Cosa vedere in Norvegia: cinque giorni alla scoperta del Circolo Polare Artico

Se per molti l’arrivo dell’inverno non fa altro che accrescere il desiderio di spostarsi verso le zone più calde del pianeta, per altri, invece, costituisce l’occasione ideale per visitare i suggestivi paesi del Nord Europa. Tra questi rientra la Norvegia, il paese scandinavo famoso in tutto il mondo per i suoi ghiacciai e i profondi fiordi che ne percorrono la costa.

Novembre, in particolare, rappresenta il periodo dell’anno ottimale per esplorare gli scenari offerti dalle varie località cittadine, tra cui Skjervoy e Tromsø. Ma non solo, la regione attira ogni anno milioni di turisti per la sua ricca fauna, composta da orche, megattere, rapaci marini, renne e alci selvatici. Da non dimenticare, infine, le sensazionali aurore boreali, che con i loro fasci luminosi colorano il cielo estasiando chiunque le osservi. Di seguito, dunque, vi suggeriamo un itinerario guidato, così da condurvi, anche se solo con la mente, alla scoperta delle celate meraviglie nordiche.

Cosa vedere in Norvegia: Skjervoy, una delle isole più suggestive della Norvegia

Per raggiungere la città, partendo dall’Italia, si deve necessariamente passare per l’aeroporto di Tromsø; qui, infatti, potrete prendere il battello che attraversa i fiordi norvegesi e che vi condurrà fino all’unico porto presente a Skjervoy. Quest’ultima è una delle isolette più settentrionali della Norvegia, abitata da una ristretta comunità di pescatori locali. Semmai doveste decidere di visitarla, all’hotel Maritim troverete tutta l’ospitalità e il comfort di cui avrete bisogno; oltre a una vasta selezione di piatti tipici e di escursioni in compagnia delle guide più preparate dell’isola.

Whale Watching, l’esperienza adrenalinica nelle gelide acque norvegesi

Alla scoperta dei grandi mammiferi marini

Proprio dall’hotel parte una delle escursioni più adrenaliniche dell’isola, la cosiddetta whale watching. In questa occasione, infatti, potrete entrare in contatto con l’immensità della natura marina e delle sue acque polari, trasportati da un piccolo gommone. Nello specifico, da metà settembre a metà dicembre, l’isola si trasforma nella meta prediletta dei più avventurosi, grazie alla presenza di orche, balene e megattere. In questi mesi autunnali, infatti, i mammiferi marini sono numerosi, poiché alla ricerca di nutrimento, specialmente delle aringhe. Pertanto, con un po’ di pazienza, e muniti dell’abbigliamento adeguato, vi sarà possibile osservare, seppur a debita distanza, questi maestosi mammiferi alle prese con i loro banchetti.

Diving nelle acque polari, l’escursione dei più valorosi

Per i più coraggiosi c’è anche la possibilità di immergersi sott’acqua, esperienza unica per poter ammirare da vicino le diverse specie marine. Per farlo avrete bisogno di una muta stagna, tenendo bene a mente che le temperature esterne arrivano a toccare anche i – 12 gradi. Per immortalare e rivivere questi momenti vi consiglio la GoPro, che vi permetterà di effettuare riprese subacquee di alta qualità. Le specie maggiormente osservabili in questo periodo sono l’orca assassina (in realtà un mammifero generalmente innocuo e prevalentemente non carnivoro), la megattera e la balenottera azzurra, che può raggiungere i 27 metri di lunghezza.

Cosa vedere in Norvegia: Tromsø, il porto più celebre del paese

Trascorsi tre giorni sull’isoletta, si può prendere il battello per tornare al porto più famoso della Norvegia, quello di Tromsø. Ricordatevi, però, che una delle peculiarità, quando decidete di visitare questo genere di luoghi durante la stagione fredda, è l’avere a disposizione solamente tre ore di luce al giorno. Una volta qui vi consigliamo di soggiornare al Comfort Hotel Xpress, perfetto per la sua centralissima collocazione.

L’aurora boreale, lo spettacolo celestiale che lascia tutti a bocca aperta

L’aurora boreale è uno dei fenomeni naturali più belli da ammirare in Norvegia; migliaia di turisti da tutto il mondo, infatti, si recano qui con la speranza di vederla. Tuttavia la sola fortuna non basta, servono anche determinate condizioni atmosferiche e meteorologiche, come il cielo sereno, le temperature piuttosto fredde e l’assenza di luci artificiali, affinché questa si verifichi. Il nostro consiglio, dunque, è quello di affidarsi ad un tour operator locale, come Best Arctic, che con un pulmino vi porterà comodamente in cima alla montagna, nel cuore della notte, per assistere allo spettacolo. Ed ecco che, se sarete “privilegiati” dalla natura, il cielo davanti a voi si tingerà delle mille sfumature del verde, del rosso e dell’azzurro.

A spasso con le renne, le maestose abitanti delle nevi norvegesi

Le meravigliose renne norvegesi

Dolci, timide ma allo stesso tempo sorprendenti, le renne sono conosciute in tutto il mondo per essere le fedeli aiutanti di Babbo Natale. In effetti, in questa cornice innevata di Tromsø, non sarà difficile incrociarle. Il suggerimento, anche in questo caso, è di affidarsi ad un tour operator, super consigliato Tromsø Arctic Reindeer, che vi permetterà di camminare insieme a questi singolari mammiferi. Infine, per chi lo desiderasse, c’è anche la possibilità di organizzare un’experience con renne non selvatiche. In questo caso, a differenza della proposta precedente, avrete modo di dargli da mangiare e persino accarezzarle.

IWC, il Brand Manager Italia Thomas Perini svela le ultime novità della maison orologiera

In una delle location più suggestive del capoluogo meneghino, il Salone dei Tessuti di via San Gregorio, IWC, nome storico dell’orologeria haut de gamme, ha presentato ad appassionati e addetti ai lavori le sue ultime novità. La maison, in particolare, ha lanciato due nuovi cronografi Top Gun della linea IWC Pilot’s Watches: il Pilot’s Watch Chronograph Top Gun Edition Lake Tahoe, in ceramica bianca, e il Pilot’s Watch Chronograph Top Gun Edition Woodland, in ceramica verde.

Per l’occasione, la griffe elvetica ha esposto due ulteriori segnatempo, arricchendo così la sua – già ampia – collezione dedicata all’élite dell’aeronautica statunitense. Gli orologi in questione, interamente realizzati in Ceratanium® e ceramica nera, sono stati già svelati al salone Watches and Wonders di Ginevra. Parliamo del Pilot’s Watch Chronograph 41 Top Gun Ceratanium®, primo cronografo da 41 mm totalmente in Ceratanium®, e il Big Pilot’s Watch 43 Top Gun, in ceramica di ossido di zirconio nera.

Iwc novità 2022
Pilot’s Watch Chronograph 41 Top Gun Ceratanium®, ref. IW388106 (ph. courtesy of IWC)

Big Pilot’s Watch IWC
Il modello Big Pilot’s Watch 43 Top Gun, ref. IW329801 (ph. courtesy of IWC)

L’evento, un vero e proprio viaggio nell’anima del marchio, ha permesso agli ospiti di indossare e ammirare le diverse collezioni, scoprendo inoltre l’esclusiva selezione di alta orologeria, generalmente custodita nel museo IWC di Schaffhausen. Infine, una serie di coinvolgenti WatchmakingClass hanno catapultato i visitatori nell’esclusivo mondo delle lancette svizzere, mostrando loro il processo di smontaggio e rimontaggio del movimento di un segnatempo meccanico, sotto la sapiente guida dei maestri orologiai.
Per conoscere a 360 gradi la realtà della casa orologiera, dalle ultime novità di prodotto ai partner storici, agli obiettivi in tema di sostenibilità, Manintown ha intervistato Thomas Perini, Brand Manager Italia IWC.

“I materiali avanzati rappresentano la caratteristica distintiva della linea Top Gun di IWC”

IWC ha presentato i nuovi Top Gun in ceramica, per i quali ha creato dei pantoni ad hoc, cosa significa quest’innovazione per il brand?

Nel 2007 un doppio cronografo, con cassa in ceramica di ossido di zirconio nera e fondello in titanio, segna la nascita della serie Top Gun, parte della famiglia Pilot’s Watches del marchio. I materiali avanzati, da allora, rappresentano la caratteristica distintiva della linea, a cui conferiscono un inconfondibile look tecnico. Nel 2019, IWC presenta il Pilot’s Watch Chronograph Top Gun Edition Mojave Desert, primo modello delle collezione in ceramica color sabbia.

Oggi la completiamo con due new entries in ceramica bianca e verde. Quest’ultima, utilizzata nelle casse, sottolinea l’evoluzione di Top Gun, da linea orientata prevalentemente alle prestazioni a espressione di un carattere audace e uno stile di vita inconfondibile. Il colore delle uniformi dei piloti americani, gli incredibili panorami che solo loro possono ammirare sono stati, in questo senso, la principale fonte d’ispirazione. Grazie a un inedito processo tecnico, abbiamo sviluppato per la ceramica due tonalità completamente inedite – Lake Tahoe White e Woodland Green, coordinando meticolosamente gli altri componenti degli orologi ai nuovi colori.

“I segnatempo IWC sono sostenibili per natura, in quanto apprezzati e tramandati di generazione in generazione”

Il brand sta collaborando con Gisele Bündchen, ambassador internazionale di IWC sui temi della sostenibilità. Qual è la vostra mission, sotto questo punto di vista?

Gisele Bündchen è una persona che condivide il nostro obiettivo e la nostra determinazione a generare un vero cambiamento a favore dell’ambiente e della società, perciò siamo certi di aver fatto una buona scelta nell’averla al nostro fianco in questo percorso continuo verso la sostenibilità. Precisione, passione e perseveranza, le qualità alla base della nostra orologeria, contribuiscono a dare impulso alle misure da adottare in materia. I segnatempo IWC sono sostenibili per natura, in quanto apprezzati e tramandati di generazione in generazione.

Nel 2020, l’azienda ha definito nove obiettivi da raggiungere entro il 2022. Malgrado la pandemia, molti di questi sono stati raggiunti, mentre in altri sono stati fatti notevoli passi in avanti. Tra i primi, possiamo citare l’ottenimento della certificazione della Catena di custodia RJC dei componenti degli orologi (uno standard volontario, che certifica che l’oro e il platino usati nella supply chain sono tracciabili e di provenienza sostenibile), il passaggio all’acquisto di sola energia rinnovabile a livello mondiale, la conservazione della certificazione di Great Place to Work® e l’acquisizione, in Svizzera, della certificazione di salario equo. Da menzionare anche lo sviluppo e guida di un progetto pilota per eventi sostenibili e lo sviluppo e implementazione di una strategia IT più sostenibile, concentrata sull’hardware.
Entro la fine del 2022, invece, IWC intende abbondare l’acquisto di prodotti forestali senza certificazione FSC (Forest Stewardship Council), come per esempio carta, cartone, legno, arredamenti; altro obiettivo è quello di raddoppiare le ore annuali di volontariato aziendale della maison (rispetto alle previsioni del 2020) e il numero di donne che ricoprono ruoli manageriali, rispetto al 2017. 

“La collaborazione tra la nostra manifattura orologiera e Mercedes-AMG si fonda su valori comuni, quali la ricerca della perfezione tecnica e di una qualità senza compromessi”

All’evento milanese era presente Mercedes, vostro partner storico, cosa vuol dire poter collaborare con un nome di questa caratura?

La collaborazione di lunga data tra la nostra manifattura orologiera e il brand di auto sportive Mercedes-AMG si fonda su valori comuni, quali la ricerca della perfezione tecnica e di una qualità senza compromessi. Entrambe le aziende sono state create da visionari assoluti, mossi da idee oltremodo audaci. Nel 1868, Florentine Ariosto Jones coniuga l’artigianalità tradizionale con la tecnologia industriale avanzata, ridefinendo l’orologeria svizzera. Nel 1967, a Grossaspach, in Germania, Hans-Werner Aufrecht e Erhard Melcher fondano AMG con l’ambizione di incorporare la tecnologia da corsa più avanzata nei veicoli.
In 17 anni di collaborazione, i due marchi hanno condiviso momenti di successo nel mondo dell’automobilismo e oltre, creando ricordi indimenticabili per i loro clienti. Ora siamo lieti di poter includere, in modo permanente, Mercedes-AMG nella collezione Pilot‘s Watch. Lo facciamo col nuovo “Chronograph 41 Edition Mercedes AMG Petronas Formula One™ Team” (ref. IW388108), realizzato in titanio di grado 5, un materiale leggero e resistente, che esibisce un quadrante nero e caratteri luminescenti nel caratteristico verde Petronas. 

“Il 2023 vedrà delle novità anche sul territorio italiano”

Può anticiparci le prossime novità della casa in Italia?

I nuovi prodotti saranno presentati a Watches and Wonders 2023, anno che vedrà delle novità anche sul territorio italiano.

Di seguito, alcune foto dell’evento IWC tenutosi a Milano.

orologi Iwc componenti
Gli ingranaggi degli orologi IWC (ph. courtesy of IWC)

IWC Woodland
Il segnatempo Woodland, esposto all’evento IWC di Milano

Una settimana di Emme: la mostra fotografica di Rudy Falomi sulla città di Milano

In occasione dell’imminente apertura della Metro 4 – linea blu di Milano – la Galleria Fabbrica Eos in collaborazione con il Bar Scintilla presentano la mostra Una Settimana di EMME by Rudy Falomi.

La EMME è il collante, il fil-rouge che, cambiando colore, porta lo spettatore tra i luoghi simbolo di Milano. Nello specchietto c’è la storia e dietro un’immagine contemporanea della città, la EMME di metropolitana, uno dei simboli più emblematici di Milano.
Due icone imprescindibili dove il futuro non è più sfuocato in quanto futuro presente: la contemporaneità rispetto alla messa a fuoco del passato. Il presente che schiaccia l’occhio al POP.

Rudy Falomi ci accompagna in questo percorso che ci rivela una città viva e colorata e non grigia e frenetica come nell’immaginario collettivo.
In mostra nove fotografie, allestite sulla grande parete di fronte al bancone, a formare un’opera unica. Un’opera dinamica, che puó avere diverse vite vissute singolarmente, in coppia o in gruppo.

Le EMME infatti possono essere posizionate in svariati modi così da creare immagini diverse secondo l’accostamento dei colori, per vivere quotidianamente un viaggio nuovo, fantastico e inatteso.

Paolo Scotti, uno dei proprietari e anima del Bar Scintilla, racconta come nasce la sinergia con Rudy Falomi:

“Succede di incontrarsi, un tipografo e un saltimbanco, succede di scoprire una passione in comune: fermare un attimo per sempre e, poi, succede di perdersi. Ma succede anche di rincontrarsi, tanti anni dopo. Ora uno è diventato un artista dell’immagine e l’altro trova piacere a fare vedere e a condividere la bellezza di momenti fissati e incancellabili che ti raccontano storie, mentre bevi un buon bicchiere di vino. E questa, in una parola, è vita.”

Dove e quando visitarla:

Dal 7 al 26 novembre Via Canaletto 11, Milano – fermata M4 Argonne

dal Lunedì al Sabato ore 08,00/14,00 – 18,00/23,00 – domenica chiuso


Montevideo, la capitale dell’Uruguay tra surf, cibo e cultura

Montevideo, capitale dell’Uruguay, ospita quasi metà della popolazione dell’intero paese; una città colorata e dalle mille sfaccettature che si estende, da est a ovest, per ben 20 km. Il suo cuore urbano è occupato da Plaza de la Independencia, luogo che separa la parte antica da quella più moderna dello stato, con numerosi stili architettonici che lo circondano. Nella piazza si trova la statua del generale Artigas, considerato il padre della nazione. Oltre ad attrarre milioni di turisti ogni anno per le sue ricchezze storiche e culturali, la metropoli uruguaiana offre tantissime altre attività per gli amanti dello sport e della buona cucina.

Un viaggio esperienziale all’insegna del divertimento e delle prelibatezze gastronomiche

La capitale è famosa anzitutto per le sue splendide spiagge tropicali, affacciate sull’oceano Atlantico, che creano lo scenario perfetto per il kitesurf. Gli appassionati della tavola, infatti, trovano qui condizioni ideali per praticare questo sport, come il forte vento, le alte onde e l’acqua tiepida. Tantissime anche le scuole di kite a disposizione dei turisti in cerca di divertimento. Ma non è tutto, il surf e la vela assicurano uno svago altrettanto adrenalinico grazie alle imponenti onde, dovute all’incontro dell’oceano con il fiume Santa Lucía. Quest’ultimo, difatti, genera forti correnti. I più fortunati, inoltre, potranno ammirare i meravigliosi pappagalli verdi che volano lungo la costa. 

Montevideo è rinomata anche per la tradizione culinaria. Uno dei piatti tipici, a base di carne, è l’asado uruguaiano, uno speciale arrosto alla brace che può essere preparato alla parrilla (detta anche parrillada), alla cruz (con uno spiedo a forma di croce) o al chulengo, tecnica diffusa soprattutto nella regione della pampa. Il chivito è, invece, il celebre fast food dell’Uruguay; si tratta di un invitante panino ripieno di carne, formaggio, lattuga e prosciutto, condito con salsa alla maionese, olive e sottaceti. Vi è poi il Queso Colonia, formaggio a pasta gialla dalla consistenza semidura, ottenuto dal latte bovino. I palati dolci non possono non provare, infine, il postre chajá, un dessert a base di meringa e pan di spagna, decorato con panna, pesche e fragole.

Montevideo, una meta strategica per raggiungere le località limitrofe

Grazie alla sua collocazione strategica, Montevideo permette di visitare gli altri siti d’interesse della zona, tra cui Colonia del Sacramento (in sole due ore), Punta del Este e persino la “Parigi del Sudamerica”, Buenos Aires. La prima è un’affascinante cittadina affacciata sull’oceano, che ha conservato negli anni i tratti tipici del paese. Il suo corso permette di godere di lunghe passeggiate, durante le quali è possibile contemplare molteplici scorci instagrammabili.

Punta del Este è, invece, universalmente conosciuta come la “Saint-Tropez dell’Uruguay”, meta prediletta da coloro che amano trascorrere la stagione estiva tra villette alberate e deliziosi litorali dorati. Infine, con qualche ora di viaggio in battello, potrete raggiungere e scoprire la movimentata capitale argentina.

Montevideo Uruguay cucina
Prodotti artigianali tipici del paese (ph. by Anselmo Prestini)

La capitale uruguaiana, infine, custodisce lo storico faro di Punta Carretas, risalente al 1876, alto 21 m. Si erge nell’estremo sud della città e costituisce il principale punto di riferimento per le barche provenienti dal Banco Inglés o dal porto di Buceo, come per quelle poste all’ingresso del fiume Santa Lucía, a ovest di Montevideo. La sua luce riesce infatti a raggiungere le 15 miglia di distanza, con un lampo ogni dieci secondi.

Montevideo faro
Lo storico faro di Punta Carretas (ph. by Anselmo Prestini)

Nell’immagine in apertura, uno scorcio di Montevideo (ph. by Anselmo Prestini)

‘Come da copione’: l’omaggio alla scrittura di Pierfrancesco Favino nella nuova campagna Pineider

Considerata la caratura di tanti, illustri clienti affidatisi, nel tempo, agli articoli deluxe di Pineider (tra reali, politici, intellettuali, esponenti del mondo artistico), sorprende fino a un certo punto che la griffe fiorentina abbia deciso di legare la propria immagine a quella di un big della scena attoriale come Pierfrancesco Favino. Interprete racé e versatile, dal curriculum fitto di riconoscimenti (che comprendono tre David di Donatello, sei Nastri d’argento, la Coppa Volpi per il ruolo di Alfonso Le Rose in Padrenostro), l’attore ha contribuito a scrivere pagine importanti del cinema tricolore, dando vita a una sfilza di personaggi memorabili, dal “Libanese” di Romanzo criminale (che, nel 2005, lo impose all’attenzione del grande pubblico) al pentito di Cosa nostra Tommaso Buscetta de Il traditore, dal Bettino Craxi di Hammamet al protagonista de Il colibrì, appena uscito nelle sale, adattamento dell’omonimo romanzo (vincitore del Premio Strega) di Sandro Veronesi.

Pierfrancesco Favino Pineider
Ph. courtesy of Pineider

In concomitanza con l’uscita di quest’ultima, attesa pellicola, Pineider ha svelato, durante un evento nella boutique di via Alessandro Manzoni, a Milano, la collaborazione con Favino, che ribadisce per l’ennesima volta lo stretto legame della maison col mondo cinematografico e letterario, ambiti imperniati su valori affini ai propri, in primis quello della scrittura (pilastro fondamentale per entrambi), e poi la riflessione, la ricerca di nuove identità, sulle pagine di un libro come davanti alla macchina da presa, l’eleganza frutto di precise scelte espressive, la tensione continua al miglioramento.

Qualità che hanno contraddistinto anche il percorso artistico di uno dei migliori attori della sua generazione, che nelle immagini della campagna racconta la passione per la scrittura a mano, il viaggio, la raffinatezza senza tempo che è conditio sine qua non del miglior made in Italy, quello di cui il marchio è alfiere da oltre due secoli.

Una campagna che celebra il valore dell’attesa, rappresentata dalla pagina bianca, da riempire – e interpretare – in modo del tutto personale

Il copione, per Favino, è una pagina di bellezza carica di emozione, preludio allo costruzione dell’ennesimo alter ego sullo schermo, che dà forma e ordine all’essenza delle parti. In una vita che, come quella del “suo” Marco Carrera ne Il colibrì, è scandita da continue sospensioni, l’obiettivo dovrebbe essere rimanere ancorati tanto alle proprie riflessioni più intime, quanto alla quotidianità; usando, magari, gli strumenti di scrittura, la cancelleria e le proposte di pelletteria targate Pineider, pensate per uno stile di vita dinamico che, però, sappia – e voglia – concedersi momenti di analisi, di raccoglimento, da consegnare a parole vergate di proprio pugno; perché mai come in questo periodo storico, in cui (quasi) tutto passa per l’estemporaneità di social e digitale, risulta valido il precetto latino del verba volant, scripta manent.

Gli scatti dell’attore romano per il brand declinano il concetto di attesa, quella che intervalla gli attimi trascorsi scrivendo, e si mantengono in equilibrio tra le sue origini ultrasecolari e la trasformazione, l’evoluzione che lo connota fin dalle origini, come spiegato del resto nel Manifesto della casa toscana, a firma dallo scrittore Enrico Dal Buono. La paura della pagina bianca, invece, intende lodare la perseveranza e concentrazione necessarie per poterla riempire a modo proprio, ça va sans dire.

La campagna Come da copione è, in definitiva, un elogio del cosmopolitismo, dell’heritage sofisticato, della conquista del proprio tempo interiore; la scelta di Favino come ambassador di Pineider trova una corrispondenza nel dinamismo di un’azienda che ha sempre saputo far fronte alle sfide della contemporaneità, come dimostrano – tra le altre cose – la nuova sede di Firenze, i corner nei principali department store e all’aeroporto di Milano Malpensa, le aperture dei monomarca in metropoli quali New York e Singapore.

Montblanc x Naruto, la collaborazione che omaggia l’universo culturale della serie anime

Pochi medium hanno, oggi, una rilevanza e pervasività paragonabili a quelle dei manga e anime giapponesi, spesso bollati tuttora, in modo a dir poco semplicistico, come “semplici” fumetti o cartoni animati, quando si tratta di prodotti culturali a tutti gli effetti, che il più delle volte hanno poco da invidiare a mezzi narrativi “alti” per definizione quali romanzi o film. Ne è consapevole Montblanc, che ha scelto di omaggiare uno dei manga/anime più famosi in assoluto, Naruto; un autentico fenomeno culturale, in virtù dei suoi 250 milioni di copie vendute in 46 paesi.

Montblanc x Naruto
Alcune proposte della capsule Montblanc x Naruto (ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc)

Da esattamente vent’anni, le avventure del ninja Naruto Uzumaki, giovane orfano che lotta con tutte le sue forze per diventare un Hokage, il ninja più forte a capo del villaggio, appassionano fan di ogni dove. Nella ricerca d’identità che, come un fil rouge, si dipana lungo tutti gli episodi, è fondamentale il valore della conoscenza, trasmessa a Naruto dal più maturo Jiraiya, eremita e mentore del protagonista; con un passato da grande ninja, Jiraiya intende tramandarla, appunto, al suo figlioccio e ultimo allievo. Montblanc tiene a sottolineare proprio l’importanza della trasmissione del sapere da una generazione all’altra e, in generale, tra le persone; cogliendo l’occasione del 20esimo anniversario del personaggio creato da Masashi Kishimoto, di cui riconosce pregnanza ed influenza culturale, il marchio tedesco presenta una speciale collezione di strumenti da scrittura, accessori (tra cui smartwatch) e pelletteria.

Montblanc x Naruto Tokyo
L’allestimento dell’evento di lancio della collab Montblanc x Naruto a Tokyo (ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc)

Montblanc x Naruto evento
Ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc

Una collab che celebra l’importanza della trasmissione del sapere

Alfieri della collaborazione, ovviamente, i personaggi della serie, raffigurati su sfondo nero; gli accessori si distinguono inoltre per gli accenti di arancione “carico”, quasi fluo (stessa tonalità della tuta indossata dal protagonista del mondo di finzione ideato da Kishimoto), che di volta in volta prendono la forma di pennellate, gocce d’inchiostro, simboli calligrafici.

Tra gli item di punta della collezione, un’icona del brand di Amburgo quale è la Montblanc Meisterstück, massima espressione di quella art de l’écriture che è, da sempre, il fiore all’occhiello della casa, da decenni al servizio dell’espressione di sé, della creatività che può sprigionarsi su un foglio di carta intonso; è disponibile in versione roller, penna a sfera o stilografica, con pennino in oro impreziosito dalla finitura rutenio e dall’emblema del “Villaggio nascosto tra le foglie” (una delle principali ambientazioni dell’anime) in oro giallo. Complementi ideali della Meisterstück, lo speciale inchiostro orange, contenuto in una boccetta di vetro, e un prezioso quaderno, su cui si staglia la sagoma del ninja più famoso al mondo.

La linea di pelletteria comprende invece un marsupio a spalla e uno indossabile cross-body, una borsa reporter formato mini da portare a tracolla, una tote bag, un astuccio con cinturino da polso. Ogni accessorio è contraddistinto dall’immagine di Naruto e/o Jiraiya su pelle scura, mentre l’interno in pelle arancione rivela i suddetti motivi calligrafici.
Tra gli accessori di piccola pelletteria troviamo un portacarte tascabile a tre scomparti, un portafoglio compatto, un astuccio per penne, un portachiavi e una cintura in pelle, con fibbia che riporta l’iniziale della maison, senza dimenticare le proposte tech, tra cui una cover per iPhone 13 e una custodia per Air Pods. Dulcis in fundo, lo smartwatch Montblanc x Naruto Summit 3, con animazioni dedicate sul display.

Una collezione completa di strumenti da scrittura, pelletteria e accessori

Montblanc x Naruto collection
Montblanc x Naruto (ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc)

«Naruto – precisa Nicolas Baretzki, CEO del marchio – è un fenomeno culturale che parla a tutte le generazioni, perché impartisce lezioni di vita in modo dinamico, avvincente e accessibile. Una di queste lezioni è il valore che deriva dalla trasmissione della conoscenza, un tema strettamente legato alla tradizione della scrittura a mano di Montblanc e alla sua missione: ispirare le persone a lasciare il proprio segno nel mondo in modo significativo e mirato».

Evan Mock Montblanc
Nicolas Baretzki ed Evan Mock all’evento Montblanc x Naruto a Tokyo (ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc)

Per celebrare la collab, il team di Naruto ha realizzato uno speciale corto anime che ruota intorno al potere della scrittura e della trasmissione, con Jiraiya che riflette sul percorso del suo allievo, consigliandolo su ciò che conta veramente nella vita; con l’inchiostro della sua penna stilografica, il mentore del protagonista cattura dunque i propri pensieri su cosa significhi davvero essere un ninja. Il film animato è stato proiettato in anteprima durante gli eventi di lancio della capsule collection, tenutisi in contemporanea a Tokyo e Londra, alla presenza di numerosi modelli, attori, influencer e celebrities, come – nel primo caso – Evan Mock, Lucky Blue Smith, Nic Kaufmann, Patricia Manfield, Hikari Mori, e – nel secondo – Raggie Yeates, Benji Krol, Sofiyan Boudouni, Simone Berlini.

La collezione Montblanc x Naruto è disponibile dall’11 ottobre 2022 nelle boutique Montblanc e sull’e-store ufficiale della griffe.

Patricia Manfield 2022
Patricia Manfield (ph. by Kenta Harada/Getty Images for Montblanc)

Nell’immagine in apertura, alcuni articoli della collezione speciale Montblanc x Naruto (ph. courtesy of Montblanc)

Slowear & Sebago, una collab all’insegna dello stile timeless

Quando due marchi come Slowear e Sebago – sinonimo di bel vestire d’impronta, rispettivamente, sartoriale e preppy – decidono di unire le forze, l’oggetto della sinergia creativa non può che riguardare un simbolo imperituro dello stile for him, ossia il mocassino.
Scarpa dall’anima formale ma decisamente versatile quanto ad abbinamenti e occasioni d’uso, il loafer è ora al centro della collaborazione tra due aziende di ready-to-wear dal lungo, glorioso heritage, che decidono di porre l’accento sui principi stilistici cari a entrambe, convogliandoli nella rilettura del modello più rappresentativo del brand a stelle e strisce.

Una capsule collection incentrata sul mocassino penny loafer di Sebago, simbolo di eleganza senza tempo

Parliamo del Classic Dan, modello signature di Sebago, penny loafer dalla linea sfinata (divenuto, negli anni, un complemento di stile irrinunciabile per gli studenti dell’upper class americana, iscritti alle prestigiose università della cosiddetta Ivy League) che, per l’occasione, si veste di materiali esclusivi, primo fra tutti il pregiato Shell Cordovan, un pellame di qualità sopraffina, noto da sempre per l’estrema resistenza alle increspature, che gli consentono di mantenere la forma originaria a dispetto dell’utilizzo prolungato o dello “stress” cui può essere sottoposto.

Slowear Sebago collezione
Ph. courtesy of Slowear

Impiegato per realizzare la tomaia dei mocassini protagonisti della capsule, li trasforma in oggetti pressoché indistruttibili, esaltandone il quid di durabilità, un valore cui Slowear (gruppo veneto che declina la sua visione raffinata, espressione di cura e dedizione al prodotto, nelle collezioni delle etichette di proprietà Incotex, Zanone, Glanshirt e Montedoro) riserva, da tempi non sospetti, la massima attenzione. Il Classic Dan rivisitato della collab Sebago x Slowear si presenta, dunque, come un accessorio da connoisseur col pallino dell’unicità, in grado di apprezzare la ricercatezza di calzature pensate per trascendere tendenze modaiole più o meno effimere.

Sebago x Slowear 2022
Ph. courtesy of Slowear

Lo stesso modello, tra l’altro, è disponibile in una versione in pelle di vitello martellata extra soft, anch’essa all’insegna dell’eleganza timeless, ça va sans dire.
La capsule collection è disponibile in esclusiva nelle boutique Slowear e sull’e-store del marchio slowear.com.

Sebago Slowear mocassini
Ph. courtesy of Slowear

Nell’immagine in apertura, i mocassini in pelle martellata della capsule Sebago x Slowear (ph. courtesy of Slowear)

‘Rosalia, e luce sia’, l’omaggio di Angelo Yezael Cruciani alla patrona di Palermo

Nel capoluogo siciliano, lo scorso 10 luglio, un’unica rosa formata da cinquemila candele ha illuminato il sagrato della cattedrale, accendendo altrettanti sogni che sono volati in alto, alla ricerca della “Santuzza”, come viene affettuosamente chiamata dagli abitanti la santa patrona. Un omaggio sincero e delicato, quello di Rosalia, e luce sia, concepito da Angelo Yezael Cruciani (figura a dir poco poliedrica, stilista e artista in egual misura), che è partito dal cuore antico della città per farla sentire ancora più viva.

Rosalia e luce sia 2022
La rosa di Rosalia, e luce sia, formata da migliaia di candele

Un’installazione site-specific che ricorre ai fiori per celebrare la figura della santa

Già nel settembre 2020 il creativo, da sempre follemente innamorato di Palermo, aveva creato un’enorme rosa con duemila cuori, ricevendo la benedizione papale. Si era trattato del primo omaggio post pandemia a Santa Rosalia, nell’anno che aveva cancellato il Festino insieme a migliaia di altre manifestazioni. Cruciani (fondatore del brand Yezael, con cui ha vestito celebrità quali i Måneskin, Elodie, Ghali), è del resto abituato a spaziare  tra arte e moda; in entrambe infonde armonia e consapevolezza, attraverso il ricorso ai simboli e alla creazione di momenti collettivi, che ricordano il valore dell’unione e dell’amore.

cattedrale Palermo
La cattedrale di Palermo vista dall’alto durante l’accensione dei ceri di Rosalia, e luce sia

Quest’anno, dunque, è tornato a celebrare il Festino della rinascita con una nuova installazione site specific, svelata – come detto – domenica 10 luglio, con la tradizionale accensione del Cero di Santa Rosalia cui è seguita quella, simultanea, di migliaia di altre candele; un’iniziata resa possibile dal supporto di Stefania Morici (che ha ideato l’operazione con Angelo) e dell’Arcidiocesi. Vista dall’alto, la “rosa” di candele è spettacolare, un potente concentrato di pura energia, a metà tra street e land art.

Rosalia e luce sia Angelo Cruciani
Angelo Cruciani durante l’accensione delle candele che hanno composto l’opera

Il secondo capitolo di Rosalia, e luce sia al Santuario di Montepellegrino

Il successo è stato tale che si è deciso di replicare, portando l’omaggio floreale proprio “a casa” della Santuzza, cioè nel Santuario di Montepellegrino; nello specifico, nel punto dove i pellegrini si recano per la cosiddetta “acchianata”, un’ascesa che è anche una ricerca di verità e fede.
La scelta del fiore, stavolta, è ricaduta sul giglio, fiorito – e benedetto – sul sagrato domenica 4 settembre; un’opera partecipata, perché chiunque ha potuto accendere il proprio cero; alla fine, il giglio del secondo e ultimo capitolo di Rosalia, e luce sia è stato frutto delle condivisione, delle mille mani che hanno abbracciato idealmente la santa.

Rosalia e luce sia opera
Il giglio protagonista del secondo capitolo di Rosalia, e luce sia

Commentando l’installazione, Cruciani l’ha definita “un atto di speranza verso il futuro, Santa Rosalia è per me un’opportunità di guarire dalla mia peste, l’ego. La vita continua a riportarmi in questa meravigliosa città per imparare la lezione dell’umiltà che la Santuzza ci insegna”; ha inoltre posto l’accento sul suo “legame con il fuoco, potentissimo, poiché costantemente mi insegna che tramite la trasformazione possiamo crescere ed evolvere”.
Stefania Morici, da parte sua, ha evidenziato come “in un momento delicato come quello che stiamo attraversando, accendere migliaia di luci per Santa Rosalia significa accendere le nostre speranze e i nostri cuori, da troppo tempo spenti e paralizzati dalle ‘pesti’ di questo millennio: il Covid e la guerra”.

