Oggi il vino è ancora più green, a Querceto di Castellina l’azienda biologica a basso impatto ambientale

Querceto di Castellina è il riflesso dello spirito e della passione della famiglia Di Battista per i vini che esprimono un forte carattere territoriale, la cucina Toscana e l’ospitalità.



«La personalità dei vini di Querceto di Castellina nasce da un terroir naturalmente predisposto alla viticoltura: l’eredità genetica migliore. Questo favorevole contesto ci ha consentito di impostare da subito il lavoro in vigna e in cantina secondo i principi dell’agricoltura biologica e dell’eco-sostenibilità.  Ci troviamo su un territorio di confine tra Castellina in Chianti e Radda, un luogo ricco di biodiversità, un patrimonio ambientale provvisto di un suolo dalle caratteristiche incredibili. Vogliamo produrre vini territoriali, riconoscibili, onesti, eleganti, che abbiano una forte personalità, per questo cerchiamo di preservare il frutto originario durante tutto il processo di trasformazione dell’uva, amplificando l’intensa percezione del luogo di origine, toccandone le corde più intime. 

La nostra è una famiglia unita che collabora per trasmettere l’importante eredità di una delle più rinomate e affascinanti regioni vinicole: il Chianti Classico».

Jacopo Di Battista



Arrivando a Querceto di Castellina si ha l’impressione di essere giunti in un luogo remoto e ovattato, dove il tempo scorre lento. Incastonato in un paesaggio di grande fascino, tra le morbide colline toscane, circondato da boschi di cipressi, querce, lecci e olivete, sorge un piccolo borgo quattrocentesco, sapientemente ristrutturato, che ospita il cuore della struttura ricettiva.

Querceto di Castellina è un’azienda biologica certificata a conduzione familiare, che si estende per cinquanta ettari in totale, di cui circa undici virgola venti vitati nel cuore della DOCG Chianti Classico.

 La sostenibilità e il basso impatto ambientale sono sempre state priorità, interpretate come una responsabilità indeclinabile al fine di preservare questo microcosmo di rara bellezza, incontaminato e salubre.  Non appena i vigneti nuovi sono diventati produttivi (2009) è iniziata la conversione all’agricoltura biologica. 

Il segreto in vigna è conservare la fertilità del terreno e mantenere le piante in salute affinché siano in grado di resistere agli attacchi di parassiti e possano reagire alle malattie senza aiuti esterni. Eliminando tutti gli interventi in vigna e in cantina che, in un modo o nell’altro, possono alterare l’espressività del vino, si producono alimenti di qualità superiore e con un forte carattere territoriale.

La tenuta è completamente isolata e non ci sono altre aziende nelle immediate vicinanze, questo assicura che non ci siano potenziali interferenze esterne nell’equilibrio dell’ecosistema viticolo, preservato da agenti chimici.



«In cantina lavoriamo per preservare l’integrità degli aromi del frutto originario e rispettare al massimo le caratteristiche proprie del vino – continua Jacopo– per l’affinamento utilizziamo solo botti grandi di legno francese: da 500 litri per il Sangiovese, Viognier e Roussanne e da 225 litri per Merlot e Cabernet Franc».

Querceto di Castellina è anche un luogo dove poter trascorrere del tempo alla scoperta delle tradizioni e della cultura enogastronomica di una delle più affascinanti e rinomate regioni vinicole. 

Il borgo quattrocentesco che ospita la struttura agrituristica è dotato di nove appartamenti, una suite (per un totale di quaranta posti letto) e una splendida piscina dalla quale si gode di un panorama mozzafiato.



L’accoglienza in azienda è una parte fondamentale del progetto, un potente strumento esperienziale attraverso il quale immergersi totalmente in un luogo dalla bellezza emozionante, respirando uno stile di vita sano che rinsalda il forte legame con la natura, le stagioni, i prodotti della terra ed enfatizza le tradizioni del territorio e i valori dell’ospitalità. 

Ogni estate, ormai da 5 anni, si organizzano delle cene in vigna che sono diventate un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del cibo e del vino.

MAISON RUINART 1729: UN’ESPERIENZA IMMERSIVA PER LA PRIMA VOLTA A MILANO NEGLI SPAZI DI IDENTITÀ GOLOSE

Identità Golose Milano, il primo Hub Internazionale della Gastronomia nato nel 2018, è lo scrigno di Maison Ruinart 1729, un’esperienza immersiva e multisensoriale che la più antica Maison de Champagne ha fatto vivere ad appassionati del bon vivre, per tre giorni di assoluta eccellenza.
Dal 19 al 21 Novembre, Ruinart ha svelato la sua storia centenaria di savoir-faire attraverso tre cene esclusive che in Maison Ruinart 1729 si sono trasformate in un vero e proprio viaggio onirico animato dalla virtual reality Petit R: ogni cena è diventata infatti un’esperienza immersiva realizzata attraverso un videomapping in 3D e il concetto dell’anamorfosi, dove i disegni dell’artista giapponese Kanako Kuno hanno preso vita sulla tavola della sala, mettendo in scena la storia e il ricchissimo patrimonio di Maison Ruinart.



Un viaggio arricchito dall’arte culinaria della Chef di Maison Ruinart, Valérie Radou che, per la prima volta, ha lasciato la sede di Reims in Champagne per trasferire all’Hub Identità Golose Milano tutta la sua creatività e maestria. Resident chef dal 2018, Valérie ha saputo conquistare il pubblico con un menu esclusivo, dove ogni piatto è stato ideato per essere perfettamente abbinato alla sua cuvée: la freschezza di Ruinart Blanc de Blancs esaltata dall’ostrica, come entrée, seguita dal Rombo di Bertrand Mure (omaggio ad uno dei Fondatori di Maison Ruinart), con crema di cavolfiore, nelle sue varianti verde, arancio e bianco, a sottolineare la rotondità dello Chardonnay. Il piatto forte si fonda sui contrasti: faraona con zucca, finferli e succo di liquirizia abbinato a Ruinart Vintage 2011, la cuvée tanto attesa che da quest’anno è distribuita anche sul mercato italiano. Un Vintage che accompagna perfettamente anche il Chaource, tipico formaggio della regione della Champagne, con uva e granola. Per concludere, pera infusa con ibisco, pompelmo e rosa, aromi che ritroviamo nel Ruinart Rosé, la cuvée che accompagna appunto il dessert. Ingredienti ricercati, prodotti di stagione, creatività che, insieme ai suggerimenti dello Chef de Caves, hanno consentito a Valérie di regalare un’esperienza indimenticabile ai suoi ospiti.

Oltre alle tre esclusive cene immersive Petit R, che si sono tenute per soli 12 ospiti nella sala ovale dell’Hub, Ruinart è stata protagonista assoluta di Identità Golose Milano grazie anche alle cene a 4 mani con Valérie Radou e gli Chef del Ruinart Assemblage 1729, il raffinato circuito di ristoranti italiani selezionati da Ruinart, dove la filosofia della più antica Maison de Champagne si fonde con il ricercato senso artistico, il servizio, le proposte culinarie e culturali dei locali. In particolare, venerdì 19/11 la cena è stata firmata da Denis Pedron, Corporate Executive Chef del gruppo Langosteria che ha partecipato rappresentando Langosteria Bistrot Milano, sabato 20/11 e domenica 21/11 dallo Chef due stelle Michelin Giuseppe Mancino de Il Piccolo Principe di Viareggio. Ciascuno chef, insieme a Valérie Radou, ha realizzato un menu speciale che avrà come antipasto Branzino con sedano e olio di levistico, piatto signature di Valérie per questo autunno, accompagnato da Ruinart Blanc de Blancs.
Esperienza viti–vinicola, tradizioni familiari, savoir-faire e art de vivre consapevole: la Maison Ruinart ha scritto il suo destino per quasi tre secoli con questi valori, diventando un riferimento di eccellenza, eleganza e innovazione nel mondo dello Champagne. Oggi, la Maison Ruinart, fiore all’occhiello del gruppo LVMH, è una realtà di riferimento per una clientela internazionale di intenditori, appassionati d’arte ed esteti informati e consapevoli

La guida perfetta per 3 giorni in Alto Adige

Poche volte i luoghi non ancora visitati, ci appaiono esattamente come li avevamo sperati, talvolta le aspettative superano la realtà; l’eccezione si chiama Alto Adige, terra di eleganti paesaggi, di vini e di buon cibo, di disciplina e condivisione, meta perfetta di chi ama allontanarsi dal caos e godere delle eccellenze del territorio.

In 3 giorni riuscirete a scoprire l’impegno e l’attenzione che in questa terra meravigliosa mettono i propri abitanti; qui una guida tra cantine, hotel, ristoranti, che vi farà venire voglia di ritornarci.

GIORNO 1

PARK HOTEL LAURIN

Dal 1910 è il Grand Hotel di Bolzano, stile classico e ampia scelta di camere business e suite con vista panoramica. La cucina gourmet offre rispetto per la tradizione con sorprese nelle reinterpretazioni dei piatti; da provare l’uovo del contadino cotto a bassa temperatura, crema di zucca Hokkaido e champignon, da abbinare ad un Arunda Brut Rosè metodo classico Talento, e le tagliatelle ai tartufi estivi con un Sudtirol St. Magdalener Vigna Rondell del 2018, che combina forza ed eleganza rispettando il piatto. Un vino autoctono classificato tra i migliori vini rossi italiani  insieme al Brunello, è versatile e si avvicina molto al Pinot Nero. Da non perdere il dessert cremoso variazione di pistacchio con nota croccante di nocciola.



KOFERERHOF CANTINA

In Val d’Isarco, nel comune di Varna ai piedi delle Dolomiti, una visita alle cantine Köfererhof, il cui vignaiolo appassionato nobilita nome e vino. Gunther produce dalle 70 alle 90mila bottiglie l’anno, su vigneti che raggiungono gli 800 mt e che per escursione termica, tipologia di suoli e posizione, donano grande carattere e complessità ai vini; non a caso Kofererhof è considerato uno dei migliori bianchisti d’Italia. Conversione diretta principalmente sui bianchi, Riesling, Sylvaner, Muller Thurgau, Kerner, Gewürztraminer, la famiglia Kerschbaumer si dedica anche all’accoglienza nel ristorante sopra la cantina gestito dalla madre Erika, una dolce signora in abiti tradizionali che vi porterà nella storica Stube, il tepore del legno, una sensazione di pace e di “casa”, e l’affaccio sulla vallata che sembra disegnata da un maxi rastrello dalle punte verdi.



EISACKTAL CANTINA VALLE ISARCO

130 i soci di questa cooperativa formata da piccoli viticoltori, premiati con la medaglia d’oro al Concorso Internazionale di Muller Thurgau con il loro vino nel 2020.
11 in totale i comuni di produzione dai terreni sabbiosi, sassosi e in pendenza e dalle altitudini importanti (1000 mt per il Muller Thurgau e il Kerner); una grande selezione di vitigni dalla cifra stilistica elegante, fresca, più spinti verso l’acidità meno in grassezza.
Il 97% della produzione è destinata al bianco, diviso in 2 linee di cui Aristos rappresenta la selezione dei miglior vigneti; l’obiettivo è “portare l’uva in bottiglia”, motivo per cui si investe molto nei macchinari di ultima generazione e in risorse sempre aggiornate.

KIRCHERHOF RISTORANTE

Per una cena all’insegna della tradizione, il ristorante Kircherhof sito ad Albes propone tagliatelle di Schuttelbrot fatte in casa con agnello nostrano brasato, formaggio di malga ed erbe del loro orto; in perfetto abbinamento uno Schiava Mediaevum 2020 Gump Hof e un Sylvaner 2020 Strasserhof. Piatto migliore il filetto di salmerino dalla Val Passiria con grano saraceno, zucca e barbabietole abbinato ad un Alto Adige Valle Isarco Sylvaner 2020 cantina Kuenhof e a chiudere un sorbetto di mele fatto in casa con cioccolato croccante, mele marinate e noci. www.kircherhof.it



HOTEL SPITALERHOF

Dormire in una botte oggi si può, non sarà piena di vino ma è certamente un soggiorno speciale. La camera è interamente in legno, bombata, accogliente, con box doccia a pioggia, e una jacuzzi esterna riscaldata. Le due botti della struttura si affacciano sulla piscina esterna e sulla vallata. Nella botte niente angoli o spigoli, c’è quasi il rischio di ritrovarsi sottosopra.
https://www.spitalerhof.it



GIORNO 2

E-BIKE TOUR ALTA BADIA

Non c’è niente che combina avventura e contatto con la natura, di un e-bike tour; salendo con l’ovovia si arriva in Alta Badia, a Corvara, dove il verde acceso lascia spazio a degli spruzzi biancheggianti che si intravedono sulle montagne; qui la scena paesaggistica si avvicina alla poesia e fa esplodere in tutti un grande sentimento di coesione con la natura stessa, soprattutto in chi ha dimenticato questa gioia abitando in città.
Dal cielo alle casette in legno tutto sembra disegnato, i ciclamini come delle pennellate d’estro e l’azzurro terso sopra la testa come uno spruzzo denso di tempera; non sono delle sdolcinerìe, qui realmente si può sentire quell’energia che arriva da non sappiamo dove, ma che ci ricongiunge con la natura, nostra prima grande madre.



UTIA DE BIOCH

Sul punto più alto dell’Alta Val Badia, come in una caccia al tesoro, troverete il rifugio alpino Utia de Bioch, tappa obbligata se volete scoprire che tradizione è sinonimo di qualità, una cucina d’eccellenza e un servizio accogliente che avrebbe da insegnare a molti nel resto dello stivale. La baita riceve lo speciale “premio per la cultura del vino in Alto Adige”, per l’impressionante selezione di etichette (1031 per la precisione) e l’impeccabile gusto negli abbinamenti.
E’ Markus Valentini, titolare dell’Utia de Bioch che ci regala le grandi sorprese del gusto, arrivano dalla sua profonda passione per il vino e per la competenza degna di lode. Il Premio sottolinea la differenza tra chi fa e chi ci mette il cuore; da provare la costoletta di Mangalica alla brace, salsa al miele e limone, cipolla fondente e insalatina di erbe firmate da Nicola Laera, un piatto in collaborazione con gli chef stellati; una crema di patate con erbe di montagna fresche e polline, per comprendere quanto la semplicità talvolta sia di gusto superiore alla complessità, abbinata ad un Kerner Pacher Hof 2018 (ne vorrete una cassa intera); a chiudere un krapfen del contadino dalla forma allungata ripieno di mele, gelato allo yogurt e miele caramellato abbinato ad un Passito Comtess St Valentin 2018, una vendemmia tardiva, i grappoli rimangono sulla pianta fino alla fine dell’anno, il risultato è un Gewurztraminer elegante, intenso, cremoso, dalle note esotiche e mielate.
Una volta stati qui, avrete il mal di Utia de Bioch, quella nostalgia lasciata dai luoghi del cuore, dove siete stati felici, dove vi sentite a casa, e vorrete tornarci, spesso.



RISTORANTE TURMWIRT
In un piccolo villaggio di nome Gudon, di quelli che sembrano esistere solo nelle fiabe, si trova il ristorante Turmwirt, materie prima acquistate dai contadini locali, produzioni proprie di succhi e grappe e grande rispetto per la tradizione.
Qui da non perdere la sella di cervo con crosta di noci, cavolo rosso, frittelle di patate (per dare più sapore ai piatti semplici in passato i contadini hanno sempre usato friggere i cibi) abbinata a un Cabernet Sauvignon Riserva Freienfeld 2018 della cantina Kurtatsch, barricata francese, tostatura leggera, grande ricchezza di note fruttate e morbida struttura tannica che ti porta ad una bevuta lunga e piacevole.



