Nel beauty editorial scattato da Vincenzo Valente per Manintown l’ispirazione, a livello visivo, arriva direttamente dagli intensi cromatismi e dalle ricerche sul colore del capofila dell’astrattismo, Kandinskij; in particolare, dal dipinto Giallo, rosso e blu del 1925, conservato al Musée National d’Art Moderne di Parigi.
Fondotinta Touche Éclat Le Teint, mascara Volume Effet Faux Cils, rossetto Rouge Pur Couture, tutto Yves Saint Laurent; Studio Fix Powder Plus Foundation, MAC; trucchi Aquacolor Set, Kryolan
Nuance dei tre colori usati dal maestro russo sono perciò protagoniste del make-up realizzato da Claudia Ferri, e sfoggiato nelle immagini dalla modella Sole Altarozzi, ottenuto ricorrendo a prodotti di maison del calibro di Yves Saint Laurent, Chanel, Dior e MAC Cosmetics.
Fondotinta Touche Éclat Le Teint, mascara Volume Effet Faux Cils, rossetto Rouge Pur Couture, tutto Yves Saint Laurent; Studio Fix Powder Plus Foundation, MAC; trucchi Aquacolor Set, Kryolan
Fondotinta Touche Éclat Le Teint, mascara Volume Effet Faux Cils, rossetto Rouge Pur Couture, tutto Yves Saint Laurent; Studio Fix Powder Plus Foundation, MAC; trucchi Aquacolor Set, Kryolan
Fondotinta fluido Vitalumière Aqua, Chanel; mascara Diorshow Iconic Overcurl, Dior; rossetto Rouge Pur Couture satinato, Yves Saint Laurent; Studio Fix Powder Plus Foundation, MAC; trucchi Aquacolor Set, Kryolan
Rock Royalty, Punk Couture, Sophistication: sono queste le parole chiave della proposta Fall/Winter 2022 di John Richmond, Lead me to temptation. Una tentazione, quella cui allude il titolo, squisitamente fashion; la collezione è stata infatti concepita come un viaggio stilistico, che attinge a pieni mani ad immaginari musicali e artistici, cari da sempre alla maison.
Outfit maschili della collezione F/W 2022 del marchio
Uno stile timeless, in equilibrio tra tailoring e casual
Tanto nel menswear quanto nel womenswear, Il designer riversa un métissage di concetti e riferimenti, forgiando uno stile unico nel suo genere, che gli appassionati possono far proprio e adattare a qualunque occasione d’uso. Un mix and match che fonde armoniosamente un lato tailoring, sempre presente nelle collezioni della griffe, ed uno più basic, centrato su must dell’estetica urban (felpe, maglieria, t-shirt, pants cinquetasche, anfibi, leather jacket…) arricchiti da applicazioni e disegni sui generis. Sugli outfit si stagliano infatti grafismi, stampe particolareggiate, i simboli del brand (Snake e teschio JR in primis) rielaborati; una profusione di borchie e catenelle di metallo, poi, si impossessa di pezzi d’impronta casual e capi in denim.
Look femminili della collezione F/W 2022 John Richmond
Il gioco degli opposti caratterizza in egual misura i look uomo e donna: convivono micro e macro, lungo e corto, vestibilità aderenti e ampie. Per lei, una serie di minidress e abiti che segnano la silhouette, esaltando le forme attraverso lunghezze studiate al millimetro, trasparenze e spacchi, accostati a capisaldi del guardaroba femminile quali blazer, cappotti, longuette e pullover, impreziositi da dettagli strong (qui le iniziali ricamate del marchio, là texture cosparse di strass, zip e punti luce, o ancora scritte a mo’ di graffito e lucentezze metalliche). Per lui, un compendio di evergreen del menswear (dal perfecto al bomber) nobilitati da decorazioni in puro stile Richmond, tra loghi, scritte e motivi tattoo.
La palette cromatica alterna l’immancabile combo black & white alle sfumature del rosso, che contrastano con nuance più accese come verde acido e rosa. Un’allure 80s permea mise che vedono protagonista la pelle, emblema di quella sensualità ribelle che Richmond maneggia alla perfezione, fedele al motto per cui è tutta questione di attitudine, più che di moda in quanto tale.
Cromie brillanti, effetti shiny e linee sinuose connotano gli accessori “hot” della stagione calda, dai bracciali multicolor ai sandali, agli occhiali da sole, fotografati sulla sabbia (elemento estivo par excellence) in esclusiva per Manintown da Ivan Genasi.
Left: sunglasses Prada; right: sunglasses BalenciagaLeft: bag Furla; right: bag KNEEDLeft: mules Giuseppe Zanotti; right: sandals CasadeiLeft: bracelets De Liguoro; right: cuff Carlo Zini
Il suo cognome richiama un pezzo di storia cinematografica e teatrale italiana, idem quello del compagno: Anna Ferzetti, attrice romana, figlia di Gabriele (scomparso nel 2015, un interprete di razza della stagione migliore dello spettacolo nostrano, al servizio di autori con la A maiuscola quali Antonioni, Visconti, Leone, Petri…), legata sentimentalmente a Pierfrancesco Favino, a 39 anni (di cui una ventina trascorsi su set e palcoscenici di rilievo), fa parlare di sé, ben più che per le (illustri) parentele, per i ruoli cui ha dato vita tra grande – e piccolo – schermo e teatro. La notorietà gliel’ha regalata Una mamma imperfetta, ma l’elenco è corposo, comprende fra i tanti Terapia di coppia per amanti, Il colore nascosto delle cose, Rocco Schiavone, fino alla doppia candidatura (David di Donatello e Nastro d’argento) come miglior attrice non protagonista perDomani è un altro giorno. Dal 13 aprile la vedremo ne Le fate ignoranti, trasposizione seriale del capolavoro di Ferzan Özpetek, e a maggio su Sky in (Im)perfetti criminali; la nostra conversazione parte da qui.
Dress stylist’s archive, shoes Roger Vivier
Arriva su Disney+ Le fate ignoranti, cosa possiamo aspettarci dall’adattamento televisivo della pellicola che consacrò Özpetek tra i massimi autori del nostro cinema?
Secondo me bisognerebbe slegarsi un po’ dal film, la storia rimane la stessa ma ci sono sviluppi inediti, affidati ad altri interpreti, altre facce, altre umanità insomma, e il valore aggiunto consiste proprio in questo. A causa dei parallelismi è spesso difficile lavorare ai remake, invece ci si dovrebbe concedere la libertà di avvicinarsi a una cosa diversa e, anche nel caso dei personaggi già esistenti, vederli con altri occhi.
Quali pensi siano le differenze principali tra l’originale e la serie?
Nei rifacimenti, come detto, ognuno porta con sé determinate caratteristiche, il suo personale modo di vedere il personaggio. Io sono stata fortunata perché, non avendo termini di paragone per Roberta, una new entry, mi sono potuta sbizzarrire, seppur nel contesto della “casa” di Le fate ignoranti. Per quanto riguarda i protagonisti “originali”, essendoci un solo Stefano e una sola Margherita (Accorsi e Buy, rispettivamente Michele e Antonia nel film, nda), esattamente come un solo Eduardo (Scarpetta, nda) e una sola Cristiana (Capotondi, nda), è normale che ciascuno ne dia la propria lettura.
Shirt and rings Valentino
Sei nel cast di (Im)perfetti criminali, commedia su quattro guardie giurate che si improvvisano rapinatori. Cosa puoi anticiparci del film e della tua parte?
Sono un’insegnante alla costante ricerca di supplenze, con Filippo Scicchitano formiamo una coppia di sposi che fatica ad arrivare a fine mese. La trovo una storia deliziosa, capace di far riflettere pur essendo sostanzialmente una commedia su quattro persone semplici, metronotte che sbarcano il lunario e si troveranno ad aiutare un collega in difficoltà. Si sorride e allo stesso tempo ci si interroga, pensando a questioni complesse, concrete, alle difficoltà della vita quotidiana, tipo affitto e bollette.
È in onda su Rai2 la seconda stagione di Volevo fare la rockstar, tu però non sei nuova al mondo della tv: eri tra le protagoniste di Una mamma imperfetta, poi sono venuti Skam Italia,Rocco Schiavone, Il tredicesimo apostolo… Cosa ti stimola di più delle serie?
Non c’è un elemento specifico, ad attirarmi sono senz’altro ruolo e storia, di Volevo fare la rockstar, per dire, mi affascinavano gli argomenti trattati, l’amore, la famiglia, i tradimenti, la provincia anche, protagonista al pari del cast, perché la cittadina immaginaria di Caselonghe rappresenta uno spaccato del Friuli; come atmosfera è agli antipodi rispetto, ad esempio, a Le fate ignoranti, dove Roma viene restituita in modo pazzesco, con luci bellissime. Finora sono stata fortunata, mi sono capitati ruoli diversissimi l’uno dall’altro.
Jacket dress Valentino, boots Giuseppe Zanotti, rings Chiara BCN
Jacket dress Valentino, boots Giuseppe Zanotti, rings Chiara BCN
Nel 2020 hai preso parte a Curon, che sviluppava in chiave mystery il tema del doppio, come immagini un ipotetico alter ego di Anna Ferzetti?
Come un mio opposto, ognuno ha i suoi punti deboli e credo gli toglierei quelli, le paranoie varie che mi porto dietro. Si tende a raffigurare il doppio come la parte oscura dell’io, mi piacerebbe al contrario trasmettergli quei lati caratteriali che non mi appartengono, anche in Curon ho provato a individuare le sfaccettature positive del personaggio, quelle non pienamente sviluppate.