Nell’immagine in apertura, la rosa dell’installazione di Angelo Cruciani vista dall’alto

‘L’Italia di Magnum’, il Belpaese visto dai mostri sacri della fotografia

Fino al 5 febbraio 2023, a Portogruaro, in provincia di Venezia, il Palazzo Vescovile presenta la mostra L’Italia di Magnum, a cura di Walter Guadagnini e Arianna Visani. Si tratta di una strepitosa carrellata di oltre cento immagini sugli ultimi settant’anni del nostro paese, in bilico tra storia e costume, cronaca e tradizione, eventi epocali e momenti di quotidianità nelle principali città della Penisola, firmate da fuoriclasse dell’obiettivo in forza all’agenzia fotografica più prestigiosa in assoluto, da Robert Capa e David Seymour (due dei fondatori) a Paolo Pellegrin, passando per Elliott Erwitt, René Burri, Ferdinando Scianna e tanti altri. Il progetto s’inserisce in un’iniziativa di respiro internazionale che intende promuovere e valorizzare la città di Portogruaro e l’intero territorio della Venezia Orientale.

Foto di big dell’agenzia Magnum Photos che documentano settant’anni di storia italiana

La rassegna prende il la da due serie eccezionali, una di Capa, dedicata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in cui il grande fotoreporter ungherese descrive per immagini una nazione distrutta da cinque anni di conflitto; l’altra di Seymour, che nel 1947 ritrae i turisti che tornano a visitare la Cappella Sistina, eterno simbolo di rinascita dell’Italia.
Si prosegue con le immagini di Elliott Erwitt e René Burri, tra bellezze e contraddizioni della Roma del dopoguerra (colte dal primo con lo sguardo arguto, affettuosamente ironico che l’ha reso famoso) e il reportage del secondo di un evento clou per la cultura italiana del tempo, la mostra su Picasso che si tenne nel 1953 a Milano. Lo stesso decennio, quello a cavallo tra Cinquanta e Sessanta, viene documentato da Thomas Hoepker (che fotografa il trionfo di Cassius Clay – poi Muhammad Alì – alle Olimpiadi romane del 1960) e da Bruno Barbey, che segue nel 1964 i funerali di Togliatti, figura centrale della politica tricolore.

Ferdinando Scianna foto Sicilia
Boys at the festival of Saint Antonino, Bagheria, Sicily, Italy, 1975 – © Ferdinando Scianna/Magnum Photos

Un racconto per immagini che arriva fino ai grandi temi del presente

Gli anni Settanta sono invece sinonimo di cambiamenti radicali: Scianna coglie l’avvio di una fase storica inedita attraverso le immagini di una Sicilia mutevole, mentre Leonard Freed immortala frammenti dello storico referendum sul divorzio. Una decina di scatti, sempre di Scianna, aprono gli anni Ottanta con i ritratti di Silvio Berlusconi in versione imprenditore di successo, appena prima della discesa in politica.

Leonard Freed 2022
Divorce Law in Italy, Rome, Italy, May 1974 – © Leonard Freed/Magnum Photos

Alla fine del percorso espositivo si arriva alla contemporaneità, con Alex Majoli che racconta le discoteche romagnole di allora (anni Novanta e Duemila) e oggi. Pellegrin, infine, chiude idealmente l’excursus visivo, con le potenti immagini di due folle, quella dei fedeli in piazza San Pietro, durante la veglia per la morte di Papa Giovanni Paolo II, e quella di un gruppo di migranti assiepati su un barcone, memento delle tragiche condizioni di tante, troppe persone ai quattro angoli del globo.

Nell’immagine in apertura, Duomo, Milan, Italy, 1986 – © Martin Parr/ Magnum Photos

Design circolare, il progetto The North Face x Accademia Costume & Moda

Lo scorso 3 ottobre, a Milano, The North Face – marchio leader mondiale nel settore dell’esplorazione e outdoor, conosciuto soprattutto per i giubbotti imbottiti in colori accesi, passati in men che non si dica dalle escursioni in alta quota alle strade delle metropoli internazionali – ha presentato i risultati di un’iniziativa lodevole, nel segno della circolarità e dell’upcycling, temi ormai fondamentali per l’industria fashion – e non solo. Nello specifico, una serie speciale di capi, frutto della collaborazione con la prestigiosa Accademia Costume & Moda di Roma, i cui migliori studenti hanno lavorato in coppia per creare capispalla innovativi, con lo sguardo rivolto al futuro ed al design circolare.

10 pezzi one of a kind, che uniscono ricercatezza creativa e circolarità

Il risultato sono dieci pezzi unici, svelati in occasione dell’evento presso lo store meneghino di VF Corp (gruppo americano che controlla, oltre al celebre produttore di outerwer, decine di label iconiche, tra cui Supreme, Vans, NapapijriTimberland e Dickies) “Orefici 11”, nel cuore della città, dove resteranno esposti fino al 10 ottobre. Beneficiando di una formazione specifica su design circolare e comunicazione del brand da parte di The North Face, i venti studenti selezionati hanno avuto la possibilità di reinterpretare vecchi capi di abbigliamento a modo loro, dandogli una seconda vita. Per l’occasione, l’atleta del team The North Face Xavier de Le Rue (figura mitica dello snowboard freeride) ha suggerito il ruolo fondamentale che possono rivestire i capi tecnici nel supportare l’esplorazione, verificando poi che i progetti finiti conservassero un forte legame con le performance e il mondo outdoor in generale.

Darren Shooter, Design Director di The North Face EMEA, ha così commentato: «La sostenibilità e il design all’avanguardia sono stati una parte fondamentale del Dna di The North Face sin dalla sua fondazione nel 1966. In qualità di leader del settore, sfidiamo costantemente noi stessi non solo a creare prodotti della migliore qualità, ma anche a garantire la riduzione al minimo del loro impatto ambientale. I capi REMADE dal design circolare, creati dagli studenti dell’Accademia Costume & Moda, sono un meraviglioso esempio di ciò che sta accadendo nel design e sono entusiasta che tutti abbiano la possibilità di vedere questa collezione».

The North Face upcycling 2022
Ph. courtesy The North Face

Remade The North Face 2022
Ph. courtesy The North Face

Nell’immagine in apertura, uno dei dieci pezzi REMADE The North Face realizzati dagli studenti dell’accademia

Il restyling dell’hotel Ariston, tra storia e sostenibilità nel cuore di Milano

Sono gli anni Cinquanta, nel contesto del dopoguerra animato dalla voglia di ripresa e di riscatto sociale, quando l’hotel Ariston apre le sue porte a Milano. Quasi 70 anni dopo la sua nascita, un grande evento di inaugurazione anima la suggestiva terrazza panoramica e gli ambienti del dehors dell’edificio progettato da Giovanni Pellegrino nel 1954. Realizzato secondo i criteri della bio-architettura, l’Ariston è noto come il primo hotel ecologico d’Europa.

Situato in Largo del Carrobbio, nel cuore della Vecchia Milano, l’hotel, caratterizzato da spazi moderni ed accoglienti in stile minimal, è affiancato da un edificio simile, opera dello stesso architetto. Le due strutture rappresentano le torri romaniche delle vecchie mura di Milano. Francesco Vitrano Catania e da Girolamo Calandrino, albergatori siciliani, acquisiscono la struttura sul finire degli anni Settanta. Oggi, al timone dell’hotel Ariston, le figlie continuano a perseguire la filosofia originaria di rispetto per l’ambiente. In quest’ottica, la ristrutturazione della struttura nel 2020, voluta dagli amministratori Vincenza Calandrino e Giovanni Bonaccorso, pone sempre al centro il concept di sostenibilità che ricorre anche nell’estetica degli ambienti, in cui i colori materici evocano il mood green tanto caro all’Ariston.

La vista di Milano dall’hotel Ariston

Rispetto del passato e svolta green per l’hotel Ariston

L’hotel Ariston è stato oggetto tra il 2020 e il 2021 di un recupero conservativo della struttura interna, nel rispetto della storicità dell’albergo e con l’obiettivo di esaltarne lo spirito sostenibile. L’intero piazzale adiacente è stato inoltre riqualificato con l’inserimento del nuovo verde, di un bar esterno e di dehors per aperitivi con degustazioni di prodotti gourmet.

Autorità, giornalisti e ospiti hanno preso parte giovedì 29 Settembre 2022, in un’atmosfera esclusiva e raffinata, alla serata di inaugurazione dell’hotel, destinato ad affermarsi come importante salotto nel quartiere Carrobbio, luogo di incontro elegante che coniuga con savoir-faire la tradizione milanese con l’ospitalità del sud.

Gli interni dell’hotel Ariston


La collezione F/W 2022 U.S. Polo Assn. fonde autenticità e innovazione

Per la stagione Fall Winter 2022/23 U.S. Polo Assn. presenta una collezione autentica e colorata, all’insegna di quell’essenzialità, funzionalità e praticità che contraddistinguono da sempre i valori del mondo della label.

Us Polo Assn novità 2022
Accessori della nuova collezione FW 2022 del brand

U.S. Polo Assn. è l’unico marchio ufficiale della United States Polo Association, tra le più antiche organizzazioni sportive degli Usa, che due anni fa ha celebrato il suo 130esimo anniversario. Il brand è inoltre il quarto maggiore licensor sportivo globale, secondo la prestigiosa Top List pubblicata dalla rivista License Global. La scrupolosa ricerca materica e la cura maniacale per le rifiniture dei dettagli sono dunque parte del suo Dna, e risultano ancora oggi i veri protagonisti della collezione di borse e accessori. Grafiche, colorazioni, essenzialità delle linee rendono le proposte dell’azienda inconfondibili, delle autentiche icone di stile ed eleganza, fashion e casual in egual misura.

La novità di questa stagione sono il nylon imbottito e la morbida lana, che si vanno ad aggiungere ai classici materiali impiegati per le borse, vera pelle, ecopelle e similpelle. D’impostazione sportiva è la linea sostenibile Stanford e New Rogersville. Nella collezione donna, lo stile è sempre dettato da uno spiccato senso di eleganza, restituito da ricercati dettagli made in Italy.
Linee classiche e raffinate anche per Forest e New Jones, must da città che si adattano con disinvoltura a qualsiasi look, dal mattino alla sera.

Borse e accessori in equilibrio tra ricercatezza e praticità, pensati per adattarsi a qualunque contesto

Accanto ai grandi classici U.S. Polo Assn, spiccano le nuove proposte del marchio americano, come Mansion, innovativa e autentica, una tracolla sportiva in jacquard bicolore, disponibile in ben sei varianti. Non passano poi inosservate le linee Girardeau, una sporty bag in nylon imbottito e super morbido, e Trophy, borsa casual in lana ed ecopelle con maxi tartan.

La collezione F/W 2022 si rivolge anche all’uomo, spaziando tra accessori pensati per occasioni formali, sport e tempo libero. Cambridge e Seattle, più rigorose e funzionali, sono state modernizzate dalla nuova Big Sky, un modello business ma casual e dinamico. Estremamente funzionale è infine Bozeman, dalla linea giovane, con stampe e grandi tasconi per rendere ogni attività il più pratica possibile.

‘Diptych’, le polaroid sperimentali di Toni Meneguzzo in mostra a Milano

Fino al 19 novembre sarà esposta, nella galleria milanese 29 Arts in Progress di via San Vittore (un’istituzione per quel che riguarda la fotografia artistica),Toni Meneguzzo: Diptych, mostra personale dell’eclettico fotografo italiano. Parliamo di un artista che gode di fama mondiale nel fashion system, avendo collaborato con le testate più autorevoli, di settore e non, dai magazine del gruppo Hearst (Harper’s Bazaar, Marie Claire, Elle Decor…) a Vogue, dal New York Times al Corriere della Sera e d Repubblica.

Toni Meneguzzo landscapes
Gozo, dalla serie Causa/Effetto, 2017 – 2018

L’esposizione rappresenta il culmine di un lungo processo di ricerca, che ha portato i galleristi e il curatore, Giovanni Pelloso, a selezionare con cura oltre sessanta opere, molte delle quali inedite, tra polaroid di grande formato (20 x 25 cm), per le quali Meneguzzo è internazionalmente conosciuto, e nuovi lavori della serie fotografica Causa/Effetto.
Sono però gli scatti istantanei i veri protagonisti dell’opera autoriale e della carriera di questo maestro dell’obiettivo. Meneguzzo è noto per essere un artista raffinato e originale, fautore di approccio sui generis, alternativo, attraverso cui interpreta soggetti che simboleggiano bellezza e cultura, dalle top model (protagoniste delle campagne pubblicitarie realizzate per i principali marchi di prêt-à-porter degli anni Ottanta e Novanta) ai volti eterei delle donne giapponesi, incontrate nei lunghi viaggi in Estremo Oriente, fino agli elegantissimi ikebana, omaggiati nella rassegna di 29 Arts con due pezzi unici, ingrandimenti di Polaroid 809.

Toni Meneguzzo art
Ikebana, 1997

On show gli scatti sui generis dell’autore, composizioni ricercate di notevole impatto visivo

Nelle sue opere più recenti, l’autore effettua delle sperimentazioni attraverso l’uso di acetati e transfert su carta per le polaroid e il ricorso a specchi, pigmenti e fili; sprigiona nel paesaggio pigmenti di pittura organica che, interagendo con la casualità degli elementi naturali come luce e vento, danno forma a composizioni astratte di grande impatto visivo, registrate nella loro unicità e irripetibilità in un “pellegrinaggio verso l’ignoto”, come lo definisce lui.

Lo sguardo dello spettatore, pertanto, viene colpito dall’affiancamento inusuale di ritratti, nudi, fiori e still-life, in cui l’evanescenza delle foto a sviluppo istantaneo incontra la vivacità di scatti digitali dalle tonalità decise (turchese, porpora, ocra) o più fredde, guidato nella contemplazione dall’accordo cromatico delle immagini, che compongono una sinfonia inedita, unica nel suo genere. Come scrive Ivo Bonacorsi nel testo critico che accompagna l’exhibition, infatti, «Toni Meneguzzo ha sempre avuto, rispetto alla fotografia, un approccio molto personale, nel quale la tecnica rigorosa si mescola all’utilizzo disinibito del caso».

nudi artista mostra 2022
Nude of J., 1985 

ikebana arte 2022
Stil, 1993

Toni Meneguzzo: Diptych

29 Arts in Progress gallery, via San Vittore 13, Milano

20 Settembre – 19 Novembre 2022

Orari di apertura: martedì – sabato, 11.00 – 19.00 (solo su prenotazione)

Per maggiori Informazioni: [email protected] | 29artsinprogress.com

Nell’immagine in apertura, Gozo #2 di Toni Meneguzzo, della serie Causa/Effetto, 2017 – 2018

Brais Albor, il giovane designer spagnolo che sfida la nozione di mascolinità

Appena laureatosi al Central Saint Martins College, il designer 28enne Brais Albor, originario di Santiago de Compostela, ha presentato la sua prima collezione menswear a marzo, in occasione della sfilata di fine corso della prestigiosa scuola londinese, tornata a svolgersi in presenza dopo lo stop per la pandemia. Tenutosi nelle giornate della fashion week londinese, il défilé collettivo (dal titolo Shiny Shiny) ha permesso di mostrare le rispettive creazioni a 32 studenti del Master in Fashion; tra loro Albor, appunto, col suo mix di codici sartoriali, elementi provenienti dal womenswear, forme e suggestioni desunte dal mondo animale e una dose abbondante di ironia (mirata ad abbattere gli stereotipi tradizionalmente associati all’idea di mascolinità), combinate tra loro per definire l’identità di «un essere umano potente e rivoluzionario», che lo stilista pone al centro del brand eponimo.
La prova gli è valsa l’ingresso nella rosa dei finalisti dell’edizione 2022 di ITS – International Talent Support, dedicato allo scouting e supporto dei talenti emergenti della moda.

Brais Albor
Un ritratto del designer, che indossa capi e accessori della sua prima collezione A/I 2022

Abbiamo rivolto direttamente a lui alcune domande, per conoscere meglio un creativo destinato, con ogni probabilità, a farsi strada nel settore dell’abbigliamento maschile.

Intervista a Brais Albor

Parlaci del tuo background e delle tue esperienze professionali…

Mi sono laureato in Spagna, a Santiago de Compostela, presso l’EASD di Mestre Mateo; l’ultimo anno del corso di laurea l’ho frequentato in Erasmus all’Accademia di Belle Arti di Brera. È allora che conosco Milano, una città che mi piace molto. Dopo l’Erasmus, ho fatto uno stage presso la Casa d’Arte Fiore, dove sono rimasto tre anni e mezzo, lavorando come modellista di abiti maschili per il cinema e il teatro, imparando davvero tanto sul costume storico, la moda e le loro strutture. Ho provato a lavorare nella moda milanese, ma dopo esser stato respinto diverse volte ho deciso di studiare di più, così ho fatto domanda (due volte) alla Central Saint Martins, trasferendomi a Londra per il Master in Fashion.
Sono stato tra gli studenti che hanno sfilato in passerella durante la London Fashion Week. La collezione finale del MA Fashion è la stessa con cui ho presentato la domanda all’ITS – International Talent Support. Dopo il défilé, Marc Goehring (Fashion Director del magazine 032c, nda) ha voluto conoscere meglio la collezione e, dopo averci parlato, è volato a Londra per supportarmi con la sua esperienza e talento, curando lo styling per la campagna pubblicitaria e le immagini del lookbook.

Brais Albor brand collezione
Outfit della collezione Brais Albor A/I 2022

“Voglio far sentire chi indossa i miei abiti forte, sicuro di sé”

Puoi spiegarci il concept del marchio, della prima collezione e, in generale, della tua idea di mascolinità?

Riguardo la collezione, ho voluto portare persone dalle forme non standard sotto i riflettori, togliendole dalla condizione di ombra, d’invisibilità in cui erano relegate. Sottolineo i loro corpi con costruzioni sartoriali, abbracciando ed esaltando la fisicità. Utilizzando la moda sartoriale, voglio far sentire chi indossa i miei abiti forte, sicuro di sé. Potrei definirlo più o meno un gentiluomo che indossa capi potenti ma, internamente, è dolce come una poesia.

La mia collezione di debutto, Descent of Human, and natural Selection in Relation to Love, prende le mosse dalla mascolinità tossica, dalla figura del dandy nel XX secolo e dagli istinti animali; insieme, creano l’uniforme del personaggio che ho immaginato, potente e rivoluzionario, capace, determinato ad essere parte del cambiamento.
Il casting, perciò, è stato molto importante, ho cercato esseri umani veri, con taglie canoniche, non da passerella insomma, perché sono in contrasto con gli abiti e rompono gli stereotipi sul menswear della moda. In sostanza, si tratta di una collezione maschile creata però nel modo meno maschile possibile, così da definire una nuova identità.

Ho lavorato con texture e materiali sostenibili, usando tessuti di recupero, una scelta che mi ha permesso di ottenere pezzi di qualità e, allo stesso tempo, di essere attento all’ambiente. Le scarpe, poi, sono state realizzate in collaborazione con l’azienda familiare italiana Atelier Vania, che inizialmente produceva scarpe da donna in numeri grandi e, dopo questa collaborazione, ha deciso di produrre tacchi alti per tutti. Tutto ciò ha aggiunto un heritage al valore della mia proposta. Sono elementi che forniscono ai modelli, i miei personaggi, gli strumenti necessari per combattere una rivoluzione dell’amore.

Brais Albor ITS Trieste
Il finale dello show di Brais Albor alla 22esima edizione di ITS – International Talent Support

Brais Albor ITS Trieste
Il designer (a destra) con due modelli alla finale di ITS

“Credo che il mio sangue spagnolo, la cultura della mia città mi spingano a creare gli abiti in questo modo”

C’è un’influenza spagnola nel tuo lavoro?

Probabilmente si riflette ovunque, credo che il mio sangue spagnolo, la cultura della mia città mi spingano a creare gli abiti in questo modo, criticando con ironia la nozione comune di “macho iberico”, uno stereotipo tossico che vorrei eliminare, utilizzandolo per dar vita a qualcosa di nuovo, che rappresenti al meglio la mia cultura e le mie idee.

Perché hai scelto di trasferirsi in Italia?

Penso che la cultura italiana sia molto simile a quella spagnola, ma più grande nella moda. Trovo che le persone si godano maggiormente la vita rispetto a quanto avviene in altri paesi, qui il mix tra lavoro e divertimento è perfetto. La mia intenzione, perciò, è restare in Italia, lavorando per qualche azienda fashion, così da fare esperienza e cercare di capire se, in futuro, sarò in grado di produrre e lanciare una mia griffe. Per ora mi limito a realizzare pezzi su misura della collezione e nuove creazioni; mi piacerebbe lanciarne una nuova, al momento però, dopo tutte le spese del master a Londra, non è facile avere il sostegno necessario per farlo.

Brais Albor Instagram
Brais Albor

“Critico con ironia la nozione di macho iberico, uno stereotipo tossico che vorrei eliminare”

Il pezzo signature e il tessuto che preferisci.

Il capo che preferisco, della collezione, è il cappotto che ho indossato durante la show; è in pelliccia di lana mohair, uno stock di un marchio londinese di colore giallo che ho tinto a mano per ottenere questa specifica consistenza e sfumatura. Mi piace un sacco, lo porterò per tutto l’inverno. Adoro anche i pantaloni del terzo look della sfilata (rappresentano il primo modello cui ho pensato, da cui sono nati gli altri), il bello è che ho fatto tutto nella mia taglia o in altre più grandi, perciò posso indossare ogni capo, come quello in lana grigia con inserti a contrasto color crema, con cui ho cercato di imitare il calicò usato nell’industria fashion per i prototipi.

Brais Albor designer
Brais Albor

Nell’immagine in apertura, la collezione Fall/Winter 2022 del designer (il terzo da destra)

‘Proiettili’, il nuovo brano di Elodie racconta un amore impossibile

È disponibile da venerdì 16 settembre, in digitale, il nuovo brano di Elodie, realizzato a quattro mani con Joan Thiele. Si tratta di Proiettili, parte della colonna sonora di Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, presentato poche settimane fa alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Quello di Marilena (personaggio ispirato a una donna realmente esistita, la prima pentita della cosiddetta mafia del Gargano) è il primo ruolo da attrice della cantante romana; si potrà vedere il film nelle sale a partire da giovedì 22 settembre.

La canzone è stata prodotta  da Joan Thiele ed Emanuele Triglia, che ne hanno curato anche la scrittura insieme alla stessa Elodie e a Elisa. Il video del brano musicale è in bianco e nero; è dominante la voce dell’autrice di hit come Guaranà, Bagno a mezzanotte e Andromeda,  che indossa un completo scuro e tagliente, come del resto la sua personalità.

Elodie Proiettili

Il singolo racconta di un amore impossibile e delle faide tra famiglie malavitose pugliesi, al centro della pellicola, con la cantante che interpreta la moglie di un boss mafioso, innamorata però di Andrea Malatesta (interpretato  dall’attore Francesco Patanè). Oltre all’amore, emerge anche il coraggio, “che la paura è un viaggio e forse ne ho bisogno per essere pronta ad avere coraggio”, come canta Elodie. Un rapporto amoroso sicuramente complicato, in cui i proiettili scorrono come fulmini in mezzo alla luce, lasciandola senza parole; nonostante i pericoli, lei rimane determinata a raggiungere il suo sogno, tanto da dichiarare “resterò vicina sempre più al mio sogno”.

Il videoclip ufficiale di Proiettili

Nell’immagine in apertura, la cover del nuovo singolo di Elodie e Joan Thiele

Mini guida su Mykonos, icona delle isole greche

Il mito classico racconta che i Giganti uccisi da Ercole nella battaglia omonima, furono sepolti sotto la superficie rocciosa di Mykonos. Il nome dell’isola dichiara “un mucchio di pietre” o “un paese roccioso”. Secondo una tradizione  posteriore, l’isola si collega all’eroe Mykonos, figlio del re di Delos.

Al di là delle leggende, oggi l’isola delle rocce è diventata una meta raffinata, seducente ed elegante, considerata anche il luogo delle tentazioni. Oltre ad ospitare party esclusivi ed eterne notti in bianco, riesce ad offrire spiagge incantevoli, locali cool e un mare cristallino, da esplorare anche con panoramiche escursioni in barca.

Col passare del tempo, l’icona delle Cicladi si è adattata alle altre mete limitrofe diventando sempre più facile da raggiungere. La terra, segnata dal tempo, con le sue rocce e le spiagge abbandonate, ben presto si è rimodernata con la costruzione di lussuosi beach club, ristoranti vista mare dalla cucina ricercata e caratteristici boutique hotels. Il restyling dell’isola ha incuriosito e avvicinato numerosi influencer e vip che continuano a sceglierla come destinazione estiva.

Quello che la rende indimenticabile sono anche i colori: le case bianco latte, le porte e gli infissi sui toni del blu, chiese e cappelle rosse e infine i magnifici tramonti sul mare . La bellezza arcaica del passato è ancora visibile, infatti storia, cultura e tradizione restano conservate nel corso del tempo, regalando ai turisti un tuffo immersivo davvero interessante. 

Noi siamo tornati sull’isola anche quest’estate e vi proponiamo una mini guida con i suggerimenti sui luoghi da visitare,  le esperienze da non perdere e le migliori destinazioni culinarie da provare, per vivere a pieno la magia dell’isola in questo 2022. La stagione continua sino a fine Settembre, perchè non partire subito?

DOVE SOGGIORNARE A MYKONOS

Highlight di questa stagione sono senz’altro le Collini Suites&Villa, una struttura di lusso situata a nord di Mykonos in una posizione panoramica da cui dominare tutta l’isola.


Le stanze sono state progettate pensando alle ultime tendenze, senza dimenticare il comfort: la vista è spettacolare e gli spazi sono molto intimi e curati, grazie anche alla posizione in cui si trova la struttura, una zona tranquilla ma allo stesso tempo facile da raggiungere dal centro. Il plus: tutte le Suites sono dotate di piscina privata per un relax davvero esclusivo.

Anche il menù del ristorante non passa inosservato: presso “Il Segreto” potrete vivere una vera e propria experience culinaria, soprattutto se amate la cucina mediterranea. Le cene saranno inoltre animate da fuoco, luci, danza del ventre, tessuti aerei e altre esibizioni spettacolari.

Infine presso il centro benessere SPADEUS si può usufruire di lettini da massaggio innovativi unici che possono essere combinati con diversi trattamenti: lettini ad acqua-sabbia, lettini ai cristalli di sale marini e lettini massaggio vibro-musicale. 

I BEACH CLUB DA NON PERDERE

Nammos

Se volete godervi un’esperienza davvero lussuosa, il must è un pomeriggio presso il Nammos Beach Club, inconfondibile per i suoi lettini e ombrelloni a righe bianche e azzurre. I prezzi sono davvero alti (circa 150 euro a lettino e 250 euro per il pranzo) ma è possibile accedere anche all’orario dell’aperitivo per un semplice (si fa per dire) cocktail . Lo stesso Giorgio Armani ha scelto questa spiaggia per celebrare una delle sue famose feste lo scorso luglio. Avrete la possibilità di vedere anche bellissimi yacht vicino a voi ed incontrare celebrità da tutto il mondo.

Spiaggia del Beach club Nammos

Principote

Se amate il divertimento, ballare sui tavoli e cantare a squarciagola sotto il sole, Principote è la spiaggia che fa per voi oltre ad essere uno dei Beach club più esclusivi. Nonostante l’atmosfera esclusiva, durante il pranzo la tradizione è quella di salire sui tavoli, sventolare il tovagliolo e divertirsi fino a quando il sole tramonta, lasciandosi trasportare dalla musica.

Spiaggia Principote

Agia Anna

Se volete godervi una giornata al mare, Agia Anna è la soluzione ideale: il club è costruito a ridosso di una spiaggia stupenda, dall’acqua cristallina e con sabbia dorata, tipica della Grecia. A dominare la zona troverete il panoramico ristorante Spilia a cui si può accedere anche direttamente dagli scogli. Il menù di Spilia rispecchia le caratteristiche della cuci a mediterranea: famosissimi sono i loro piatti a base di polpi e ricci appena pescati.

Il beach club Agia Anna

DOVE MANGIARE A MYKONOS

Tra storiche destinazioni food e nuove insegne non possono mancare anche alcuni food tips per rendere la vostra vacanza indimenticabile:

Mediterraneo

Due ragazzi fiorentini D.O.C. Simone Gianassi & Riccardo Conti crearono il “MEDITERRANEO” nel 1998. All’epoca erano due giovani innamorati di Mykonos ma anche un punto di riferimento sul cibo e sulla night life italiana. Il “MEDITERRANEO” oggi non è solo un ristorante ma un punto di riferimento e ritrovo dei locals, del turismo italiano, internazionale e della movida glamorous notturna.

Esterno di Mediterraneo

Muta Mykonos

Se amate il sushi e la cucina fusion, Mūta è la location ideale. Ottima anche la selezione di drink e cocktail. Il locale ospita inoltre eventi con DJ di fama internazionale, feste private e occasioni speciali. Lo stile inimitabile offre soluzioni diverse in base all’evento organizzato, rendendolo unico e memorabile.

Un tavolo di Muta Mykonos

Hippie Fish

L’Hippie Fish è un ristorante multi spazio sulla spiaggia di Agios Ioannis. Combina armoniosamente l’architettura cicladica con l’estetica moderna. Tutti questi elementi fanno in modo che il cliente possa vivere un’esperienza multidimensionale oltre ad una food experience davvero interessante.

Panorama da uno dei tavoli di Hippie Fish

Ftelia Pacha

Atmosfera ibizenca presso il nuovo Ftelia Pacha aperto lo scorso Giugno a Mykonos. Qui troverete una sana cucina mediterranea con piatti classici ridefiniti da influenze spagnole e greche. Potrete scoprire anche diverse opzioni vegetariane e vegane, oltre a una varietà di insalate, piatti di frutta e cocktail innovativi, tutto corredato da una bellissima vista mare. Dopo cena è possibile ballare sotto le stelle presso il beach club dove settimana dopo settimana, arrivano alcuni dei più grandi DJ del mondo.

Zona ristorante presso Ftelia Pacha

VISITARE L’ISOLA IN BARCA

Esplorare alcune delle migliori spiagge dell’isola è un’esperienza assolutamente da non perdere! Per visitare la costa di Ornos, elegante cittadina ritrovo di yacht e lussuose imbarcazioni a sud di Mykonos, siamo stati a bordo di Mant Yachting, leader nelle esperienze in catamarano che combinano la bellezza dell’isola con un servizio di lusso, tutto all’interno di un’esclusiva crociera privata. L’approccio divertente di un equipaggio giovane ma altamente qualificato vi regaleranno un ricordo indimenticabile!

Un catamarano di Mant Yachting, credits Anselmo Prestini

Immagine di apertura Collini Suites & Villas Mykonos.

AdeJosh, la musica come fuga dalla realtà

Adejosh, artista nigeriano, è nato e cresciuto nel Regno Unito. Ha pubblicato il suo primo progetto, Confident EP, nel 2016 su SoundCloud, coinvolgendo artisti e amici affermati come Afro B, New Age Muzic, Ray. In grado di mescolare perfettamente le sue esperienze con influenze multiculturali, AdeJosh attinge alle sonorità tipiche dell’afrobeat, della dancehall, dell’hip hop e dell’R&B per creare qualcosa di giovane, innovativo e riconoscibile.

Manintown music new talent
AdeJosh, ph. courtesy WPGM PR

L’artista ha appena pubblicato il suo secondo extended play, intitolato All For Me; un ritorno in grande stile, sei anni dopo l’irruzione sulla scena musicale britannica col succitato EP, che aveva raccolto centinaia di migliaia di stream online, consolidando il posto del suo autore nella scena afrobeat globale.
Lo abbiamo intervistato per capire meglio la sua sua relazione con la musica.

Qual è il tuo rapporto con la musica?

Il mio rapporto con la musica è il senso della vita. Ho avuto la fortuna di crescere circondato da essa fin dalla giovane età, suonando la tastiera in chiesa, facendo spettacoli e suonando al liceo.

Adejosh
Ph. courtesy WPGM PR

Cosa rappresenta per te la musica?

È la mia più grande fuga dalla realtà, una dimensione altra dove i problemi non esistono e il tempo scorre al ritmo dei battiti del cuore. Quando suono cerco di navigare nel ritmo della vita.

Chi ti ha ispirato maggiormente, e come?

La lista delle persone ispiratrici è lunga, comprende tra gli altri Michael Jackson, Stevie Wonder, Chick Corea, Usher, Burna Boy, Rema, Snarky Puppy… Nel complesso, quando si tratta del mio lavoro, le ispirazioni più grandi sono Wizkid e Davido, perché mi hanno mostrato che non è necessario avere la voce migliore, basta lavorare con ciò che si ha e dare il meglio. Anche Beyoncé è una fonte d’ispirazione, per la sua eccellenza vocale.

“La musica è una dimensione altra dove i problemi non esistono e il tempo scorre al ritmo dei battiti del cuore”

Cosa suggeriresti ai giovani che vorrebbero avviare una carriera musicale?

Di essere sempre disposti ad imparare e migliorarsi, di trovare se stessi e il proprio suono. A volte potrebbe esserci bisogno di sperimentare, se non si ha la possibilità di farlo in uno studio vero e proprio, meglio passare del tempo su YouTube, così da trovare i ritmi giusti.
È fondamentale assicurarsi di lavorare sempre al meglio, credere davvero che le opzioni a disposizione siano poche, ossia continuare a spingere e  non mollare mai!

Qual è il tuo rapporto con l’Italia? Cosa ti piace di più del nostro Paese?

Amo l’Italia, ci sono stato alcune volte. È un posto molto tranquillo, ci vado per rilassarmi e fare shopping.

Pensi ci sia una correlazione tra moda e musica?

Sì, al 100%: sono i due mondi che sto cercando di fondere; la moda parla forte e chiaro, come la musica, e quando la incontra si ottiene una miscela perfetta.

afroswing music 2022
Ph. courtesy WPGM PR

Dove ti vedi tra dieci anni?

Mi vedo impegnato a creare opportunità per artisti come me, cercando di rendere il settore della musica più semplice, sforzandomi di rendere le cose easy, senza però distogliere l’attenzione complessiva dalla realtà e dal percorso che ho intrapreso.

Adejosh album
La cover dell’EP All For Me

All For me è disponibile su Spotify:

Per l’immagine in apertura, credits: courtesy of WPGM PR

Ugo Mulas e Pino Pascali tra arte e fotografia

Fino al 2 ottobre la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare ospita la mostra Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas, curata da Alessio de’ Navasques in collaborazione con l’Archivio Ugo Mulas e con il coordinamento scientifico di Rosalba Branà. Protagoniste dell’exhibition 41 immagini in bianco e nero, rare vintage print, che ci parlano di incontri e destini incrociati tra il fotografo milanese e l’artista pugliese, raccontando una storia inedita attraverso l’esperienza pionieristica de L’Uomo Vogue.