Piatto forte il risotto di zucca con salmerino marinato, abbinato a un Gewurztraminer Auratus 2020 della tenuta Ritterhof, dove “auratus” sta per dorato che coincide col colore luminoso e intenso giallo paglierino; un vino prezioso e pluripremiato con “3 bicchieri” dal Gambero Rosso dal 2014, il vino del cuore della cantina perchè coltivazione della prima generazione Ritterhof, una gestione che mixa egregiamente modernità e tradizione, la direzione oggi seguita da Eva, terza per generazione che porta dal mondo saperi per elevare il gioiello di famiglia.
Perfetto invece come aperitivo il Pinot Bianco Berg 2019 della Cantina Colterenzio prodotto nella zona di Eppan Berg, luogo storicamente riconosciuto per la produzione di Pinot Bianco; vinificato 100% in legno, grande affinamento sui lieviti e, i tempi in questo caso, come succede per alcuni profumi, regalano grande grazia ed armonia.

GIORNO 3

PATAUNER RISTORANTE

Qualsiasi fotografo impazzirebbe dai giochi di luci ed ombre che crea il pergolato di questo ristorante; sotto l’ombra delle piante verdeggianti, le tavolate del Patauner dove i canederli sono i veri protagonisti; quello ripieno di barbabietola non dovete farvelo scappare; ma anche la tartare di manzo dal Gerberhof di Nova Ponente con pane del contadino tostato e burro e il semifreddo di canapa caramellati con cioccolata calda.



CANTINA NALS MARGREID

Se avete voglia di una degustazione con i fiocchi e avete bisogno di rifornimento per la vostra cantina privata, Nals Margreid fa al caso vostro: 160 ettari di terreno, 14 zone di coltivazione, 120 vignaioli, 25 etichette, 1 agronomo, 70% di bianco e 30% di rosso, 1 milione di bottiglie vendute, solo per darvi alcuni numeri.
Lo spazio destinato all’accoglienza oggi è moderno e all’avanguardia, un’architettura firmata da Markus Schrerer con grande terrazza panoramica e legni che si armonizzano col luogo, premiato nel 2013 alla Biennale Architettura di Venezia. Arredato internamente in stile classico con Chesterfield cuoio e nero, adornano le bottiglie pluripremiate come il Pinot Bianco Sirmian 2012 quale “Bianco dell’anno” dalla più famosa ed influente guida italiana ai vini edita da Gambero Rosso; “3 bicchieri” vinti 7 volte consecutivamente che vien subito voglia di fare una verticale a cena con gli amici più esperti.



Un vino espressione delle infinite potenzialità del terroir altoatesino, porfido, marmo, calcare e terreni morenici, estati fresche e autunni miti, vendemmia tardiva, siamo sulle pendici di Nalles a ovest dell’Alto Adige; il 2019 è un bouquet di fiori con note di ananas, mela, agrumi, ma quello che rimane, come un atteso “arrivederci” di un romantico appuntamento, è la straordinaria mineralità e freschezza, un finale persistente come il “suo” profumo.




Nel cuore della Milano finanziaria, la cucina creativa di Desco

Desco inaugura a Milano, in via Bassano Porrone 8, e si aggiunge alla mappa dei ristoranti da non perdere del capoluogo lombardo. Merito di un concept moderno, che si traduce in uno spazio conviviale ed elegante, caratterizzato da una proposta gastronomica che reinterpreta la tradizione, donandole un twist contemporaneo. La cucina creativa del nuovo brand si distingue per i giochi di contrasti e la forte contaminazione esotica, con l’obiettivo di far vivere agli ospiti un’esperienza unica e coinvolgente.

Il giovane chef Roberto Godi, a capo di una altrettanto giovane brigata, esprime la Milano di oggi a tavola attraverso un approccio all’avanguardia, con piatti divertenti e gustosi dove l’alta qualità delle materie prime si fonde con la profonda conoscenza della cucina italiana e gustose incursioni nella cucina asiatica. 

“Vogliamo stupire la clientela garantendo un’esperienza gastronomica di alto livello, ricercata e aperta alle contaminazioni, ma che mantenga tutto lo stile e il gusto italiani”, raccontano il marketing manager Emanuele Sala e il designer Pasquale Di Meglio, fondatori del nuovo brand. 



Dal lunedì al sabato Desco propone un menù vario che abbraccia anche la cucina vegana. La proposta per il pranzo è gustosa e bilanciata: con Hummus, tahina e arachidi con bacon di cocco si viaggia lontano, per poi tornare ai profumi di casa con Desco n° 5, il delizioso spaghettone trafilato al bronzo ai cinque pomodori. Tra i secondi, la Skirt di manzo alla brace servita con purè di patate e burro fermentato si fa apprezzare per la ricercatezza degli abbinamenti. 



Il menù serale “à la carte” è affiancato dalla proposta, ancora più sperimentale, Desco Lab: una selezione di piatti ad alto tasso di creatività, come il Risotto alla milanese rana e piccione e l’Anatra, alghe e katsuobushi di manzo. La proposta beverage si distingue per la continua ricerca delle migliori etichette vinicole italiane e francesi, a cui si aggiunge un’ampia offerta di cocktail, dagli iconici ai signature.



Lo spazio, che ospita fino a 60 coperti, è perfetto per concedersi una pausa tra gusto e relax, dal pranzo alla cena, passando per l’aperitivo. “Desideriamo che Desco diventi un punto di riferimento in città, uno spazio in cui rifugiarsi per staccare dalla frenesia della vita metropolitana, gustando la migliore cucina in un ambiente sofisticato e giovane”, continuano Sala e Di Meglio.

Il concept brand degli interni porta la firma dell’architetto e designer Paolo Albano ed è impreziosito dalle illustrazioni di Simone Massoni e Maria Chiara Fantini.

Sito: https://descomilano.it

IG: @descomilano

CREA LA TUA BOTTIGLIA PERSONALIZZATA CON LA BESPOKE DI BELVEDERE VODKA

Dal 14 al 30 novembre sarà possibile personalizzare la propria bottiglia con la Bespoke di Belvedere Vodka, l’esclusiva Magnum disegnata al laser che racchiude la vodka-icona del brand, in edizione limitata su Tannico.it 

Perfetta idea regalo per lui e per lei, la Bespoke si presenta in una luminosissima bottiglia argentata da poter personalizzare incidendovi nome, date o messaggi per celebrare un’occasione speciale.

Creata esclusivamente dalla segale polacca Dankowskie, fermentata localmente e distillata quattro volte, Belvedere Vodka è completamente priva di additivi, senza glutine e naturalmente pura. La diluizione con acqua purissima dei pozzi artesiani di proprietà della distilleria è essenziale per consentire al carattere della segale di brillare. Questo processo la rende la prima vodka super premium al mondo.  

Durante la degustazione è possibile percepire al naso un leggero sentore di vaniglia insieme ad alcune note delicate di crema, mentre al palato si percepisce un sapore pieno e rotondo con una consistenza media e una trama ricca e vellutata. I sentori di vaniglia si mescolano armoniosamente con quelli di pepe bianco e spezie. Sul finale rilascia lunghe note di mandorla e noci. La gradazione alcolica è di 40%.

MUMM lancia le cene d’autore con RSRV, la sua collezione 100% Grand Cru riservata agli estimatori

Mumm lancia un programma di cene dedicate a RSRV, la sua collezione 100% Grand Cru riservata agli estimatori. Champagne con la vocazione gourmet, che accompagneranno le creazione di chef in tutta Italia.

La prima tappa di “Mumm Sante, Gourmet, Reserve” si è tenuta a Milano al Four Seasons.

Santé Gourmet Réservé

Lo champagne Mumm lancia l’esclusivo programma di cene d’autore orchestrate intorno a RSRV, la prestigiosa gamma di couvée 100% Grand Cru.

Lasciarsi tentare dal piacere di vivere esperienze intense e appaganti è un’arte. L’arte di trattarsi bene, specialmente a fine anno – per carburare energia e temprare l’umore prima e dopo le festività. E’ per questo motivo che MUMM lancia Santé Gourmet Réservé, il programma di cene in alcuni dei ristoranti più esclusivi d’Italia. 

La parola d’ordine è RSRV, una sigla, un racconto di stima e amicizia, ma soprattutto una nobile famiglia di cuvée che rappresenta la più alta espressione del Pinot Noir della Maison Mumm. Ogni menù è pensato per esaltare le cinque referenze di RSRV. 4.5, Blanc de Blancs, Lalou, Blanc de Noirs e Rosé Foujita.

Sono quasi 50 le cene in programma nei prossimi 7 mesi. Tra i primi appuntamenti ci sono il Four Seasons Hotel di Milano, che ha ospitato l’evento il 18 Ottobre. A Seguire ci saranno il Magnolia, L’ Antiquario e L’Archivio Storico di Napoli, che accoglieranno Le Santé Gourmet Reservé rispettivamente il 16, 17 e 18 Novembre.  Il programma completo è pubblicato sulla pagina Instagram @tasteofprestige.



Santé Gourmet Réservé è pensato per chi si vuole premiare o vuole dedicare a una persona cara un’esperienza unica da vivere insieme. Per dedicarsi il meritato lusso di celebrare insieme e volersi bene. Un programma che riflette a pieno lo spirito della prestigiosa famiglia RSRV. Dal 1838, RSRV – abbreviazione di ‘riservato’ – è infatti la sigla che nei registri di cantina indica le migliori bottiglie selezionate direttamente dal Master Cellar e da consegnare personalmente agli amici più cari. 



LE CUVÉE – Invecchiata almeno 4 anni in cantina e proveniente da 5 Grand Cru, la cuvée 4.5 si distingue per il carattere elegante e generoso con note fruttate e agrumate. Minerale, puro e vivace, con il suo perlage delicato RSRV Blanc de Blancs 2014 è la perfetta espressione dello Chardonnay di Cramant. RSRV Lalou 2008 rende omaggio a René Lalou, alla guida della Maison nella metà del XX secolo, con un blend delle migliori parcelle di Grand Cru della Maison. Con un invecchiamento minimo di sei anni, RSRV Blanc de Noirs 2012 è realizzata con il 100% di Pinot Noir di Verzenay, un Grand Cru cresciuto a nord delle Montagne di Reims. E’ dedicato all’artista franco-giapponese Leonard Foujita la cuvée RSRV Foujita, una miscela di 6 Grand Cru invecchiata 4 anni, che, come tutti i Rosé della Maison, sfoggia l’iconica rosa disegnata proprio dall’artista, grande amico della Maison.

E ora è tempo di celebrare. Santé. Gourmet. Réservé.



Mixology, Spirits PR cala il tris da “Carico” Milano

Mixology, Spirits PR cala il tris da “Carico” Milano

Per una sera Upperhand Gin, Gin Agricolo e Vermouth Tenuta Montauto diventano protagonisti di un pairing fra piatti gourmet e drink eccentrici, firmato da Dom Carella

Upperhand Gin, Gin Agricolo e Vermouth Tenuta Montauto: Spirits PR cala il tris in uno dei locali simbolo della miscelazione italiana per una presentazione in grande stile del proprio portfolio spirits. L’appuntamento presso “Carico” a Milano ha visto un ristretto gruppo di addetti ai lavori insieme per conoscere, degustare e apprezzare tre prodotti diversi tanto in purezza quanto all’interno della fantasiosa proposta food & beverage del padrone di casa Domenico Carella.

Pasteggiare coi cocktail, nel 2021, non è più così avventato. Lo sa bene “Dom”, che ha organizzato un menù pensato ad hoc per esaltare le qualità dei tre protagonisti della serata. Un autentico tête-à-tête fra drink creativi e piatti gourmet, che si è articolato ad esempio sotto forma di un branzino col suo fondo, funghi sott’aceto arrosto e verdure fermentate, servito con un French 75 a base di Upperhand Gin. È proseguito con una tartare di manzo, kimchi di patata, emulsione di grasso wagyu e santoreggia di montagna, abbinata a un Adonis con Vermouth Tenuta Montauto & Sherry fino. Si è concluso, almeno per quanto riguarda le portate principali, col diaframma di manzo, con ravanelli ed emulsione di sardella, presentato insieme a un kombucha di the sencha ai frutti rossi rifermentato con acqua di cocco, foglie di fico e Gin Agricolo.

E’ con questo spirito – e con questi spiriti – che la prima Spirits (PR) Dinner allestita da “Carico” ha provato a giocare con una cucina dai sapori italiani e internazionali, in grado al contempo di celebrare l’unicità e la versatilità dei tre spirits, ben diversi fra loro ma parimenti speciali e apprezzati. Eccoli:

Gin dal cuore italo-scozzese, Upperhand Gin è il primo distillato realizzato dall’ex campione di judo Alberto “Bert” Borin e sua moglie Claudia Gamberucci, discendente della celebre famiglia irlandese dei Lafferty’s. Un Gin balsamico con una spiccata nota di aneto e basilico al naso, che in bocca lascia invece spazio a ginepro e limone con aneto e basilico a chiudere e dare rotondità e persistenza, pulendo il palato e lasciando una sensazione di freschezza.

Nato nelle Cantine Sant’Agata, azienda vinicola della famiglia Cavallero da tre generazioni, Gin Agricolo è un progetto incentrato sull’utilizzo di varietà e quantità specifiche di componenti, interamente provenienti dal Piemonte, coltivate da Franco Cavallero e utilizzate fresche. Era presente con Nimium, gin secco dal profumo agrumato, ammorbidito da essenze floreali che lo rendono leggermente amarognolo. Il colore cambia a contatto con l’acqua tonica, diventando purpureo ed esaltando la fragranza delle botaniche usate (Lavanda, Ireos, Rosa moscata, Viola, Clitoria ternatea).



Il Vermouth Tenuta Montauto nasce in Toscana, nell’omonima tenuta e in uno degli angoli più selvaggi e naturali della Maremma. Il Vermentino, suo ingrediente principale, viene messo in infusione per 30 giorni con assenzio, genziana, camomilla, cardamomo, coriandolo ed erbe quali menta, melissa ed eucalipto. Nasce così un Vermouth innovativo e unico nella sua terra, dalle caratteristiche selvagge, calde e avvolgenti.

Dolce&Gabbana e DonnaFugata, Moda e Vino firmano due bottiglie da collezione

Due eccellenze siciliane si incontrano e danno vita ad un prodotto speciale che non è solo vino e non è solo abito, ma una bellissima bottiglia che si veste della più grande firma italiana made in Sicily e che al suo interno contiene il più pregiato vino della Regione.

Dolce&Gabbana e Donnafugata sono i protagonisti di questa unione, atta alla produzione di due vini di pregio coltivati alle pendici del vulcano Etna: il bianco Isolano2019 e il rosso Cuordilava2017, vini di grande eleganza e mineralità, frutto della viticoltura di montagna di questo terroir.

Una proposta ricca per etichetta, stile, riconoscibilità ma soprattutto qualità, nata dalla preziosa collaborazione tra il brand di moda italiano Dolce&Gabbana e Donnafugata, dopo il rosato Rosae un’edizione limitata e numerata del rosso Tancredi2016. L’amore per la tradizione, la devozione per il lavoro artigianale e la minuziosa cura dei dettagli sono i valori che accomunano da sempre queste due eccellenze del Made in Italy.

L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, offre un habitat unico che dà vita a vini di grande personalità. Qui la solarità siciliana si combina con l’elevata altitudine dei vigneti e quindi con temperature più fresche: grazie alle forti escursioni termiche e alla straordinaria ricchezza del suolo originato da colate laviche, accumuli di rocce, ceneri e detriti – le cosiddette “sciare” – i vini di questo territorio acquistano un carattere inconfondibile.



I VINI:
Isolano nasce da una selezione di uve Carricante della vendemmia 2019: un bianco dal raffinato bouquet con sentori agrumati, note di ginestra in fiore ed erbe aromatiche; vulcanico e mediterraneo, Isolano è avvolgente e minerale.

Cuordilava è ottenuto dalla vendemmia 2017 di uve Nerello Mascalese: un rosso di grande eleganza che dopo un lungo periodo di affinamento esprime intense note di piccoli frutti rossi, spezie e sottobosco; al palato è ampio e profondo, con tannini carezzevoli e una lunga persistenza.