Qualche serial che apprezzi – o hai apprezzato – particolarmente? In fondo hai dichiarato di guardare sempre Netflix con le tue figlie…
Ce ne sono davvero tanti, mi viene in mente Fleabag, per citarne solo uno; amo andare al cinema, comunque, quindi cerco di tenere insieme le due dimensioni, ritagliandomi il tempo necessario a godersi un film in sala.
Jacket Alessandro Vigilante
Confidavi nel 2021 al Corriere della Sera di fare come tuo padre che «amava trasformarsi, imbruttirsi», cioè?
Gli attori hanno l’immensa fortuna di vivere le vite degli altri, allontanarmi da me stessa anche fisicamente, oltre a divertirmi, in questo senso mi aiuta. Se il copione prevede una determinata postura o “difetti” fisici, perché non accentuarli? L’attenzione ad aspetti simili, probabilmente, dipende dall’essere cresciuta a teatro, che concede maggiore libertà artistica rispetto al cinema, dove il discorso è diverso, più complesso a livello tecnico; di contro, è ancora più stimolante provare a trasformarsi per un film o la tv, risultando altrettanto credibile sullo schermo.
Due anni fa eri al fianco di Pierfrancesco Favino in Tutti per 1 – 1 per tutti, come ti sei trovata a condividere il set con lui?
Non era una novità assoluta, abbiamo fatto spettacoli insieme per anni, era però la prima volta sul set e, trattandosi di una commedia, la difficoltà principale era non ridere, una vera sfida date le situazioni esilaranti che si venivano a creare, non di rado improvvisate, per giunta. Io e Pierfrancesco ci divertiamo molto a lavorare insieme, sicuramente l’alchimia che c’è tra noi aiuta, per quanto non manchino scontri e dubbi.
Dress Alessandro Vigilante
Dress Alessandro Vigilante
Hai vissuto il teatro fin da piccola, lavorando anche dietro le quinte, e recentemente l’hai definito una comfort zone. Cosa rappresenta per te il palco?
È come una seconda casa, quando si accendono le luci e il sipario si alza, scatta qualcosa che le parole non possono spiegare appieno, a partire dal rapporto col pubblico, lo percepisci distintamente, avverti che è lì, vive nella storia con te. Ora con Vanessa Scalera, Daniela Marra e Pier Giorgio Bellocchio riprenderemo Ovvi destini alla Sala Umberto, tornare in scena dopo un periodo del genere e sentire le persone in platea partecipi, che commentano, ridono o si commuovono, è davvero emozionante, riempie di gioia vederle felici alla fine dello spettacolo. Il teatro ha l’enorme privilegio della simbiosi con il pubblico, per questo ci torno appena posso e, ogni volta, la sensazione è di essere a casa. I ritmi cinematografici e televisivi sono diversi, semplicemente, sto ancora prendendoci le misure; il nostro è un mestiere in cui, per fortuna, la ricerca per tenere vivo quel fuoco che ne la base è continua, non si smette mai di imparare, anche solamente osservando i colleghi che, magari, a sessanta o settant’anni si spingono ancora oltre, senza dare nulla per scontato.
Un ruolo o genere con cui finora non hai avuto la possibilità di confrontarti e che, invece, ti piacerebbe sperimentare?
Fondamentalmente ho sempre lasciato che fosse il personaggio di turno a “travolgermi” e vorrei proseguire su questa linea, sorprendendo gli altri – e me stessa – con parti che mi diano stimoli inediti. Insistendo sulle stesse cose, d’altronde, si finisce per annoiarsi e annoiare gli spettatori, i primi con cui bisogna entrare in sintonia, spingendoli a immedesimarsi con ciò che vedono. Mi chiedo spesso come sia possibile non avere ruoli che mi piacerebbe da matti interpretare, e non so rispondere, del resto ci sono così talmente tanti lati della personalità da esplorare e raccontare, senza parlare dei temi da affrontare… Recitare è un po’ come andare in analisi, ti fai molte domande e arrivi a sfidarti, a metterti in discussione, come attore e persona in generale.
Nello still life firmato Umberto Gorra che vedete in questa pagina, a prendersi la scena sono borse, calzature e accessori di marchi del livello di Prada, Gucci, Balenciaga, Versace, Salvatore Ferragamo, Dolce&Gabbana, affiancati da proposte di new names come Maryling, Skin of Nature, YEZAEL o Ahirain; in breve, i key pieces della Primavera/Estate 2022, raccolti in una “intimate must-have selection”, come la definisce l’autore.
Blouse Attic and Barn, bag Gucci, belt Gavazzeni. Skirt Bartolotta&Martorana, heels Dolce&Gabbana, bag KNEEDLeft: shirt PT Torino, sunglasses Balenciaga; right: leggings YEZAEL, high boots Giuseppe Zanotti, bag Dsquared2. Long dress Bartolotta&Martorana,sandals René CaovillaLeft: duffle bag Dolce&Gabbana, blazer Carlo Pignatelli;Right: dress Chiara Boni, tights Emilio Cavallini. Blazer Tagliatore 0205,skirt Gabriele Colangelo, bag Salvatore FerragamoLeft: blazer Giampaolo, bag Prada, right: sunglasses Balenciaga. Leather jacket Tombolini, sweater Piacenza 1733, bag PradaCorset Chiara Boni, bag Dsquared2. Trench Maryling, bag Dolce&GabbanaLeft: leather jacket Tagliatore; center: shirt Skin of Nature, bag Roberto Cavalli; right: jacket Tagliatore 0205, shirt Alessandro Gherardi. Left: dress YEZAEL; right: blazer Tagliatore, bag Hermès Left: shirt Gilberto Calzolari, skirt Bartolotta&Martorana; center: windbreaker Drumohr; right: top Chiara Boni, pants Bartolotta&Martorana, bag Versace. Long dress Bartolotta&Martorana,headscarf and bucket bag Salvatore Ferragamo
Abbiamo sete di pura bellezza e necessità di sollievo per gli animi. L’accenno e il torpore della silente primavera parigina ci distoglie dal bombardamento emotivo e mediatico che ci affligge e invita, nonostante tutto, a celebrare la vita.
Abito in seta Vernisse, Mary Jane in vernice Antonio Marras
Abito in seta Vernisse, Mary Jane in vernice Antonio Marras
La stoica Nina, modella ucraina volata nella capitale francese, lancia un messaggio di ottimismo e speranza per la sua terra, liberando l’espressività tra arte e natura.
Top con frange Alberta Ferretti, tiara in argento 925 con perle Immago Jewels
Un rooftop place con connotazione urbanistica cosmopolita non poteva che essere scelto per ospitare la storia editoriale prodotta in collaborazione con Mark De Paola, firma della fotografia americana. Nel lavoro visivo, in esclusiva per Manintown, si evoca l’intimità e l’intensità della fotografia di moda d’altri tempi dove l’approccio con la musa viene valorizzato dall’intensa carnalità. Un laboratorio d’immagine che esplora le mutazioni e il fluttuare dell’interpretazione femminile e in cui l’intero team diventa factotum del processo creativo.
Total look Krizia, mocassini intrecciato Fratelli Rossetti
Total look Moncler, top in cristalli Rosantica
Lo skyline a cui si riferisce il progetto è quello che si ammira dall’ultimo piano del NYX Hotel Milan, una struttura al centro della vita milanese grazie alla sua posizione vicino alla stazione ferroviaria Milano Centrale, ideale per raggiungere tutte le zone della città, dal centro fino al Quadrilatero della Moda. L’hotel si contraddistingue per lo stile giovane e fresco. Inoltre, grazie alla collaborazione con artisti locali, offre spazi personalizzati in modo originale che consentono agli ospiti di vivere un’ esperienza unconventional e stimolante. Ne risulta un mood unico e moderno che avvolge ogni singolo guest, suggerendo nuovi percorsi per scoprire o riscoprire con occhi nuovi la città di Milano e fruire di affascinanti esperienze artistico-culturali, sia indoor che outdoor.
Occhiali aviator Isabel MarantA sinistra, total look Calcaterra, spilla floreale in argento 925 smaltato Immago Jewels; a destra, total look Calcaterra, girocollo floreale in argento 925 smaltato Immago JewelsA sinistra, total look Genny; a destra, total look Paul Smith, occhiali aviator Isabel Marant Total look Valentino, pochette con piume Halíte
Secondo appuntamento con la rubrica dedicata a hair e make-up a cura del nostro beauty editor Claudio Furini.
#1COLOR GAME
Top Romeo Gigli, titanium ear piece with diamonds Gi by Giselle
Top Romeo Gigli, titanium ear piece with diamonds Gi by Giselle
Jacket Judy Zhang
Dresses P.A.R.O.S.H.
Dresses P.A.R.O.S.H.
Chokers Saint Laurent
Bustiers Saint Laurent
Jacket Judy Zhang
Choker Saint Laurent
Sopracciglia naturali e folte, ma super pettinate verso l’alto e sugli occhi una bomba di colore, perfettamente fusa con il blush, ovviamente extra. Questo sarà il makeup look della primavera, dove c’è voglia di tinte brillanti e golose, dove i finish matte e lucidi si mescolano tra loro creando tridimensionalità. Lo sguardo è tutto, mentre sulle labbra i gloss rimpolpanti e specchiati le definiscono al massimo, dando equilibrio al look. L’arrivo della bella stagione segnerà il ritorno alla voglia di giocare e sperimentare con i look, non solo nel trucco, ma anche con i capelli: le acconciature sono semplici ma perfettamente aderenti alla testa, disciplinate e pettinate, fino a sfociare nell’effetto wet, che ha spopolato tanto nelle sfilate Primavera Estate 2022 quanto nelle ultime fashion week andate in scena nelle scorse settimane.
