mescolano pile e lycra, pronti ad essere utilizzati come pantaloni da sci e tute da snowboard. La sostenibilità gioca un ruolo fondamentale: un piumino FF che rivela il motivo Pequin sul collo, realizzato in un tessuto tecnico sostenibile, fatto con filati di nylon rigenerato Econyl: giacche sportive foderate, imbottite con piume d’anatra riciclate.

Per non farsi mancare nulla, Fendi svela una collaborazione con Moonboot per una selezione di audaci stivali, e con Blizzard per gli sci high-tech per donna, a tiratura limitata, rifiniti con il logo FF metallico sulla punta.

E se i mondiali di Cortina sono teatro di sfilate non mancano di certo le risposte delle aziende altoatesine che quest’anno scendono in campo proponendo una collezione di giacconi maschili: la storica Birra Forst, nata nel 1857, leader nella produzione di birra e Franz Kraler, nota famiglia d’imprenditori a capo di una catena di lussuosi negozi. La collaborazione tra i due leader da vita ad una giacca da sci tecnica Forst Franz Kraler, la prima realizzata in un esclusivo vellut stretch (Jaam) nei colori blu/nero oppure in stampa camouflage. Impermeabile, morbido, tecnico e resistente, il risultato è un ottimo compromesso invernale con anche un cappuccio integrato regolabile.



Non manca EA7 all’appello, linea sportiva di Emporio Armani, main sponsor dei Campionati Mondiali di Sci Alpino. Nata nel 2004 come capsule sportiva di Emporio Armani, EA7 ha maturato negli anni una propria identità legata allo sport.



Segue Nordica, partner tecnico del comitato organizzatore dei Mondiali, con una divisione specializzata nella produzione di attrezzatura e calzature sportive per lo sci e l’outdoor.

Proseguendo con la maglieria, Cortina 2021 entra in partnership con Mr. Cashmere, lo shop online dedicato alla maglieria in cashmere 100% made in Italy. Per l’occasione il brand ha realizzato maglioni per Lui in cachemire blu con il logo Cortina 2021, e per Lei maglioni in cachemire con logo in cristalli Swarovski.

Per finire, lo store di Louis Vuitton si impegna a celebrare i mondiali con una scelta di accessori esclusivi come le borse Teddy, in pelle martellata e morbido shearling, gli stivaletti dopo-sci Polar, in nylon impermeabile con motivo Monogram, i pillow poot in caldo piumino.



Insieme agli atleti scenderà in campo in campo anche il beauty.

Acca Kappa ha creato degli esclusivi prodotti per il corpo, a partire da Šfarìa, il profumo dedicato ai Mondiali 2021 ispirato alla neve. Anche Tessitura Monti  si fa notare con le mascherine brandizzate  e certificate. Invece FreeRide Cosmetics, un nuovo brand green e made in Italy, si gioca la carta dei balsami colorati, viso e labbra, dedicati agli atleti, e altri prodotti per la protezione dai raggi solari.


A coronare moda e beauty nello scenario patrimonio dell’Unesco ci pensa il cocktail ufficiale dei mondiali di sci Cortina 2021, realizzato con il Gin 8025 , dal colore rosato che richiama il tramonto sulle montagne, teatro della varie attività. Servito come aperitivo dal gusto delicato, rinfrescante e leggermente alcolico, la bevanda è ideale per scaldare gli animi di tutti. Villa Laviosa è una piccola azienda artigiana dell’Alto Adige che produce grappe, distillati e liquori la cui filosofia è legata alla tradizione e cultura del territorio, con particolare attenzione alla provenienza delle materie prime.

Nella categoria dei liquori prevale quello a base di Grappa al Fieno, dal gusto delicato ed elegante, bevanda aromatica che funge da perfetto collante tra moda, sport e neve.

Nicolle Boroni: una storia di coraggio e forza di volontà

Determinazione, coraggio e forza di volontà sono i valori con i quali è cresciuta Nicolle Boroni. La giovane trentina che oggi vediamo immortalata nel suo Instagram a scalare altissime vette e correre sulle Dolomiti si racconta a Manintown rivelando tutte le sue fragilità, anche quelle che per anni ha tenuto nascoste ma, che col passare del tempo, sono diventate il suo punto di forza. 



Nicolle, raccontaci di te.

Abito a Madonna di Campiglio, ho 27 anni e ho studiato lingue per il turismo ad Arco. Adesso organizzo eventi in un’azienda per il turismo a Madonna di Campiglio e in Val Rendeva. Diciamo che sono conosciuta per una disabilità (sono senza la mano destra) che mi ha segnato la vita e che ho voluto nascondere per molto tempo; ma adesso non ho più paura.

A che età è successo questo incidente?

E’ accaduto tre giorni prima del mio quinto compleanno, nella macelleria dei miei genitori, giocando con mio fratello: ho messo per errore la mano nel tritacarne. Per i miei genitori è stato un bello spavento, ma oggi sono davvero felici ed orgogliosi della ragazza che sono diventata.

Come è cambiata la tua vita da allora?

Quando sei bambina non ti rendi conto, non hai una completa consapevolezza di te stessa e del tuo corpo, nel bene e nel male. Andavo all’asilo ma non ci davo peso, fortunatamente. Non ho riscontrato problemi di bullismo, solo ogni tanto una leggere presa in giro, ma velata.

Mi ricorderò per sempre quando una volta trovai un vecchio articolo di giornale in cui in un’intervista mio nonno diceva “la parte più difficile sarà quando Nicolle si renderà conto che ha perso un pezzo di sé.” Purtroppo, aveva tremendamente ragione.



Gli anni più difficili sono stati quelli dell’adolescenza, quando realizzi di avere “qualcosa in meno”. Il periodo in cui l’ estetica gioca un triste ruolo fondamentale nella vita nei ragazzi al liceo. Dai 16 anni ho iniziato a prendere consapevolezza del fatto che ero diversa, che avevo effettivamente qualcosa in meno rispetto alle altre ragazze, mi sentivo inferiore. Cercando di nascondere questa mia parte, fingendo di essere normale al cento per cento. Non ne parlavo, evitavo l’argomento, come quando non si vuole nominare una brutta malattia. Anche nelle foto non postavo mai l’arto mutilato, e stessa cosa nei video. Quando mi dovevo presentare ad un ragazzo cercavo sempre degli escamotage: gli davo due baci “qui da noi va di moda fare così” e non porgevo mai la mano destra. Ho imparato a riempire questa mancanza fisica con altre caratteriste emotive, ero senza mano ma cercavo di colmare il vuoto essendo più espansiva e simpatica, così le attenzioni non ricadevano sull’aspetto fisico, bensì sul mio carattere.

Guardando il tuo profilo Instagram abbiano notato bellissime foto mentre fai diversi sport, addirittura scali le Dolomiti. Questa passione ha prevalso sulla paura?

Lo sport mi ha salvato. In particolare lo sci e l’arrampicata. Prima di farmi male sciavo e appena ho avuto la protesi mi sono rimessa in pista! I miei allenatori sono stati di grande aiuto, cercando di spronarmi. Sono arrivata seconda ad un gara di sci e da quell’istante ho capito che nulla era perduto. Un altro aspetto che mi aiutava era che i miei avversari, quando ero vestita da sci, non si accorgevano della mia mano. 

Non solo sci, faccio anche alpinismo, corro in  bici, e mi godo bellissime escursioni.



Parlando di sport estivi, sono stata segnata da un particolare episodio. Un professore una volta mi disse che non sarei mai riuscita per via della mia disabilità ad ottenere determinati traguardi sportivi. Le sue parole mi colpirono molto e per un periodo della mia vita gettai la spugna. 

Tuttavia, un giorno, delle mie amiche molto sportive mi hanno coinvolto in una scalata: grazie all’amicizia mi tornò la passione dell’arrampicata. Ora riesco a scalare una parete di grado 5c anche da prima e arrampico benissimo anche senza protesi! Un altro aiuto è arrivato dal “Brenta open”: un evento all’insegna della montagna inclusiva, basato sul concetto che i limiti della montagna valgono per tutti: risiede in ognuno di noi la capacità di cogliere al meglio le nostre peculiarità per superare gli ostacoli. Inoltre, io e altri due ragazzi senza gambe, abbiamo chiuso una via scaldando sopra al Rifugio Pedrotti, prendendo parte ad un bellissimo evento che parla di montagna inclusiva: “Le dolomiti accessibili a tutti.”



Cosa ne pensi dei social? Arma o potenziale? Limite o opportunità?

Assolutamente un’opportunità! Tantissime persone mi mandano messaggi di solidarietà e mi ringraziano per fargli tornare la voglia mettersi in gioco. Oggi sui social non nascondo più il braccio senza mano. Amo il mio corpo e lo mostro sui social, sono anche molto auto-ironica e ho imparato a vivere questa mia particolarità con leggerezza e spensieratezza. 

5 personal trainer e i loro consigli su come tenersi in forma durante il lockdown

Nel pieno centro del capoluogo meneghino, nel 5 stelle NH Collection Milano President, Manintown incontra 5 personal trainer social addicted alle prese con lo smart e digital working chiedendo loro di svelare i segreti per un workout perfetto durante il lockdown.


Valerio Gaudio 

Dopo lunghi anni da calciatore si dedica all’atletica leggera compiendo i suoi studi in Scienze Motorie. Si specializza di seguito come Personal Trainer al Wellness Institute di Technogym e come Preparatore fisico di Basket con la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) collaborando con diverse squadre . Dopo l’esperienza fatta nei Club di Virgin allena diversi Top Client di Technogym e collabora con hotel di lusso. È tra i Personal Trainer più apprezzati e cura l’allenamento di numerosi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Alla ricerca di più stimoli e sempre orientato sull’approfondimento della kinesiologia decide, insieme al suo partner Luca Giglio, di creare PURE, un salotto dedicato all’allenamento nel pieno centro di Milano.

Valerio indossa total look Reebok

Sneakers Nano x Mid Reebok

Calzini in spugna Nike


Training  e lockdown, uno dei settori più penalizzati nel 2020 che si e’ dovuto reinventere in tempi brevissimi per far fronte alle esigenze di una clientela sempre più esigente e ferrata grazie ai social. Quale è stato il tuo personale approccio a questa evoluzione?

Tutto il mondo del wellness ha dovuto trovare soluzioni congeniali per la digitalizzazione. Da co-host di Pure, dove da sempre ci dedichiamo all’attività one to one,  abbiamo optato per la “didattica a distanza”. Il lockdown è stata l’occasione per lavorare ad un entusiasmante progetto che svelo in esclusiva per Manintown: la Pure Tv. Una piattaforma in streaming dedicata al fitness che ci consentirà di far conoscere la nostra filosofia al mondo intero.

Il virtual personal coach, i workout tutorial, le digital consulting e ancora profili social influencing sempre più settati sulla propria daily routine , quanto sono importanti i dispositivi digitali per te?

Sono fondamentali, il mondo sta cambiando e i personal trainer, grazie ai social, promuovono il proprio know how con formule sempre più personalizzate di allenamento a distanza.

E proprio per questo motivo i social sono diventati fonte ispirazionale per tutti coloro che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni dal proprio corpo. Funziona ancora il connubio alimentazione controllata, workout serrati, integratori e stile di vita sano? Se si, parlaci della tua formula vincente?

Noi siamo ciò che mangiamo e l’attività fisica è la migliore medicina per stare bene. E’ fondamentale sapersi muovere correttamente, rispettando una progressione didattica degli esercizi in base alle proprie abilità motorie.

Per tutti i nostri menintown consiglia un facile workout per tenersi in forma da eseguire in assoluta autonomia mentre si guarda l’ultima serie Netflix.

Difficile suggerire l’allenamento ottimale. Il training si costruisce su misura in base al punto di partenza. Ma invito tutti a scoprire la bellezza del movimento e il benessere che ne deriva.

Outdoor e indoor, home made e palestra quali saranno secondo te le prossime evoluzioni nell’ambito del training?

Sicuramente uno dei più forti trend saranno le studio gym dedicate ad un pubblico di nicchia e le attività all’aperto. 


Alice Mayne

Alice è una trainer di Pure Personal Training Studio. Ha avuto il piacere di prendere parte a molti mondiali di canottaggio conquistando contestualmente anche titoli nazionali e il podio da campionessa del mondo di coastal rowing. Durante la sua carriera sportiva si è anche laureata in Scienze motorie, ha conseguito un Master in Management dello Sport e un Diploma di Personal trainer. Da poco è diventata insegnante di Pilates Fusion (Fusion Workout) e vuole continuare a formarsi nella ginnastica addominale ipoppressiva e nell’allenamento post gravidanza. Inoltre è la preparatrice atletica di diversi atleti di triathlon, canottaggio, e pallavolo. 

Alice indossa total look Reebok

Sneakers multicolor Levi’s


Training  e lockdown, uno dei settori più penalizzati nel 2020 che si è dovuto reinventere in tempi brevissimi per far fronte alle esigenze di una clientela sempre più esigente e ferrata grazie ai social. Quale è stato il tuo personale approccio a questa evoluzione?

Sto davvero bene nel guidare i miei allievi online soprattutto perché, grazie all’impossibilità di seguirli dal vivo, ho dovuto migliorare il mio vocabolario italiano. Infatti, allenandosi da soli davanti allo schermo, gli esercizi vanno spiegati con maggiore minuziosità per far avere maggior consapevolezza dei propri movimenti.

Il virtual personal coach, i workout tutorial, le digital consulting e ancora profili social influencing sempre più settati sulla propria daily routine , quanto sono importanti i dispositivi digitali per te?

La mia vita professionale è intensa grazie ai social. Sulle piattaforme digitali, nel pieno lockdown, riesco a curare tutti i miei personal e anche i corsi di gruppo che effettuo tranquillamente su Zoom.

E proprio per questo motivo i social sono diventati fonte ispirazionale per tutti coloro che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni dal proprio corpo. Funziona ancora il connubio alimentazione controllata, workout serrati, integratori e stile di vita sano? Se si, parlaci della tua formula vincente?

Il segreto per mantenersi in forma è imparare a star bene e a diventare intuitivi nella routine quotidiana. Non si può vivere contando le calorie e dipendendo dal proprio fit watch. Il più importante traguardo è avere un bel rapporto con il proprio corpo che va coccolato per una vita intera.

Per tutti i nostri menintown consiglia un facile workout per tenersi in forma da eseguire in assoluta autonomia mentre si guarda l’ultima serie Netflix.

Sapete che si possono fare gli addominali profondi tranquillamente seduti sul proprio divano?

Tirate in dentro la pancia, risucchiate l’ombelico, stringete il perineo e buttate fuori l’aria. Nulla di più semplice mentre si è davanti allo schermo.

Outdoor e indoor, home made e palestra quali saranno secondo te le prossime evoluzioni nell’ambito del training?

Esploderanno tutte le piattaforme online e, grazie ad esse, l’acquisto di tutti gli attrezzi per allenarsi comodamente da casa. E poi vedremo un grande ritorno all’outdoor proprio perché ci sarà tanta voglia di stare in compagnia facendo workout all’aperto.


Isacco Martufi 

Giovanissimo personal trainer nonché atleta agonistico di Crossfit. Nella sua vita ha praticato tanti sport come calcio, rugby, pallanuoto e boxe. Da alcuni anni sta studiando ed esplorando il mondo del fitness dedicandosi principalmente al personal training per atleti e amatori. 

Isacco indossa total look Lamborghini 

Sneakers alte Lotto


Training  e lockdown, uno dei settori più penalizzati nel 2020 che si è dovuto reinventere in tempi brevissimi per far fronte alle esigenze di una clientela sempre più esigente e ferrata grazie ai social. Quale è stato il tuo personale approccio a questa evoluzione?

Sono un personal trainer giovane e i social sono parte della mia quotidianità ma non nascondo che il lockdown abbia modificato il mio modo di lavorare. Mi sono dovuto adattare alle lezioni online con approcci e metodiche del tutto diversi.

Il virtual personal coach, i workout tutorial, le digital consulting e ancora profili social influencing sempre più settati sulla propria daily routine , quanto sono importanti i dispositivi digitali per te?

I social sono un ottimo punto di partenza per trovare una forte spinta motivazionale, sia per noi coach che per i clienti. La mia daily routine è social e chi curo ne è entusiasta e diventa parte della stessa.

E proprio per questo motivo i social sono diventati fonte ispirazionale per tutti coloro che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni dal proprio corpo. Funziona ancora il connubio alimentazione controllata, workout serrati, integratori e stile di vita sano? Se si, parlaci della tua formula vincente?

Approcciarsi ad uno stile di vita sano, unito ad una valida alimentazione, agli integratori multivitaminici e agli allenamenti personalizzati è un ottimo passo per raggiungere obiettivi estetici e salutari.

Per tutti i nostri menintown consiglia un facile workout per tenersi in forma da eseguire in assoluta autonomia mentre si guarda l’ultima serie Netflix.

Certo! 5 round di: 20 lunges, 10 push up e 30 mountain climbers.

Outdoor e indoor, home made e palestra quali saranno secondo te le prossime evoluzioni nell’ambito del training?

Io credo nel mash up tra allenamenti online e live. Confido molto nelle evoluzioni che perverranno a seguito di questo grande cambiamento epocale che sta segnando le dinamiche e gli stili di vita.


Walter Marini 

Docente nazionale dell’associazione FORMAFITNESSITALIA e Preparatore atletico e calcistico e Presidente dell’associazione WM PERSONAL COACH, che si occupa di allenare, con l’apporto di diversi tecnici, amatori e professionisti nel settore dell’atletica, triathlon, tennis e sci. La differenza del suo metodo si basa sull’approccio combinato, una fusion tra lavoro muscolare e circuiti cardio-vascolari.

Walter Marini indossa total look WM

Running sneakers Nike


Training  e lockdown, uno dei settori più penalizzati nel 2020 che si è dovuto reinventere in tempi brevissimi per far fronte alle esigenze di una clientela sempre più esigente e ferrata grazie ai social. Quale èstato il tuo personale approccio a questa evoluzione?

Già da tempo usavo l’online perché, avendo clienti professionisti e amatori perlopiù globetrotter che si allenano costantemente, era l’unico mezzo per seguirli. Sappiate che molti di essi ambiscono alle grandi maratone quindi la costanza e l’impegno sono l’unico modo per raggiungere questo obiettivo. Ovunque essi siano.

Il virtual personal coach, i workout tutorial, le digital consulting e ancora profili social influencing sempre più settati sulla propria daily routine , quanto sono importanti i dispositivi digitali per te?

All’inizio del lockdown ho assunto un team di produzione e marketing perché mi sono ritrovato ad allenare atleti, anche olimpionici, senza mai comunicarlo sui social. Ero reticente perché credo nel contatto diretto ma alla fine ho ceduto per trasferire il mio know how ad un pubblico più ampio.

E proprio per questo motivo i social sono diventati fonte ispirazionale per tutti coloro che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni dal proprio corpo. Funziona ancora il connubio alimentazione controllata, workout serrati, integratori e stile di vita sano? Se si, parlaci della tua formula vincente?

L’alimentazione è il 50% del nostro risultato, il 25% viene coperto dallo stile di vita che facciamo e il restante 25% dall’allenamento. Collaboro con due nutrizionisti perché la mia competenza e esperienza ventennale si limitano ai workout. Il personal trainer insegna il movimento corretto e la tecnica perfetta e per far si che ciò prenda vita ci vogliono anni e anni di costanza e perseveranza.

Per tutti i nostri menintown consiglia un facile workout per tenersi in forma da eseguire in assoluta autonomia mentre si guarda l’ultima serie Netflix.

Invito tutti a contattarmi privatamente per consigli propedeutici e, solo a seguito, di approcciarsi ad uno dei video training presenti sui miei canali online facilmente eseguibili se si ha una buona tecnica di base.

Outdoor e indoor, home made e palestra quali saranno secondo te le prossime evoluzioni nell’ambito del training?

Il futuro sarà digitale. Pensate a quante cose si possono fare stando in contatto con il proprio personal trainer tra un meeting e un altro oppure quanto possa essere importante per le donne di natura multitasking incastrare gli allenamenti. Una rivoluzione che ci ha educati a una nuova forma di training alla quale difficilmente si potrà dire di no.


Stefania Rega 

Nasce come ballerina classica per poi approfondire in età adulta varie discipline acrobatiche. Nei training da lei curati l’aspetto psicologico deve accompagnare quello fisico. Specializzata in allenamento funzionale, allenamento al femminile, allenamento pre e post parto e appassionata contorsionista, il suo percorso formativo è tuttora in evoluzione.

Stefania indossa total look Lotto

Sneakers da donna Reebok


Training  e lockdown, uno dei settori più penalizzati nel 2020 che si è dovuto reinventere in tempi brevissimi per far fronte alle esigenze di una clientela sempre più esigente e ferrata grazie ai social. Quale è stato il tuo personale approccio a questa evoluzione?

Sicuramente entusiasmante, è una grande opportunità da cogliere al volo per entrare in confidenza con i miei clienti e per fargli capire l’importanza e la percezione del movimento. 

Il virtual personal coach, i workout tutorial, le digital consulting e ancora profili social influencing sempre più settati sulla propria daily routine , quanto sono importanti i dispositivi digitali per te?

Bella domanda, in realtà il mio profilo social non è prettamente incentrato sul lavoro ma rispecchia quello che sono. I follower entrano così in contatto con la mia vita senza filtri, preferisco essere vera per comunicare al meglio me stessa e farmi scegliere da coloro che vogliono essere seguiti.

E proprio per questo motivo i social sono diventati fonte ispirazionale per tutti coloro che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni dal proprio corpo. Funziona ancora il connubio alimentazione controllata, workout serrati, integratori e stile di vita sano? Se si, parlaci della tua formula vincente?

La Generazione Z e i Millenial hanno un approccio ancora troppo superficiale al wellness. Molti mirano dritti alla parte estetica per questo bisogna riconnettersi con sé stessi e ispirarsi alle case history che nascono da stili reali e soprattutto sani.

Per tutti i nostri menintown consiglia un facile workout per tenersi in forma da eseguire in assoluta autonomia mentre si guarda l’ultima serie Netflix.

In qualsiasi momento consiglio la ricerca di un qualsiasi movimento. Via libera anche alla cura della respirazione in quelli che possono essere esercizi di stretching.

Outdoor e indoor, home made e palestra quali saranno secondo te le prossime evoluzioni nell’ambito del training?

In realtà vorrei che le palestre tornassero ad essere un luogo di condivisione e socializzazione ma l’online training dà la possibilità a chi non ha tempo di seguire workout comodamente da casa. Si al training green in tutte le aree verdi delle nostre città.


Foto di Matteo Galvanone

Styling assistant Andrea Seghesio

Si ringrazia per l’ospitalità NH Collection Milano President e Healthy color 

Honor Watch Gs Pro: l’orologio sportivo per chi ama l’avventura

Se siete amanti dell’avventura, dello sport e non avete mai abbastanza di esplorare luoghi all’aperto il nuovo HONOR Watch GS Pro è lo smartwatch che fa per voi.

Vincitore dell’Outdoor Innovation Wearable Gold Award a IFA 2020, è un accessorio robusto e resistente la cui batteria ha una durata di 25 giorni e ha superato 14 diversi test MIL-STD-810G per resistere ad ambienti impegnativi, oltre che alla GPS e 100 modalità di allenamento. Ha inoltre a disposizione la funzione SpO2 Monitor per il monitoraggio dei livelli di saturazione nel sangue ed è in grado di prevenire i cambiamenti ambientali ed inviare avvisi in caso di variazioni delle condizioni meteorologiche.  

Il look robusto rimane sofisticato e confortevole al polso:  la lunetta è realizzata con un tipo di acciaio inossidabile noto come 316L, comunemente presente negli orologi e nei cinturini, progettato per resistere agli ambienti più difficili. Resiste inoltre alla corrosione, agli acidi e alle alte temperature. Per questo motivo, l’acciaio inossidabile 316L è spesso utilizzato per realizzare orologi di fascia alta per attività estreme come le immersioni, lo sci e l’escursionismo.


I cinturini sono disponibili in due varianti : in fluoro elastomero (materiale durevole che lo contraddistingue al posto del tradizionale silicone) nella colorazione Charcoal Black e  Marl White oppure in nylon, ideale per uno smartwatch da esterno grazie alla sua durata, al comfort e alla resistenza all’acqua (nelle versioni Camo Blue Camo Grey).  

Infine il suo quadrante rotondo, racchiuso da un anello di orientamento e da un anello metallico, è circondato da una lunetta e da un quadrante in acciaio inossidabile che sono a filo con il resto della cassa. Lo schermo rotondo AMOLED da 1,39 pollici è in grado di adattarsi a diversi livelli di luminosità, permettendo un facile utilizzo all’aperto. Inoltre, è preinstallato con una varietà di quadranti animati appositamente disegnati tra cui scegliere.  

Matteo Piano: mi metto a nudo sperando che gli altri possano ritrovarsi nelle mie stesse fragilità

Giovane campione, non solo nello sport ma anche nell’editoria, Matteo Piano è un pallavolista centrale della Powervolley Milano. Tenace, intraprendente e creativo, l’atleta che ad un primo sguardo sembra non avere alcun tallone d’Achille, lo scorso anno ha pubblicato un libro insieme alla sua psicologa dello sport con l’obiettivo di condividere le sue fragilità e vulnerabilità alle quali, prima o poi, tutti  siamo soggetti. 



Come è nata la tua  professione attuale?

Ero giovane ed ho provato sport diversi. La pallavolo era quello che mi piaceva di più, giocavo come un ragazzo comune, da normale studente, non ero “invasato”, portavo avanti anche altre passioni e la pallavolo era una di queste.

A che età la pallavolo è diventata una professione?

Il mio motivo di vita trainante è sempre stato lo sport . La pallavolo è la mia vita e cerco di farla comunque coincidere anche con le mie altre passioni. Sono un atleta e cerco di dare spazio ai miei interessi, ed ho imparato tanto anche fuori dal campo. Mi sono dedicato più seriamente a questo sport quando sono andato via di casa a 18 anni e mi sono “buttato” per seguire il mio sogno. Attualmente gioco nella “Allianz Power Milano” da 4 anni.



Recentemente un grave infortunio ti ha bloccato per circa un anno. Come hai reagito ?

Era il quarto infortunio ma grazie alla mia esperienza sono riuscito a reagire. Non è stato facile perché è successo dopo una bellissima estate in Azzurro, ed ero in direzione per le Olimpiadi di Tokyo, che per “fortuna” poi sono saltate casa Covid-19. Sono sempre stato comunque molto indipendente e ho cercato di risollevarmi da solo. Mia mamma è stata un mito e mi ha assistito a Milano per diverso tempo al fine di sollevarmi. Quando sto male fatico a farmi vedere sofferente dalle persone che amo e cerco di coinvolgerle il meno possibile. Tuttavia amici stretti, famigliari e compagni di squadra mi hanno dato un grosso aiuto. Questo infortunio mi ha messo davanti ad un aspetto di grande affetto da parte dell’Italia in generale nei mei confronti.

Oltre ad essere uno sportivo ti sei lanciato anche nel mondo dell’editoria, pubblicando lo scorso anno un libro (lo steso giorno del tuo compleanno e dell’infortunio). Di cosa parla e a chi principalmente è rivolto?