L’eccellenza di Isolano e Cuordilava si sposa perfettamente con la creatività di Dolce&Gabbana che ne ha disegnato l’immagine coordinata: i motivi geometrici che richiamano il folclore del Carretto Siciliano, in rosso, verde, blu e giallo, dialogano con la raffigurazione dell’Etna fumante, raccontando la bellezza della migliore tradizione dell’Isola e la straordinaria unicità dei suoi paesaggi.

Oltre che nella bottiglia da 750 ml, Isolano e Cuordilava sono anche disponibili nel formato Magnum su https://world.dolcegabbana.com/food-beverage e su https://www.donnafugata.it/it/wine-collection/dolcegabbana-e-donnafugata/.

Content creator, le nuove influencer del web

Continua la nostra selezione sulle talent del web, ciascuna con un proprio tone of voice e uno stile diverso; tra queste Matilde Righi, content creator dal feed curatissimo, uno stile parisienne, romantico e sempre attenta alle tendenze del web; Sara Behbud, iraniana di nascita e italiana d’adozione, ha frequentato l’Accademia Belle Arti di Milano con il sogno di diventare una stilista di successo. Oggi si dedica alla sua collezione e alla ricerca dei trend.
Qui le loro risposte al Questionario Proustiano, per conoscerle meglio:

total look Kiton

Total look Kiton
Shoes Fragiacomo



MATILDE RIGHI

  1. Il tratto principale del tuo carattere?  La determinazione 
  2. Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?  La schiettezza
  3. Qual è la qualità che apprezzi in una donna? L’umiltà
  4. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? Il saper esserci a prescindere da tutto.
  5. Il tuo peggior difetto? La testardaggine
  6. Il tuo passatempo preferito? La musica e la fotografia 
  7. Cosa sogni per la tua felicità? Non ho sogni particolari, spero di raggiungere un equilibrio e di esserne soddisfatta.
  8. Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? Perdere gli affetti
  9. Cosa vorresti essere? Quello che sono già, ma con un po’ più di intraprendenza
  10. In che paese vorresti vivere? L’Italia è e sarà sempre casa
  11. Il tuo colore preferito? Il nero, non si era capito? 
  12. Il tuo fiore preferito? Le rose bianche 
  13. Il tuo uccello preferito? Il pavone 
  14. I tuoi scrittori preferiti? Massimo Bisotti e Niccolò Ammaniti 
  15. I tuoi poeti preferiti? Eugenio Montale e Umberto Saba 
  16. Chi sono i tuoi eroi? Da classicista non posso non pensare alla mitologia, Ulisse, Ettore, Achille…
  17. E le tue eroine? Le donne di carattere e scienza come Ipazia
  18. Il tuo musicista preferito? Francesco de Gregori 
  19. Il tuo pittore preferito? Lucio Fontana 
  20. Un eroe nella tua vita reale? Credo che ognuno debba essere l’eroe di se stesso, alla fine ci si salva sempre da soli
  21. Una tua eroina nella vita reale? Come sopra 
  22. Il tuo nome preferito? Lavinia 
  23. Cosa detesti? La superficialità 
  24. Un personaggio della storia che odi più di tutti? Hitler 
  25. L’impresa storica che ammiri di più? La rivoluzione Francese 
  26. Un dono che vorresti avere? Saper leggere nella mente 
  27. Come vorresti morire? Non mi importa molto il come o la causa, spero solo di non essere sola
  28. Come ti senti attualmente? In fieri, in cerca di un equilibrio.
  29. Di cosa ti senti in colpa? Di aver creduto poco in me stessa e aver perso, così, delle occasioni importanti
  30. Lascia scritto il tuo motto della vita: “in medio stat virtus”



Total look Ermanno Scervino
Shoes Fragiacomo



SARA BEHBUD

Il tratto principale del tuo carattere? Estroversa, sicura, diretta e decisa 
Qual è la qualità che apprezzi in un uomo? L’integrita’, la fermezza, la temerarietà
Qual è la qualità che apprezzi in una donna? L’indipendenza
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? La fiducia
Il tuo peggior difetto? L’impazienza
Il tuo passatempo preferito? Viaggiare ad occhi aperti, un drink con le amiche e due chiacchiere spensierate
Cosa sogni per la tua felicità? Il successo lavorativo
Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? Perdere i miei cari
Cosa vorresti essere? Una stilista di successo
In che paese vorresti vivere? Italia, dove sono ora
Il tuo colore preferito? Verde oliva, rosa cipria
Il tuo fiore preferito? La Peonia
Il tuo uccello preferito? Cigno nero
I tuoi scrittori preferiti? Yukio Mishima, Sadegh Hedayat, Pune Moghimi
I tuoi poeti preferiti? Sohrab sepehri, Molana, Hafez
Chi sono i tuoi eroi? Alexandre McQueen
E le tue eroine? La principessa Diana
Il tuo musicista preferito? Johann Sebastian Bach, Vivaldi, Asaf Avidan
Il tuo pittore preferito? Gustav Klimt
Un eroe nella tua vita reale? Mio padre
Una tua eroina nella vita reale? Mia mamma
Il tuo nome preferito? Sicuramente Dandy, il mio cane
Cosa detesti? Fingere
Un personaggio della storia che odi più di tutti? Uno che non posso nominare per ragioni culturali
L’impresa storica che ammiri di più? Il Rinascimento
Un dono che vorresti avere? Vorrei saper cantare
Come vorresti morire? Di vecchiaia, sola nel giardino di casa, bevendo un bicchiere di vino Come ti senti attualmente? Persa
Di cosa ti senti in colpa? Di non aver ascoltato i miei sentimenti 
Lascia scritto il tuo motto della vita: La creatività è alla base di tutto


Talent AgencyMi-Hub 
Fotografo: Filippo Thiella 
Styling: Miriam De Nicolo’ 
Thanks to: Fragiacomo, Ermanno Scervino, Kiton

Potrebbe interessarti anche:

Le influencer da seguire adesso su Instagram

MAMMAMIA, il nuovo singolo provocatorio dei Maneskin

Dopo aver scalato le classifiche internazionali e calcato i palchi dei principali Festival estivi europei, i Måneskin tornano con “MAMMAMIA”, nuovo singolo fuori dall’8 ottobre 2021.

Una canzone rock dalle vibrazioni dance e da club, il brano MAMMAMIA prodotto da Fabrizio Ferraguzzo & Måneskin, è registrato in presa diretta per mantenere un suono molto ruvido.

Provocatori e provocanti nei testi e nell’immagine, il gruppo più rock del momento spinge sull’acceleratore nel testo con delle frasi che poco lasciano all’immaginazione, ma che iniziano a diventare un tassello per smembrare pregiudizi e per, come loro stessi ammettono in una intervista, aiutare i ragazzi a “venir fuori”, a mostrarsi per quello che sono realmente.

Ironia, ambiguità, sarcasmo e una versione “erotica” che sempre piace al pubblico, sono gli ingredienti chiave di questo gruppo nato per vivere nell’Olimpo delle rock stars.
Victoria, Damiano, Thomas e Ethan saranno sui palchi delle più importanti città europee durante il “LOUD KIDS ON TOUR” (andato SOLD OUT in meno di due ore dall’apertura delle prevendite). Torneranno inoltre in Italia, dove si esibiranno per la prima volta nei principali palazzetti in tredici date, anch’esse tutte SOLD OUT a cui si aggiunge il concerto evento di sabato 9 luglio 2022 nel simbolo di Roma per eccellenza: il Circo Massimo, un evento realizzato in collaborazione con Rock In Roma (www.rockinroma.com).

Le influencer da seguire adesso su Instagram

Specializzarsi nel trend del momento o arrivare per prima, queste le tips per un profilo di successo sui social network.

Instagram propone moltissimi nuovi profili che spesso sono copie di qualcosa di già visto; noi invece abbiamo voluto selezionarne alcuni che hanno davvero qualcosa da raccontarvi.

Laura Grampa ha iniziato la sua comparsa sul web con un blog, per poi traslare i contenuti moda e beauty sulla sua pagina Instagram; tra le prime influencer italiane, Laura collabora con brand quali Dior, Chanel, Yoox, La Mer…

Silvia Stella Osella ha deciso di seguire la sua passione e specializzarsi nella sostenibilità, sua vocazione etica e professionale. Sul suo profilo vi racconta le sue giornate di lavoro e le sue ricerche di stile.
Andiamo a scoprire qualcosa di più sulla loro persona attraverso il mitico e infallibile Questionario di Proust.

LAURA GRAMPA
Total look Ermanno Scervino – shoes Fragiacomo

LAURA GRAMPA

Laura Grampa 2010 apre il suo blog www.barbielaura.com già nel 2010, un luogo dove raccontare la sua passione per la moda, il beauty e i viaggi; contenuti che hanno trovato spazio anche sui suoi canali social attraverso grande consenso di pubblico e testate nazionali.
Oggi è imprenditrice nel mondo digital e beauty, comunica high brands e prodotti luxury.


QUESTIONARIO PROUSTIANO

  1. Il tratto principale del tuo carattere? Solare, riflessiva, un po’ pazza.
  2. Qual è la qualità che apprezzi in un uomo? Lealtà, sincerità, sicurezza.
  3. Qual è la qualità che apprezzi in una donna? Le stesse.
  4. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? Il fatto che possa sempre contare su di loro. Altrimenti che amici sarebbero 🙂
  5. Il tuo peggior difetto? Testardaggine.
  6. Il tuo passatempo preferito? Dormire, adoro dormire più di ogni altra cosa, mi ricarica.
  7. Cosa sogni per la tua felicità? La serenità
  8. Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia? Perdere le persone che amo.
  9. Cosa vorresti essere? Un gatto.
  10. In che paese vorresti vivere? In nessun altro posto che l’Italia. 
  11. Il tuo colore preferito? Nero.
  12. Il tuo fiore preferito? Peonie.
  13. Il tuo uccello preferito? Pettirosso.
  14. I tuoi scrittori preferiti? Oscar Wilde.
  15. I tuoi poeti preferiti? Alda Merini.
  16. Chi sono i tuoi eroi? Non ne ho.
  17. E le tue eroine? Nemmeno.
  18. Il tuo musicista preferito? Chopin.
  19. Il tuo pittore preferito? Monet.
  20. Un eroe nella tua vita reale? Non credo di averlo.
  21. Una tua eroina nella vita reale? Mia mamma.
  22. Il tuo nome preferito? Beatrice.
  23. Cosa detesti? Chi si prende gioco di me.
  24. Un personaggio della storia che odi più di tutti? Tutti quelli che hanno limitato le libertà delle persone.
  25. L’impresa storica che ammiri di più? Oddio non saprei. 
  26. Un dono che vorresti avere? Leggere nel pensiero.
  27. Come vorresti morire? Soffrendo il meno possibile.
  28. Come ti senti attualmente? Molto bene, sto vivendo un momento molto felice.
  29. Di cosa ti senti in colpa? Assolutamente di niente.
  30. Lascia scritto il tuo motto della vita: vivi e lascia vivere.

SILVIA STELLA OSELLA
jeans Kiton

SILVIA STELLA OSELLA

Silvia Stella Osella è una textile, surface designer e trend & color consultant. Dopo aver lavorato in alcune tra le più importanti aziende tessili europee, apre il suo studio a Milano nel 2015. Si occupa di consulenza alle aziende rispetto alle tematiche di sostenibilità e innovazione.


IL QUESTIONARIO PROUSTIANO

  1. Il tratto principale del tuo carattere?  La curiosità
  2. Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?  La gentilezza e l’empatia
  3. Qual è la qualità che apprezzi in una donna?  La gentilezza e l’empatia
  4. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?  La loro complessità
  5. Il tuo peggior difetto?  L’irrequietezza, la testardaggine
  6. Il tuo passatempo preferito?  La scoperta in ogni sua forma
  7. Cosa sogni per la tua felicità?  Di mantenerla, così come è ora
  8. Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?  Perdere chi amo
  9. Cosa vorresti essere?  Libera di scegliere, sempre
  10. In che paese vorresti vivere?  In tutti quelli che meglio rispecchieranno le future fasi della mia vita
  11. Il tuo colore preferito?  Il bianco
  12. Il tuo fiore preferito?  Il fiore della carota selvatica
  13. Il tuo uccello preferito?  La rondine
  14. I tuoi scrittori preferiti?  Calvino, Cortàzar 
  15. I tuoi poeti preferiti?  Elisa Biagini, Nazim Hikmet 
  16. Chi sono i tuoi eroi?  Le persone irrequiete, visionarie, coraggiose ed empatiche
  17. E le tue eroine?  Tutte le donne che lottano per la propria libertà
  18. Il tuo musicista preferito?  Sono troppi. Mentre progetto ho spesso con me Ryūichi Sakamoto
  19. Il tuo pittore preferito?   Henri Matisse
  20. Un eroe nella tua vita reale?  Pietro Bartolo
  21. Una tua eroina nella vita reale?  Margherita Hack
  22. Il tuo nome preferito?  Pietro (il mio bimbo)
  23. Cosa detesti?  La saccenza e la superbia
  24. Un personaggio della storia che odi più di tutti?  Tutti gli uomini dall’ego smisurato
  25. L’impresa storica che ammiri di più?  Le esplorazioni della via della Seta, i primi viaggi nello Spazio
  26. Un dono che vorresti avere?  L’ubiquità!
  27. Come vorresti morire?  Felice
  28. Come ti senti attualmente?  Realizzata
  29. Di cosa ti senti in colpa?  Di non avere abbastanza tempo da dedicare a ciascuna delle persone a cui tengo
  30. Lascia scritto il tuo motto della vita:  Complicare è facile, semplificare è difficile – Bruno Munari



Talent Agency: Mi-Hub
Fotografo: Filippo Thiella
Styling: Miriam De Nicolo’
Thanks to: Fragiacomo, Ermanno Scervino, Kiton

78mo Festival del Cinema di Venezia – guerra e violenza nei film di denuncia

Reflection

L’idea del film nasce da un fatto accaduto nella vita personale del regista, Valentyn Vasyanovych, che assiste assieme alla figlia allo schianto di un uccello sulla finestra di casa, una metafora, il passaggio dalla vita alla morte.

Siamo nel 2014 nell’Ucraina orientale durante le prime fasi del conflitto Russia-Ucraina e assistiamo ad atroci torture, violenze e crimini realmente accaduti e documentati, le brutalità commesse dalle truppe filorusse sui prigionieri di guerra: strangolamenti, scariche elettriche, sevizie, torture medievali, trapani che lacerano carni ed ossa.

Il protagonista, un medico catturato dalle forze militari russe, assiste e subisce le spaventose umiliazioni cui lo spettatore non riesce a sostenere, spesso lasciando la sala del Festival. Volutamente cruento nella prima fase, volutamente silenzioso nella seconda, nel momento in cui il protagonista riesce a sopravvivere alla guerra e cerca appunto nel silenzio di ricostruire i rapporti con la ex moglie e con la figlia, Reflection lancia in immagini/metafore le grandi riflessioni sulla vita. L’importanza dei rapporti umani, il valore degli affetti, il significato della vita.

Non lasciare tracce – (Leave no trace)

Ricorda il caso di Stefano Cucchi, il giovane morto dopo un pestaggio sotto custodia cautelare sette giorni dopo l’accaduto, questa pellicola di Jan P. Matuszyński.
E’ la storia vera di Grzegorz Przemyk (Mateusz Górski), figlio della poetessa e attivista Barbara Sadowska (Sandra Korzeniak), ucciso a calci nello stomaco dalla polizia comunista, la Milicja Obywatelska (era il 14 maggio del 1983).
Il giovane studente festeggia nella piazza del Castello di Varsavia la maturità, fermato dalla polizia rifiuta di esibire i documenti di identità e viene così portato in centrale, dove in pochi minuti avviene il pestaggio davanti agli occhi dell’amico, il protagonista del film che lotterà fino alla fine per ottenere giustizia.
La verità verrà sotterrata con ogni mezzo dalle autorità ministeriali, con depistaggi che porteranno le accuse a infermieri innocenti, in un crescendo di rabbia e frustrazione e ingiustizia che incolla allo schermo lo spettatore in attesa della sentenza finale.
Qui il male trionfa, la contraffazione dei fatti è così capillare che la stanchezza prende il sopravvento, anche sulla madre raggomitolata nel dolore e arresa; solo l’amico fidato dirà la verità in tribunale, fino all’ultimo spiraglio di speranza, ma il potere dei miliziani è troppo radicato e la violenza dello Stato mortalmente pericolosa.
Noi possiamo solo parlarne e urlare la verità affinché il ricordo possa pulire tanto degrado.