A seguire, i passaggi per replicare, step by step, trucco e pettinatura delle modelle protagoniste di COLOR GAME.
#2 Le tendenze beauty della stagione Autunno/Inverno 2022-23 viste a Milano Moda Donna
La fashion week è finita: andiamo in pace con le tendenze che verranno
Si è da poco conclusa la Milano Fashion Week, dove sono state presentate le collezioni prêt-à-porter dell’autunno inverno 2022/2023. Se c’è stato un filo conduttore tra tutte le sfilate da un punto di vista delle tendenze di bellezza, potremmo dire che è stato quello della morbidezza. Soprattutto per quanto riguarda i capelli, non c’è una linea precisa che delimita tagli e styling, ma anzi, tutto è un inno alla fluidità e alla naturalezza.
Da sinistra: Calcaterra F/W 2022-23, Missoni F/W 2022-23
Certo, il caschetto è sicuramente uno dei punti fissi, soprattutto corto e pari, interpretato a seconda delle esigenze con la riga centrale oppure laterale, ma in passerella sono stati avvistati anche tanti tagli lunghi scalati e ondulati, ma c’è stato posto anche per i corti: a farla da padrone è sicuramente il pixie cut con qualche incursione (ancora) dello shag, che si assesta come uno dei tagli del momento.
Etro F/W 2022-23
I colori sono tutti soffici e naturali: balayage e schiariture di sorta sembrano non essere mai esistite, così come le tinte accese, in favore di sfumature totali, esaltate dalla lucidità del capello e non dai giochi di colore. È una moda portabile, semplice, che punta tutto a esaltare la base di partenza e non un invito a stravolgerla: un segnale chiaro della direzione presa dalle tendenze.
Ermanno Scervino F/W 2022-23
Più interessante invece il capitolo styling, dove a farla da padrone è sicuramente il wet look: sono stati tantissimi a proporlo, declinandolo in diversi modi. Giusto per fare qualche nome, Ermanno Scervino, Missoni e Carolina Herrera hanno scelto l’effetto bagnato per bloccare le chiome delle modelle all’indietro ma non in maniera rigida, anzi, mantenendo le radici piuttosto voluminose e assecondando la natura del capello. Il risultato è cool ma effortless, molto leggero e naturale, facendo però intuire una certa ricercatezza.
Jil Sander F/W 2022-23 (ph. by Pietro S. D’Aprano/Getty Images)
Missoni F/W 2022-23
Makeup AI 2022 23: smokey nero e sopracciglia déco saranno la tendenza
Tutti i principi che ritroviamo anche nel makeup: il nude look è stato uno dei più proposti, soprattutto per quanto riguarda la base. A essere scelto, infatti, è stato soprattutto il finish soft matte, ovvero un opaco leggero e delicato che mantiene però il glow naturale, lontanissimo dalla lucidità specchiata o glitterata.
Emporio Armani F/W 2022-23 (ph. Imaxtree)
Versace F/W 2022-23 (ph. Imaxtree)
Chi ha voluto osare con il trucco, l’ha fatto sugli occhi, scegliendo sempre però il nero come base di partenza, anche da abbinare a look colorati, come ha fatto per esempio Emporio Armani, altrimenti è assolutamente protagonista, estremamente grafico oppure smokey, di sicuro sensuale come abbiamo visto nel caso di Versace. Chi invece ha puntato sulle labbra, ha scelto colori dark, tra Il bordeaux e viola, oppure dei classici rossi dal sapore vintage (vedi Elisabetta Franchi): un timido ritorno al rossetto dopo anni di mascherina.
Elisabetta Franchi F/W 2022-23 (ph. by Rosdiana Ciaravolo/Getty Images)
Ultima tendenza molto interessante è quella delle sopracciglia decolorate. In diverse sfilate abbiamo notato questo dettaglio, che rende il viso e soprattutto lo sguardo più alieno, sicuramente enigmatico e particolare. Una scelta di stile per chi vuole farsi notare e che detterà legge nei prossimi mesi.
Versace F/W 2022-23 (ph. Daniele Venturelli/Getty Images)
#3 I migliori beauty look e hairstyle dai backstage della Milano Fashion Week
Nella gallery che segue, alcuni dei migliori beauty look e hairstyle, direttamente dai backstage degli show di Moschino, Max Mara, Etro, Roberto Cavalli, Philosophy di Lorenzo Serafini, Capasa Milano e Marco Rambaldi.
Una soleggiata domenica accoglie la storia del costume cinese tradotta in chiave moda presso il Museo della Scienza e della Tecnologia. Hui Zhou Zhao, la designer dell’omonimo marchio, torna in passerella raccontando l’iconografia dei paraventi del Celeste Impero. Un archivio di stampe viene timbrato su un guardaroba contemporaneo in omaggio alla storia di una donna, quella dell’ imperatrice Cixi, che governava al posto del figlio minorenne, nascosta dai paraventi della sala imperiale.
L’Oriente incontra l’Occidente negli stili ma anche nei tessuti. Tutto viene contaminato e reso fruibile ad una generazione particolarmente attenta a ciò che la circonda. La pelliccia è eco, i tessuti ricercati, come il fil coupé, l’oro fil à fil e il velluto liquido, dialogano con i ricami realizzati a mano nel Grande Paese.
Non solo kimono ma anche cheongsan (lo storico costume femminile noto anche come qipao) trasformato in chiave moderna in blusa e minidress arricchiti da alamari gioiello. La loro particolarità? Sono realizzati tutti a mano in filigrana d’oro, così come insegna la tradizionale cultura orafa cinese.
Torniamo indietro alle calde mattine estive dove la tv pubblica trasmetteva i grandi classici del cinema italiano. Catodici e catalizzanti gli sguardi delle muse cinematografiche e i loro iconici outfit. Il moodboard ispirazionale della donna Carla Carini, firmata da Rocco Adriano Galluccio, parla proprio di loro: Sofia, Monica, Mariangela, Claudia e Brigitte.
Siedono tutte sulle poltrone del Teatro Gerolamo, indossando abiti dalle silhouette iper-femminili o suit androgini in puro stile anni Settanta. Romantiche e super glamour le dive della Maison, fondata a Mantova negli anni Sessanta, non rinunciano agli abiti da cocktail che spaziano dai grintosi monospalla ai tubini in pizzo, alle opulente scelte per la sera che diventano lunghe e si ricoprono di micro-paillettes scintillanti.
Le cromie scelte rientrano nel DNA della casa di moda, celebre per il suo connubio identificante tra heritage e contemporaneità, spaziando dai toni delicati dell’azzurro cielo, del rosa antico e del verde oliva, passando per le note accese del turchese e del rosso, fino ai colori saturi del bianco e nero. E nel pieno tema della rielaborazione dei codici estetici voluta da Galluccio, per la prima volta Carla Carini introduce il suo monogramma, rafforzando un immaginario al confine tra modernità e memoria, sogno e consapevolezza, glamour e discrezione.
Chissà cosa ne pensa la filosofa Donna Haraway riguardo la duplicazione o l’alterazione della propria identità nel Metaverso, specchio di un realtà non aumentata dove si abbatte, ottimisticamente parlando, qualsiasi barriera di genere. Eppure proprio lei, nel 1985, è stata in grado di generare una riflessione antesignana in quello che possiamo definire un baluardo nella cancellazione dei confini connessi al corpo e all’identità. The Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist–Feminism in the Late Twentieth Centuryè la sua personale riflessione sul mondo dei “cyborg” che vengono presentati come una «creatura del mondo post-genere».
Tale documentazione, così come il film di fantascienza Alita: Battle Angel, ci proiettano nella dimensione progettuale della designer Anna Yang, direttrice creativa di ANNAKIKI che, nell’Autunno/Inverno 2022, valorizza la simbiosi uomo-macchina e il suo significato più profondo, vale a dire quello migliorativo ed evolutivo, grazie all’intelligenza artificiale.
Il futuro prossimo e la consapevolezza del presente coesistono pacificamente ma quando il corpo subisce tali alterazioni, gli esseri umani possono ancora essere chiamati “umani”?
Ed è qui che entra in gioco l’utilizzo di un’evanescente prostetica tridimensionale grazie alla quale cappotti, mantelle e abiti sportivi dalla silhouette allungata vogliono rappresentare una versione migliorata del corpo umano, che si fonde istintivamente con la robotica collaborativa. La materia è strettamente connessa al DNA del brand : ecopelle, eco-fur e tessuti tecnici per silhouette dal taglio matrixiano.
Le creature cibernetiche del metauniverso ANNAKIKI, che vestono una collezione già ampiamente convertita in NFT ricca di richiami al postumanesimo, sono pienamente consapevoli della sfera spaziale in cui si muovono ed è per questo che la designer sceglie di valorizzarla con un’installazione robotica cyber-fisica, realizzata dall’artista americana Behnaz Farahi in collaborazione con Universal Robots Italia, atta a completare il setting dello show.
Photographer Mark de Paolausing Leica SL2-S with the Noctilux-M 50mm F1.2 ASPH Leica 246 “Your Mark” Monochrome with the 35mm Summicron ASPH II ‘Summicron-M’
Riflessioni multiple su una moda di nuova generazione che ispira una rinnovata produttività e dinamicità: è il lusso minimal e consapevole dei nativi digitali, fatto di forme asimmetriche e knitwear cozy chic dai tagli super croppati.