La scrittura è sempre stato un buon strumento per esprimermi al meglio. Il progetto è nato perché ho iniziato a lavorare su me stesso con la psicologa dello sport Cecilia Morini, e mi sono reso conto di aver incontrato diverse problematiche e paletti che potevano essere molto comuni tra noi atleti e non solo. Un giorno le ho detto che sarebbe stato importante scrivere il nostro lavoro e la nostra esperienza su carta e cosi abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto che racconta i punti deboli e le fragilità che si nascondono in ognuno di noi. Il fulcro del libro riguarda l’accettazione di alcuni lati del nostro carattere attraverso i quali si diventa più forti. Io mi metto a nudo sperando che gli altri possano ritrovarsi nelle mie stesse fragilità. Il libro l’ho scritto assieme alla mia psicologa ma è tutto frutto del mio cuore e dei miei sentimenti, molto spontaneo e sincero, proprio perché arrivasse nella maniera più diretta e immediata ai lettori. Ed è così che arrivo a realizzare il mio elaborato “Io, il centrale e i pensieri laterali” con la casa editrice “Baldini+Castoldi”.

Sia lato sport che editoriale, ci sono altri progetti in vista per il futuro?

Lato sport mi piacerebbe continuare a giocare e tornare a vincere come una volta: al primo posto tra i miei sogni c’è quello di arrivare a Tokyo per le Olimpiadi. Fuori vorrei continuare a crescere con “Brododibecchi” (il mio Brand etico) con il quale faccio diverse collaborazioni legate alla solidarietà, al campo editoriale e alla moda etica.

I look in lana Merino di Luna Rossa Prada Pirelli per un guardaroba sportivo e cool

Tutto pronto per la 36^ edizione dell’America’s Cup presented by Prada. In occasione dell’evento alcuni look creati in esclusiva per il team Luna Rossa Prada Pirelli vengono resi disponibili al pubblico. Grande news per tutti gli appassionati del più antico trofeo velico al mondo che potranno acquistare ed indossare i prodotti della mini-collezione, disponibili dal 22 novembre presso selezionate boutique Prada, sull’e-commerce Prada.com e da Luna Rossa store, nel Villaggio America’s Cup di Auckland, in Nuova Zelanda – dove si svolgeranno le regate dal 6 al 21 marzo 2021.



Grazie alla partnership tecnica con The Woolmark Company, annunciata in occasione della 96° edizione di Pitti Uomo a Firenze, sono stati realizzati per la squadra diversi capi in lana Merino: tecnici, altamente performanti e sostenibili da usare durante tutte le attività, dall’allenamento alla gara. Con l’impiego delle tecnologie più innovative la fibra, naturale ed ecologica, risulta essere ideale e confortevole per affrontare ogni tipo di sfida in mare. Tre i prodotti disponibili per tutti coloro che vogliono provare l’emozione di indossare sulla propria pelle parte dell’uniforme del Team Luna Rossa.



La giacca, composta per il 54% da lana Merino australiana, gode di un tessuto traspirante e termoregolante, insieme ad una speciale membrana impermeabile resistente fino ad 11 colonne d’acqua. La polo a mezze maniche è realizzata al 100% in lana Merino: morbida, facilmente lavabile in lavatrice, soffice ed incredibilmente adatta sia durante l’estate che sotto maglioni e felpe, nelle stagioni più fredde. Presente anche la T-Shirt, casual e adatta ad ogni occasione, contenente il 36% di lana Merino. Un capo versatile da mettere anche sotto un blazer scuro o con un jeans.

“L’abbigliamento che utilizziamo durante le nostre attività è fondamentale: i capi che indossiamo devono essere isotermici, elastici, traspiranti e possibilmente impermeabili. Ho scoperto sulla mia pelle che la lana Merino è tutto questo. È una fibra davvero performante, oltre ad essere sostenibile e biodegradabile. Devo ammettere che le nostre nuove uniformi sono state una magnifica sorpresa e riescono a farci star bene sia nel fisico che nello spirito” – Queste le parole di Max Sirena, Team Director e Skipper di Luna Rossa Prada Pirelli, intervistato da noi nel mese di settembre e soddisfatto della collaborazione con l’autorità globale della lana Merino che accompagna la squadra in questo viaggio.

Alimentazione e workout: come restare in forma durante il lockdown

Il covid-19 continua a stravolgere la nostra quotidianità, comprese le routine legate a sport e salute. Oggi all’avvicinarsi di un possibile nuovo blocco possiamo non farci cogliere alla sprovvista e mettere tra le priorità il benessere. Ecco alcuni brevi ed efficaci consigli per una sana e gustosa alimentazione abbinata ad un allenamento smart e dinamico. 

Un’alimentazione senza privazioni aiuta a mantenere alto il buon umore : pancakes e lasagne proteiche

In questo periodo la nostra mente è già proiettata in una realtà proibizionista a causa del virus: perché togliere anche i cibi che si amano? Se mangiati a giuste dosi infatti, anche alimenti ricchi di zuccheri e grassi diventano funzionali al nostro metabolismo: basta non esagerare. Il segreto è riuscire a distribuirli in maniera omogenea durante l’arco della giornata. Brioches al cioccolato al mattino o alla sera; pasta a pranzo o a cena. Anche l’utilizzo dei condimenti come olio e aceto non deve essere negato se usato con parsimonia. Esistono delle micro bilance adatte a pesare ogni singolo grammo permettendoci di evitare eccessi. Un’altra chiave in cucina è legata alla rivisitazione dei piatti: i dolci più tradizionalmente “pesanti” possono essere interpretati con ricette light e proteiche, come ad esempio i pancake. Oltre ai classici con marmellata e nutella, questi dolci si possono preparare mettendo alla base ingredienti sani e genuini quali albume, latte di mandorle, proteine, yogurt greco e frutti rossi. Le proteine (che si possono tranquillamente acquistare online) sostituiscono la farina e il risultato finale ha lo stesso sapore del dolce tradizionale ma senza appesantire. Un altro esempio calzante è quello delle “protein lasagne”. Il tipico piatto bolognese può essere integrato sostituendo i classici ingredienti con sfoglia proteica integrale (si può ordinare facilmente anche online), ragù di pollo, pomodoro bio, olio di cocco e besciamelle di soia. 



Un work-out smart ed efficace: Il programma Revolution di Virgin Active

Una sana alimentazione non basta: il costante allenamento diventa un must, soprattutto ora. Il lock- down ha solo accelerato una trasformazione che era già in atto e che rispondeva all’esigenza di un workout fruibile in qualsiasi momento. Se si è lontani dal club per lavoro, oppure a casa in smartworking, a causa degli spazi ridotti e dell’assenza di attrezzi, allenarsi tra le mura domestiche può risultare meno agevole. Se però ci procuriamo due manubri (scomponibili), elastici (di diverse intensità), una sbarra per trazioni e cavigliere, avremo a disposizione una piccola palestra (per i più esperti si può anche acquistare un “giubbotto” del peso di 15 chili). 



Se però l’attrezzatura non è sufficiente, perché soprattutto da casa quella che spesso manca è la motivazione ecco che entra in gioco il ruolo fondamentale del trainer che deve spronare gli allievi a tenersi in forma. E’ il caso di Virgin Active. Da sempre leader nel settore del fitness, durante il lock down ha reso disponibili sia per i clienti che per tutti gli utenti sui canali social dell’azienda l’esperienza di allenamento digitale “Revolution” per permettere a tutti di continuare – o di cominciare – ad allenarsi. L’offerta digitale dà la possibilità di fare attività fisica esattamente come al club ma da remoto, mantenendo quel legame con la nostra community fitness. Sette categorie di allenamento a scelta fra Cycle, Running, Grid, Recovery, Strength, Yoga e Pilates e la professionalità dei trainer. 

Ed è cosi che un costante allenamento (anche semplicemente 30 minuti al giorno) abbinato a qualche trucco ai fornelli ci permetterà di mantenere la linea in un periodo di sedentarietà forzata.

La lana di Woolmark per il Luna Rossa Prada Pirelli Team

Le tante facce della lana, calda per combattere il freddo in arrivo e altamente performante per il mondo dello sport, ora pronta alla conquista dei mari. 

The Woolmark Company, autorità globale della lana Merino australiana, è da oltre un anno partner del team Luna Rossa Prada Pirelli, impegnata nella creazione di capi tecnici in lana dalle tecnologie più innovative per supportare al meglio le sfide del gruppo verso la 36^ America’s Cup presented by PRADA, celebre competizione velica internazionale. 

La divisa realizzata, dalla giacca impermeabile a quella soft shell e dalle polo all’intimo, è isotermica, elastica, traspirante ed impermeabile. Ogni pezzo nasce da tante ore di lavoro, più sperimentazioni e numerosi test per un risultato finale a dir poco impeccabile, che permette di affrontare viaggi anche a 50 nodi. 

Si parla di sostenibilità, performance e moda etica nell’interessante talk a tre voci, Sustainable Performance, disponibile sulla piattaforma digitale di Pitti Immagini Uomo (https://uomo.pittimmagine.com/it/news/talk-sustainable-performance-ortensi-napoleone-sirena) che vede presenti Max Sirena – Skipper e Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli – Raffaello Napoleone – CEO della manifestazione fiorentina – e Carlo Ortenzi – Fashion Director di Sportweek. 

Usata in tutte le attività del gruppo, da quelle offshore, all’allenamento fino alla gara, la lana Merino è il miglior materiale utilizzabile per il suo essere biodegradabile, riciclabile e non inquinante. La scelta della fibra 100% naturale è, inoltre, un’importante decisione di responsabilità sociale d’impresa in un mondo che, da anni a questa parte, cerca di puntare sempre più in alto in termini di sostenibilità. Componente ormai essenziale dell’uniforme del team, la lana australiana offre una soluzione a ridotto impatto ambientale e permette a Woolmark di arricchire ancor di più la sua vasta rete di collaborazioni internazionali legandosi ad un settore sportivo d’eccellenza. 

L’ente di certificazione internazionale Allergy Standards Limited (ASL) ha riconosciuto ufficialmente i prodotti per la biancheria da letto in lana Merino come asma e allergy friendly, salutari per la pelle specialmente per le persone con l’epidermide più sensibile.

Abbiamo intervistato per voi Max Sirena, che ci ha raccontato la tanta passione e determinazione per il suo lavoro con uno sguardo sempre volto verso un mondo più verde. 



L’utilizzo della lana Merino nelle uniformi del team Luna Rossa Prada Pirelli ha segnato una svolta tecnica incredibile. Ci racconti di come hai vissuto i tuoi momenti più difficili in navigazione senza la tecnologia presente nei nuovi capi?

La realtà è che l’abbigliamento per noi è sinonimo di performance, e lo stesso vale per la barca e gli altri componenti della barca. Per questo motivo anche nell’abbigliamento abbiamo fatto tanto sviluppo, grazie alla collaborazione del R&D di The Woolmark Company e Prada. Questo ci ha permesso, dopo varie ore di laboratorio e in navigazione, di sviluppare un prodotto tecnico di altissimo livello.

Poter avere dei capi con materiale naturale ad alte prestazioni è il massimo che si possa chiedere, per due motivi fondamentali: “enviroment” e “feeling” sulla pelle.

Parliamo di sostenibilità, tematica a te molto a cuore. Cosa ti spaventa e cosa ti rasserena pensando al futuro? Quanto, a tuo avviso, c’è ancora da fare in questo campo?

C’è tantissimo da fare. Se vogliamo trovare un lato positivo, è che il problema siamo noi, quindi possiamo essere anche la soluzione. Il problema è culturale; credo che negli anni ognuno di noi abbia perso di vista gli effetti del nostro modo di vivere sull’ambiente. Siamo distratti da tante cose futili, di apparenza, e questo toglie la nostra attenzione da quello che stiamo causando al nostro pianeta. Non c’è un pianeta B dove andare. È fondamentale iniziare a capire che, solo con il nostro atteggiamento, possiamo cambiare le cose. Siamo privilegiati, viviamo gran parte della nostra vita in mare ed è fondamentale per noi tutelare il nostro ambiente di lavoro. C’è molto da fare da parte di tutti e siamo indispensabili per riuscire in quello che è il problema più importante oggi, l’inquinamento. Con The Woolmark Company e altre aziende, tra cui Prada, stiamo facendo tanto per sensibilizzare il pubblico, ma per primi noi stessi. L’utilizzo di materiali naturali o riciclabili è il primo passo per il nostro futuro.

Oltre che skipper, sei anche Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli. Che tipo di leader sei? 

Questo dovremmo chiederlo a chi lavora con me! Detto questo, non sono uno che urla ma, al contrario, cerco di ascoltare tutti per capire quali sono le cose da migliorare. Ovviamente in un gruppo così grande, che punta alla conquista del trofeo sportivo più antico al mondo, dove la tecnologia è padrona, a volte si deve essere fermi e decisi e a volte una mia decisione può non essere condivisa da tutti, ma questo fa parte del mio ruolo. Per me la rock star è il Team stesso, vale a dire tutti i membri, dal primo all’ultimo: vinciamo o perdiamo insieme. Per questo motivo è fondamentale poter contare sull’aiuto del tuo collega. Ognuno di noi è leader per gli altri, la motivazione deve essere alta per tutti e per questo molto del mio tempo lo passo a parlare con i team member, soprattutto per far capire quanto siamo privilegiati a fare il lavoro che amiamo.

Cosa ti aspetti dal match della 36° America’s Cup presented by Prada?

Quando abbiamo lanciato la sfida, siamo partiti con l’idea di provare a scrivere un capitolo importante nella storia della Coppa America e dello sport italiano. Io e tutto il Team vogliamo una sola cosa. Detto questo, ci sono anche gli altri team che vogliono ottenere il nostro stesso risultato, perchiò i prossimi 6 mesi saranno “full on” e dovremo spingere al massimo per poter bere dalla famosa “brocca d’argento”!

Sei un grande amante del mare. Possiamo definirlo come la tua seconda casa? Cosa ti manca di più della Terra quando sei in navigazione? Di cosa non senti, invece, la mancanza? 

Il mare è l’ambiente dove mi sento più a mio agio, più che a terra! Quando ho la possibilità di navigare con la mia famiglia è ogni giorno un’esperienza nuova: i colori e il vento sono sempre diversi. Ogni volta è come se un pittore facesse un quadro diverso guardando lo stesso paesaggio. Il mare ti permette di stare di più con te stesso, insegna a conoscerti meglio, ti dà i tempi che a terra non riusciresti ad avere, è una buona cura per la mente e un’ottima scuola di vita per i figli.

Il percorso di Giorgio Avola, campione olimpico di scherma

Per il campione olimpico di scherma Giorgio Avola (nato a Modica l’8 maggio 1989) non si smette mai d’imparare. Lui è uno degli atleti italiani più medagliati nella scherma e studente di economia alla LUISS. Sport e studio del resto sono due vere palestre integrate nel suo programma quotidiano che gli ha portato nel tempo diverse soddisfazioni, frutto anche di tanti di sacrifici, come ci racconta lui stesso nella nostra intervista.


Foto: Roberto Chiovitti @robertochiovittiphotography
Abito: Boggi
Location: Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti Roma


Come hai vissuto il periodo di lockdown e come il tuo allenamento ne ha risentito?

Il lockdown è stato segnato certamente dalla presa di coscienza del rinvio delle Olimpiadi.  Avevamo molta voglia di iniziare e quindi è stata una grande delusione dover mollare tutto. Tuttavia, non ci ho messo molto a trovare un nuovo equilibrio. Sono stato a casa in Sicilia dove ho continuato ad allenarmi normalmente. Inoltre, sono riuscito a dedicarmi anche allo studio. (Giorgio è iscritto alla facoltà di Economia alla LUISS di Roma ndr).

Qual è stato il tuo primo approccio alla scherma?

Ho iniziato a praticare questo sport sin da piccolo, all’età di 5 anni e ho capito sin da subito che era la mia disciplina. All’inizio è partito tutto da mia mamma che ha sempre amato la scherma e desiderava che diventasse per me una palestra di vita con i suoi valori importanti, oltre all’eleganza e allo stile. Così, dopo le Olimpiadi di Atlanta 96 decise di iscrivermi. 

La tua giornata tipo quando prepari una competizione?

Praticando una disciplina a livello agonistico, svolgo 11-12 allenamenti alla settimana, con doppio turno giornaliero. Uno al mattino presto, di preparazione atletica, e uno di scherma alle 18.30. Durante la giornata mi dedico invece allo studio e a seguire le lezioni. Questo mi porta a sacrificare molto amicizie e uscite serali, ma non mi pesa perché in questo momento preferisco investire solo su me stesso.

Una vittoria importante e una sconfitta particolarmente dolorosa?

È una domanda difficile, la vittoria dura poco e forse ricordo meglio le sconfitte.  Tra le vittorie, sicuramente l’oro Olimpico al fioretto maschile nel 2012 a Londra. Quanto alle sconfitte, l’Olimpiade di Rio dove ho perso la medaglia a causa di una stoccata finale, anche se comunque è stato un momento molto importante, perché è lì che ho deciso di riprendere l’università, una sconfitta positiva che mi ha dato uno stimolo nuovo.

Che rapporto hai con il tuo maestro Eugenio Migliore?

Ho un rapporto molto forte con il mio maestro, maturato sin da quando sono piccolo (ci alleniamo insieme da 25 anni), basato su grande fiducia sulla pedana e amicizia al di fuori. Tra di noi c’è un linguaggio tutto nostro, fatto anche di molti silenzi. Siamo in grado di capirci senza necessariamente aver bisogno di parlare. 

Oltre alla scherma hai anche una passione per la musica e la chitarra..

Purtroppo non ho molto tempo da dedicare alla chitarra e alla musica. Tramite quest’ultima riesco ad esprimere lati del carattere che con la scherma non riesco a tirare fuori, una sensibilità insolita rispetto a quando gareggio, che però fa parte di me.  Prima di una gara mi carico ascoltando alternative indie rock o hindie pop perché mi serve ritmo. Dopo la competizione magari un blues o qualcosa di rilassante.

Il tuo rapporto con la moda?

La moda è un altro modo per esprimere un lato della mia personalità e mi piace molto. Sono affiancato da Boggi Milano da molti anni. Sono molto metodico nella scelta dei look, a volte scelgo il giorno prima quello per il giorno dopo. Mi piacciono in generale look basici come i total black ma non voglio mai scadere nella banalità, quindi inserisco sempre un pezzo che possa colpire o che risulti originale.

Come utilizzi i social?

Mi piace comunicare quando ho qualcosa di vero da dire. Quindi vado a momenti, vivo i social come un’opportunità e non un dovere.

Quali sono i tuoi progetti futuri, dove sarai tra 5 anni?

Il primo progetto è la laurea, mentre tra 5 anni mi vedo a fare qualcosa che mi renda felice, che mi permetta di svegliarmi con grinta al mattino e affrontare la giornata. Mi auguro di poter gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, ma non voglio affrontare l’argomento fino a che non ne avremo la certezza.

Addominali: come allenarli senza attrezzi

La pancia piatta e l’addome scolpito sono da sempre considerati simbolo di bellezza nella nostra cultura estetica. Mantenersi in forma è importante non solo per il nostro aspetto fisico, ma soprattutto per far sì che il nostro organismo funzione al meglio delle sue possibilità, garantendoci energia e benessere psicologico.  Per questo prima di darvi qualche consiglio sull’allenamento degli addominali è importante ricordare che la cosa più importante è seguire uno stile di vita sano, con un’alimentazione bilanciata.

Sfatiamo un mito

Iniziamo sfatando un mito: non esistono addominali alti e bassi, ma solo addome e obliqui. Questo perché il muscolo addominale è unico, dunque le sue fibre si contraggono tutte quando viene sollecitato al movimento e allo sforzo. Ne consegue che con qualunque esercizio si allena tutto l’addome e non solo la parte alta o bassa.

Allenare senza attrezzi gli addominali

Vediamo qualche semplice esercizio da poter eseguire senza attrezzi. Provate a ripetere ogni movimento per 20 secondi alla massima velocità per poi fermarvi per 10 secondi. Le sessioni possono essere ripetute più volte, a seconda del livello di allenamento, magari potreste provare ad aggiungere una ripetizione in più alla settimana.  

Crunch

Sdraiatevi a terra e poggiate i piedi lasciando le ginocchia verso l’alto, oppure, per rendere l’esercizio più intenso, alzate le gambe verso l’alto (le ginocchia possono essere stese o piegate). Posizionate le mani dietro la nuca, e senza sforzare sul collo portate il petto verso le ginocchia contraendo l’addome. Fate in modo che la parte superiore del corpo venga trainata dall’addome, senza sforzare sul collo: può aiutarvi guardare un punto fisso che vi faccia tenere il collo che punta leggermente verso l’alto.

Crunch obbliqui

La variante per gli obbliqui del classico crunch prevede una mano sulla nuca e un braccio lungo il corpo. Le gambe sono, in maniera opposta alle braccia, piegate una con i piedi a terra e l’altra che con la caviglia poggia sul ginocchio della gamba a terra. Allo stesso modo del crunch classico, ci si deve sollevare contraendo l’addome e senza sforzare il collo. Il gomito del braccio che tocca la nuca deve dirigersi verso il ginocchio la cui caviglia è poggiata sul ginocchio di quella a terra.

Sit up

Anche questo esercizio è molto semplice da realizzare, basterà stendervi a terra con le gambe divaricate e sollevare il busto, aiutandosi con le braccia stese verso il soffitto quando si è in posizione supina. Le gambe restano stese a terra, l’addome sforza per portare il corpo in posizione seduta.

Crunch inversi

Sdraiatevi a terra e sollevate le gambe lasciando le braccia lungo il corpo. Sollevando i glutei portate il più possibile le ginocchia verso il petto e poi tornate indietro mantenendo i movimenti lenti e controllati, evitando di dondolare. 

Potete provare anche a fermarvi con i glutei alzati e sollevare leggermente il busto restando nella posizione per qualche secondo, facendo dei respiri lunghi.

Plank

Questo esercizio apparentemente facile allena moltissime parti del corpo, compresi gli addominali. La variante semplificata prevede la possibilità di poggiare a terra le ginocchia. Si poggiano i gomiti a terra, le scapole spingono verso il basso, il bacino non deve sporgere verso l’alto ma retrovergere verso l’addome. Mantenere tesi i muscoli dell’addome, delle braccia e i glutei e resistere il più possibile.

Se ci si sposta lateralmente restando con un solo braccio a terra e spostando il corpo verso destra (e poi ripetendo verso sinistra) il plank lavorerà sugli addominali obliqui.

Surf: 2 surfisti uomini più famosi al mondo

Il mondo del surf è bellissimo mare e sole per chi lo vede da fuori e tanta adrenalina nel cavalcare onde che solo a vederle possono fare paura a un comune mortale.

Alcuni surfisti hanno dedicato tutta la loro vita a questo sport e sono riusciti a malapena a raggiungere una posizione considerevole in termini di competizione, mentre alcuni di loro riescono ad essere tra i migliori surfisti del mondo.

In ogni generazione, c’è un surfista professionista il cui nome si può riconoscere, anche se si è appena entrati nel mondo del surf.

Vuoi saperne di più sui migliori surfisti del mondo? Ecco la lista dei maggiori surfisti al mondo

I 2 surfisti uomini più famosi

Le pubblicazioni sportive e i siti ufficiali della Surf League ogni anno pubblicano la classifica dei surfisti più bravi al mondo e le loro storie fra queste vi segnaliamo i due più famosi che sono:

Robert Kelly Slater

Iniziamo con uno degli “idoli del surf”: Robert Kelly Slater. Forse lo riconosci semplicemente con il suo cognome (Slater) o con il soprannome di “Slats”, è il surfista che ha vinto più campionati del mondo.

È nato negli Stati Uniti ed è una delle leggende più emblematiche del surf.  Slater ha vinto il campionato del mondo più di 11 volte, conquistando il posto di CAMPIONE ASP consecutivamente fino a 5 volte negli anni ’90. Inoltre, ha vinto 6 titoli della Eastern Surfing Association e 4 titoli nazionali negli Stati Uniti prima di qualificarsi come surfista professionista.

Gabriel Medina

Gabriele Medina è una sorpresa per la nuova generazione di professionisti del surf. Come molti dei surfisti più importanti, ha iniziato la sua pratica all’età di 9 anni e a 11 anni ha vinto il suo primo titolo nazionale brasiliano. Ora è il campione del Volom U-14, Quiksilver King of Groms, Rip Curl Grom Search e il tre volte campione Paulista.

Nel 2011 è entrato in quella che chiamano l’elite del world surf (ASP World Tour) nel 2011 a soli 17 anni.

Questo surfista professionista è stato campione del mondo nel 2014 eliminando rapidamente i suoi concorrenti e nel 2018 ripetendo l’impresa con le manovre di surf più rare e difficili come il back flip.

Gabriel Medina è anche il surfista che ha guidato la classifica mondiale per il periodo più lungo nella storia del surf, oltre ad essere stato il primo brasiliano a vincere la tappa nella Gold Coast in Australia.

Marco Bozzato, dal palcoscenico alle passerelle

Ballerino, modello e cittadino del mondo. Si è formato a La Scala di Milano e all’English National Ballet School di Londra. Marco Bozzato ha tutte le carte in regola per un futuro di successo e in questa intervista ci racconta quanto il vivere nuove esperienze sia indispensabile per capire bene chi si è veramente, cosa si può fare e fino a che punto ci si può spingere.

@marcbozz


Credits: Foto di Dmitry Maximov

Quando hai capito che il balletto era la tua passione? 

Non c’è stato un momento in cui è scattato qualcosa e ho capito che la danza era la mia passione, è sempre stata parte della mia vita da quando ho iniziato a quattro anni ed è stata una cosa graduale e inconscia. Quando ho iniziato a maturare mi sono reso conto di quanto realmente mi piacesse quello che già stavo facendo e così è andata.


Credits: Foto di Dmitry Maximov

Qual è il tuo più grande ricordo del balletto?

Uno dei miei più bei ricordi è sicuramente quello del mio primo spettacolo a San Pietroburgo. 

Dopo vari problemi burocratici legati al visto, ero finalmente libero di poter andare in scena e così ho fatto il mio primo spettacolo e ho avuto il mio primo ruolo da solista con il Teatro Mariinsky.

Un altro ricordo speciale è sicuramente quando ho avuto l’onore di ballare un pezzo di passo a due con una delle mia ballerine preferite, Alina Somova.


Credits: Foto di Ksenia Kirsanova

Ti sei mai sentito come se volessi rinunciare? Cosa ti ha aiutato a superarlo?

Capita spesso di scherzarci ma non ho mai pensato di lasciare la danza seriamente, perché anche nei momenti più brutti è il modo in cui io riesco a sfogarmi, liberarmi e sentirmi leggero, prova a chiederlo a qualsiasi ballerino, ballare è peggio di una droga.  

La sensazione che provo quando ballo – intendo quando ballo veramente con tutto me stesso – è qualcosa di troppo grande, potente e bello per poterci rinunciare.



Sei anche un modello, come hai iniziato questa carriera? 

Ho iniziato fare il modello subito dopo un infortunio che mi ha tenuto distante dalla sala di danza per quasi un anno. 

Dopo il diploma, mi ero rotto il legamento crociato – atterrando da un salto – poco dopo l’inizio del mio primo contratto di lavoro come professionista e sono dovuto tornare in Italia per operarmi. Sapendo che la riabilitazione sarebbe stata dura e molto lunga, la moda è una cosa che mi ha sempre affascinato e visto che mi sono guardato tutte le stagioni di America’s Next Top Model almeno quinci volte ho pensato di provare a realizzare anche questo mio sogno. 