In mostra la sequenza completa dei ritratti scattati da Mulas all’artista

Pino Pascali opere
Pino Pascali accanto a Cavalletto nel 1968, ph. Ugo Mulas (credits ©Eredi Ugo Mulas, courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano, Napoli)

È proprio la testata dedicata al lifestyle maschile del gruppo Condé Nast, infatti, a commissionare a Mulas i ritratti di Pascali, scattati a Roma nel 1968; foto che codificano il mito di una delle personalità di punta dell’arte povera in un’iconografia nuova e seducente, e costituiscono l’incipit della prima parte del percorso espositivo. Il fotografo nato a Pozzolengo, attraverso queste istantanee, arriverà poi a realizzare il ritratto più famoso di Pascali, ricorrente nell’immaginario collettivo dell’arte contemporanea. L’artista si muove, gioca, interagisce con la sua opera Cavalletto, in una sequenza esposta per la prima volta nella sua totalità, attraverso cui l’autore riesce a cogliere i tratti distintivi della personalità del soggetto ritratto, su tutti la vena ironica, l’anticonformismo, la profondità sottesa alla ricerca del gesto, il legame con la scultura in rafia, tessuto e metallo.

L’Uomo Vogue, fucina di ricerca e sperimentazione

Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, del resto, la rivista, sotto la direzione artistica di Flavio Lucchini, si pone come fucina di sperimentazione e ricerca, all’insegna di una creatività fresca e rivoluzionaria che ne consolida l’immagine, facendola conoscere in tutto il mondo. La moda, come intuisce Vogue, è in grado di dettare forme ed espressioni di una rappresentazione assai libera del mondo maschile, dando spazio a nuovi codici (anche) vestimentari, con gli uomini che si liberano delle rigidità del menswear tradizionale per abbracciare disinvoltamente capispalla army, giacche con collo alla coreana, persino pellicce; per interpretarli vengono scelti cantanti, attori conosciuti e non, registi, creativi di ogni genere.

Lucio Fontana ritratto
Lucio Fontana, 1967, ph. Ugo Mulas per L’Uomo Vogue (credits ©Eredi Ugo Mulas, courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano, Napoli)

Da Feltrinelli a Sottsass, i nomi di spicco della cultura di allora nelle foto di Mulas

Mulas, in quel periodo, scatta per il magazine serie fotografiche per cui posano nomi di spicco della scena culturale di allora. Firma ad esempio il più iconico dei ritratti di Giangiacomo Feltrinelli (fondatore della casa editrice omonima), eccentrico col suo look composto da fur coat di astrakan e colbacco, così come quelli di artisti del calibro di Lucio Fontana, Alighiero Boetti, Getulio Alviani, Aldo Mondino, del grande architetto Ettore Sottsass e tanti altri. In un editoriale del 1969 sarà pubblicata l’immagine di Pascali con la sua tenuta d’ordinanza, vestito cioè interamente di nero, con sandali e foulard al collo, in una sorta di resistenza alla seduzione della moda e della comunicazione.

Coeve alle istantanee in studio sono quelle dell’esponente poverista con la compagna di allora, Michelle Coudray, sul Lungotevere, in cui il fotografo fissa per sempre, nella smagliante controluce del momento, il mito della giovinezza, esaltato dalla spontaneità e dalla gioia di vivere della coppia.

Il lavoro di Mulas documenta gli ultimi anni dell’artista poverista

La seconda parte dell’esposizione, invece, traccia il perimetro degli incontri tra Mulas e Pascali, concentrati nei pochi mesi precedenti alla tragica scomparsa di quest’ultimo per un incidente, nel 1968. Si va dal reportage che documenta la Biennale di Venezia del ‘68 (dove l’obiettivo diventa uno strumento di comprensione totale, unendo in un istante fotografia di cronaca e ritrattistica) all’incontro postumo con le sole opere dell’artista, in particolare con le lastre ricoperte d’acqua che compongono 32 metri quadrati di mare circa, esposte al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1970.

Pino Pascali Ugo Mulas
Pino Pascali alla Biennale di Venezia del 1968, ph. Ugo Mulas (credits ©Eredi Ugo Mula, courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano, Napoli)

Nell’immagine in apertura, Pino Pascali a Roma nel 1968, ph. Ugo Mulas (credits ©Eredi Ugo Mulas, courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano, Napoli)

Trentino, 4 esperienze da fare d’estate a Madonna di Campiglio

Canyoning nelle acque cristalline dei fiumi trentini, ferrate in alta quota sulle Dolomiti, raccolta di funghi porcini (con regolare permesso e corrette modalità di raccolta), degustazione di prodotti tipici: il Trentino-Alto Adige d’estate è meraviglioso, tanto quanto d’inverno, e vanta la possibilità di realizzare numerosissime experience uniche, adatte per tutte le età.

Trentino canyoning 2022
Ph. Anselmo Prestini

Il canyoning nei fiumi della Val Brenta

A pochi passi da Madonna di Campiglio, nella bellissima Val Brenta, sarà possibile tuffarsi nelle fredde acque di montagna e percorrere tutta la valle grazie al canyoning, ai piedi delle mitiche Dolomiti. Quello che serve è solo una muta e un casco, per tenere la temperatura del corpo tiepida durante l’avventura. L’esperienza dura circa due ore, si può fare anche in gruppo: una guida preparerà il percorso e sarà sempre con voi durante il cammino. Nonostante quest’attività possa spaventare molti, in Trentino è davvero semplice e divertente: ci si può anche sbizzarrire con tuffi ed abbandonarsi ai colori unici dell’acqua estiva, un blu cobalto o turchese che si fonde nel verde del bosco. I paesaggi mozzafiato faranno da contorno al tutto, sembra di essere in una valle incantata. I più fortunati potranno vedere anche diversi animali lungo la riva, come camosci e cerbiatti.

Il panorama mozzafiato del sentiero delle Bocchette

Dolomiti Trentino escursioni 2022
Il sentiero delle Bocchette Centrali

Per i più avventurosi consigliamo la ferrata delle Bocchette Centrali: ci troviamo nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, conosciute in tutto il mondo per l’inconfondibile profilo che creano le guglie slanciate e verticali contro l’azzurro del cielo. La via delle Bocchette attraversa il gruppo da nord a sud, collegando i rifugi e le svariate valli con un itinerario di più giorni senza eguali, passando tra i campanili, le pareti verticali e gli stretti valichi, ovvero le cosiddette “bocche” che danno il nome a questo sentiero attrezzato.

Il percorso racchiude una delle più panoramiche vie ferrate della regione, le Bocchette Centrali, un must per chi vuole trascorrere più giorni nel cuore della catena montuosa, senza mai scendere a valle e rimanere sempre a contatto con la natura. Per fare quest’avventura bisogna essere preparati, appassionati di montagna e avere tutto il necessario, soprattutto casco e moschettoni.

Passeggiare nei boschi della zona, in cerca di funghi

funghi porcini guida raccolta

Se volete invece optare per una bella passeggiata nel bosco in totale relax vicino Madonna di Campiglio, consigliamo la famosa raccolta di funghi porcini, soprattutto nel mese di agosto. In questo periodo la zona è ricca di funghi, se ne possono raccogliere fino a 2kg ciascuno. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli di cosa si raccoglie, senza sbagliare: il fungo sbagliato potrebbe essere letale. Nei momenti di “buttata” il bosco è un paradiso: centinaia di funghi di varie specie tappezzano il sottobosco. In Trentino, inoltre, è facile imbattersi nell’Amanita muscaria, spesso un segnale che indica proprio che nelle vicinanze ci saranno dei porcini.

Benessere, relax e buona cucina a Madonna di Campiglio

residence Hotel Ambiez
La piscina del Residencehotel Ambiez

Infine, per chi ama il relax e la buona cucina, a Madonna di Campiglio consigliamo la Spa del Residencehotel Ambiez e la cucina dell’Home Stube. Il primo, a soli 50 metri dal Grostè e dal Fortini, offre infatti una spa accogliente e una piscina panoramica affacciata sulle cime rosa delle Dolomiti.
In Trentino il benessere è una vera e propria filosofia di vita, per questo anche l’hotel non  rinuncia a regalare un angolo dove rilassarsi e rimettersi in forma, dimenticando lo stress. Ne è la prova la Spa Alpes Wellness, dall’atmosfera accogliente, intima e ricercata, con mosaici Bisazza multicolore che contrastano con il pavimento in pietra e legno di abete.

Home Stube Trentino
Un piatto dell’Home Stube

Terminata la fase relax, si possono degustare i tipici prodotti del trentino all’Home Stube, un luogo accogliente e allegro che, attraverso i suoi dettagli, racconta l’amore di una famiglia per la storia del paese, proponendo tutti i giorni piatti tradizionali e birre artigianali. Le portate vengono preparate in casa con gli ingredienti tipici del luogo, ricco di sapori, per un menù variegato che propone una vasta gamma di piatti, dai più leggeri a quelli più ricchi e sostanziosi, come stinco, polenta, e canederli. La passione per la birra, poi, ha portato il locale a dar vita a un piccolo birrificio; l’idea nasce dal desiderio di creare prodotti che racchiudano al loro interno un po’ di Madonna di Campiglio, attraverso l’impiego di acqua locale ed ingredienti del territorio.

Madonna di Campiglio ristoranti
Un’altra portata dell’Home Stube

Nell’immagine in apertura, la vista offerta dalla ferrata delle Bocchette Centrali

WWF, alla scoperta delle meraviglie del Mediterraneo per la salvaguardia dei cetacei

La barca ambassador del WWF – Blue Panda – è tornata a solcare il Mediterraneo per il terzo anno, con un viaggio che durerà fino a ottobre e vede l’Italia tra i quattro paesi esplorati insieme a Francia, Turchia e Spagna. Per il secondo anno il protagonista è un comune costiero ligure, per rinnovare la missione speciale di liberare l’Area Marina Protetta (AMP) di Portofino dagli attrezzi da pesca fantasma depositati sui fondali, un grosso pericolo per la biodiversità marina.

Wwf Mediterraneo delfini
Ph. Anselmo Prestini

Wwf Blue Panda
Ph. Anselmo Prestini

Il partenariato con l’AMP di Portofino e il Patrocinio del Comune di Camogli hanno permesso di proporre un programma di attività che coinvolgerà anche il pubblico; prevede visite a bordo della Blue Panda, attività educative e di sensibilizzazione presso la Spiaggia di Camogli, anche rivolte ai più piccoli, per conoscere i pericoli dell’inquinamento della plastica in mare e i comportamenti virtuosi, da adottare a tutte le età.

Ph. Anselmo Prestini

In viaggio nel Mare Nostrum, tra lezioni sulla biodiversità e tutela dei mari e avvistamenti di delfini

A questo progetto hanno preso parte anche diversi influencer, celebrity e giornalisti, che hanno potuto vivere una giornata intera sull’imbarcazione per fare un vero e proprio avvistamento di cetacei e, nello stesso tempo, assistere a lezioni riguardo le minacce che incombono sui mari.

Wwf delfini
Ph. Anselmo Prestini

Durante le ultime uscite di monitoraggio sono stati effettuati e immortalati sui social bellissimi avvistamenti di diversi delfini, in particolare di Stenella coeruleoalba. Questa specie si contraddistingue per il suo comportamento estremamente gregario e sociale, sia con i conspecifici che con le imbarcazioni. Le stenelle sono i delfini più acrobatici del Mediterraneo! In tutte le occasioni, infatti, si sono avvicinate alla Blue Panda con salti e accelerazioni. Laura e Joelle, le ricercatrici e guide whale watching a bordo, hanno raccolto tutti i dati relativi al loro comportamento. Non sono mancati i diversi tipi di salto come leap, breach e bow; il bowriding (nuoto sotto la prua della barca) è molto caratteristico per questa specie. Gli animali erano in un contesto di socializzazione e gioco e, al fine di evitare di disturbarli, vista anche la presenza dei cuccioli, la barca si è poi allontanata.

Wwf Liguria
Ph. Anselmo Prestini

Wwf viaggi Mediterraneo
Ph. Anselmo Prestini

La stenella è considerata vulnerabile dalla IUCN ed è una delle otto specie residenti di cetacei del Mare Nostrum. Sicuramente la raccolta dati è uno dei passi fondamentali per proteggere loro come gli altri cetacei, ma sono necessari sempre di più piani di conservazione per difendere queste specie dalle minacce antropiche. Traffico nautico, bycatch, plastica, così come microplastiche, inquinamento chimico e acustico rappresentano delle minacce per i cetacei, e il WWF è in prima linea con diversi progetti per tutelarli.

Wwf barca 2022
Ph. Anselmo Prestini

Per tutte le immagini, credits Anselmo Prestini

Netflix, le nuove uscite di luglio da Stranger Things a Resident Evil 

A estate ormai inoltrata, è tempo di nuovi arrivi per la piattaforma streaming più scelta al mondo che continua ad arricchire il suo portfolio. Gli abbonati Netflix si troveranno nei mesi più caldi dell’anno nuovi film, serie TV, documentari e TV show.

Stranger Things 4 a luglio su Netflix

Sicuramente il primo posto se lo aggiudica Stranger Things 4, divisa in due volumi tra giugno e luglio. Ritorniamo ad Hawkins per scoprire le nuove battaglie contro il male di Undici, Mike, Dustin, Will, Lucas e gli altri amatissimi personaggi. Il secondo volume avrà molti colpi di scena e sviluppi importanti. Sembra che si raggiunga finalmente l’epilogo dello scontro tra bene e male. Tuttavia, ancora una volta, a sorpresa di quanti molti si aspettavano il finale resta aperto. In questi ultimi quattro episodi, ritroviamo le classiche dinamiche della serie basate su amicizia, amore, paura e ansia: tutti i temi adolescenziali dei protagonisti a cui ci si affeziona stagione dopo stagione. L’horror prende sempre più il sopravvento tra scene sempre più paurose e spezzoni decisamente più splatter rispetto ai precedenti. Un’altra particolarità è la correlazione tra la serie e il mondo cristiano: basti pensare alla figura di Vecna che incarna il demonio moderno, ai pipistrelli e al fuoco come simboli del girone infernale. Infine, i protagonisti hanno finalmente modo di raccontarsi ed esprimere al meglio le proprie emozioni e sentimenti: il piccolo Will in maniera velata prova a dichiararsi al suo compagno d’avventura.

Su Netflix arriva Resident Evil, la live action

Rimanendo sempre sul genere horror dal 14 luglio sbarcherà su Netflix Resident Evil. I fan dell’omonima saga saranno felicissimi del ritorno del cult horror sulla piattaforma streaming.

La serie è una live action del videogioco survival horror e racconta una nuova storia su due linee temporali diverse. Nella prima, le sorelle quattordicenni Jade e Billie Wesker si trasferiscono a New Raccoon City, una città di industrie e uffici a cui devono abituarsi loro malgrado. Più passa il tempo, più si rendono conto che il padre potrebbe nascondere oscuri segreti capaci di distruggere il mondo. Nella seconda siamo catapultati nel futuro, una decina di anni dopo. Sulla Terra abitano ormai meno di quindici milioni di persone e oltre sei miliardi di mostri: persone e animali infettati dal virus T. Una Jade trentenne cerca di sopravvivere in questo nuovo mondo tormentata dai segreti del passato che riguardano la sorella, il padre e se stessa. 

Dall’horror al thriller con Quella Notte Infinita

Quella Notte Infinita è il nuovo thriller carcerario disponibile su Netflix con protagonista un volto di Narcos. La vicenda si svolge nell’arco di una sola lunga notte. Luis Callejo e Alberto Ammann (il Pacho Herrera di Narcos) sono i protagonisti di questa serie d’azione, dal titolo originale Baruca. Il 24 dicembre un gruppo di uomini pesantemente armati nel carcere psichiatrico di Monte Baruca assedia l’isolata prigione interrompendo le comunicazioni col mondo esterno. L’obiettivo è catturare il serial killer Simón Lago (Callejo), uno dei detenuti. Questa è l’unica richiesta degli aggressori: se Lago verrà consegnato loro, tutto si risolverà in pochi minuti. Ma il direttore della prigione, Hugo (Ammann), si oppone fermamente alla richiesta, portando la sua squadra ad affrontare una complessa battaglia lunga un’intera notte. 

Photo credits: Netflix

Dalla Costiera Amalfitana al golfo di Napoli: weekend escape 100% italiano

Vacanza italiana? Se amate il mare, la cucina e l’Italia, la Costiera Amalfitana e il golfo di Napoli sono la meta ideale per le vostre vacanze estive. In pochi giorni, sarà possibile visitare luoghi magici, invidiati da tutto il mondo, ricchi di storia e protetti in quanto patrimonio dell’umanità: vi regaleranno scorci ed emozioni  indimenticabili.

Viaggio nella “Divina Costiera”

Costiera Amalfitana resort
Il resort La Torre della Limonaia, a Maiori (ph. Anselmo Prestini)
Costiera Amalfitana hotel sul mare
La Torre della Limonaia (ph. Anselmo Prestini)

Il viaggio inizia nel cuore della Costiera Amalfitana, a Maiori, dove si trova La Torre della Limonaia, tenuta sospesa nel tuffo tra cielo e mare. Il profumo agrumato delle foglie del limone si mischia a quello delle onde.
La struttura a picco sul Tirreno è caratterizzata da infiniti alberi di limoni. Troverete intimità, lusso e un’eleganza senza tempo, come se l’orologio si fosse fermato diversi anni fa. Il soggiorno nelle ville è un’esperienza da assaporare in ogni sua forma: a bordo piscina ci si potrà perdere nella musica di un concerto sulla scogliera e godere a pieno  il gusto della migliore cucina mediterranea.
Inoltre, gli amanti degli animali saranno felici di scoprire che la struttura ha una  fattoria: non sarà quindi difficile incontrare asini, cavalli, pecore e galline.

Costiera Amalfitana torre limonaia
La colazione a La Torre della Limonaia (ph. Anselmo Prestini)

Napoli e Capri, fra tradizioni millenarie, meraviglie artistiche e culturali, glamour

A solo mezz’ora di distanza, il viaggio continua verso Napoli, città famosa per il suo folclore e dalle millenarie tradizioni; affacciata sul mare, vanta un patrimonio storico, culturale e artistico meraviglioso. Da non perdere la visita a “Napoli sotterranea”, un’area che si trova nel sottosuolo e descrive la storia della città partenopea.

Capri vista faraglioni
I faraglioni di Capri (ph. Anselmo Prestini)

Dopo mezza giornata alla scoperta del capoluogo campano, si consiglia di prendere il traghetto per raggiungere, in mezz’ora, Capri. La “regina di roccia” da sempre è rinomata per il turismo glamour e d’élite. Potreste isolarvi assaporando i suoi faraglioni a picco e scoscesi, ma più probabilmente potreste incontrare celebrità di fama mondiale che vi si recano ogni anno. A Capri, infatti, hanno luogo feste esclusive celebrate sull’isola. Trascorrere una notte qui vale davvero la pena, per poi esplorare di giorno esplorare la Grotta Azzurra: i tradizionali gozzi a remi vi faranno immergere nel blu delle acque capresi. Basterà tuffarsi per ritrovarsi immersi in un vero e proprio antro dall’acqua blu cobalto, ricca di pesci coloratissimi.

Ischia, relax e benessere in un’isola immersa nella natura

Per concludere il weekend, non può mancare nell’itinerario in un’isola vicina a Capri, più rurale e tranquilla, ma sempre con molto da offrire: Ischia. Parliamo di un luogo di pace immerso nella natura. Vi si possono trovare antiche sorgenti termali e vasche naturali che sgorgano direttamente dalla spiaggia, dove le acque marine si mescolano a quelle delle terme. Per i più sportivi, è vivamente consigliata una passeggiata di trekking sui monti dell’isola vulcanica, con la possibilità d’imbattersi in getti di vapore sulfureo. Se amate la natura e camminare all’aria aperta, lasciatevi conquistare dai profumi di gelsomino e ginestra che pervadono Ischia. Profumi floreali, bagni termali, mare, colori accesi, arte… Tutto all’ insegna del benessere.

Costiera Amalfitana tramonti
Ph. Anselmo Prestini

Costiera Amalfitana tramonti
Ph. Anselmo Prestini

Per tutte le foto, credits Anselmo Prestini

Nell’immagine in apertura, vista notturna della Penisola Sorrentina

Moda street e musica, la ricetta social di Riccardo Gori aka Ghost Rich

In occasione dell’evento organizzato dal marchio Ten Minutes To Moon a Roma, Manintown ha avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con Riccardo Gori, creator dallo stile decisamente bold, con un debole per colori e grafismi audaci. Un’attitude che si sposa alla perfezione con le proposte dell’ultima capsule collection del brand street italiano, che ruota intorno alla rilettura in chiave ricercata, tesa a valorizzare l’unicità di ciascuno, dei capisaldi del workwear, tra print d’ispirazione futurista, accento sulle geometrie e cromie intense declinate, però, in tonalità misurate, dal crema all’arancio, alle nuance ricorrenti del nero e verde.


Giovane, appassionato di moda e musica, è conosciuto sui social come Ghost Rich; in poco tempo è riuscito a costruirsi una propria fanbase molto attiva, con la quale condivide le proprie emozioni e ideali attraverso scatti unici.

Che rapporto hai con la musica?

La passione per la musica mi è stata tramandata da mio padre, fin da piccolo; lui viaggiava tantissimo per vedere i suoi cantanti preferiti.
Sono stato influenzato dalla sua passione: non ho un genere preferito, mi piace la cultura musicale a 360 gradi. A seconda del momento che vivo, la musica mi aiuta molto. Mi ha davvero salvato dal tipico periodo che viviamo nel pieno dell’adolescenza, tra i 14 e i 18 anni, spronandomi, facendomi capire come inseguire i miei sogni ed essere sempre me stesso. Mi ha dato una bella spinta!

Riccardo Gori anni

Come e quando hai iniziato queste attività sui social? Cosa pensi di Instagram e TikTok: riesci a lavorare grazie a queste piattaforme? Con quale ti identifichi di più?

Instagram lo uso volentieri, gli sono più affezionato rispetto a TikTok perché sono partito da lì. Oggettivamente non so quanto durerà TikTok, ma sicuramente è di forte aiuto per diventare virale.
Da un anno a questa parte IG mi ha aiutato tanto a prendere ispirazione. Durante il giorno lavoravo in un negozio normalissimo, la sera invece mi prendevo una rivincita, potevo postare ed esprimermi liberamente. Ero al lavoro tutto il giorno tutti i giorni, dalle 8 di mattina alle 8 di sera, potermi svagare sui social e mostrarmi per quello che ero davvero era una sorta di vendetta, in positivo…
Sono riuscito a dimostrare che ce la potevo fare da solo, anche a livello familiare; i social mi hanno aiutato a capire ciò che non volevo fare e quella che non poteva essere la mia strada.

Riccardo Gori modello

Sei molto giovane: a cosa pensi sia dovuto il tuo successo? Cosa credi piaccia di più a chi ti segue?

Ho sempre attribuito il mio successo non a un qualcosa in più, bensì al fatto di non avere niente più degli altri. Il segreto è essere umile: rivelarmi spontaneo mi ha portato lontano.
A volte la chiave non sta nell’avere chissà quale talento, ma nell’essere semplici e genuini: in tanti si possono ritrovare in me. Sono sempre vicino a chi mi segue, non voglio farmi percepire inarrivabile, come cantanti o attori.

Rccardo Gori influencer

Che rapporto hai con la moda? Vorresti creare un tuo brand?

Un rapporto molto intimo, inoltre la studio, sto per laurearmi all’Accademia di belle arti a Firenze. Se la musica mi ha spinto a darmi da fare, la moda mi ha costruito, formato, mi ha anche protetto. Penso siano due ambiti assai connessi.
La moda aiuta a stare bene con se stessi, la vivo in maniera sia mentale che corporea.
Al momento non so se vorrei creare un mio brand, l’idea sicuramente mi affascina, anche dal punto di vista del marketing e della comunicazione. Se mi avessi fatto questa domanda due anni fa la risposta sarebbe stata affermativa, ora però tutti vogliono creare tutto, con poca creatività, e l’entusiasmo è un po’ calato… Ormai si fa moda solo perché va di moda.

Riccardo Gori influencer

Coachella 2022: dalle star della musica alle star del web

Dopo tre anni di stop a causa della pandemia, ad aprile è tornato a grande richiesta uno degli eventi musicali più attesi dell’anno: il Coachella Festival a Indio, in California. La manifestazione vede protagonisti i performer più famosi del mondo, che si esibiscono con scenografie davvero spettacolari ed originali. Nel corso degli anni, sempre più brand hanno creato collezioni a tema per l’occasione e al festival partecipano influencer e celebrities che, con i loro outfit, concorrono a renderlo ancora più virale ed apprezzato. Tra i tanti artisti che si sono esibiti in quest’edizione figurano la rock band italiana dei Måneskin, Harry Styles, Billie Eilish e Karol G.

festival Coachella California 2022 lineup
Il palco del Coachella Festival 2022

Le star della musica on stage

Italiani, giovani, adrenalinici, i Måneskin si sono saputi distinguere anche in California grazie alla loro energia e spirito rock. Sicuramente i loro vestiti non sono passati inosservati: hanno voluto trasmettere un messaggio di libertà assoluta dell’identità, fuori da qualsiasi schema. Il pubblico era in delirio nel vedere la band all’ennesima potenza nel cuore d’Indio, intenta a realizzare uno spettacolo senza freni sulle note di Zitti e Buoni, I Wanna Be Your Slave e Mammamia, tra i loro singoli più conosciuti. Protagonista indiscusso della performance è stato Damiano che, dopo metà concerto, ha deciso di proseguire la sua esibizione letteralmente in mutande, mandando i fan in delirio.

Maneskin festival coachella 2022
L’esibizione dei Måneskin (ph. by Frazer Harrison/Getty Images for Coachella)
Damiano David festival coachella
Damiano David sul palco del Coachella

Harry Styles, amato soprattutto dai Millennial di tutto il mondo, ha regalato magie chiudendo la prima notte del festival. Il singolo As it Was, presentato live in esclusiva, ha emozionato il pubblico, ma la sorpresa più grande è stata l’arrivo inaspettato di Lizzo, con cui ha duettato per cover come What Makes You Beautiful e I will survive, sotto il cielo stellato della California. Lo stile del cantante era molto ricercato, vestito di colore rosa come simbolo d’uguaglianza, contro ogni forma di discriminazione.

Coachella 2022 Harry Styles
La performance di Harry Styles al Festival
Lizzo Harry Styles
Harry Styles duetta con Lizzo (ph. by Kevin Mazur/Getty Images for Harry Styles)
 

Billie Eilish, headliner più giovane di sempre della kermesse, ha cantato alcuni suoi pezzi di Happier Than Ever sulla passerella in mezzo ai fan. Ha ospitato Damon Albarn e Posdnuos, dimostrando di essere in grado di conquistare qualunque tipo di pubblico, dai più grandi ai più piccoli. La dolcezza è stata la vera protagonista della sua esibizione: ha anche cantato col fratello Finneas, regalando alla platea minuti di amore e gioia.  

Billie Eilish Finneas 2022 concert
Billie Eilish si esibisce col fratello Finneas

Infine, Karol G è tra le prime artiste latine del Coachella, dove ha deliziato i suoi fan – molti dei quali con vivaci capelli blu come la cantante stessa. Quando la star colombiana ha aperto con il singolo El Makinon, il palco si è trasformato in un’enorme pista da ballo. Dopo aver suonato hit come Como La Flor, Hips Don’t Lie di Shakira e Gasolina di Daddy Yankee, Karol G ha sorpreso il pubblico col suo amico e collega J Balvin, che l’ha raggiunta per eseguire il tormentone del 2017 Mi gente.

Karol G coachella 2022
Karol G al Coachella
J Balvin and Karol G concert
Karol G canta con J Balvin (ph. by Scott Dudelson/Getty Images for Coachella)

Influencer, titktoker e volti noti dei social italiani

Se tanti sono gli artisti che si sono esibiti con le loro canzoni, non da meno sono stati gli influencer, che hanno sfoggiato i loro outfit all’Empire Polo Club, come una vera  e propria sfilata en plein air.
Anche quest’anno l’Italia si è fatta notare: tra i personaggi che hanno vestito gli abiti più particolari troviamo Giulia Calcaterra, la modella Virginia Stablum, la tiktoker Tasnim Ali e Veronica Ferraro.

Giulia Calcaterra ha mantenuto la sua allegria sportiva, portando lo sport sostenibile nel cuore della California, sfoggiando proprio la sua linea di costumi, Selvatica.

Giulia Calcaterra costumi
Giulia Calcaterra

Virginia Stablum, reginetta italiana del secondo weekend della manifestazione, ha saputo farsi riconoscere con eleganza e raffinatezza, indossando stivali morbidi e zaino frangiato, con tanto di cintura coordinata in denim chiaro e luminoso, veri protagonisti di un outfit composto da minidress color sabbia.

Virginia Stablum Instagram
Virginia Stablum

Anche Tasnim Ali, autrice del libro VeLo spiego, non è passata inosservata: ha indossato tipici capi mediorientali, fiera di indossare il velo e portare la sua cultura al festival; i post sui suoi canali social sono diventati virali in pochi minuti.

Tasnim Ali velo spiego
Tasnim Ali

Non poteva infine mancare all’appello la classe e soprattutto lo stile di Veronica Ferraro, influencer da 1.4 milioni di follower, amica storica di Chiara Ferragni. Per l’occasione, ha scelto un total look in denim firmato Alessandra Rich, semplice ma deciso. Un evergreen che non passa mai di moda, composto da top bustier con mini borchie, shorts a vita alta e giacca oversize, facendo risaltare le forme e lasciando tutti a bocca aperta.

Veronica Ferraro outfit Instagram
Veronica Ferraro in Alessandra Rich

Nell’immagine in apertura, Harry Styles sul palco del Coachella Festival 2022 (ph. by Kevin Mazur/Getty Images for ABA)

4 giorni a Los Angeles: cosa visitare nella città più glamour d’America

Colorata, multietnica, internazionale, da sempre Los Angeles è una delle mete più ambite dai giovani di tutto il mondo: tramonti dorati sulle spiagge di Malibù, strade circondate da palme, parchi divertimento, negozi tipici. Non a caso L. A. si pone come “la” città per eccellenza della California; a seguire una mini-guida turistica per scoprire i must della metropoli sulla West Coast in soli quattro giorni.

Los Angeles vista
Vista notturna di Los Angeles
los angeles vista dall'alto
Una veduta di L. A.
Los Angeles vita notturna
La nightlife della città

Beverly Hills

Uno dei quartieri più famosi, ricchi e conosciuti grazie alle pellicole cinematografiche è sicuramente Beverly Hills: una micro-cittadina situata ai piedi delle colline di Hollywood, caratterizzata da un’infinità di casette a schiera tutte simili tra loro, realizzate negli anni Novanta, che ancora oggi mantengono intatto il fascino hollywoodiano. Passeggiare tra le vie di Beverly Hills sarà come immergersi in un vero set cinematografico: non è raro incontrare le grandi star della televisione, o ritrovarsi nel bel mezzo delle riprese di un film. La zona è definita da un’impeccabile precisione americana: le vie sono pulite in maniera quasi maniacale e le villette sembrano essere costruite tutte con lo stesso stampo.
La via principale del quartiere, Rodeo Drive, può offrire una mezza giornata di shopping sfrenato: tra i tanti marchi troviamo Dior, Chanel, Louis Vuitton e Gucci. Particolare attenzione nel quartiere è data alla sostenibilità: il lusso convive con una green attitude orientata a evitare inutili sprechi e a lasciare che il verde sia il vero protagonista; è il caso ad esempio di Aramini Home, un insieme di costruzioni situate a Rodeo Drive, studiate nel dettaglio per un concept living sostenibile a 360 gradi, come le finestre a chiusura ermetica per mantenere fresca la casa quando fa caldo.

Los Angeles colline
Le colline di Los Angeles al tramonto
Los Angeles colline
Le colline di Los Angeles al tramonto
Los Angeles ville
Ville sulle colline di L. A.

Malibù Beach

A solo mezz’ora di macchina da Downtown si possono raggiungere le famose spiagge di Malibù, conosciute in tutto il mondo anche grazie alle scene più emozionanti e romantiche delle serie televisive. Peculiarità di questo versante della costa californiana sono i lidi con maestosi scogli lisci e alte scogliere che si affacciano a picco sul mare. Numerosi surfisti si recano nelle baie di Malibù per cavalcare le onde dall’alba al tramonto.
Tra i momenti più attesi le golden hours: il sole tramonta fondendosi con l’oceano e vi regalerà le classiche e calde sfumature californiane. I più fortunati potranno anche godere della piacevole vista di foche e pellicani, soprattutto in primavera e autunno quando, spinti dalla ricerca di aringhe, raggiungono la terraferma e potete constatare che, nel corso degli anni, si sono abituati alla presenza dell’uomo. La più famosa attrazione turistica dell’area è il Pier Lagoon State Beach, lo storico ponte californiano dove i pescatori locali passano ore in cerca di fortuna.

Los Angeles Malibu beach
Golden hour a Malibù
Los Angeles palme
Il cielo rosato e le palme di L. A.
Los Angeles oceano
L’oceano dalla spiaggia di Malibù

West Hollywood

Uno dei quartieri più famosi è quello di West Hollywood, situato tra Beverly Hills e Downtown. Il comprensorio è conosciuto per la vita notturna: se cercate svago e divertimento è sicuramente la zona più ricca di bar, discoteche e ristoranti. Negli ultimi anni, il quartiere è diventato una vera e propria icona per l’inclusività della metropoli, simbolo di uguaglianza sociale e affermazione della propria identità senza paura dei pregiudizi. Melrose Avenue è la via principale, diventata famosa in tutto il mondo per i murales colorati, instagrammati sui vari social. Potrete notare un’immensa presenza di arbusti che rendono la zona sempre più verde e sostenibile.

Los Angeles Paul Smith
Lo store di Paul Smith su Melrose Avenue
Los Angeles murales
Murales a West Hollywood
Los Angeles green
Il verde a L. A.

A proposito di sostenibilità, 1 Hotel West Hollywood ha una green attitude in quanto è realizzato con materiali riciclati. Appena entrati nelle reception, troverete ad accogliervi degli alberi che vi faranno sentire immersi in una radura naturale.
La struttura si trova ai piedi delle colline hollywoodiane e, al tramonto, la vista è impagabile: si domina tutta la città. Proprio dall’hotel, si può raggiungere l’insegna più famosa della California, l’Hollywood Sign. Ci sono due percorsi possibili: uno per i principianti e l’altro per i più sportivi ed avventurieri, rispettivamente della durata di 15 minuti e 3 ore e mezza. Raggiunta la meta, il panorama è fantastico, si aspetta che il sole cali dietro le colline e illumini per l’ultima volta Los Angeles.

1 Hotel West Hollywood rooms
La vista da una camera dell’1 Hotel West Hollywood
1 hotel West Hollywood pool
La piscina dell’hotel
1 Hotel West Hollywood pool
La poolside lounge dell’1 Hotel West Hollywood

Venice Beach e Santa Monica

Ultime ma non per importanza troviamo Venice Beach e Santa Monica, a circa dieci minuti di distanza l’una dall’altra. Le spiagge sono teatro di sport a 360 gradi, in particolare regno degli skaters (che si sfidano con i rollerbladers che sfrecciano veloci) e degli atleti che si allenano sul lungomare. Se non sapete rinunciare ai vostri allenamenti anche quando siete in vacanza, Muscle Beach, tratto di sabbia dotato di una palestra all’aperto, fa al caso vostro: attira body-builders e atleti da tutta città, tuttavia è anche possibile fermarsi ad osservare chi si allena. La ruota panoramica è situata all’interno del Pacific Park, unico parco di divertimenti ad essere situato su un molo; è una delle attrazioni più visitate a Santa Monica, e dispone di tredici giostre e montagne russe.