Total look Dolce&Gabbana
Left: décolleté Steve Madden, bag Versace; right: sunglasses Versace
Left: dress Roberto Cavalli, boots Giuseppe Zanotti; right: shirt Balenciaga
Left: top and pants, Versace; right: total look Dsquared2
Quella degli influencer è da alcuni anni una vera e propria professione: Instagram ha dato la possibilità di emergere a talent delle realtà più diverse, che si sono costruiti un rapporto consolidato con una community coesa e curiosa. Spesso è la passione per lo sport e i viaggi a innescare i primi passi verso quella che diventerà una professione, dettata dal forte bisogno – fisico e mentale – dei giovani di vivere sempre nuove sfide ed avventure, dalle più facili alle più estreme, per poi condividerle anche con i follower.
Petra Cola
Chiara Lovato
Gare di equitazione, corse in moto, salti sugli sci, conquiste di vette innevate e battaglie sul ring: nell’intervista che segue si raccontano quattro ragazze sportive che amano viaggiare e mettersi in gioco a 360 gradi, conducendo una vita sana, e creando col tempo uno stretto rapporto con chi le segue sui social. È il caso di Chiara Lovato, appassionata fin da piccola di moto e sci, che vediamo sovente in scatti spettacolari, in strada o sulla neve, dove riesce sempre a trasmettere un forte senso di adrenalina ed energia, proprio come gli sport che pratica, come pure della “green” influencer Petra Cola, avventuriera e autrice del libro La maestra silenziosa. Vivere in montagna al femminile, tra le più giovani ed intraprendenti sportive del Nord Italia; tra gite, arrampicate, escursioni e sport estremi, Petra insegna alla propria fan base come viaggiare in modo sano, sicuro e intelligente. E ancora, diFederica Monacelli, campionessa italiana di pugilato, atleta pluripremiata e laureata in economia aziendale, che scatta foto mozzafiato in giro per il mondo mentre pratica sport senza mai fermarsi, dal mare alla montagna, e di Nicole Cereseto, influencer ambientale, supporter del WWF e campionessa di equitazione, tra le content creator più ricercate di questi ultimi anni.
Federica Monacelli
Nicole Cereseto
Come è nata la tua passione per lo sport, e cosa significa per te?
Chiara: La passione per lo sport è nata grazie ai miei genitori. Fin da piccola mi hanno fatto provare di tutto, dalla ginnastica al basket, allo sci e tante altre discipline, lasciandomi scegliere quelle che preferivo, non forzando mai. Mi hanno insegnato che la vita è fatta di lavoro, studio ed esperienze. Grazie a loro sono cresciuta con la curiosità di sperimentare sempre nuovi sport e cercare quel senso di libertà che non si può trovare nella normale quotidianità. Lo sport è la mia via di fuga dalla monotonia di ogni giorno, non mi basta andare in palestra ad allenarmi o fare una passeggiata, cerco adrenalina. Amo lo sci in tutte le sue forme (pista, freeride, freeski), amo andare in moto, amo il wakeboard.
Petra: La passione per lo sport mi è stata trasmessa dai miei genitori: mia mamma è un’insegnante di educazione fisica e già da piccolissima mi portava a raggiungere le cime più alte, poi mi ha iscritto a diversi sport come nuoto, ginnastica artistica e atletica leggera, che hanno creato le basi di ciò che sono ora. Lo sport mi ha dato una routine e donato la struttura anche per affrontare la vita, per risolvere i problemi più banali.
Federica: Arrivo da una famiglia molto sportiva, ho iniziato a fare nuoto per neonati con mia mamma a cinque mesi di vita. Non ricordo neanche il momento in cui è nata la passione per lo sport, è semplicemente sempre stato parte integrante delle mie giornate, come fare colazione, pranzare, andare a scuola. Lo sport rende forti e questa forza può essere sfruttata per vivere meglio. Il concetto di base è questo: vivere in modo attivo costa fatica; fare tante cose, anche se piacevoli, costa fatica. Se la fatica supera il piacere, allora non si trova più gratificazione in ciò che si fa.
Nicole: La mia passione per lo sport è nata quando mi sono avvicinata al mondo dei cavalli e dell’equitazione, però in generale mi affascinano tutti gli sport, adoro lo sport! Fa stare bene e lo trovo una sorta di mondo parallelo: quando entro in un maneggio sono in un’altra vita, in un certo senso la mia vera vita. Amo i cavalli, così come il mio sport, sono i miei compagni d’avventura, senza i quali non potrei mai rendere possibili i miei sogni. Lo sport per me è sacrificio, fatica, soddisfazione, ma soprattutto sacrificio.
Chiara Lovato
Petra Cola
Il fatto di essere donna ti ha mai condizionato durante la tua carriera?
Chiara: I due sport che mi hanno cambiato la vita sono sci e motociclismo, in entrambi c’è una netta prevalenza maschile, soprattutto nello sci freestyle/freeride e nei track days in moto in pista. In certi momenti avevo paura di non trovare amiche con cui condividere le mie passioni, ma il bello degli sport è che unisce le persone, quindi alla fine sono sempre riuscita a farmi nuovi amici e anzi, ho conosciuto persone stupende che mi hanno aiutata a imparare e migliorarmi.
Petra: In realtà non mi ha mai condizionato molto, non è stato mai un limite. Sono cresciuta con molti fratelli maschi e ho sempre giocato con gruppi maschili, ho sempre avuto un carattere forte e ho dimostrato che potevo fare benissimo tutto quello facevano gli uomini; se il limite non esiste per te, non esiste neanche per gli altri.
Federica: Fin da quando ero bambina ho praticato sport insieme agli uomini, facendo gli stessi allenamenti e le stesse gare, per me era normale. Ho capito negli anni che in realtà era un problema più per gli uomini che per me. Tempo fa, all’inizio della mia carriera come pugile, un ragazzo mi ha rotto il naso durante una sessione di sparring, è stata una mossa abbastanza volontaria, in quel momento mi si è accesa una lampadina, ho capito che ci sono dei cluster delicati che rendono le persone vulnerabili, per molti uomini è il confronto fisico con una donna, ritengono inaccettabile non essere superiori.
Federica Monacelli
Nicole Cereseto
Ci racconti un episodio in cui, durante una delle tue imprese, pensavi di non farcela ma alla fine ci sei riuscita?
Chiara: Amando gli sport più “movimentati” mi è spesso capitato di aver paura: una discesa ripida e tecnica in neve fresca, le prime volte in pista in moto, i primi salti in wakeboard. Col passare degli anni ho capito però che sono proprio quelle le sfide più belle, quei momenti in cui pensi di non farcela e poi ti butti, e la paura si trasforma in adrenalina ed emozione. La vittoria più bella della mia vita probabilmente sta nell’essere sempre riuscita a coniugare studio/lavoro e sport, sono riuscita a raggiungere un equilibrio tra i due mondi che mi motiva e mi sprona a continuare così.
Petra: In montagna è importante saper rinunciare, saper ascoltare e capire quando è il momento giusto per tornare indietro. Rinunciare non è una cosa negativa, bensì sinonimo di avere testa sulle spalle e una grossa forza interiore. Non è una sconfitta, solo consapevolezza.
Nicole: Di episodi in cui pensavo di non potercela fare ce n’è più di uno, ma racconto quello in cui davvero pensavo di non riuscire più a vivere il mio sport come prima. Sono caduta nel 2019. Si cade, succede a tutti, ma la caduta è stata l’inizio del mio buco nero perché ha coinciso con un periodo davvero difficile per me, in ambito familiare; non avevo più al mio fianco coloro che hanno sempre creduto in me e sostenuto il mio sport, mi sentivo demoralizzata e delusa. Insomma, per una sciocchezza stavo crollando e distruggendo tutto ciò che avevo costruito in moltissimi anni, poi però, due anni dopo, è arrivato il pezzo mancante del mio puzzle, ossia Corbreka, il cavallo che mi ha subito riportato la fiducia di prima e ai livelli di prima.
Chiara Lovato
Petra Cola
La vittoria più bella della tua carriera?
Federica: Il primo match di pugilato è stata una grande prova per me, ero prontissima fisicamente, ma a livello emotivo stavo entrando nell’occhio di un ciclone. Alla fine della prima ripresa ero distrutta, quel momento è stata la svolta della mia carriera, se non avessi finito quel match, che poi ho vinto, probabilmente non avrei mai più combattuto.
Nicole: Sicuramente i Campionati Regionali 2016. Tra scuola, studio, cinque cavalli da montare, a volte ero davvero stanca, ma ho sempre messo tutta me stessa in ciò che facevo. Avevo praticamente quello che in molti desideravano, facevo tante gare e avevo bei cavalli, e quindi avevo molte persone contro. Eppure mi sono così chiusa nel mio guscio che vedevo solo me, i miei cavalli e i miei allenamenti, il sudore, la fatica, i sacrifici. Mi ripetevo “ce la posso fare”, anche se avevo mille occhi che mi fissavano augurandomi di andare male, e ce l’ho fatta, grazie a Cuba, quella vittoria è stato il regalo più bello che potessi farmi.
Federica Monacelli
Nicole Cereseto
Sappiamo che ami viaggiare: qual è il tuo posto del cuore, quello che ti emoziona in modo particolare? Cosa significa per te viaggiare?
Chiara: Ho due posti che mi fanno particolarmente emozionare e, sebbene possano sembrare completamente opposti, hanno tante cose in comune: la cima della montagna per lo sci e la pista per le moto. In montagna siamo solo io, gli sci e la neve, in pista siamo solo io, la mia moto e l’asfalto. In quei momenti è tutto in mano a me, decido io cosa fare, quanto andare veloce e quanto spingermi fino al limite, è quella sensazione unica di adrenalina e libertà che accomuna due sport così diversi.