Quindi appena ho ripreso a camminare dopo l’intervento mi sono messo in contatto con delle agenzie e così che D’Management ha deciso di rappresentarmi e affiancarmi un questo percorso.


Credits: Foto di Antonino Cafiero

La tua formazione da ballerino ti aiuta sul set fotografico?

Di sicuro la mia formazione mi permette di avere una consapevolezza e un controllo del mio corpo che chi non ha studiato danza classica per tanti anni non ha.

La difficoltà sta però nel prendere tutta la disciplina e il controllo insegnatami e trasformarli in scioltezza e naturalezza quando sono sul set.


Credits: Foto di Anastasia Senikova

Ci sono delle esperienze che ricordi con particolare piacere?

Una delle mie esperienze preferite – come modello – è di sicuro quella che ho fatto per Vogue e l’hotel St Regis a Roma l’anno scorso, aggiungerei anche la campagna che ho scattato e girato sui tetti di Parigi per Alphatauri. 

Oppure un’altra esperienza memorabile è stato il mio primo fashion show a San Pietroburgo per DLT. Sono state cose totalmente diverse tra loro ma tutte divertenti, appaganti e ragioni di crescita.


Credits: Foto di Daniel Estrada Gutierrez

Anche se siamo sicuri che non ci siano mai due giorni uguali, come è la tua “giornata tipica”?

In effetti è raro che io abbia giornate uguali nella mia vita ma in linea di massima la mia giornata tipica al momento inizia con la lezione di danza la mattina poi finita la lezione e fatto un po’ di stretching prendo il mio book e giro per Milano tra casting e shooting.


Credits: Foto di Diana Materukhina

Hai un account Instagram straordinario e un ottimo seguito, quali consigli potresti darci per distinguerci sui social?

Per quanto riguarda Instagram e i social media in generale io penso che il segreto sia quello di essere se stessi, di non copiare quello che fa il mondo ma di essere più possibile fedeli a quello che si è davvero, alla propria estetica e stile, ai propri gusti e ai propri pensieri. Oggigiorno la gente quando deve capire chi è una persona la prima cosa che fa è cercarla su Instagram, ai casting molto spesso ti chiedono il tuo nickname per vedere cosa, quanto e come pubblichi. Sinceramente anch’io sono il primo che appena mi arriva un lavoro vado a cercarmi ogni membro del team su Instagram così da farmi un’idea delle persone con cui lavorerò. Quindi quello a cui dobbiamo fare attenzione è proprio che l’impressione che il mondo ha di noi dai nostri profili social rappresenti al meglio quello che siamo davvero.


Credits: Foto di Diana Materukhina

Dove ti vedi nei prossimi cinque o dieci anni? 

Questa è una domanda molto difficile per me.

Io vivo tutto molto alla giornata e programmare il futuro non mi piace, anche se sinceramente tra cinque o dieci anni non mi immagino una vita molto diversa da quella che ho ora, a me piace la mia vita. Me la immagino migliorata, le mie carriere cresciute e io di sicuro più maturo, con occhi che vedono le cose diversamente, alla fine non si smette mai di imparare. Quindi per rispondere a questa domanda ti dico che mi immagino vivendo un update, un miglioramento, della mia vita attuale se così si può dire! 


Credits: Foto di Daniel Julia Orisha

Special thanks:

Marco Di Ciuccio – D’Management

Credits: Foto in evidenza di Emilio Tini

In forma con gli sportivi, tre profili fitness da seguire

La routine giornaliera di uno sportivo non è semplice. Per mantenere una forma fisica invidiabile servono allenamenti quotidiani, stretching, pesi, alimentazione equilibrata ma soprattutto costanza e determinazione. Tutto questo non esclude anche qualche piccolo sgarro, l’importante è non perdere di vista l’obiettivo e restare sempre in un corretto regime alimentare. Tre sportivi ci hanno raccontato le loro abitudini di allenamento, e, a giudicare dai loro profili social varrebbe la pena prendere un po’ di ispirazione! 


Nicola Cinelli (@nicola.cinelli.93.p.t)


Il suo segreto è il calisthenic, una disciplina associata al fitness che prevede il raggiungimento di abilità atletiche a corpo libero con il supporto di strutture come sbarre, parallele e anelli della ginnastica ed eventualmente di pesi usati come sovraccarico al proprio peso corporeo. Si raggiungono prestazioni atletiche di vario genere (forza, flessibilità, equilibrio) e l’incremento della massa muscolare.

“Pratico calisthenic da circa 5 anni e sono personal trainer da tre. Gli allenamenti variano dai 4 ai 6 a settimana e comprendono oltre alla pesistica moltissima resistenza e mobilità. L’alimentazione è normo calorica e di mantenimento”.


Aldo Londero (@aldolondero)

Modello, atleta Myprotein e online coach, pratica nuoto e arti marziali miste, uno sport da combattimento a contatto pieno il cui regolamento consente l’utilizzo di tutte le tecniche sportive delle arti marziali (muay thai, judo) e degli sport di combattimento (lotta libera, grappling, pugilato, kickboxing).

“Mi alleno complessivamente 6 volte a settimana. Per quanto riguarda il mio regime alimentare, non è sempre rigido, mi permetto ogni tanto qualche sgarro piacevole, ma a grandi linee seguo una dieta iper proteica.”


Lorenzo Pisano (@lorenzo.pisano1)


Come ex ginnasta della nazionale Lorenzo era abituato ad allenarsi tutti i giorni per una disciplina olimpica che prevede sei differenti specialità, corpo libero, cavallo con maniglie, anelli, volteggio, parallele, sbarra. 

“Ora vado in palestra regolarmente 6 volte a settimana e mi concedo un giorno di riposo. 
Per quanto riguarda l’alimentazione non seguo particolari diete. Evito il sale e il cibo fritto il più possibile e cerco di fare attenzione a mangiare sano, pur concedendomi qualche sgarro ogni tanto, come la pizza del sabato sera”.

Credits photo: Alan Pasotti

Orologi sportivi: i modelli per chi ama l’avventura

Sportivi, ultra tech e smart gli orologi di nuova generazione presentano tutte le caratteristiche per chi ama l’avventura ma non solo. Da quelli pensati per il mondo nautico , e alle avventure sottomarine , fino agli sport outdoor con tanto di misuratori che indicano la qualità delle prestazioni. Ecco le proposte dalle maison per l’uomo che ama lo sport e non rinuncia ai vezzi di stile.

GARMIN QUATIX 6

Stile nautico, e raffinata tecnologia nella creazione di modelli all’avanguardia, Garmin lancia il modello Quatix 6. In grado di collegarsi in modalità wireless ai chartplotter, che mostrano i dati dell’imbarcazione direttamente sull’orologio. Uno sportwatch perfetto per la barca ma anche abbinato al daily wear urbano. 

Il nuovo Garmin incarna l’identità dell’uomo al passo con la tecnologia e lo stile: oltre a ricevere messaggi, email , messaggi di testo e notifiche, consente di effettuare pagamenti contactless, ascoltare musica con cuffie Bluetooth ed è dotato di funzioni legate al fitness e allo sport. Cassa da 47 mm, display a colori con retroilluminazione a LED. 

Due le versioni del Quatix 6: una con cassa in polimero rinforzato, lunetta e fondello  in acciaio satinato e l’altra Titanium in cui fondello e lunetta sono in titanio. I  bracciali sono entrambi sostiuibili in modo rapido grazie alla tecnologia Quick Fit e il vetro Corning Gorilla per il modello quatix 6 e in zaffiro per il Titanium. 

Entrambi dispongono di funzionalità per chi esplora il mondo della nautica come: velocità, profondità, comando dell’autopilota ed è possibile anche rimanere sempre connessi per far sapere in ogni istante dove ci si trovi in tempo reale. Perfetto anche per le richieste di soccorso. 

Tra le opzioni disponibili anche quelle che fanno da misuratore sulle attività di fitness d sul livello di saturazione di ossigeno nel sangue grazie a funzioni multisport. 

SEIKO PROSPEX 

Ispirati al misterioso mondo del mare di notte e realizzati totalmente con un aspetto “black” i nuovi orologi subacquei della linea Prospex, in edizione limitata , sono perfetti per coloro che amano lo stile senza rinunciare alla funzionalità. 

Dal blu notte, al nero corvino, le tonalità si ispirano al carattere cangiante del mare dopo il tramonto, affascinante e seduttore, per l’uomo che ama le immersioni notturne e il mondo Marino visto con gli occhi della notte. 

La cassa, interamente nera, il quadrante con accenti Rossi è una impermeabilità fini a 300 metri ma c’è di più: data l’impossibilità di percepire le colorazioni più chiare a causa della poca luce sott’acqua, la lancetta dei secondi e l’indicazione “300m” rossa scompaiono negli abissi, per dare spazio a elementi necessari a quelle quote. 

Il vetro è in zaffiro antiriflesso, la lunetta in ceramica nera per favorire l’elevata leggibilità sott’acqua. 

Tra i modelli “diver” ne derivano due che combinano praticità e design:  cassa d’ acciaio con rivestimento IP nero , con design iconico, soprannominato “Sumo”, presenta delle lancetta arancioni che permettono di essere viste anche con scarse condizioni di visibilità. Entrambi resistenti all’acqua fino a 200 mt. 

POLAR

Ideale per gli sport “outdoor” ,grazie alla sua leggerezza e alla sua particolare resistenza della batteria. Ma c’è di più , questo orologio “multisport” si presenta con un design robusto e leggero: il Polar Grit X supera i test di resistenza US military- grade  con 40 ore di autonomia. 

Inoltre dispone di un sistema di rivelazione della frequenza cardiaca dal polso, il Polar Precision Prime.

Tre le novità del nuovo modello di casa Polar c’è anche la funzione Hill Splitter che permette di regolare l’intensità su percorsi con inclinazione variabile, riconoscendo in automatico tratti in salita e discesa, così da migliorare le prestazioni grazie alla conoscenza dell’analisi effettuata su ogni pendenza. 

È possibile anche creare un corretto piano di integrazione e idratazione durante il percorso sportivo grazie a un sistema che consente il riepilogo di consumo di calorie effettive, il FuelWise. Possibile anche consultar le previsioni meteo e dettagli atmosferici. Queste sono solo alcune funzioni del complesso ventaglio di possibilità che Polar offre agli amanti dello sport come: misurare la potenza di corsa, analizzare il carico di lavoro, analizzare il dettaglio del sonno. 

#iorestoacasa

In questa nuova fase in cui essere uniti significa stare lontani, tutti le nostre abitudini, la nostra routine assumono una forma completamente diversa, il nostro raggio d’azione è limitato e tutto assume un’accezione “smart”, per aggirare il problema.

Dallo smart working, alle infinite soluzioni online per rispondere a ogni esigenza, comprese quelle per mantenersi in forma e scaricare la tensione. Persino la scelta del nostro look prende la stessa direzione: il comfort fa da padrone, con una carica di energia grazie ai colori audaci di felpe e t-shirt, alternate da collezioni dal gusto più tradizionale per i più classici, per concludere con versioni luxury in seta e cotone o cashmere.

Adidas Originals
Re Hash
Fred Perry x Raf Simons
CP Company
Puma x RHUDE
Jacob Cohen
MOOSE KNUCKLES
Calvin Klein Perfomance
Iceberg X Family First
Youri Djorkaeff by ZILLI SPORT
Malo
ROSSIGNOL
Shoe
Marina Militare
Think Pink
Alviero Martini 1^Classe
Intimissimi Uomo
Berwich

Armarsi di positività e porsi nuovi obiettivi è la migliore strategia. L’esplosione dei tutorial e delle dirette rappresentano una reAzione propositiva basata sulla condivisione delle segnalazioni degli stessi utenti, è l’esempio di @italia_smart che sulla sua pagina di Instagram propone tutti i giorni più di una soluzione per approfondire le proprie conoscenze, mettere alla prova la propria creatività e allenarsi dal soggiorno di casa propria. Le classi yoga di Denise della Giacoma stanno spopolando https://denisedellagiacoma.com/ come le sessioni gratuite di pratica bioenergetica attraverso il canale youtube di Daniele Mauro Guainazzi https://www.youtube.com/channel/UCsexxAMyXie_dQVl9fqKhlg
praticabioenergetica.it
La palestra Tonic di Milano ha attivato una programmazione sportiva dal vivo in diretta Facebook visibile con un semplice click sul link  https://www.facebook.com/tonicfitness/ con 12 lezioni al giorno da 15 minuti ciascuna, da lunedì a venerdì.

®Riproduzione riservata

Diego Maradona di Asif Kapadia

Si chiude oggi Milano CalcioCity, il primo evento nazionale dedicato al racconto e al giocodelcalcio. Tra le storie che riguardano il nostro sport nazionale, proprio ieri si è discusso il film documentario del grande Diego Maradona, in un incontro tenuto da Pierluigi Pardo in cui sono intervenuti Ciro Ferrara, Massimo Mauro, Anna Maria Di Luca e Marco Bellinazzo. Proprio Ferrara e Massimo Mauro hanno giocato nel Napoli con una delle icone del calcio.

DIEGO MARADONA di Asif Kapadia, che nel 2016 con Amy, il documentario su Amy Winehouse, si è aggiudicato il Premio Oscar® per il miglior documentario, è stato distribuito nei cinema italiani solo il 23, 24, 25 settembre da Nexo Digital e Leone Film Group con la collaborazione dei media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it, Corriere dello Sport e Tuttosport, Rockol.it.

Il film narra la storia di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. DIEGO MARADONA è la storia di un ragazzino povero e senza istruzione cresciuto in una baraccopoli: la sua sorprendente eccellenza lo fa diventare una stella assoluta, elargendogli ricchezze incalcolabili, fama mondiale e status degno di una divinità. Tuttavia, gli mancano gli strumenti per gestire una celebrità simile. Ogni trionfo della sua vita sembra avere un esito disastroso – anche se di solito finisce per uscirne vincitore perché, come fa notare Kapadia: “È così sveglio e scaltro. Non importa quante volte fallisce, si rialza sempre e va avanti. Com’è possibile che una persona con le sue origini passi tutto quello che ha passato lui senza risentirne?”. Anche se Maradona subisce una serie di sconfitte, continua a combattere. “È un vero lottatore” prosegue Kapadia “e la sua è una storia che morivo dalla voglia di raccontare”. Diego Maradona è un’icona, un eroe latino, un uomo di cui moltissimi suoi compatrioti sono terribilmente orgogliosi. Affronta giganti europei, rovesciando potenze come la Juventus, il Milan e l’Inter con la sua eccellenza sportiva. A Napoli diventa simile a un semidio. “Eppure in qualche modo non riesce mai ad integrarsi del tutto”, dice Kapadia. “Ha tanta rabbia che si porta dentro e tutti i suoi problemi e le sue difficoltà derivano, credo, dal suo non essere preparato alla celebrità”.

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Ray-Ban celebra i 90 anni di Scuderia Ferrari

A pochi giorni dal Gran Premio di Monza ci troviamo con Ray-Ban ad un evento esclusivo nel flagship store di Milano. Non potevano mancare, ovviamente, i due piloti della Scuderia Ferrari: Charles Leclerc e Sebastian Vettel.

Gli ospiti hanno dunque potuto conoscere i due campioni e sfidarli virtualmente grazie al simulatore messo a disposizione per l’occasione, oltre che scoprire la nuova collezione Ray-Ban for Scuderia Ferrari che include uno speciale modello Aviator in edizione limitata. Quest’ultimo vanta lenti in cristallo placcate oro bianco 24K abbinate a una montatura canna di fucile con finiture spazzolate, una combinazione resa unica dallo storico scudetto di Scuderia Ferrari. Per rendere omaggio a questa speciale ricorrenza, ogni pezzo di questa Limited Edition si caratterizza per le incisioni sui finali d’asta rosso Ferrari e un certificato di autenticità.

La Core Collection comprende 7 diversi modelli, ognuno con caratteristiche differenti, ma accomunati dall’attenzione ai dettagli quasi ossessiva che Ray-Ban e Scuderia Ferrari dedicano ai propri prodotti per ottenere un connubio perfetto di unicità e accuratezza.

Materiali, colori e design aerodinamico sono un richiamo deciso alla casa automobilistica . I modelli della collezione riprendono infatti il rosso fiammeggiante Ferrari, il giallo Modena e ancora le finiture in metallo brillante e in gomma, emblema delle leggendarie auto da corsa, diventano i tratti distintivi della linea eyewear composta sia da modelli sole che da modelli vista.

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Charles Leclerc, la giovane stella Ferrari

Sa stare al suo posto, ascoltare gli ordini di scuderia e capire quando può essere necessario sacrificarsi, è giovane ed ha talento. Charles Leclerc è veloce, ma è anche composto, raffinato, elegante. Ha tratti fini ed occhi del colore del mare, quel mare dove ogni giorno si specchia il “glamour” del suo luogo d’origine: Monte Carlo.

Il ventunenne pilota di Formula 1 da questa stagione affianca il quattro volte iridato Sebastian Vettel in Ferrari. Era dai tempi di Ricardo Rodriguez, nel lontano ’61, che Maranello non investiva su un pilota così giovane. Una ventata d’aria fresca, indice della volontà dello storico team di rinnovarsi.

Tutti, colleghi inclusi, vedono in questo ragazzo un futuro promettente: in lui sono riposte fiducia, speranze, e il forte desiderio di riconquistare un titolo mondiale che manca da tempo.

Ad oggi, si può dire che la tuta rossa gli ha regalato gioie e dolori: in sei Gran Premi, ha ottenuto la sua prima pole in carriera, una vittoria sfumata e premiata con una coppa di bronzo, un quartetto di quinti posti e un ritiro, più amaro dell’amaro poiché arrivato proprio nella sua amata Monte Carlo. 

Tanto tranquillo e carismatico fuori dalla pista, quanto determinato guerriero dentro la sua monoposto, Charles ha sin da subito dimostrato impegno, velocità, determinazione, e un’ingenua audacia ai limiti della spericolatezza tipiche dei predestinati a diventare leggende. Chiunque, nella gara monegasca, ha rivisto romanticamente in lui un po’ del Gilles Villeneuve nell’ Olanda del ’79, in quel pazzo tentativo di fare metà pista su tre ruote pur di arrivare ai box e portare avanti la sua rimonta consapevole di avere il fondo totalmente danneggiato. Forse, per questo, l’aver compiuto solo 18 tornate sulle 78 previste è stato un po’ meno doloroso del normale. Nonostante tutto, è riuscito ad esibirsi in un paio di sorpassi spettacolari. 

Il Principato è il suo luogo del cuore: quando, da piccino, sentiva le auto da corsa passare sotto casa durante il Gran Premio, allungava il collo per cercare con lo sguardo quella di colore rosso. Perché, come ammette lui stesso, “La Ferrari è il sogno di tutti i piloti, anche di quelli che non lo dicono.”

Spinto dalla passione tramandata dal padre Hervè, inizia a correre a soli otto anni a Brignoles, il kartodromo gestito dal papà del compianto Jules Bianchi, suo fraterno amico. La prima volta sul kart è così elettrizzante, da non accorgersi di guidare senza casco. Quando la Scuderia Ferrari decide di inserirlo nella Ferrari Driver Academy gestendone la crescita sportiva nel 2016, Leclerc vede sempre più vicina la possibilità di entrare a far parte del grande Circus. Due anni più tardi, il volante in Alfa Romeo Sauber è suo. Dopo un inizio di stagione faticoso, Charles riporta alla luce le sue capacità con valide prestazioni e non passa inosservato.

Nel settembre del suo stesso anno d’esordio, Ferrari lo sceglie per il 2019 come sostituto di Kimi Raikkonen, l’ultimo “Imperatore rosso”.Per la prima volta dalla sua fondazione, la Ferrari Driver Academy riesce a portare un allievo in “prima squadra”, Charles, d’altronde, l’Italia ce l’ha proprio nel cuore. Non solo per le gare di kart, anche per Giada, la sua fidanzata di origini partenopee. 

Foto courtesy Charles Leclerc

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Filippo Bologni, un giovane Cavaliere con la sua storia

Filippo Bologni, giovane cavaliere, sette volte campione italiano, che è entrato a far parte ben due volte nel medagliere Europeo.
Fa parte del gruppo sportivo dei Carabinieri, e da quest’anno è anche testimonial per il brand più esclusivo e raffinato per tutti quelli che hanno la passione dell’equitazione: Sedik Milano.

Da quanto tempo pratichi equitazione?

Considerando il fatto che mio padre fa il cavaliere di mestiere, ed ha partecipato per due volte alle olimpiadi, posso tranquillamente dire che in mezzo ai cavalli ci sono nato e cresciuto. La prima gara l’ho fatta quando avevo otto, il mio destino era già scritto.

Fai parte di un’arma?

Si, sono oramai sette anni che appartengo al gruppo sportivo dei Carabinieri, per entrare ci sono dei bandi online, ma poi fondamentalmente l’arma sceglie lei in base al curriculum o ai risultati raggiunti dai giovani ragazzi promettenti, e li arruola direttamente.
Sicuramente è una questione di prestigio farne parte e poi a livello tecnico è un aiuto per la carriera. 

Quanto tempo dedichi al tuo cavallo?

Veramente tantissimo, calcolando che solo il lunedì ed il martedì sono a casa e mi alleno una media di cinque ore al giorno con più cavalli, in quanto non possiamo affaticare troppo l’animale per poter reggere poi il ritmo delle gare internazionali.
Invece dal mercoledì alla domenica siamo sempre in concorso in giro per l’Europa, infatti ora mi trovo a Saint Tropez, e la prossima settimana sarò in Polonia.
Ma alla fine della storia, son sempre sul cavallo.

Che rapporto hai con la moda?

Mi piace e mi interessa, infatti quando mi invitano sono sempre felice di andare a vedere una sfilata, però non mi ritengo un fashion victim.

Come avviene l’incontro con Sedik Milano?

Diciamo che la proprietaria e designer del brand mi conosceva sia di nome che di vista, in quanto essendo lei un’appassionata di equitazione ci siamo incontrati svariate volte.
Poi l’anno scorso in occasione della Fiera Cavalli di Verona abbiamo iniziato a parlare di una collaborazione, e dall’inizio del 2019 è diventata il mio main sponsor, con un’idea lungimirante per un percorso che possa durare nel tempo per poter crescere insieme professionalmente.
L’unione dello sport e della moda guidate dalla creatività di Sedik Milano, credo siano una coniugazione vincente.

Come ti senti ad essere testimonial di un brand cosi particolare?

Ovviamente per me è motivo di orgoglio anche perché ricoprire un ruolo così, con un brand di cui ero già precedentemente un estimatore, beh il vero lusso è anche questo.

Foto: Davide Musto

Stylist: Stefania Sciortino

Grooming: Antonio Bonfanti

Filippo veste Sedik Milano e SDK

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SHAPO LOVES SASHA: COME BORG & MCENROE

Un amico scrittore, bene informato sulle vicende di racchetta e palla gialla, sostiene che il tennis sia un continuo remake di sé stesso. Per chi lo gioca, a prescindere dal livello, ma anche per chi lo osserva studiandone l’evoluzione. In fondo l’imperativo di fine ‘800 “mandare la palla di là una volta in più dell’avversario” resta la più efficace tra le chiavi di successo. Lo sapevano Bjorn Borg e John McEnroe, con ogni probabilità più il primo del secondo, lo sanno Sasha Zverev e Denis Shapovalov, con la stessa probabilità più il tedesco del canadese. Il gioco è questo: verniciare di attualità i rivali più rivali degli anni ’80 per capire se le stelline next gen possono giocare a essere come loro quarant’anni dopo. Perché le cose che tornano, nel tennis come nella moda, hanno quel sapore ‘riposato’ che il giorno dopo piace anche di più. Lo sport si nutre di rivalità come queste, faccia a faccia che traggono beneficio dalla contrapposizione di stile. Per la serie che l’uno senza l’altro non sarebbe mai diventato ciò che è riuscito ad essere. E viceversa. Ghiaccio e fuoco, insomma, ma spesso con un cuore in mezzo. Come quelle magliette, decisamente molto yankee, con scritto “John loves Bjorn”. Non siete tipi da mercatini delle pulci? Tranquilli, il guizzo di un designer di Soho starà già pensando alla versione 2019: “Shapo loves Sasha”.

A questo punto del ragionamento scatta inevitabilmente il gioco del “trova le differenze”: Johnny Mac non è mai stato biondo come Shapovalov e Bjorn non è nato nella terra di Karl Lagerfeld come Zverev. Fin troppo evidente. Altrettanto facile mettere in evidenza quei punti di contatto che nota pure l’ultimo arrivato tra gli allievi della scuola tennis. Prendete il rovescio di “Iceman” Borg, togliete il legno della sua racchetta, sovrapponete il colpo del suo erede dai materiali moderni: esecuzione bimane 2.0. Fa anche più impressione studiare la volée mancina di “Superbrat” McEnroe e metterla a confronto con l’esecuzione di Shapovalov, nipotino tennistico cresciuto in Canada: “Ctrl-Alt-C” come la formula per copiare, “Ctrl-Alt-V” come la combinazione per incollare. Decisamente meno elementare, invece, scoprire che le prime volte di uno contro l’altro siano pressoché simmetriche: nel 1978 McEnroe batte Borg a Stoccolma (casa sua), nel 2017 Zverev fa fuori Shapovalov a Montreal (casa sua).

A proposito di icone di quel periodo, ricordate i CHiPs? Mitica serie televisiva anni ’80 con la coppia di poliziotti in motocicletta sulle maxi autostrade californiane. Ragazzini incollati alla tv, mamme pronte al rimprovero: “fai i compiti e spegni”. L’effetto di Zverev e Shapovalov nelle vite da adulti degli appassionati di tennis è paragobabile all’irruzione di giovani cloni dei tenenti Poncherello e Baker – da non confondere con Becker nel senso di Boris – con moto e uniformi sì aggiornate ma che innescano un vero e proprio colpo di scena revival. Quella sigla che torna, una smorzata che muore come una volta, le spalline nella giacca riproposte sul mercato. Tanto per spolverare le emozioni lasciate nella sacca da tennis giù in garage quel giorno di tanto tempo fa.

Si dice ‘diffidare delle imitazioni’ ma non è questo il caso. Sulla coppia “Sashovalov” – crasi fantasiosa di Sasha (Zverev) e Shapovalov –  è corretto fare affidamento. Sono loro i giovanotti forti forti pronti a prendersi il centro del palcoscenico. Il piccolo Borg (Zverev) l’ha già fatto chiudendo la stagione con il titolo di Maestro dei Maestri dopo aver messo insieme tre tornei categoria Masters1000 tra 2017 e 2018. “Mini Mac” (Shapovalov) – che scritto così fa venire in mente un hamburger per inappetenti – ha dimostrato di possedere la scintilla giusta – semifinalista più precoce della storia in un 1000 –  nonostante sia ancora un pezzo di strada indietro. Tant’è che nei due head to head – come dicono quelli che frequentano il sito ufficiale dell’Atp – Shapo non ha tolto nemmeno un set al tedesco col cognome da zar. L’anagrafe però gli offre una giustificazione ottima: sono due gli anni che lo dividono da Ice Sasha. E due giri di calendario a questa età hanno lo stesso peso di un’era geologica. Come quella trascorsa dalla mitica finale di Wimbledon 1980 chiusa 8-6 al quinto da Borg su McEnroe e poi raccontata in mille occasioni tra film e libri.