Los Angeles oceano pacifico
Il sole tramonta sulla spiaggia
los angeles venice beach graffiti
Murales a Venice Beach
Los Angeles palm tree
Le palme che costeggiano i viali di Los Angeles

Credits immagini: Anselmo Prestini

St. Moritz sotto le stelle

Avete mai cenato nel bosco nel cuore della notte, in un gelido weekend invernale ? A St. Moritz è possibile degustare la fonduta e altri piatti tipici locali, sotto le stelle e seduti sopra la neve. Tutto questo, dopo aver percorso i sentieri di montagna a bordo di una mountain bike.

Un’escursione in e-bike

Il punto di partenza è al Grand Hotel Kronenhof, situato nel cuore della bellissima Pontresina: una valle molto tranquilla, ricca di cultura e tradizione. Lasciando alle proprie spalle la maestosa struttura, al calar del sole, inizia il trekking in mountain bike.
Per questa experience sono necessarie delle bici elettriche con gomme chiodate, adatte a creare resistenza sul terreno nevoso, che farà da cornice all’intero tracciato. È necessario dotarsi di un casco con un frontalino per far luce nella notte: la luna non basta a illuminare il sentiero. Dalla privilegiata vista offerta dalla bicicletta, la prima tappa è il famoso lago di St. Moritz che, perennemente ghiacciato durante l’inverno, è sempre teatro di numerose attività, dal pattinaggio alle corse a cavallo.
Di notte, il lago diventa ancora più magico in quanto le calde luci della città ne segnano il contorno. Una volta attraversato tutto lo specchio d’acqua ghiacciato, che serve per prendere confidenza con il mezzo chiodato, ci si addentra nel bosco e inizia la vera e propria avventura.

Per circa un’ora, il percorso è all’interno della foresta, con temperature molto rigide e un pendio di difficoltà media: tuttavia le bici elettriche riescono benissimo nell’impresa, grazie ad una batteria di lunga durata e ai tre livelli di supporto-spinta.
Verso la fine del tragitto, a guidarvi sarà il profumo della fonduta che sta cuocendo su un braciere appoggiato sulla neve. Una tavola apparecchiata vi aspetta nel cuore del bosco, con calde coperte: viene dunque servita una cena a base di prodotti tipici, come salumi e carni locali, che accompagneranno il famoso formaggio svizzero, senza dimenticare un tiepido bicchiere di vin brulé.

Se di notte l’esperienza vincente è quella dell’e-bike sotto la luna, in Val Pontresina di giorno ad aggiudicarsi il primo posto sono le piste da sci, seguite da una rilassante spa panoramica. Sciare a St. Moritz è unico: vi aspettano 155 km di piste su vette di montagne che sfiorano i 3000 metri. La morfologia del territorio svizzero è particolare e questo consente di avere pendii di diverse difficoltà, adatte a tutti, dai principianti ai più esperti. Tra una discesa e l’altra si trovano tipici rifugi che offrono i migliori prodotti a km zero.

Grand Hotel Kronenhof

Il weekend si conclude al Grand Hotel Kronenhof, con un pomeriggio di intenso relax nella piscina panoramica della struttura, che si affaccia proprio sull’incontaminato ghiacciaio del Roseg, che porta una freschezza naturale e uno spirito rigenerante in tutta la Val Pontresina, rendendola il luogo ideale per gli ospiti che desiderano rilassarsi e rigenerare il loro naturale equilibrio. Le vasche del centro benessere permettono una visuale sulla vallata, caratterizzata da boschi di pino cembro e larici selvaggi che in inverno, grazie alle grandi nevicate, regalano un panorama magico agli ospiti.

Per le foto, credits Anselmo Prestini

Tra sport e viaggi, 4 influencer raccontano di quando la paura diventa adrenalina

Quella degli influencer è da alcuni anni una vera e propria professione: Instagram ha dato la possibilità di emergere a talent delle realtà più diverse, che si sono costruiti un rapporto consolidato con una community coesa e curiosa. Spesso è la passione per lo sport e i viaggi a innescare i primi passi verso quella che diventerà una  professione, dettata dal forte bisogno – fisico e mentale – dei giovani di vivere sempre nuove sfide ed avventure, dalle più facili alle più estreme, per poi condividerle anche con i follower.


Petra Cola

Chiara Lovato

Gare di equitazione, corse in moto, salti sugli sci, conquiste di vette innevate e battaglie sul ring: nell’intervista che segue si raccontano quattro ragazze sportive che amano viaggiare e mettersi in gioco a 360 gradi, conducendo una vita sana, e creando col tempo uno stretto rapporto con chi le segue sui social.
È il caso di Chiara Lovato, appassionata fin da piccola di moto e sci, che vediamo sovente in scatti spettacolari, in strada o sulla neve, dove riesce sempre a trasmettere un forte senso di adrenalina ed energia, proprio come gli sport che pratica, come pure della “green” influencer Petra Cola, avventuriera e autrice del libro La maestra silenziosa. Vivere in montagna al femminile, tra le più giovani ed intraprendenti sportive del Nord Italia; tra gite, arrampicate, escursioni e sport estremi, Petra insegna alla propria fan base come viaggiare in modo sano, sicuro e intelligente.
E ancora, di Federica Monacelli, campionessa italiana di pugilato, atleta pluripremiata e laureata in economia aziendale, che scatta foto mozzafiato in giro per il mondo mentre pratica sport senza mai fermarsi, dal mare alla montagna, e di Nicole Cereseto, influencer ambientale, supporter del WWF e campionessa di equitazione, tra le content creator più ricercate di questi ultimi anni.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Come è nata la tua passione per lo sport, e cosa significa per te?

Chiara: La passione per lo sport è nata grazie ai miei genitori. Fin da piccola mi hanno fatto provare di tutto, dalla ginnastica al basket, allo sci e tante altre discipline, lasciandomi scegliere quelle che preferivo, non forzando mai. Mi hanno insegnato che la vita è fatta di lavoro, studio ed esperienze.
Grazie a loro sono cresciuta con la curiosità di sperimentare sempre nuovi sport e cercare quel senso di libertà che non si può trovare nella normale quotidianità. Lo sport è la mia via di fuga dalla monotonia di ogni giorno, non mi basta andare in palestra ad allenarmi o fare una passeggiata, cerco adrenalina. Amo lo sci in tutte le sue forme (pista, freeride, freeski), amo andare in moto, amo il wakeboard.

Petra: La passione per lo sport mi è stata trasmessa dai miei genitori: mia mamma è un’insegnante di educazione fisica e già da piccolissima mi portava a raggiungere le cime più alte, poi mi ha iscritto a diversi sport come nuoto, ginnastica artistica e atletica leggera, che hanno creato le basi di ciò che sono ora. Lo sport mi ha dato una routine e donato la struttura anche per affrontare la vita, per risolvere i problemi più banali.

Federica: Arrivo da una famiglia molto sportiva, ho iniziato a fare nuoto per neonati con mia mamma a cinque mesi di vita. Non ricordo neanche il momento in cui è nata la passione per lo sport, è semplicemente sempre stato parte integrante delle mie giornate, come fare colazione, pranzare, andare a scuola. Lo sport rende forti e questa forza può essere sfruttata per vivere meglio. Il concetto di base è questo: vivere in modo attivo costa fatica; fare tante cose, anche se piacevoli, costa fatica. Se la fatica supera il piacere, allora non si trova più gratificazione in ciò che si fa.

Nicole: La mia passione per lo sport è nata quando mi sono avvicinata al mondo dei cavalli e dell’equitazione, però in generale mi affascinano tutti gli sport, adoro lo sport! Fa stare bene e lo trovo una sorta di mondo parallelo: quando entro in un maneggio sono in un’altra vita, in un certo senso la mia vera vita.
Amo i cavalli, così come il mio sport, sono i miei compagni d’avventura, senza i quali non potrei mai rendere possibili i miei sogni. Lo sport per me è sacrificio, fatica, soddisfazione, ma soprattutto sacrificio.


Chiara Lovato

Petra Cola

Il fatto di essere donna ti ha mai condizionato durante la tua carriera?

Chiara: I due sport che mi hanno cambiato la vita sono sci e motociclismo, in entrambi c’è una netta prevalenza maschile, soprattutto nello sci freestyle/freeride e nei track days in moto in pista.
In certi momenti avevo paura di non trovare amiche con cui condividere le mie passioni, ma il bello degli sport è che unisce le persone, quindi alla fine sono sempre riuscita a farmi nuovi amici e anzi, ho conosciuto persone stupende che mi hanno aiutata a imparare e migliorarmi.

Petra: In realtà non mi ha mai condizionato molto, non è stato mai un limite. Sono cresciuta con molti fratelli maschi e ho sempre giocato con gruppi maschili, ho sempre avuto un carattere forte e ho dimostrato che potevo fare benissimo tutto quello facevano gli uomini; se il limite non esiste per te, non esiste neanche per gli altri.

Federica: Fin da quando ero bambina ho praticato sport insieme agli uomini, facendo gli stessi allenamenti e le stesse gare, per me era normale.
Ho capito negli anni che in realtà era un problema più per gli uomini che per me. Tempo fa, all’inizio della mia carriera come pugile, un ragazzo mi ha rotto il naso durante una sessione di sparring, è stata una mossa abbastanza volontaria, in quel momento mi si è accesa una lampadina, ho capito che ci sono dei cluster delicati che rendono le persone vulnerabili, per molti uomini è il confronto fisico con una donna, ritengono inaccettabile non essere superiori.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Ci racconti un episodio in cui, durante una delle tue imprese, pensavi di non farcela ma alla fine ci sei riuscita?

Chiara: Amando gli sport più “movimentati” mi è spesso capitato di aver paura: una discesa ripida e tecnica in neve fresca, le prime volte in pista in moto, i primi salti in wakeboard. Col passare degli anni ho capito però che sono proprio quelle le sfide più belle, quei momenti in cui pensi di non farcela e poi ti butti, e la paura si trasforma in adrenalina ed emozione.
La vittoria più bella della mia vita probabilmente sta nell’essere sempre riuscita a coniugare studio/lavoro e sport, sono riuscita a raggiungere un equilibrio tra i due mondi che mi motiva e mi sprona a continuare così.

Petra: In montagna è importante saper rinunciare, saper ascoltare e capire quando è il momento giusto per tornare indietro. Rinunciare non è una cosa negativa, bensì sinonimo di avere testa sulle spalle e una grossa forza interiore. Non è una sconfitta, solo consapevolezza.

Nicole: Di episodi in cui pensavo di non potercela fare ce n’è più di uno, ma racconto quello in cui davvero pensavo di non riuscire più a vivere il mio sport come prima. Sono caduta nel 2019. Si cade, succede a tutti, ma la caduta è stata l’inizio del mio buco nero perché ha coinciso con un periodo davvero difficile per me, in ambito familiare; non avevo più al mio fianco coloro che hanno sempre creduto in me e sostenuto il mio sport, mi sentivo demoralizzata e delusa.
Insomma, per una sciocchezza stavo crollando e distruggendo tutto ciò che avevo costruito in moltissimi anni, poi però, due anni dopo, è arrivato il pezzo mancante del mio puzzle, ossia Corbreka, il cavallo che mi ha subito riportato la fiducia di prima e ai livelli di prima.


Chiara Lovato

Petra Cola

La vittoria più bella della tua carriera?

Federica: Il primo match di pugilato è stata una grande prova per me, ero prontissima fisicamente, ma a livello emotivo stavo entrando nell’occhio di un ciclone. Alla fine della prima ripresa ero distrutta, quel momento è stata la svolta della mia carriera, se non avessi finito quel match, che poi ho vinto, probabilmente non avrei mai più combattuto.

Nicole: Sicuramente i Campionati Regionali 2016. Tra scuola, studio, cinque cavalli da montare, a volte ero davvero stanca, ma ho sempre messo tutta me stessa in ciò che facevo. Avevo praticamente quello che in molti desideravano, facevo tante gare e avevo bei cavalli, e quindi avevo molte persone contro. Eppure mi sono così chiusa nel mio guscio che vedevo solo me, i miei cavalli e i miei allenamenti, il sudore, la fatica, i sacrifici.
Mi ripetevo “ce la posso fare”, anche se avevo mille occhi che mi fissavano augurandomi di andare male, e ce l’ho fatta, grazie a Cuba, quella vittoria è stato il regalo più bello che potessi farmi.


Federica Monacelli

Nicole Cereseto

Sappiamo che ami viaggiare: qual è il tuo posto del cuore, quello che ti emoziona in modo particolare? Cosa significa per te viaggiare?

Chiara: Ho due posti che mi fanno particolarmente emozionare e, sebbene possano sembrare completamente opposti, hanno tante cose in comune: la cima della montagna per lo sci e la pista per le moto. In montagna siamo solo io, gli sci e la neve, in pista siamo solo io, la mia moto e l’asfalto. In quei momenti è tutto in mano a me, decido io cosa fare, quanto andare veloce e quanto spingermi fino al limite, è quella sensazione unica di adrenalina e libertà che accomuna due sport così diversi.

Petra: Ho viaggiato molto spesso da sola, in giro per l’Europa, con la mia numerosa famiglia (siamo in sette) l’ho fatto in van, per vivere la natura, poter ascoltare il luogo e scoprirlo in tutte le sue sfaccettature.
Ho sempre evitato i viaggi più turistici come quelli negli hotel stellati, voglio andare con il van e viaggiare  a braccia aperte, libera. Ad esempio sono stata in Messico da sola un mese, per legare al meglio con la gente del posto. Mostro sui social tutto quello che faccio, e anche se sono una donna posso viaggiare da sola, con tutti i pro e contro del caso, uso i social anche per dare consigli in merito.

Federica: I gusti nel tempo cambiano, negli ultimi anni sono andata spesso a Fuerteventura, dove ho scoperto nuove passioni come il surf, incontrato tante persone… In questo momento sento quell’isola un po’ come una seconda casa, spero che il turismo non la rovini.

Nicole: Mi piace viaggiare, purtroppo però non ho la possibilità di svegliarmi un giorno e dire “domani parto e vado là”. Si ricollega tutto al mio sport: i cavalli sono esseri viventi, devono essere curati, mossi, allenati, non ci si può assentare più giorni o settimane. Anche questo fa parte del sacrificio. Riesco a viaggiare a fine stagione, il viaggio più lungo e lontano che ho fatto è stato in Giappone. Bellissimo, ci tornerei domani e lo rifarei altre mille volte.
Il luogo che più ho nel cuore è Cagnes-Sur-Mer, in Francia, dove nell’ottobre del 2021 ho fatto una gara indimenticabile per me, mi emozionerebbe molto tornarci. Spero di viaggiare sempre di più, per lavoro o per lo sport.


Chiara Lovato

Petra Cola

Qual è il tuo motto?

Petra: La vita è fatica e la montagna ce lo insegna, nessuno ti regala niente.
La vita è una passeggiata fatta di alti e bassi ma una volta arrivati in cima la vista è fantastica.

Federica: Le nostre passioni possiedono una loro propria saggezza: guidano il nostro pensiero e la scelta dei nostri valori, e garantiscono la nostra sopravvivenza.


Federica Monacelli

Nell’immagine in apertura, Chiara Lovato sugli sci

Dubai è la destinazione per una fuga all’insegna di divertimento, arte e cultura

In questo particolare momento storico viaggiare non è più così facile ma nonostante tutto, una tra le mete più ambite e fattibili da raggiungere che vale sempre la pena di visitare anno dopo anno è Dubai. A poche ore di volo dal territorio italiano, grazie ai corridoi turistici, è una città tutta da scoprire, sempre innovativa ed in continua espansione.
Se amate il caldo, questo periodo dell’anno è perfetto per visitarla : la temperatura è ottimale, oscilla tra i 19° e 25°.

Ecco 5 buoni motivi per convincervi definitivamente a preparare le valige alla scoperta della città più famosa degli emirati.



Il primo, indiscusso, è che fino al 31 marzo 2022 è possibile visitare EXPO 2020: 192 padiglioni ricchi di storia, cultura e tradizione. Quest’anno una particolare attenzione è stata data al tema della sostenibilità con il padiglione Terra che, attraverso illustrazioni digitali, riassume e sottolinea le emergenze ambientali con le quali ci stiamo scontrando.


Padiglione Terra, Expo

Anche il tema della mobilità si è aggiudicato un intero padiglione, raccontando i diversi progressi e le nuove tecnologie all’avanguardia che stanno diventando protagoniste dei giorni nostri. Ad EXPO 2020 però non mancano momenti ludici e di spettacolo, come lo Sky Garden che al tramonto regala una vista impagabile su tutta la fiera.

Se c’è un posto dove l’adrenalina non manca, quello è Dubai. Con i suoi grattacieli luminosi, infinity pool e attrazioni al 78esimo piano, la città si conferma tra le più elettrizzanti e stimolanti il divertimento al mondo. Ma non è finita qui: ogni anno vengono aggiunte sempre più novità, come l’ultima allo “skyline”. Basterà salire all’80esimo piano di uno dei più famosi grattacieli della città, di fronte al Burj Khalifa, e letteralmente lanciarsi. Degli elastici in completa sicurezza sosterranno il vostro peso e vi permetteranno di camminare sul bordo del grattacielo mirando il sole che tramonta su Downtown. Dubai pensa proprio a tutto, anche ai meno coraggiosi: per loro la possibilità di scivolare da un piano all’altro su uno scivolo panoramico completamente trasparente, ammirando la città in una maniera esclusiva e del tutto originale.



Altro punto di attrazione turistica è il deserto che offre diverse attività: tra le tante possibilità di experience ci sono: giro in mongolfiera, escursione a cavallo o a cammello, cena tipica beduina, snowboard e motocross, tiro con l’arco, osservazione delle stelle…



Particolarmente emozionante è il giro in mongolfiera: sveglia alle 4 del mattino, jeep che vi conduce fino al deserto mentre la città ancora dorme e thè caldo arabo preparato dai beduini. A mezz’ora dalla città vi aspetta una mongolfiera pronta ad elevarsi alle prime luci dell’alba. È davvero suggestivo salire a bordo del mezzo che vi farà “volare” fin sopra le nuvole e vi permetterà di ammirare il deserto e la sua fauna da una prospettiva privilegiata. Avete mai visto un branco di gazzelle correre libere nel loro habitat?



Una volta atterrati non è finita: dopo un pranzo tipico seduti sulla sabbia vi aspetta la corsa a cavallo. Non c’è cosa migliore di galoppare sulle dune aspettando che il sole tramonti per colorare di rosso il deserto. Al contrario di quanto si pensi, i cavalli ed i cammelli sono trattati con molto riguardo ed attenzioni negli Emirati: esistono veri e propri ospedali degli animali dove vengono monitorati in continuazione.

Tornando a noi, il quarto motivo per cui vale la pena visitare Dubai è la sua ingegneria ed architettura in continua evoluzione: la città è in costante crescita e nuove costruzioni vengono realizzate ogni giorno. Uno degli ultimi è il Raffles The Palm, aperto al pubblico solo da pochissimi mesi. In questo hotel 5 stelle, lo stile barocco e moderno si fondono insieme, regalando agli ospiti uno scenario di estremo lusso, raffinatezza ed eleganza. Le suites si affacciano direttamente sul mare. Gli ospiti possono godersi il piacere di esperienze diverse a partire da quelle culinarie, caratterizzate da 5 diversi ristoranti che raccontano tradizioni di diversi paesi. Al Raffles the Palm anche il wellness è stellato: rimarrete incantati dal massaggio balinese, realizzato attraverso la digitopressione ed accompagnato dai suoni del gong su un lettino di sabbia riscaldata.



Infine, se siete a Dubai non potete perdervi uno dei lussuosi beach club, soprattutto in questo periodo, dove la temperatura è perfetta per godersi una giornata di sole in riva al mare. I grattacieli alle spalle della riva ricordano New York e il mare sembra quello di Miami: stili diversi si fondono insieme in un’atmosfera unica che mette insieme diverse realtà. Il cibo è ottimo e non manca il divertimento. Tantissime sono le attività che offrono le spiagge: dal kite-surf al sub, dal surf classico a quello elettrico, fino al famoso flyboard, “spruzza acqua a pressione” che vi farà sentire superman e supereroine per un giorno.

Per tutte le immagini, credits Anselmo Prestini

Snowboard: le destinazioni migliori per imparare ad usare la tavola

La montagna è da sempre la località più gettonata per l’inverno, per chi vuole staccare la spina dallo stress cittadino ma anche per gli sportivi amanti dello sci e dello snowboard. Questa review è dedicata proprio a chi volesse imparare a surfare sulla neve divertendosi in sicurezza, passando per alcuni comprensori tra i più noti del nostro paese. Questi luoghi risultano ottimali per avvicinarsi a questo sport, grazie alle molteplici piste e differenti livelli di difficoltà che riescono a mettere tutti d’accordo.

Credits Anselmo Prestini

Se non avete mai praticato nessuno sport invernale la raccomandazione principale è quella di prendere confidenza con la pista da sci: il primo passo è entrare in sintonia con il mezzo e acquisire un minimo di dimestichezza. Basta appoggiare la tavola sulla neve, sedersi sopra e usarla come uno slittino su un pendio facile. Si ricorda che l’altezza ideale della tavola è circa di 30 cm in meno della vostra totale.

Il secondo passaggio consiste nell’agganciare solo un piede sulla tavola: bisogna procedere quindi con un piede agganciato mentre l’altro spinge, come se fosse una vera e propria camminata. È fondamentale poi fare pressione con entrambi i piedi sulla tavola evitando di sbilanciarsi avanti o indietro mantenendo in questa fase sempre le spalle, il busto e le ginocchia parallele allo snowboard. A differenza degli sci, il minimo movimento della testa e delle spalle causerà un forte cambiamento nella direzione della tavola. Ricordatevi che abbiamo entrambi i piedi ancorati ad un solo strumento e questo spesso crea panico e spavento nei principianti. È come se fossimo su una bicicletta: senza la velocità si cade,  bisogna subito mettersi in moto. 

L’ultimo passaggio è quello di imparare la posizione “foglia morta”, una tecnica che ci consentirà di scendere in totale sicurezza su qualsiasi pendio, e soprattutto di controllare la velocità quando necessario.  Una volta alzati, sempre stando sui talloni e facendo forte pressione sullo spigolo posteriore dello snowboard, basterà utilizzare sguardo, testa e spalle per direzionare la tavola. Facendo così, il mezzo seguirà la nostra direzione: un po’ di metri a destra e un po a sinistra per tornare poi alla posizione base.

Nell’ultimo periodo, le località privilegiate prese d’assalto ed immortalate sui social  per gli amanti degli sport invernali sono St. Moritz, Madonna di Campiglio e Plan de Corones. 

Sciare a Saint Moritz è un’esperienza unica, chic e ricercata. Le piste sono curate nei minimi dettagli e durante la discesa si ha la possibilità d’ammirare il lago che circoscrive il piccolo paesino svizzero. Non tornerete a casa a stomaco vuoto in quanto la cucina tipica offre numerosi piatti tra cui gulag, zuppe, polente e salsicce. Non manca la vita notturna: diversi sono i club, gli apre-ski e le discoteche che offrono divertimento dopo una giornata sugli sci. 

Un’altra località è Madonna di Campiglio, situata nel cuore delle Dolomiti. Qui gli sciatori possono godere ben oltre 150 km di piste dalle più facili alle più difficili. Il paese è teatro, anno dopo anno, della coppa del mondo di sci. La competizione ha luogo sulla famosa 33, pista nera conosciuta in tutto il mondo per la sua pendenza. 

Poniamo infine lo zoom sull’Alto-Adige che vede Plan De Corones protagonista della stagione invernale. Il comprensorio sciistico è letteralmente a forma di panettone: ciò implica pendii facili adatti per tutti i livelli. In cima alla cabinovia, tra una snowboardata e l’altra, sarà possibile visitare il museo della fotografia il Lumen, struttura moderna dal design innovativo che incornicia le principali vette dell’Alto-Adige in una serie di scatti. Lo stesso museo offre ai visitatori una vista impagabile su tutta la vallata. 

I MIGLIORI FILM DA VEDERE DURANTE LE FESTE

È tempo di vacanze natalizie e un modo per trascorrere il pomeriggio al caldo è decisamente scegliere un bel film da guardare tutti insieme. Passano gli anni ma l’emozione resta la stessa. Cosa si potrebbe guardare quest’anno? Nella gallery, una rassegna delle classiche pellicole che hanno tracciato la tradizione cinematografica natalizia. 

“Il canto di Natale di Topolino”cartone Disney del 1983 diretto da Burny Mattinson,  è un capolavoro indimenticabile che ha emozionato diverse generazioni nel tempo e riunisce ancora oggi l’intera famiglia il 25 dicembre. La pellicola tratta il tema del Natale,  raccontando in maniera semplice e molto diretta i valori che caratterizzano questo periodo dell’anno, cercando di indurre lo spettatore ad essere il più generoso possibile. Zio Paperone, conosciuto al pubblico come l’avaro “Signor Scrooge”, si scontra con gli spiriti natalizi del passato, presente e futuro, i quali lo guidano in un viaggio introspettivo per riflettere sulle proprie azioni. Il finale lascia una porta aperta per chiunque, anche per chi meriterebbe solo il carbone sotto l’albero: a tutti, compreso Scrooge, è concessa una seconda occasione per rimediare

Un altro capolavoro è “Il Grinch”, film statunitense diretto da Ron Howard. Come ne “Il canto Di Natale”, il protagonista detesta il Natale con tutto sé stesso:  si tratta di una creatura verde e riluttante che abita in cima ad una montagna, ai piedi di un paese surreale. L’odio per la tradizione deriva dal suo passato: è stato vittima di bullismo e sfregi. Solamente la piccola Cindy, dal cuore dolce e puro, riuscirà a convincere il “mostro” a riflettere sull’importanza del Natale e ad impedirgli di rovinarlo definitivamente. “Il Grinch” induce a pensare su quanto le esperienze negative vissute da piccoli possano incidere sulle scelte future ed a indurre atteggiamenti violenti a chi li ha subiti.

Non può mancare “ Mamma ho perso l’aereo”, icona natalizia che ha scandito la storia cinematografica di questa ricorrenza. Il film del 1990 scritto e prodotto da John Hughes e diretto da Chris Columbus riunisce dopo oltre trent’anni tutta la famiglia davanti allo schermo, grazie alla sua ilarità e leggerezza. Il kolossal racconta le avventure del piccolo Kevin, astuto e intraprendente, dimenticato a casa dai genitori durante le loro vacanze natalizie. La piccola peste non si lascia prendere dallo sconforto e si organizza in fretta per vivere solo, riappropriandosi di tutti gli spazi della casa e sperimentando tutto quello che gli è stato da sempre negato dai genitori. Si accorgerà però presto di quanto la famiglia siaimportante, ancor di più in prossimità del Natale…

Se amate il genere horror il film natalizio più adatto è “Gremlins”, del 1984 diretto da Joe Dante e scritto da Chris Columbus. La commedia nera racconta la storia di piccoli mostriciattoli assassini nati dall’incuria di gestire un “Mongabay”. Per una serie di eventi, Billy, al quale è stata regalata la creatura proprio per Natale, non rispetta le regole per gestire correttamente l’apparente essere innocuo e i Gremlins iniziano a scatenare panico e morte del villaggio. Alla fine tutto viene riportato alla normalità, nella consapevolezza che il mondo occidentale non sia ancora pronto per accudire queste creature. Tra ironia e scene di paura, il film fa riflettere anche su quanto sia importante il momento della scelta dei doni: il regalo sbagliato potrebbe essere letale. 

Per i più romantici infine è consigliato  “Love Actually” – “L’amore davvero”, un  cult movie di Natale del 2003 diretto da Richard Curtis. La pellicola vanta un ricco cast che vede protagonisti Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Liam Neeson, Alan Rickman e Keira Knightley. La trama del film è sintetizzata dalla canzone Love Is All Around, e la storia è un intreccio di relazioni e di amori: dieci storie, con protagonisti molto diversi tra loro, legate dal contesto natalizio. Il film ha l’obiettivo di fare riflettere su come, alla fine, l’amore non risparmia nessuno: nel bene e nel male getta sempre tutti nel caos. La scena cult resta sicuramente quella in cui Mark si presenta alla porta della casa dei due sposi e, facendo finta di essere un cantante di strada, mostra a Juliet una serie di cartelli per dichiararle il suo amore. Il gesto di esprimere amore attraverso carta e pennarello verrà ripreso poi da diverse celebrità nel corso degli anni…

Osprey annuncia la sua acquisizione da parte di Helen of Troy

Osprey, l’azienda leader nella creazione di soluzioni per il trasporto innovativo di alta qualità, ha annunciato di aver stipulato un accordo vincolante per l’acquisizione da parte di Helen of Troy. Il CEO e proprietario Layne Rigney si unirà a Helen of Troy e continuerà a guidare Osprey, la cui sede rimarrà ai piedi delle montagne  di San Juan a Cortez, in Colorado.



Il design innovativo del prodotto continuerà ad essere uno dei punti cardine del brand, così come il suo obiettivo di porsi leader nei prodotti più resistenti, progressisti, trasparenti e sostenibili al mondo. La dedizione di Osprey nel creare attrezzature best-in-class, ad alte prestazioni e con forte attenzione, riflette l’amore del marchio per  l’avventura e la devozione per la  vita all’aria aperta.

Scott Pfotenhauer, Chief di Osprey, dichiara: “Helen of Troy sa che per costruire un brand  solido e resistente è necessario un buon rapporto con i propri clienti, i dipendenti, la comunità e il pianeta. Infatti la combinazione di queste aziende sarà una forza nel settore  outdoor per gli anni a venire“.

Dopo 47 anni di progettazione di zaini, il fondatore, comproprietario e direttore  dell’innovazione di Osprey, Mike Pfotenhauer insieme a sua moglie Diane Wren, comproprietaria e membro del consiglio di amministrazione, hanno deciso di ritirarsi e  vendere l’azienda. “Non ci saranno cambiamenti radicali. Osprey continuerà a fare ciò che meglio sa fare: progettare e costruire prodotti eccezionali per i prossimi 50 anni e oltre“.

Inoltre, Mike Pfotenhauer e Diane Wren sono convinti che Helen of Troy condivida la loro cultura e i loro valori, in particolare l’impegno nei confronti dei propri dipendenti e dell’ambiente: Helen of Troy promuove un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato e valorizza un sano equilibrio tra lavoro e vita privata.

Da Bergen a Skjervoy, le meraviglie della Norvegia

Fiordi infiniti, tramonti infuocati, piccoli villaggi sul porto e l’aurora boreale che illumina la notte: la Norvegia è famosa in tutto il mondo per i suoi paesaggi unici. Questo itinerario vi permetterà di conoscere i luoghi più ameni e caratteristici della nazione da svolgere in soli nove giorni.

Il viaggio inizia da Bergen, la seconda città più popolata dopo Oslo, denominata anche città della pioggia. In questo borgo rimarrete colpiti dal porto, che di sera si illumina con le luci dei mercatini di Natale e delle casette che lo circoscrivono. Si può salire sul monte Floyen, alle spalle del porto, a circa 300 metri d’altezza per poter ammirare la città che risplende come un presepe. Nelle vicinanze si può visitare il mercato del pesce, una crocevia di sapori, profumi e persone. Non può mancare la classica degustazione del salmone, cucinato in diversi modi, uno migliore dell’altro.



A sole due ore d’auto da Bergen, il viaggio prosegue verso Bakka, paesino tipico della Norvegia costruito sulla riva del fiordo Nærøy. In poche ore, si può raggiungere una sommità panoramica che offre una meravigliosa vista sulla vallata. I colori nei mesi di fine autunno sono le mille tonalità del verde e degli arancioni ma le cime delle montagne vantano già almeno mezzo metro di neve. Con un colpo di fortuna è possibile anche incrociare camosci, stambecchi e mucche norvegesi. Per un pernottamento in questa zona il Moxy hotel è perfetto, caratterizzato da uno stile moderno adatto ai giovani viaggiatori.



L’avventura prosegue verso Tromso dove le temperature si fanno più rigide grazie alla prossimità del circolo polare artico. Questo paesino, in cui le nevi sono perenni, è meta di numerosi sciatori che riescono a sfruttare la morfologia e il clima del territorio per divertirsi sugli sci tutto l’anno: unica è l’emozione che si prova a sciare sulle creste innevate fronte mare.

L’ultima destinazione vede Skjervoy come protagonista, l’isola più vicina al polo nord. Qua il sole non sorge mai, ma c’è solo un’alba continua tra le dieci e le undici del mattino. La caratteristica principale del posto è la modesta presenza di orche e balene, in caccia continua delle aringhe che popolano quei mari. Nonostante le rigide temperature è possibile infatti osservare diverse specie animali, non solo mammiferi marini ma anche l’alce norvegese e l’aquila reale. Regina indiscussa delle terre del nord è l’aurora boreale. I più fortunati potranno vedere il cielo tingersi di verde nelle ore più fredde della notte quando la luce emessa dalla luna è ancora tenue.

Crediti foto: Anselmo Prestini

Berlino: cosa fare in un weekend

Le mete europee sono sempre tra le più ambite in questo periodo dell’anno, quando le temperature non sono ancora troppo rigide e gli alberi si colorano di rosso e di arancione.

Da anni Berlino è una delle destinazioni più scelte, soprattutto dai giovani, sia per trovare lavoro ma anche per godersi un piacevole fine settimana immerso tra storia e cultura. La capitale vanta infatti diverse mete turistiche, un’ottima cucina, apprezzabile anche da noi italiani, ed allo stesso tempo una movimentata vita notturna. Segue una lista dei posti selezionati per voi, visitabili in 72 ore.



Iniziate la vostra visita dall’Urania Weltzeituhr ad Alexanderplatz, l’orologio universale posto al centro della piazza cittadina tedesca più famosa: gli edifici costruiti negli anni ‘70 della DDR immergono l’uomo in un vero tuffo nel passato. Impossibile non notare, a pochi metri,  la Torre televisiva posta dietro la stazione, dalla quale potrete godere di una vista mozzafiato di tutta la città. Il panorama a 360° gradi può essere accompagnato da una colazione o brunch presso il girevole Restaurant Sphere posto all’interno della Torre, a 200 metri d’altezza. L’unico difetto è che i vetri sono arancioni, per cui sarà molto difficile immortalare la città con la macchina fotografica.



Non troppo distante, proseguendo verso ovest, si attraversa il fiume Sprea per ritrovarsi al Berliner Dom, famoso per la  sua gigantesca cupola: al suo interno hanno luogo le tombe della famiglia imperiale degli Hohenzollern e le salme di alcuni dei più importanti personaggi in Europa con circa 100 bare del IV secolo. A pochi passi dal Duomo, soprattutto ora che ci si avvicina il Natale, hanno luogo i famosi mercatini: tra dolci tipici, quadri locali e musica di strada, sarete catapultati in una calda atmosfera natalizia.