Vera sogna il mare
di Kaltrina Krasniqi

Lei è un’interprete del linguaggio dei segni, lui, il marito, un giudice in pensione. La morte del marito, suicidatosi senza lasciare lettere di addio, apre infinite porte dove dietro si celano la dipendenza al gioco, le eredità sperperate, le proprietà che la malavita torna a riprendersi.
Minacce, pedinamenti costanti, il rischio che la figlia venga uccisa, obbligano Vera a cedere alle ingiuste richieste.
La storia svela una donna forte, che lotta per non cedere alla prepotenza ostile, corrotta, maschilista della società in Kosovo ai giorno nostri.
Un film di denuncia e di orgoglio, di dignità e di arrendevolezza come unica soluzione per la sopravvivenza, dove le difficoltà vengono rappresentate sullo schermo attraverso la forza del mare, che si fanno sempre più soffocanti e violente quando Vera rischia di “annegare”.


78 Festival del Cinema di Venezia – i film da non perdere

Freaks out! di Gabriele Mainetti ha stupito tutti a Venezia per la delicatezza del racconto della diversità

Freaks out

Mirabolante! “Freaks out” di Gabriele Mainetti è una storia delicatissima di “diversi che senza circo sono solo dei mostri”, come afferma uno dei fantastici 4 personaggi dotati di superpoteri. C’è tanto della poesia de “La forma dell’acqua” nella rappresentazione dell’amore e della tenerezza verso il mostro, tanto dei personaggi strambi amati da Diane Arbus, la fotografa morta suicida la cui storia é stata interpretata da una Nicole Kidman che si innamora dell’uomo lupo. 2 anni di post-produzione per una pellicola che tiene incollati allo schermo, azione, storia, ironia, colpi di scena, fotografia ed effetti speciali. Anche qui il Festival del Cinema avvicina al crudele tema della guerra, durante il periodo fascista, e il cinema è il mezzo forse più veloce e potente per aprire cuori e menti.

Toni Servillo in una delle scene di Qui rido io, film di Mario Martone presentato al Festival del cinema di Venezia 2021

Qui rido io

Qui Rido io di Mario Martone è la storia vera di Eduardo Scarpetta, il più grande commediografo e attore comico del ‘900 italiano. Un uomo generoso con il pubblico e severo con la famiglia, a tratti egoista, un dongiovanni che coabitava con mogli ed amanti e rispettivi figli, quelli riconosciuti e quelli che lo chiamavano “zio”, Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, che presero poi il cognome della madre.
Per Scarpetta teatro e vita vera si mescolavano, la sua esistenza sfarzosa in palazzi imperiali lo portavano ad un atteggiamento imperioso che obbligava la sua cerchia ad una sudditanza “naturale”. Fino a quando l’episodio dannunziano, la messa in scena della parodia della “Figlia di Iorio”, l’opera di Gabriele D’Annunzio, lo vede accusato di plagio; sarà Benedetto Croce l’unico a sostenerlo, testimone di una malinconia che prende il sopravvento, di un mondo che muore e della nascita di un teatro nuovo.
Toni Servillo ha letteralmente divorato il palcoscenico.

Le cose che restano è il docufilm omaggio al grande direttore d’orchestra Ezio Bosso che ha commosso la giuria del Festival di Venezia 2021

Ezio Bosso. Le cose che restano

Per Ezio Bosso, interprete, direttore d’orchestra e compositore, esiste una “Teoria delle 12 stanze in movimento”, l’ultima delle quali tornerà a noi come prima nel momento in cui impareremo a riconoscerci, per poter essere liberi, per sempre.
Il docufilm di Gabriele Salvatores che in Ezio Bosso vedeva l’artista musicale che lui non è mai stato, è una finestra sul giardino dei mille volti che hanno avuto la fortuna di incontrare un grande comunicatore. Con la sete di sapere e la fame di musica che ha dall’età di quattro anni, Ezio Bosso è riuscito nell’intento di avvicinare “il popolo” alla musica classica, di portare la gente comune nei teatri; un film dalle infinite citazioni e dalla colonna sonora che Bosso ha regalato all’Italia intera, la direzione dei Carmina Burana all’Arena di Verona, le tre ore e mezza di musica e spettacolo nel Teatro Verdi di Busseto, in provincia di Parma, andato poi in onda su Rai3 in cui spiega Beethoven.
Una lunga storia d’amore e di dolore, quello che lo ha fermato e allontanato dalla musica, la malattia degenerativa che aveva da 2011.
Le sue esibizioni non sempre erano perfette, lo ha dichiarato anche il suo ufficio stampa, ma non è forse l’imperfezione a renderci unici?!

Redenzione, spiritualità e perdono sono i temi del bellissimo Capitan Volkonogov Escaped presentato al Festival del cinema di Venezia 2021

Captain Volkonogov Escaped

Captain Volkonogov Escaped di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov è la storia di una redenzione.
Fedor Volionogov è il capitano del servizio di sicurezza nazionale russo, il suo compito è quello di catturare i “nemici dello Stato”, per lo più vittime innocenti che vengono seviziate e uccise per accuse inesistenti.
Uno spirito notturno, una spiritualità che si era sopita, lo avverte dell’Inferno imminente dandogli la speranza di un Paradiso eterno solo nel caso in cui almeno uno dei famigliari delle vittime da lui uccise, gli avesse concesso il perdono.
Incontrerà un padre che aveva ripudiato il proprio figlio credendolo un traditor di patria; una moglie impazzita per aver perso il marito per sempre; una figlia che credeva il padre ancora vivo; un bambino che brucia gli oggetti del padre perchè “un traditore non può chiamarsi padre” e una figlia chiusa in soffitta, sull’orlo di morire, sarà lei il limbo per poter accedere all’alto oppure in basso…

Il pubblico di Venezia 2021 ha accolto con calore anche il film Imaculat di Monica Stan e George Chiper: una drammatica e autobiografica

Imaculat

Volutamente claustrofobico, volutamente lento, volutamente irritante, volutamente silenzioso, il film sceneggiato da Monica Stan racconta la sua dolorosa e reale storia, le vicende di una tossicodipendente in un centro di riabilitazione tra giochi di potere taciti e non.

Di Monica Stan e George Chiper

Hotel Tyrol, la destinazione montana perfetta per tutte le stagioni


Sono imponenti e innevate in inverno e materne e verdeggianti in estate, le montagne in Valgardena sono la meta intelligente dell’estate, per chi ama il vero relax e predilige temperature miti anche nella stagione del solleone. 
Il cuore sta a Selva di Valgardena, meta turistica nella stagione sciistica e paradiso terrestre tra giugno e settembre, quando le masse si spostano nelle località balneari mentre qui si gode del panorama arioso e delle passeggiate immersive nella natura. 
E’ qui che dal 1966 l’Hotel Tyrol diviene punto di riferimento di ospitalità gardenese.

Bibiana Dirler porta avanti la tradizione e la filosofia degli zii, un tempo proprietari, insieme al marito Maurizio Micheli, un’ospitalità che sa di casa, di semplicità, di complicità; molteplici sono infatti i clienti fidelizzati che tornano ogni anno, proprio qui, nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio Unesco
Ogni ambiente riporta i ricordi di famiglia, le foto in bianco e nero nella hall, ninnoli e carrozzine vintage, trofei di caccia, vecchi fucili, le immagini sacre nelle sale relax, i crocifissi e le statue appese alle pareti, qui per gli atei non c’è posto, la religione si manifesta sotto ogni aspetto. 

la Hall dell’Hotel Tyrol

Tutte le camere sono arredate in stile tirolese, 50 in totale dove il legno è protagonista e si affacciano sulla valle brulicante di casette bianche e gruppi di alberi che fanno da manto regalandole profondità e colore. Le porte d’ingresso vantano elementi antichi come le decorazioni autentiche dipinte a mano e la biancheria da letto ha i preziosi ricami segni della tradizione Valgardena, per immergersi subito nella vera atmosfera alpina. 


IL RISTORANTE GOURMET “SUINSOM”

Vero gioiello dell’hotel, il ristorante gourmet “Suinsom” guidato dallo chef Alessandro Martellini, una carriera culinaria che inizia all’Hotel Pellicano e al Grand Hotel Villa Feltrinelli e la grande opportunità di aver lavorato con gli stellati Antonio Guida (2 ** Michelin), Stefano Baiocco ( 2** Michelin) ed Enrico Crippa (3 *** Michelin). 
E’ il 2017 l’anno in cui si punta alla cucina all’Hotel Tyrol, un menu dove si sposano tradizione, creatività e innovazione; ma è nel 2021 che in squadra subentra la firma di Antonio Guida, lo chef pluristellato che insieme a chef Martellini ha creato due speciali menu e dei piatti signature. 


Suinsom” in ladino gardenese è quello che rappresenta la vetta più alta di una montagna, il traguardo, un nome di buon auspicio a un ristorante che ha tutti i numeri per vincere questa scalata e arrivare primo!

Lo chef Alessandro Martellini interpreta una cucina contemporanea dove la priorità è sempre il prodotto stagionale e di qualità; tecnica, passione e rispetto per la materia prima, fanno dei piatti una melodia che non si scorda, un’esperienza di sapori e rimandi olfattivi e gustativi del passato come per il dessert Parfait alla liquirizia, piatto signature di Antonio Guida, con foglie di tabacco caramellate e salsa al caffè, ma non sveliamo cos’ha scavato dalla nostra memoria, perchè l’esperienza al Suinsom è un po’ come passaggiare nelle gallerie tra le opera d’arte, ciascun quadro stimola ricordi ed emozioni del tutto personali, così come i suoi piatti

Dal menu a 5 portate, eccellente lo scampo appena scottato con ciliegie fresche, finocchio croccante, brodo di agrumi e un tocco di salsa di soia; tutti i sapori sono perfettamente distinguibili nel piatto senza spingersi l’un l’altro, le note salate non coprono la delicatezza dello scampo protagonista. 
Cotto alla perfezione il piccione con indivia e aglio nero, rosa, tenero, una carne saporita che necessita di ben pochi imbellettamenti, difatti lo chef Martellini ne ha rispettato la natura che non ha bisogno di ammennìccoli vari. Anche gli impiattamenti sono sì eleganti, ma senza troppi fronzoli, come la sua persona. 

lo chef Alessandro Martellini e la sommelier Marika Rossi

I viaggi immaginari li farete con Marika Rossi, altro asso del Suinsom, l’appassionata sommelier alta quanto le montagne che circondano il ristorante, scopritrice curiosa dei produttori biologici e ricercatrice segugio delle storie più interessanti tra i i vigneti del mondo. 
Non sono storie, ma veri e propri viaggi tra annate storiche, produzioni biodinamiche, tra i colori della natura e i profumi dei boschi; Marika vi delizierà con i suoi racconti avvicinandovi al mondo del wine con quella capacità che solo alcuni grandi scrittori hanno, di raccontare cose complesse con parole semplici. 

il ristorante Suinsom

L’ambiente del Suinsom è assai particolare, altro punto a favore della vera chicca in Valgardena, una vecchia stube con legni di oltre 200 anni; delle graziose lampade al centro di ogni tavolo sono regolabili in altezza; una piattaia in legno espone i servizi più rappresentativi e teiere in ceramica; le immagini sacre non potevano mancare, così come i crocifissi di ogni grandezza e fattura; l’ambiente è caldo e la tavola apparecchiata elegantemente con preziosi tessuti bianchi e dettagli d’argento, oltre ad un portacandela con cristalli, a creare l’atmosfera. 
Andarvene avrà lo stesso amaro in bocca che prova il bambino dopo una giornata al Luna Park, ma si può sempre ritornare!

LA SPA E LA PISCINA 

Altra novità in casa, la piscina all’aperto circondata dal giardino, con piccola zona al chiuso dove godere del tepore delle acque durante gli inverni innevati. 

Al chiuso la piscina coperta con pavimento in lastre di marmo circondata da pannelli e soffitti di stucco e roccia solcati da travature di antico legno massiccio. 
Due gli idromassaggi, uno interno ed uno esterno accanto alla “sauna in baita” dove la sera lo spettacolo del cielo stellato lascia senza fiato. La sauna finlandese “in baita” permette in inverno di tuffarsi nella neve fresca per concludere, nel modo più salutare, quest’antica pratica termo terapica proveniente dal Nord Europa. 

la piscina esterna

L’area wellness offre inoltre:

sauna aromatica, realizzata interamente in legno profumato, raggiunge temperature elevate oltre i 60° mantenendo tuttavia un’umidità relativamente bassa pari al 35%

sauna stube, studiata appositamente per stimolare il rilassamento del corpo e una naturale pulizia della pelle, attraverso un bagno fisioterapico a secco riscaldato intorno ai 90° e ad umidità controllata.

A scelta i trattamenti nella Thermo Spa tra massaggi per il corpo taylor made, energetici e rigeneranti; peeling con aromaterapia, massaggio con le candele, impacchi di fanghi idratanti e drenanti, massaggi sportivi e decontratturanti e per le coppie, le due poltrone “kraxenofen”, dove stimolare il metabolismo grazie al vapore e al fieno. La terapia relax e purificante è seguita da un piacevole massaggio di coppia. 

Bagno Gourmet, trattamento di vinoterapia

Consigliamo il Bagno Gourmet, trattamento antietà di VINOTERAPIA
Sono noti i numerosi benefici dell’uva e del vino dalle proprietà ANTI-AGE, il bagno nel vino è inebriante e perfetto in inverno; nelle tinozze di legno accompagnati da una degustazione di speck, formaggi locali e calice di vino, si godranno a pieno gli effetti rilassanti e curativi del Merlot, vino rosso contenente antiossidanti e polifenoli, capaci di contrastare l’invecchiamento della pelle, rigenerare il collagene, stimolare la microcircolazione e purificare il corpo dai radicali liberi. 
Un momento di totale abbandono da gustarsi da soli o in coppia, accompagnati da una piacevole sensazione di calore ed inebriamento. 

Alle pendici dell’Etna, tutti i luoghi da visitare

Dai ricchi giardini fioriti del Radicepura Garden Festival alla visita delle cantine ai piedi del Vulcano Etna, Donnafugata. Dall’esperienza stellata della cucina di Giuseppe Raciti al Zash restaurant fino al relax firmato lusso alla Villa Don Venerando. La terra del vulcano più attivo d’Europa vi accoglie con un’infinità di luoghi magici da visitare.

ZASH RISTORANTE

Nel Palmento, luogo in cui avveniva la pigiatura dell’uva per produrre il mosto riposto poi in grandi vasche, oggi nasce il ristorante stellato Zash, capitanato dallo chef Giuseppe Raciti.
La dura pietra, le arcate a volta, il torchio, i sentori del legno, qui si rivive la tradizione e l’esperienza culinaria premiata della stella Michelin nel 2019.
Tutti i colori della Sicilia, la tecnica e la passione dello chef Raciti in piatti che si lasciano ricordare: il gambero rosso crudo di Mazara del Vallo servito su zuppetta di pomodoro e fragole e mousse di robiola di capra; spaghetti di grano duro con salsa alle vongole e limone dell’Etna IGP; il tonno scottato roseo su crema di pane all’aceto, cipolla rossa candita e olio al basilico; brioche con tuoppo servito con gelato e accompagnati dall’illustrissimo Ben Ryé.