Qualcosa di non riproducibile. Eppure, non la prendano male i federeriani, non sarebbe niente male rivedere un tennista di fuoco (Shapovalov) e uno di ghiaccio (Zverev) giocarsi il titolo su quell’erba lì. Tanto per alimentare il lumicino della leggenda. Sui prati, invece, uno di fronte all’altro il canadian pallido e il tedesco con la catenina d’oro non si sono ancora trovati. Diciamola tutta: è un gioco di specchi sul quale soffia un sano narcisismo. Alexander – di cui Sasha è una sorta di diminutivo – e Denis – nome completo – sono super consapevoli di ricordare due miti pop della racchetta. Tant’è che la griffe che veste il tedesco non si è fatta scappare l’occasione di disegnare una linea vintage fatta di quelle righe orizzontali in campo bianco che hanno reso Borg icona totale pure di stile. Con un guizzo messo lì per marcare comunque una propria cifra: il calzino tirato su fino al ginocchio. Suggerimento di Pharrell Williams, sembra, musicista/stilista assiduo frequentatore di tribune tennistiche. Elementi che mischiati al suo tennis esplosivo e precoce hanno attirato sul fenomeno dinoccolato le attenzioni degli sponsor, dagli orologi alle auto passando per alcuni marchi di abbigliamento anche non sportivi.

Suit Z Zegna

Così Alexander, a proposito di rapidità, è entrato nella lista Forbes “30under30” già dallo scorso anno. I consulenti d’immagine del canadese, dall’altra parte della rete,  sembrano essere qualche passo indietro. Potrebbero ridurre il gap fotografando il loro prodigio nel bel mezzo di Times Square, magari, come quel James Dean della racchetta (McEnroe) in sneakers bianche e abbondante impermeabile scuro. Ribelle con una causa, anche giusta: ricordare che la volée basta toccarla e al resto pensa l’erba. La superficie che Shapo preferisce nonostante il Canada non pulluli di campi in erba. Il suo prossimo obiettivo è incontrare Federer e Djokovic, cosa mai successa. Con Nadal invece ha avuto modo di perdere ma anche di vincere: bilancio in parità. Proprio come Zverev con Roger e Nole, mentre Rafa lo ha sempre battuto.

Denis Shapovalov

Pronti a sfidare i classiconi con la forza delle tendenze che tornano: Sasha in abito gessato, Shapo in total denim. Giusto per sottrarre alla torta della ribalta una fetta di luce per volta. Missione possibile con quelle faccette pulite da primo piano stretto. Madre Russia, anzi madri russe: Irina quella di Zverev, Tessa quella di Shapovalov. I ragazzi dai capelli d’oro hanno una radice comune e parecchio quadrata. Insomma, la meglio gioventù che gioca a somigliare alla old gen  è una realtà parecchio presente.

Ma resti bene inteso: Borg e McEnroe rimangono Borg e McEnroe. Non tanto per Bjorn, più freddo, quanto per John. Lui potrebbe prenderla male: “io e Borg come questi giovanotti? You cannot be serious…”.

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FAIR PLAY NELLA SCHERMA: MARCO FICHERA

Classe 1993 e una vita dedicata alla scherma, Marco Fichera originario di Arcireale ha già collezionato una medaglia d’argento ai giochi olimpici di Rio De janeiro, un bronzo agli europei 2018 e il premio Fair Play 2018, conferito a chi ha saputo promuovere valori di lealtà e correttezza sportiva.
Un vero orgoglio all’italiana che promuove i principi sportivi di lealtà.

Total look: Brunello Cucinelli

Quando hai iniziato a praticare lo sport della scherma ?
L’inizio della mia attività è stato quasi del tutto casuale, il mio vicino di casa praticava scherma e da lì è iniziato il tutto. Avevo 7 anni e poco a poco è diventato un lavoro, sin dall’età di 14 anni ho iniziato a vincere, a 17 anni sono entrato in polizia nelle fiamme oro grazie alle quali ho avuto modo di trasformare la mia passione in un lavoro

A 22 anni hai vinto un argento alle olimpiadi di Rio e solo due anni dopo un bronzo agli europei, quale sarà il tuo prossimo traguardo?

I nostri cicli sono sempre in base alle olimpiadi, dopo Rio abbiamo iniziato subito a programmare le olimpiadi di Tokyo del 2020. Durante questi 4 anni ci sono appuntamenti che valgono comunque tanto, come gli europei o le qualifiche delle olimpiadi che si terranno a maggio.

Recentemente ti è stato assegnato il premio fair play e con ciò che è successo a Bogotà hai dato una splendida lezione di sportività ed eticità, ce ne vuoi parlare?

Noi facciamo uno sport in quale il punto valido è quello sul bersaglio. In quell’occasione stavo 2 a 1 contro l’avversario a 7 secondi dal finale, ho portato uno stoccata non sul bersaglio ma a terra e nessuno si era reso conto, neanche l’arbitro. Io però avevo la certezza di ciò che era successo e quindi l’ho accusata. Noi sportivi grazie alla nostra sensibilità riusciamo a renderci conto quando un punto non è andato a segno, e quindi ho insistito chiedendo la prova video perché ci sono altri valori che vanno aldilà del risultato, dalla vittoria e dal prestigio che ne consegue. Grazie alla moviola l’arbitro si è reso conto dell’errore. Ho perso la vittoria, ma ho vinto come persona.

E il tuo rapporto con la moda?
Io come tanti uomini ho un rapporto conflittuale con il vestirsi, ma se devo essere onesto negli ultimi anni mi è sempre più piaciuto ricercare look diversi e soprattutto essere a passo con i tempi. Ho avuto diverse esperienze con alcune aziende e ne sono contento perché la cura del look fa parte della cura della persona.

Dove ti vedi fra cinque anni?
Sto studiando scienze politiche e dopo la laurea voglio iscrivermi a giurisprudenza, faccio sport e ho diversi interessi. Non so dove sarò tra cinque anni, ma sicuramente sarò impegnato. Per esempio sono molto vicino al sociale con due associazioni importanti, l’associazione Francesca Rava si occupa di assistenza a ragazzi che vivono in situazioni disagiate all’estero e in Italia, con loro abbiamo dato un grande contributo per la realizzazione di alcune scuole colpite dal terremoto nella zona del centro Italia, mentre Aida aiuta i ragazzi con il disturbo dello spettro autistico.

Photographer: Alan Pasotti
Stylist: Stefano Guerrini
Stylist’s assistant: Vittoria Parola, Fabiana Guigli
Grooming: Fabiana Albanese
Thanks to Cristina Florence Galati

 

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LECLERC: GIOVANE STELLA FERRARI

Lo scorso 16 ottobre ha compiuto 21 anni. Composto, raffinato, elegante, con tratti fini e occhi del colore del mare sul quale ogni giorno si specchia il glamour del suo luogo d’origine: Monte Carlo. Lui è Charles Leclerc, il pilota di Formula 1 che dopo un straordinario campionato in Alfa Romeo Sauber affiancherà Sebastian Vettel in Ferrari nella stagione 2019. L’unico pilota più giovane di lui ad aver guidato la Rossa nel campionato mondiale è stato Ricardo Rodriguez, esordiente al Gran Premio d’Italia del ’61 a soli 19 anni. All’ annuncio dell’arrivo di Leclerc a Maranello non c’era persona che non ne parlasse fuori e dentro il paddock: in lui sono riposte fiducia, speranze, e il forte desiderio di riconquistare un titolo mondiale che manca da molto tempo.

Quando, da piccino, sentiva le auto da corsa passare sotto casa sua, allungava il collo per cercare con lo sguardo quella di colore rosso. Del resto, come ammette lui stesso, “La Ferrari è il sogno di tutti i piloti, anche quelli che non lo dicono.” Il ragazzo ha talento da vendere, gli addetti ai lavori conoscono bene la sua carriera. Spinto dalla passione tramandata dal padre Hervè, Charles a otto anni inizia a correre nel kartodromo di Brignoles. La sua prima volta sul kart è così elettrizzante, da non accorgersi di guidare senza casco. Il tracciato, è quello gestito dal papà di Jules Bianchi, suo fraterno amico. Nel 2015, Jules perde la vita in conseguenza di un grave incidente occorsogli in Formula 1 alcuni mesi prima, mentre il monegasco è alle prese con il campionato europeo di Formula 3. “L’ho conosciuto che ero un bambino”-ricorda Charles- “Bianchi è stato come un padrino per me, sento molto la sua mancanza. Ricordo bene ogni suo consiglio riguardo le gare, era un grande talento.”
Nonostante un backround economicamente benestante, le spese per sostenere la sua intera carriera da pilota non sono poche: per questo, a 14 anni entra a far parte della All Road Management (ARM), la compagnia di Nicolas Todt, figlio del presidente della FIA Jean, che ha lo scopo di finanziare e accompagnare giovani talenti nel complesso mondo del motorsport. Come una famiglia, l’ ARM segue Charles fino al suo arrivo alle monoposto nel 2014: un esordio in Formula Renault 2.0 e un passaggio in Formula 3 europea l’anno successivo.
Come tutte le carriere di un certo valore, anche quella di Leclerc ha una svolta importante. È il 2016, e la Scuderia Ferrari decide di inserirlo nella Ferrari Driver Academy gestendone la crescita sportiva: vince il titolo in GP3 al debutto e diventa collaudatore delle vetture di Maranello e della Haas. La Formula 2 del 2017 è un vero film dal titolo “Charles Leclerc show”. A tre gare dalla fine di un campionato segnato dalla perdita del suo amato padre, si laurea campione del mondo, conquistando il record di pole e vittorie stagionali.

Il volante in Alfa Romeo Sauber per il 2018 è suo, finalmente arriva il debutto nella massima serie che aveva tanto sognato. Una promozione resa possibile anche da alcune importanti manovre politiche. Il neo team principal della Sauber, Frederic Vasseur, blocca l’accordo per la fornitura di motori Honda e stringe un sodalizio con Sergio Marchionne, il Presidente della Ferrari che da tempo desiderava il ritorno del marchio Alfa Romeo in Formula 1.
Dopo un inizio di stagione faticoso, Charles riporta alla luce il suo talento con valide prestazioni, dalle quali emerge la grinta di un potenziale campione. Del suo primo Gran Premio, quello in Australia, racconta quanto sia stato assalito da un incredibile mix di emozioni: “Ho sempre sognato di diventare, un giorno, pilota di Formula 1. Trovarmi nella griglia di partenza di Melbourne tra tutti quei campioni è stata una delle sensazioni più belle della mia vita. Sì, ho avuto un inizio difficile, il momento peggiore credo di averlo vissuto in Cina, terzo appuntamento della stagione, per poi riprendermi la gara successiva, con il sesto posto di Baku. Quello è stato un risultato importante che mi ha motivato moltissimo.”
Nel settembre del suo anno d’esordio, Ferrari lo sceglie per il 2019. Andrà a sostituire  Kimi Raikkonen, l’ultimo Imperatore Rosso. Per la prima volta dalla sua fondazione, la Ferrari Driver Academy riesce a portare un allievo in “prima squadra”. Charles, d’altronde, l’Italia ce l’ha proprio nel cuore. Non solo per le gare di kart, anche per Giada, la sua fidanzata di origini partenopee.  Ironia della sorte, Leclerc segue quello che doveva essere il destino di Jules, indicato quale possibile successore di Kimi. Non è un’impresa semplice, le aspettative su questo ragazzo della Costa Azzurra sono alte, solo il tempo ci darà le risposte. Il giorno in cui è stata ufficializzata la notizia, Charles scrive, in un tweet, “i sogni si avverano”. E allora, che i sogni più belli diventino realtà.

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STAY HEALTHY, STAY COOL

L’allenamento inizia a tavola
Fare attività fisica è molto importante per il nostro benessere, ma mangiare i cibi giusti prima e dopo un allenamento in palestra lo è ancora di più. Infatti con cibi sbagliati o in eccessiva quantità, si corre il rischio, quando si fa sport, di trovarsi o troppo stanchi o troppo pieni a metà dell’allenamento, vanificando così il lavoro fatto. «Innanzitutto – dice Flavia Correale, medico endocrinologo e dietologo – occhio alle quantità, non esagerate con le porzioni e soprattutto calcolate i “tempi giusti” fra i pasti così da far lavorare in modo corretto l’apparato digerente e non appesantirvi». Detto questo, l’ideale, come dimostrato da recenti studi scientifici, sarebbe impegnarsi nell’attività fisica la mattina presto a digiuno e, dopo l’allenamento, fare una colazione completa con yogurt e cereali, pane tostato integrale con marmellata e frutta per assicurare il recupero del glicogeno muscolare. A pranzo pieno di proteine (carne bianca, legumi, ricotta fresca, salmone fresco o affumicato) per ripristinare le miofibrille muscolari. A cena invece via libera ai carboidrati complessi (pasta, riso o farro integrale) e verdure di stagione per approvvigionarsi di vitamine e sali minerali indispensabili per migliorare le performance sportive.

«Se l’allenamento è nel pomeriggio – continua la dietologa – calcolate di dover pranzare almeno tre o quattro ore prima. L’alimentazione pre-palestra deve includere carboidrati come riso, pasta integrale, orzo, farro e proteine come carne di pollo o tacchino o del pesce e accompagnare il tutto con verdure fresche o cotte ma di stagione. Nella dieta non devono mancare le erbe aromatiche, un trucchetto che può aiutare a ridurre di molto le quantità di sale».

Infine per chi va in palestra o in piscina solo dopo il lavoro l’indicazione è di non dimenticare di fare merenda, da una a tre ore prima dell’allenamento, con uno yogurt con cereali o una banana o un panino integrale piccolo con ricotta fresca o frittata o tonno sgocciolato. In questo caso la cena deve prevedere una minestra di legumi, oppure pasta o riso, e un secondo a base di carne bianca o pesce cotti senza l’aggiunta di grassi accompagnati da verdure e, per concludere, un frutto di stagione.

Attenzione agli energy drink!
Durante lo sport si perdono, attraverso il sudore, tantissimi liquidi (oltre 500 ml ogni ora di attività) e minerali. Per ripristinare i liquidi, al di là della sensazione di sete, la raccomandazione è di bere almeno un litro e mezzo di acqua lontano dai pasti mentre per reimmettere i sali minerali sono indicati estratti di frutta e verdura freschi a base di carota, mela, sedano, ananas e arance.

«Occhio agli energy drink – avverte la dottoressa Correale – a base di caffeina, taurina e D-glucuronolattone perché devono essere assunti con precauzione in base all’età o altri problemi medici. Infatti una lattina da 250 millilitri di queste bevande contiene la dose di caffeina equivalente a cinque tazzine di espresso». Una ricerca dell’Università canadese di Waterloo condotta su oltre 2000 consumatori di bevande energetiche ha dato risultati allarmanti. Il 24,7% del campione osservato ha manifestato alterazione del ritmo cardiaco, il 24,1% ha sofferto di insonnia o disturbi del sonno, il 18,3% ha lamentato emicranie ricorrenti, il 5% nausee o problemi gastrointestinali e in rari casi si sono registrati dolori acuti al petto e attacchi cardiaci.

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PECCO DI STILE: FRANCESCO BAGNAIA

Da Campione del Mondo la mia vita non è cambiata. Valentino? Un esempio: sarà figo sfidarlo in MotoGP

Vincere, ma con stile. Francesco Bagnaia, per tutti “Pecco”, non soltanto è l’unico motociclista italiano della velocità a laurearsi Campione del Mondo nel corso di un’entusiasmante stagione 2018 vissuta in Moto2 con lo Sky Racing Team VR46. Con il suo carattere, con i suoi modi di porsi, si è costruito un gradimento da parte del pubblico che ha messo tutti d’accordo. In pista è un pilota “camaleontico”, in grado di non tirarsi mai indietro nella bagarre, nella vita di tutti i giorni è riservato e ha avuto il pregio di restare se stesso. I successi non lo hanno cambiato: gli insegnamenti di Valentino Rossi, suo mentore e idolo, sono stati un tesoro inestimabile per crescere ed affermarsi da pilota professionista. Aspettando di sfidarlo quest’anno nell’ elite della MotoGP…

Trascorsa qualche settimana da Sepang, da Campione del Mondo la tua vita ritieni sia cambiata?

A dire il vero mi sento come sempre, pertanto direi di no. Le persone che mi vogliono bene si comportano con me allo stesso modo: orgogliose sì di quello che ho fatto, ma non direi che qualcosa sia cambiato. Ho notato più che altro un avvicinamento da parte di persone che si sono appassionate al motociclismo proprio in seguito al titolo mondiale vinto, soprattutto nella “mia” Chivasso. Questo non può che farmi piacere: mi rende felice“.

Ancor prima di esordire nel Motomondiale alle persone a te più vicine dicevi “Voglio vincere 5 titoli mondiali, a quel punto mi riterrò soddisfatto”. Adesso puoi dire di essere arrivato a 1 di 5 o gli obiettivi sono cambiati?

(Ride) Non si può mai dire! Cercherò sicuramente di vincere il più possibile, ma non sarà facile. In MotoGP il livello è incredibile. Oggi non ci penso, l’unico mio proposito è quello di crescere, imparare, avvicinarmi sempre più ai migliori… poi si vedrà“.

Quando hai davvero pensato “Sì, questo è l’anno giusto per vincere”?

In due occasioni in particolare. A Misano quando ho vinto, dominando per tutto il weekend, su un tracciato dove ho sempre fatto fatica in carriera. La svolta tuttavia a Buriram, in Thailandia: dopo la vittoria mi sono detto “OK, il titolo è nostro”. Non mi sbagliavo“.

Non succede spesso tra i piloti, ma prima di parlare di te dopo la vittoria mondiale hai voluto tributare un sincero ringraziamento a tutto lo Sky Racing Team VR46. “Insieme” è stato il termine che hai utilizzato di più…

Sì perché è un successo di tutti. Non è solo il pilota che vince: se non hai una moto ed una squadra di livello non puoi ottenere simili risultati. Mi è successo in passato e proprio da queste esperienze difficili mi sono reso conto di quanto sia fondamentale l’apporto della squadra. Per questo è giusto e doveroso riconoscere il merito di tutti: del team, della Academy, di tutte le persone che mi sono state vicine e che ho voluto ringraziare una per una dopo il successo mondiale“.

Adesso la MotoGP con il team Pramac e contratto diretto Ducati per i prossimi 2 anni. Hai detto che vuoi crescere, imparare, ma due obiettivi realistici possono essere il titolo rookie e qualificarti direttamente al Q2?

Sì, questi possono essere due traguardi da raggiungere. Cercherò di essere il miglior esordiente dell’anno e come performance rientrare nel Q2 (seconda sessione di qualifiche, ndr). A partire da che gara? Da subito, dal Qatar. Sarà difficile, considerando il livello della MotoGP, ma ci proverò“.

Lo scorso anno avevi due offerte (Pramac Ducati e Tech 3 Yamaha) per correre in MotoGP, ma hai fortemente voluto restare in Moto2 e posticipare l’esordio nella top class di una stagione. Cosa ti ha dato la forza, in quel momento, di dire no alla MotoGP?

La spinta più grande è dovuta al fatto che avevo una concreta possibilità di vincere il titolo mondiale in Moto2. Era la prima volta in carriera che potevo, pronti-via, giocarmela per il campionato. Salire in MotoGP affrettando i tempi non è mai una cosa buona. Inoltre mi sarei “incasinato” con i contratti: da una parte volevo onorare l’impegno preso con lo Sky Racing Team VR46, dall’altra il mio ipotetico accordo con un team MotoGP sarebbe scaduto un anno prima rispetto ai contratti siglati dagli altri piloti della categoria…

Nel calcio spesso alle presentazioni dei nuovi calciatori dicono “Ho sempre sognato di indossare questa maglia”. Nel tuo caso, per davvero, sei sempre stato un Ducatista, volevi proprio correre con questa moto…

Assolutamente sì. La Ducati è una moto e un’azienda che mi sono sempre piaciute tantissimo. Un po’ meno diciamo dal 2010 al 2013 in MotoGP, ma nei successivi anni ho visto un grande cambiamento. Sono tutti molto, molto motivati a vincere, lavorano tantissimo e non si risparmiano mai. Inoltre sin da bambino volevo correre con una Ducati…

Ducati ha scritto pagine di storia del motociclismo anche in Superbike: se ti chiedessero di correre qualche gara in questo campionato l’anno prossimo? Ai Ducatisti piacerebbe…

Extra-MotoGP in particolare vorrei correre in un prossimo futuro in Giappone, alla 8 ore di Suzuka. Una gara che mi ha sempre affascinato per l’atmosfera, per tutto il contorno, ma non solo. Mi piacerebbe molto correrci con Ducati, ma al momento non prende parte all’evento: in futuro, chissà…

In Ducati sembrano già pazzi di te, anche perché vogliono dimostrare che un “deb” possa andare subito forte con una moto finora ritenuta difficile…

“Sono dell’idea che sia più complicato per un pilota passare da un’altra MotoGP alla Ducati, rispetto che per un rookie salire per la prima volta in sella alla Desmosedici. Me ne sono accorto nei primi test: la Moto2 è una moto che praticamente “non frena”, non curva velocemente, ha chiaramente dei limiti. In sella ad una MotoGP tutto ti sembra più grande e… migliorativo, dove hai sempre un gran margine per andare più forte. Forse per questo mi sono trovato subito bene con la Ducati, non avevo pregressi riferimenti in sella ad una MotoGP. L’attenzione che ripone in me la casa madre? Chiaramente è positivo e ne sono onorato, me lo hanno dimostrato sin dal primo giorno. Poter lavorare con Christian (Gabarrini, capo-tecnico) e Tommaso (Pagano, telemetrista) è il massimo. Mi sono trovato subito bene con loro, si sono interfacciati con me con umiltà, senza impormi nulla, trovando insieme la strada per migliorarci. Davvero il top!

Quest’anno correrai anche contro Valentino Rossi, il tuo idolo, il tuo mentore. Hai detto che non sarà propriamente un avversario…

Confermo che sarà difficile vederlo un avversario come tutti gli altri piloti. Di certo sarà una cosa fighissima: io sono nato nel 1997, l’anno in cui ha vinto il suo primo titolo mondiale in 125cc. Per me è un esempio, per la forza che ci mette per continuare a correre ad alti livelli e migliorarsi di continuo. Sarà qualcosa di incredibile gareggiare insieme a lui…

Tra gli avversari ci sarà anche Franco Morbidelli, altro pupillo della VR46 Riders Academy: la stampa probabilmente ne parlerà di un dualismo tra voi su chi potrebbe diventare l’erede di Rossi. Sei della stessa opinione?

Non proprio. Io e Franco siamo amici, ci rispettiamo, poi chiaramente in pista vogliamo stare davanti. Non ci scanneremo in gara, ma non ci tireremo dietro se ci fosse l’opportunità di sorpassarci…

Di nuovi avversari hai già avuto modo di superare pronti-via Jorge Lorenzo nel corso della prima giornata di test a Valencia…

“Sì, ma solo perché è andato largo alla prima curva (ride, ndr). Per me è stato bello vederlo guidare così da vicino, ti lascia a bocca aperta”.

Dicono che hai uno stile di guida molto simile a lui…

“Lorenzo ha uno stile che privilegia molto la velocità in curva, ha delle linee molto tonde in percorrenza e nel contempo stacca forte. Vero, su diversi aspetti abbiamo una guida similare, ma ad oggi ho ancora tanto, tanto margine soprattutto in fase di staccata

A proposito: dovessi paragonare la guida di una MotoGP a qualcosa nella vita di tutti i giorni, cosa penseresti?

“Non ne ho idea. La MotoGP è assurda: frena troppo, viaggi ad oltre 300 orari, in curva sembra non avere limite. Non saprei a cosa paragonarla: è qualcosa di unico”

Da pilota professionista sei un giramondo: molti tuoi colleghi si sono trasferiti ad Andorra o Lugano, tu pensi vivrai ancora a lungo in Italia?

Si dice “mai dire mai nella vita”, ma non credo. Sono dell’idea che vivere in Italia sia il massimo: come si sta qui non ha eguali

Sei comunque legato alla tua Chivasso e a Torino, dove sei nato. A proposito, la sindaca Chiara Appendino ti ha dedicato un tweet “Hai portato Torino sul tetto del mondo”. In molti hanno risposto “Beh, almeno lui”, in riferimento alla mancata candidatura olimpica della città…

“Non so cosa sia successo al riguardo e non ci ho fatto caso a questo tweet. So solo che sono molto orgoglioso di aver portato la mia città, Chivasso, così in alto. Non era mai successo prima, penso sia positivo per tutti e anche per il motociclismo…”

Di questo sport ultimamente si è parlato a lungo per la vicenda di Romano Fenati. Sei stato suo compagno di squadra, qual è la tua opinione su quanto è accaduto?

Posso dire che Romano è un pilota che va molto forte ed è un gran talento. Anche al suo esordio in Moto2 lo ha dimostrato, ritrovandosi subito in Qatar là davanti. Parliamo di un pilota istintivo, che alle volte diventa incontrollabile, su questo certamente dovrà lavorare. Romano è un ragazzo che, quando è tranquillo, ci ridi e scherzi insieme. Giusto dargli un’altra opportunità? Per me sì. Ha compiuto un brutto gesto, così come brutta è stata la reazione della gente nei suoi confronti. Un’altra possibilità non si nega a nessuno, anche se per lui credo sarà davvero l’ultima…

Un magazine francese ha scritto che tu sei un po’ la sua “nemesi”, anche per via del tuo carattere. Sei un ragazzo tranquillo, riservato, educato… La definizione di “pilota della porta accanto” ti piace?

“Mi sembra un appellativo un po’ “moscio”… Però sì, mi piace. Sono fatto così, anche in queste ultime settimane ho cercato di essere disponibile con tutti, mi sembra doveroso”.

Al Ranch ti chiamano “Lewis” riferendosi ad Hamilton…

“Adesso un po’ meno! (ride). Inizialmente sì, perché mi vestivo con qualche felpa piuttosto appariscente, un po’ come Hamilton”.

Di recente è anche salito in moto e dovrebbe essere ospite al Ranch prima o poi…

“Pare di sì, ma credo non a breve. In moto sì, ho letto e ho visto le sue foto. Dicono che ha girato a 7″ dai migliori della Superbike? Nel caso è andato davvero troppo forte. Vedendo qualche foto di lui in sella mi sembra comunque un po’ strano…”

Diventare un pilota professionista richiede impegno, sacrifici, anche tanti rischi. Di questi tempi, ti ritieni comunque un privilegiato?

“Assolutamente sì e so perfettamente di esserlo. Per questo ringrazio sempre la mia famiglia per i loro sacrifici di questi anni, così come la VR46 e Sky per dove mi hanno portato. Ci penso sempre”

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IL VALORE DEL CROSSFIT SECONDO STEFANO MIGLIORINI

Ho sempre amato la competizione, sfidare i miei limiti per raggiungere degli obiettivi mi fa sentire vivo anche se la strada per raggiungerli non è mai semplice. L’insegnamento più grande che il crossfit mi ha regalato è quello di essere resilienti, nello sport e nella vita di tutti i giorni. Le gare in ambito internazionale a cui ho partecipato mi hanno insegnato a reagire sempre con lo spirito giusto e questa è una delle abilità fondamentali da coltivare. Avere la possibilità di essere di aiuto agli altri, trasmettendo la mia esperienza come coach, mi motiva a fare sempre meglio e a spingermi sempre oltre. Questo è il vero motivo per cui continuo a fare questo lavoro.