Il must-have di visita è l’Isola dei musei, un’area con la maggiore concentrazione di musei al mondo per metro quadrato. Si possono visitare, oltre al Duomo, altri 5 musei: l’Altes Museum, il Neues Museum, il Pergamonmuseum, il Bode-Museum e l’Alte Nationalgalerie. I prezzi d’ingresso sono decisamente ridotti, se non gratis tramite la “Welcome Card Museumsinsel”.



Non solo per la storia e la cultura, Berlino è famosa anche per i club e la vita notturna. Tra i locali più famosi troviamo il Watergate, il KitKat ed il Berghain: spazi che ospitano dj internazionali che hanno scritto la storia della musica Techno, come Paul Kalkbrenner, Nina Kraviz, e Carl Cox. Oltre alle discoteche, ci sono anche dei bar tipici lungo il fiume, dove la sera all’ora dell’aperitivo è possibile ballare con vista Duomo, mentre le barche attraversano il fiume.

Infine, se amate la cucina tedesca, Happies è fortemente consigliato. Le loro patate sono uniche e introvabili: semi bollite e cotte insieme alla mollica di pane, le kartoffeln tedesche saranno guarnite con salse, verdure e proteine, a seconda dei gusti: da un semplice contorno si trasformano in un piatto unico buono e colorato.

Halloween 2021: i film da guardare nel weekend

Dolcetto o scherzetto? Halloween è alle porte e non tutti riescono a spaventare i vicini nella speranza di ottenere qualche ricompensa golosa, alcuni preferiscono trascorrere la spaventosa ricorrenza davanti del piccolo schermo. Copertina, popcorn e rumore della pioggia: questi ingredienti fondamentali accompagneranno la notte del 31 ottobre in una maratona di film horror. Per gli amanti del genere ecco quattro film che hanno segnato la storia dì questo filone cinematografico.

“Gli uccelli” (The Birds). Un classico. Uno dei film più spaventosi di Hitchcock, se non quello più sconvolgente: sono stati necessari ben 370 trucchi di ripresa e 3 anni di preparativi per realizzarlo. Una ragazza di San Francisco segue uno studente per Bodega Bay dove, senza alcuna apparente ragione, degli stormi di uccelli iniziano a uccidere la popolazione. Il risultato è un film in grado di tenere lo spettatore letteralmente incollato allo schermo fino alla fine,  con un crescendo di suspense da togliere il fiato. La trama sottolinea la rivincita della natura sull’uomo, mettendo a confronto uccelli ed esseri umani. Non tutti sanno che per la realizzazione sono stati messi in scena, oltre ai volatili di cartapesta, e agli innumerevoli dipinti animati, fotogramma per fotogramma, anche centinaia di volatili ammaestrati. Importante è il ruolo che hanno i giochi ottici che moltiplicano gli uccelli: negli anni Sessanta la pellicola terrorizzò il pubblico grazie a questi primi effetti speciali. 

Un altro “must” è  “Non aprite quella porta”, film horror del 2003, diretto da Marcus Nispel. Il film è ispirato alle atrocità compiute dal tremendo assassino Leather Faces, giovane psicopatico che prende in ostaggio un gruppo di ragazzi prima di massacrarli. La pellicola è davvero consigliata per chi ama il genere splatter: non mancano scene di forte violenza, sangue e terrore. L’aspetto più inquietante del film è la frase che compare all’inizio “il film che state per vedere, è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani…” che lascia nello spettatore un velo di dubbio sulla possibilità che il massacro del Texas sia successo per davvero. 

Segue “47 metri”, un horror/thriller per gli amanti del brivido, prodotto da Johannes Robert nel 2017. Due sorelle molto diverse tra loro rimangono intrappolate in mare, circondate da squali bianchi a 47 metri di profondità. Si alternano attimi di puro terrore con riflessioni introspettive che catapultano lo spettatore in un continuo stato d’ansia e angoscia per tutti gli 87 minuti del film. 

Se amate il genere ghost/ soprannaturale, vi suggeriamo “Synyster“. Un giornalista sta lavorando ad un libro sui crimini misteriosi quando decide di cambiare casa: lo attende un’abitazione maledetta infestata da un’entità paranormale. Le riprese propongono scene molto buie e numerosi sono i momenti di silenzio, proprio per immergere lo spettatore in un’atmosfera inquietante. Un film anche molto drammatico, che sottopone l’uomo al famoso quesito sull’esistenza di forme a fenomeni paranormali, come fantasmi e spiriti maligni. Il confine tra surreale e reale si fa così sottile che nel bel mezzo del film si fa fatica a capire dove finisce la realtà e inizia l’incubo

3 nuove voci da seguire adesso

Siamo in pieno autunno e i cantautori hanno voglia di guardarsi dentro e far i conti con le loro emozioni. L’estate è finita, tuttavia il ritornello di “Topless” è ancora presente nei nostri pensieri, in ricordo dei bei momenti trascorsi con amici e amori estivi. Proprio ora Luchè ha deciso di interrompere un silenzio discografico durato diversi anni con un pezzo esplosivo assieme all’artista e produttore musicale Geeno. La fruttuosa collaborazione tra i rapper è una delle più longeve del panorama musicale italiano. Non solo rap , ma anche altri giovani cantanti hanno lasciato il segno nel cuore degli italiani negli ultimi mesi. Un esempio tangibile è Federica Marinari, artista emergente conosciuta al pubblico soprattutto per la vena malinconica contenuta nei suoi testi. 



Luca Imprudente, meglio noto come Luchè, inizia la sua carriera nel mondo dell’hip hop come rapper/producer del duo Napoletano CoSang, che si scioglie all’inizio del 2012. Chi segue Luchè dagli esordi è stato spettatore del suo passaggio artistico: primo album solista, dal napoletano all’italiano. Il disco esce il 19 giugno con il titolo L1, contenente collaborazioni di prestigio come quelle con i Club Dogo, Marracash ed Emis Killa. Nel 2014 esce il suo secondo album, L2, mentre il suo terzo disco, Malammore, viene pubblicato dalla Universal nel 2016 ed ottiene un ottimo riscontro a livello di vendite. Il suo ultimo lavoro, prima di “Topless”, è uscito nel giugno 2018, con il titolo Potere

Cosa ti stimola di più a scrivere i tuoi testi?

Quando scrivo prendo spunto esclusivamente dalle mie esperienze di vita, è un bisogno che ho di raccontare quello che mi succede, ovviamente cercando di aggiungere un tocco di poesia o magia per rendere i brani più interessanti e potenti emotivamente per l’ascoltatore. Diciamo che è una necessità che sento quella di comunicare con la gente, l’obiettivo che mi pongo è proprio quello di toccare le persone, sia nei pezzi più intimi dove punto a far ragionare l’ascoltatore sia nei brani più leggeri dove cerco di strappare un sorriso o ancora meglio, incoraggiare le persone a sentirsi forti.



Nei tuoi pezzi emerge molta sofferenza, nel tuo nuovo album ci sarà sempre questa vena malinconica o ipotizzi un’evoluzione diversa?

La sofferenza è parte della mia musica semplicemente perché è parte della mia vita. Ed è anche un bene quando la si usa nel modo giusto e la si trasforma in grinta. Nel nuovo disco ci sono sicuramente elementi che si trovano nei miei lavori precedenti: la matrice del mio stile rimane sempre quella, ma cerco di evolvere il sound, le melodie e anche gli argomenti, in base a come variano le fasi della mia vita. Ma il carattere di una persona resta quello, così anche la mia musica.



Geeno, nome d’arte di Guido Parisi, è un produttore italiano, originario di Napoli, noto principalmente per le sue collaborazioni con Luchè. Inizia la sua carriera con l’alias O’Nan formando il duo rap Insolens con il rapper El Niño. Formava con Luchè il duo di produzione First Million.

Quali sono gli ingredienti fondamentali per riuscire nel tuo lavoro?

In realtà sono molteplici i punti: quello che mi ha sicuramente aiutato è stato il fatto di essere curioso rispetto alla musica. Non essermi soffermato su un solo genere musicale mi ha permesso negli anni di avere un’apertura che ho notato, e poi apprezzato, solo una volta cresciuto. 

E lo ritrovo come l’ingrediente principale, perciò siate curiosi. Un’altra cosa che reputo quasi fondamentale è stare in un luogo che mi ispiri: troppo spesso si pensa che i lavori migliori nascano in studio, davanti a macchine costose. 

Amo lavorare anche da camera mia. È un posto dove mi ritrovo volentieri, è la mia comfort-zone. 



Pensi che ci sia tanta competizione nel vostro settore rispetto al passato? Perché? 

La competizione, come concetto, non esiste: è più un volersi affermare sull’altro. L’esercizio di stile che poteva esserci un tempo si è trasformato in un qualcosa che non riconosco ancora oggi, motivo per il quale per un po’ di tempo ho smesso di produrre.  

Vivere al di fuori di certe dinamiche mi ha concesso la libertà di formare quella consapevolezza che mi permette oggi di pensare solo al mio viaggio, avere un “focus” preciso su ciò che voglio fare e quello che voglio trasmettere con le mie produzioni. 

Cosa consigli a chi oggi ti dice che vorrebbe sfondare nel mondo della musica? 

Il primo consiglio è quello di lavorare alla musica con l’obiettivo di restare alle persone, e non di arrivare.  È un concetto che spesso si ignora, ma l’ascoltatore percepisce questa “voglia di successo”, che sfocia nell’essere banali in ogni cosa che si fa. Fare gavetta è fondamentale. Lavorare, ascoltare, conoscere, è questo quello che ti forma come artista. La musica come materia, per chi produce è fondamentale. Imparare a suonare uno strumento ti facilita in moltissime cose. Ogni genere, ogni canzone può essere motivo di ispirazione, e solo la cultura ti permette poi di superarti e stupire sempre di più chi ti ascolta e di conseguenza segue.



Appassionata di musica fin da bambina, Federica Marinari, nel 2019 prova a fare il suo ingresso nella scuola di Amici di Maria De Filippi e, dopo un duello con Daniel Piccirillo, riesce grazie alla sua voce a conquistare un banco. Anche il talent di Canale 5 si dimostra però avaro di soddisfazioni per lei. 

Ci parli del tuo rapporto viscerale con la natura? Come mai hai scelto di vivere isolata in Toscana? La malinconia che emerge nei tuoi testi è dettata anche da questo tuo isolamento?

Credo che natura significhi essere vivente. Noi siamo esseri viventi. Credo ci sia un rapporto universale di rispetto tra uomo, natura e animali. Quando il rapporto viene volontariamente interrotto, la pace finisce. L’uomo fa troppi torti ad altri esseri viventi, torti sgradevoli e tranquillamente evitabili. Non a caso tra calamità e pandemie l’essere umano sta perdendo la partita. I suoni della natura sono il nostro quotidiano. Dobbiamo imparare ad ascoltare fiumi, mare, temporali, vento e versi animali aiuta l’orecchio ad essere più sviluppato, la mente più attenta e il cuore più sensibile. A me piace stare in posti dove nessuno giudica nessuno e dove tutti rispettano tutti. Amo anche la città, per esempio Milano, dove spero un giorno di poter vivere. Il patto è che ci siano persone in grado di amare e vivere le diversità, senza sentirsi superiori rispetto al “resto”. Essere lunatica è il mio forte: un giorno sono blu l’altro giallo frizzante. Ci sono tante cose che mi disturbano e che mi fanno talmente “incazzare”… Cantare mi libera, mi aiuta a buttare fuori questa rabbia devastante. 



Raccontaci della tua esperienza ad Amici… Ti sei mai sentita inadeguata in quel contesto? Perchè?

“AMICI” è una grande opportunità certamente, una sorta di “servizio militare” di pochi mesi in cui bisogna tirare fuori gli “attributi”. Un’esperienza importante, sono felice di averla fatta anche se spesso mi sono sentita inadeguata per tanti atteggiamenti falsi e opportunisti. Effettivamente è una competizione e comprendo con maturità dopo qualche anno che in quel contesto “uno su mille ce la fa”. Quando si fanno i programmi televisivi ci si aspetta che dietro ci siano dei “programmi”, ma bisogna ricordare che dietro a quel “prodotto” c’è un essere umano, che crede in quello che fa, con un cuore e una distinta sensibilità.

Andrea Rosanò: la fotografia attraverso il piacere di viaggiare

Fotografo, video maker, travel blogger ed esperto di viaggi: Andrea Rosanò è un volto nuovo nello scenario milanese, arrivato in città dopo aver girato il mondo senza tregua. Scatti di paesaggi inesplorati, experience pericolose ed estreme, costellazioni e aurore boreali: la curiosità è la chiave trainante nel lavoro di Andrea. Al giorno d’oggi, quali sono i segreti per essere un fotografo di successo?



Come è iniziata la tua professione?

Probabilmente c’era già una vena fotografica nella mia famiglia. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava di come il nonno custodisse gelosamente la sua Leica, una piccola macchinetta che uscì negli anni della guerra. In ogni caso la mia passione nacque grazie a mio padre quando con i punti dell’Esselunga prese una reflex e io me ne innamorai. Mi ricordo che all’inizio uscivo di casa e andavo a scattare un po’ qua e là: al gatto, agli alberi, ai monumenti della mia città, Bologna. Piano piano quei soggetti diventarono ai miei occhi un po’ noiosi e mi misi alla ricerca di qualcosa di più, quindi sperimenta la fotografia di persone, soprattutto cosplayer.

Col passare del tempo scoprii l’altra mia vera passione: il viaggio, l’esperienza. Così iniziai a scattare ‘on the road’ e realizzai quanto mi piacesse. Non parlo solo di immortalare posti pazzeschi, ma anche culture, abitudini e stili di vita diversi.

Pensi sia possibile mantenersi solo grazie alla fotografia? 

Sì, ma non è semplice. Grazie allo sviluppo tecnologico, le fotografie sono assai migliori e facilmente realizzabili rispetto a un tempo. Questo dà quindi la possibilità a tutti di creare contenuti di un certo valore e quindi la rivalità e la competizione sono elevate. Per questo motivo bisogna essere non bravi, di più. Bisogna eccellere anche nell’originalità così da essere notati e farsi un nome.

Inoltre, come in ogni altro settore, è bene crearsi una nicchia di persone che ti aiutino, ti supportino e apprezzino il tuo lavoro promuovendolo.

Da chi hai preso ispirazione nel tuo lavoro? 

Penso che tutti abbiano dei modelli d’ispirazione. Per i ritratti adoro i lavori di Luiz Clas e Kai Bottcher, per gli scatti travel e natura Jord Hammond, Luke Stackpoole, Peter Yan e Rob Visser.

E’ facile in questo essere copiati? Ti è mai successo ? 

Tantissimo. Ed è vero anche il contrario, pensare di avere un’idea originale  e scoprire che qualcuno ci aveva già pensato prima di te. Io non so se i miei lavori siano stati copiati oppure no ma quest’anno ho visto tantissime foto scattate col drone che ritraevano una ragazza in costume in una spiaggia nera che si faceva coccolare dalle onde del mare. Prima di pubblicarla io personalmente non vidi mai questo tipo di foto, un mese dopo la mia pubblicazione, ne erano pieni i social.

Cosa consigli a chi oggi ti chiede : “come faccio a diventare un bravo fotografo” ?

Il mio consiglio è scattare, scattare e scattare. La pratica è la cosa più importante. Poi frequentare corsi, studio, e tanto pratica. Ascoltare il parere di altri del mestiere e tornare a scattare.



Cosa reputi davvero difficile nel tuo lavoro ?

Non demordere. Proprio perché al mondo di oggi scattano tutti, chi col cellulare, chi con la reflex dell’amico, chi al mare con gli amici, sembra che il mondo sia pieno di esperti nel settore. Ci sono momenti in cui ricevi critiche o i risultati non sono come te li aspettavi. Questo butta giù il morale. Se però sei convinto di quello che stai facendo e lo dimostri, tutto si sistema.

In poche parole, cos’è per te la fotografia ? 

La macchina fotografica è un mezzo per esprimere una sensazione, uno stato d’animo, una scena in un attimo particolare. Per me il risultato deve essere a livello emotivo e deve far pensare o sorridere o piangere o meravigliare lo spettatore.

Dicono che oggi chiunque possa diventare un fotografo in poco tempo, soprattutto grazie ai social come Instagram. Come ti vedi tra 10 anni? 

I social sono degli strumenti utilissimi per farsi conoscere e allargare il bacino di clienti e possibili collaboratori. Sono anche perfetti per mettersi in gioco e dimostrare di produrre contenuti di rilievo. Detto ciò è difficile, a mio avviso, diventare fotografi velocemente, a meno che non si focalizzano tutto il proprio tempo ed energie a questo scopo proprio perché per diventare professionali bisogna fare molta pratica.

Tra 10 anni mi piacerebbe avere un mio studio dove poter scattare con tutta la mia attrezzatura e continuare a viaggiare creando contenuti in giro per il mondo.

Exclusive Paris, il Made in Italy che diventa internazionale

Grande successo per il debutto alla MFW di Exclusive Paris con un evento che unisce arte, lusso e moda. Per l’occasione le iconiche tute del brand creativo e vivace incontrano l’estro di Alec Monopoly, artista internazionale direttamente dagli USA. 

L’azienda romana di streetwear sin da subito ha catturato l’attenzione di una clientela giovane e metropolitana grazie ad un giusto mix tra social media e testimonial d’eccezione. Una storia autentica che racconta del successo del un giovane creatore e imprenditore Patrizio Fabbri, classe 1988, che dopo anni di lavoro nel mondo retail, ha realizzato il sogno di lanciare una linea di abbigliamento che definisce nuovi standard in materia di streetwear made in italy. Spiega il designer: «Sviluppo e supervisiono tutto io, dalla scelta tessuti e grafiche alla vestibilità, fino alla scelta dei testimonial». 



La continua ricerca stilistica e una cura maniacale dei particolari sono i segreti del successo del brand, che declina il gusto street di Fabbri in tessuti pregiati ed esclusivi e dettagli sofisticati, per capi dallo stile cosmopolita e originali, che hanno conquistato numerosi protagonisti della scena trap, hip-hop e più in generale musicale del nostro paese. 



Convinto che avere un brand «non significa prendere una maglietta e metterci sopra il proprio marchio ma equivalga, invece, alla ricerca ossessiva di esclusività e novità», Fabbri è determinato a portare Exclusive Paris in tutto il mondo, convinto che «il momento passerà e usciremo da questa crisi con un nuovo spirito di collaborazione, più forti di prima». Una storia tutta italiana di coraggio e saper fare che da Roma si sta espandendo verso il mondo, anche grazie al potere pervasivo della musica e dei social.

Zalando: tra self-expression, unicità e inclusività

Zalando, la piattaforma online di moda e lifestyle leader in Europa, punta sulla categoria Designer per affermarsi come partner affidabile, fresco e inclusivo. Zalando Designer ha inserito oltre 50 brand solo quest’anno, con nuove firme innovative accanto a quelle già consolidate, collegandole a oltre 45 milioni di clienti in tutta Europa: i nuovi partner comprendono Missoni, Christopher Kane, 032C e Mansur Gavriel, etc… 



Dal mese di settembre 2021, Zalando collabora con Not Just A Label, la piattaforma che offre agli stilisti la possibilità di connettersi a un pubblico globale, incoraggiandoli a produrre una moda che sia sempre più sostenibile e supporti maggiormente le comunità locali e la maestria artigiana

Riccardo Vola, Director Italy and Spain di Zalando, commenta: “Da sempre italianità è sinonimo di lusso e innovazione, per questo siamo lieti di poter offrire ai nostri clienti in Italia un assortimento di marchi di lusso sempre più ampio ed accessibile, migliorando anche l’esperienza d’acquisto. Con l’inserimento di oltre 50 brand contemporanei solo nel 2021, facciamo un ulteriore passo verso il nostro obiettivo di diventare Starting Point for Fashion e punto di riferimento per i clienti italiani, tra cui tantissimi della Generazione Z e Millennial.” 



Contemporaneamente, il portale sta anche lanciando una campagna di marketing dedicata, Il lusso secondo te, sottolineando l’obiettivo di immergersi in un nuovo mondo di lusso, all’insegna” di fluidità, autoespressione e inclusività. Con la regia di Vincent Haycock, la fotografia di Coco Capitán, l’impostazione stilistica di Ib Kamara e l’attore Lachlan Watson come  protagonista, la campagna si presenta come un’esperienza filmica digitale e coinvolgente che fonde il mondo di TikTok con una serie interattiva di video shoppable intitolata “The Life of Liberty”. 

Anaheta Metghalchi von Berenberg, Buying Director Designer di Zalando aggiunge: “Si prevede che entro il 2025 la Generazione Z e i Millennial saranno i principali acquirenti di beni di lusso. Abbiamo un posizionamento unico per fornire ai clienti (e tra loro vi è una grande percentuale di Generazione Z e Millennial) un’incredibile offerta cross-category in un ambiente online”.

Per un pugno di follower: un romanzo divertente sulla vita da influencer

Cosa sareste disposti a fare per un pugno di follower al giorno d’oggi? Quali sono i veri retroscena dello “scintillante” mondo dei social? A queste ed altre domande risponde ironicamente Anselmo Prestini con il suo primo romanzo edito da Vallardi Editore, in libreria dal prossimo 30 Settembre.

In Per un pugno di follower c’è molta dell’esperienza vissuta dall’autoreAnselmo infatti nasce a Tione di Trento, un borgo di montagna, a 20 anni si trasferisce a Milano, laureandosi in Comunicazione Strategica e si mantiene durante gli studi proprio grazie alla sua attività di influencer, che oggi è la sua professione. Il suo account Instagram conta 147mila follower.

La storia racconta le avventure di Omar, giovane ventenne che lascia il paesino di montagna dove è cresciuto e arriva a Milano con un sogno: diventare un talento del web nella città più glamour d’Italia. Da follower, il giovane montanaro scorre Instagram e vede le spiagge dorate, i sorrisi abbaglianti, le serate esclusive della vita da influencer. Ma adesso che tocca a lui raccogliere seguaci, grattando la superficie si accorge che non è tutto oro quel che luccica.

Così, tra cene a scrocco e outfit su cui lasciare il cartellino, tra i consigli di due tutor d’eccezione e flirt creati ad arte contro amori veri, il protagonista inizierà a chiedersi quanto è disposto a tradire il suo cuore per conquistare i famigerati 100K.

Se non si vede sui social, vuol dire che non è successo. Ma quello che si vede sui social, è successo davvero? Scopritelo dalla prossima settimana in libreria!

Un tetto stellato: la magia della tenda a 2000 metri di altezza

Diversi italiani quest’anno hanno atteso con ansia la visione delle stelle cadenti nelle calde notti d’agosto. Le mete marittime si sono rivelate tra le più gettonate, ma anche la montagna ha regalato scenari unici e mozzafiato.



È possibile, infatti, vivere una vera e propria experience a completo contatto con la natura, nel cuore delle Dolomiti, vicino a Madonna Di Campiglio, sulla riva del Lago Nero. Il lago deve il suo nome al colore dell’acqua che, per via della profondità, assume una tonalità blu scuro. Quest’ultimo è uno dei luoghi di “pura bellezza” più famosi del Trentino, all’apice dell’affascinante e selvaggia Val Nambrone. Tra i più fotografati di sempre, soprattutto per lo spettacolare tramonto sulle Dolomiti di Brenta, riflesse nelle sue acque, è un’immancabile tappa per coloro che amano ammirare i suggestivi paesaggi emozionandosi. 



Raggiungerlo è facile: in macchina, dalla statale che sale da Pinzolo a Madonna di Campiglio, si segue la direzione “Laghi di Cornisello” (rifugio/ristorante). Dopo circa 4 km, si inizierà a salire per tornanti per circa 9 km – con una bella vista panoramica su Pinzolo. Parcheggiata la macchina, in circa 30 minuti di camminata avrete raggiunto la destinazione. Sarà possibile a quel punto montare la tenda: per quest’avventura basteranno infatti una tenda, un fornellino a gas monouso (reperibile da Decathlon), un sacco a pelo, una macchina fotografica e un binocolo. L’ideale è entrare in tenda prima del tramonto, in modo da potere godere al massimo del bellissimo tramonto che, verso le 19, tinge le cime delle montagne di rosso. Una volta arrivata la notte, ci si può scaldare sorseggiando una tisana e, tramite il binocolo, sarà finalmente possibile osservare il cielo illuminato dalle costellazioni (l’Orsa Maggiore la più riconoscibile fra tutte). Le temperature, dopo la mezzanotte, possono scendere anche sotto lo zero, motivo per il quale si consiglia un sacco a pelo molto pesante, senza dimenticare un pile e un impermeabile in caso di pioggia.



Sorta l’alba, le montagne assumono colori autunnali, tra il giallo e l’arancione, riflessi nello specchio del lago gelato: sarà possibile sorseggiare un the caldo fuori dalla tenda, sul prato ancora bagnato di rugiada e creare scatti mozzafiato con una vista impagabile.

Armando Pica: tips per restare in forma questa estate

Siamo nel pieno dell’estate e molti di noi si stanno ancora domandando come superare la prova costume e quali siano i segreti per essere, anche in vacanza, sempre in una forma impeccabile. Il lock-down non ha sicuramente aiutato la popolazione a mantenere un costante ed attivo livello dell’allenamento con la chiusura delle palestre. Le diverse misure restrittive hanno anche scaturito un forte calo motivazionale. Vediamo i consigli del Crossfit trainer Armando Pica per correre ai ripari anche all’ultimo minuto…

Quali sono i segreti per essere sempre in forma, anche in estate ?

Può sembrare banale, ma il segreto è semplicemente non fermarsi mai. Si può anche rallentare, fare meno, ma l’importante è  provare comunque ad allenarsi almeno 3 volte a settimana, anche in vacanza, abituando il corpo ad un allenamento costante e continuo, seppur leggero. Bastano 45 minuti fatti bene.

Ci vuole tanta forza d’animo me ne rendo conto, soprattutto quando fa così caldo.


Armando Pica si allena con i pesi anche d’estate: l’importante è non esagerare con il carico ed essere costanti

Quante volte consigli di allenarsi a settimana? I giorni di riposo sono importanti? Perché ?

Io mi alleno 6 su 7, in realtà sono 5 giorni di allenamento, uno di totale riposo (la domenica) ed il giovedì in cui faccio un “active rest“, tipo una corsetta leggera o bici.

Il riposo è fondamentale per il corpo, tanto importante quanto l’allenamento e l’alimentazione, altrimenti rischiamo di andare in overtraining e farci male. Diciamo che l’ideale è tenere 3 giorni a settimana come minimo.

Quali sono i metodi più efficaci per avere gli addominali scolpiti? Quali esercizi consigli?

Allenamento ed alimentazione, tenere sotto controllo i carboidrati e le bevande (soprattutto quelle più zuccherate) può essere un ottimo metodo. Per quanto riguarda l’allenamento, su YouTube si trovano moltissimi video di lavori in Tabata (20’’ di lavoro e 10’’ di riposo) sugli addominali, veramente ottimi da seguire quando si è fuori casa. Ad esempio, per 20 secondi si svolgono dei crunch ininterrottamente, ai quali seguono 10 secondi di riposo: ricominciano quindi i crunch e il riposo, per almeno sei ripetizioni.



Descrivi i tuoi due esercizi preferiti per l’estate

Piegamenti (push up) ed addominali sono i miei preferiti, se sono in vacanza li faccio anche tutti i giorni, 100 e 100: bastano veramente 20 minuti.

Ci sono esercizi che si possono fare a casa o in spiaggia, a corpo libero ? Ne puoi descrivere uno ?

Come dicevo prima, prendere su YouTube dei lavori in Tabata sugli addominali, sono ottimi e più difficili di quello che possono sembrare.

Durano 4 minuti, si può fare un riposo di due minuti e ricominciare.


Armando Pica ci ricorda che in estate e non solo lo stretching è importante tanto quanto l’allenamento

I  piatti che consigli per l’estate : buoni ma allo stesso tempo proteici?

Premetto che sono vegetariano da 4 anni quindi al mattino sicuramente Yogurt greco, oramai si trova ovunque, in qualsiasi supermercato anche del più piccolo paesino dove siete in vacanza o in qualsiasi colazione d’hotel. A pranzo potete optare per affettati, formaggi, uova, frittata, sono tutte ottime opzioni molto proteiche. La cena libera, ricordandoci sempre di non esagerare con i carboidrati ed ordinare sempre una componente proteica nella nostra cena (carne, pesce, formaggi). Eviterei tutte le sere la pizza, se non altro perché è povera sulla componente proteica.

Alla scoperta delle Isole Eolie

Colorate, con il mare cristallino, la sabbia nera e la roccia vulcanica: le Isole Eolie sono famose in tutto il mondo per la loro bellezza ed unicità. Quest’estate, più che mai, il turismo italiano ha bisogno di essere valorizzato e, tra le destinazioni fortemente consigliate, troviamo  proprio le isole siciliane. Di seguito un itinerario per scoprire  in pochi giorni le peculiarità di queste terre. Molti ritengono che l’unico modo per godersi al meglio la Sicilia sia quello di noleggiare una barca: è possibile tuttavia lasciarsi incantare dalle isole dell’arcipelago eoliano anche dormendo a terra, nello specifico a Lipari, e da qui partire alla scoperta di paesaggi ed emozioni che tutto il mondo ci invidia.


Il porto di Lipari, la più grande delle Isole Eolie

Il soggiorno inizia con una colazione panoramica all’hotel Villa Enrica, dove è possibile degustare un tipico cannolo siciliano mentre la città si sveglia. La struttura vanta una piscina con vista, che guarda sul porto di Lipari. Proprio da quest’ultimo, si noleggia una barca per trascorrere la giornata nell’isola di fronte, Vulcano. In pochi minuti sarete alla Spiaggia dell’Asino, conosciuta per la sabbia nera. L’isola vulcanica ha infatti nel corso degli anni sviluppato una colorazione particolarmente scura, che mette in risalto i fondali e gli animali che li abitano, diventando una vera propria oasi paradisiaca per chi ama esplorare il mare. L’iter si conclude all’osservatorio di Lipari, dove si potrà ammirare un tramonto infuocato in compagnia di un calice di dolce Malvasia. L’escursione panoramica è molto semplice, alla portata di tutti, per una durata di circa 20 minuti.


Il tramonto rosso fuoco che si può ammirare dall’Osservatorio di Lipari

La seconda giornata ha Panarea come protagonista: partendo sempre da Lipari, si raggiunge “l’isola chic” in 60 minuti via mare. Quest’ultima non è grande come l’isola principale, e ha solo un piccolo porticciolo e una decina di hotel. Tuttavia, grazie alle diverse celebrità che hanno soggiornato e postato foto sui social nel corso degli anni, anche Panarea è diventata virale, aggiudicandosi oggi una medaglia tra le Eolie per essere l’isola più elegante e raffinata. I must del giorno sono la colazione “Da Carola”, rigorosamente con granita all’anguria e pan brioches farcito e il pranzo da “Il Macellaio”, per degustare la migliore carne locale. Per concludere l’esperienza culinaria a 360 gradi, si rientra a Lipari per cenare a “ Le macine”, assaggiando la pasta preparata con un impasto 100% locale con il grano duro raccolto sull’isola. 



Il giorno seguente è possibile lasciare il boutique hotel e continuare il soggiorno, sempre a Lipari, nelle bellissime Case Diana Arianna, situate nel cuore dell’isola e caratterizzate da una forte atmosfera locale, tra quadri antichi e mura medievali. La giornata è all’insegna del relax e pertanto l’attività consigliata è alle “Piscine di Eolo”: una struttura artificiale costruita in cima a Lipari dove ci si può concede un pomeriggio di intero riposo aspettando il tramonto nell’idromassaggio.


Il favoloso panorama che si può godere dalle Piscine di Eolo, a Lipari

Non può mancare all’appello l’escursione all’isola di Vulcano, in cima al cratere. Migliaia di turisti ogni anno si recano sull’isola per ammirare la maestosità del vulcano che, all’insaputa di molti, non è spento, ma semplicemente addormentato: potrebbe risvegliarsi ed eruttare da un momento all’altro. Prima della salita, è bene ricaricare le pile “da Vincenzino” , lo storico ristorante conosciuto in tutta la Sicilia per il buon pesce fresco. Direttamente da lì, a piedi inizia l’avventura: un’ora e sarete in cima al cratere. Per chi ama fare foto lo scenario è unico: le solfatare sono costantemente attive e lo zolfo ha colorato di giallo e verde tutto il bordo della montagna. Il tramonto cade sulle isole di fronte: Alicudi e Filicudi, tingendo di rosso il mare e I faraglioni di Lipari.


Il cratere di Vulcano, isola situata all’estremo sud dell’arcipelago delle Eolie

L’ultimo giorno, sempre con la barca, si raggiunge l’isola di Stromboli che,  prende il nome da un vulcano a differenza di quello precedente è attivo. Sarà infatti possibile vedere la famosa Sciara del Fuoco, che può essere raggiunta in due modi, o facendo trekking nelle zone della montagna, oppure in barca. Nel primo caso, è necessario arrivare fino alla vetta ed è un’opzione consigliata solo ai più avventurosi ed atletici. 


Un tuffo in acqua dalla barca durante la gita a Stromboli

Il viaggio alle Eolie si conclude con il rientro a Lipari, a cena da Liparo Re, per degustare un’ ultima volta i sapori di queste magiche isole. 

Tra spiagge e grotte: una Sardegna inedita

Ph: Luca Broilo

Meta privilegiata da milioni di italiani, da sempre la Sardegna è conosciuta per l’acqua cristallina, lunghe spiagge bianche ed alte vette montuose. Da poco libera dalle restrizioni post covid-19, l’isola torna ad offrire paesaggi paradisiaci in tutta la sua bellezza. Di seguito quattro destinazioni, circoscritte lungo la costa di Baunei, da non perdere quest’estate.

Si parte con Cala Goloritzè, caratterizzata da un mare unico nel suo genere, dal colore verde e blu cobalto, a seconda della luce del sole. È possibile raggiungere la spiaggia solo a piedi – attraverso un trekking selvaggio dove spesso si incontrano animali come asini, capre e cinghiali – non più tramite barche o gommoni: da pochi anni la riserva naturale è diventata infatti una zona protetta. La caletta è presa d’assalto non solo dagli amanti del mare, ma anche da diversi scalatori: si erge sopra la spiaggia l’Aguglia, di roccia calcarea, simile a quella in Verdon, che consente una impareggiabile arrampicata tecnica su placca in un ambiente fantastico. Conquistata la cima, tramite 5 tiri sulla parete di difficoltà medio alta – grado 6B+- si può ammirare tutto il golfo da 170 m sopra il livello del mare.



Segue, a pochi chilometri, la spiaggia di Cala Mariolu, anch’essa conosciuta al pubblico per le sue, ineguagliabili, sfumature di blu in cui è possibile immergersi in mezzo a branchi di pesci, immortalandoli in scatti mozzafiato. Saraghi e orate sono i veri protagonisti di questa oasi naturale che, grazie alle diverse restrizioni ed alla minore affluenza di persone, sono riusciti a riconquistare a pieno il loro habitat.