Il ristorante stellato Zash, un luogo in cui si incontrano tradizione e innovazione culinaria
La sala del ristorante Zash è costruita all’interno di un palmento, il luogo in cui avveniva la pigiatura dell’uva

Zash.it

DONNAFUGATA

E a proposito di Ben Ryé, siete sulla terra di Donnafugata, l’azienda vinicola esempio di passione e dedizione per il vino siciliano.
La famiglia Rallo, oltre 160 anni di esperienza nel vino di qualità, fonda Donnafugata nell’83 e si fa portavoce di un patrimonio che è anche culturale, storico e artistico, perchè creatori di reti e connessioni che portano l’etichetta siciliana in giro per il mondo.
Da Giacomo Rallo (Co-fondatore dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi) e la moglie Gabriella, pioniera della viticoltura in Sicilia, lo scettro passa ai figli José Antonio; lei un portento di donna con una formazione economica, una forte passione per il marketing e la comunicazione aziendale, inventa un nuovo modo di raccontare il vino nella veste di cantante del Donnafugata Music&Wine. Riceve il Premio Bellisario 2002 per il suo contributo alla valorizzazione dell’imprenditoria femminile. E’ AD Donnafugata insieme a fratello Antonio Rallo, agronomo e winemaker attento e dotato di una visione strategica. Oggi è alla guida del Consorzio di Tutela della DOC Sicilia, strumento di promozione e di coesione territoriale che conta oltre 8.300 viticoltori.

Con un team fucina di idee, non potrebbero nascere che vini originali e per palati esigenti; un giro tra le cantine Donnafugata è la tappa giusta per unire l’utile al dilettevole, siete nell’area della Sicilia orientale, sul versante Nord dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, la cantina con barriccaia si trova esattamente a Randazzo, 21 ettari di vigneto e 2 di uliveto.

Le cantine Donnafugata: il luogo da visitare per assaporare i migliori vini dell’Etna, come il cerasuolo Floramundi

Ma Donnafugata è anche “sartorial”, dall’azienda spiccano i Vini Icona: Mille e una Notte, prestigioso rosso della tenuta di Contessa Entellina, Ben Ryé Passito di Pantelleria, e i “cru” dell’Etna Fragore di Contrada Montelaguardia e l’Etna Rosso DOC Contrada Marchesa.

Indimenticabili e certamente artistiche anche le etichette d’autore realizzate da Stefano Vitale, ispirate dal nome della maison che rimandano al romanzo Il Gattopardo e alla storia della regina in fuga, che trovò rifugio là dove oggi si trovano i vigneti aziendali. Sono donne dai capelli rosso fuoco, come la lava del vulcano; sono dee della natura, che ringraziano la terra; hanno i colori accesi della Sicilia e ispirano esotici racconti, un po’ come Le Mille e una Notte. 

Una bottiglia di Floramundi, vino cerasuolo di Donnafugata
Floramundi

Donnafugata.it

FUTURO ANTERIORE

La sfida della viticoltura eroica di Pantelleria al Radicepura Garden Festival 

Un tuffo nei ricchi giardini del Radicepura Garden Festival per conoscere la straordinaria storia della Biennale del giardino Mediterraneo, visitabile fino al 19 dicembre 2021.
Tema sono i Giardini del Futuro e protagonisti assoluti sono le culture eroiche di Pantelleria il cui vigneto ha preso forma e sostanza alle pendici dell’Etna, all’interno del Parco botanico di Radicepura, diventando simbolo di forza e vita di una storia millenaria che celebra la convivenza armonica dell’uomo con la natura. Il nome del giardino è Futuro Anteriore, nell’isola dove l’uomo nel corso dei secoli è riuscito a coltivare la vite in un ambiente estremo: ventoso, poco piovoso, con terreni in forte pendenza e senza sorgenti di acqua. La vigna è su terrazze sorrette da muretti a secco in pietra lavica, costruiti dalle sapienti mani dei viticoltori; i terrazzamenti contribuiscono a prevenire l’erosione del suolo e rendono unico il paesaggio dell’isola.

Mario Faro, il fondatore di Radicepura Garden Festival con Josè e Antonio Rallo, vincitori dei Giardini del Futuro per la loro vigna a Pantelleria
ai lati Josè e Antonio Rallo, al centro Mario Faro, fondatore di Radicepura

DOVE ALLOGGIARE 

SHALAI

Alle pendici dell’Etna, esattamente a Linguaglossa, sorge Shalai Resort, una dimora dell’800 che fu residenza signorile e che oggi ospita 13 camere dove si mescolano tradizione e comfort.

Shalai in dialetto siciliano significa “gioia piena, momento di genuino benessere”, che rappresenta quanto l’hotel desidera far vivere ai suoi ospiti: un benessere completo, personalizzato, che coinvolga tutti cinque i sensi, grazie anche al ristorante Gourmet e al Centro Benessere con bagno turco, sauna finlandese, vasca idromassaggio e trattamenti personalizzabili.

Tra i luoghi da visitare ai piedi dell’Etna c’è sicuramente Shalai: un resort dedicato al relax e alla cucina gourmet
La facciata del Resort Shalai di Linguaglossa
Una delle camere matrimoniali del Resort Shalai
La spa del Resort Shalai, in provincia di Catania

Shalai.it
VILLA DON VENERANDO 

Se davvero volete concedervi un lusso senza tempo, la vostra destinazione è Villa Don Venerando, posizione privilegiata sul Mar Ionio e vista dell’Etna, questa casa di famiglia accoglie al suo interno fotografie, oggetti del passato, antichi dipinti, preziose argenterie, servizi di porcella ed eleganti chandelier.

Totale l’immersione nei colori verdi della natura e blu cobalto del mare, Villa Don Venerando ha terrazze panoramiche, prati, una piscina riscaldabile, ambi divanetti esterni riparati dal sole e camere vista mare con accesso alle terrazze.

Esterni ed interni rispondono ad un arredamento curato nel minimo dettaglio; è certo il luogo che suggerisce molte riflessioni sulla bellezza di “casa nostra”, un’Italia commovente che ci regala le meraviglie del mare e le delizie sulla tavola. Tra le palme e su una marmorea tavolata, è possibile pranzare all’ombra, sperimentare il dolce far niente ed esercitare il nostro spirito d’osservazione.
Non vorrete più andar via, questo è certo, ma tornerete dal viaggio con qualche ruga in meno.

Villa Don Venerando: il punto di partenza ideale per visitare i luoghi più belli del territorio dell’Etna
La piscina di Villa Don Venerando, un luogo magico ai piedi dell’Etna
Villa Don Venerando: camera matrimoniale con letto a baldacchino
Gli interni di Villa Don Venerando a Carrubba

Villa Don Venerando

MORGANA 

A soli 30 minuti d’auto da Linguaglossa, il locale più cool di Taormina, il Morgana!
Clientela internazionale ed esigente, il Morgana vanta l’esperienza dei più grandi artisti della mixology, luogo dove il dettaglio non è mai a caso, si veste spesso di abiti nuovi, rinnova gli arredi, i colori, e soprattutto il menu, che oggi è dedicato alla Sicilia e ai suoi succosi frutti.

Bar Manager oggi Paolo Viola, Brand Ambassador di Belvedere Vodka e una formazione al Ritz di Londra, Paolo vi accompagnerà nella scelta dei cocktail con gentilezza inglese e con la passione della sua terra.
Per iniziare il gioco consigliamo una Bulle Glacée Veuve Cliquot Brut “Cuvée Saint- Pétersburg” e granita alla fragola; per gli amanti del whisky che non vi rinunciano nemmeno in estate, un “Flame” servito in coppa fatto di pera cotta in Ardbeg 10yo Whisky dolcemente pestata con Belvedere Heritage 176, uniti a miele, lime, un granello di sale e Cherry Hering. E per onorare l’opera dei Pupi a Palermo, proclamata Patrimonio Immateriale dell’Umanità da Unesco, un’OPIRA. Frutto della passione e fava tonca legati in un mix di Bulleit rye Whiskey, Casamigos Mezcal, Amaro Montenegro e Cherry Hering servito in Tumbler Basso.

Il Morgana è la gioia di un drink che non delude mai.

Il luogo imperdibile da visitare nel territorio dell’Etna per gli amanti dei cocktail? Il Morgana di Taormina
La sala con divanetti di Morgana per bere ottimi cocktail in completo relax

Morgana Taormina

Grand Hotel Majestic “già Baglioni” 5 stelle lusso, lo sfarzo scelto dalle star

Un pannello chiavi alla Hitchcock, una entrata alla Irène Némirovsky, un parterre da Hollywood, il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” si veste di arte, storia ed eleganza nella città di Bologna. 

Unico 5 stelle lusso di Bologna situato in pieno centro, il Grand Hotel Majestic sottolinea con uno stile classico veneziano e con i forti dettagli della Francia 1800, lo spettacolo estetico di chi sceglie il vero lusso unito al vero comfort. 

Un tempo noto come Baglioni, l’hotel è membro “The Leading Hotels of the World” dal 1990, l’organizzazione internazionale che riunisce gli hotel più prestigiosi del mondo; nel 2020 viene rilevato dal Gruppo Duetorrihotels Spa, la dinamica realtà italiana protagonista dell’ hospitality Made in Italy. 

Comunicare il Grand Hotel Majestic è fare un tuffo nel passato, un palazzo del XVIII secolo che custodisce grandi capolavori pittorici come gli affreschi dei fratelli Carracci e i grandi dipinti che adornano le stanze come gli episodi biblici di “Davide e Golia”, e i miti greci di “Ercole e Anteo” e “Fucina di Vulcano” della Scuola di Luca Giordano (Napoli 1634-1705). 

Gallerie

Le scalinate si vestono di rosso come in un teatro d’Opera, nei corridoi consolle in stile veneziano sagomate e laccate in foglia oro; i ricci e i raffinati intarsi e il marmo rosso che sorreggono, lasciano pensare a una produzione fine ‘700. Signorili manufatti anche le poltrone e i divani barocchetto, come le ampie specchiere barocche che riflettono candelabri dagli infiniti bracci. 

Si comprende quanto la bellezza che sta negli oggetti preziosi e che rendono l’ambiente certamente più profondo e misterioso, abbia attirato personaggi illustri del panorama mondiale: dagli attori Clark Gable, Sean Connery, Ava Gardner, ai pluripremiati registi Roman Polanski, Woody Allen, Gabriele Salvatores; dai miti della musica Maria Callas, Placido Domingo, Elton John ai reali Principe Alberto di Monaco e l’amata Principessa Diana, toccando perfino il Premio Nobel per la Pace Dalai Lama

La luce ardente di questa struttura un tempo adibita a seminario arcivescovile, festeggia nel 2012 il suo primo centenario; un secolo di gloria, fascino e glamour, che racchiude storie di grandi pensatori che l’hanno attraversata. 
La precisa collocazione del Grand Hotel Majestic ne ravviva l’importanza, come un sovrano tra la folla; di fronte alla maestosa cattedrale della città e sito in via dell’Indipendenza, la rilettura architettonica valorizza la vista ottagonale della Torre di Palazzo Fava, sede della più alta pittura del ‘500 – Agostino, Annibale e Ludovico Carracci. 

la Hall del Grand Hotel Majestic già Baglioni

La Suite Guido Reni

La scelta è tra le 106 eccellenti camere tra Classic, Superior, Deluxe, Grand Deluxe, Junior Suite, Executive Suite, Presidential Suite, and Royal Suite. 
Ad accogliervi un prezioso benvenuto, un Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.

Drappeggi dorati e dai colori della natura, con nappine i tendaggi e la passamaneria del padronale letto a baldacchino con tessuti dai temi floreali. 
Tutte le stanze sono attraversate dal parquet in legno pregiato; la scrivania in ebano laccato, le abat-jour e i sontuosi specchi dorati, rispettano l’opulenza del barocco veneziano ingentilita dai colori tenui e dai cristallini lampadari in vetro di Murano.
Specchiato il mobile su cui poggia una tv incorniciata (un modo per integrarla nello spazio?) e il guardaroba con piccola zona coiffeuse che costeggia il letto. 

In entrata le pareti sono rivestite da pregiati tessuti di seta e arredate da pezzi d’antiquariato; il bagno della Suite è di un candido marmo bianco con due lavandini e un’applique a fiore sullo specchio, il nécessaire per il bagno è firmato Trussardi, fornitore scelto perchè utilizza plastica riciclata proveniente dall’oceano.

Presidential Suite Giambologna

Il giardino d’inverno

Potrebbero sembrare delle donne vestite pastello di Vittorio Reggianini, o essere una scena di Chéri, il romanzo di Colette, nel Giardino d’Inverno del Grand Hotel Majestic, gli affreschi a trompe-l’oeil inizi ‘900 ricreano un ambiente naturale, fresco e arioso anche nelle giornate invernali. 

Quattro i tavolini della location, neri con sedie in ferro battuto, su un pavimento a mosaico con Stella dei Venti. I giardini fioriti rappresentati e le rondini in cielo, ci fanno pensare all’arrivo della Primavera, la stagione più lieta, quella delle nascite e dei risvegli.

Il Café Marinetti

Il Café Marinetti sembra un set alla Luchino Visconti, un bancone ricco di distillati e spirits per tutti i gusti, retroilluminati da una specchiera in stile; firmata Damman Frères la box per la scelta dei tè pregiati e Majani i cioccolati d’eccellenza di Bologna dal 1796. 
Alle pareti un film in bianco e nero, sfilano tutte le star di Hollywood e i miti del cinema che qui vi hanno alloggiato; una prorompente Sofia Loren, uno sfavillante Frank Sinatra, tra i tavolini Bruce Springsteen mentre concede degli autografi, e poi Sting, Bill e Hilary Clinton, un sorridente Benigni, e ancora Gerard Depardieu, Julia Roberts..

Luogo ideale per sorseggiare un aperitivo, un light lunch o un caffè dopo cena nell’atmosfera elegantissima ed esclusiva del suo grande salone con ampia vetrata sul soffitto. E se siete fortunati potrete godere delle musiche di Einaudi suonate al pianoforte a coda da un giovane cliente alle prime note. 

Cafè Marinetti

LE TERRAZZE PANORAMICHE

Fiorite, con putti in pietra e divine sculture, le terrazze panoramiche dell’Hotel Majestic di Bologna profumano di gelsomini e affacciano su Palazzo Fava. Poetiche per una cena a lume di candela, sono la location ideale per un aromatico gin tonic con Monkey47, il gin dalle 47 botaniche, accompagnato da finger food con salmone, noci e mousse di cotto. Domenico, il barman, vi accompagnerà nella scelta dei cocktail e vi delizierà con i suoi racconti di viaggio, tra un drink e l’altro. 

Il Ristorante I Carracci

Il nobile salone che dispone spiritualmente all’arte del mangiar bene, è quello affrescato nel XVI secolo dai fratelli Agostino e Annibale Carracci, qui nasce il Ristorante I Carracci, il più elegante di Bologna aperto anche al pubblico. 

Nella stagione estiva si può godere della cucina anche sulle panoramiche terrazze, a lume di candela, un menu che esalta la tradizione bolognese, per cui tortellini in brodo di cappone, culatello di Zibello e tagliatelle con ragù non possono mancare. Ma anche voli culinari a sorpresa come l’antipasto freddo servito con caprino, zucchine alla scapece e del mosto cotto; cetriolo e il suo sorbetto con mango a listarelle e del rafano wasabi accompagnato da un olio tipico ligure; tonno scottato servito freddo con porro, chutney di pesche, salsa di pesche allo zafferano, puntini di salsa di liquirizia; budino di patate Bologna IGP, mandorle e gelato alla crema accompagnato da un Passito Colle del Re, vino di Albana caldo e avvolgente, dagli aromi di frutta gialla, miele d’acacia e tostatura di nocciole. 
Plus de I Carracci, una carta delle Acque, una selezione di Perrier, Evian, Cerelia, Fiuggi, Filette, Panna, Ferrarelle, Sanpellegrino, per la clientela più esigente. 