Come è iniziato il tuo percorso atletico e nel CrossFit?

Ho iniziato a fare Crossfit nel 2011, con Ernest Briganti che è tuttora il mio coach, cercavo uno sport che mi desse la possibilità di mettermi alla prova fisicamente e mentalmente, misurandomi con altri atleti.

Quali le difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso?

Oltre alle scontate difficoltà che può incontrare un atleta nello sport in cui compete,relativamente all’impegno fisico giornaliero, le difficoltà maggiori sono state fronteggiare mentalmente tutte le sfide che si sono poste di fronte in questi anni di competizione.

Quali i momenti e traguardi che hanno segnato la tua crescita ?

Ogni situazione di difficoltà mi ha fatto maturare, rendendomi più resiliente.

Come si svolge la tua giornata tipo?

In genere divido la giornata in 2/3 sessioni di allenamento, intervallate dal lavoro come coach nel box Reebok Crossfit officine in cui passo l’intera giornata.

Quali esercizi non mancano mai nel tuo workout ?

Il bello dello sport che faccio è la costante varietà degli esercizi.

Seguo un programma di allenamento personalizzato dal mio coach sulla piattaforma di BHT LAB, dunque non mancano mai esercizi sulle mie weaknesses

La tua routine alimentare

Seguo un regime alimentare bilanciato e studiato su di me che ammonta a circa 4000kcal al giorno e che è in grado di sostenere il volume dei miei allenamenti.

Quali sono gli stereotipi e luoghi comuni legati al CrossFit 

Il luogo comune chi non conosce questo sport è che non è adatto a tutti. In realtà è perfettamente adattabile e scalabile a qualsiasi livello.

Foto di Stefano Facca

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UNA QUESTIONE DI SCHIENA: ANGELO BONOMELLI

Quella di ANGELO BONOMELLI, surfer italiano che vive in Costa Rica e che si batte per entrare nel gotha del settore, la World Surf League, proprio grazie alle sue manovre in back side. E a un’alleata potentissima: la poesia sussurrata dal mare.

«Sai qual è la verità? Che la paura del mare non te la togli mai ed è questo il bello». Come se la ride Angelo Bonomelli, 27 anni, quando gli spiego che per la prossima oretta lo tartasserò di domande su cosa si prova a fare surf perché io ho troppa fifa per farlo.

Nato in Italia, dalle parti di Varese, in realtà sulla tavola Angelo ci è salito per la prima volta in Costa Rica, dove la sua famiglia si era trasferita quando era piccolo. «Avevo sui dodici anni, ero in spiaggia con i miei amici e a un certo punto abbiamo iniziato a giocare con le onde. Tutto è cominciato per puro divertimento», spiega Angelo con dolcezza, «poi verso i sedici anni ho iniziato a fare sul serio, grazie anche a un allenatore da paura come Didier Piter (per i non esperti, un mostro sacro del surf francese, ndr)». Da lì, un crescendo di successi fino ad arrivare al titolo di campione italiano nel 2017 e campione del Costa Rica nel 2018, mentre ora è intento a gareggiare per garantirsi l’accesso alle World Qualifying Series, ovvero le qualifiche da superare per conquistare un posto nel circuito della World Surf League, la lega più importante nel settore, quella per intenderci in cui è entrato Leonardo Fioravanti. Quando non è impegnato con le competizioni in giro per il mondo, Angelo si divide tra il Costa Rica, dove passa i mesi invernali e la stagione calda, con base in Europa. E oltre ad allenarsi per vincere il più possibile, è attivo come istruttore.

In Italia il surf sta diventando più popolare, anche grazie alle sue imprese, ma forse cè una visione un po’ stereotipata del settore, un immaginario fatto di mare, sole e gran feste sulla spiaggia di sera intorno a un fuoco: è davvero tutto così idilliaco?

«Questo è un ambiente rilassato, il che non significa che non ci si debba mettere d’impegno. Io mi alleno almeno tre o quattro ore al giorno e le sensazioni sono sempre diverse. C’è la volta in cui tutto fila liscio, ti rilassi e pensi solo a essere con l’onda, ma capitano anche i momenti no. La mia fortuna però è che, anche se il surf per me è diventato un lavoro, non ho perso la poesia. Quanto ai surfer italiani, hanno tutto il mio rispetto».

Perché?

«In Costa Rica il mare è sempre caldo ed è facile avere le condizioni giuste per salire sulla tavola. In Italia bisogna essere dei veri appassionati per sopportare la calma forzata dell’estate e il freddo dell’inverno: ci vuole fegato per buttarsi in acqua quando il termometro va verso lo zero, ma ne serve ancora di più per uscire fuori, con l’aria che ti gela le mani. Credo che “Non mollare mai” possa essere il loro motto».

In Italia dove ha trovato le onde più belle? E allestero, invece?

«Lungo tutta la costa sarda ci si può divertire, mentre uno dei miei posti preferiti nel mondo è l’Australia, se si tralascia il piccolo dettaglio che mentre sei in acqua tu, ci sono pure gli squali. L’Indonesia è un altro luogo particolare, anche perché spesso la gente del luogo non parla inglese, quindi bisogna trovare il modo per comunicare. Io mi sono arrangiato benissimo con le mani».

Qual è laspetto più faticoso del suo mestiere?

«Spostare le tavole! Detta così sembra una battuta, ma non è per niente semplice volare da un continente all’altro con tutto l’armamentario al seguito. E anche una volta arrivato, magari ti tocca di camminare per lunghi tratti con la tavola in mano, la logistica di un surfer è una faccenda complicata».

Cosa si prova a competere con i più forti?

«Il bello delle gare di alto livello è che puoi incontrare i big names e chiacchierarci. Uno dei momenti più gratificanti è quello del free surf, quando si entra insieme in acqua per riscaldarsi, poi però arriva la gara e in quei venti minuti non fai sconti a nessuno. Certo se sai di essere primo, ti puoi permettere di aiutare un amico, ma altrimenti devi mettere in atto tutte le tue tattiche».

Cè una situazione in cui si sente davvero un drago?

«Con le manovre di schiena direi che me la cavo alla grande, sono i voli che a volte mi fanno un po’ penare, ma si può sempre migliorare».

A parte i casi disperati, come il mio: paura atavica di non riuscire a ritornare in superficie. Per gente come me il surf resterà sempre e solo un sogno.

«In Costa Rica si fa pratica con onde di mezzo metro e con la tranquillità di poter sempre mettere i piedi a terra, se le cose proprio girano male. Sono convinto che nel posto giusto, tutti abbiano la chance di prendere confidenza con la tavola e di godersi le sensazioni incredibili che il mare regala. Niente è impossibile».

 

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VELOCE COME TORTU

Veloce, corre veloce Filippo (Pippo per gli amici), lo capisce anche chi non segue l’atletica o non legge dei suoi record (da leggenda) a 20 anni. Lo capisce chi lo guarda in quello “scatto” armonioso della campagna pubblicitaria di Fastweb. Nessun italiano è oggi più “fast” del brianzolo che è stato anche eletto uomo dell’anno agli Awards 2018 della Gazzetta dello Sport. Pippo, velocista azzurro è stato il primo italiano a correre sotto i 10 secondi i 100 metri piani, con 9’99 lo scorso giugno a Madrid ha battuto il record da sempre proprietà di Mennea. Atleta delle Fiamme gialle, in dicembre ha fatto incetta di premi e riconoscimenti. Ma sarà il 2019 l’anno della sua conferma, tra gare indoor, Mondiali di staffetta di Yokohama, Golden Gala e soprattutto i Mondiali di Doha ad ottobre.

Hai avuto un fine anno intenso, tra riconoscimenti, premiazioni e serate di gala, ma senza abbandonare la pista, avverti di più l’adrenalina quando sali su un palcoscenico per essere premiato a quando sei in gara?

In entrambi i casi, anche se sono due cose diverse. L’adrenalina che si sviluppa in gara è decisamente dovuta ad una grande sensazione di incertezza, non sai come andrà a finire. Quando invece ricevi un premio quella sensazione scaturisce dalla soddisfazione, che si trasforma in orgoglio per quello che ti viene riconosciuto.

Ti senti uno da “gran serata”? Come gestisci questo tipo di eventi?

Amo molto lo sport in tutti i sensi per cui mi piace vedermi sullo stesso palcoscenico insieme ai grandi campioni, mi piace sentirmi uno di loro.

Se ti chiedessero di scegliere tra l’andare in un ristorante stellato o una semplice pizzeria per quale opteresti?

Con gli amici assolutamente la pizzeria, mentre con la famiglia scelgo il ristorante stellato, i miei sono amanti della cucina raffinata.

Il tuo look preferito?

Sono uno dai gusti classici, mi trovo bene in giacca e camicia oppure con magliette semplici, jeans e scarpe sportive. Non sento il bisogno di essere sempre alla moda, non mi piacciono maglie lunghe e pantaloni strappati, non me li sento proprio.

Hai chiuso il 2018 capeggiando un bel numero di giovani atleti in molte discipline

Si, ci stiamo muovendo bene, ci sono molti giovani bravi. Una su tutti sicuramente Simona Quadarella, (argento 800sl campionati del mondo vasca corta ndr), ha ottenuto risultati stratosferici. Credo sia l’inizio di una nuova era di sportivi, senza togliere nulla a campioni come Nibali, per citarne uno.

Ma i record sono ormai tutti dei giovanissimi…

Speriamo

Il 2019 è pieno di aspettative?

Direi di obiettivi, che non mi mancano. Sono concentrato ed ho molta voglia di gareggiare. Farò qualche gara indoor tra gennaio e febbraio e poi a maggio inizierà la stagione vera e propria, ci sarà la staffetta in Giappone. Sarà un anno particolare con i campionati del mondo ad ottobre a Doha che è l’appuntamento clou. Confesso che ho molta voglia di affrontare soprattutto i 200 mt che torno a correre dopo lo scorso anno. I più faticosi sono sempre i 100 mt, ma ora sto preparando tutti e due e la fatica va avanti di pari passo. Sto rafforzando quanto fatto lo scorso anno puntando a mantenere stessa forza e potenza sia a destra sia a sinistra, a non creare scompensi.

A giugno scorso i giornali recitavano: “Filippo Tortu ‘9 99 nei 100, batte Mennea: è il più veloce nella storia italiana”. Come vivevi Pietro Mennea prima di batterne il record?

Come continuo a viverlo anche ora: esempio e leggenda dello sport. E poi, naturalmente, sapendo che lui aveva preso anche 4 lauree. Io sto frequentando la Luiss, l’università dove c’è una borsa di studio intitolata a lui. Per me un modello da seguire non solo in pista.

Come te la cavi tra studi e allenamenti?

Quando aumentano gli impegni è sempre più complicato studiare ed essere in giro per gareggiare, ma con uno sforzo maggiore si può fare. Sono iscritto ad Economia, non ho dubbi laurearmi è una cosa cui tengo.

Tra gli atleti del passato e del presente chi ti appassiona di più?

Livio Berruti per il passato, per il modo in cui intende lo sport, lo viveva in maniera spensierata ma professionale, in modo da divertirsi in tutto quello che faceva. Sebbene la mia generazione sia profondamente diversa io mi sento più simile a loro, a Berruti in particolare. Poi di oggi mi piacciono Armand Duplantis (18enne prodigio svedese) oro nel salto con l’asta, lui è un fenomeno mondiale.

E sui 100 mt avverti rivali?

Non sento rivali e quando sono in pista penso solo a me stesso ed ai miei risultati, e non presto attenzione agli altri, li guardo e non provo rivalità, mi piace l’agonismo.

Ti allena Salvino, tuo padre, non sempre avere un familiare stretto come allenatore è cosa semplice, come funziona il vostro rapporto?

Ci rapportiamo in maniera diversa, quando siamo sulla pista oppure quando siamo a casa. In pista io sono atleta e lui allenatore, riusciamo a interagire molto bene, senza sforzo in maniera naturale. Ma anche fuori abbiamo un bel dialogo. Sono fortunato a poter passare tanto tempo con mio padre ed è un ottimo tecnico dal punto di vista professionale, ho fortuna doppia.

Entrambi siete dei grandi consumatori di sport…

Beh la passione l’ho presa da lui, pensa che siamo appassionati anche di freccette. Ci piace vederne il livello di preparazione, osservare la tecnica e rispettare il talento di tutti gli sportivi. Ogni disciplina richiede competenza e sforzi.

La musica è una delle tue passioni e Patty Pravo, non è un mistero è il tuo mito. Da dove nasce?

Ascolto musica italiana da quando ero piccolo, e da adolescente mi è piaciuto approfondire alcuni cantautori italiani, infatti Lucio Battisti è il mio preferito. Hanno fatto pezzi che mi emozionano ogni volta che li ascolto, e seppure non sembrano brani che possano caricare io li sento prima delle gare e mi fanno un gran bene. Ascolto anche il rock, adoro i The Struts.

 

 

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THOM BROWNE: LO STILISTA DELLO SPORT

E’ un legame forte e autentico quello che lega Thom Browne al mondo dello sport. Dopo aver vestito il cestista statunitense LeBron James e la squadra dei Cleveland Cavaliers, ora il designer è impegnato nella realizzazione delle divise formali della squadra di calcio del Barcellona.Inoltre di recente ha anche lanciato una capsule collection dedicata al golf, che sviluppa la serie a tema sportivo introdotta per la prima volta dalla Collezione Tennis.
Come racconta lo stesso Thom Browne: “Vengo da una grande famiglia in cui tutti sono stati coinvolti nello sport. E’ stato da sempre parte della mia vita. Quando eravamo piccoli, i miei fratelli e sorelle giocavano a basket e a baseball. Io e mia sorella praticavamo il nuoto. Io stesso corro ogni giorno. Lo sport è parte della mia vita. Gli atleti professionisti sono per me una grande fonte di ispirazione. Aspirano tutti a essere la versione migliore di loro stessi, come ad esempio LeBron James o Rafael Nadal. Il percorso di coloro che riescono a diventare veri campioni è davvero stimolante “.

Thom Browne

Il marchio è cresciuto molto negli ultimi anni grazie a una direzione molto precisa che ha ridefinito il codice dell’eleganza maschile con nuove proporzioni: maniche della giacca e rever più corti del solito, slim fit, shorts al posto dei pantaloni sartoriali per confezionare un completo elegante, orli e pieghe dei pantaloni stranamente alti. E poi le collaborazioni dedicate allo sport unite a un linguaggio spesso di rottura, come si vede nei suoi show spettacolari. Dal 2016 Rodrigo Bazan è diventato CEO di Thom Browne, sviluppando una strategia che ha portato il brand a crescere sui mercati internazionali tanto da diventare appetibile per un gruppo come quello di Ermenegildo Zegna, che ha di recente acquistato la quota di maggioranza della società all’85%, con Browne come unico shareholder. Bazan, nato in Argentina da padre spagnolo e madre italiana, vanta un percorso davvero importante in aziende del Gruppo Gucci, poi come direttore finanziario di McQueen, a Londra (a soli 27 anni) fino ad arrivare a dirigere gli affari europei di Marc Jacobs e alla direzione nel 2010 di Alexander Wang. Per Thom Browne ha creato una strategia di espansione che vede al centro il collegamento diretto con il consumatore. Oggi grazie alla sua esperienza il marchio è disponibile in 300 punti vendita nel mondo per l’uomo, e 200 per la donna. In termini di negozi, tra flagship store e concessioni in Giappone o in Corea, l’azienda conta ora ben 29 monomarca.

Rodrigo Bazan

“Il successo di Thom Browne raggiunto nei primi dieci anni ha lasciato tutti senza parole, non si faceva altro che parlare di lui. La creatività, l’artigianato, l’alta qualità del prodotto, la consistenza. Tutti messaggi molto chiari. Ho trovato una situazione unica da cui partire. Per crescere ho pensato a un sistema direct consumer tramite negozi monomarca e online store. Una strategia omnichannel capace di preservare le caratteristiche del prodotto. Abbiamo imparato molto dal retail. Creatività, espressione del marchio e prodotto sia nell’ uomo che nella donna. Ora l’obiettivo è portare i fatturati uomo e donna allo stesso livello. E poi ho implementato la comunicazione con forte attenzione al digital, un altro pilastro molto importante“ ha dichiarato Rodrigo Bazan.

E sulle diverse collaborazioni con il mondo dello sport spiega lo stesso Bazan: “Thom nutre una grande ammirazione per gli atleti, che per lui sono quasi più importanti delle celebrities. Quando facciamo loro indossare il completo sartoriale Thom Browne nasce un contemporary look dal risultato perfetto. Lo stesso quando abbiamo vestito i giocatori del Barcelona. Per noi vestire gli atleti è stata la dimostrazione che i capi andavano oltre ciò che si vede in sfilata. Le collaborazioni sportive di non sono guidate da un marketing plan. Nel caso di LeBron James tutto è nato da un incontro con l’NBA. Nel caso del Barcellona ci hanno contattati loro perchè erano alla ricerca di un partner. E la loro cultura di vincere come team è molto simile a quella di Thom. Ci interessava dare priorità ai giocatori e alla squadra.Oggi i giocatori li vestiamo anche nella vita privata. E gli atleti sono perfetti ambassador. Per quanto riguarda il golf e il tennis, sono due sport molto cari a Thom. Per il Salone del Mobile aveva creato una collezione capsule da tennis che ha avuto un enorme successo. Poi da un viaggio in Corea è nata l’idea del golf”.

Oggi il brand, grazie all’acquisizione del Gruppo Zegna, che sostiene a pieno la strategia sviluppata da Bazan, ha tutte le carte in regola per conquistare il mercato menswwear, anche grazie al distillato equilibrio tra sportswear e tailoring di nuova generazione.

 

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LA STORIA DI UN CAMPIONE: ANDREW HOWE

Andrew Howe, atleta statunitense naturalizzato Italiano ed appartenente all’Aeronautica Militare, nasce a Los Angeles per poi arrivare in Italia con la mamma che lo allenerà sin da piccolo nella città di Rieti. Come dice lui non conosce la fatica, i traguardi raggiunti lo hanno portato ad un considerevole numero di medaglie, che ne fanno un vero e proprio orgoglio nazionale. Le sue doti non le dimostra solo in campo, infatti abbiamo imparato a conoscerlo meglio nelle sue apparizioni televisive dove carisma e humor lo hanno contraddistinto sin dal primo momento.

 

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Sei nato a Los Angeles e poi sei arrivato in Italia, com’è andata.

Mia madre, atleta anche lei, sognava ancora le olimpiadi di Barcellona, quindi non a caso, ha preceduto il mio arrivo a Rieti per fare un sopralluogo, e poi l’ho raggiunta anch’io. La città non è stata scelta a caso in quanto desiderava trovare un’atmosfera dove si potesse respirare l’atletica, avevo solo tre anni e mezzo, e ricordo ancora quanto mi mancasse il sole della California all’inizio. Il primo ostacolo è stata la barriera della lingua, ma piano piano mi sono inserito. Sin da piccolo ho imparato ad essere poliedrico nello sport, quindi ho provato un po’ tutto, poi la vita mi ha portato a scegliere l’atletica leggera passando dalla 100×1000 alla 100×300 e tante altre.

Invece tuo padre l’hai conosciuto quando eri già grande.

Avevo sedici anni quando ho incontrato mio padre, anche lui atleta, eravamo in contatto, ma internet non aveva ancora preso il sopravvento delle nostre vite, quindi era molto più complicato anche solo il sentirsi. Mia madre è stata davvero una donna eccezionale. In quanto è sempre stata molto onesta con me, ed altrettanto lui, nonostante io sia stato cresciuto dal suo secondo marito Ugo Besozzi, anche lui atleta, devo dire, che alla fine sono davvero uguale a mio padre caratterialmente. Il DNA non mente mai. 

La tua specialità in questo momento è?

Nella vita di uno sportivo ci sono sempre tanti cambiamenti, ad esempio quando ho avuto la frattura del tendine nel 2011, sono stato obbligato a modificare alcune cose, oltre allo stop obbligatorio per un certo periodo. E poi sono fermamente convinto che cambiare faccia bene quindi quest’anno mi sto dedicando ai 200 ed i 400 mt, vedremo che succederà.  

Che cos’è la fatica per te? 

Posso dire in tutta sincerità che io amo la fatica, quando sento le persone lamentarsi continuando a ripetersi che non ce la fanno, io non li capisco davvero, per me non esiste, so solo che per me è uno stimolo a fare meglio. Anzi se non la sento, mi dico che forse c’è qualcosa che manca.

La sfida più difficile che hai dovuto affrontare nella tua vita qual è stata?

Sicuramente è stato due anni fa, quando andai ad allenarmi in Svezia, dopo un periodo in cui stavo pensando seriamente di smettere. Tante situazioni non andavano per il verso giusto in quel momento, ma quando sono rientrato in Italia ed ho messo piede sul campo mi son detto: “Ma chi me lo fa fare di smettere, io voglio solo correre!” Devo ringraziare Fabrizio Donato, che mi ha allenato per due anni, e mi ha trasmesso stimoli nuovi, soprattutto nella dieta, che è sempre stata alla base per me, ma con lui l’ho potuta portare a livelli altissimi. Mi confessa che il “Kinder Bueno” purtroppo non rientrava nel regime alimentare.

Ti sei mai detto questo è impossibile non ce la posso fare davvero. 

Non l’ho mai fatto e non lo farò mai, mi hanno insegnato che se credi di poterlo fare, lo fai e basta, senza precluderti mentalmente con un’idea negativa.

Il momento più bello della tua carriera qual è stato?

Ce ne sono stati tanti, ma di sicuro il secondo posto ai campionati del mondo ad Osaka, o vincere i 200 mt al Golden Gala, ma poi alla fine siccome non ho ancora finito di correre voglio pensare a tutti quelli che arriveranno.

Come tutti i lavori agonistici non sarà per tutta la vita, hai già un piano B per cosa farai dopo?

Ho tante idee, forse troppe, non saprei nemmeno dire se possa essere un bene o un male, sicuramente allenare ed aiutare lo sviluppo di nuovi talenti, oppure cambiare radicalmente e buttarmi nel mondo della televisione, in quanto mi sono sempre divertito tantissimo in tutte le esperienze che ho fatto come ad esempio “Ballando con le stelle”. È un mondo che visto dall’esterno sembra gigante ma in verità è piccolissimo e tutti mi conoscono, però non nascondo che mi affascina.

Secondo te qual è la tua forza più grande?

Il mio sorriso in qualsiasi momento, anche i più brutti.

 

 

Ph Davide Musto 

Stylist Stefania Sciortino

Assistente fotografo Federico Taddonio 

Assistente Stylist Rosamaria D’Anna

Grooming Chiara Tipaldi per Simone Belli agency

 

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FALCONERI RIELABORA LA MAGLIA FULMINE

La storia dello sci si intreccia ancora una volta con Falconeri, la celebre azienda di cashmere e filati naturali che anche quest’anno supporta questa grande disciplina sportiva rielaborando un capo unico che porta con sé la tradizione italiana e la gioia di un successo.

Il brand per la terza volta consecutiva conferma il suo supporto alla Fisi sostenendo tutte le discipline legate a questo sport e credendo nel talento dei suoi protagonisti. Anche per questo motivo l’azienda di cashmere e filati naturali riedita una maglia simbolo di una delle più celebri piste italiane: la 3Tre di Madonna di Campiglio. Il famoso “Canalone Miramonti” resta da sempre per gli appassionati del circo bianco un luogo di culto, il tratto conclusivo delle gare di slalom speciale. Proprio su quella pista infatti, nel 2005 si è svolta una delle più celebri manche di Coppa del Mondo che ha visto come assoluto protagonista Giorgio Rocca, oggi tra i brand ambassador del brand inseme alla campionessa olimpica Sofia Goggia e al plurimedagliato Christof Innerhofer.

La storia di questa maglia cominciò negli anni cinquanta, quando la manifestazione sportiva si svolgeva sulla distanza delle tre discipline classiche: lo slalom speciale, lo slalom gigante e la discesa libera, e al leader della classifica combinata veniva assegnata la maglia gialla con richiami di rosso e blu, colore d’ispirazione al maillot jaune del leader del Tour de France. Indossarla significava dunque essere il primo e la vittoria dava diritto ad ottenerla per sempre. Negli anni è stata conquistata dai più grandi campioni dello sci alpino come gli austriaci Karl Schranz e Tony Sailer e gli azzurri Paride Milianti e Bruno Alberti.

 

 

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PREPARAZIONE ED EQUILIBRIO: CHRISTOF INNERHOFER

Sugli sci dall’età di tre anni, Christof Innerhofer è uno sciatore alpino italiano, campione del mondo di supergigante nel 2011 e vincitore di diverse medaglie olimpiche e iridate. Lo abbiamo incontrato in veste di ambassador del brand Falconeri alla presentazione della nuova maglia Fulmine dedicata ai campioni dello sci e rivisitata dal brand di filati naturali che da anni  celebra e punta l’attenzione su questo sport.  Dopo diversi mesi di allenamento tra le sue montagne dell’Alto Adige, tre settimane in Argentina e una piccola frattura alla mano, oggi l’uomo jet è pronto per la Coppa del Mondo che si disputerà a Beaver Creek (USA) il prossimo Dicembre.

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Come riesci a trovare un equilibrio allenandoti spesso in paesi diversi?

La difficoltà più grande in questo lavoro oltre alla preparazione per le gare è proprio il fatto di doversi adattare velocemente a luoghi sempre diversi, al jetlag e trovare un equilibrio fuori dalle mura domestiche. La mia quotidianità è alzarmi presto al mattino, alle 7 in estate quando sono a casa e faccio preparazione atletica ,andare a dormire molto presto la sera quando ad esempio mi trovo all’estero, controllare molto l’alimentazione e cercare di dormire sempre 8 ore per notte.

Lo sci richiede una grande preparazione atletica anche in palestra, quale esercizi consiglieresti per potenziare le gambe?

Al momento sto seguendo un programma di forza-resistenza. Per le gambe mi piace molto il sumo squat, lo faccio con un manubrio di 52 kg (peso per un professionista ndr),  in questo modo non vado a sovraccaricare la schiena oppure sempre per le gambe gli affondi frontali ai cavi.

Hai un regime alimentare molto controllato, ti concedi ogni tanto qualche strappo?

Devo necessariamente bilanciare tutti i nutrienti necessari per riuscire al meglio nelle gare e sentirmi forte mentre mi alleno ma allo stesso tempo sono amante della buona cucina, soprattutto quella tipica delle mie zone. Riesco a rinunciare facilmente ai dolci, soprattutto quando sono fuori mentre quando sono a casa mi concedo i canederli insuperabili di mia mamma.

Dopo tanti anni sugli sci preferisci la praticità dell’abbigliamento sportivo o ti piace stare al passo con le tendenze della moda?