Non possono mancare all’appello le grotte del Bue Marino: dalla morfologia litoranea devono il loro nome all’appellativo in lingua sarda della foca monaca, mammifero marino ritenuto ormai scomparso dalla zona, a causa della eccessiva pressione antropica. Oggi sono meta ambita degli amanti della natura e rientrano nel sistema carsico Codula di Luna, il più vasto d’Italia, settanta chilometri di tunnel nelle viscere del Gennargentu. Le cavità marine sono lunghe in tutto 15 chilometri e suddivise in due diramazioni principali. La grotta è famosa anche per esoteriche incisioni rupestri, risalenti al Neolitico,​ raffiguranti un cerchio umano attorno a una rappresentazione del
sole.



Ultima ma non meno importante è l’itinerario “Selvaggio Blu”. Definito come il più impegnativo trekking percorribile in Italia, questo percorso è anche il più originale e suggestivo. Sospeso tra albe e tramonti nel Mediterraneo ed alte pareti rocciose, offre un insieme di paesaggi e situazioni introvabili in altri luoghi. Ci si muove in un ambiente isolato dove raramente si incontrano altre persone. In 5 giorni di cammino, arrampicate e calate in corda si percorre un tratto di costa sarda selvaggio, dormendo in spiaggia, in grotte o, nei casi più estremi, sullo stesso sentiero. È il connubio perfetto per chi ama la terra e il mare: considerato da molti anche un iter spirituale per poter ritrovare se stessi e staccare dai social o dalla vita frenetica.

Martina Sergi: lo Yoga online

Insegnante internazionale di yoga, co-founder della piattaforma YOME digital, coautrice del libro Smart Yoga, creatrice dei blocchi e la cinghia MALI, imprenditrice e content creator con studenti e followers in tutto il mondo: Martina Sergi ha raggiunto mezzo milione di seguaci sul suo profilo Instagram ed oggi è un importante punto di riferimento per tutti gli amanti dello YOGA. In occasione dell’international yoga day si racconta e spiega al meglio i segreti della sua professione.

Come è nata la tua passione per lo yoga ?

La passione per lo yoga è nata per caso, sono sempre stata una ragazza molto attiva e sportiva, seguivo diverse persone su Instagram che facevano più classi di questa disciplina. Da lì mi sono incuriosita sempre di più, anche perché vedevo le coach fare delle pratiche davvero assurde per me, e ne rimasi affascinata. Ad un certo punto ho detto “proviamoci, e quindi grazie alla mia curiosità ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dello yoga.



Come la tua passione è diventata una vera e propria professione ?

Ho iniziato a fare yoga mentre scrivevo la mia tesi di laurea. Terminati gli studi ho cominciato un internship legata al corso di studio, ma capii in fretta che quella dell’architettura non era la mia strada, non mi rendeva felice. Ho trovato un corso per insegnanti e poco dopo, lo stesso corso mi propose di restare lì ad insegnare.

Sappiamo che hai fatto anche diverse esperienze all’estero. Quanto hanno segnato la tua vita e perché ?

Amo viaggiare e imparare cose nuove: andare all’estero è fondamentale per crescere e migliorarsi. Ho viaggiato sia per motivi di studio, come ad esempio a Cambridge per imparare meglio la lingua inglese. Andai a Bali invece per fare un corso di yoga avanzato; per non dimenticare i miei workshop che ho tenuto a New York, Parigi e altre città.



Quanto i social sono importanti nella tua professione?

I social per me sono una vetrina: il mio modo per arrivare alle persone. Sono stata la prima, in Italia, a portare lo yoga online, soprattutto su Instagram. Grazie a questo riuscivo a fare stare bene persone a distanza, avevo finalmente uno spazio con il quale potevo raggiungere tantissime persone in maniera veloce, diretta e simultanea, abbattendo le barriere della distanza fisica.

Sappiamo che hai creato anche una azienda. Raccontaci di più…

Ho co-fondato un’azienda, Yome, con due colleghe, Martina Rando e Claudia Casanova: una piattaforma di corsi online, non solo di yoga: qualcosa di più completo, con corsi anche di fitness, nutrizione e meditazione. Chi tramite abbonamento si registra alla piattaforma può accedere a tutti i nostri contenuti, sia live che registrati. E’ nato tutto durante la pandemia, con la speranza di tenere compagnia al nostro pubblico.



Come rispondi a chi oggi ti chiede quali sono i segreti per diventare come te ed avere successo in questo settore ?

Penso che non ci sia un segreto: bisogna essere sé stessi e portare avanti le proprie passioni, in modo trasparente anche tramite i nostri canali online, senza fingere e senza filtri! Bisogna crearsi una nicchia spontanea ma soprattutto sincera, senza avere paura di mostrare anche i fallimenti e gli insuccessi.

Sappiamo che hai anche pubblicato un libro: di cosa parla? Come mai questa scelta ?

Ho scritto un libro insieme a Martina Rando, Smart Yoga, nel 2018. Un testo per iniziare lo yoga, che spiega le diverse posizioni ed allineamenti, non basato sulla filosofia ma sulla pratica, anche utile per posizioni facili da fare a casa.



Ci sono altri progetti che ancora non sappiamo ?

Quello che posso dire è che a Settembre ci saranno tante belle novità.

21 giugno, International Yoga Day: in montagna o al mare ecco gli hot spots dove praticare in vacanza

Iniziare la giornata con il saluto al sole osservando la bellezza delle vette dolomitiche o mentre si contempla l’orizzonte infinito al di là del mare non è cosa da poco. Praticare yoga nella natura, in alternativa alle 4 mura di una palestra, significa regalarsi un break dalla routine quotidiana per ritrovare sé stessi, riordinare i pensieri e connettere il corpo e la mente con tutto ciò che ci circonda. Sono diverse le strutture che, per celebrare la Giornata mondiale dello yoga, il 21 giugno, offrono interessanti pacchetti vacanza all’insegna della meditazione.



Sessioni quotidiane e retreats yoga al SILENA di Valles

Ricaricare i punti di forza, abbracciare l’universo e seguire il proprio corpo: lo yoga e il SILENA sono una cosa sola. Con il Resident Yoga Teacher si possono prenotare più lezioni a settimana anche in a giardino e a bordo piscina, oppure sulla terrazza sul tetto o addirittura nel bosco, sotto il cielo stellato. Per la coppia troviamo l’acroyoga, caratterizzata da una carica motivazionale e da una forte iniezione di coraggio e di fiducia in se stessi.



Yoga e Dolomiti: il Col Alto di Corvara

Trovarsi al cospetto delle Dolomiti è di per sé un momento di assoluto benessere.
Alla vista suggestiva, Il pacchetto “Yoga & Wellness Week” include: cinque notti in camera doppia superior, due sessioni di yoga tenute dalla yogini Alexandra Din (diplomata presso l’Istituto Iyengar® Yoga di Firenze); un massaggio antistress; l’accesso alla SPA e alla grande piscina. La “casa” del Col Alto, la cui gestione della famiglia Pezzei ne ha fatto un’icona di ospitalità fin dal 1938, è il posto giusto dove riconciliarsi con sé stessi e con la natura: nel magnifico scenario dolomitico, ogni ospite può trovare la propria dimensione di relax. I clienti potranno usufruire di una grande piscina coperta con idromassaggio, una stube finlandese, un bagno turco, la grotta ai vapori di sali marini, il laconium-tepidarium, un percorso Kneipp, le docce emozionali, la grotta del
ghiaccio e due sale per il relax.



Il benessere psicofisico al centro dei programmi dell’Hotel Lamm di Castelrotto


L’Hotel Lamm mette a disposizione dei propri ospiti validi esperti e professionisti che, su richiesta e in piccoli gruppi, accompagnano chi lo desidera in un percorso di profonda meditazione e consapevolezza di sé, respirando i profumi e gli odori del bosco, alla scoperta dei 4 elementi naturali o semplicemente abbracciando un albero (treehugging) e camminando a piedi nudi sull’erba (forest
bathing).
Fino al 3 luglio, con l’offerta “We love spring” è possibile richiedere anche sessioni yoga dedicate, indoor o nei boschi, oltre a una serie di servizi come una ricca colazione con specialità altoatesine, cena a più portate con menù locale, accesso all’area benessere con sauna finlandese, biosauna, bagno turco, docce sensoriali, area relax con lettini di cirmolo e rooftop sky pool (30° C) con idromassaggio.



Equilibrio e armonia all’Alpina Dolomites sull’Alpe di Siusi


Tra le tante proposte per un’estate l’Alpe di Siusi propone lo yoga in un panorama impagabile come quello delle altissime cime e dei prati silenziosi che fanno da cornice all’altipiano più grande d’Europa. Nel programma settimanale dell’Alpina Dolomites Health Lodge & Spa, la pratica è in cima alla lista, con una sessione di 50 minuti 5 volte la settimana. Possibili anche lezioni individuali su richiesta, da abbinare alle esclusive experience in beauty farm (massaggi rilassanti, trattamenti detox, rituali ayurvedici) nella meravigliosa spa, con piscina che guarda sulle Dolomiti.



Yoga al Vivosa Apulia Resort di Marina di Ugento

Affacciato sullo splendido mare salentino, al Vivosa lo yoga è praticato all’aria aperta, nella pineta a due passi dalla spiaggia. La peculiarità della struttura è l’Hatha yoga, che coinvolge sia il corpo sia lo spirito e la mente: le posizioni fortificano il corpo e lo rendono più armonico; la mente e lo spirito vengono rigenerati grazie alle tecniche di respirazione. Al fresco, sotto l’ombra dei pini
marittimi, si praticano le varie sfumature di questa tradizione: dalle sequenze di posizioni dinamiche all’ascolto del corpo e dell’energia sottile. Infine, per i più appassionati, sarà possibile intensificare i benefici effetti dello yoga grazie ad una camminata meditativa in spiaggia.
Nel medesimo comune, accanto al Vivosa Apulia Resort, è di scena i 2° Festival di Kundalini Yoga del Mediterraneo, dal 21 al 27 giugno.

Armonia tra corpo, mente e spirito ai Winklerhotels


In cima al Plan de Corones, gli ospiti dei Winklerhotels hanno il privilegio di praticare lo yoga in a 2.275 metri di altitudine in un luogo appartato, incredibilmente panoramico. Si raggiunge la cima in cabinovia, e dopo una piacevole escursione panoramica si arriva al luogo designato per fare pratica. Tutti gli esercizi armonizzano il corpo, la mente e lo spirito fondendoli in un unico elemento. Il programma “Winklers Balance” permette di raggiungere tale equilibrio anche attraverso i 5 tibetani, per iniziare la giornata pieni di energia.



Lo yoga sul lago Thiersee


Ogni giovedì di luglio e agosto si pratica yoga sulle sponde del magico Thiersee, in Kufsteinerland, un angolo di natura situato in Tirolo. Nel prato in mezzo ai fuori e all’erba verde: Tamara Lohr guida i partecipanti nei movimenti, per regalare un dolce risveglio .
Per chi ama alzarsi all’alba, viene proposto lo yoga in quota. L’appuntamento è alle 6 del mattino, alla partenza della funivia Kaiserlift: la corsa speciale guida gli appassionati di montagna nel silenzio assoluto e nel cielo rosato delle prime luci di mattino

Andrea Zelletta: tra amore e musica

Deejay, influencer, modello, ex tronista e colonna portante dell’ultima edizione del Grande Fratello Vip: Andrea Zelletta con l’uscita del suo nuovo brano “Lovin’ at the speed of light”, si esprime a tutto volume per fare emergere al meglio l’artista che è in lui.




Come è nata la tua passione per la musica? Come sei riuscito a costruirne una vera e propria professione?

Sono sempre stato appassionato di musica e mi piaceva andare ad ascoltare i miei artisti preferiti ai concerti. Dopo aver smesso di giocare a calcio, la musica è diventata la mia priorità. Ho iniziato i miei studi con un grande maestro che è partito dalle basi. Credo che la passione sia fondamentale per diventare un vero e proprio artista e farne una propria professione.

Cosa significa la musica per te?

La musica è una parte fondamentale della mia vita. Ogni giorno sono alla ricerca di nuovi brani e suoni: studio e programmo assieme al mio team le uscite in arrivo. Ad oggi senza la musica non vedo un futuro.



Sappiamo che ci sono diversi tipi-generi di DJ.  Come ti definisci?

Sono un dj che guarda la pista. Il dj che deve capire la gente e creare un’onda emotiva con la sua selezione. Amo l’house e la musica elettronica, oggi declinate in molti sotto-generi. E’ positivo perché è possibile spaziare e mixare successi in versioni inedite rispetto a quelle che il pubblico ascolta in radio tutta la giornata.

Quanto ti hanno aiutato i social in questo percorso? È importante oggi per un Dj avere un forte seguito sui canali digitali?

Il mondo influencer e deejay possono andare abbastanza d’accordo. Io preferisco esprimere sui social network la mia passione per la musica con vari contenuti musicali ma senza trascurare altre passioni, come lo sport e i viaggi. Vanno di pari passo.

È importante avere un seguito sui social per i deejay: tuttavia è fondamentale conoscere e comprendere al meglio il pubblico che ti segue. Dunque, più che avere una grossa fan base, che magari non è interessata alla musica, bisogna essere seguiti da una nicchia verticale  e settoriale, che può provenire da molti altri canali come ad esempio Spotify, SoundCloud ed altre piattaforme musicali importanti.



Cosa consigli a chi oggi ti chiede “come faccio a ritagliarmi uno spazio nel mondo della musica”?

Dopo due anni e mezzo di studio non credo di essere la persona più adatta a dare consigli in quanto vedo la mia strada ancora in salita e penso di dover lavorare tantissimo prima di poter essere considerato un “top” deejay. We can be anything è il mio motto: quando si vuole una cosa bisogna impegnarsi investendo tanto tempo e denaro per riuscire a trasformare le nostre vere passioni in  un futuro solido.

Quale è il tuo pezzo preferito e perché?

Savages, di Sunnery James e Ryan Marciano: questo brano è stato come un motore per me che ha scaldato tutta la macchina; è iniziato tutto da lì, il ritornello mi ha letteralmente conquistato.

Sappiamo che da poco è uscito il tuo nuovo pezzo “Lovin’ at the Speed of Light”. A cosa o a chi è ispirato? Raccontaci di più…

Il 28 maggio è uscito il mio nuovo singolo, grazie anche alla collaborazione con Shady: ci siamo trovati in studio di registrazione e abbiamo pensato di fare una cosa insieme. Ci siamo ispirati ad una base ’80 e ’90 con un ritmo dance. Con “amare alla velocità della luce” abbiamo voluto ricordare quell’amore adolescenziale e spensierato che purtroppo oggi, a causa anche della pandemia, non riusciamo più a trovare. Gli adolescenti hanno smesso d’amare alla velocità della luce, senza pensieri. Tuttavia, il pezzo sottolinea allo stesso tempo i profondi sentimenti di quelle persone che sono riuscite ad amarsi per una vita intera.



Come e dove ti vedi tra dieci anni?

Sono un sognatore. Tra dieci anni mi vedo in una villa con la mia famiglia: Natalia al mio fianco, il mio cagnolino e magari dei figli. Ovviamente sempre con il lavoro da deejay che sarà cresciuto e migliorato e che, magari, mi porterà  a suonare sulle consolle internazionali.

Tra onde e tradizioni: alla scoperta di Maiorca

Isola del Mediterraneo all’interno dell’arcipelago delle Baleari: Maiorca è conosciuta per le baie protette, le montagne di roccia calcarea e i resti romani. Ideale per tutte le età è la capitale Palma, con una vivace vita notturna e allo stesso tempo ricca di spunti e itinerari culturali come il palazzo reale dell’Almudaina e la cattedrale di Santa María, risalenti al XIII secolo. 

Se amate le escursioni ed attività all’aria aperta, Cap de Formentor è la destinazione ideale. Il promontorio montuoso incuriosisce i turisti da tutto il mondo per la sua particolare morfologia calcarea e vulcanica, che si erge a strapiombo sul mare, regalando un panorama mozzafiato. Non solo per gli sportivi, la vetta spagnola è una tipica meta anche per chi vuole semplicemente concedersi il tramonto gustando un calice di vino.

Non può mancare all’appello la spiaggia Cala Llombards, famosa per il fondale cristallino. La baia è una vera e propria oasi naturale che accoglie diverse specie marine: nei giorni più fortunati si possono avvistare anche i delfini. Per i più avventurosi c’è la possibilità di partecipare alle lezioni di flyboard, imparando in poche ore a dominare le onde sulla tavola da surf motorizzata. Sabbia e mare si fondono insieme in uno scenario unico che diventa il protagonista: grazie alle numerose riprese sui social, la caletta è diventata virale e numerosi fotografi la scelgono come cornice per i loro shooting. 

Tradizione e cultura locale segnano la storia dell’isola: nel centro di Palma si erge lo storico castello, costruito agli inizi del XIV secolo: colpisce subito i visitatori per la sua inconsueta pianta rotonda, decisa dall’architetto Pere Salva.  A due passi dalla struttura, vicino al porto principale, si consigliano due ristoranti dove è possibile assaggiare le specialità locali. Da Merchants vengono serviti i tipici piatti spagnoli in uno scenario suggestivo circondato da palme e candele, che creano l’atmosfera romantica ed ideale per le coppie.  Al Portixol Hotel si potrà invece assaggiare il pescato del giorno a bordo piscina per una cena al calar del sole.

World Oceans Day 2021

L’8 giugno in tutto il pianeta si celebra la Giornata mondiale degli Oceani. Una data che è stata istituita nel 1992 al Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro e dal 2008 riconosciuta dall’ONU che vuole ricordare quanto sia fondamentale proteggere i “polmoni blu”. Il tema scelto per quest’anno è la vita e la sussistenza. Tuttavia, tra decine di altre manifestazioni internazionali e i problemi legati al COVID-19, l’evento per la comunicazione ambientale rischia di passare in secondo piano.                            

L’Oceano è la più grande biosfera e il più importante regolatore climatico del pianeta. Dalla sua salute dipende anche la nostra, la maggior parte dei mari sono minacciati da gravi pericoli: decenni di riscaldamento globale, inquinamento da plastiche, disastri ecologici e cambiamenti  che stanno alterando l’essenza stessa dell’oceano. I mari più caldi e acidi, il veloce ritiro dei ghiacciai, l’aumento del livello del mare a causa della fusione delle calotte glaciali: queste alcune delle tante questioni aperte per le quali è necessaria una riflessione costante e un impegno comune per la garanzia di un futuro alle nostre acque e a chi le abita.                                    



La loro resilienza non è infinita e non possiamo aspettarci che continuino ad assorbire gli effetti di attività umane insostenibili. Il 60% dei principali ecosistemi marini del mondo è stato già degradato. Le acque costituiscono il 70% della superficie terrestre, assorbendo il 25% di tutte le emissioni di CO2 e il 90% del calore. Il mare crea il 50% dell’ossigeno che respiriamo, senza dimenticare che è un grande pozzo di carbonio per il pianeta.



Il problema tocca da vicino anche il bacino mediterraneo. Diverse associazioni scendono in campo in questa giornata, tra cui il WWF  che sottolinea come solamente l’1,27% del Mare Nostrum sia effettivamente protetto. La restante parte è sottoposta a  pressioni crescenti da parte del trasporto marittimo e dell’acquacoltura: attività che spesso sfociano su aree marine chiave, inquinandole. Sempre il WWF ha stimato che l’economia legata agli oceani nel Mediterraneo potrebbe generare un valore annuo di circa 400 milioni di euro, equivalente ad oltre la metà del Fondo per la Ripresa europeo. Questa strategia si metterà in moto solo con l’attuazione di un’efficace sviluppo sostenibile con piani mirati e realizzabili nel medio-lungo periodo, potendo così restituire la vita alle distese blu.

Happy hour al tramonto: le migliori terrazze milanesi

La stagione degli aperitivi è ufficialmente iniziata e non esiste posto migliore delle terrazze milanesi per godersi un buon calice di vino durante il tramonto sulla città, in totale sicurezza. Abbiamo selezionato per voi le location più alla moda per ricominciare a godere degli spazi aperti.

Partiamo dal Radio Rooftop, affacciato su Piazza della Repubblica, con un ambiente vivace ed elegante nel quale è possibile assaporare aperitivi internazionali, ammirando la splendida vista dello skyline milanese. L’atmosfera è magica e accesa, grazie alla musica glamour e ai suoni deep house dei Dj.



Segue, a pochi passi dal centro, Ceresio 7 Pool and Restaurant, famoso in tutta la città per la panoramica terrazza, dove vengono serviti a bordo piscina cocktail e piatti di cucina italiana e contemporanea. All’ultimo piano del palazzo storico dell’Enel, è infatti possibile concedersi un momento di totale relax, arricchito dalla presenza di due piscine  ed una vista mozzafiato.



Se amate invece il centro storico, la Terrazza TownHouse è la soluzione ideale per voi. Affacciata su Piazza Duomo, la struttura si trova all’ultimo piano dello storico hotel TownHouse Duomo, offrendo una vista senza eguali. La location è dotata di uno spazio all’aperto dove è possibile vivere un’esperienza innovativa grazie al robotico bartender pronto a preparare i cocktail più alla moda e ricercati del momento.



Non può mancare all’appello la storica Terrazza Martini, che domina Milano da più di 60 anni: a 15 piani al di sopra di Piazza Diaz, si può gustare l’intero skyline in compagnia di un fresco Martini. Non solo, lo spazio aperto si presta anche per meravigliosi scatti, ideali per gli amanti dei social, pronti ad immortalare ogni singolo tramonto sulle loro piattaforme online.



Per i più eleganti e raffinati c’è la Terrazza Gallia, al settimo piano dell’omonimo hotel, meta prediletta da VIP italiani e internazionali. Da qui potrete ammirare la Stazione Centrale da un’affascinante prospettiva e godere di una suggestiva vista sulla zona di Porta Nuova. 



Ultimo ma non per importanza è il fascino di Clotilde Brera, nuovo indirizzo affacciato sulla suggestiva piazza San Marco: il secondo bistrot della stessa famiglia, dopo l’apertura del 2015 in Porta Nuova. Alla regia c’è lo chef  Domenico Della Salandra, di origini pugliesi ma milanese d’adozione, che dopo Taglio e Desino Lento, torna sulle scene cittadine etrova nel cuore di Brera nuova dimora. 



Ian Rocca: “lo sport non è un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta”

Classe 1997, una passione senza freni per gli sport invernali e tanta adrenalina nel sangue: Ian Rocca ha indossato gli sci all’età di due anni, dandosi subito all’agonismo e aggiudicandosi importanti medaglie, come il titolo di Campione Europeo Slopestyle 2018. Terminata la parentesi agonistica Ian ha scoperto la sua vera strada: il freestyle e il freeride. Oggi l’atleta trascorre le giornate ad allenarsi, senza tregua, nel suo palcoscenico: Mottolino Bike Park di Livigno. Tra un’acrobazia e l’altra, lo skier si diverte a raccontare i  “segreti del mestiere” sui canali social, coinvolgendo il pubblico a 360 gradi anche fuori dalle piste da sci.

Come è nata la tua passione per lo sci?

La passione per gli sci è nata il giorno in cui li ho indossati per la prima volta, a due anni. Certo, negli anni c’è stata un’evoluzione: sono passato dallo sci alpino e dalla semplice ricerca della velocità al volo e ai salti, ovvero al puro senso di libertà che offre il freeski.


Credit: @noah_wallace

Quanto ha influito la figura di tuo padre sul tuo percorso?

È stato lui a farmi indossare gli sci la prima volta, mi ha sempre sostenuto ed è ancora il mio primo fan. È sempre presente nei momenti decisivi. Come la sera in cui mio zio, suo fratello, ci ha mostrato per la prima volta un video di freeski: in me è scattato qualcosa, si è accesa una scintilla. Ho deciso di lasciare lo sci alpino per seguire questa nuova passione. Mio padre non mi ha ostacolato, anzi ha detto: “Se credi che questa sia la tua strada io sarò con te”. La sua presenza mi ha influenzato anche in altri modi. Nella nostra famiglia lo sport non è considerato un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta. Questa mentalità orientata alla fatica, al sacrificio in vista di un obiettivo, qualsiasi esso sia, è un’altra lezione che mi ha trasmesso mio padre.

Per raggiungere i tuoi obiettivi, hai dovuto fare tante rinunce? È vero che la vita degli atleti è fatta di privazioni? Riesci a concederti del tempo per altre attività al di fuori dello sci?

I sacrifici sono inevitabili. È il prezzo da pagare per ottenere delle importanti gratificazioni e aprirsi a nuove opportunità: si viaggia, si conoscono persone con la stessa passione. Si vivono esperienze che altrimenti sarebbero inaccessibili. Uno degli aspetti a cui devo rinunciare sono le feste: non posso essere stanco la mattina, il freeski è un’attività ad alto impatto fisico e un errore di concentrazione può costarmi caro. Perciò devo trovare dei compromessi per il tempo libero. Ho imparato a coltivare le amicizie in altri modi e in altri momenti, dedicando tempo e attenzione alle persone a cui tengo. Anche i miei amici si sono adeguati, avendo capito cosa comporta il mio stile di vita: all’inizio non è stato semplice, ma oggi ci ridiamo su. Mi alleno sei giorni a settimana, e se mi organizzo riesco comunque a ritagliare del tempo per altre attività e per il riposo, solitamente la domenica. Non considero le rinunce delle privazioni, ma un investimento finalizzato a una meta che mi sono prefissato. L’importante è non affrontare questo percorso da solo: avere le persone giuste al mio fianco è fondamentale per superare i momenti difficili.


Credit: @dimitraaus

Quanto la tua carriera ti ha portato successo sui social? Ti ritieni un influencer oggi?

Grazie alla mia carriera sportiva ho ottenuto un discreto successo sui social. Non mi definirei però un influencer: la parola stessa incute timore, è come se sottolineasse la distanza tra l’influencer e i suoi follower. È una dinamica che non mi piace: preferirei essere considerato da chi mi segue come una figura vicina, a cui chiedere consigli, o con cui condividere passioni. Sono molto soddisfatto quando vedo che i miei followers sono interessati a ciò che faccio e si crea un’interazione semplice e diretta, come quando ci si scambia messaggi tra amici.


Credit: @teocolombo

Progetti il futuro? Dove ti vedi tra 5 anni?

Al momento sono impegnato in vari progetti: ad esempio, sto lavorando con Atomic per lo sviluppo di sci e scarponi che saranno commercializzati nei prossimi anni. Ma il mio obiettivo principale è legato alla diffusione del freeski. Mi piacerebbe portare le persone con me in questa esperienza, trasmettere la mia passione e allargare la base di fan e di praticanti di questo sport sicuramente spettacolare, ma ancora di nicchia. Anche tenendo conto dell’opportunità offerta dalle Olimpiadi invernali di Milano- Cortina del 2026. Livigno sarà la location delle discipline del freestyle, sia per lo sci che per lo snowboard, ed è un’occasione unica per allargare il movimento.

Il talento di Giuseppe Giofrè, dall’Italia a Los Angeles

Straordinario è il sogno che ha vissuto Giuseppe Giofrè, giovane ballerino calabrese famoso ormai in tutto il mondo dopo essersi esibito al fianco di Taylor Swift, Jennifer Lopez e di altre popstar come Ariana Grande e Camila Cabello. Il suo desiderio è diventato realtà: dopo aver vinto la categoria Ballo di «Amici» nel 2012, il talent  vola in America e la sua carriera prende letteralmente il volo. Tantissimi sono oggi i ragazzi che rincorrono una favola come la sua e che cercano di ritagliarsi uno spazio sul palco: abbiamo incontrato il ballerino che ci racconta la sua storia.

Come è nata la tua professione?

I genitori scoprono il talento dei loro figli: ballo da quando sono piccolo. Ricordo che a sette anni mia mamma mi vedeva saltare ovunque, non stavo mai fermo, fu proprio lei a motivarmi ad iniziare questo percorso. Presto presi lezioni amatoriali nel mio paese per poi a 17 anni seguire dei corsi più professionali. Cominciai a viaggiare, migliorai nella tecnica, e sbarcai a Los Angeles.


 Credits: @pawelherman

Chi è stato il tuo maestro più importante?

A 17 anni una mia amica, Noemi Verduci, mi invitò a fare lezione da lei, perché riconosceva in me un particolare talento: mi ha fatto aprire gli occhi su molteplici aspetti ed ha contribuito decisamente alla mia crescita, sia personale che professionale. 

Cosa consigli a chi ti chiede “come faccio oggi a diventare un ballerino di successo”?

Rispondo sempre che non è impossibile. Io sono un ragazzo umile, nato e cresciuto in una famiglia di un piccolo paese della calabria. Sicuramente devo  ringraziare la vittoria ad “Amici”, che mi ha permesso di pagare un sacco di cose, come agenzie, avvocati, manager, etc… Ma mi sono sempre dato da fare: con tanto impegno e testa sulle spalle, tutti i sogni si possono aggiungere. 



Rispetto al passato, credi sia più semplice oggi riuscire a ritagliarsi uno spazio in questo settore? I social media possono aiutare a trovare il  successo?

Sicuramente più andiamo avanti più è facile, con i social abbiamo una vetrina in più che ci permette di farci notare. Lo stesso discorso vale anche nel panorama musicale: hai diverse possibilità di essere contattato. Prima non c’era tutto questo. Quando la mia carriera cominciò, 10 anni fa, i social ancora non esistevano, o meglio, non avevo neanche Instagram a quei tempi… Oggi sicuramente c’è un il grande vantaggio di creare tutto  in maniera amatoriale e andare online come e quando vuoi: siamo soggetti ad un’esposizione maggiore. Le opportunità sono dietro l’angolo, bisogna saperle sfruttare ed essere sempre sé stessi: io sono rimasto con i piedi per terra, un ballerino onesto e simpatico.


Credits: :@smiggi

Tra qualche anno ti vedi in Italia o all’estero? Progetti per il futuro?

Assolutamente all’estero: sono ancora giovane, non mi piace stare comodo. Nella vita ho sempre sfruttato il tempo al massimo: non riesco a mettermi tranquillo e agiato; questi sono gli anni migliori, dobbiamo fare sempre di più, scoprire cose nuove e darci da fare. In Italia tornerò, un giorno, quando avrò completato il mio bagaglio. Riguardo al futuro, per ora l’unica certezza è a luglio: sta per uscire un film del quale sono molto orgoglioso di farne parte: il nuovo cenerentola in versione musical, una cenerentola inedita, che vedrà la partecipazione anche di Camila Cabello.

Dalla tv ai social: comunicare secondo Mariella Milani

Giornalista alla Rai per 33 anni, Mariella Milani è stata fra le prime donne a condurre il TG2, inviata speciale in cronaca, caporedattrice ed autrice di numerosi reportage. La critica di moda è approdata anche online, dimostrando una notevole consapevolezza e dimestichezza con mondo dei social: durante il primo lockdown, ha creato “Un caffè con Mariella”, la rubrica in diretta sul suo profilo Instagram, raccontando a 360 gradi in modo ironico, deciso e soprattutto pungente, il settore fashion. Da poco si trova in tutte le librerie il suo ultimo lavoro,“Fashion Confidential”, edito da Sperling & Kupfer, che traccia i dettagli della sua esperienza professionale, attraverso le interviste dei più noti e distinti personaggi.

Come è nata la tua professione di giornalista di moda? (So che eri una reporter prima). Come risponderesti a chi ti chiede oggi “come faccio a diventare giornalista”? 

Ho iniziato quasi per caso, per una proposta che ironicamente definisco “indecente”. Mi occupavo di cronaca, guerre di mafia e diritti civili ma, come spesso accade in Rai, la mia redazione era stata chiusa e l’allora direttore del Tg2 Clemente Mimun volle affidarmi la moda perché la raccontassi con un tono dissacrante e ironico, adatto a un pubblico generalista. Confesso che inizialmente mi sembrava riduttivo ma con la curiosità di una bambina – che mi appartiene ancora oggi – affrontai un mondo assolutamente nuovo. Spesso mi viene chiesto come poter fare il mio mestiere ma la verità è che nemmeno io so rispondere. È un lavoro che si è fortemente evoluto negli ultimi anni e il digitale ha avuto un impatto non indifferente da questo punto di vista.



Nel tuo libro, Fashion Confidential, emerge come tu sia sensibile ai temi delle donne. Per una donna, credi sia più difficile o più semplice svolgere la tua professione e riuscire a ritagliarsi uno spazio nel mondo della comunicazione oggi? 

La televisione dimostra che alla guida della maggior parte dei programmi ci sono donne, così come sono moltissime le colleghe della carta stampata. Credo che, nel giornalismo, quel che conta è essere letti o ascoltati ed è su questo che si misura il successo.

Nel tuo libro, Fashion Confidential, si leggono diverse definizioni di moda attraverso le parole di noti personaggi, come stilisti, responsabili della comunicazione o modelle, etc… Ci dai la tua definizione di moda? Quali differenze noti sulla moda di ieri rispetto a quella odierna?

La moda per me è emozione, sperimentazione, eccentricità. Rispetto al passato, francamente parlerei di minore creatività. Oggi assistiamo più che altro a reinterpretazioni, rivisitazioni, citazioni. Un caso, tanto per fare un esempio, è quello di Versace che continua a riproporre i classici lanciati da Gianni negli anni Novanta, dalle stampe pop art o jungle o ispirate ai tesori dei fondali marini alla maglia di metallo.



Così come per il tuo libro, hai creato un progetto digitale sul tuo canale Instagram. Come pensi di svilupparlo?

L’obiettivo del mio profilo Instagram è quello di trasmettere un pizzico di cultura e conoscenza di quel che è stato e di quel che succede, sempre attraverso il mio punto di vista. “Ti racconto chi è”, per citarne una, è una rubrica dedicata ai designer – vecchi e nuovi – che hanno fatto la storia e utilizzo strumenti come i quiz o i reel per rendere i contenuti fruibili da un pubblico giovane e al passo con i tempi. La cosa che più mi piace, a proposito di social, è il confronto: credo che l’interattività, rispetto all’informazione classica, faccia la differenza perché riesco ad avere immediatamente un riscontro dai miei followers. Fra gli appuntamenti fissi, “Once upon a time” invece ripropongo le immagini, raccontando anche aneddoti o curiosità, di icone del cinema o del teatro, dive o fotografi. Ho ancora una curiosità quasi infantile e continuo a lanciarmi in nuove avventure. Il futuro? Sono sempre aperta a progetti interessanti.

Tra i diversi intervistati che si trovano nel tuo libro, chi è quello che più ti ha impressionato, e perché?

Ho sempre avuto un debole per Miuccia Prada. Apprezzo la sua continua voglia di sperimentare e rompere gli schemi. La sua Fondazione lo dimostra ed è un’istituzione riconosciuta in tutto il mondo.

Cosa pensi dei social media? Credi che hanno distrutto il modo di comunicare tradizionale o che invece lo abbiano trasformato?

La democratizzazione dell’informazione è senza dubbio positiva ma, come sempre, ci sono luci e ombre. Sono un’individualista per definizione e vocazione e penso che vadano fatti dei distinguo. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile immaginare di fare cultura attraverso i social ma, negli ultimi tempi, c’è stata un’inversione di tendenza. I contenuti di qualità stanno acquistando un peso sempre maggiore mentre “la fuffa” fortunatamente sta perdendo terreno. Così come i consumatori non comprano più solo un prodotto ma i valori che questo rappresenta, anche i followers cercano autenticità, competenza e trasparenza.