Ultimo ma da scegliere per primo, il signature cocktail Roberta: Smirnoff Vodka, Cinzano Dry, Cherry Heering, Campari, Creme de Banana servito in una coppetta Martini e decorato con scorzetta d’arancia; è un tributo a Pietro Cuccoli, Capo Barman dell’Hotel Grand Baglioni dal 1933 al 1975 e vincitore della categoria “pre dinner” dell’International Cocktail Winner at Competition Saint Vincent 1963, tra 190 barman provenienti da 18 paesi del mondo. Anche la nostra adorata Loren sorseggiò da quella stessa coppetta…

Cosa fare al Lago di Garda in una giornata

Lo shopping sostenibile da Via Fratelli Lombardi 1, qualche ora in barca a prendere il sole a bordo di un Cranchi Yacht, un light lunch al Marina Club- Lounge Wine Bistrot e un giro tra i profumi delle vigne Montonale.
Tutti i consigli per una giornata ricca e piena per godere al meglio dell’atmosfera del Garda!

MONIGA PORTO

Oggi riferimento quale luogo d’incontro dinamico e smart del Lago di Garda, Moniga Porto è diventato un centro culturale, artistico e internazionale della contemporaneità italiana.
Accoglie al suo interno mostre fotografiche, servizi per la navigazione, ristorazione e concept store di nuova apertura, il Via Fratelli Lombardi 1.

Con oltre 280 ormeggi per imbarcazioni fino a 18 metri, Monica Porto è l’attracco più attrezzato e all’avanguardia del Lago di Garda ed è riconosciuto come il più prestigio nel mondo della nautica italiana.

Per una giornata immersi nel panorama bluastro del lago, con Moniga Porto potrete godervi il relax in barca affittando uno tra i modelli di imbarcazioni disponibili, assistiti in totale sicurezza e preparazione del personale specializzato.
Nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio infatti la struttura dal 2019 è tra gli installatori certificati di brand importanti del settore come Webasto, Garmin, Fusion e RayMarine.

Con Moniga Porto si può affittare uno yatch per una gita di giornata sul Lago di Garda

CRANCHI YACHTS

Dal 2017 Moniga Porto è inoltre concessionaria del prestigioso cantiere lombardo Cranchi Yachts, brand italiano sinonimo di eccellenza tecnologica nel settore delle imbarcazioni da diporto a motore, vero unicum nel panorama internazionale.
La storia di Cranchi Yachts inizia nel 1870, costruendo barche per chi dall’Europa raggiungeva il lago di Como, attratto dalla sua bellezza. Oggi si costruiscono yacht più grandi, con materiali all’avanguardia e con tecnologie che sono un punto di riferimento per il settore. Ma la promessa di Cranchi Yachts agli armatori di tutto il mondo è sempre la stessa: unire piacere alla bellezza. Sommare alla bellezza unica dell’acqua il piacere di possedere uno yacht che è espressione del miglior design italiano: con Moniga Porto nella meravigliosa cornice del Lago di Garda.


MARINA CLUB – LOUNGE WINE BISTROT

Fresco di apertura a maggio 2021, il nuovo bistrot Marina Club – Lounge Wine Bistrot offre, oltre alla vista strepitosa, una cucina moderna e fusion, che prende ispirazione dalle culture di tutto il mondo.
Una struttura ampia e dall’architettura contemporanea composta da ampie vetrate che lasciano attraversare la luce del Garda, due grandi terrazze vista lago e la cura del dettaglio per l’interior design.
Eventi, lanci, arte, business lunch, il Marina Club-Lounge Wine Bistrot è pronto ad accogliere ogni vostra singolare richiesta ed è aperto anche per un aperitivo in relax fronte lago.

Per il relax fronte lago l’ideale è il Marina Club Lounge Wine Bistrot che affaccia direttamente su Moniga Porto

VIA FRATELLI LOMBARDI 1 – STYLIST AT YOUR DOOR

All’interno del Marina Club, il nuovo store Via Fratelli Lombardi 1, per chi ama lo shopping di ricerca, i materiali di qualità, i progetti sostenibili e per chi non può fare a meno dello shopping nemmeno per un giorno.
Fondato da Sara Zucchini, il primo Via Fratelli Lombardi 1 si trova a Brescia, paese d’origine della padrona di casa che mira ad espandere il nuovo concetto di vendita: artigianalità, sostenibilità e made in Italy sono le keywords che fanno dello store il suo punto di forza.

Designer e brand high quality per soddisfare la clientela più attenta e più esigente, quella di Via Fratelli Lombardi 1 è una moda non convenzionale, che non si accontenta delle tendenze ma adatta a chi vuol lasciarsi scoprire da ciò che indossa.

Plus dello store, la nuova formula delivery “Stylist at your door“, l’innovativa esperienza luxury che ti permette di poter provare gli abiti tra le mura di casa, in totale comodità, intimità o tra i consigli dell’amica fidata.
Tutte le consumatrici potranno scegliere i prodotti dallo shopping online e riceverli direttamente a casa, con la possibilità di poter usufruire dei consigli di una personal stylist che ve li consegnerà a bordo di una electric car, coerenza del progetto sostenibile di VFL1.

Sara Zucchini: ideatrice del brand Via Fratelli Lombardi 1
A dx Sara Zucchini, fondatrice di Via Fratelli Lombardi 1


Il progetto, lanciato sul mercato nel comune di Brescia, è stato reso possibile grazie alla partnership con la Manelli SpA-Concessionaria Renault che ha sposato con entusiasmo l’iniziativa smart ed eco-friendly di VFL1.
Per il lancio dell’operazione è stata scelta un Renault Twingo elettrica brandizzata VFL1 – MANELLI che presto sfreccerà per le strade di Brescia e hinterland per portare lo shopping del centro anche nel salotto di casa.

Pausa shopping nello showroom Via Fratelli Lombardi 1!

MONTONALE

Su un terreno di 35 ettari intorno alla cantina, si estendono le vigne Montonale, un terreno ricco di scheletro e calcare, argilloso, che conferisce alle uve un grande potenziale in mineralità, finezza e aromaticità, essenziali per ottenere vini di estrema eleganza. Ma è grazie ai venti della zona del Garda che dobbiamo l’aromaticità delle uve, i più importanti sono l’Ora e il Pelèr: il primo arriva da Sud e soffia dal mezzogiorno al pomeriggio inoltrato, il secondo scende dalle montagne e increspa le acque dal tramonto al mezzodì del giorno dopo. Proprio sulla rotta dei due venti si trovano i vigneti di Montonale, che godono appieno di questi vantaggi e delle escursioni termiche che li caratterizzano.

Una visita alla cantina e una degustazione nella giornata sul Garda, per scoprire le forze del nostro territorio e tornare a casa con delle bottiglie per le cene con gli amici.

Seguendo il concetto di naturalezza e assenza di pesticidi, a Montonale si fertilizza con sostanze naturali, humus e stallatico, e si pratica l’inerbimento sull’interfila; la tignoletta si combatte con la confusione sessuale mediante ampolle di ferormoni, evitando così l’impiego di insetticidi.
La vendemmia è manuale, in casse forate, e coinvolge 30 addetti. Si raccoglie dalla terza decade di settembre sino alla fine di ottobre: un periodo lungo, perché vengono effettuati più passaggi nello stesso vigneto in modo da raccogliere soltanto i grappoli maturi al punto giusto.

La cantina e il vigneto Montonale: un’oasi dedicata ai vini più raffinati Garda DOC

IN CANTINA

La cantina è stata costruita con pareti in paglia di riso, materiale traspirante che garantisce un microclima salubre. Sulla copertura dell’edificio è installato un impianto fotovoltaico da 96kW, che assicura la completa autonomia energetica della struttura, riducendo drasticamente le emissioni di anidride carbonica.

LE BOTTIGLIE

Sono 6 in tutto i vini di questo appassionato impegno:

MONTUNAL Lugana, dal nome dialettale della località, è un Turbiana 100% affinato 6 mesi in acciaio sulle fecce nobili. Le sue intriganti note di pietra umida su una base fruttato-aromatica sono da sperimentare con antipasti sfiziosi (100mila bottiglie/anno, 13,50 euro in enoteca). Piacevole, immediato e al contempo elegante e complesso, Montunal esprime la più schietta identità del territorio di Lugana.

ORESTILLA Lugana, da uve Turbiana in purezza, è maturato 8 mesi sulle fecce nobili e 10 mesi in bottiglia. Sensazioni di frutta esotica, zafferano e pietra focaia per un bianco dal gusto sapido e deciso, la cui mineralità accompagna egregiamente zuppe di pesce (7mila bottiglie, 28 euro in enoteca). Il “fratello maggiore” di Montunal deve la sua impronta ricca e complessa alle caratteristiche peculiari del vigneto omonimo, con un’eccellente esposizione a Sud.

ROSA DI NOTTE Chiaretto Garda Classico è un’unione di Groppello, Marzemino, Barbera e Sangiovese. Gli acini macerano a freddo per una notte e donano al vino una tinta rosa brillante. Note floreali e fruttate, acidità vivace, è un vino eclettico da provare con fritture di pesce o di verdure (13mila bottiglie/anno, 13,50 euro in enoteca).“Pretty in pink”: versatilità e piacevolezza ma con un taglio per nulla scontato, Rosa di Notte è l’omologo del Montunal vestito di rosa.

PRIMESSENZA Brut Metodo Classico Millesimato, è la versione spumeggiante del Lugana, da uve Turbiana 100%. Le uve sono raccolte alle prime luci del mattino, per preservarne la freschezza. Affinamento delle basi in acciaio per 8 mesi sulle fecce nobili, seconda fermentazione in bottiglia, 30 mesi di permanenza sui lieviti. Vivace acidità minerale, cremosità, è una bollicina che non teme abbinamenti ricercati (6mila bottiglie/anno, 25 euro in enoteca). Un Lugana rifermentato in bottiglia dove il vitigno è spinto all’ennesima potenza, trovando nuove modalità espressive. Una sfida da lanciare nelle migliori vendemmie.

LA VENGA Vino Rosso, nasce da uve Marzemino e Barbera, matura 8 mesi in vasche d’acciaio e 6- 8 mesi in bottiglia. Il sorso è equilibrato, intensamente fruttato. La piacevole acidità lo rende perfetto abbinamento a primi piatti corposi (16mila bottiglie/anno, 16 euro in enoteca).
La vivacità della Barbera si fonde alla morbidezza del Marzemino; frutto croccante e vibrante personalità, un vino eclettico che invita al riassaggio.

LA CONTA è un taglio Cabernet Sauvignon e Merlot affinato almeno 12 mesi in tonneau e 18 mesi in bottiglia. Complessità, accenni speziati, tannini setosi: un grande vino da carne rossa e formaggi stagionati (5mila bottiglie/anno, 28 euro in enoteca).
Racchiude l’autorevolezza e l’eleganza che caratterizzano l’unione dei due vitigni; arriva da un podere dall’antica vocazione per le uve a bacca rossa e porta in sé il ricordo del bisnonno Francesco e del suo primo vigneto piantato a Montonale.

Glamping Canonici di San Marco, lusso in una tenda


Lei è un ex avvocato civilista con la grande passione dell’interior design. 
Un giorno decide di allestire una tenda nel giardino di casa e di arredarla con i pezzi d’antiquariato e design acquistati in qualche mercatino o in qualche viaggio in giro per il mondo. Invita gli amici a rilassarsi in questo nuovo spazio concepito a suo gusto e somiglianza ed è subito un successone; il pubblico digitale rincare la dose e le foto della tenda arrivano agli occhi di un giornalista che decide di recensirla. Da una grande passione, quella tenda, si trasforma in un grande business, è il caso di dirlo, perchè oggi il Glamping Canoni di San Marco di Venezia ne accoglie ben sei e tutte con stili e arredamento differenti. 

La zona notte della suite-tent del Glamping con un lussuoso letto matrimoniale
L’interno di una delle tende luxury del Glamping Canonici di San Marco, in provincia di Venezia
Ampia vista sulla natura, luci glamour e un albero fiorito all’interno di una luxury tent del Glamping Canonici
Angolo relax con prosecco e calici per godere di un tramonto all’interno delle tende del Glamping Canonici di San Marco



Suite Le Rose 

Ultima delle due bimbe in casa Canonici, la Suite Le Rose è un vero gioiellino, padrone il letto della stanza con testata in stile Impero e capitonné in rosa antico; al centro una grande lampada balinese con medaglie in madreperla; in un angolo un carrellino rotondo vintage con bordi dorati e due poltrone restaurate con trama veneziana e passamaneria; al lato opposto si contrappongono due sedute moderne gold con cuscino in palette. 
Due sono i quadri della tenda, uno rettangolare e lungo in gobelin che rappresenta delle scene d’amore ricordando vagamente un Boucher un poco più sobrio, e un dipinto con un vaso bianco e delle rose striate d’arancio. A terra, a creare dei punti luce caldi, delle piantane acquistate da un rigattiere veneto, e dei tappeti persiani che rendono l’ambiente ancora più accogliente. 
I pezzi più belli, e certamente i più importanti, sono le credenze trasformate in armadi, delle cristalliere con base in legno intarsiato, un tempo dedite alle collezioni da tavola, alle teiere in argento, alle porcellane della nonna. 



Alle spalle del letto, una consolle recuperata da un’antica casa senza eredi, mentre due tende a mo’ di sipario con maxi fiori, si aprono per far spazio alla piccola stanza da bagno dove un rettangolare lavandino dorato crea dei bellissimi giochi di luce. A fare da appoggio un vecchio como’ in legno dove si posa una piccola abat-jour in rosa tenue con la base bronzo. Un’applique al centro dello specchio regala luminosità grazie alle gocce di cristallo che catturano i raggi di sole. 
La base della doccia è invece la sezione in pietra di una fontana; nell’ambiente un’aria di rose grazie 
alla profumazione per ambiente di Acqua delle Langhe e uno stile boudoir dovuto alla piantana con pizzi e nappine. 



La cura maniacale dell’arredamento forma nell’insieme un ambiente raffinato, autentico e originale, con un tocco demodè eppure ricco di charme. 
La suite Le Rose è un vero gioiellino del Glamping Canonici di San Marco, che vi attende con un servizio a tema “Chic Pic Nic” per chi desidera cenare con il suono delle cicale o steso sul comodo letto balinese a uso esclusivo che si trova nel giardino.
Un cesto con pietanze calde e piccoli barattoli di verdure sott’olio, pane, dessert, piccola pasticceria e un thermos con del caffè caldo, una bottiglia di vino, acqua e un candelabro in argento con candela per creare atmosfera.

 

La colazione viene servita nel casale del ‘600 ristrutturato, un tempo adibito ad alloggio per i contadini che curavano gli animali presenti nell’agriturismo di fronte alla struttura. 
Oggi il Glamping, che sorge nella proprietà seicentesca del socio di Emanuela, Alessandro ed è gestito insieme alla moglie Monica con grande passione per l’accoglienza e per l’interior design, presenta un tavolo per il breakfast buffet con scelta di torte fatte in case, croissant farciti, marmellate fresche e succhi di frutta. Nessun tovagliato a parte i runner colorati, ma eleganti sottopiatti in legno e posate in acciaio inox decorate. Sulle pareti in mattoni una cornice racchiude una bellissima collezione di borsette vintage a manico e dettagli preziosi. Le sedie hanno una comoda seduta e sono in rafia intrecciata; il pavimento rispetta la tradizione ed è stata lasciata la pietra rossa toscana. 

Esattamente a Mirano, la “Terra dei Tiepolo” si trova il Glamping con 6 tende arredate in stili diversi tra loro; intorno un immenso parco dove poter passeggiare in solitaria e indisturbati, anche la notte, accompagnati solo dalla luce di una candela in un’atmosfera magica e quasi fuori dal tempo.