Petra: Ho viaggiato molto spesso da sola, in giro per l’Europa, con la mia numerosa famiglia (siamo in sette) l’ho fatto in van, per vivere la natura, poter ascoltare il luogo e scoprirlo in tutte le sue sfaccettature. Ho sempre evitato i viaggi più turistici come quelli negli hotel stellati, voglio andare con il van e viaggiare a braccia aperte, libera. Ad esempio sono stata in Messico da sola un mese, per legare al meglio con la gente del posto. Mostro sui social tutto quello che faccio, e anche se sono una donna posso viaggiare da sola, con tutti i pro e contro del caso, uso i social anche per dare consigli in merito.
Federica: I gusti nel tempo cambiano, negli ultimi anni sono andata spesso a Fuerteventura, dove ho scoperto nuove passioni come il surf, incontrato tante persone… In questo momento sento quell’isola un po’ come una seconda casa, spero che il turismo non la rovini.
Nicole: Mi piace viaggiare, purtroppo però non ho la possibilità di svegliarmi un giorno e dire “domani parto e vado là”. Si ricollega tutto al mio sport: i cavalli sono esseri viventi, devono essere curati, mossi, allenati, non ci si può assentare più giorni o settimane. Anche questo fa parte del sacrificio. Riesco a viaggiare a fine stagione, il viaggio più lungo e lontano che ho fatto è stato in Giappone. Bellissimo, ci tornerei domani e lo rifarei altre mille volte. Il luogo che più ho nel cuore è Cagnes-Sur-Mer, in Francia, dove nell’ottobre del 2021 ho fatto una gara indimenticabile per me, mi emozionerebbe molto tornarci. Spero di viaggiare sempre di più, per lavoro o per lo sport.
Chiara Lovato
Petra Cola
Qual è il tuo motto?
Petra: La vita è fatica e la montagna ce lo insegna, nessuno ti regala niente. La vita è una passeggiata fatta di alti e bassi ma una volta arrivati in cima la vista è fantastica.
Federica: Le nostre passioni possiedono una loro propria saggezza: guidano il nostro pensiero e la scelta dei nostri valori, e garantiscono la nostra sopravvivenza.
Federica Monacelli
Nell’immagine in apertura, Chiara Lovato sugli sci
Annosa questione rimane quella dei regali alle donne, perchè oggi la donna se ha un desiderio corre a prenderselo, perchè il suo umore è mutabile quanto il clima, perchè per sè vuole sempre il meglio. Ma c’è qualcosa che possiamo dire le accomuni tutte, senza errori, ed è l’impegno costante nella lotta contro il tempo, che si quantifica nel numero di creme che posseggono nel bagno, nella fiala magica che hanno provato in quel determinato centro estetico. E allora quando si tratta di regali, se si punta sulla cosmesi non si sbaglia, perchè oggi i brand che propongono prodotti validi ed efficaci che hanno risultati da spa ma da fare a casa sono infiniti, e così i marchi che producono cosmesi professionale. Li vediamo insieme con l’obiettivo di ricevere dalla vostra lei l’effetto WOW!
Dr. Jart + Cryo Rubber con acido Ialuronico Idratante
E’ la maschera del futuro! In soli 30 minuti, grazie alla concentrazione di ingredienti specifici, si ottiene visivamente una pelle più fresca, più radiosa e più idratata, questo grazie al particolare metodo di Dr.Jart + che utilizza una maschera in gomma ispirata alla Crioterapia che abbassa la temperatura della pelle per aumentare il flusso sanguigno e favorire l’assorbimento degli ingredienti. Si lasciano in frigorifero per 20 minuti sia la fiala che la maschera prima dell’applicazione, poi si procede e ci si rilassa con una buona tazza di tè verde; già dalla prima applicazione la pelle risulterà più compatta, la concentrazione di acido ialuronico e di complessi prebiotici modellano l’ovale del volto, il caolino elimina il sebo e riduce le macchie rosse del 28,1%. E’ la maschera più innovativa sul mercato e costa solo 12,00 Euro, la trovate da Sephora. www.sephora.it
Rigaud Paris – Candela Metallic
Niente di meglio per creare atmosfera ad una romantica serata; da sempre sinonimo di lusso, le candele Rigaud Paris sono le uniche al mondo che rilasciano davvero un aroma nell’aria persistente. Cliente fidata fu l’elegantissima Jacqueline Kennedy, che una volta scoperte le porto’ alla Casa Bianca, e con lei Liz Zaylor e Frank Sinatra, ma se restiamo a casa nostra scopriamo anche che in Vaticano, oltre a incensi e mirra, si diffondono le fragranze di Rigaud Paris, avvolte da preziosi bicchieri in vetro con apposito piattino, facili da spostare da una zona all’altra del Palazzo, con quel rito nostalgico delle vecchie candele che si spegnevano con una piccola campana di metallo. Il sapore della tradizione e l’innovazione della ricerca. Oggi Rigaud si fa moderno con uno scrigno metallico brillante!.
Prezzo della candela Metallic Medium 170 g – Euro 54,00 Qui trovate i concessionari esclusivi Rigaud: www.aquacosmetics.com
Foreo Luna3
Quando il marito è molto attento a ciò che fa la moglie, anche nel momento dello skincare, nasce FOREO LUNA3, così ci riporta il fondatore Filip Sedic che vedeva la sua dolce metà poco contenta per l’utilizzo di prodotti sbagliati; per accontentarla ha creato lui stesso il device FOREO LUNA3 e ha fatto felici tutte le donne del mondo!
E’ la rivoluzione in campo cosmetico, una vera spa a portata di mano, utile per la pulizia del viso e come massaggiatore rassodante; per cui anziché infiniti e costosissimi trattamenti nei centri estetici, con questo piccolo oggetto la vostra compagna avrà i benefici di altrettante applicazioni e per sempre! Si collega all’App Foreo For You e si impostano le preferenze di utilizzo: pulizia o massaggio. La pulizia si effettua inumidendo la pelle e applicando il micro-foam cleanser di FOREO, si accende il dispositivo e si passa sul viso con movimento circolari scivolando su e giù per il naso; in questo modo i micro pallini elimineranno delicatamente make up e sebo evitando abrasioni e pulizie troppo aggressive. Per un trattamento ottimale si finisce con il massaggio rassodante in combinazione con il siero Foreo che si picchietta su viso asciutto, ora le pulsazioni T-Sonic rilasseranno i punti di tensione muscolare, le linee di espressione saranno attenuate e i prodotti verranno assorbiti più profondamente.
No, non è una magia, è il Foreo Luna3 e lo trovate sul loro sito a 199,00 Euro. www.foreo.com/it
Eisenberg Paris – J’ose
Si chiama “Io oso” ed è proprio il caso di dirlo, dite addio ai profumi commerciali che mille altre donne indossano per le strade e correte ad acquistare J’ose di Eisenberg Paris; la fragranza dalle note insolite, particolari e speciali che daranno un tocco di personalità al look della vostra lei. Se avete buon gusto è il gift perfetto perchè racchiude la nota seducente dell’Artemisia, del Bergamotto, Menta e Gelsomino, che lasciano spazio a quelle insolite del Caffè Moka, per esplodere in una persistenza che sa di Ambra e Patchouli, che vi porterà in viaggio verso mete orientali, calde e avvolgenti. Chissà che possano essere il preludio ad una bellissima serata… www.eisenberg.com
Q Studio – Fondotinta 3D HD
E’ l’unico modo per abbandonare le app di post produzione, e si applica nella realtà: parlo del fondotinta 3D HD di Q Studio, la perfetta fusione di skin-care e make-up. Non solo protegge la pelle dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici (grazie ad un mix di alghe marine micronizzate e amino acidi, il depollutine), ma la sua formula con SPF 15 garantisce un ottimo fattore di protezione solare; usato quotidianamente attenua visivamente le rughe grazie al Chondicare, un peptide sintetico che ha forte azione rigeneratrice e anti-età. Pur avendo una consistenza leggera, si mescola al colorito della vostra pelle rendendolo omogeneo e uniforme, quindi minimizzando le piccole imperfezioni e regalando alla pelle una nuova luce! 2 in 1, cosa chiedere di più?
Lo trovate sull’e-shop del sito www.qstudiomakeup.it a 39,00 Euro
Natasha Denona – Mini Zendo Palette
E’ stata creata a mano dalla make up artist di fama internazionale Natasha Denona, tutte la vogliono e infatti va a ruba sui siti di Sephora, è la mini palette Zendo dai toni bronzati, perfetti per i colori dell’autunno. Cos’ha in più rispetto agli altri ombretti? L’attenzione verso le donne e la loro sensibilità, e parliamo della pelle, perché questa formula evita di seccare le palpebre e formare quelle fastidiose rughette sull’occhio dopo qualche minuto di applicazione; i pigmenti utilizzati sono di massima qualità e di colore puro, perle minerali e senza parabeni. Sono facili da stendere e si prestano a infinite varianti di trucco: opaco, per sfumature, i metallici per un finish eccentrico o per una serata speciale, da fissare con pennello umido o con la punta delle dita. E’ pratico perchè mini e si può portare in borsetta.