Mi piace molto indossare anche capi non necessariamente sportivi come i cardigan, i dolcevita e le camicie. Adesso sta finalmente arrivando il periodo dei maglioni di lana e di cashmere che scelgo nei colori del blu, grigio o bianco. Nelle mezze stagioni mi piace molto la giacca di pelle, in questo momento ne ho una color petrolio che è la mia preferita. Come accessori sicuramente le cinture e sneakers alte a stivaletto.

Il tuo rapporto con i social?

Utilizzo instagram per tenermi in contatto con i miei followers e postare alcune occasioni della mia quotidianità e soprattutto i viaggi che sono la parte che riscuote maggiore successo. Non sono fissato però, non ho troppo tempo da dedicarci e allo stesso tempo preferisco la vita reale.

Un viaggio che hai fatto e che ti ha particolarmente colpito?

Ne ho due che si trovano in parti del mondo opposte e diversissime tra loro, l’sola di Ko Tao in Thailandia e Vancouver in Canada.

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5 APP PER IMPARARE A CORRERE

Si dice che per dimagrire non ci sia nulla di meglio che la corsa. Ma come bisogna correre per perdere peso in modo ottimale? E soprattutto, con quali strumenti possiamo misurare i nostri sforzi e monitorare i risultati? I tempi del contapassi sono ormai superati, e poiché esiste ormai una app per tutto, analizziamo le 5 più popolari che ci aiuteranno in questo sport tanto faticoso quanto funzionale.

Runkeeper

Questa app ci consente di monitorare la corsa, ma anche una semplice passeggiata o un giro in bicicletta. Fornisce tutti i dati riguardanti la distanza, il tempo, il ritmo impiegato, le calorie bruciate e la frequenza cardiaca. Le statistiche vengono archiviate in modo tale da misurare le performance nel tempo. Disponibile gratuitamente sia per Iphone, per Apple Watch e per tutti i dispositivi Android.

Runtastic

Runtastic traccia tutte le attività tramite il GPS. La distanza percorsa, la velocità, l’elevazione e le calorie consumate non saranno più un mistero. Abbiamo la possibilità di avere un allenatore vocale con voce reale, che segue l’allenamento passo dopo passo, archiviando tutti dati relativi alle attività. Esistono diverse versioni di quest’app, gratuite e a pagamento, e sono disponibili per iPhone, Android e Windows Phone.

Nike + Run Club

Anche quest’app offre tutti i dettagli riguardanti la propria corsa, come il percorso tracciato dal GPS, ma anche dei programmi di coaching personalizzati. La corsa viene monitorata e archiviata e i risultati possono essere condivisi con gli amici tramite social. Per coloro che hanno un dispositivo iOS, l’app Nike + Run Club si integra con l’app nativa Salute. Oltre che per iPhone è disponibile anche per i dispositivi Android.

Strava

Oltre a monitorare le corse, Strava rileva anche i giri in bici. Si possono programmare i percorsi e ottenere tutte le statistiche principali relative alle corse. C’è la possibilità di raggiungere nuovi obiettivi partecipando alle Sfide Mensili proposte e condividere i propri risultati tramite social. Oltre alle sfide, Strava indica, tramite la geolocalizzazione, anche i posti più frequentati nelle vicinanze. L’app è disponibile sia per iOS che per Android.

Endomondo

Con Edomondo si può avere un personal trainer a portata di mano, che motivi l’atleta durante qualsiasi attività. Utilizzata da più di 25 milioni di utenti, Endomondo traccia qualsiasi sport basato sulla distanza, registra le pulsazioni cardiache e manualmente si possono registrare anche tutte le attività indoor. L’app è disponibile per dispositivi iOS, Android e Windows Phone.

 

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SUMMER WORKOUT

L’abitudine di abbandonare l’allenamento durante l’estate è una pratica diffusa ma molto sbagliata. In questo periodo il riposo e la maggiore quantità di tempo da dedicare al nostro corpo è più ampia e proprio per questo sarebbe opportuno ripassare con un ritrovato livello di concentrazione alcuni degli esercizi base che siamo abituati a svolgere nelle palestre durante l’anno con accortezza e precisione.
Il trainer Alessandro Demaria ci spiega come perfezionare 2 esercizi molto noti, il piegamento sulle braccia e la trazione alla sbarra per ottenere il massimo del beneficio e restare in una forma impeccabile anche durante le vacanze:
Piegamento sulle braccia (Push up)

Un grande classico che può essere utilizzato come riscaldamento prima di altri esercizi per il petto oppure come allenamento a corpo libero da fare almeno 10 volte per 4 serie tenendo ben presenti queste indicazioni: Le scapole sono in protrazione completa, ad ogni ripetizione il naso deve toccare a terra e infine mantenere la retroversione del bacino per tutta la durata del movimento.

Trazione alla sbarra (Pull up)

In questo caso è importante mantenere una depressione e retrazione delle scapole. Distendere le braccia ad ogni ripetizione e toccare sempre la barra con lo sterno. 4 serie per 6/8 ripetizioni.

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DEEJAY Xmasters, il summer event dedicato all’action sport

Si è concluso il 22 luglio a Senigallia la VII edizione dei DEEJAY Xmasters, l’unico summer event italiano interamente dedicato agli action sport che ha visto più di 80.000 persone partecipare nel corso della nove giorni, alla scoperta delle oltre 30 discipline sportive rappresentate nel villaggio di 40.000 mq.

Il primo weekend si è acceso con la Coppa Italia di Stand Up Paddle Racing e Paddleboard della FISW Surfing, alla quale ha partecipato anche il Campione d’Italia Leonard Nika. Show mozzafiato con il Motocross Freestyle e le esibizioni del Team DaBoot, che riunisce i migliori piloti del panorama nazionale ed internazionale, e grandi emozioni grazie alla presenza dell’atleta della Nazionale di Surf Roberto D’Amico che ha presentato al pubblico The Island, il suo ultimo video.

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Aperto fin dal primo giorno il DEEJAY Xmasters Skate Park, un’area di 400 mq dedicata agli skater e alle BMX. Tra le numerose altre iniziative il Campionato Italiano di Beach Rugby della LIBR con il primo, storico campionato di Beach Rugby riservato ad atleti sordi ed organizzato dalla FSSI (Federazione Sport Sordi Italia). E poi ancora windsurf, kitesurf, vela, balance board, surf, Stand Up Paddle, test off road, big air bag, wake skate, parkour, parapendio, flyboard e molto altro. Per nove giorni i partecipanti hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta tra quale attività scegliere e provare!

Spazio anche alle tematiche ambientali con la rinnovata collaborazione tra DEEJAY Xmasters e Simbio, unite nella campagna Be Active Stop Plastic. Tante le attività in programma, tra le quali un appuntamento quotidiano con la pulizia della spiaggia, la proiezione di corto e mediometraggi sulla situazione dell’inquinamento dei nostri mari e la collaborazione con One Ocean Foundation, la Fondazione che ha anche redatto la Charta Smeralda, impegnata in quei giorni nel tour di sensibilizzazione nei confronti della tutela del mare partito da Trieste e diretto a Genova. Rimanendo in tema, per il primo anno DEEJAY Xmasters ha collaborato con l’Ocean Film Festival Italia, la rassegna cinematografica che presenta corto e mediometraggi dedicati alla bellezza dei nostri oceani. Free diving in acque incontaminate, surf di big waves, vela tra gli iceberg della remota Disko Bay: tante storie di esplorazione e avventura in ambienti remoti e selvaggi, su cui grava però l’ombra dell’inquinamento prodotto dall’uomo e in particolare della plastica.

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How to train like a Spartan

“Credo che ci sia un eroe in ognuno di noi. Lascia che ti mostri il tuo”. È questo il motto di Dimitri Filomena, il giovanissimo personal trainer alla Virgin Active di Milano Diaz, che da qualche mese ha deciso di condividere sui suoi account social la preparazione atletica per la Spartan Race, la competizione leader mondiale delle corse a ostacoli, con una classifica a livello globale, che spinge i partecipanti a superare i propri limiti, indipendentemente dalla preparazione atletica di partenza. Abbiamo chiesto a Dimitri di condividere con noi alcuni suggerimenti in tema di allenamento e alimentazione.

Cosa ti spinge a partecipare alla Spartan Race?
Nel mondo del fitness, e dello sport in generale, non si finisce mai di imparare e sperimentare cose nuove. La Spartan Race per me non è stata una semplice gara, ma un mezzo per riconoscere e affrontare alcuni miei limiti fisici e mentali che nella routine di tutti i giorni non mi rendevo nemmeno conto di avere.
Mettersi continuamente alla prova e superare sé stessi è ciò che ci spinge a dare il meglio di noi e, personalmente, ciò che mi fa sentire davvero vivo.

Quale tipologia di gara affronterai (sprint, super o beast)?
Ho già affrontato la sprint. Al momento sto preparando la Super che si terrà il 30 giugno ad Alleghe, sulle Dolomiti. In un prossimo futuro ci sarà sicuramente anche la beast.


Che programma di allenamento stai seguendo?
La mia preparazione si basa su un allenamento differenziato di sei volte a settimana.
Per affrontare una Spartan la prima cosa da fare è sicuramente allenare il fiato. Dedico quattro sedute, per almeno parte del mio allenamento, alla corsa, che può essere sulla breve, media o lunga distanza a velocità intervallata. Completo il tutto con allenamenti a corpo libero e funzionale ad alta intensità volti a migliorare forza ed agilità.

Quali sono le attività che possono aiutare anche i non professionisti a prepararsi?
All’aria aperta, come detto prima, sicuramente corsa e corpo libero. Se si ha la possibilità di frequentare una palestra, il Crossfit può essere una delle discipline più adatte alla preparazione della gara. In entrambe i casi, se non si è atleti, sarebbe meglio farsi seguire da un professionista del settore per rendete efficace ogni allenamento e dare un senso all’intera preparazione.

E per quanto riguarda l’alimentazione?
La più classica delle risposte a volte è anche quella più corretta; deve essere varia ed equilibrata. Fondamentale è l’apporto del giusto quantitativo di carboidrati, proteine e grassi che ci consente di avere le giuste energie per affrontare al meglio ogni allenamento. E’ giusto specificare, però, che questo è altamente soggettivo. Può variare da persona a persona a seconda di diversi fattori come età, sesso, metabolismo ecc… Ancora più fondamentale è ricordarsi di bere ALMENO 3 litri di acqua al giorno di cui uno durante l’allenamento per il recupero dei sali minerali persi durante questo

Il consiglio più importante per chi vuole partecipare?
Non aver paura. La paura di fallire e di sbagliare spesso non ci consente di vedere ciò che potremmo davvero essere o fare. Prova. Buttati. Di fatto, la Spartan è una gara contro se stessi dove ogni Spartano che corre con te è lì a darti sostegno e a ricordarti di non mollare mai.
Preparati. Tu dovrai fare lo stesso per ognuno di loro.

Perché hai deciso di condividere i tuoi workout sui social? Che ruolo hanno nella tua professione?
Mentirei se dicessi che non li utilizzo per allargare il mio business, ma prevalentemente uso i social per motivare i miei follower. In una società come la nostra è importante riuscire a comunicare che lo sport non è solo un passatempo, ma un vero e proprio stile di vita che migliora noi e tutti quelli che ci circondano.

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CROSSFIT MANIA

Si riconferma trend per il 2018 il CrossFit, la disciplina creata da Greg Glassman negli Stati Uniti nel 2000, che mira a rafforzare la forza e la prestanza fisica generale dell’individuo attraverso esercizi ad alta intensità, calibrati alle capacità psico-fisiche di ognuno, eseguiti in brevi intervalli di tempo. Si tratta di un allenamento vario, che attinge a diverse discipline, tutte con differenti funzioni e caratteristiche, per raggiungere una preparazione fisica generale. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Bosio, Head Coach di CrossFit Cremona che in esclusiva per Manintown darà nelle prossime settimane ulteriori suggerimenti su come affrontare questa disciplina.

Che cos’è il CrossFit?
Il CrossFit è un programma di forza e condizionamento, che ha come scopo il miglioramento delle capacità psicofisiche dell’individuo, espresse nelle dieci componenti del fitness riconosciute: resistenza cardiovascolare e respiratoria, stamina (resistenza muscolare specifica), forza, flessibilità, potenza, velocità, coordinazione, agilità, equilibrio e precisione. Ciò, quindi, su cui si basa il nostro sport è la preparazione fisica generale. Nel CrossFit non si è specializzati solo su un elemento o su un dominio ma si è pronti ad affrontare prove multiple e costantemente variate. Tutto ciò si traduce nello sviluppo delle nostre capacità motorie tramite i tre grandi insiemi: ginnastica (elementi a corpo libero, sbarra e anelli, ecc.), sollevamento (olimpico, powerlifting, kettlebell lifting, strongman) e monostrutturale (corsa, vogatore, nuoto, bike, skierg).

Cosa significa esattamente? A cosa sono funzionali i movimenti?
Molto semplice, alla vita quotidiana! Imparare a sollevare un oggetto da terra in maniera sicura ed efficiente, trasportare un oggetto da un punto A a un punto B, imparare ad accovacciarsi e rialzarsi senza distruggerci un ginocchio è fondamentale, sia per un uomo d’affari che passa molto tempo in ufficio sia per un campione olimpico che fa della performance il suo pane quotidiano.

E la relativa alta intensità? Cosa significa?
Il CrossFit fa dell’alta intensità (relativa) una parte fondamentale della propria programmazione in quanto, insieme ad i movimenti funzionali, ci porta a un’ottimizzazione della risposta neuro endocrina. Con il termine alta intensità intendiamo la capacità di muovere tanto peso, per una distanza sempre maggiore e nel minor tempo possibile. Ovviamente, come anticipato, essa sarà relativa alle capacità psicofisiche di ognuno al momento dell’allenamento. All’interno del box, quindi, troverete un WOD (così chiamiamo l’allenamento del giorno, Workout Of the Day) che sarà frutto della programmazione studiata e ristudiata dai coach. La programmazione CrossFit è costantemente variata, vero, ma ciò non significa casuale. Ogni programmazione deve rispondere ai criteri scientifici di osservabilità, misurabilità e ripetibilità ovvero ogni singolo risultato deve poter essere registrato, misurato e ripetuto (o meglio migliorato) ed ogni classe deve essere condotta secondo i principi di sicurezza, efficienza ed efficacia dei movimenti.

Come è possibile misurare il miglioramento di un soggetto?
Molto semplice: tramite i cosiddetti allenamenti Bennchmarks, ovvero dei test sempre uguali che, periodicamente, vengono proposti nella programmazione stessa.

Il CrossFit è per tutti?
La mia risposta è sempre affermativa, dal momento che ogni classe è governata dal principio di scalabilità degli esercizi, ovvero la capacità di poter ridurre o modificare il grado di difficoltà di un determinato esercizio proprio per renderlo accessibile a chiunque. Questo è il motivo per cui, nella stessa classe, i coach riusciranno a guidare sia i principianti che i ragazzi più esperti verso il raggiungimento del risultato.

Come è nata la tua passione per il CrossFit?
L’amore per il CrossFit nasce più di 6 anni fa, ancora ero un semplice personal trainer in una globo gym, studente di Scienze Motorie. Il bisogno di una sfida con me stesso, di qualcosa che mi mettesse alla prova, in cui io potessi dare tutto me stesso, mi portarono a conoscere il CrossFit (allora non diffuso come oggi). Il box (chiamiamo così le nostre palestre) più vicino era a Parma ed ogni giorno, insieme ad un amico, prendevamo l’auto da Cremona ed andavamo ad allenarci. Dopo circa un anno e mezzo di allenamenti decisi di sostenere l’esame da CrossFit Level 1 Trainer per insegnare agli altri il nostro sport. Nell’ottobre 2014 ho iniziato a lavorare come coach per CrossFit Piacenza. Col passare degli anni ho ottenuto anche il CrossFit Level 2 e il CrossFit Kettlebell Trainer Certificate e ora sono qui, a CrossFit Cremona. La cosa più bella che potessimo realizzare (grazie al collega ed amico Gianluca Guzzon, owner del box) è stata proprio quella di portare lo sport del fitness nella città dove siamo cresciuti.

Hai altri progetti oltre al CrossFit?
Lavoro insieme alla mia compagna, farmacista, a un progetto chiamato Fuel Academy BM, volto all’ incremento delle performance di un atleta piuttosto che al miglioramento della salute di un utente, grazie alla combinazione di una corretta nutrizione/integrazione ed una precisa programmazione sportiva.

Photos by Gloria Perdomini
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4 FITNESS TREND PER IL 2018

In cima alla lista dei buoni propositi per l’estate prossima c’è sempre lei: l’attività fisica. Se ancora non avete rinnovato l’abbonamento in palestra, ecco quattro nuovi trend per il 2018, in fatto di allenamento da cui lasciarvi ispirare e tentare.

GET! Gymball Evo Training

Un unico attrezzo richiesto: la gymball “Original Pezzi”® Gymnastikball MAXAFE®. È il GET! Gymball Evo Training, un allenamento funzionale, ideato da Davide Zanichelli, che sfrutta il sovraccarico naturale e che necessita solo di questo attrezzo colorato e divertente. Un’attività da fare in gruppo o da soli, ma rigorosamente a tempo di musica. Tre sono le tipologie tra cui scegliere, o, perché no?, da alternare per un training completo: G.A.G. (Gambe, Addominali e Glutei), Cardio e BODY. Il primo tipo si concentra negli arti inferiori e i glutei, il secondo richiede un lavoro più specificatamente cardiovascolare e, infine, il terzo consiste in un allenamento total body in cui sono interessati braccia, spalle, petto e dorso. I benefici sono un aumento dell’equilibrio, della coordinazione e dell’agilità, oltre a una buona dose di buonumore.

RUNNING

Un paio di scarpe buone è l’equipaggiamento sufficiente a praticare la corsa, che raccoglie sempre più appassionati, in tutte le sue forme, dalla camminata veloce al nordic walking, fino alle maratone. I neofiti potrebbero iniziare in palestra, correndo sul treadmill, che permette un controllo costante della frequenza cardiaca, migliorando, di conseguenza, la resistenza aerobica senza rischiare picchi di frequenza cardiaca. Dopo aver preso confidenza, si può passare all’allenamento all’aria aperta, che implica un maggiore dispendio di ossigeno e quindi una maggiore efficacia in termini di attivazione muscolare e sforzo fisico. Se si vuole allenare tutto il corpo, si può optare per il nordic walking, una camminata che necessita di due appositi bastoni su cui esercitare una certa forza a ogni passo. Si vanno a sforzare i muscoli della parte superiore del corpo, andando a lavorare anche sulla mobilitazione articolare di polso, gomito e spalla. Inoltre, rispetto a una semplice camminata, si registra un incremento del 46% sul consumo di calorie!

PILATES

Accanto ad attività principalmente cardio, troviamo il Pilates, una disciplina che aiuta ad assumere e a mantenere una postura corretta e a conferire maggiore agilità e fluidità nei movimenti quotidiani. Alla base si lavora sulla consapevolezza profonda del proprio corpo e della propria mente che, insieme, agiscono per eliminare rigidità, tensioni e problemi alla schiena: il Pilates, infatti, è un’attività utilizzata anche in campo riabilitativo. La respirazione è fondamentale, e deve essere coordinata ai movimenti, cosa che implica un grande controllo, precisione e concentrazione nell’esecuzione corretta delle sequenze di esercizi. Il Pilates può essere praticato a corpo libero, con l’uso di piccoli attrezzi, o con macchine come il Reformer, la Cadillac e la Chair, che sfruttano l’azione di alcune molle per andare a lavorare su muscoli profondi che normalmente non sono sollecitati in assenza di gravità. Il Matwork, invece, prevede semplicemente l’uso di un tappetino ed è più faticoso rispetto alle macchine, in quanto si va contro la forza di gravità.

YOGA

Lo yoga è una delle discipline orientali più antiche, che comprende molteplici espressioni e correnti diverse. Un esempio è l’Ashtanga Vinyasa yoga, caratterizzato da uno schema ben definito di sequenze asana, talvolta complesse e impegnative dal punto di vista fisico. Negli ultimi anni si sono sviluppate anche delle forme ibride più “estreme”, come il surfing yoga, ancor meglio se praticato nelle meravigliose spiagge del Portogallo, del Marocco o del Sud America. Per tutte le coppie più audaci di amici o innamorate esistono l’acroyoga e lo yoga volante, che consistono in sequenze da fare in due, sfruttando al massimo il peso corporeo, allenando l’equilibrio, la forza, la coordinazione e, non per ultimo, il senso di fiducia. Un esempio di yoga più cardio e combattivo è il boxing yoga, che unisce le asana, le posizioni classiche dello yoga, con elementi della boxe. Infine, se amate andare in discoteca, il clubbing yoga potrebbe fare al caso vostro. Musica elettronica, hip-hop o pop ad alto volume fa da colonna sonora per lezioni divertenti e anticonvenzionali, che favoriscono l’interazione con gli altri componenti del gruppo, siano essi principianti o esperti.

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NUOVA EVOLUZIONE DELLA SCARPA DA TRAINING: NIKE METCON 4

Ogni modello di Nike è testato dagli atleti più esclusivi, tra cui Josh Bridges, che ha testato proprio la nuova scarpa da training Nike Metcon 4. Dopo la Nike Romaleos, la Metcon è la training shoe più resistente: questa quarta versione ha subìto infatti importanti upgrade che l’hanno resa ancora più performante. Gli elementi che non sono cambiati sono la suola e l’imbottitura, entrambi studiati per gli allenamenti più intensi. Tra le novità principali, invece, riscontriamo: una resistenza senza precedenti, un’imbottitura dell’avampiede più avvolgente, nuovi occhielli per regolare meglio le stringhe, una linguetta imbottita e infine il nuovissimo sostegno per il tallone che è un elemento dai connotati anche estetici.
La Nike Metcon 4 sarà disponibile dal 19 dicembre su nike.com e dal 4 gennaio in selezionati punti vendita.

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Intimissimi Uomo in versione Sport

Intimissimi Uomo continua a raccontare l’universo maschile immerso nella sua quotidianità dove si ama il comfort ma non si rinuncia allo stile. Sacrificio, impegno e determinazione sono i valori insiti nel brand, impersonati dal calciatore Marco Borriello, il surfista Francisco Porcella e l’atleta di sport estremi Niccolò Porcella: il comune denominatore tra questi sportivi è la passione per l’avventura e le emozioni forti. Il mondo Intimissimi Uomo è raccontato attraverso gli store dalle superfici contenute e dagli spazi e arredi funzionali, con materiali naturali ed elementi vintage.
Questa è l’ultima sfida del Gruppo Clazedonia: il nuovo brand di intimo, maglieria, nightwear, calzetteria e beachwear creato esclusivamente per il mondo maschile, per le sue esigenze e caratteristiche.

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CAPSULE COLLECTION BY EASTPAK AND MAISON KITSUNé

In campo di collaborazioni tra brand va sicuramente ricordata quella tra Eastpak e Maison Kitsuné. Il primo brand, famoso in principio come produttore di sacche e borse militari per l’esercito americano, oggi abbraccia un pubblico anche e soprattutto urbano. Il secondo è rinomato per il felice connubio che opera tra stile francese e giapponese e tra due interessi stilisticamente connessi, la musica e la moda.
Per questa collaborazione Maison Kitsuné ha reinterpretato cinque must-have Eastpak dandogli un tocco chic senza togliere nulla al classico look sportivo del brand americano. La capsule collection che ne deriva è caratterizzata dall’iconica grafica “Camo Fox” di Maison Kitsuné e si distingue per i suoi manici rossi e per il logo bianco.

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Aston Martin Vantage nel Film di Rankin

La nuova Aston Martin Vantage ha fatto il suo debutto con un portfolio unico di immagini e film di Rankin, uno dei fotografi più famosi di questi tempi; lui celebra la nuova forma dinamica di Vantage e il suo carattere aggressivo. Da un lato, nel film si esplora il tema dei limiti, dall’altro la macchina viene raffigurata come un oggetto artistico; non mancano droni e inseguimenti d’auto che creano una storia dinamica che sfocia nel drammatico. Il modello Vantage, nato letteralmente sui circuiti e realizzato a mano in Inghilterra, è il secondo nato dal 2nd Century Plan, ed è di gran lunga il più improntato a una visione sportiva.
La visione artistica di Rankin è basata sul concetto ‘beautiful won’t be tamed’.       

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SPRING/SUMMER 2018 BY SKECHERS

L’azienda calzaturiera leader globale nell’alta performance e nel lifestyle, SKECHERS USA, presenta tutte le novità della collezione Primavera/Estate 2018, con proposte che vanno ad inserirsi nella sua già vasta gamma di modelli. Ce n’è di tutti i gusti, dalle sneaker notoriamente più comode a quelle più fashion e per bambini.
La divisione Skechers Sport, unisex, si amplia con nuovi modelli sempre più comodi grazie anche all’utilizzo del tessuto knitted, senza cuciture, capace di offrire un comfort senza eguali
Le Skechers Street poi si rivolgono a un pubblico che ama lo stile contemporaneo: il modello è dotato di punte e tomaie metalliche.
La divisione Performance rinnova alcuni modelli della collezione SKECHERS con i modelli Skechers GOwalk Joy e Skechers GOwalk Max.
Novità anche per le linee da donna YOU by Skechers e BOBS e per la linea Kids.

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SCUDERIA FERRARI COLLECTION SS18

Scuderia Ferrari Collection, per la S/S18,  si fa garante dello stile italiano e svela una gamma di capi e accessori per uomo, donna e bambino. La collezione si declina in una forma metropolitana, con un look contemporaneo che combina tra loro tessuti differenti dove prevalgono i colori rosso e nero. Per i fan della F1, i supporter di tutte le età, t-shirt, giacche e cappellini sono ispirati alle linee della monoposto, al circuito e alle sue curve, al pilota e al suo team.
A chi ama e pratica lo sport, indoor e outdoor, è riservata, invece, una selezione di outfit training, caratterizzati da tessuti tecnici, leggeri e resistenti oltre che traspiranti, antipioggia e antivento.

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L’ICONICA GHIBLI NEL FILM BORG VS MC ENROE

In occasione dell’uscita del nuovo film Borg vs Mc EnroeSergio Tacchini, tennista e fondatore dell’omonimo brand sportivo, lancia una versione rivisitata dell’iconica Ghibli indossata dal fuoriclasse John Mc Enroe. Il film, in uscita nelle sale italiane dal 9 novembre, porta per la prima volta sulla scena l’aspra rivalità tra i due atleti, che non era solo tennis, ma era un duello tra due mondi in conflitto perenne tra loro: uno solo poteva sopravvivere.
Nel film la storica finale di Wimbledon del 1980 fa rivivere un’epoca caratterizzata da simboli che vivono in eterno come la mitica tracktop Ghibli di Sergio Tacchini indossata da Mc Enroe all’inizio degli anni 80. Una giacca sportiva con zip frontale, maniche con taglio raglan e logo cucito sul petto sinistro, fedele ai colori dell’originale – blu, rosso e bianco.