Glamping Canonici di San Marco
Via Accoppè Fratte 14
Mirano Venezia
[email protected]

Tenuta Casenuove, l’abbraccio toscano tra Arte e Vino

Un tempo questa valle era una culla colma d’oro, l’abbraccio di una grande madre che accoglieva tanto grano che, nelle soleggiate giornate estive, risplendeva al punto da sembrare oro.
Oggi il grano è stato sostituito dai vigneti, il vero oro della Toscana, la produzione ricca e redditizia del meraviglioso vino Chianti Classico. Tenuta Casenuove sostiene uno dei nostri gioielli italiani e si dedica alla produzione di vini eccezionali proprio in Panzano in Chianti, sedotti dal luogo e dalle splendide vallate che si estendono di fronte a questa antica struttura restaurata, nelle infinite tonalità di verde e nell’inconfondibile azzurro terso del cielo.

La luce della Toscana è certo più viva che altrove, rallegra i cuori più tristi, ce lo ricorda anche Audrey Wells in “Sotto il sole della Toscana“, nel film basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Frances Mayes, quando un’americana da poco separata, riscopre gli amori più puri nella terra del sole, del buon cibo e del buon vino.

E’ molto probabile che anche Philippe Austruy, classe 1949 e proprietario della Tenuta, si sia lasciato sedurre dall’energia magnetica di questi luoghi e abbia scelto, nel 2015, di iniziare questa grande avventura nella produzione di vini.

La ristrutturazione della villa è avvenuta nel pieno rispetto della sua natura, mantenendo gli aspetti architettonici, le travi a vista, restituendone la storia con il riutilizzo delle travi portanti per il pavimento in legno di rovere.

Il sentiero in entrata è elegante ed armonico, impreziosito dalla coltivazione delle rose bianche e rosse, e colorato dalle piante di limoni. La vallata, in ogni angolo la si guardi, è un quadro impressionista e ricorda talvolta le opere di Monet.



La partnership con Galleria Continua

Da sempre amante dell’arte, Monsier Austruy accoglie nella sua tenuta le installazioni di Pascale Marthine Tayou, sculture in cristallo che sono i “geni di Casenuove”, gli abitanti del progetto della tenuta, rendendogli così omaggio con oggetti che caratterizzano il loro ruolo, il mestiere, le peculiarità. Sono rastrelli, pale, innaffiatoi, divertente sarà riconoscerli quando avrete avuto l’onore di passare del tempo con Alessandro Fonseca, esperto agronomo e caposaldo della Tenuta, e con il team di enologi under 40 tra cui Cosimo Casini e Maria Sole Zoli.

“Le Radici dell’Arte” è il nome del progetto artistico inaugurato nel 2020 in collaborazione con Galleria Continua, in espansione e sempre in movimento come per le opere nella Galleria di Panzano, uno spazio espositivo dove poter degustare vino e al tempo stesso godere dell’opera d’arte. Un matrimonio storico che sottolinea l’importanza della cultura, delle radici, della terra, la profonda esigenza dell’uomo di ritrovare se stesso nell’espressione più vera della natura. La vista della Galleria è incantevole, ma non poteva essere diversamente in questa terra meravigliosa, dove il tramonto diventa un rito quasi religioso.

Agriturismo La Torre di San Martino

Per godersi a pieno il relax, accanto alla Tenuta Casenuove, l’Agriturismo La Torre di San Martino ha realizzato una grande piscina in mezzo al verde; dalle suite ammobiliate con pezzi di design e antiquariato, come vecchie credenze e preziosi comò con intarsi barocchi nel legno, si gode di una vista mai vista prima, e la sera, solo un leggero cicaleccio.

Massima cura per i dettagli per ogni stanza della tenuta, nei bagni anche la vasca con i piedi di leone ha la sua personale veduta: da una piccola finestrella spuntano dei boccioli di rosa mossi dal vento. Al soffitto scintillanti chandelier che catturano la luce del sole e il grande patio all’ingresso è allestito per deliziarvi con una ricca colazione fatta di frutta succulenta, sani concentrati di frutta e golosi croissant ripieni.

Il territorio

Tenuta Casenuove sorge a Panzano su uno dei migliori terreni del Chianti Classico. Grazie all’esposizione a sud-ovest e alla composizione prevalentemente scistoso-calcarea, i terreni dei vigneti sono ottimamente esposti, caldi e ben drenanti. Questi presupposti sono le caratteristiche di base per una viticoltura di qualità.

Tenuta Casenuove si trova al centro di una delle zone vitivinicole più conosciute della Toscana, il Chianti Classico. Le denominazioni presenti in questo territorio garantiscono al vino qualità e autenticità; il Chianti Classico è infatti uno dei vini più nobili al mondo e si fregia del nome della terra da cui nasce, nel rispetto di norme severe che ne tutelano e garantiscono la qualità.

Immagine dell’esterno della Tenuta Casenuove che si affaccia su vigneti e oliveti

Il restauro dei vigneti

Anche i vigneti di Tenuta Casenuove sono stati “rivisti” ; ben un ettaro e mezzo di Cabernet Franc, un ettaro e mezzo di Cabernet Sauvignon e due ettari di Sangiovese, vengono reimpiantati rendendo quest’ultima la varietà principale per superficie vitata presente in azienda.

L’innovazione: il passaggio al biologico e il progetto delle Terrazze

La produzione è biologica ed entra a far parte dal 2018 dell’Unione Viticoltori di Panzano, il primo bio-distretto vitivinicolo d’Italia.

Un’altra opera innovativa del team Casenuove è “Le Terrazze”, un progetto che consiste nel restauro dei terrazzamenti semi-abbandonati che scendono lungo la collina verso il fiume Pesa. Seguendo i principi di questa vera e propria “arte” (dal 2018 inserita nel Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO), sono stati piantati vitigni autoctoni coltivati ad alberello lamolese, tipico e tradizionale del luogo.

I vini rossi della Tenuta Casenuove: Chianti e IGT Toscana

I Vini

Sono quattro le etichette prodotte da Tenuta Casenuove:

IGT Toscana Rosso
un vino dal colore intenso, un bouquet ricco di frutti neri e rossi con un aroma di spezie e note minereali

Chianti Classico
80% Sangiovese, 15% Merlot, 5% Cabernet Sauvignon, un vino dal colore rosso rubino intenso con riflessi tendenti al viola; con aromi di lampone, violetta e ciliegia, si distingue in bocca per la freschezza della frutta rossa smorzata da una leggera nota sapida sul finale.

Chianti Classico Riserva
100% Sangiovese, si presenta austero al palato, con un bouquet fine comprendente sentori di frutta rossa e ciliegie e note di legno nobile.

Ziik Rosé
Ultimo arrivato della gamma di Tenuta Casenuove, è un vino spumante 100% Sangiovese, originale per il suo bouquet di rosa, in bocca presenta note di frutta rossa, fragolina di bosco e ribes. Si distingue per un finale asciutto e persistente ed è adatto anche da miscelare per cocktail speciali estivi.

Il cofanetto con una bottiglia di vino Zik Rosé e di olio extravergine d’oliva della Tenuta Casenuove

Casenuove SARL

Località San Martino a Cecione
50022 Panzano – Greve in Chianti Italia
Tel +39 055 85 2009
[email protected]

Nail Art, la passione dell’estate per Lui e per Lei

Uomini e donne hanno una nuova ossessione: le unghie!
Tinta unita, fantasie, fluo, a specchio, l’importante è che siano colorate!
PassioneUnghie è il brand che ha messo tutti d’accordo, regalando una vastissima scelta di tonalità per lui e per lei da crearne dipendenza.

La tendenza lemon twist conferma la voglia di colori energici per questa estate: dal pastello al giallo limone e al fluo.

Nella collezione PassioneUnghie infinite le tonalità di giallo: SP29 Lemon Party, SP75 Banana Milkshake, SP167 Pineapple, SP169 Apple Pie, SP191 Yellow Fluo Glitter e SP250Rollcaster,  tutti pigmentati e super coprenti sin dalla prima applicazione.

NOON by FEDEZ

La collezione NOON by FEDEZ è una linea Smalti Gel Polish nata in collaborazione con il cantante Fedez.

Layla Cosmetics è lieta di annunciare la collaborazione con l’artista italiano più seguito sui social, creatore di tendenze e che soprattutto, più di tutti, ha sradicato il concetto di uso smalto solo per la donna.

NOON by Fedez è per lui e per lei e si compone di sei esclusivi smalti semipermanenti e uno speciale starter kit che comprende una lampada Easy Lamp Led, una base top, un buffer, uno sgrassante, un solvente, un nail art brush, due smalti Gel Polish.

“Noon by Fedez” racconta, con le sue sfumature e la sua energia, le passioni, i sogni, le visioni dell’artista:

On Air: Rosso, vivace come brillanti luci led.
Moon Safari: Top coat trasparente fluorescente può esser applicato su ogni colore per renderli luminosi al buio.
Slime: Giallo lime, fluo brillante prende nome dalla sua speciale consistenza sliny.
Faded: Gesso, il bianco si perde nella luce.
Lobster: Arancio, forte e vivido.
000000: Nero, intenso e assoluto.

Il packaging, pensato insieme a Fedez, è sostenibile, il contenitore in vetro infatti è avvolto da uno speciale
film bio che sostituisce la plastica (Earthfirst® PLA BCFB), una confezione rivoluzionaria e piacevole al tatto, le cui linee sono esaltate da sfumature degradè.

L’incontro con Fedez nasce dal comune desiderio di creare qualcosa di unico per le appassionate e gli appassionati di smalti, un prodotto che concede a tutti di esprimere la propria personalità e giocare con lo stile e i colori, divertendosi e stupendoBabila Spagnolo, CEO di Layla Cosmetics.

Fedez e Layla Cosmetics hanno deciso di devolvere una parte delle vendite al progetto “Piccoli Ospiti” di Fondazione
Pangea Onlus, progetto a sostegno delle donne ed i figli vittime di violenza.

“Noon by Fedez” è in vendita presso i migliori retailer di beauty e sul sito laylacosmetics.it

Il cofanetto per nail art NooN by Fedez: una capsule collection di smalti semipermanenti

FLUO anche le FLUO CAT’S EYES di PassioneUnghie

5 smalti semipermanenti, nuovo must have dell’estate 2021.

L’intramontabile effetto “velluto” Cat’s Eyes incontra i colori fluo in una collezione di semipermanenti dai colori vitaminici che uniscono l’energia delle nuances Fluo ai pigmenti magnetici dell’effetto “occhi di gatto”. Il risultato sarà un effetto “velluto”, brillante e cangiante, molto evidente alla luce del sole.

L’effetto cangiante è reso possibile grazie all’utilizzo del magnete che permette di creare riflessi unici e luminosi da sfoggiare sotto il sole. I colori di questa collezione racchiudono al loro interno dei finissimi micro-glitter che grazie all’uso del magnete, creano luminose sfumature.

Inoltre, se esposti alla luce UV, ogni colore della nuova collezione Fluo Cat’s Eye rivelerà un uno straordinario effetto fluo diventando fluorescente.

Le nuances: SP264 Fuxia Fluo Cat’s Eyes, SP265 Pink Fluo Cat’s Eyes, SP266 Orange Fluo Cat’s Eyes, SP267 Lime Fluo Cat’s Eyes, SP268 Green Fluo Cat’s Eyes, tutte molto pigmentate e coprenti sin dalla prima applicazione.

Il cofanetto PassioneUnghie Cat’s Eyes: la collezione di smalti fluo per nail art


E per chi ha la continua voglia di cambiare, le HOLO STRIP di PASSIONEUNGHIE sono la scelta più semplice e più veloce.
Si tratta di strisce olografiche che donano riflessi luminosi ed originali e un tocco glam a qualsiasi manicure: gli Holo Strip, infatti, non solo esaltano il colore di smalto semipermanente sui cui vengono applicate ma creano una nail art ad effetto cangiante e olografico.

Una manicure per vere glam addict, anche Chiara Ferragni ha scelto le Holo Strip per completare il suo total look al Festival di Cannes.

L’esclusiva Holo Strip Collection by PassioneUnghie si compone di quattro bellissime colorazioni: Sky (color argento con riflessi azzurri e viola), Pink (colore rosa con riflessi lilla e argento), Coral (arancione corallo) e Yellow (giallo con riflessi arancioni). Le strisce sono disponibili in due diverse dimensioni, da 1 e 6 mm.

.

Visconti lancia la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel – il video

Visconti lancia la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel con un video promozionale

Protagonista la star Petite Meller tra i luoghi più affascinanti di Firenze
Per la prima volta nella sua lunga storia, la maison fiorentina di strumenti per scrittura luxury sceglie di ampliare il suo messaggio a un mondo lifestyle internazionale

Visconti debutta nell’universo lifestyle con la nuova collezione di penne Opera Demo Carousel, realizzate da maestri artigiani toscani fondendo arte, eleganza e cultura pop.
La storica maison fiorentina, da oltre trenta anni leader nel settore delle penne luxury, sceglie Petite Meller per il video di presentazione della neonata linea in chiave glam e dal respiro internazionale.
L’artista reinterpreta una Maria Antonietta in chiave contemporanea che si muove tra le vie del capoluogo toscano, ben conciliando l’estetica illuminista respirata alla corte di Versailles e l’iconico design del modello Opera.


La nuova collezione Opera Demo, che comprende la penna stilografica, la roller e la versione a sfera, ha come elementi distintivi le trasparenze classiche delle penne demonstrator e i colori brillanti delle giostre parigine. Per la realizzazione di ogni variante di colore della Opera Demo sono stati scelti tre tipi di resina acrilica semitrasparente, che donano lucentezza e unicità; la resina subisce una lavorazione che conferisce a tutta la penna un particolare dinamismo. Tutte le metallerie sono rifinite in palladio e lucidate a mano in laboratorio da artigiani specializzati. La versione stilografica e la roller presentano la chiusura a baionetta brevettata da Visconti, ogni versione monta l’iconica clip ispirata a Ponte Vecchio, che conferisce alla penna maggiore
luminosità.
In particolare, la versione stilografica della Opera Demo Carousel presenta il pennino in oro 14kt prodotto internamente da Visconti, l’asta interna del sistema di caricamento power filler tornita e trasparente che rivela l’inchiostro e l’iconico serbatoio double reservoir, brevettato nel 1998, che permette di gestire il riempimento dello strumento attraverso due serbatoi comunicanti, ma allo stesso tempo indipendenti, che garantiscono la massima sicurezza durante gli spostamenti come i voli in aereo, evitando perdite di inchiostro.

Il nostro obiettivo, condiviso anche con gli azionisti, è quello di trasformare Visconti da azienda orientata al prodotto a un lifestyle brand aperto alla nuove generazioni, nell’arco di cinque anni.
L’ultima collezione Opera Demo Carousel rappresenta un passo verso questo cambiamento, concependo un prodotto ricercato a livello estetico, che fa del colore e delle trasparenze il suo punto di forza, e che propone elementi tecnici di rilievo a un prezzo estremamente competitivo
”, spiega Francesco Poggesi, CEO Visconti.

Petite Meller interpreta Opera Demo Carousel Collection

MOVIE

Il movie di lancio della collezione Opera Demo Carousel si ambienta nella città di Firenze e vede come protagonista la celebre cantante e artista poliedrica francese Petite Meller che, alla ricerca di ispirazione per la composizione di una nuova canzone, parte per un viaggio insieme alla nuova penna Visconti, con la quale fissa su carta i suoi pensieri. Visconti sceglie come location alcuni dei luoghi più affascinanti e ricchi di heritage di Firenze, uscendo dalla logica ritrita della città-museo a cielo aperto e raccontando un mondo più intimo fatto di realtà che, come Visconti, hanno una vera storia da raccontare.