Maserati scende in strada con David Beckham

Un secolo di innovazione, design e passione ha spinto Maserati a creare veicoli iconici, che hanno cambiato per sempre il modo di pensare alle automobili. Oggi, questa ricetta italiana unica, trova una definizione inedita con l’arrivo del nuovo Global Ambassador del Brand, David Beckham, icona sportiva a livello mondiale, filantropo, uomo d’affari e pioniere dello stile.



“Il Brand continua ad essere proiettato in avanti, inaugurando una nuova era. Maserati sfida ogni giorno lo status quo grazie al suo essere innovativa per natura, spinta dalla passione e unica per design. La partnership con David Beckham esprime tutti questi valori”, ha commentato Paolo Tubito, Chief Marketing Officer Maserati. L’ex calciatore ha dichiarato: “Per me è entusiasmante iniziare questa partnership con Maserati: un Marchio italiano iconico che condivide la mia stessa ammirazione per le innovazioni più grandi e per il migliore design. In un momento così cruciale della sua storia, non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con Maserati e di continuare con loro questa crescita su scala globale”.



La prima collaborazione che vede protagonisti i valori del marchio d’auto di lusso insieme alla figura di David Beckham è un film sorprendente, capace di evidenziare lo spirito innovativo, grazie all’ambassador che si esibisce in una prodezza alla guida di un SUV ad alte prestazioni del Marchio, Levante Trofeo.



Mattia Ferrari, il giovane eclettico art director

Amante della moda a 360 gradi, Mattia Ferrari è un Art director di fama internazionale, spesso immortalato con celebrità e star conosciute in tutto il mondo. Milanese di adozione, è determinato sin da subito a ritagliarsi un suo spazio nella giungla della moda ha fondato, all’età di 25 anni, una sua agenzia, Arnold Creative Communication, specializzata nei servizi di advertising, media communication e social media, riuscendo in diverse collaborazioni con importanti brand di lusso, quali Dior, Versace, Casadei e Bulgari. Lo abbiamo incontrato per scoprire tutti i retroscena.



Com’è nata la tua passione per la moda e che cosa significa “moda” per te oggi?

Più che passione, è un istinto che nasce dentro di me da quando ho iniziato a camminare! In realtà poi, con il passare degli anni, ho capito che non è “la moda” quello che mi appassiona, ma “il bello”: già in tenera età avevo una forte propensione per l’estetica; a cinque anni facevo i look a mia madre abbinando i capi e colori secondo quelli che erano i miei parametri di equilibrio estetico. Oggi la moda è uno strumento attraverso il quale esprimo la mia creatività. La moda vera è un po’ incomprensibile per me, di conseguenza la decodifico come meglio mi piace a seconda delle esigenze del brand.



Com’è stata segnata la moda dalla pandemia?

In questo periodo così negativo mi piace vedere il lato positivo e quindi un beneficio, seppur nella tragedia, dal quale questa industria ha potuto goderne: in realtà la pandemia ha aiutato a portare alla luce molti sprechi di questo settore, come brand che facevano 8 sfilate l’anno e negozi che mandavano in trasferta 10 buyer alla volta!

Hai fondato una tua agenzia creativa di comunicazione. Com’è nato il progetto? Ci dici qualcosa in particolare che la caratterizza?

L’agenzia nasce nel 2016. Arrivando da un’esperienza estera negli Stati Uniti, avevo il fuoco nel sangue: volevo fare mille cose, ma tutte nella sfera della moda! Ho iniziato, in maniera autodidatta a fare delle presentazioni a modo mio (oggi le guardo e rido)! Le mandai alle varie figure manageriali conosciute in giro per il mondo, fino quando Bulgari ha creduto in me affidandomi un grosso progetto orizzontale, che includeva le varie categorie merceologiche della maison.



Ricordo come fosse ieri il mio primo shooting: call time alle 7.30, il set si riempie di professionisti, io decisamente spaesato. Ad un certo punto arriva la modella, con il suo agente che esclama “chi è l’art director ?” Io continuo a fare il mio senza dare ascolto, mentre la make up artist viene da me e mi sussurra “chiedono di te”.  Da quel momento ho capito che titolo aveva il mio ruolo in quello shooting: ruolo che oggi è diventato la mia professione!

Oggi, cosa significa essere un Art Director? Che requisiti servono per farlo?

Oggi fare l’art director ti permette di essere molto eclettico, non è richiesta una preparazione verticale su un settore a scelta. L’art director io lo vedo come il responsabile dell’estetica di qualsiasi situazione: si deve assicurare che tutto sia visibilmente soddisfacente!



Dove ti vedi tra 10 anni?

Se me l’avessi chiesto 10 anni fa, forse, avrei disegnato più o meno il quadro che sto dipingendo oggi: quindi tra 10 anni mi vedo con alcune delle idee che ho ora, semplicemente realizzate! Mi piace visualizzare il futuro e poi renderlo realtà!

Alberta Antonucci, l’avvocato degli influencer

In un mondo in costante evoluzione digitale il nuovo orizzonte della comunicazione permette a molti individui, perlopiù giovani, di ritagliarsi uno spazio. I protagonisti del web come influencer, youtuber e tiktoker, grazie alle recenti piattaforme social  hanno potuto creare delle vere e proprie professioni, riuscendo a coinvolgere famosi brand in svariate forme di collaborazioni lavorative. Se da un lato questa realtà di entusiasmo e scoperta apre porte e speranze, dall’altro nasce il bisogno di trovare una forma di regolamentazione a queste nuove figure, spesso inconsce ed inconsapevoli fino in fondo del loro potenziale potere comunicativo, nonché delle stesse piattaforme social. Abbiamo incontrato Alberta Antonucci, avvocato esperta del settore, fondatrice dell’azienda legale “On the Web Side”, che da anni fornisce assistenza e consulenza legale alle Imprese per le attività sul web ed il digital marketing.


Lei è l’avvocata delle influencer (si definisce così). Che cosa significa? Quando e perché ha scelto questa specializzazione? 

Io tutelo sia gli imprenditori digitali che i brand che lavorano nell’influencer marketing. Diversi  anni fa ho intuito che ci fosse un nuovo spazio professionale per fornire assistenza a queste nuove professionalità ed alle aziende che intendano utilizzare l’influencer marketing per la commercializzazione dei propri prodotti e servizi. Mi sono quindi dedicata in modo esclusivo al diritto del web ed alle questioni connesse all’utilizzo dei social. Mi ha appassionato la sfida di percorrere un settore del diritto ancora inesplorato, privo di regolamentazione specifica e che quindi rappresenta il miglior banco di prova per creare una nuova pratica operativa.

Fare l’influencer è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Cosa ne pensa?

Essere un imprenditore digitale è, e sicuramente lo è stato sin dall’inizio, un lavoro vero e proprio anche se su questo va aumentata la consapevolezza non solo sui possibili guadagni ma anche sulle responsabilità ed i rischi a cui l’influencer si espone. Il posizionamento dell’imprenditore digitale nel mercato di riferimento dipende:

-dalla verticalità della figura nel singolo settore merceologico;

-dal numero di follower (effettivi);

-ma soprattutto dall’efficienza, ossia dalla capacità di penetrazione del suo messaggio e dalla sua capacità di determinare un aumento effettivo delle vendite (redemption).

Si tratta comunque di un mercato non ancora maturo dove non vi sono ancora strumenti davvero in grado di misurare in modo efficiente questi criteri. C’è ancora molto da fare e io mi sto impegnando professionalmente su questo.



Si fanno corsi per diventare influencer. Dunque, attorno al mondo delle influencer c’è un indotto economico sia nel pubblico che nel privato

Sicuramente è un mondo che deve essere conosciuto e studiato. Come per tutti i lavori non ci si improvvisa influencer. La formazione professionale è importante perché è un mestiere estremamente volatile e può esporre a seri rischi considerata la straordinaria potenza dei media. Naturalmente nei casi di successo può creare un notevole indotto economico e di immagine sia nel pubblico che nel privato: si pensi all’impiego degli influencer per favorire il piano vaccinale contro il Covid19.

Gli sponsor in base a quali criteri scelgono le influencer? 

Quelli della professionalità, credibilità, affidabilità, capacità di gestire il commento, reattività, ma soprattutto sulla loro capacità di performare.

Gli imprenditori digitali, quando pubblicizzano dei prodotti, non producono contenuti che una volta trasmessi nell’etere svaniscono. Loro lasciano una finestra aperta con i loro followers attraverso i commenti od i DM (direct message) e si espongono al giudizio dei follower senza filtri.

C’è anche pubblicità occulta sui social?

Anche sui social vige il principio della trasparenza della pubblicità. Il consumatore deve essere sempre informato se sta guardando dei contenuti che veicolano messaggi pubblicitari e quindi il contenuto pubblicitario del messaggio deve essere comunicato. Uno strumento efficace in tal senso è l’impiego del famosissimo e conosciutissimo # “adv” che sta appunto per advertisement .

Sebbene l’uso dell’#adv sia cresciuto, l’ottica dell’imprenditore digitale è quella di essere sempre sincero con i propri follower, purtroppo però qualcuno è ancora restio ad usarlo.



Social: potenziale o arma? Quanto credi siano pericolosi, soprattutto per i più giovani? 

Come per tutti gli strumenti, i social non sono di per sé né buoni né cattivi. Se usati bene non sono pericolosi, anzi. Basti immaginare come ci hanno tenuto compagnia durante il lockdown, hanno accorciato le distanze e ci hanno fatto sentire uniti. Naturalmente esistono pericoli e rischi a cui stare molto attenti. Proprio per questo ho cercato di analizzarli e di approfondire nel mio libro sulla educazione digitale che uscirà a brevissimo.

Torneremo a viaggiare: 5 destinazioni da riscoprire

Le cinque parole che caratterizzeranno i nostri prossimi viaggi? Sicurezza, tranquillità, spensieratezza, avventura e sostenibilità. Da un anno ormai siamo privati della possibilità di prendere un volo, ci siamo dimenticati quella sensazione che si prova nel fare il check-in, correre in aeroporto e sbarcare dall’altra parte del mondo. Visto che al momento non possiamo fare altro che volare con la fantasia, riscopriamo (almeno virtualmente) cinque mete molto diverse tra loro, da raggiungere non appena sarà possibile.



Collegato al tema della spensieratezza, al quinto posto troviamo Dubai, dove svago e divertimento sono all’ordine del giorno. Voli in mongolfiera, corse a cavallo, quad nel deserto, tramonti mozzafiato, parapendio: alcune delle diverse attività che si possono fare negli emirati. Gli Hot Air Balloon colorano il cielo di emozioni: sarà possibile sorvolare il deserto a 400 metri d’altezza, per godersi una vista senza precedenti, compreso il Burj khalifa, famoso in tutto il mondo per la sua imponenza.


La quarta posizione se la aggiudica la Turchia, con una meta alquanto insolita: Erzurum. Per gli amanti degli sport invernali sarà possibile infatti tornare a sciare a 3000 metri d’altezza, sulle montagne del Palandoken. Scalata sul ghiaccio, gite a cavallo, visite agli antichi castelli della cittadina: tutte attività che si svolgeranno in totale sicurezza nel comprensorio turco.


Credits: @newmediasoup

Per i più avventurosi non può mancare Tulum: i viaggi in Messico sono il modo ideale per unire storia e bellezza della natura con il fascino della scoperta. Tra terre che civiltà antiche e primordiali come i Maya hanno arricchito di cimeli e inediti paesaggi marini, Tulum ti permette di visitare rovine conservate da lungo tempo nella costa ed esplorare le meravigliose grotte sottomarine. I più romantici potranno assaporare la suggestiva aurora in spiaggia.


Credits: @julija_makani

Il secondo posto lo vince l’Alto Adige, teatro di pace e serenità, caratterizzato da una terra di contrasti che si fondono dando vita ad un’atmosfera unica da vivere in piena libertà nei suoi affascinanti spazi aperti. Le vette delle Dolomiti fanno da sfondo ai prati e la vita contadina si unisce alla modernità, dove tradizioni alpine e caratteristiche mediterranee vivono in perfetto connubio.


Credits: @fsseychelles

La medaglia d’oro spetta alle Seychelles, il paradiso ecosostenibile. Riserve naturali, siti Unesco, giardini botanici, flora e fauna rare e protette, piantagioni di coralli, delfini, tartarughe marine e squali balena: queste isole sono un esempio di equilibrio fra biodiversità preservata e turismo sostenibile. Nel cuore dell’Oceano Indiano è stato stilato un Codice Etico per rispettare l’ambiente, raccomandando ai turisti di ridurre l’emissione di anidride carbonica utilizzando bus locali e biciclette per i tour; supportare sistemazioni ecofriendly; proteggere l’ecosistema marino evitando di toccare e prendere coralli e conchiglie.

Yumeiho: il metodo terapeutico che aiuta a ripristinare il naturale equilibrio fisico

Se da un lato le attuali restrizioni hanno portato grosse difficoltà e sconforti, dall’altro è possibile intravedere anche qualche aspetto positivo. Tra questi, la possibilità di avere più tempo per noi e poterci dedicare al nostro benessere. Bilancieri, corde e manubri non sempre riescono a restituirci una sensazione di relax: il totale appagamento psico-fisico si può raggiungere con i trattamenti mirati in strutture specializzate.

A Milano è possibile sperimentare i benefici legati alla disciplina YUMEIHO  che, dal lontano Oriente, approda in Italia grazie alla lungimiranza di Natural Biolifting, il centro medico estetico di Piazzale Baracca che da anni, con una vasta gamma di servizi e trattamenti, offre il proprio expertise per garantire un approccio scientifico e innovativo alla bioestetica. Una proposta che oggi, la biologa e ricercatrice Joanna Hakimova fondatrice del centro, desidera ampliare e potenziare. Tra le varie specialità di Natural Biolifting, è stato introdotto questo metodo terapeutico fondato nel 1975 in Giappone dal maestro Saionji Masayuki, nell’ambito delle ricerche mediche da lui condotte in materia di riabilitazione, equilibrio psicofisico e armonizzazione anatomica.



La terapia YUMEIHO trae le proprie origini da una filosofia secondo la quale mantenere le proprie articolazioni elastiche consente a ciascuno di rimanere giovani a qualsiasi età, coniugando alla sapienza delle tecniche di massaggio e ago-pressione, il trattamento medico fondato sulle prese terapeutiche manuali per la correzione posturale. Nella pratica, questi tre ambiti disciplinari prendono forma in un complesso di circa un centinaio di manipolazioni e metodi biodinamici di correzione del sistema muscolo-scheletrico, eseguiti con sapienza su tutto il corpo. Una terapia a tutto tondo che, andando ad intervenire in diversi punti specifici dell’organismo, riesce a restaurarne il naturale equilibrio. Inoltre, mantiene un buono stato di salute, ripristinando la “vitalità” del corpo e la sua originaria simmetria, fonte di benessere.



Risultato di diverse tecniche e manipolazioni terapeutiche manuali, all’interno dei trattamenti yumehio si trova il physio reboot, che ha lo scopo di riattivare il metabolismo del corpo al fine di prevenire il suo invecchiamento precoce.



Il trattamento rende le articolazioni più elastiche, dando un immediato senso di leggerezza. Viene attivato il tessuto muscolare connettivo, fino ad andare in profondità negli organi interni per stimolare la loro attività e la peristalsi. Il metodo sfrutta dei punti riflessi del corpo per sbloccare la circolazione linfatica e sanguigna e renderla il più fluida possibile, dando un immediato senso di leggerezza e di profonda efficacia. Esistono tre tipi di programma: base (50 minuti), plus (70 minuti), extra (90 minuti). La scelta dipende dallo stato di salute del paziente.

Durante la seduta, viene applicato un gel caldo sulla pelle mentre i guanti in cotone esercitano pressioni dal processo spinoso verso le vertebre, ottenendo così un risultato di allungamento e stretching intenso su tutto il nostro corpo.



Ed è cosi che in breve tempo sarà possibile riappropriarsi di quel benessere perso ormai da mesi all’interno di questo girone dantesco che, almeno in parte, ci permette di ritrovare noi stessi in tutte le più svariate forme.

Cortina 2021: tra gare, moda e degustazioni

I Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, in programma dal 7 al 21 febbraio, sono ufficialmente iniziati: in calendario 13 gare maschili e femminili che porteranno nell’ampezzano oltre 600 atleti da 70 nazioni, insieme a 6.000 persone tra addetti ai lavori, tecnici e preparatori atletici.

Un palcoscenico in cui si disputeranno le gare tecniche di slalom femminile e maschile, nonché gli allenamenti e warm-up dei più grandi atleti di sci al mondo.

Un evento di portata globale che coinvolgerà oltre 500 milioni di persone collegate non solo in diretta televisiva, ma anche tramite i canali social. Proprio i nuovi media, protagonisti indiscussi di quest’ultimo anno segnato dalla pandemia, permetteranno agli appassionati in tutto il mondo di seguire a distanza le due settimane di gare.

Tramite la Cortina 2021 Official App, sarà possibile infatti vivere a 360° gradi la grande avventura dei Mondiali con i propri devices, comodamente da casa. Si tratta di una piattaforma in grado di coinvolgere gli utenti grazie ai tantissimi contenuti esclusivi, studiati appositamente per appassionare e accrescere il grado d’interazione: cronaca live delle gare, behind-the-scenes, contest a premi e la possibilità di assistere in live streaming alle conferenze stampa post-gara.



Non saranno solo gli atleti a contendersi il podio ai Mondiali di Sci Alpino, ma ci sono anche le grandi griffe, pronte a sfoderare le loro proposte da sfoggiare sia in pista che all’aperto.



Fendi, nella versione Tech, combina il logo delle doppie F con le iconiche macchie leopardo e print paisley e con le grafiche Quilted Stripes.

Tessuti traspiranti, termici e impermeabili mescolano pile e lycra, pronti ad essere utilizzati come pantaloni da sci e tute da snowboard. La sostenibilità gioca un ruolo fondamentale: un piumino FF che rivela il motivo Pequin sul collo, realizzato in un tessuto tecnico sostenibile, fatto con filati di nylon rigenerato Econyl: giacche sportive foderate, imbottite con piume d’anatra riciclate.

Per non farsi mancare nulla, Fendi svela una collaborazione con Moonboot per una selezione di audaci stivali, e con Blizzard per gli sci high-tech per donna, a tiratura limitata, rifiniti con il logo FF metallico sulla punta.

E se i mondiali di Cortina sono teatro di sfilate non mancano di certo le risposte delle aziende altoatesine che quest’anno scendono in campo proponendo una collezione di giacconi maschili: la storica Birra Forst, nata nel 1857, leader nella produzione di birra e Franz Kraler, nota famiglia d’imprenditori a capo di una catena di lussuosi negozi. La collaborazione tra i due leader da vita ad una giacca da sci tecnica Forst Franz Kraler, la prima realizzata in un esclusivo vellut stretch (Jaam) nei colori blu/nero oppure in stampa camouflage. Impermeabile, morbido, tecnico e resistente, il risultato è un ottimo compromesso invernale con anche un cappuccio integrato regolabile.



Non manca EA7 all’appello, linea sportiva di Emporio Armani, main sponsor dei Campionati Mondiali di Sci Alpino. Nata nel 2004 come capsule sportiva di Emporio Armani, EA7 ha maturato negli anni una propria identità legata allo sport.



Segue Nordica, partner tecnico del comitato organizzatore dei Mondiali, con una divisione specializzata nella produzione di attrezzatura e calzature sportive per lo sci e l’outdoor.

Proseguendo con la maglieria, Cortina 2021 entra in partnership con Mr. Cashmere, lo shop online dedicato alla maglieria in cashmere 100% made in Italy. Per l’occasione il brand ha realizzato maglioni per Lui in cachemire blu con il logo Cortina 2021, e per Lei maglioni in cachemire con logo in cristalli Swarovski.

Per finire, lo store di Louis Vuitton si impegna a celebrare i mondiali con una scelta di accessori esclusivi come le borse Teddy, in pelle martellata e morbido shearling, gli stivaletti dopo-sci Polar, in nylon impermeabile con motivo Monogram, i pillow poot in caldo piumino.



Insieme agli atleti scenderà in campo in campo anche il beauty.

Acca Kappa ha creato degli esclusivi prodotti per il corpo, a partire da Šfarìa, il profumo dedicato ai Mondiali 2021 ispirato alla neve. Anche Tessitura Monti  si fa notare con le mascherine brandizzate  e certificate. Invece FreeRide Cosmetics, un nuovo brand green e made in Italy, si gioca la carta dei balsami colorati, viso e labbra, dedicati agli atleti, e altri prodotti per la protezione dai raggi solari.


A coronare moda e beauty nello scenario patrimonio dell’Unesco ci pensa il cocktail ufficiale dei mondiali di sci Cortina 2021, realizzato con il Gin 8025 , dal colore rosato che richiama il tramonto sulle montagne, teatro della varie attività. Servito come aperitivo dal gusto delicato, rinfrescante e leggermente alcolico, la bevanda è ideale per scaldare gli animi di tutti. Villa Laviosa è una piccola azienda artigiana dell’Alto Adige che produce grappe, distillati e liquori la cui filosofia è legata alla tradizione e cultura del territorio, con particolare attenzione alla provenienza delle materie prime.

Nella categoria dei liquori prevale quello a base di Grappa al Fieno, dal gusto delicato ed elegante, bevanda aromatica che funge da perfetto collante tra moda, sport e neve.

Faces: in viaggio con i The Globbers

Innamorati, spensierati e divertenti, Luca e Alessandro sono due noti influencer del panorama italiano specializzati nell’ambito del turismo. Le due distinte identità hanno dato vita ad un unico profilo Instagram, @the_globbers. Paesaggi mozzafiato, viaggi alla scoperta di isole misteriose, ma anche una grande storia d’amore: questi sono i contenuti che stanno alla base del loro profilo. Li abbiamo incontrati per comprendere meglio l’evoluzione del loro lavoro, in un momento in cui viaggi e turismo hanno accusato una forte crisi.



Da quanto tempo siete influencer?

Non ci piace definirci influencer per un semplice motivo: la parola stessa determina qualcuno che influenza la decisione delle persone che decidono di seguire quell’account, ma non siamo noi a determinare questo dato. È il pubblico che eventualmente viene influenzato, ma questa parola non ci mette a nostro agio perché ci sembrerebbe di applicare un’etichetta alla nostra figura.



Ad ogni modo non c’è una data precisa d’inizio. È stato un processo in crescita negli ultimi 5/6 anni, che un po’ alla volta ci ha portato a lavorare sempre di più in questo settore, pur non essendo il nostro scopo finale o principale.

Quali ingredienti servono oggi per essere un blogger di successo?

Al giorno d’oggi ne serve praticamente solo uno: l’unicità. E pur essendo solo uno è molto complesso da creare e portare a galla perché negli ultimi anni si sono sviluppati moltissimi blog e profili Instagram ma che, presi dalla foga di emergere, si sono ritrovati a copiare chi ha percorso quella strada prima di loro.

Lo spazio secondo noi c’è ancora per chi vuole mettersi in gioco, al contrario di quello che si dice, ma bisogna farlo nel modo giusto.

Il fatto di essere una coppia vi ha portato fortuna?

Per quanto il tema coppia e amore sia vincente su Instagram, una coppia gay non ha la stessa risonanza e viralità di una coppia etero, e questo è un dato di fatto sui social.



Non avete mai fatto mistero della vostra omosessualità. Questo come ha influenzato il vostro percorso ? E quello con i brand?

Avviene una scrematura naturale. Veniamo scelti da brand, aziende più o meno grosse, enti del turismo proprio perché siamo una coppia gay.

Anzi, apprezziamo molto i brand che si espongono e che marcano sul concetto di inclusività legato alla loro immagine, e in maniera del tutto naturale. Con alcuni brand collaboriamo ormai da anni in maniera costante.



Cosa pensate di Tik Tok?

Ha del buon potenziale come social, e nella prima metà del 2020 ci ha coinvolto parecchio proprio perché si differenziava da Instagram per tipologia di contenuto e meccanismo dell’algoritmo favorendo la visibilità. 

Ora, dopo l’arrivo dei Reel, ha perso un po’ di attrattiva a nostro avviso.

C’è anche da dire che il nostro pubblico è inserito in una fascia d’età diversa dagli utenti medi di Tik Tok, che sicuramente richiedono un tipo di comunicazione diversa.

Progetti per il futuro?

Potenziare la parte del nostro lavoro che preferiamo e su cui puntiamo di più: i nostri viaggi di gruppo. Abbiamo un milione di idee in testa e diversi viaggi rimasti in sospeso a causa della pandemia. Non appena si potrà ripartiremo gradualmente per tornare a pieno regime e premere poi il piede sull’acceleratore.

Places: l’America Centrale e i suoi 7 resort più colorati

La pandemia attuale ci costringe a viaggiare solo con l’immaginazione ma nulla ci vieta di portare i nostri pensieri oltre oceano e iniziare a programmare i prossimi viaggi.


Costa Rica, Santa Barbara. November 30, 2016. The atrium in the main building of the Hotel Finca Rosa Blanca. © Teake Zuidema

Tra le destinazioni da non perdere, l’America Centrale e Repubblica Dominicana sono il luogo ideale per ritrovare lo spirito giusto e riaccendere la voglia di viaggiare. Territori colorati, rari e mozzafiato che rifletteno l’energia, la cultura e la trazione locale: Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e Repubblica Dominicana . 

Abbiamo selezionato alcuni tra gli hotel più caratteristici dove soggiornare almeno una volta nella vita:

Los Almendros de San Lorenzo – El Salvadorù

A Suchitoto si trova un’elegante boutique hotel nel centro storico della città coloniale, che nasce da una vecchia abitazione dal grande valore culturale. Dietro lo spettacolare murales ideato dal maestro salvadoregno Luis Lazo, si nasconde un vero e proprio Eden della serenità, in cui i patii pieni di piante, fontane d’acqua e  corridoi delimitati da colonne di legno sono i veri protagonisti.



W Panamá – Panama

Ispirato all’arte, alla moda, alla cultura e alla gastronomia locale, l’hotel incarna lo spirito del paese, ripercorrendo lo stile e l’energia con un design unico che rende omaggio sia alla storia della regione che al suo presente. La struttura si trova vicino a Calle Uruguay, location di pregio nel quartiere finanziario della capitale panamense. Non può mancare una rilassante piscina all’aperto, pronta a catapultare gli ospiti in una rilassante atmosfera.



Finca Rosa Blanca – Costa Rica

Una volta c’era solo del fango; oggi, un paradiso lussureggiante. Tra un caffè eccezionale e 7.000 alberi, questo hotel è costruito su una terra  che racconta culture e tradizioni locali.



Se amate l’arte, in tutte le sue variegate forme, Finca Rosa Blanca è quello che fa per voi: preparato  ad accogliervi tra  stravaganti sculture e  colorati murales, con il suo spirito spiccatamente costaricano  vi offrirà un tradizionale paradiso naturale ed ecologico.

Hamanasi Resort – Belize

Situato tra le montagne Maya e il turchese Mar dei Caraibi, è un intimo boutique hotel che offre la possibilità di andare alla scoperta dei più grandi siti Maya immersi nella foresta pluviale: i più temerari possono spingersi fino all’incontaminata barriera corallina. L’ecoturismo è la filosofia alla base di questa struttura che ogni giorno lavora per preservare la porzione di paradiso per le generazioni future con molta attenzione per fauna e ambiente.




Eden Roc at Cap Cana – Repubblica Dominicana

Eleganti suite sul lungomare e  incantevoli ville immerse nella natura, per  una totale privacy: il Relais & Châteaux Eden Roc at Cap Cana è una proprietà unica ed esclusiva che si erge nella bellissima cornice del lungomare di Cap Cana, teatro di  vivaci architetture e camere dai colori accesi, vibranti e diversi tra loro. 



Jade Seahorse – Honduras

E’ il luogo ideale per rilassarsi, godersi la natura, condividere emozioni e apprezzare le creazioni monumentali. Anche in questo caso la green attitude è la vera protagonista: a decorare l’oasi sono materiali di riciclo come pezzi di ceramica, vetro, dischi o bottiglie, che uniti insieme a mosaico danno forma a pareti, tavoli e pavimenti. Non mancano bungalow esclusivi realizzati dai migliori artigiani e degustazioni di piatti a base di prodotti biologici locali.



Tribal Hotel -Nicaragua

Situato nel cuore della città coloniale, l’hotel di lusso gode della posizione perfetta per vivere al cento per cento il fascino della storia, della cultura e dei ristoranti locali. Un’elegante lobby accoglie gli ospiti proiettandoli in un’oasi tropicale, con una piscina in piastrelle bizzarre che ricordano i marciapiedi di Copacabana. La terrazza coperta che circonda il patio offre un moderno spazio comune, mentre la sala da pranzo è decorata con pezzi personalizzati progettati dai proprietari e realizzati a mano da artigiani locali della campagna. 


Tra tema Natale e antica arte dei Tarocchi: il mistero dell’Astrologia

Quando si parla di interpretazione delle Carte Natale, segni zodiacali, previsioni astrologiche e Tarocchi, spesso e volentieri molte persone alludono a concetti legati al mondo della magia o del paranormale. Altri sono totalmente scettici e decidono di non riporre alcuna fiducia in questo settore. Tuttavia, c’è anche chi con lo studio dell’astrologia ha creato una vera e propria professione. Abbiamo incontrato Gabi Lussi, esperta in materia, per conoscere meglio le dinamiche di questo mondo.  


Cosa significa essere un Astro Coach? 

Partiamo dalla definizione di astrologia, che è la materia che studia i movimenti planetari all’interno di uno schema chiamato zodiaco, nel quale si suddividono 12 segni, 12 case, che determinano effetti sulla vita degli esseri viventi. Ci sono modi diversi per interpretare la materia. Il mio approccio nei confronti dell’astrologia è di tipo umanistico, ovvero indago nelle pieghe della psiche mettendo in luce punti di forza e zone d’ombra. Ai miei clienti offro degli spunti su cui lavorare, essenziali per aiutarli a sbloccare energie che possono essere utilizzate per migliorare il percorso personale o professionale; questo significa seguire una persona in un percorso di evoluzione/crescita, partendo proprio dal suo Tema Natale.      



Ci sono dei requisiti per svolgere questa professione? Tutti possono farlo? Tu hai avuto una vocazione?

La mia passione per l’astrologia non nasce a caso, ma da un insieme di eventi e soprattuto destino.

Sono nata in una famiglia dove si respirava “aria esoterica”: mio padre era un sensitivo. Benché di professione fosse un commerciante,  molti conoscevano questo talento, e lui era ben felice di poter condividere con qualcuno quella parte di sé, anche se che per molti era tabù.

Ho cominciato a studiare l’astrologia a 17 anni da autodidatta. Mi esercitavo con amici e parenti: era come un gioco segreto, dato che al tempo era visto come un argomento quasi paranormale, sia per l’attitudine di mio padre, che per la mia “stranezza”.

Con il passare del tempo, mi sono avvicinata allo studio dei Tarocchi, mi sentivo fortemente attratta dalle immagini, e già li leggevo ma senza nessun altro strumento di conoscenza, per cui ho iniziato il mio percorso formativo frequentando vari corsi e leggendo molti libri.

Per lavoro e passione ho viaggiato molto e, tramite una serie di circostanze fortunate, ho potuto approfondire il mio interesse per l’evoluzione della consapevolezza umana (psicologia umanistica) attraverso esperienze di vita e lo studio di testi di autori e maestri che hanno cambiato il corso della mia vita; essi hanno potenziato i miei strumenti di indagine, che ora utilizzo durante le mie sessioni.

Ed è così che una passione è diventata attualmente la mia professione. Ho conosciuto molte persone che si sono affidate a me, e via via sono diventate innumerevoli.

Non tutti possono fare questo lavoro, chiunque può studiare astrologia, ma servono diversi ingredienti: intuito, sensibilità e coscienza profonda dell’animo umano, nonché esperienza di vita.                                   

Ci sono domande alle quali è vietato rispondere? È possibile stabilire anche un sorta di codice etico nel tuo lavoro?  

È un ampio settore che si presta a diverse interpretazioni, e dove molte persone abusano delle debolezze altrui per trarne profitto. Io lavoro con una mia etica, non rispondo a domande rivolte alla salute o a consigli legati al gioco d’azzardo.



Come si fa a trovare clienti in questo settore?  

Per quel che mi riguarda, cominciando per gioco e per pratica, le persone che ho avuto modo di incontrare sono diventate moltissime negli anni, anche perché ho viaggiato molto e vissuto all’estero, non avevo tempo di seguirle, e non era ancora la mia professione, diciamo che non pensavo sarebbe mai diventato un lavoro, (anche se mi è sempre stato predetto). È stato invece un passaggio automatico, mi hanno offerto delle collaborazioni nel settore moda con “The Attico”, dove scrivo una rubrica mensile dedicata all’oroscopo, con il gruppo “Condè Nast”, e diverse agenzie di comunicazione.                                                                                       

Ci sono dei segni privilegiati per questo 2021?

I segni favoriti di quest’anno sono quelli d’aria. Non mi piace fare le classifiche, ma al primo posto metterei la bilancia, insieme ad acquario e gemelli. Con l’ingresso di Giove è entrato nel segno dell’Aquario a dicembre, ricevono dei benefici per tutto il 2021.                                               

Cosa pensi della pandemia in corso? L’avevi prevista?

In realtà sapevo di questa pandemia, mio padre mi raccontò quello che sarebbe successo e cosa avremmo dovuto fare, questo oltre 40 anni fa. L’anno scorso a febbraio sapevo che questa esperienza avrebbe cambiato le sorti dell’intero pianeta. La mia opinione attuale è che il Covid-19 sia lo strumento che ci spinge in una nuova era: dal 21 dicembre siamo entrati ufficialmente nell’era dell’acquario, un periodo fortemente segnato dal digitale, ne abbiamo avuto i primi sentori negli ultimi 30 anni, quando ci siamo avvicinati per la prima volta ad un pc e ad internet. La tecnologia e il digitale saranno i protagonisti assoluti di questa nuova era, avremo la possibilità esplorare e conoscere altri pianeti e nuove forme di vita. Tante persone non vedono speranze, in realtà ci stiamo aprendo a qualcosa di nuovo che ancora non conosciamo, stiamo cavalcando un’onda pre-rivoluzionaria che rimarrà nella storia, e noi ne siamo testimoni. È vero, è un momento difficile, ma è anche il momento delle grandi opportunità.

Simone Rugiati e la sua factory: come brandizzare la cucina italiana

Cuoco, conduttore televisivo ed influencer, Simone Rugiati è riuscito a conquistarci da subito con le sue ricette. Vivace, carismatico ed intraprendente, lo chef ha dato vita ad una creativa Factory House, Food Loft Milano. Lo abbiamo incontrato per scoprire il progetto da vicino…



Come è nata la tua passione per il cibo ?

Sono sempre stato un grande fan della cucina, sin da quando ero bambino. 