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NIKE PRESENTA LA COLLEZIONE AF100

Le Air Force, che nascono propriamente sul campo da basket, tagliano il traguardo del 35esimo anniversario. Per celebrare questa occasione e per dare il giusto riconoscimento al white-white della Air Force 1, Nike ha collaborato con cinque grandi personaggi: Don C . Crawley,  Kareem  “Biggs” Burke, Erroolson HughTravis Scott Virgil Abloh. L’anima della collezione prevede di mantenere la riconoscibilità dell’iconica scarpa ma allo stesso tempo di inserire elementi dello stile di vita di ognuno. In particolare Don C Crawley, Con la sua Air Force 1 Hi Just Don, ha optato per un mix di pelle di prima classe e di materiali di prima qualità con elementi della Air Force 2 e della Air force 3. La Air Force 1 Roc-A-Fella di Kareem “Biggs” Burke rende omaggio alle origini newyorkesi della scarpa con un design strettamente ispirato all’originale. La Lunar Force 1/Acronym ‘17 By Errolson Hugh rimane fedele all’iconico modello ma spinge il design oltre i confini concepiti. La Air Force 1 Low Travis Scott By Travis Scott ha la giuntura riflettente così che, colpita dalla luce, si colori delle sfumature che genera il sole. Infine la Air Force 1 ’07 Off White di Virgil Abloh modifica il bianco su bianco senza però sconvolgere: rivoluziona mantenendo però la tradizione.

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Dainese Settantadue

Dainese svela il volto del nuovo marchio, che entra nella famiglia dei brand del Gruppo. Dainese Settantadue si presenta come l’interpretazione in chiave contemporanea della storia dell’abbigliamento motociclistico: capi autentici, avanguardistici, sofisticati, ineccepibili dal punto di vista della qualità tecnica e della cura dei dettagli.
Il nuovo brand si fa garante dei tre valori, storia, bellezza, contemporaneità che da sempre contraddistinguono Dainese, abbracciando ora un pubblico più vasto.
Il nucleo della collezione è la giacca di pelle, un evergreen che garantisce un’eleganza senza pari ma che è, allo stesso tempo, un forte richiamo al passato.

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SAUCONY ORIGINALS E INNER INSIEME PER MILANO

SAUCONY Originals Italia e INNER. (Antonioli Milano) annunciano un’edizione limitata, la GRID9000 MILANO, una sneaker ispirata a Milano nelle forme e nei colori.  SAUCONY Originals è un brand nato nel 1898, che dal 2000 è distribuito anche in Italia, specializzato nella produzione di scarpe tecniche e sportive e in particolare nelle running shoes che assicurano elevate prestazioni. Antonioli INNER, fondato nel 1987 a Milano, apre uno store nel 2015 sui Navigli a Milano: un concept store che ospita una selezione di marchi sportswear, etichette indipendenti di moda e collezioni di sneakers in limited edition. Questi due brand, in collaborazione dello sneaker-expert Matteo Terruzzi, si sono uniti per dare un’esperienza tutto tondo di Milano; la tomaia, con sfumature beige, grigio, rosa e viola è un richiamo ai colori dei marmi del Duomo di Milano, il nero spruzzato quasi casualmente ne riprende la superficie irregolare. Infine l’oro e il verde delle “S” di Saucony  ricorda rispettivamente la statua della Madonnina e i portoni d’ingresso della Cattedrale.
A completamento del progetto, una special box contenente una collage di foto del capoluogo lombardo, un set di lacci, un foulard e un paio di calze.

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L’Open Golf d’Italia incorona Tyrrel Hatton

È andata al 26enne Tyrrel Hatton la 74esima edizione dell’Open Golf d’Italia, torneo della Rolex series con un montepremi di 7 milioni di dollari, che ha visto proprio nel weekend un’affluenza record di pubblico. A Monza l’inglese, fresco di vittoria anche all’Alfred Dunhill Champonship della settimana scorsa, si è aggiudicato la piazza d’onore solo all’ultima buca, con un -21 sul par, evitando quindi lo spareggio con Fisher e il thailandese Aphibarnrat; Hatton diventa, così, il primo giocatore ad aver vinto due tornei consecutivi dello European tour, dopo il coreano Wang che a maggio del 2016 si era aggiudicato l’Hassan 2 e il Mauritius Open.
Al secondo posto, a pari merito con -21, l’altro inglese Ross Fisher e il thailandese Aphibarnrat, che proprio all’ultimo si sono visti portar via l’opportunità di uno spareggio.
Deludente la prestazione della star del torneo in termini di ranking (5) Jon Rahm, autore di un ottimo finale di gara, ma solo 15esimo in 269 colpi. Molto staccato anche l’altro top player, Sergio Garcia (11 nel ranking mondiale), appena 30 esimo.
Solo sesto il “nostro” Francesco Molinari che, dopo un ottimo avvio (ha chiuso il giovedi con un -7 da applausi) e aver tenuto il secondo posto con Hatton fino a sabato, ha chiuso un po’ sottotono. Colpa di un quarto giro buono, ma non eccezionale risollevato nel finale con tre birdie alla 14, alla 17 e alla 18, quando però era ormai tardi. “Credo più che altro sia stata una questione di energie nervose: non partire bene, di nuovo, ha complicato la situazione e fatto svanire l’adrenalina” ha dichiarato l’ultimo vincitore del torneo italiano, confermando comunque un livello di gioco molto solido.
Se Chicco Molinari (18 nel ranking mondiale) ha in parte deluso le aspettative del pubblico, non si può dire altrimenti degli altri azzurri, in particolare di Nino Bertasio che ha chiuso decimo, guadagnandosi così la carta per il prossimo European Tour. L’azzurro, che sabato sera era “solo” 28esimo a -9, grazie a un ottimo ultimo giro dove ha messo a segno 5 birdie nelle prime nove buche, un altro alla 10 e un eagle alla 14 (portandosi addirittura -8), ha concluso la giornata con una bella e convincente rimonta.

Photographer| Fabio Gozzoli

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SUNDEK PER DIADORA

Sundek, famoso marchio sportwear e simbolo del surf, ha intrapreso una collaborazione con Diadora, nome storico della calzatura e dell’abbigliamento Sport e Lifestyle, per la creazione di una nuova Capsule collection. Gli immancabili protagonisti sono ovviamente l’arcobaleno, segno distintivo di Sundek, e il saper fare nel mondo sportwear di Diadora, il tutto esaltato da colori vitaminici in uno stile metropolitano.
Caratterizzata da un’anima quasi irriverente, la capsule prevede due total looks, uno a base bianca e l’altro blu.

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INTERVISTA A TUTTO CAMPO CON LE STELLE DEL TRENTINO VOLLEY

Punte di diamante della Diatec Trentino e della Nazionale Italiana di volley, Filippo Lanza e Simone Giannelli – reduci dall’argento conquistato alla Grand Champions Cup 2017 – si stanno preparando ad affrontare la Sir Safety Conad Perugia, nella semifinale di Supercoppa, fissata per sabato 7 e domenica 8 ottobre all’Eurosole Forum di Civitanova Marche. Filippo, veronese di nascita, è “l’orgoglioso” capitano della squadra trentina, come si legge sul suo profilo Instagram, mentre Simone, bolzanino di soli 21 anni, si è già distinto in Giappone, vincendo il riconoscimento come miglior palleggiatore.
MANINTOWN li ha intervistati, facendo risaltare non solo la loro grande passione per lo sport, ma anche quella per lo stile.

Quando avete iniziato a giocare a pallavolo?
FL
: Ho iniziato a 14 anni. Prima giocavo a rugby, poi mio padre, che giocava a pallavolo, mi ha convinto a provare. Mi è piaciuto, mi sono trasferito subito a Trento e da quel momento non ho più lasciato né la città né la pallavolo.

SG: La prima volta che ho giocato a pallavolo è stato a Bolzano, la mia città natale. Mia sorella giocava in serie C e io andavo sempre a vedere le sue partite, anche se facevo tutt’altro, giocavo a calcio, a tennis e sciavo. Tuttavia, in prima media ero già alto per la mia età e, guardando mia sorella, ho voluto provare anch’io, mi è piaciuto, e piano piano ho lasciato gli altri sport per dedicarmi completamente alla pallavolo.

Qual è il ricordo più emozionante della vostra carriera?
FL: Sicuramente quando Trento ha vinto lo scudetto, tre stagioni fa. È la soddisfazione più grande che ho avuto dal punto di vista del club, poi ovviamente c’è l’argento di Rio, che è stato il massimo. Avevo detto che se avessimo vinto l’oro avrei smesso, e ci sono andato molto vicino. Avrei lasciato la Nazionale, perché credo che la medaglia d’oro sia l’obiettivo più grande a cui un giocatore possa ambire. Era talmente tanta la voglia di raggiungere questo traguardo che ho fatto questa dichiarazione, e l’avrei anche mantenuta.

SG: Sicuramente quando è caduta l’ultima palla durante la semifinale delle Olimpiadi. È stato un momento emozionante che mi porterò dentro per tutta la vita.

Quali sono le vostre altre passioni?
FL: Nel tempo libero mi piace viaggiare molto, visitare diversi luoghi. Ho girato parecchio il Trentino, le sue montagne, i laghi, amo soffermarmi nella natura. Mi piace leggere, poi seguo dei corsi di marketing, per avere una formazione non solo pallavolistica, ma anche tecnica per quello che saràil mio futuro.

SG: Una mia grande passione è viaggiare e, anche se ho poco tempo per farlo, appena ho una settimana libera cerco sempre di girare, di vedere il più possibile. Mi piace molto One Piece, un manga giapponese, e anche studiare, infatti frequento l’università. Amo leggere e imparare cose nuove.

Il viaggio più bello che avete fatto?
FL: Per lo più i miei viaggi sono legati all’attività pallavolistica, perché non abbiamo molto tempo libero a disposizione, quindi tante volte sfrutto il fatto di essere via con la Nazionale per visitare tantissimi posti belli. Mi sono soffermato particolarmente in Giappone, in cui siamo stati tre volte, e abbiamo avuto l’opportunità di vedere diverse città, tra cui Tokyo e Osaka, le più belle

SG: La seconda volta che sono andato in Giappone, non so come, le persone di lì hanno scoperto che sono appassionato di One Piece e ho ricevuto tantissimi regali su questo tema, dai pupazzi ai manga scritti in giapponese. È stato bello.

Un rito scaramantico o un oggetto che portate sempre con voi?
FL: Non sono scaramantico e non ho un rito particolare, non credo neanche nel malocchio, anzi, mi piace cambiare spesso e provare cose nuove. Un “rito” abituale, che mi carica prima di una partita, è ascoltare musica di vario genere, spaziando dal metal più pesante all’hip-hop e al rap.

SG: Sinceramente no, prima ero più scaramantico, ma col tempo ho imparato che non serve poi così tanto. Di solito, prima di una partita, ascolto musica, ma è più per trovare la concentrazione che per scaramanzia.

Il rapporto con la moda?
FL: Mi piace, la seguo, mi tengo aggiornato sulle tendenze e seguo le persone che hanno i miei stessi gusti, più sullo stile skater che snob. Vesto principalmente capi larghi, maglie e pantaloni comodi, secondo uno look da “ragazzo di strada”, underground.

SG: Mi piace la moda, cerco sempre di piacere prima di tutto a me stesso, poi anche agli altri.

Qual è il capo d’abbigliamento che più vi rappresenta?
FL
: Abitualmente indosso il classico jeans a vita bassa e magliette larghe e lunghe, in stile americano. Mi piacciono anche i cappelli, nell’ultimo periodo sto indossando una linea, ninesquared, (www.ninesquared.it; instagram.com/ninesquared) che stanno creando dei ragazzi pallavolisti e che vuole cambiare il concetto della pallavolo, renderlo un po’ più figo e meno vecchio. Stanno lanciando dei prodotti veramente di qualità e belli, proprio sull’impronta di uno stile americano, simili a quelli della Nike, che indosso spesso. Anche altri due miei compagni, Luca Vettori e Matteo Piano, con Brododibecchi hanno creato dei bei capi, con una storia dietro, con passione e con l’intento di aiutare.

SG: Mi piace molto indossare i maglioncini.

Un sogno nel cassetto?
FL: Aprire un chiringuito, un baretto, davanti a una spiaggia in Spagna e vivere di passione, di sole e di mare, di quello che mi è mancato e mi manca, in questa vita dove non ho molto tempo libero o vacanze. Il mio sogno è di realizzarmi in questo modo.

SG: I sogni sono tanti, come è giusto che sia, ma preferisco tenerli per me e sperare che un giorno si realizzino.

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LO STILE (LIBERO) DI LUCA DOTTO

Il suo talento in acqua gli è valso il titolo di primatista assoluto nei 100 metri stile libero, i suoi occhi trasparenti e il fisico statuario lo hanno reso modello “per caso”. È Luca Dotto, classe 1990, giovane velocista con un palmarès già eccezionale alle spalle: a soli 21 anni ha vinto la prima medaglia d’argento ai Mondiali e da allora di vasche ne ha percorse, fino ad abbattere, nel 2016, il muro dei 48 secondi, senza l’aiuto dei costumi in poliuretano. Tra un allenamento e l’altro in vista dei prossimi Mondiali di Budapest a luglio, il campione europeo in carica ha risposto a qualche domanda per MANINTOWN.

Quando ha realizzato che il nuoto sarebbe diventata la sua professione?
Quando ho capito che nuotare era la cosa che sapevo fare meglio e che mi veniva naturale.

Come si prepara per una gara importante?
Servono mesi di preparazione in acqua e palestra, sana alimentazione e soprattutto riposare molto bene.

Qual è stato il momento più emozionante della sua carriera?
Riuscire a battere il muro dei 48″ nei 100. Anche se ho vinto l’Europeo e le medaglie ai Mondiali, quello è il momento più emozionante, perché sarò sempre ricordato come il primo uomo in Italia ad avere abbattuto quel muro.

Ha un rito scaramantico?
Non parlerei di scaramanzia ma, prima di una gara, ho una mia routine di riscaldamento e concentrazione che seguo scrupolosamente ogni volta. Non perché penso che mi porterà fortuna, ma perché così facendo so di concentrarmi al massimo.

Quali passioni coltiva fuori dalla piscina?
La subacquea è senza dubbio la mia passione più grande e poi mi piace leggere, in particolare i romanzi di avventura.

Qual è stato il suo viaggio più bello?
Questa estate sono stato con la mia fidanzata alle Bahamas ed è stato come scoprire un paradiso. Ho viaggiato molto e visto tanti posti esotici, ma, senza dubbio, quest’arcipelago è diventato la mia meta preferita.

Ha prestato il volto a diverse campagne pubblicitarie di un brand molto prestigioso a livello internazionale. Come si è avvicinato al mondo della moda?
Per caso. Sono stato notato nel 2012, durante una campagna per le Olimpiadi di Londra e, da lì, sono iniziate delle bellissime collaborazioni con marchi molto importanti. Mi reputo piuttosto fortunato di aver avuto questa possibilità.

Qual è il capo che più la rappresenta e la identifica?
Senza dubbio la camicia.

Ha un’icona di stile a cui si ispira?
Cerco di avere uno stile mio, ma le mie icone assolute di stile sono Steve Mc Queen e Marlon Brando.

Com’è la beauty routine di uno sportivo come lei?
L’unica routine che seguo è la cura della pelle, perché con il sole e il cloro si può rovinare facilmente e per questo cerco di tenerla il più possibile idratata.

Un sogno nel cassetto?
Una famiglia felice.

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Un tuffo nella vita di Tania

Resilienza. È questa, forse, la parola che meglio descrive Tania Cagnotto, la più grande tuffatrice italiana di sempre, vincitrice di due medaglie olimpiche e di un oro mondiale. Dopo i due amari quarti posti, per pochi centesimi di secondo, alle Olimpiadi di Londra nel 2012, la campionessa bolzanina ha saputo reagire, fino a conquistare la medaglia d’argento nel trampolino da tre metri sincronizzato con Francesca Dallapé e un bronzo individuale, sempre nei tre metri, a Rio 2016.
Una qualità che l’ha portata a concludere la sua brillante carriera con il titolo italiano da un metro, ai Campionati italiani assoluti indoor di Torino. Una chiusura “col botto”, letteralmente. Ha salutato il suo pubblico con un esplosivo tuffo a bomba, come richiesto dai fans sui social. Con questa intervista, MANINTOWN ha cercato di immergersi nella vita della campionessa.

Qual è la cosa più importante che ti ha insegnato il rapporto con l’acqua?
Sicuramente ad avere rispetto. È un mondo che rilassa e insegna al tempo stesso. L’acqua c’è sempre, al mare, come sport o divertimento. È fondamentale.

Negli sport, la guida di genitori e professionisti è fondamentale e nel tuo caso le due figure coincidono. Che ruolo ha avuto tuo padre nella decisione di dedicarti ai tuffi?
Mio padre sicuramente mi ha insegnato tantissimo, così come mia madre, perché ci sono passati anche loro e sapevano già cosa consigliarmi. Poi, non mi hanno mai messo pressione, e questa è una delle cose più importanti. È forse proprio per questo che sono andata così bene, perché non mi aspettavo niente.

Come sei riuscita a trovare la forza di continuare per tutti questi anni?
Da piccola ho iniziato come divertimento, avevo la mia squadra di tuffi e quindi non mi mancava niente, avevo gli amici e lo sport. Tutto insieme. Non ho avuto molte mancanze. Dopo Londra non è stato facile per me, però sentivo che l’unica cosa che mi avrebbe fatto stare meglio sarebbe stato un altro risultato. Invece, dopo i Mondiali di Barcellona, ho avuto i miei quattro anni più belli, alla fine della mia carriera. Non poteva andare meglio.

Qual è il ricordo più emozionante della tua lunga carriera?
Sicuramente Rio, la medaglia nel sincro.

Qual è la prima cosa che vorresti fare e che non hai mai fatto, magari a causa dei ritmi di allenamento?
Anche solo godermi la casa, non dover pensare agli allenamenti, mangiare quello che voglio.

Com’è il tuo rapporto con la moda?
Mi piace molto, infatti adesso posso dedicarmici di più. Mi diverte andare a eventi dedicati alla moda e cercherò di farlo.

Qual è il capo che più ti rappresenta?
I vestitini. Corti, perché non sono alta un metro e novanta (ride, ndr).

Un sogno nel cassetto?
Forse ritirare fuori una bella squadra di tuffi, un giorno.

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#CIRCUITRAINING4

Le vacanze sono ormai alle porte e i circuiti ideati dal preparatore atletico Paolo Barone in esclusiva per MANINTOWN si fanno sempre più intensi. Ogni stazione, come negli allenamenti precedenti, deve essere svolta in 40 secondi di attività e 20 di recupero tra le diverse postazioni, ma stavolta, se si vuole ripetere il circuito, è meglio attendere dai 2 ai 3 minuti per reidratarsi e riacquistare le forze.

Riscaldamento

Corsa leggera di almeno 15/20 minuti

Scatti veloci

Segue una fase cardio più esplosiva che consiste in alcune ripetute, cioè scatti veloci, (anche di 100 m) da eseguire per 10 volte.

Trazioni alla sbarra

Sono un esercizio completissimo, perché, oltre ad allenare molto bene le braccia, si va a lavorare anche sulla parte dorsale e addominale, che aiuta nel movimento di salita. Nelle foto è mostrata la versione più complessa, a presa prona, ma l’esercizio può essere eseguito anche a presa inversa. Fondamentale è partire con le braccia distese in massimo allungamento, dopodiché bisogna salire il più possibile, portando la sbarra al mento o al petto. A questo punto, si può iniziare la discesa, tornando nella posizione iniziale con le braccia distese.

Plank

Il plank è un ottimo esercizio per rafforzare non solo l’addome, ma anche le spalle e la schiena. In questa variante, si distendono in modo alternato un braccio e la gamba opposta, per creare uno squilibrio e rendere la posizione più intensa ed efficace.

Dip a corpo libero

Questo esercizio può essere eseguito in due modi: per focalizzarsi sui tricipiti, mantenere i gomiti stretti, oppure, flettendo leggermente il tronco in avanti, si vanno a sforzare sia i tricipiti che i pettorali.

Photographer paolobaronephotography
Stylist Chiara Troiani

Model Max Maestri

First look:
T-shirt New Balance
Shorts Puma
Jacket New Balance
Sneakers Model’s own

The other looks:
T-shirt GORE
Shorts Under Armour
Jacket Colmar
Sneakers Model’s own

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#CIRCUITRAINING2

Se volete uno stile di vita più sano e più attivo, e ottenere dei risultati visibili, dovete sempre aumentare l’intensità dell’allenamento. MANINTOWN propone, oggi, il secondo appuntamento con i circuiti studiati dal preparatore atletico Paolo Barone, sempre eseguibili all’aria aperta e senza bisogno di attrezzi specifici. Ricordatevi che ogni step deve essere svolto, possibilmente, in 40 secondi di attività più 20 di recupero tra le diverse postazioni; se si vuole ripetere il circuito bisogna attendere un minuto per reidratarsi, rallentare il battito cardiaco e riacquistare le energie, senza, però, raffreddare i muscoli.

Riscaldamento

Corsa di 15-20 minuti ad andamento controllato, per scaldare le articolazioni e alzare il battito cardiaco, in preparazione agli esercizi successivi.

Squat jump

Un esercizio ad alta intensità, molto esplosivo, in cui si alzano parecchio i battiti cardiaci. È efficace per tutta la catena inferiore, quadricipiti e glutei. Per eseguirlo correttamente bisogna fare attenzione a non atterrare mai né sull’avampiede né sul tallone, ma su tutta la pianta e ammortizzare bene. Durante il salto bisogna portare le ginocchia al petto. Mantenere lo sguardo fisso di fronte a sé, in modo che la schiena resti diritta.

Crunch inverso 

Di questo esercizio si propongono due opzioni. La prima, facilitata, si esegue portando le ginocchia al petto, mentre la più intensa si svolge mantenendo le gambe tese, in modo da aumentare la leva. In questo caso è importante mantenere i piedi a martello. Con questo esercizio lavorano gli addominali, ma non solo: intervengono anche i muscoli ileopsoas e il retto femorale.

Tricipiti su panchina

Mantenere i gomiti chiusi e stretti, stabilizzare le spalle, tenere la testa in linea con il tronco, neutro sempre in attivo. Anche in questo caso è possibile eseguire l’esercizio con le gambe piegate (meno intenso) o tese (più intenso).

Stretching

Stando seduti a terra, divaricare le gambe, accertandosi di tenere la schiena e la testa ben diritte e i piedi a martello. Spingere con le mani l’interno coscia, in modo da distendere i muscoli delle gambe.

Stretching per i quadricipiti

Stando in piedi, flettere una gamba, afferrando il piede con la mano e avvicinarlo al gluteo per allungare il quadricipite. Mantenere la posizione per qualche secondo, poi cambiare gamba. Per mantenere l’equilibrio, può essere utile appoggiarsi a un albero.

Photographer paolobaronephotography
Stylist Chiara Troiani

Model Max Maestri

T-shirt and Jacket New Balance
Shorts Puma
Sneakers Model’s own

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L’ESSENZA DEL GOLF

Moda e sport Made in Italy viaggiano sui campi da golf di tutto il mondo grazie a Laura Biagiotti Parfums, il cui logo compare sulla sacca da Golf di Francesco Molinari, vincitore dell’Italian Open di Golf del 2016 e testimonial della linea di profumi del brand. Le esclusive essenze speziate e floreali caratterizzano le fragranze Roma Uomo e Roma Passione Uomo, che richiamano gli sterminati campi verdi di questo sport. Il legame tra Laura Biagiotti e il golf nasce già alla fine degli anni ’80, quando la stilista e suo marito diedero vita al Marco Simone Golf & Country Club, situato nella campagna romana e diventato ormai punto di riferimento dei Golf players internazionali. Un rapporto profondo e affettivo che continua tuttora, in tutti i tornei e le manifestazioni a cui Francesco Molinari prende parte.

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PRIMARK CELEBRA LO SPORT

Il colosso irlandese presenta, per la prossima stagione P/E 2017, una linea interamente dedicata agli amanti dello sport e del fitness. Donna, uomo e bambino, la nuova collezione Primark Workout combina stile, performance e comfort puntando tutto sul dinamismo di capi versatili e all’avanguardia che si fondono perfettamente nel guardaroba quotidiano. Colori sgargianti, stampe mimetiche oppure floreali, fanno da collante per tutta la nuova proposta. Tessuti traspiranti garantiscono una performance d’eccellenza e agevolano i movimenti, mentre la peculiarità hi-tech di materiali ad asciugatura rapida assicura il mantenimento della giusta temperatura corporea durante l’allenamento.

primark.com
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Nike presenta la LunarEpic Flyknit 2

Nike ha presentato la Flyknit LunarEpic 2, la nuova scarpa da running con tomaia Flyknit leggerissima, aderente e senza cuciture che garantisce supporto, flessibilità e traspirabilità.
L’intersuola Lunarlon è morbida e sagomata, con intagli al laser sui lati che si piegano all’impatto del piede. Grazie alla suola tagliata al laser l’ammortizzazione è amplificata e l’impatto si disperde sull’intero piede.
La nuova Nike Flyknit LunarEpic 2 sarà disponibile a partire dal 16 febbraio online e nei migliori punti vendita.

www.nike.com

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Unlock your Potential: una novità firmata Reebok

Reebok presenta Reebok CrossFit® Nano 7 e riconferma la sua leadership nella produzione di scarpe da training. L’impegno costante del brand per consentire un’evoluzione di Nano ha portato allo sviluppo di un nuovo modello dalla calzata più anatomica, adatta ad ogni atleta.Tra le caratteristiche innovative introdotte nella nuova release, l’avampiede presenta il Powerlaunch Toe Box, che garantisce massima stabilità, potenza nei movimenti e comfort. Il rinforzo sul tallone aumenta la stabilità del piede per compiere in tutta sicurezza ogni movimento durante il workout.

www.reebok.it

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Tom Tom Touch: un braccialetto fitness per misurare massa, grassa e magra

Il suo nome è TomTom Touch ed è uno smartband, che permette a chi lo indossa di ricevere costantemente informazioni sulla propria forma fisica, come la frequenza cardiaca al polso, di rilevare i passi, i tempi di attività e le calorie bruciate, la distanza percorsa e le ore di sonno. Non si tratta certo del primo braccialetto studiato per seguire l’attività fitness: sul mercato se ne possono trovare, ormai, di tutti i tipi. Qual è, quindi, la novità? TomTom Touch misura anche la percentuale di massa grassa – ovvero la totalità di lipidi presenti nel corpo umano – e di massa muscolare – cioè la parte di massa di un organismo che esclude il grasso di deposito. Il tutto nella maniera più facile, e ovviamente smart, possibile: semplicemente toccando un pulsante.
Ed ecco che è possibile visualizzare tutti i traguardi raggiunti dal nostro organismo, perché se è vero che l’attività fisica fa bene al corpo e alla mente, indipendentemente dai manigliotti dell’amore, fa sempre piacere sapere di aver perso quel centimetro in più: «TomTom Touch rende gli altri rilevatori obsoleti – rivelano dalla casa madre – perché rileva non solo i passi, il sonno e la frequenza cardiaca, ma anche la composizione corporea. Se vuoi essere più forte, in forma e snello devi conoscere tutte queste informazioni».
Il dispositivo, acquistabile sul sito ufficiale al costo di 149 euro, ha un’autonomia di cinque giorni ed è impermeabile, consentendo di indossarlo anche sotto la pioggia, è touchscreen e permette di visualizzare direttamente sullo schermo le notifiche relative al proprio smartphone, per quanto riguarda gli SMS e le chiamate.
Lo smartband personalizzabile, grazie a cinturini di diversi modelli e colori, è integrato dall’applicazione TomTom Sports, dove è possibile registrare obiettivi e risultati, e di leggere statistiche e progressi. Secondo l’azienda, «Indipendentemente dal telefono che si utilizza, si potrà creare un account e analizzare le statistiche, impostare e visualizzare gli sviluppi sul computer. Se il cellulare è compatibile si potrà anche scaricare e utilizzare l’app TomTom MySports, sincronizzando i dati tramite Bluetooth, per essere sempre aggiornati sui miglioramenti, pure sullo smartphone».

www.tomtom.com

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Spartan race, streetwork e kravfit, dagli sport del momento nascono spunti per il guardaroba

Le nuove discipline sportive, mutuate nella quotidianità cittadina, entusiasmano gli addicted e accendono la curiosità di coloro che amano superare i propri limiti nel daily workout. Certo, la temerarietà di affrontare le fredde giornate non manca a coloro che decidono di praticare sport estremi, anche se inseriti in un contesto urbano. Inoltre, tali novità diventano ispirazione per i brand nella creazione di prodotti ad alto tasso performante ed estetico. La gara ad ostacoli numero uno al mondo, la Spartan Race, è da poco sbarcata in Italia. Sfida tutti coloro che vogliono oltrepassare i proprio limiti e si basa su 3 format di competizione: 5km (Sprint), 13km (Super) e 20km (Beast), da coprire affrontando fango, acqua, fuoco e ostacoli. Alcune label hanno puntato molto su questa pratica sportiva, progettando abbigliamento in grado di offrire supporto e dinamicità e garantendo la massima libertà di movimento. Tomaie ergonomiche che aderiscono perfettamente al suolo, anche nei casi di permeabilità; drenaggi integrati che permettono all’acqua di fuoriuscire facilmente dalla scarpa e tessuti auto-traspiranti altamente elasticizzati, sono le caratteristiche fondamentali di questo sportswear (altri eventi su roger.com).
Alla base della Spartan Race c’è una buona preparazione atletica che un’altra disciplina, come lo Streetwork, può fornire. Nato da un’idea di Claudio Ciolli, lo Streework è la fusione di diversi sport e può essere svolto sia in città, che in montagna o al mare. Si possono utilizzare muretti, panchine, alberi e tutto quello che la Natura ha da offrire per fare workout, sia autonomamente che guidati da un coach. Ogni singolo allenamento dello streetworker è definito Round e ogni palestra o centro sportivo che lo pratica viene chiamato Garage. Immancabili nel guardaroba degli appassionati di questa disciplina sono quegli indumenti dal design a compressione. In grado di avvolgere e riscaldare il corpo, proteggendolo dalle intemperie, offrono supporto e riducono la rigidità muscolare. La maggior parte di essi, inoltre, sono realizzati in tessuto antimicrobico e con traforatura al laser, per prevenire la formazione di cattivi odori e per mantenere la pelle fresca e asciutta. Le stesse caratteristiche tecniche, unite a finiture idrorepellenti per tenere sotto controllo l’umidità e a speciali dettagli anti-abrasione, sono presenti nelle proposte messe a punto per il Kravfit, la neodisciplina che prende spunto dalle pratiche di autodifesa. Iriada Gjondedaj, la sua ideatrice, presidente dell’Associazione Sportiva Krav Maga Defence Solution, trasforma in passi le migliori tecniche della difesa personale, combinandoli con la passione per il fitness e per la musica. Un programma che prevede un’alta intensità cardiovascolare, una buona dose di tonificazione e flessibilità, nonché una forte carica, per reagire automaticamente in modo difensivo. Le nuove tendenze di sportswear così performanti si riflettono anche sulle ultime passerelle del ready-to-wear e coinvolgono pure il settore ottico e tecnologico. Un esempio su tutti, grazie a speciali lenti avanguardistiche si possono tenere sott’occhio gli allenamenti.