Euro 25,00 da Sephora
Teaology – Matcha Tea Ultra-Firming Ampoules
Miracoloso senza esagerazioni, le fiale di Teology sono un vero e proprio trattamento lifting, meglio del botox! Migliori perchè naturali, sono un concentrato ricchissimo di una pianta utilizzata dall’antico popolo Inca che già ne aveva scoperto i benefici magici e in fatto di ricerca il brand Teology è foriero, sempre aggiornato e sempre attento a quelli che sono gli elementi innovativi del tutto naturali; non troverete alcun prodotto Teaology che contenga sostanze chimiche o parabeni. La pianta magica si chiama Acmella Oleracea e ha davvero un’azione similare al botulino; unita all‘azione rimpolpante dell’acido ialuronico e al potere antiossidante del Te’ Matcha (firma del brand è l’utilizzo di tutti i tipi di tè nei prodotti), questo mix è una bomba! Ogni fiala può servire per due o tre applicazioni, da picchiettare con i palmi della mano sul viso (evitiamo l’uso del cotone anche per limitare l’inquinamento), assorbe immediatamente, e il risultato lo si vede all’istante. Ottimo quindi per una serata speciale!
Euro 34,00 la confezione da 7 fiale sul sito www.teaologyskincare.com
Una selezione di brand che abbiamo scoperto alla scorsa edizione di White.
CECCHI DE ROSSI
La bellezza dell’artigianalità made in Italy. Cecchi De Rossi propone una linea di accessori in pelle che possono essere completamente customized. Un approccio che permette di regalare una vera made-to-measure experience per ogni pezzo della collezione. Ogni pezzo evolve e diventa parte, non solo della nostra vita, ma che delle generazioni future.
D1 MILANO
Un brand giovane (è nato nel 2013), fondato dal 25enne, Dario Spallone, di base a Milano. Orologi dal design iconico, con una cura speciale ai dettagli, uno stile anticonvenzionale che riflette l’Italian heritage. Il modello P701 è il must have del brand, dal design unico e moderno.
TOTEM COLLECTIVE
“La moda fatta diversamente” il claim di Totem Collective, un vero e proprio collettivo di quattro designer Johan Christian Chen, Bohan Qui, David Andersson Sahlin and Daniel Ekström, che realizzano una linea di borse artistiche e genderless. La collezione permanente diventa, quindi, la base per esperimenti di stile e nuovi progetti che aggrega creativi da tutto il mondo in una piattaforma progettuale in continuo divenire
VINCENT GARSON
Vincent Garson è un designer francese, stilista-modellista formatosi alla Chambre syndicale de la Haute Couture di Parigi. La sua collezione di borse si pone come esempio di oggetto di lusso: si conserva nel tempo, rispettoso del lavoro degli artigiani che lo hanno realizzato, dalle qualità eccellenti. Lavora con pelli francesi che preferisce usare nella loro essenza più raw, sfoderate, mostrando la realtà dei materiali.
NO/AN
Brand di borse, della designer finlandese, trapiantata a Bruxelles, Anna Lehmusniemi, accoglie al suo interno un concept nuovo, fatto di linee essenziali e materiali pregiati. Il fine ultimo è di avvicinare i clienti ad un diverso concetto di lusso, non fatto di acquisti continui, ma sulla consapevolezza della qualità duratura nel tempo.
Vincitrice lo scorso anno del Creative Circle Award, per la Best New Female Commercials Director, Vicky Lawton è regista, fotografa, lavora al fianco di Rankin in qualità di Creative Director, ha diretto numerosi fashion film per rinomati marchi internazionali, tra cui Elie Saab e Chanel, e ha realizzato video musicali per artisti influenti, come Dua Lipa. Ecco qualche curiosità su questa talentuosa e camaleontica artista.
Ti definisci una “fanatica di elementi visivi”. Quando hai capito che le arti visive sarebbero diventate la tua professione? Da quando ho iniziato a comprare Vogue a circa 14 anni e strappavo le pagine per utilizzarle come carta da parati. Poi mi sono interessata sia di moda che di fotografia, scattando dei servizi fotografici nella mia stanza e in giardino con i miei amici!
Come hai conosciuto Rankin? Ho fatto uno stage da Rankin durante il mio secondo anno alla Kingston University, dove studiavo Graphic Design e fotografia. Ho fatto un tirocinio di tre settimane, siamo rimasti in contatto e mi hanno chiesto di tornare una volta completati gli studi.
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione? Mi piacciono da morire Irving Penn, Richard Avedon, Meisel, ma ammiro anche fotografi come Cass Bird ed Ellen Von Unworth, che hanno stili e approcci unici. Cerco attraverso blog, libri, visito più gallerie d’arte possibili, ma la mia più grande ispirazione è il cinema.
Come fotografa di moda, qual è il tuo rapporto con il fashion nella vita quotidiana? La moda per me è un modo perfetto per riflettere il mio mood. È anche un’opportunità di sperimentare, sono una grande fan degli abiti vintage e mi piace visitare Los Angeles per trovare qualche pezzo unico e irripetibile.
Non ci sono così tante fotografe e registe famose. Credi che sia un ambito prevalentemente maschile? Non più!
Quali profili social trovi particolarmente interessanti e perché? Mi piace particolarmente @celestebarber, perché la moda può essere davvero divertente.
Qual è il tuo social media preferito? È senz’altro Instagram. Rappresenta un’opportunità di vedere nuovi lavori, nuove idee e di mettere orecchie da coniglio sui miei selfie. Come si fa a non amarlo?
The Full Service is a one-stop creative entity that combines the strategic thinking of an advertising agency with the pragmatic problem solving of a production house.
Si chiama Liu Tao, ma in Patria è nota anche come Tamia Liu. Trentanove anni, segno del Cancro, carattere riservato ma grintoso che non le preclude di comunicare con un sorriso che abbatte ogni difesa, raccontando di lei più di mille parole. Una laurea in legge, due figli, in primo piano nelle cronache mondane e protagonista, attiva e seguitissima, sui social network. È attrice e cantante vincitrice di numerosi premi, brand ambassador e testimonial agli eventi di alcune delle più prestigiose griffe internazionali – Louis Vuitton, Prada e Fendi, per citarne alcune – e manifesta quell’equilibrio tra bellezza interiore ed esteriore che è poi quello tra mente e corpo, ragione e sentimento. Abbiamo scorto l’allure discreto della sua figura mentre saliva le scale che, da Piazza del Duomo, conducono a Palazzo Reale, dove è stata madrina e special guest della sfilata JZ JUZUI, a chiusura della Milan Fashion Week. Presentazioni, sorrisi sofisticati e un po’ naïf nei photocall e qualche intervista gestita con gentilezza e un’empatia fatta di vaghezza e malizia. È stato il marchio cinese, nella Runwalk che ha segnato il debutto della Maison in Italia, a volerla come volto che incarnasse i valori, non solo estetici, del brand. È difficile pensare a una scelta migliore. Con una personalità eclettica, Tamia esprime davvero il DNA di JZ JUZUI e della sua Collezione, dedicata a una donna moderna e dinamica, emancipata da qualunque senso di sottomissione al sesso maschile, protagonista di scelte decise. E così fa la Collezione, che ha riscoperto nella Gioia il proprio leit-motiv (scegliendo, non a caso, il quadrifoglio come simbolo), immaginata come sintesi tra Leisure, New Office e Party. Gli ingredienti? I tre momenti ideali della donna di oggi: un tempo libero vissuto con comfort, seducente self-confidence nella vita professionale, una sera tutta da giocare nel segno di una femminilità senza riserve, fatta di gusto e misura.
In occasione della sfilata, abbiamo avuto modo di chiederle:
Quali emozioni le ha trasmesso questa sfilata? Mi ha dato un’idea precisa di come stia crescendo, per innovazione e qualità, l’industria della moda cinese. Sono stata sorpresa di quanti passi avanti siano stati fatti. Ho amato la sfilata e in particolare il suo tema, la gioia.
Quali aspetti di JZ JUZUI l’attraggono maggiormente e quali sono i punti di contatto che sente di avere col brand? Amo il suo celebrare una femminilità elegante che nasce “da dentro”, dalla consapevolezza di sé e dalla gioia, come dicevamo. Io cerco di vivere la vita con positività, per quanto possibile. Come attrice, non importa quale sia il tuo percorso, devi cercare di riempire il tuo cuore di felicità e scorgere nel futuro prospettive sempre nuove. Come donna, poi, non conta la tua età, devi essere sicura, serena e positiva. Per questo posso dire che i valori che respiro in JZ JUZUI e che ho potuto vedere in questa collezione coincidono davvero con i miei.
Con il suo dinamismo, lei incarna il simbolo della nuova donna cinese. Attrice, cantante, testimonial, per non parlare della sua presenza sui canali social. Allo stesso tempo, mamma. Come riesce a coniugare tutto questo? Semplice: con la voglia di vivere la vita appieno. Di scorgere in ogni occasione la possibilità di maturare e di crescere. Vivo la consapevolezza di avere un forte seguito come una responsabilità: so di essere un esempio per alcuni e così ho scelto un messaggio, cercando di comunicarlo con forza: la bellezza di spendersi sfruttando fino in fondo il proprio talento, vivendo il proprio tempo con intensità.
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Liu Tao
Liu Tao e Zheng Anzheng-Presidente Anzheng Fashion Group
Liu Tao, il Presidente Zheng Anzheng e il Cav. Boselli
Resilienza. È questa, forse, la parola che meglio descrive Tania Cagnotto, la più grande tuffatrice italiana di sempre, vincitrice di due medaglie olimpiche e di un oro mondiale. Dopo i due amari quarti posti, per pochi centesimi di secondo, alle Olimpiadi di Londra nel 2012, la campionessa bolzanina ha saputo reagire, fino a conquistare la medaglia d’argento nel trampolino da tre metri sincronizzato con Francesca Dallapé e un bronzo individuale, sempre nei tre metri, a Rio 2016. Una qualità che l’ha portata a concludere la sua brillante carriera con il titolo italiano da un metro, ai Campionati italiani assoluti indoor di Torino. Una chiusura “col botto”, letteralmente. Ha salutato il suo pubblico con un esplosivo tuffo a bomba, come richiesto dai fans sui social. Con questa intervista, MANINTOWN ha cercato di immergersi nella vita della campionessa.