I miei genitori, insegnanti di ginnastica, quando ero giovane la mattina e il pomeriggio lavoravano, con la conseguenza che non avevano il tempo di cucinare per me. La mia vicina di casa Gigliola, insieme alle mie nonne, si occupava dei pranzi, ed io ero sempre in casa con loro. Mi ricordo che cucinavamo e giocavamo, e le attività ludiche terminavano mangiando il piatto che avevamo preparato. Mi piaceva questa magia del fare, trasformare e mangiare.

Io ero molto casinista, curioso e vivace, non stavo mai fermo, assaggiavo, cucinavo, preparo e mangiavo. Ero felice nel vedere la protagonista, mia nonna, a tavola. Senza di lei la domenica non funzionava: la sua cucina teneva insieme tutta la famiglia (ancora oggi mi ricordo il suo detto “compra la roba buona, che viene buona”).

Terminate le medie, mi iscrissi alla scuola di cucina ad indirizzo alberghiero. 

Come sei riuscito a trasformare la cucina in lavoro?

Dopo la scuola ho iniziato a lavorare in giro, cercavo di stare poco in diversi posti, al fine di fare più esperienza nel minor tempo possibile. Tuttavia, mi accorsi che stare all’interno di un ristorante non mi bastava: volevo inventare, ma soprattutto mi mancava stare a contatto con la materia prima. Quando lavori in un ristorante ti devi adeguare: avevo bisogno di poter dare spazio alla mia creatività. Iniziai a leggere libri di cucina, ma anche quelli mi sembravano banali. In seguito, andai a lavorare a Parma in una casa editrice che produceva riviste culinarie. Questo gruppo editoriale mi ha permesso di pranzare in ristornati stellati e testare la cucina di grandi chef: diciamo che ho fatto una bella scuola!

Nel frattempo, iniziai a fare foto e mi abituai alle telecamere. All’inizio avevo paura di stare in televisione, pensavo di non esserne all’altezza. Capii in realtà poi quanto fosse importante il mondo della comunicazione e dei media nel mio settore.

La carriera televisiva iniziò con “Il piatto forte” su Canale 5, condotto da Iva Zanicchi. Seguì “La prova del cuoco”, con Antonella Clerici, per non dimenticare i dodici anni da “Gambero Rosso”.  Infine, mi spostai su “La 7” e su “Food Network”. 



Parlaci del tuo progetto Food Loft Milano.

Food Loft Milano (https://www.foodloft.it/foodloft-milano/) è una mia iniziativa, un laboratorio creativo d’eccellenza che realizza consulenze, catering, eventi e produzioni.

Io, non volevo aprire un classico ristorante, bensì un laboratorio. Attraverso questa attività, posso infatti fornire servizi a 360 gradi legati alla cucina, ma che vanno al di là della singola preparazione del piatto. Infatti, con lo studio siamo in grado di distribuire veri e propri contenuti, scattare foto e produrre video. Sono contento del contesto che ho creato: tramite un mio videomaker di fiducia, mi sono attrezzato di luci, obiettivi e tutto il necessario per creare format non solo per il web, ma anche per aziende e produzioni televisive. 

La nostra mission consiste nel realizzare un pacchetto audio-video, di massima qualità, su richiesta dei brand. Food loft è nato 7 anni fa quando decisi di smettere di andare costantemente in giro a creare contenuti: era arrivato il momento di avere un unico spazio tutto mio, con una sola cucina professionale, versatile ad ogni tipo di situazione. Una specie di base operativa facilmente brandizzabile, adatta a creare e il servizio di catering e tutte le varie produzioni prima menzionate.  



Progetti per il futuro?

Stiamo cercando di lavorare con aziende sempre più sostenibili, che sposano i principi della green attitude. Questi anni, più che mai, hanno dimostrato quanto, anche in cucina, sia fondamentale avere un’occhio di riguardo rispetto all’ambiente. Io continuo a specializzarmi sulla produzione di contenuti: l’obiettivo finale è quello di potermi interfacciare direttamente con i clienti, fornendogli un pacchetto completo. Infine, non posso negare che vorrei cercare di trascorrere sempre più tempo in Kenya, ormai la mia seconda casa. 

L’Australia a portata di click

Il 2020 è stato un anno impegnativo per diverse località turistiche in tutto il mondo, tra queste anche l’Australia che, a causa della pandemia, ha dovuto sospendere la maggior parte dei viaggi. Nel mantenere la fiducia tra viaggiatori e offerta turistica ,il marketing ha giocato un ruolo decisivo, ha affermato Phillipa Harrison, amministratore delegato di Tourism Australia. 

“Rimanere attivi sui social media è stato essenziale: le piattaforme digitali hanno permesso, attraverso le immagini, di sognare ad occhi aperti tutte quelle bellissime esperienze che si potranno vivere in prima persona più avanti. Gli apprezzamenti riscontrati sulle pagine social del turismo australiano si sono infatti moltiplicati, con un notevole aumento dei followers, likes e visualizzazioni”.

Tra gli scatti più iconici troviamo le vele della Sydney Opera House, tributo ai vigili del fuoco australiani impegnati all’epoca a spegnere le fiamme del paese.  


Credit @sydneyoperahouse @kenleanfore – Sydney, New South Wales

Patria degli animali più teneri del mondo (https://www.australia.com/en/things-to-do/wildlife/where-to-meet-australias-cutest-animals.html), il paese è conosciuto sicuramente grazie alla tenerezza dei quokka. È possibile trovare questa specie sull’isola di Rottnest, nell’Australia occidentale. Dolci e curiosi, i quokka amano farsi fotografare: basterà avere del cibo alla mano.


Credit @cruzysuzy @meiji_nguyen_photography – Rottnest Island, Western Australia

In Australia, natura e lusso si uniscono insieme in un connubio in grado di intrattenere personaggi di fama mondiale nell’isola di Lord Howe (https://www.australia.com/en/places/sydney-and-surrounds/guide-to-lord-howe-island.html), situata al largo della costa del New South Wales (https://www.australia.com/en/places/new-south-wales.html). Diverse sono le celebrità che attraversano l’oceano per raggiungere queste isole uniche, in grado di offrire meravigliose esperienze, dal surf alla pesca. Proprio all’inizio del 2020, Chris Hemsworth, ambassador ufficiale del turismo australiano (https://www.australia.com/en/things-to-do/wildlife/where-to-meet-australias-cutest-animals.html) trascorse una lussuosa vacanza insieme alla famiglia in questo paradiso.


Credit @ChrisHemsworth @australia – Lord Howe Island, New South Wales

Se amate posti emozionali e suggestivi, le immagini della spiaggia di Jervis Bay (https://www.australia.com/en/places/sydney-and-surrounds/guide-to-jervis-bay.html) vi toglieranno il fiato. Rinomate per la sabbia bianca, queste baie hanno la caratteristica unica al mondo di tingersi di blu luminescente durante la notte (https://www.australia.com/en/things-to-do/nature-and-national-parks/australias-seasonal-nature-experiences.html), colore provocato della reazione chimica del plancton.


Credit @jordan_robins @australia – Jervis Bay, New South Wales

Qualora invece desideraste scacciare i pensieri e concedervi del totale relax in una vasca idro-massaggio, Il Macquarie Pass National Park (https://tropicalcoasttourism.com.au/news/cardwell-spa-pools/) è la soluzione ideale. Caratterizzate da sorgenti e pozze d’acqua , queste piscine naturali sono teatro di salute e benessere.


Credit @_aswewander @australia – Macquarie Pass National Park, New South Wales

Sarebbe impossibile concludere il viaggio di immagini senza citare i veri protagonisti australiani, i canguri. Saltellanti, curiosi e vivaci, questi mammiferi amano farsi fotografare. Non solo marsupiali, nella zona del Queensland (https://www.australia.com/en/places/queensland.html) è possibile avvistare anche Kookaburra, koala, e balene.


Credit @_markfitz  @australia – North Stradbroke Island, Queensland

Nicolle Boroni: una storia di coraggio e forza di volontà

Determinazione, coraggio e forza di volontà sono i valori con i quali è cresciuta Nicolle Boroni. La giovane trentina che oggi vediamo immortalata nel suo Instagram a scalare altissime vette e correre sulle Dolomiti si racconta a Manintown rivelando tutte le sue fragilità, anche quelle che per anni ha tenuto nascoste ma, che col passare del tempo, sono diventate il suo punto di forza. 



Nicolle, raccontaci di te.

Abito a Madonna di Campiglio, ho 27 anni e ho studiato lingue per il turismo ad Arco. Adesso organizzo eventi in un’azienda per il turismo a Madonna di Campiglio e in Val Rendeva. Diciamo che sono conosciuta per una disabilità (sono senza la mano destra) che mi ha segnato la vita e che ho voluto nascondere per molto tempo; ma adesso non ho più paura.

A che età è successo questo incidente?

E’ accaduto tre giorni prima del mio quinto compleanno, nella macelleria dei miei genitori, giocando con mio fratello: ho messo per errore la mano nel tritacarne. Per i miei genitori è stato un bello spavento, ma oggi sono davvero felici ed orgogliosi della ragazza che sono diventata.

Come è cambiata la tua vita da allora?

Quando sei bambina non ti rendi conto, non hai una completa consapevolezza di te stessa e del tuo corpo, nel bene e nel male. Andavo all’asilo ma non ci davo peso, fortunatamente. Non ho riscontrato problemi di bullismo, solo ogni tanto una leggere presa in giro, ma velata.

Mi ricorderò per sempre quando una volta trovai un vecchio articolo di giornale in cui in un’intervista mio nonno diceva “la parte più difficile sarà quando Nicolle si renderà conto che ha perso un pezzo di sé.” Purtroppo, aveva tremendamente ragione.



Gli anni più difficili sono stati quelli dell’adolescenza, quando realizzi di avere “qualcosa in meno”. Il periodo in cui l’ estetica gioca un triste ruolo fondamentale nella vita nei ragazzi al liceo. Dai 16 anni ho iniziato a prendere consapevolezza del fatto che ero diversa, che avevo effettivamente qualcosa in meno rispetto alle altre ragazze, mi sentivo inferiore. Cercando di nascondere questa mia parte, fingendo di essere normale al cento per cento. Non ne parlavo, evitavo l’argomento, come quando non si vuole nominare una brutta malattia. Anche nelle foto non postavo mai l’arto mutilato, e stessa cosa nei video. Quando mi dovevo presentare ad un ragazzo cercavo sempre degli escamotage: gli davo due baci “qui da noi va di moda fare così” e non porgevo mai la mano destra. Ho imparato a riempire questa mancanza fisica con altre caratteriste emotive, ero senza mano ma cercavo di colmare il vuoto essendo più espansiva e simpatica, così le attenzioni non ricadevano sull’aspetto fisico, bensì sul mio carattere.

Guardando il tuo profilo Instagram abbiano notato bellissime foto mentre fai diversi sport, addirittura scali le Dolomiti. Questa passione ha prevalso sulla paura?

Lo sport mi ha salvato. In particolare lo sci e l’arrampicata. Prima di farmi male sciavo e appena ho avuto la protesi mi sono rimessa in pista! I miei allenatori sono stati di grande aiuto, cercando di spronarmi. Sono arrivata seconda ad un gara di sci e da quell’istante ho capito che nulla era perduto. Un altro aspetto che mi aiutava era che i miei avversari, quando ero vestita da sci, non si accorgevano della mia mano. 

Non solo sci, faccio anche alpinismo, corro in  bici, e mi godo bellissime escursioni.



Parlando di sport estivi, sono stata segnata da un particolare episodio. Un professore una volta mi disse che non sarei mai riuscita per via della mia disabilità ad ottenere determinati traguardi sportivi. Le sue parole mi colpirono molto e per un periodo della mia vita gettai la spugna. 

Tuttavia, un giorno, delle mie amiche molto sportive mi hanno coinvolto in una scalata: grazie all’amicizia mi tornò la passione dell’arrampicata. Ora riesco a scalare una parete di grado 5c anche da prima e arrampico benissimo anche senza protesi! Un altro aiuto è arrivato dal “Brenta open”: un evento all’insegna della montagna inclusiva, basato sul concetto che i limiti della montagna valgono per tutti: risiede in ognuno di noi la capacità di cogliere al meglio le nostre peculiarità per superare gli ostacoli. Inoltre, io e altri due ragazzi senza gambe, abbiamo chiuso una via scaldando sopra al Rifugio Pedrotti, prendendo parte ad un bellissimo evento che parla di montagna inclusiva: “Le dolomiti accessibili a tutti.”



Cosa ne pensi dei social? Arma o potenziale? Limite o opportunità?

Assolutamente un’opportunità! Tantissime persone mi mandano messaggi di solidarietà e mi ringraziano per fargli tornare la voglia mettersi in gioco. Oggi sui social non nascondo più il braccio senza mano. Amo il mio corpo e lo mostro sui social, sono anche molto auto-ironica e ho imparato a vivere questa mia particolarità con leggerezza e spensieratezza. 

Ignazio Moser: tra vino, passioni sportive e tradizioni trentine raccontate sui social

Ciclista, sciatore e appassionato di motocross, Ignazio Moser è un giovane influencer trentino che vive a Milano ormai da diversi anni. Sportivo a 360 gradi, il ciclista non ha mai abbandonato  i suoi valori da vero trentino, ma è stato in grado di inserirli perfettamente nella mondana vita da città. Tra le sue tante attività, una delle più importanti è la produzione del vino, Moser. Lo abbiamo incontrato proprio per chiedergli di più riguardo a questa tradizione e le peculiarità del vino stesso.



Parlando di sport, come procede con la bici? 

Come attività agonistica ho interrotto nel 2015. Ho fatto altre gare ma solo per passione, essendo da sempre un forte appassionato di ciclismo. Da quando vivo a Milano, la bici è diventata uno svago per quando torno a casa: nessuna attività agonistica. Sono attivo su molti fronti dello sport, oltre al ciclismo sono sempre stato un grande sciatore. Data la situazione attuale, da poco ho riscoperto lo sci d’alpinismo, data la chiusura degli impianti. Sono sempre stato vicino al mondo dello sci, tuttavia da tre anni a questa parte faccio anche motocross: insomma, mi ritengo un vero sportivo a 360 gradi. Lo stile di vita sano e sportivo è una scelta che sposo quotidianamente. Quando si parla di sport c’è sempre un prezzo da pagare. Pensiamo  ad esempio se si vuole bere bicchiere di vino in più o sgarrare con un piatto di pasta: con lo sport, puoi bilanciare il tuo stile di vita: lo sport è la mia droga! Lo sport è un equilibratore, la medicina che consiglio a chiunque. 

Tuo padre è stato un grande del ciclismo, che rapporto hai oggi con lui?

La famiglia per me è fondamentale. Mio padre mi ha trasmesso la passione per la bici, per lo sport, e anche per il vino. Pensa che io ho studiato enologia. Sono nato e cresciuto in azienda e abbiamo sempre condiviso passioni in comune, appunto dallo sport al vino. 



Sportivo, influencer, ma anche produttore di vino. Di che vino si tratta? Quali caratteristiche  principali ha? Ci sono delle peculiarità tue personali?

Noi facciamo vini in Trentino, diamo quindi un’impronta di vini di montagna, minerali, freschi, con un forte richiamo al  territorio delle dolomiti e del Trentino. Dal 2010, l’azienda è stata gestita da noi figli (siamo in 3). La nostra filosofia (non mia ma nostra) è caratterizzata da una ventata di modernità e sprint giovanile. Il nostro obiettivo è infatti quello di svecchiare e modernizzare l’azienda, cercando di personificarla il più possibile. Abbiamo fatto tanti investimenti  sull’immagine e sul marketing, un vero e proprio piano strategico per cercare di ringiovanirla e ci stiamo riuscendo. Se dovessi definire il vino con alcune caratteristiche, sicuramente userei come aggettivi: fresco, moderno, sapido, minerale (la mineralità del vino è dovuta dalle caratteristiche del territorio, ovvero dalle rocce calcaree). (https://www.mosertrento.com/)

Con i social, soprattutto sul tuo profilo Instagram, sei riuscito a promuovere al meglio la tua attività legata al vino?

I social fanno ormai parte di tutto il mondo. Ogni messaggio può essere veicolato, compresa la nostra tradizione. Quello che cerco di fare è di mettere i miei valori, ovvero il mondo dello sport e del vino anche nel mio profilo, in modo da avere una identità sincera e coerente anche nella sfera digitale. Nel mio profilo si può notare un taglio rurale, proprio perché lo sport, la natura e il Trentino sono i valori che mi porto nel cuore e quindi che condivido con chi mi segue tutti i giorni sui miei canali social. Sono un giovane milanese adottato, ma non perdo mai di vista le mie origini. Penso che i social abbiano un grande potenziale e se siamo in grado di sfruttarlo questo diventa fondamentale per le aziende. I social, in grado sempre più di abbattere i muri delle distanze e del tempo, sono fondamentali per trasmettere in modo celere e simultaneo i valori di un’azienda, compresa la nostra.



Come ti vedi tra qualche anno? Porterai avanti questa tradizione?

Quella social è una parentesi legata ad una situazione mondiale che cavalco ora. Tuttavia sai, oggi su internet ci siamo, domani chi lo sa. Il mio futuro lo vedo più legato al mondo del vino e dello sport.

Alessio Viola: il mondo della comunicazione a 360° gradi

Giornalista e conduttore televisivo, Alessio Viola è un noto volto di Sky che abbiamo seguito con vivacità e curiosità per tutto l’autunno durante la messa in onda di Ogni Mattina su TV8.  A fronte della sua importante carriera che lo ha visto protagonista a Earth Day, Sky TG24, The X Factor e Venti20, lo abbiamo incontrato in una conversazione sul giornalismo cartaceo e televisivo.



Come è iniziata la tua carriera da giornalista ? E quella televisiva?

Ad essere sincero da ragazzino non volevo fare il giornalista. Mi piaceva la comunicazione, scrivere, la pubblicità, la televisione, la radio, etc… Non ho fatto la scuola di giornalismo, ma ho iniziato a lavorare come praticante in una redazione, ovvero la scuola migliore, che fin da subito ti mette faccia a faccia con la realtà e davvero ti insegna a muoverti in questo campo. Dopo che iniziai, mi resi conto che che la mia strada era proprio quella.

Parlando invece di giornalismo televisivo, è successo in maniera naturale: mi piaceva tanto la televisione, la seguivo con una vera e propria passione. Sono contento che la fase televisiva sia avvenuta dopo. Iniziare questa carriera sulla carta stampata mi ha permesso di crearmi un distinto bagaglio, sia pratico che culturale: capire, conoscere, toccare con mano le basi del mestiere, saperti muovere e organizzare; tutte nozioni che poi sono diventate utili e fondamentali nell’inquadramento televisivo.

Quando devi scrivere fai un lavoro più impegnativo per assurdo. Con la tv è più semplice: entra in gioco un’altro linguaggio che si basa sull’immagine. La palestra della carta stampata è stata fondamentale. 



Che differenze ci sono tra comunicazione cartacea e televisiva ?

Nella carta quando scrivi conta molto la capacità di raccontare e descrivere quello che vedi. Tuttavia hai il tempo a tuo favore e, almeno nel mio caso, riesco a scrivere in maniera rilassata. Con l’immagine è tutto più diretto e immediato. Per non parlare dei nuovi media, che hanno letteralmente abbattuto il muro temporale della comunicazione cartacea.

Abbiamo visto che proprio recentemente è iniziato un nuovo programma, Ogni mattina, su tv8, dove tu sei alla conduzione. Come sta andando?

Il programma è partito e procede alla grande. Tuttavia, con la pausa natalizia ho deciso di abbandonarlo. Da gennaio ci sarà infatti solo ed esclusivamente la parte legata all’intrattenimento, condotta da Adriana Volpe. 

Che taglio avete deciso di dare al programma? Abbiamo visto che eravate soliti invitare ospiti/opinionisti anche molto diversi tra loro. Che argomenti trattate di solito?

Il programma ha una doppia medaglia: se da un lato la leggerezza è predominante, ricordiamoci sempre che è la tv del mattino: affrontiamo le cose che succedono nel mondo in modo chiaro, semplice, approfondito, ma in modo chiaro e soprattutto semplice. Raccontiamo quello che succede intorno a noi, nel nostro caso l’emergenza del virus coinvolgendo esperti, opinionisti e testimonianze. Una sorta di telegiornale, ma intervallato da leggerezza ed intrattenimento, ad esempio con interventi e tutorial legati al mondo della cucina, della musica, della moda, etc.. Diversi sono i grandi nomi che sono stati ospiti nel programma, da  Joe Bastianich a Morgan, da Aurora Ramazzotti a diversi virologi, etc… Abbiamo coinvolto anche degli influencer, indiscussi protagonisti del web, con il fine di incrementare la visibilità del programma

Dove ti vedi nei prossimi anni ? Altri progetti in corso ?

Ho chiuso il 2020 con un programma che si chiama appunto Venti20, che racconta i primi anni 20 anni del 2000. Pensa che prima di Natale, con una serata speciale, ho chiesto a una giuria di giudici che cosa buttare e cosa salvare di questo anno assurdo. Per il prossimo anno sto lavorando ad un progetto ancora da definire che andrà in onda in primavera, sempre su TV8.

Patrick Biedenkapp: il pilota che invita i followers a volare sempre verso i propri sogni

Pilota, influencer, blogger e scrittore, Patrick Biedenkapp è ormai conosciuto in tutto il mondo tramite le sue piattaforme digitali. Super attrezzato con Drone, Gopro e macchine fotografiche, il giovane trentenne gira l’Europa immortalandosi in scatti mozzafiato. Ma come fa un pilota ad avere così tanti followers? Lo abbiamo incontrato per chiederglielo…



Come sei diventato pilota? 

Per diventare pilota ho conseguito una scuola di volo specifica. Nel mio caso, nonostante la laurea all’università sia fortemente consigliata, dopo il liceo ho deciso di non proseguire gli studi accademici, ma mi sono iscritto direttamente alla scuola di volo la quale, conseguendo diversi esami in maniera periodica, mi ha permesso di accedere alla prova finale per diventare pilota. Questa è una scuola vera e propria che ti conduce direttamente all’obiettivo finale.

Prima di accedere al grande giorno ci sono diverse prove da superare, ad esempio esami teorici riguardanti una rigida e completa conoscenza del meteo e di come questo possa facilmente mutare soprattutto in alta quota, della struttura di un aereo e di tutte le sue parti, etc… Inoltre, le prove che devono essere costantemente superate non sono solo teoriche, ma anche pratiche. Alla fine eccomi qua, a 32 anni, un pilota- influencer che ha iniziato a volare ben 20 anni fa.



Oltre ad essere pilota, sei anche un affermato influencer, con quasi 800 mila follower. Come combini queste due professioni?

Quella del pilota non solo è sempre stata la mia professione, bensì la mia più grande passione. Tutta la mia vita è stata improntata per raggiungere questo obiettivo. Quella dell’influencer/blogger, è un’attività che si è creata in maniera spontanea, come una semplice conseguenza. Non ho mai forzato la cosa, semplicemente volevo raccontare a 360 gradi tutta la mia quotidianità: la vera vita di un pilota. Nessuno prima ci aveva pensato (o almeno, non era stato fatto sui social).

Mi sono in breve tempo reso conto che i miei contenuti piacevano, così mi sono attrezzato come un vero influencer (con macchina fotografica, drone, gopro) e l’attività ha preso piede…  Ad oggi porto avanti i due lavori di pari passo. Se devo essere sincero in questi ultimi mesi, che a causa del covid-19 mi è impedito di volare, riesco a dedicarmi di più ai social network.



Tra tutte le cose che fai, hai anche scritto un libro. Come mai? Di cosa parla?

Il libro “My glamorously unglamorous life as a jet-set pilot” è scritto da me, in qualità di pilota, e racconta la mia storia. Narra di come ho raggiunto questo obiettivo e di tutte le esperienze e peripezie necessarie per conseguire questo famigerato titolo: quello che in realtà non racconto sui social. Tutti pensano che quello del pilota sia un lavoro facile e di lusso, tuttavia ho deciso di raccontare gli aspetti più fragili e anche negativi che circoscrivono questa professione. Mi metto a nudo raccontando momenti pazzi e scioccanti che ho vissuto in prima persona, storie di persone che ho avuto a bordo, problematiche legate al mondo dell’aviazione.

Mi batto in prima linea, e questo libro ne è la prova, perché un giorno ci sia una corretta uguaglianza anche nel nostro settore dove oggi, purtroppo, i pregiudizi legati alla sfera sessuale o al colore della pelle sono ancora all’ordine del giorno. Scrivere questo libro è stato una forma di liberazione personale. Spero fortemente che possa  aprire gli occhi a chi, come ho fatto io, spera di lavorare in questo settore con tutto se stesso.

Sin da giovane c’era questa forte idea dentro di me di scrivere un libro, per raccontare la mia storia. Molti pensano che la vita la racconto tutta sui social, tuttavia nelle stories mostro solo una piccola parte di me, saltando decisamente alcuni tasselli importanti di cui non parlo mai. Con il libro posso esprimere tutto me stesso senza filtri e censure.

Continuerai a fare sia l’influencer che il pilota? Come ti vedi tra 10 anni?

Pilota e influencer sono due lavori che si sposano perfettamente: sono sempre più appassionato di foto e video! Nei prossimi 10 anni mi vedo come un portavoce della diversità, un’icona di riferimento per chi fa questo lavoro. Ma voglio che lo possa fare sentendosi libero di essere sé stesso, senza vincoli e pregiudizi. Il mio sogno è anche quello di aprire un negozio dove posso vendere prodotti  legati al mondo dell’aviazione. Infine, convincere le persone ad essere orgogliose di ciò che sono e motivarle ad inseguire, come ho fatto io, i propri sogni in totale libertà, a prescindere dal loro orientamento sessuale e dal colore della pelle.

Alimentazione e workout: come restare in forma durante il lockdown

Il covid-19 continua a stravolgere la nostra quotidianità, comprese le routine legate a sport e salute. Oggi all’avvicinarsi di un possibile nuovo blocco possiamo non farci cogliere alla sprovvista e mettere tra le priorità il benessere. Ecco alcuni brevi ed efficaci consigli per una sana e gustosa alimentazione abbinata ad un allenamento smart e dinamico. 

Un’alimentazione senza privazioni aiuta a mantenere alto il buon umore : pancakes e lasagne proteiche

In questo periodo la nostra mente è già proiettata in una realtà proibizionista a causa del virus: perché togliere anche i cibi che si amano? Se mangiati a giuste dosi infatti, anche alimenti ricchi di zuccheri e grassi diventano funzionali al nostro metabolismo: basta non esagerare. Il segreto è riuscire a distribuirli in maniera omogenea durante l’arco della giornata. Brioches al cioccolato al mattino o alla sera; pasta a pranzo o a cena. Anche l’utilizzo dei condimenti come olio e aceto non deve essere negato se usato con parsimonia. Esistono delle micro bilance adatte a pesare ogni singolo grammo permettendoci di evitare eccessi. Un’altra chiave in cucina è legata alla rivisitazione dei piatti: i dolci più tradizionalmente “pesanti” possono essere interpretati con ricette light e proteiche, come ad esempio i pancake. Oltre ai classici con marmellata e nutella, questi dolci si possono preparare mettendo alla base ingredienti sani e genuini quali albume, latte di mandorle, proteine, yogurt greco e frutti rossi. Le proteine (che si possono tranquillamente acquistare online) sostituiscono la farina e il risultato finale ha lo stesso sapore del dolce tradizionale ma senza appesantire. Un altro esempio calzante è quello delle “protein lasagne”. Il tipico piatto bolognese può essere integrato sostituendo i classici ingredienti con sfoglia proteica integrale (si può ordinare facilmente anche online), ragù di pollo, pomodoro bio, olio di cocco e besciamelle di soia. 



Un work-out smart ed efficace: Il programma Revolution di Virgin Active

Una sana alimentazione non basta: il costante allenamento diventa un must, soprattutto ora. Il lock- down ha solo accelerato una trasformazione che era già in atto e che rispondeva all’esigenza di un workout fruibile in qualsiasi momento. Se si è lontani dal club per lavoro, oppure a casa in smartworking, a causa degli spazi ridotti e dell’assenza di attrezzi, allenarsi tra le mura domestiche può risultare meno agevole. Se però ci procuriamo due manubri (scomponibili), elastici (di diverse intensità), una sbarra per trazioni e cavigliere, avremo a disposizione una piccola palestra (per i più esperti si può anche acquistare un “giubbotto” del peso di 15 chili). 



Se però l’attrezzatura non è sufficiente, perché soprattutto da casa quella che spesso manca è la motivazione ecco che entra in gioco il ruolo fondamentale del trainer che deve spronare gli allievi a tenersi in forma. E’ il caso di Virgin Active. Da sempre leader nel settore del fitness, durante il lock down ha reso disponibili sia per i clienti che per tutti gli utenti sui canali social dell’azienda l’esperienza di allenamento digitale “Revolution” per permettere a tutti di continuare – o di cominciare – ad allenarsi. L’offerta digitale dà la possibilità di fare attività fisica esattamente come al club ma da remoto, mantenendo quel legame con la nostra community fitness. Sette categorie di allenamento a scelta fra Cycle, Running, Grid, Recovery, Strength, Yoga e Pilates e la professionalità dei trainer. 

Ed è cosi che un costante allenamento (anche semplicemente 30 minuti al giorno) abbinato a qualche trucco ai fornelli ci permetterà di mantenere la linea in un periodo di sedentarietà forzata.

Detox dai social? Possibile, se sai dove andare

Da poche settimane il docufilm “The Social Dilemma” firmato da Jeff Orlowski su Netflix è diventato virale. Il documentario cerca di disegnare con un punto di vista etico-sociale la iper-digitalizzazione in cui viviamo e che ci spinge e costringe a stare in simbiosi con i nostri smartphone che lampeggiano in continuazione segnalando continue notifiche in arrivo dai social. Il film sottolinea come oggi più che mai abbiamo un forte bisogno di metterci in modalità aereo e staccare del tutto, almeno per qualche giorno, da questa digital-life. Basta like, tag, regram: è ora di staccare la spina e dedicarsi davvero a noi stessi. Come?

Una delle risposte potrebbe essere qualche giorno da spendere in Alto Adige. Con una temperatura ancora mite, colori autunnali e profumo di montagna, questa destinazione offre ai suoi ospiti meravigliose strutture nel cuore delle Dolomiti: un equilibro perfetto che vi farà dimenticare di aver portato il telefono con voi. Ecco di seguito 3 idee interessanti per un digital detox completo.

Weekend romantico con alpaca nel giardino del Mi Chalet nel cuore dell’Alta Badia

Il Mi Chalet è la soluzione ideale per scacciare via le notifiche dalla testa e goderci il nostro/la nostra partner in completo relax. Tra i meravigliosi alpaca, una sauna interna, una esterna e un’idromassaggio che affaccia sulle dolomiti, lo chalet si presenta unico nel suo genere presso la località La Villa. Non solo animali particolari e paesaggi mozzafiato: all’interno dello chalet la coppia può gustare le prelibatezze del Sud-Tirol preparate da una chef a domicilio pronta a cucinare le peculiarità con prodotti locali a qualsiasi ora del giorno. Ricevere il buongiorno da animali dolci e teneri è finalmente possibile, anche a 1600 metri di altitudine: nello chalet vive una famiglia di alpaca addestrata nel migliore dei modi che pascolano nel giardino a tutte le ore del giorno, diventando i veri protagonisti della struttura.


Detox nella Forest Sauna delle Josef Mountain di Avelengo

Si tratta di un detox vero e proprio. Costruito in legno su tre piani, “Josef Mountain Resort” permette di risvegliarsi letteralmente nel bosco che si unisce alla struttura grazie ad una passerella pedonale. Nell’hotel si trovano due sale ispirate ai 4 elementi naturali (Acqua & Cristalli, Fuoco & Legno), un percorso Kneipp ed una magica sky terrazza. Per non farsi mancare nulla, quest’ultima è caratterizzata da una piscina riscaldata che permette agli ospiti di “nuotare nel bosco”. Il resort offre anche percorsi sensoriali outdoor da percorrere a piedi scalzi che assieme a rituali rigeneranti regalano un’esperienza unica a “tu per tu” con la natura.


Spa con vista sulle montagne nella Suite Deluxe dell’hotel Lamm di Casterlotto

Un alp-detox da svolgere su lettini di cirmolo nella spa lounge sulla terrazza e un mozzafiato rooftop sky pool, saune finlandesi e bagno turco, la struttura è ideale per ritrovare un punto di incontro tra anima e corpo. Per un relax più esclusivo con l’offerta “Travel safe – Schlern Suite Deluxe con mini spa” si può prenotare notte (ma si può anche prolungare il soggiorno) con aperitivo di benvenuto in camera, ricca colazione con un’ampia selezione di prodotti di qualità altoatesini, cena a più portate cucinata dallo chef Marc Oberhofer, mobilcard “Ferienregion Seiser ALM LIVE” per l’uso gratuito del trasporto pubblico, borsa wellness ma soprattutto un’area benessere privata e sicura in camera e sulla terrazza per rilassarsi indisturbati godendo del meraviglioso panorama.

Autunno in Sardegna: 5 località da visitare (e scalare)

Non solo da Giugno a fine Agosto, la Sardegna è una meta da scoprire anche durante l’autunno. Oltre a spiagge mozzafiato, un’acqua cristallina e tramonti infuocati, l’isola offre una vasta gamma di attività da poter praticare su terra ferma quali l’arrampicata, escursioni, gite ed esperienze enogastronomiche.


Aumentando lo zoom sul Golfo di Orosei, le destinazioni più gettonate in questo periodo sono Cala Gonone, Cala Luna, Cala Mariolu, Cala Goloritzè e Cala Fuili. Se da un lato le calette sono caratterizzate dall’ imparagonabile mare sardo, a monte vantano una selvaggia natura sia verde che rocciosa. Per arrivare alle spiagge è infatti possibile (se non in alcuni casi obbligatorio) percorrere un vero e proprio trekking selvaggio della durata di anche un’intera giornata.


È il caso di Cala Goloritzè. Famosa in tutto il mondo e protetta come riserva naturale, la caletta si può raggiungere solo a piedi e non più con i gommoni (come in passato) per preservarne la sua bellezza. Si parte da Baunei, un tipico paese sardo che ha mantenuto intatte le sue tradizioni , per camminare una mezza giornata nel cuore di una natura incontaminata: qui non mancano gli incontri con capre e cinghiali.

Una volta raggiunta la meta si può decidere se tuffarsi in acqua oppure fissare la corda alla parete. Le calette infatti, sono teatro di avventura non solo per gli amanti del mare ma anche per sportivi e scalatori. Citando sempre Cala Goloritzè, arrivati alla spiaggia è possibile intraprendere una scalata che conduce sulla vetta dell’Aguglia, cima famosa in tutto il mondo.

Rocce vulcaniche, porfidi, massicci e profonde gole montuose che si affacciano sul mare diventando i veri protagonisti delle mezze stagioni. Quella della Sardegna è una morfologia particolare e unica nel suo genere che permette alla roccia di essere scalata facilmente e di conservarsi stabile e solida nel tempo.

Ed è così che mare e montagna si incontrano sul Golfo di Orosei che si mostra unico nel suo genere, offrendo ai turisti trekking memorabili e strepitose arrampicate adatte a tutti, dalle scalate più facili a quelle più impegnative.

Photo credits: Anselmo Prestini