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NICOLE FEDELE, VANTO MADE IN ITALY DEL PARAPENDIO

Derivato del paracadute, il parapendio è un mezzo per volare sempre più attraente. Sembra un hobby più che uno sport, eppure fondendo le due accezioni potremmo definirlo semplicemente “passione”. Da sempre associato a un’idea di libertà, il parapendio è, invece, una vera e propria disciplina sportiva e come tale ricca di competizioni, nazionali ed internazionali, che comportano coppe e medaglie. Il vanto di casa nostra, però si chiama Nicole Fedele. Classe 1984, è una giovanissima friulana che ha già collezionato tante qualifiche: pilota biposto e competitrice di alto livello, aiuto-istruttore e guida esperta per il volo libero in Friuli e Slovenia. Innumerevoli le sue premiazioni, tra le ultime, nel 2015, medaglia di Bronzo individuale Campionato Mondiale FAI, 1° posto femminile, 10° posto assoluto Nordic Open e record del mondo di distanza in linea in Brasile con un volo di km 401 (prima donna al mondo a rompere il muro dei km 400). Conosciamo meglio questa giovane esperta.

Nicole, come ci si innamora del parapendio? In particolare, cosa le ha fatto scattare il “colpo di fulmine” per questa attività?
È stato amore a prima vista, come ho alzato gli occhi al cielo e ho visto per la prima volta questo “oggetto volante” che veleggiava fra le nuvole il mio pensiero è stato: “Qualunque cosa sia, voglio farlo anch’io!” E da lì tutto ha avuto inizio. Ovviamente non tutti si appassionano al parapendio nella stessa maniera, né lo vivono con lo stessa intensità. Per alcuni è un modo come un altro per staccare la spina, uscire dalla routine quotidiana, condividere un pomeriggio o una giornata con gli amici mentre per altri è una sfida continua, un gioco in cui non si smette mai di imparare, uno strumento per testare i propri limiti e cercare di migliorarsi, un veicolo silenzioso con cui scoprire luoghi remoti e ancora inesplorati.

Riesce a descrivere e a farci comprendere a parole la sensazione del volo?
A parole è difficile anzi oserei dire impossibile descrivere le sensazioni che il volo può trasmettere. Vi invito a guardare un breve video, girato di recente, che secondo me rende perfettamente l’idea di cosa si provi a stare sospesi, da soli in mezzo alla natura più vera ed incontaminata, sentire l’adrenalina pura che scorre nelle vene e l’energia che ti avvolge come un’aura invisibile.

Le è mai capitato di trovarsi in pericolo o vedere qualcuno in situazione di pericolo durante il volo? Come ha reagito?
Posso dire che in 15 anni di volo ne ho vissute e viste parecchie. Spesso fa più effetto vedere dall’esterno un altro pilota vivere situazioni di pericolo, perché non sai mai se sarà in grado o nella condizione di poter reagire prontamente, pertanto osservi quello che accade con un senso di totale impotenza. Certo è che in questo sport l’esperienza si fa quasi sempre sul campo – forse dovrei dire “in cielo” – dai libri si possono apprendere molte nozioni, ma la pratica è un’altra cosa. Non esiste un vademecum che ti insegna come comportarti in una determinata situazione, piuttosto che in un’altra. Spesso tutto accade nell’arco di pochissimi secondi ed è fondamentale avere la prontezza e l’esperienza per saper reagire nella giusta maniera, evitando di peggiorare le cose. A distanza di qualche anno gli incidenti che ho avuto non li vedo più come un’esperienza negativa, ma fanno parte del bagaglio di esperienza che mi porto dentro: mi hanno insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia e mai sfidare troppo la Natura.

È uno sport adrenalinico per eccellenza. Cosa consiglia a chi vuole intraprenderlo?
Il modo migliore, ovvero quello più sicuro, per avvicinarsi a questo sport è quello di fare un volo in biposto con un pilota abilitato e possibilmente esperto e/o frequentare un corso presso una scuola di volo certificata dall’Aeroclub d’Italia.

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CALCIO FEMMINILE: ESCLUDIAMO I PREGIUDIZI

Uno sport intramontabile quello del calcio. Eppure la maggior parte di noi associa a questa disciplina sportiva il sesso maschile: il calcio è una attività per uomini. Ed ora smentiremo queste credenze meramente popolari perché non solo il calcio femminile esiste ma è anche uno sport che vede la partecipazione di professioniste di ottimo livello. Nulla da invidiare agli uomini, insomma. Anzi, finirà che saranno gli uomini ad invidiare la prestazione sportiva delle donne.
No, non si tratta di una polemica di gender o dell’essere femminista o meno, diciamo solo che le donne smentiscono le credenze ed hanno delle capacità agonistiche davvero sorprendenti, come testimonia la Roma Calcio femminile che, nata ufficialmente nel 1965, dal 1971 è affiliata alla Federcalcio.
Vincitrice di uno scudetto nel 1969 e una Coppa Italia nel 1971 nel 2007 ottiene un Premio Roma Coni come miglior società sportiva del Lazio per gli eccellenti risultati. La Roma Calcio Femminile è inoltre una delle migliori società di calciatrici femminile per la Scuola Calcio. Presieduta da Marco Palagiano, la società ha oltre 100 ragazze tesserate e nella scorsa stagione ha vinto la Coppa Disciplina e numerosi tornei di prestigio. Il Calcio a 11 gioca presso il Danilo Vittiglio del Pro Roma in zona Largo Preneste. Intervistiamo una delle calciatrice il giorno 13 novembre, poche ore dopo il derby di Serie B Roma Femminile – Lazio Women 2015. La vittoria della squadra introduce il clima di entusiasmo con il quale Noemi Visentin, classe 2000 e quindi davvero giovanissima, affronta le domande. Il calcio femminile è davvero da sempre percepito come una disciplina tipicamente maschile. Forse si tratta di un ingenuo sessismo che è tipico degli italiani, donne e uomini di ogni età.
Eppure Noemi, nonostante la sua giovane età afferma convinta: “Ho scelto questo disciplina perché è una rivincita per le donne. Noi sappiamo dimostrare che possiamo essere anche più forti degli uomini”.
Anche Fabrizio Pantanè, preparatore atletico della Roma Calcio Femminile, sembra darle ragione, anche se in modo differente. Sostiene infatti Pantanè che nella sua vita professionale allena anche uomini: “Le differenze di genere a livello strutturale sono soprattutto di natura fisica ma la determinazione delle donne è davvero molto più forte, insuperabile. Le trovo più predisposte al lavoro già a 14, 15 anni. Chi denigra il calcio femminile non sa di cosa parla.” Eppure Noemi parla di una differenza di concezione del calcio femminile che si concretizza proprio attorno a lei, tra i suoi amici, tra i suoi conoscenti. Afferma la calciatrice: “I miei amici maschi non sono d’accordo con questa mia scelta: loro credono che il calcio sia uno sport solo per uomini”. E allora viene spontaneo domandare del rapporto con la famiglia, con il padre in particolare: “Mio padre mi ha sempre sostenuta, da quando avevo 8 anni e già giocavo a calcio. Anche mia madre mi ha sempre supportata ed è sempre stata disponibile con me. Ho anche un fratello che gioca a calcio ed una sorella che, anche se non è giocatrice, mi sostiene e viene sempre a vedere tutte le mie partite”. E’ così entusiasmante sentire parlare Noemi che suona davvero strano pensare che in Italia esistono poche squadre di calcio femminile ed anche pochi investimenti relativi a questa attività sportiva. Forse anche per colpa dei pregiudizi e delle dicerie. Però è curioso pensare che sebbene il calcio sia sport da uomini, Pantanè sostiene: “I numeri che nel nostro Paese riguardano il calcio femminile sono un fenomeno tutto italiano. All’estero la concezione di questa disciplina è completamente diversa.” Che la Roma Calcio Femminile sia una squadra forte e coesa lo conferma anche Noemi eppure se proviamo a fare “l’avvocato del diavolo” e a chiedere se esiste un difetto che si possa associare ad una squadra femminile lei esita e poi risponde ingenuamente: “forse un difetto potrebbe essere la presunzione che a volte domina tra noi”.
Non dovremmo contraddirla ma nello sport la presunzione, a volte è lecita. Però come diceva un grande del calcio, Arrigo Sacchi: “A pallone ci possono giocare tutti. A calcio soltanto in pochi.”
E non ha distinto uomini da donne.

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NIKE SPORTSWEAR presenta NIKE TECH FLEECE AEROLOFT

La fusione tra le due innovative tecnologie Nike Tech Fleece e Aeroloft dà vita a capi che si adattano alla temperatura del corpo grazie a fori a taglio laser ed elementi imbottiti in piuma d’oca. Nike Tech Fleece AeroLoft presenta un collo alto – modulabile grazie a due cerniere – e un corpo più ampio per proteggere il busto dalle condizioni climatiche avverse tipiche dell’inverno. La collezione presenta un nuovo strato DWR, resistente e impermeabile, e la combinazione di uno strato Niek Tech Fleece con Elementi Aeroloft imbottiti.

nike.com

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Julbo: due proposte di occhiali dal design innovativo

Fondata nel 1888 da Jules Baud a Morez, l’azienda Julbo, sin dalla creazione, ha continuato ad affermarsi nel mercato dell’outdoor con prodotti altamente tecnici e innovativi. Dopo 128 anni di storia, oggi Julbo è uno dei marchi di riferimento nel mercato degli occhiali sportivi e presenta due modelli esclusivi, ideali per un look sportivo da weekend sulla neve ma anche per uno street urban, per uomini e donne 2.0, iper-connessi e dinamici. JULBO MONTEBIANCO è un modello perfetto per i visi maschili medi e grandi: il design assicura leggerezza, praticità e adattabilità ad ogni condizioni climatica. Al modello, elegante e con protezioni laterali amovibili, sono applicate lenti Cameleon, fotocromatiche, antiappannanti e polarizzate per una visibilità perfetta in montagna.

www.julbo.com

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Salice: occhiali che fanno la differenza

Salice Occhiali è sinonimo di sport e di sfide all’aria aperta. Leader nell’ideazione e creazione di montature per occhiali all’avanguardia, i modelli dell’azienda di Gravedona si contraddistinguono anche per un design attraente unitamente a una linea essenziale con molte possibilità di varianti di colore.
I due modelli proposti, il “3047” e “38”, presentano uno stile in linea con i dettami della moda, però a differenza di altri brand possono vantare lenti specchiate Rainbow RW in policarbonato antigraffio sottoposte a una colorazione multistrato, dotati delle migliori tecnologie.
La protezione UV400 garantisce la massima copertura dai raggi ultravioletti: le lenti subiscono inoltre un trattamento IDRO, grazie al quale acqua e polvere scivolano via più facilmente dalla superficie dell’occhiale. Il design offre grande comfort grazie a un’ottima calzata e posizionamento sul viso.

www.saliceocchiali.it

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NIKE PRESENTA LUNAREPIC FLYKNIT SHIELD PER AFFRONTARE OGNI CONDIZIONE CLIMATICA

Trova una strada, non una scusa. Con la nuova linea LunarEpic Flyknit Shield di Nike allenarsi durante i mesi invernali non sarà più un problema. La punta di diamante della collezione è rappresentata dalle scarpe da running, che, rispetto alle versioni precedenti, sono progettate appositamente per affrontare acqua, neve e fango senza compromettere la prestazione sportiva.
Le scarpe presentano delle suole con una scanalatura simile agli pneumatici delle auto, in grado di adattarsi a qualsiasi terreno in qualsiasi condizione atmosferica, aumentando l’aderenza al terreno e ottimizzando la trazione. La tomaia Flyknit è realizzata con DWR, un materiale resistente e impermeabile, rivestito di filati TPU e con una parte interna impermeabile per mantenere il piede caldo e asciutto. Il collare alto offre un comodo sostegno, garantendo una calzata dinamica e facilitando il movimento naturale dalla caviglia al piede. Le incisioni a laser nella suola in schiuma UI, infine, consentono la canalizzazione dell’acqua, preservando la spinta tra tacco-punta e il ritorno di energia. Just do it!
Nike.com

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NEW BALANCE LANCIA LE VAZEE RUSH V2 PER LA FW16

Per questo autunno, New Balance presenta la nuova versione aggiornata del modello Vazee Rush, la Vazee Rush v2. Pensate per tutti coloro che desiderano liberare la propria velocità in palestra o sulla strada, le Vazee Rush v2 saranno disponibili al prezzo di 120 euro.
Il modello Vazee Rush v2 introduce una nuova intersuola denominata Rapid Rebound, composta da una schiuma con una forte capacità di spinta, che garantisce alti livelli di energia e comfort dei prodotti performanti rispetto agli standard di New Balance.
La Vazee Rush v2 è caratterizzata, inoltre, da una innovativa tomaia a tre strati che favorisce il massimo supporto nel movimento in tutte le direzioni, rimanendo incredibilmente traspirante e leggera, anche grazie alla costruzione senza cuciture della tomaia.

www.newbalance.it

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Polar M600: made for life, designed for sports

Sembra un semplice orologio, invece è molto di più: il nuovo Polar M600, lo smartwatch con tecnologia Android Wear, progettato per chi ama lo sport, è stato presentato a Milano da Polar, azienda riconosciuta in tutto il mondo come pioniere e leader per la produzione di strumenti di monitoraggio della frequenza cardiaca e delle prestazioni sportive. Per l’occasione, la realtà finlandese ha organizzato nella cornice di Parco Sempione, il “polmone verde della città”, un evento di experience del prodotto in tutte le sue molteplici funzionalità, compresa la resistenza all’acqua, vista la pioggia battente che si è abbattuta sul capoluogo meneghino.
Questo activity tracker è un fedele alleato della vita quotidiana, in grado di misurare le attività giornaliere 24 ore su 24, inviando addirittura avvisi di inattività prolungata e analizzando la qualità del sonno. Inoltre, è possibile utilizzare le app Android Wear più utili alle proprie esigenze e, grazie ai suoi 4 Gb di memoria, può contenere fino a 20 ore di musica, anche senza bisogno di usare lo smartphone. Le funzionalità tipiche di uno smartwatch sono integrate con un’analisi approfondita e immediata delle performance sportive a tutti i livelli, grazie ai sensori di lettura ottica del flusso sanguigno a 6 led.
È uno strumento versatile, adatto a chiunque voglia condurre uno stile di vita sano e bilanciato, senza rinunciare gli impegni quotidiani e allo stile. Polar M600, infatti, unisce resistenza – come quella dello schermo in vetro Gorilla glass – e alte prestazioni a un design urbano ed elegante, con il cinturino in morbido silicone intercambiabile, disponibile in tre diverse colorazioni.

www.polar.com

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PUMA PRESENTA LA USAIN BOLT COLLECTION AUTUNNO/INVERNO 2016

PUMA celebra il più grande velocista di tutti i tempi con il lancio della nuova Usain Bolt Collection che combina tessuti e tecnologie sportive a un design originale, reso unico dalla firma del pluricampione olimpico, fresco trionfatore ai Giochi Olimpici di Rio 2016. Nella nuova PUMA Usain Bolt Collection autunno/inverno 2016 spiccano pezzi imperdibili come la T-Shirt UB Graphic Tee – in cotone con inserti in tessuto dryCELL, caratterizzata dalla grafica che celebra il detentore del record mondiale dei 100m e dei 200m – la T-Shirt UB Logo Tee – in tessuto tecnico con inserti in tessuto dryCELL e stampa con il nome dell’atleta giamaicano – la felpa tecnica con cappuccio regolabile e fodera in rete UB Evostripe Logo Hoody. gli UB Evostripe Shorts, i pantaloni slim fit UB Evostripe Pants e la giacca dal taglio slim UB Evostripe Bomber con zip centrale a contrasto. La nuova PUMA Usain Bolt Collection è disponibile online al sito PUMA.com, nei PUMA Store e nei migliori sport retailer italiani.

eu.puma.com

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HEAD E DJOKOVIC CELEBRANO IL LANCIO DELLA NUOVA LINEA DI RACCHETTE SPEED

HEAD e il No.1 del mondo Novak Djokovic hanno lanciato ufficialmente la nuova linea di racchette HEAD SPEED durante la Djokovic & Friends, la kermesse milanese promossa dalla fondazione del tennista e della moglie Jelena a sostegno dell’educazione primaria dei bambini serbi che si è conclusa con una cena di Gala, il 20 Settembre a Castello Sforzesco, sponsorizzata da Giorgio Armani e con un parterre esclusivo di ospiti del calibro di Anne Wintour e Serena Williams.
Realizzata per il veloce gioco di oggi e caratterizzata dagli elementi di design che raffigurano il falco, la linea di racchette SPEED è la prima della collezione a possedere la nuova tecnologia Graphene Touch per una sensazione di impatto solido e ammortizzato.
La linea di racchette SPEED comprende sei differenti modelli per soddisfare le diverse esigenze di gioco dei giocatori moderni. I modelli SPEED PRO, MP, S e LITE sono disponibili nei punti vendita dal 23 settembre mentre gli altri due saranno disponibili dal 19 Gennaio. La racchetta possiede diversi elementi di design che si ispirano al falco, l’animale preferito di Novak, come il motivo con le piume e la testa del falco integrata nel logo SPEED.

www.head.com

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Il Denim Pack di Adidas Originals in collaborazione con AW LAB: tre modelli da non perdere

Adidas Originals e AW LAB propongono l’esclusivo “Denim Pack”, una capsule collection tutta al maschile dedicata al grande ritorno del Denim sulle scene della moda internazionale.
I Protagonisti della capsule sono tre dei modelli adidas più iconici: Stan Smith, Superstar e ZX Flux.
Le adidas Stan Smith avranno una tomaia in morbida pelle pieno fiore con 3 strisce traforate, dettaglio in denim sul tallone e suola in gomma tono su tono.
Le adidas Superstar sono dotate di tomaia in pelle pieno fiore con l’inconfondibile punta a conchiglia e le 3 tipiche strisce in denim.
Le adidas ZX Flux possiedono una tomaia in tessuto di alta qualità e un rafforzo sagomato in denim sul tallone.
I modelli del “Denim Pack” sono disponibili in esclusiva in tutti gli store AW LAB e sul sito aw-lab.com.

www.aw-lab.com

www.adidas.it

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NikeLab Gyakusou si ispira a Rio per la collezione Autunno 2016

Da ormai sei anni la collezione NikeLab Gyakusou, collaborazione nata dall’incontro tra Nike ed il fondatore di Undercover Jun Takahashi, ha usato la corsa come lente di ingrandimento per monitorare le aspettative sull’equilibrio stile-prestazione. In occasione dei Giochi Olimpici 2016 la nuova collezione si sposta dalla sua tipica palette di tenui a una gamma di colori primari più accesi, alternati con colori al neon, che catturano ed esprimono la vitalità di Rio de Janeiro. L’abbigliamento invece, che comprende la canotta Distance NikeLab Gyakusou Dri-FIT e gli shorts Distance NikeLab Gyakusou Dri-FIT, si ispira ai capi indossati dai fondisti.
La collezione NikeLab Gyakusou Autunno 2016 sarà disponibile in esclusiva a partire dal 4 agosto presso lo store Nike di Ipanema nello speciale spazio NikeLab Rio. Sarà inoltre disponibile a livello globale a partire dal 18 agosto sul sito nike.com e nei negozi NikeLab.

www.nike.com

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New Balance 009: il nuovo modello che vi conquisterà

Per la FW16, New Balance presenta la 009, un modello completamente nuovo, che prende ispirazione dalle classiche silhouette della serie New Balance 900.
New Balance ha utilizzato un sistema di mappatura della pressione per creare un’intersuola a doppia densità e garantire il massimo del comfort. Questo nuovo modello è disponibile in tre varianti colore, caratterizzato da una tomaia in suede, logo ’N’ laterale in pelle e suola in gomma.
La New Balance 009 è l’esempio dell’attuale evoluzione della categoria lifestyle di New Balance, che offre ai consumatori modelli ideali da indossare tutti i giorni.

www.newbalance.com

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GIANMARCO TAMBERI

Cover | Nike jacket; Dior Homme suit&shirt

Figlio e fratello d’arte, Gianmarco Tamberi è a tutti gli effetti una delle nuove promesse dell’atletica italiana: lo vedremo infatti alle Olimpiadi di Rio previste per il prossimo agosto nella disciplina del salto in alto. La passione per lo sport in Gianmarco, si sa, arriva tutta dal padre, primatista italiano indoor nel salto in alto, ma anche il rapporto con il fratello Gianluca, di due anni più grande, non fa che rafforzare l’intensità di questa dedizione, sebbene sia primatista nel lancio del giavellotto. Ha stabilito il record italiano in Germania la scorsa estate e subito dopo ha ammesso che il segreto, per lui, è non mollare mai e imparare dai propri errori per migliorarsi e trovare la propria chiave del successo. Gianmarco è convinto infatti che ognuno sia unico e differente, nella vita come nello sport, e che il talento e lo stile si nascondano proprio dietro al carattere. Forza di volontà e devozione dunque, oltre a un tocco di follia che non guasta mai: ecco il ritratto del giovanissimo atleta che si è raccontato tra uno scatto e l’altro.

Una famiglia di sportivi d’eccellenza alle spalle e una carriera straordinaria, il 2015 è stato un grande anno, cosa ti aspetti da quello nuovo?

Sicuramente è stato un anno fantastico nel quale sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni, ma considero il 2015 come un anno di passaggio. Il 2013 e il 2014 mi hanno portato un’infinità di infortuni che non mi hanno consentito di mettermi in gioco. Sono stati due anni di vera e propria frustrazione, mi allenavo ogni giorno al 200% senza mollare mai neanche un passo, ma poi ogni volta che stavo per fare il salto (in tutti i sensi) di qualità, puntualmente succedeva qualcosa: distorsioni, stiramenti e strappi muscolari mi hanno condannato a 730 giorni di continue cadute a terra! Ora sono tornato, e questo 2015 è stato come un nuovo punto di partenza. Le Olimpiadi di Rio 2016 sono un sogno troppo vero e vicino per essere soddisfatto di quello che ho già fatto! Non c’è giorno da quando ho iniziato questa preparazione in cui non pensi alle Olimpiadi, posso dire con sincerità che in questo momento Rio 2016 è la cosa più importante della mia vita e farò di tutto per conquistarla.

Cosa vuol dire stile per te e come definiresti il tuo?

Credo che il concetto di stile non si possa racchiudere in una sola semplice parola, ognuno di noi ha la sua personalità, come il suo stile. Certamente alcune persone possono assomigliarsi, ma non saranno mai uguali! Lo stile è rappresentato da tutto ciò che una persona è, dal suo modo di camminare, da come si veste, dal modo in cui affronta la vita, dal mondo che frequenta… è sempre questione di stile! Per me è fondamentale non imitare quello degli altri, ma tenersi stretto il proprio, perché ognuno di noi è unico ed è questo che ci rende interessanti… Poi se dovesse capitare che vi rasiate anche voi la barba a metà vi giuro che non me la prenderò!

Abbigliamento sportivo o casual? Quale preferisci e in quali occasioni?

Sportivo, casual, elegante…ogni abbigliamento ha la propria occasione! Fondamentale è saper indossare tutto e sentirsi a proprio agio sia in tenuta sportiva con una Red Bull in mano che in smoking con una coppa di champagne. Non andrò mai ad allenarmi in giacca e cravatta, ma non stupitevi se a una cena di gala mi presento in abito elegante con sotto delle Nike Jordan, dopo tutto… è questione di stile no?!

Photo | Pier Nicola Bruno
Style | Faio Ferraris
Grooming |Valeria Orlando @Hmbattaglia
Fashion Assistant | Simona Bolchini

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