Qual è la cosa più importante che ti ha insegnato il rapporto con l’acqua? Sicuramente ad avere rispetto. È un mondo che rilassa e insegna al tempo stesso. L’acqua c’è sempre, al mare, come sport o divertimento. È fondamentale.
Negli sport, la guida di genitori e professionisti è fondamentale e nel tuo caso le due figure coincidono. Che ruolo ha avuto tuo padre nella decisione di dedicarti ai tuffi? Mio padre sicuramente mi ha insegnato tantissimo, così come mia madre, perché ci sono passati anche loro e sapevano già cosa consigliarmi. Poi, non mi hanno mai messo pressione, e questa è una delle cose più importanti. È forse proprio per questo che sono andata così bene, perché non mi aspettavo niente.
Come sei riuscita a trovare la forza di continuare per tutti questi anni? Da piccola ho iniziato come divertimento, avevo la mia squadra di tuffi e quindi non mi mancava niente, avevo gli amici e lo sport. Tutto insieme. Non ho avuto molte mancanze. Dopo Londra non è stato facile per me, però sentivo che l’unica cosa che mi avrebbe fatto stare meglio sarebbe stato un altro risultato. Invece, dopo i Mondiali di Barcellona, ho avuto i miei quattro anni più belli, alla fine della mia carriera. Non poteva andare meglio.
Qual è il ricordo più emozionante della tua lunga carriera? Sicuramente Rio, la medaglia nel sincro.
Qual è la prima cosa che vorresti fare e che non hai mai fatto, magari a causa dei ritmi di allenamento? Anche solo godermi la casa, non dover pensare agli allenamenti, mangiare quello che voglio.
Com’è il tuo rapporto con la moda? Mi piace molto, infatti adesso posso dedicarmici di più. Mi diverte andare a eventi dedicati alla moda e cercherò di farlo.
Qual è il capo che più ti rappresenta? I vestitini. Corti, perché non sono alta un metro e novanta (ride, ndr).
Un sogno nel cassetto? Forse ritirare fuori una bella squadra di tuffi, un giorno.
Questa volta guardiamo chi, tra le attrici italiane, ha raggiunto la consacrazione oltreoceano (e quindi ha firmato i contratti più redditizi) e chi sono le conduttrici che hanno più successo nei nostri palinsesti. La regina indiscussa è Monica Bellucci: la madrina del Festival di Cannes 2017 fa parte del cast della terza stagione di Twin Peaks, la serie attesa da 25 anni, inoltre lo scorso anno ha fatto parte del serial Mozart in the jungle, senza contare che ha recitato in due capitoli della trilogia di Matrix (Reloaded e Revolution). Negli anni 2000, è stata musa di Spike Lee, ed era suo il ruolo della regina in I fratelli Grimme l’incantevole strega, al fianco di attori del calibro di Matt Damon e del compianto Heath Ledger.
Tra le attrici italiane, che hanno sfondato a livello internazionale, ricordiamo Ornella Muti, Claudia Cardinale e Giovanna Mezzogiorno, ma la giovane Alessandra Mastronardi si sta dando da fare per crearsi una carriera che non sia solo italiana. Napoletana, classe 1986, è famosa soprattutto per essere stata Eva nella fiction, I Cesaroni, con il tempo, però, si è pian piano allontanata dalle produzioni made in Italy. Prima la parte in To Rome with love, di Woody Allen, poi in Life, di Anton Corbijn, infine il ruolo di Francesca in Master of None, web serie di Netflix. Come se non bastasse è anche ambasciatrice Chanel. Anche se, con Karl Lagerfeld dice lei, ha un rapporto di grande soggezione e gli parla pochissimo.
Altra attrice che di recente abbiamo visto sul grande schermo in produzioni hollywoodiane, è Claudia Gerini che, assieme a Riccardo Scamarcio, ha avuto una parte in John Wick 2, al fianco di Keanu Reeves e di Lawrence Fishburne, entrambi protagonisti in Matrix. Insomma, mica i primi due incontrati per strada.
Rimanendo nel nostro Paese, Ambra Angiolini è nel suo periodo d’oro. Oltre ad aver recitato in molti film negli ultimi anni (ha esordito relativamente tardi, nel 2007 in Saturno contro) l’ormai “ex ragazza” di Non è la Rai ha trovato la quadratura del cerchio. Giudice saggio nel serale di Amici di Maria De Filippi – record di ascolti del sabato sera – tiene una media di due (anche tre) film all’anno. Questa primavera l’abbiamo vista al cinema in La verità, vi spiego, sull’amore, e a breve la vedremo nel film per la tv, Il fulgore di Dony, diretto da Pupi Avati.
In Italia, però, è il piccolo schermo a fare da padrone, non il cinema, dove purtroppo si va sempre meno. Ne è la prova la battaglia che nasce ogni volta che si deve discutere o rinnovare un contratto dei divi della “prima serata”. Ma anche del “pomeridiano”, a ben vedere. Una delle regine dello share è Maria De Filippi, che nella seconda settimana di febbraio abbiamo visto praticamente dappertutto. Di pomeriggio, nel salotto di Uomini & Donne, poi ad Amici e infine la sera, all’Ariston, per condurre in coppia con Carlo Conti il Festival della canzone italiana. Con uno share del 50,7%, è stata la kermesse canora più seguita dal 2006 a oggi. Oltre al potere in termini di share, la De Filippi ha anche una società di produzione, la Fascino PGT, in comproprietà con la RTI, del gruppo Mediaset. Un doppio potere per un doppio guadagno, in termini monetari. Altra donna dello spettacolo che è nome di punta in casa del “biscione” è sicuramente Barbara d’Urso. Il suo salotto tv fatto degli ospiti più eterogenei può far storcere qualche naso: insulti, nervi tesi e discussioni dai toni quasi mai pacati, potrebbero sembrare eccessivi e creati ad arte per far alzare vertiginosamente lo share, ma il punto è proprio questo, i dati di ascolto danno ragione alla d’Urso. Quest’anno ha vinto a mani basse la sfida dell’auditel, nella fascia oraria pomeridiana e soprattutto in quella domenicale. Chissà se il prossimo anno verrà creato un format in grado di farle cedere la corona?
Chi, invece, riesce a sbaragliare la concorrenza, di qualsiasi tipo, è Antonella Clerici. Da mezzogiorno in poi, per un’ora e mezza, le attenzioni dei telespettatori sono tutte per lei. Dominio assoluto per la compagna del petroliere Vittorio Garrone, che, con La prova del cuoco, da ormai 17 anni fa incetta di ascolti. L’edizione 2016-2017 si è ormai conclusa, il prossimo anno, però, sono attese novità per il programma di cucina della Rai: che sia un cambio al timone? Anche se ciò avvenisse, la Clerici potrebbe benissimo avere successo in altri format. Lei sa spaziare nei generi, ricordiamo che ha condotto due volte il Festival di Sanremo (2005 e 2010), è stata mattatrice a Ti lascio una canzone, ed è reduce dal programma Standing Ovation. La Clerici sarà impegnata anche la prossima stagione tv in un format musicale?
Nelle recenti vicende, relative alla parità di cachet nell’industria cinematografica di Hollywood, si capisce perché alcune attrici, come Jennifer Lawrence, vorrebbero compensi più equi: «Perché dovrei guadagnare meno dei miei colleghi uomini?», ha detto l’attrice durante un’intervista a un’emittente francese. Perché il cinema, in ambito internazionale e la tv, soprattutto in Italia, non sono più terreno di conquista esclusivo degli uomini.
Se andiamo a guardare i guadagni personali, per ogni film girato, al comando di questa particolare classifica troviamo proprio lei, Jennifer: Forbes piazza la 26enne premio Oscar (nel 2013 per, Il lato positivo) al primo posto, con ben 46 milioni di dollari guadagnati solo nel 2016. Un bel gruzzolo, per la protagonista di successi al botteghino come X Men e Hunger Games, che vedremo a novembre in Mother!, e nel 2018 in Red Sparrow, adattamento dell’omonimo bestseller di Jason Matthews.
Al secondo posto, una vera e propria sorpresa. Ricordate chi interpretava Sookie in Una mamma per amica e che abbiamo visto nei panni di Abby Yates, quest’anno al cinema, in Ghostbusters? Bene, Melissa McCarty è la seconda attrice più pagata, con 33 milioni di dollari. La prova che per entrare nell’Olimpo delle star hollywoodiane non bisogna per forza pesare 50 chili ed essere alte, bionde e con gli occhi azzurri: la sua simpatia straordinaria è più importante dell’aspetto fisico, per i produttori di oggi.
Al terzo posto, con 25 milioni di dollari guadagnati – ma 10 in meno rispetto all’anno precedente – c’è Scarlett Johansson. In Capitan America: Civil War era la Vedova Nera, e le sue acrobazie e combattimenti hanno fatto del film Marvel uno dei più visti della storia del cinema, con 1,1 miliardi (sì, avete letto bene) di dollari al botteghino. Un bel successo per la ragazza che, appena quattordicenne, aveva esordito in L’Uomo che sussurrava ai cavalli, nel 1998.
Rimanendo nel panorama mondiale, ma passando dal grande al piccolo schermo, la numero uno delle serie tv con “busta paga” da capogiro è Sofia Vergara. L’attrice colombiana, protagonista di Modern Family, ormai giunto alla sua ottava stagione, ha messo nel salvadanaio ben 43 milioni di dollari nel 2016.
Queste erano le star internazionali più pagate e più famose, vedremo poi chi sono le nostre donne dello spettacolo più potenti (altre curiosità online su The Sex Salad)
Photo by Kristy Sparow/Getty Images for Fenty Puma
Certo, l’estremo zelo professionale di Rihanna è cosa nota: cantante, sostenitrice di importanti campagne umanitarie, ambasciatrice del fashion e di nuove tendenze, attrice. Camaleontica, Riri: già parte del cast stellato, tutto al femminile, di Ocean’s 8 e messa alla prova nel ruolo di Marion Crane – che fu di Janet Leigh nell’epico film di Hitchcock – prequel di Psyco, Bates Motel, è di poche ore fa la curiosa news, ancora riservata, secondo la quale proprio Rihanna potrebbe essere la protagonista di Annette, un film che narra la vicenda sentimentale fra un attore di commedia e una cantante d’opera. Mentre si sa che il regista francese Alexandre Oscar Dupont, in arte Leos Carax (quello di Holy Motors per intendersi) girerà il film, pare che Adam Driver avrà il ruolo del protagonista e che Rooney Mara si sia tirata indietro dal cast.
E Riri, sarà davvero lei ad affiancare Driver in questa pellicola che promette ottimi risultati? Riuscirà ad essere all’altezza, a stupire ancora una volta coi suoi mille e sfaccettati talenti? Dalla Bajan Queen, certo, c’è da aspettarselo.
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Photo by Kristy Sparow/Getty Images for Fenty Puma
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Si chiamano Obstacle Course Races: sono manifestazioni sportive che mettono alla prova la resistenza e la capacità di superare i propri limiti, in percorsi costellati di ostacoli naturali e artificiali.
Tra queste corse c’è anche l’Inferno Run che, valida anche come prima tappa del Campionato Italiano OCR, si terrà il 6 maggio nella splendida Tenuta di Torre a Cenaia (Pisa). Nei suoi 14 km, con oltre 30 ostacoli per competitivi e amatoriali, e con la novità di un percorso di 5 km con una ventina di ostacoli riservati ai non competitivi, la Inferno Run vale anche come gara qualificante per Europei e Mondiali OCR del 2017.
E poi, nelle OCR finalmente ci sono le donne: con una presenza femminile pari al 34%, la quota rosa in questo tipo di attività è pari a tre donne su dieci, mentre nelle maratone ci si attesta ancora al rapporto 1/10.
Ci sono personaggi come Diana Maria Hartan, nata il 1989 in Romania: a 6 anni la madre l’accompagna alla selezione dell’Accademia “Nadia Comaneci”, la più prestigiosa scuola di formazione in ginnastica artistica del paese, dove viene subito ammessa e dove rimane per tutto il resto del tempo della sua carriera agonistica.
Nel 2000, Diana vince la sua prima medaglia a una competizione nazionale di specialità (corpo libero), e più tardi ottiene tre medaglie di bronzo ai campionati nazionali.
Nel 2006, un grave infortunio la costringe a interrompere l’attività agonistica, emigra in Italia, dove risiedeva parte della sua famiglia e dove oggi lavora come personal trainer. Diana s’imbatte per caso, con quella sua curiosità da professionista, nelle gare di OCR italiane, parte per la tappa di Inferno Run di Firenze, nel 2016. Tutta la volontà e la determinazione di affrontare le sfide più impetuose, quelle che urlano dentro se stessi e nel passato, tornano fuori, fanno eco, hanno smania di arrivare. Ed è subito un successo.
A Cenaia, il 6 maggio, ci sarà anche Ginevra Cusseau, classe 1986, campionessa per due anni consecutivi nella categoria femminile del campionato italiano OCR: un’infanzia nelle campagne fiorentine, un fidanzato nuotatore, la laurea in Scienze Naturali e tutto l’entusiasmo e la frenesia di una giovane combattente, piena d’energia, che ha cominciato a correre dopo i vent’anni, partendo dai canonici 4 km. Oggi Ginevra, che è parte del Team Inferno, può correrne anche 20 di chilometri senza mai fermarsi, e tutto anche per lei cominciò quasi come una casualità, le voci su una competizione che si correva fra ostacoli di paglia e fango: lei accettò senza riserve, si presentò con un gruppo di amici, fece incetta di adrenalina e poi arrivò il traguardo. Lo tagliò assieme a un’avversaria che poi sarebbe diventata un’amica, perché la parte di solidarietà, di reciproco aiuto, è qualcosa di estremamente importante nelle competizioni OCR. È in mezzo a un percorso periglioso, spinti fuori dalla propria comfort zone, che le persone riscoprono la naturalezza e la spontaneità di un gesto semplice come quello di chiedere aiuto: passarsi un laccio per capelli, incitarsi, ricevere.
E poi c’è Rocìo Rodriguez, giornalista madrilena, moglie del campione della Fiorentina Borja Valero: innamorata del running, che considera un antidoto poderoso all’ansia e all’esigenza di staccare la spina, del calcetto e dell’Italia intera, un Paese che le ha fatto da casa, dentro a una Firenze che si è stampata sul cuore le iniziali del nome del marito, le sue presenze- garanzie all’interno del gruppo in maglia viola. Rocìo gareggerà nella Inferno Run presso la tenuta di 500 ettari in provincia di Pisa che avrà come testimonial d’eccezione il pluricampione olimpico Juri Chechy e si schiera in prima linea a fianco della Fondazione Tommasino Bacciotti, devolvendo una parte dei suoi incassi per il sostegno di progetti di ricerca medico-scientifica dell’Ospedale Pediatrico Meyer e per il Progetto Accoglienza Famiglie. Una forma di competizione, quella di Rocìo, a metà strada fra la libertà assoluta del running, l’esperienza sacrale dei polmoni che si dilatano e la mente che si svuota, e le attenzioni di una giovane madre (lei e il centrocampista della Fiorentina hanno due figli, Alvaro e Lucia), che dà il suo contributo nella lotta alle malattie terminali.
Esempi di donne, queste, che insieme a molte altre, si sporcheranno le scarpette e i polpacci di fango, durante la tappa del 6 maggio: ci metteranno la faccia, loro, facendo forza e affidamento su ogni muscolo, ogni pensiero positivo, ogni surrogato di energia. Correranno dentro e fuori dalle paure che ogni giorno, tutte le donne, vivono e attraversano. Racchiudere, metaforicamente, il dolore e gli ostacoli dentro a dei percorsi da combattere al fianco, divise ma in squadra, è una sfida da raccogliere. Oggi.
Per info sulla Inferno Run (I°tappa 6 maggio, Cenaia (PI) e ultima tappa 21/22 Ottobre, Firenze): Iscrizioni 7 su www.infernorun.it
bit.ly/InfernoPisa2017 FIOCR www.federazioneitalianaocr.it CAMPIONATO www.campionatoocr.it
A prima vista colpisce la sua bellezza ambivalente, espressione di un dualismo che non scende a compromessi con i trend del momento, ma rimane come sospeso in una dimensione eterea. Grazie al suo fascino ambiguo e al suo stile androgino, Tilda Swinton ha potuto interpretare i ruoli più svariati, diventando icona di uno stile fluido, sfuggente a qualsiasi rigida definizione di genere. La complementarità e l’opposizione che caratterizzano l’essere umano nel profondo sono portati alla loro massima espressione in tutti i personaggi impersonati dalla camaleontica attrice scozzese e il suo dualismo costituisce il filo conduttore di tutta la carriera artistica, diventandone il carattere distintivo. Emblematico, in tal senso, il ruolo in Orlando, film del 1992 diretto da Sally Potter e tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf, che le è valso un David di Donatello come miglior attrice straniera. In questa pellicola la Swinton interpreta Orlando, un giovane nobile inglese che ha ricevuto l’ordine dalla regina di non invecchiare mai e pertanto viaggia attraverso i secoli, provando le esperienze più disparate, fino alla decisione di cambiare sesso. Magnetica nella sua originalità, Tilda Swinton oscilla naturalmente tra il suo distintivo stile androgino e uno più glamour, tanto da essere scelta nel 2013 come testimonial dalla Maison Chanel per interpretare l’immagine perfetta della donna contemporanea, libera, spontanea, di un’eleganza senza tempo. Artista eclettica, oltre al cinema, ama partecipare a progetti sperimentali e a cimentarsi in performance innovative e d’avanguardia. Infatti, recentemente, Tilda ha collaborato con il brand coreano di occhiali Gentle Monster, per il quale ha ideato dei modelli dalle silhouette semplici e dal design minimal, che compaiono nello short film diretto da Erik Madigan, dal titolo The Mirror Stage. L’attrice ha dato prova, ancora una volta, della sua peculiare capacità di interpretare ruoli dalla duplice chiave di lettura: il progetto è un adattamento del film Il settimo sigillo, del regista Ingmar Bergman, in cui Swinton impersona sia il Cavaliere sia la Morte, sfidando se stessa a duello attraverso un’insolita partita di scacchi. Il gioco di specchi e di rimandi si riflette nelle lenti specchiate degli occhiali, misteriosi e dalle linee fluide. La campagna presenta una collezione esclusiva che celebra lo slancio creativo ed esalta gli spiriti forti e indipendenti. ®Riproduzione Riservata