Così, l’artista protagonista si muove all’interno della Galleria Romanelli, un luogo affascinante che trova le sue origini nell’800, passando per lo storico caffè Rivoire, cioccolateria fondata nel 1872 e oggi luogo di culto, fino a coinvolgere Filistrucchi, la più antica bottega di Firenze, tramandata di padre in figlio per ben nove generazioni, che dal 1720 produce parrucche, barbe, baffi, toupet, maschere e protesi per teatro, cinema, televisione e moda.
All’interno di questo scenario si inserisce Visconti che comunica, per la prima volta dalla data di fondazione, a un mondo che non si limita al solo collezionista o al tecnofilo degli strumenti da scrittura. Anche grazie alla forza espressiva di Petite Meller il messaggio di Visconti si fa più ampio e abbraccia chi è alla ricerca di un accessorio artigianale di alta qualità, un oggetto funzionale e di alto valore estetico che, come l’orologio o la borsa, diventa status symbol da godersi e da esibire.
La scelta di comunicare il lancio della nuova collezione con uno short movie che coinvolge la presenza di Petite Meller è per l’azienda la risposta alla richiesta di una clientela internazionale che vede nella penna uno strumento funzionale e al tempo stesso un accessorio da abbinare ad un total look, un oggetto di design che è rappresentazione stessa della personalità di chi lo utilizza.
Allo stesso tempo Visconti, con il design della nuova collezione e una comunicazione che mira all’estetica, parla ad una clientela in costante evoluzione e che coinvolge sempre più l’universo femminile, spesso poco considerato dalle aziende che producono strumenti da scrittura e che vedono nella penna uno strumento dedicato principalmente all’uomo.

Quando nasce l’ azienda? 1988
A chi appartentiene la proprietà dell’Azienda e quali le figure di vertice?

Visconti è attualmente un’azienda leader nel settore degli strumenti da scrittura. Già a partire dagli anni 90 si è sempre distinta per i suoi prodotti realizzati con materiali particolari come polvere di lava, celluloide e bachelite, e dai colori accesi prodotti a Firenze nei laboratori e nell’officina interna all’azienda. La proprietà che detiene la maggioranza delle quote in questo momento ha partecipazione estera. Nel 2018, quando l’ultimo dei fondatori dell’azienda ha ceduto le sue quote, è subentrato come nuovo CEO di azienda Francesco Poggesi.

Chi è Francesco Poggesi, CEO di Visconti e da quando entra a far parte dell’Azienda?

CEO di Visconti dal 2018, Francesco Poggesi, nato a Firenze, ha un background come manager nel mondo del lusso e della moda, infatti, dopo aver ricoperto importanti incarichi per brand come Gucci Group (Gucci Division e Boucheron), Amedeo Testoni, Salvatore Ferragamo e Borbonese, ha intrapreso un percorso strategico che mira a riposizionare Visconti come brand Lifestyle.


Come avete chiuso il 2020 in termini di fatturato? Avete risentito delle chiusure determinate da Covid-19?

Il fatturato dell’azienda si attesta intorno ai 5 milioni di Euro. La crisi derivante dalla pandemia ha influito circa sul 20-25% del fatturato, considerando il contesto economico dovuto alla situazione e alla nostra rete vendita che si basa principalmente sulla distribuzione, fortemente colpita anche e soprattutto a causa dell’impossibilità della clientela di recarsi fisicamente presso i negozi dei nostri rivenditori. La scelta strategica legata ad uno sviluppo prodotto posizionato su una fascia prezzo che ha risentito meno della crisi (come le nostre limited edition), unita agli investimenti continuativi nel digitale, ci hanno portato a chiudere il Q1 superando le stime di budget.

Previsioni sul 2021?

Per il 2021 prevediamo di recuperare un 30/35 % del fatturato rispetto al 2020 (intorno a 5.3 milioni di Euro) che si va a tradurre in un incremento del 7/10% rispetto al 2019


Quali sono i mercati nei quali siete distribuiti? Quali quelli che vorrete approcciare?

La nostra distribuzione si estende in maniera capillare in tutto il mondo. Gli Stati Uniti, con cui collaboriamo da circa dieci anni, sono il nostro partner principale, per poi passare all’Europa, dove l’Italia si conferma come leader. I mercati nuovi da approcciare sono i sicuramente nell’area di maggiore potenziale, come quella del Far East, dove in parte siamo già presenti (Cina, Giappone, Corea, Taiwan e Hong Kong), e il Medio Oriente, dove prevediamo di crescere anche a livello retail.

Quali sono gli step più significativi che hanno caratterizzato la storia dell’azienda?

Visconti nasce dall’idea di due amici di trasformare una passione in un business. Le numerose innovazioni introdotte nel mondo degli strumenti da scrittura, come i sistemi di caricamento Power Filler e Double

Reservoir, il sistema di chiusura a baionetta e l’iconico calamaio da viaggio, hanno reso l’azienda nota a livello internazionale. L’acquisizione da parte della proprietà saudita che detiene la maggioranza dell’azienda ha permesso a Visconti di continuare a crescere nel corso del tempo e ad essere riconosciuta per l’utilizzo di materiali innovativi e colori vivaci. Altro traguardo molto importante degli ultimi anni sono state le diverse collaborazioni con designer e architetti di fama internazionale, come la IOPENNA realizzata da Gaetano Pesce, che hanno aperto la strada ad un approccio più fresco e innovativo, rivolto al mondo lifestyle.

Vengono usati materiali eco-sostenibili nelle vostre collezioni?

Abbiamo una collezione, chiamata Eco-Logic, creata con bioplastica di canapa e racchiusa da un box realizzato in materiali riciclati

Dove vengono prodotte le collezioni?

Sia i materiali che la produzione delle penne sono tutte interne all’azienda e made in italy

Quale è il target di riferimento dei vostri prodotti?

Amanti della scrittura, degli accessori di lusso e degli accessori prodotti in serie limitata

Quali sono i progetti futuri ai quali lavorerete?

Sicuramente prevediamo di consolidare i mercati già esistenti e rafforzare la nostra presenza dove c’è più potenziale sia a livello fisico che digitale. Le tre aree nelle quali vogliamo investire maggiormente sono i canali digitali, le nuove partnership con i Department Store e, tra un paio di anni, il canale del Travel Retail. Stiamo lavorando per rendere sempre più efficiente il dipartimento produttivo interno, che per noi è tra i principali punti di forza. In fine stiamo lavorando alla rivisitazione della nostra linea di orologi e alla realizzazione di progetti esclusivi per i nostri canali retail, principalmente quello online.

Cosa significa per voi debuttare nel mondo lifestyle? Quale traguardo rappresenta?

Debuttare nel mondo lifestyle significa per noi raggiungere una fetta di mercato completamente diversa da quella attuale. Il classico collezionista verrà affiancato da una clientela internazionale composta da uomini e donne che hanno una modalità di acquisto diversa e un approccio molto più digitale. Il core business dell’azienda resterà comunque la penna e verranno introdotte delle nuove categorie di prodotto, connesse al mondo degli strumenti da scrittura, che aiuteranno a veicolare al meglio i valori di italianità, artigianalità e innovazione che da sempre ci caratterizzano.

Cosa rappresenta la collezione Opera Demo Carousel?

L’Opera Demo Carousel nasce da una collezione iconica Visconti, rivisitata in chiave Lifestyle e interpretata come un vero e proprio accessorio. La collezione unisce la tecnica ai colori e viene lanciata sul mercato a un prezzo molto competitivo rispetto ai particolari tecnici che la caratterizzano (sistema di caricamento Power Filler Double Reservoir, chiusura a baionetta e pennino in oro 14kt prodotto in house), la forma e le diverse colorazioni la rendono estremamente versatile sia per un uomo che per una donna.

Quali le collaborazioni più importanti che avete realizzato?

Tra le collaborazioni principali realizzate negli ultimi anni c’è sicuramente quella con Gaetano Pesce, designer e architetto di fama internazionale, che ha disegnato la nostra IoPenna, opera da collezione e strumento di scrittura innovativo dal corpo duttile in resina soffice.

Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento, l’albergo-museo che tutti aspettavamo

Dormire in un museo oggi si può, un museo tra le comodità di un albergo; a realizzare questo sogno è l‘Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento: 100 camere per 100 artisti nella zona più panoramica della città, il Paradiso dell’arte unito alla mirabilia del paesaggio. 

La struttura è nata nel lontano 1970 dalla famiglia Colonna; oggi il visionario Mario insieme ai figli Alberto ed Ignazio, gestisce quello che è a tutti gli effetti un museo a cielo aperto e stanze chiuse: installazioni, quadri, fotografie, sculture, dal giardino, percorrendo le scale dell’albergo e nelle stanze, il cliente può lasciarsi sorprendere dall’esclusività dell’opera e dalla possibilità unica di vivere l’opera stessa e goderne per sé soltanto. Sembravano scene da film mentre oggi divengono realtà all’Art Hotel Gran Paradiso, l’esperienza dell’hotellerie e la grande passione per l’arte contemporanea della famiglia Colonna vi accompagneranno in un viaggio unico ed indimenticabile.



Da amateur, Mario Colonna nel ’74 mancando per un soffio l’acquisto di un capolavoro di Francis Bacon in una Londra fumosa, diviene un appassionato collezionista d’arte contemporanea e l’Hotel viene trasformato in Art Hotel Gran Paradiso nel 2008 inaugurando un progetto davvero unico chiamato 100 al cubo: 100 camere, 100 artisti e 100 anni. 

Sono tutte camere allestite e pronte all’esibizione, gli artisti coinvolti arrivano dai più importanti panorami d’arte contemporanea nazionale ed internazionale, tra loro Claudio Parmiggiani, Friedensreich Hundertwasser, Fabio Mauri, Giulia Piscitelli, Mimmo Paladino…

Un progetto di mecenatismo e una collezione permanente tra le più grandi in Italia e soprattutto “da vivere” singolarmente; nessun museo potrà offrirvi questa immensa possibilità, la fortuna di dormire ai piedi di un Takeo Hanazawa, o di contemplare per una settimana intera un Hundertwasser. 

E’ esattamente di fronte all’Art Hotel Gran Paradiso che l’artista Lello Lopez vive, ai Campi Flegrei, luogo dove trova costante ispirazione, l’heimat tanto ricercato. 
Nella stanza 121 ci regala i disegni dei pavimenti calpestati da bambino, le mattonelle delle case vissute da ragazzo con i genitori, anche i limoni riportati in bianco e nero sulle pareti della camera sono il frutto del suo materiale mnemonico. 

Per Lello Lopez, classe 1954, il passato ci sfiora sempre, l’inizio torna a toccarci, è una spirale raccolta che raccoglie gli oggetti del passato pronti per essere rivissuti e usati per una nuova opera che intitola “Memorie” (2016).

opera di Lello Lopez, stanza 121


E’ di Sasà Giusto la stanza delle “chiavi”, l’opera concettuale e minimale che riporta disegni di ogni tipo di chiave, di ogni forma, con etichetta e numero di camera, infilate in un portafoglio, chiavi d’auto e antiche chiavi da portone, chiavi sospese nel vuoto e chiavi inserite nelle serrature, pronte ad aprire chissà quale porta, chissà quali altre stanze. Una ricerca concettuale legata all’attività che la ospita. 

Carmine Rezzuti porta in stanza i rami e i pezzetti di legno recuperati dal mare, assemblati e colorati con i toni della natura. Messi così in fila sulla parete sembrano lasciare un messaggio…a voi decifrarlo. 

Nella stanza 127 potrete dormire con i figli di Mario, il proprietario, si perchè Martin Maloney ha ritratto la sua progenie con la tecnica della bad art, tratti volutamente grezzi ma dal dettaglio esplicativo, uno sguardo stanco, un sorriso celato, sono i 5 ritratti che vi accompagneranno, giorno, e notte. 

Claudio Parmiggiani lo scoprirete nella 130, con delle piccole-grandi opere; un numero più in là e arriverete al primo amore di Mario Colonna, Friedensreich Hundertwasser, scoperto ad una mostra a Bruxelles. 

opera di Julia Krahn

Julia Krahn, artista sensibile, porta il fondale marino sulla terra con un resto raccolto dal Vesuvio. 

Da questo pezzo ha lasciato colare una striscia di ceramica bianca, sottolineando il contrasto di colori anche sulle pareti immerse nell’azzurro turchese di un mare e di un cielo surreali, dove la materia si fonde e si confonde. 

Personale rappresentazione della natura e dei suoi 4 elementi di Wattanachot Tungateja, artista tailandese; per gli amanti della Pop Art le avventure di Paperino, Pluto ed Hello Kitty in un’esplosione di colore di Angelo Volpe; Salvatore Manzi ci porta in un’immersione desertica, in contemplazione avvolti dalle note calde dell’arancio e dei rossi. Unico segno di umanità, le tende beduine, ma non ci è dato sapere se siano abitate oppure no.

Opera di Serse Roma, stanza 213


Nella camera 213 la matita è protagonista, i disegno di Serse Roma sono onirici e grandiosi come la Luna che rappresenta nella faccia che mostra, e astratti nelle canne di bambù che si riflettono sull’acqua. Perfetti come una fotografia. 

Daniela Morante – La stanza della quieta Esistenza 
Una meravigliosa serenità si è impossessata di tutta l’anima mia , simile a questo dolce mattino di primavera che mi godo con tutto il cuore. Sono solo e gioisco della mia vita in questo luogo che è stato creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, talmente immerso in questo sentimento di quieta esistenza, che la mia arte ne soffre. Non potrei disegnare ora nemmeno un tratto, eppure mai come in questi momenti sono stato pittore più grande.” J.W. Goethe, I dolori del giovane Werther 

E’ con questa citazione che si apre la stanza di Daniela Morante, artista per cui la cromoterapia assume un significato importante. Dal soffitto scendono righe di colore e piccoli pezzetti di specchi che riflettono la luce che entra dalle finestre. Sono le sfaccettature del mondo, quelle esterne che si riescono a vedere solo quando “ci si avvicina”, e “ci si avvicina” solo con il cuore, questo lo spiega grandiosamente Goethe nel suo lavoro più grande. 

opera di Giulia Piscitelli, il Tempio di Hera

Giulia Piscitelli 

Ospite 
In questo spazio anonimo 
disfati del peso della tua valigia
spogliati
distenditi sul letto 
guarda nel vuoto
e troverai la terra
del Tempio di Hera
 

Il tempio di Hera, moglie di Zeus a cui fu omaggiata la Basilica di Paestum, è riportato in blu e oro sul soffitto della stanza; un invito dell’artista a lasciare fuori dallo spazio i pesi della vita, ad essere centrati e a lasciarsi trasportare dalla luce che viene dall’esterno.

Maurizio Elettrico 
Il Fellini della pittura, Maurizio Elettrico, arricchisce la stanza dell’Art Hotel Gran Paradiso con personaggi immaginari, onirici e fantastici. I simboli disegnati a mano libera sui muri sono ripresi a creta in decori nobili e suggestivi; dai cerchi di plexiglass colorato frasi latine “Deus est Motus” (Dio è movimento).

Elfi, Ufo volanti, draghi sputafuoco, maestose fenici accompagneranno i vostri sogni più belli…o i vostri peggiori incubi. 

opera di Donatella Spaziani


Donatella Spaziani ha dato ben da lavorare anche a tutto il team dell’Art Hotel: una stanza che fuoriesce dal contesto e si differenzia da tutte le altre per colore, fantasia, concetto. 
La Spaziani l’ha letteralmente arredata con una carta da parati rossa da cui spiccano argentee rose. L’effetto optical prosegue sul pavimento con delle maioliche bianche e rosse con dei soli al centro e, composta in una cornice, la figura (o)scura di una donna che pare riposare. Shhh…

Luisa Terminiello 
Una delle poche fotografe coinvolte nel progetto, Luisa Terminiello porta una raccolta di scatti in bianco e nero dove il volto si nasconde, da maschere, maxi foglie, indumenti e grandi recipienti colmi d’acqua. E’ l’espressione del volto a mancare, ma non quella del corpo. 

Imma Indaco
E’ nelle radici che si trova la vera bellezza, così sembra dire sottovoce l’artista che collega i codici del dna alle infinite intersezioni di una lavorazione ad uncinetto. E lo fa a matita con una cura quasi maniacale su dei semplici fogli che non hanno bisogno di altri imbellettamenti. 

opera di Nicola Gobbetto



Nicola Gobbetto 
E’ alla fiaba di “Biancaneve e i sette nani” che si rifà questa foresta fatta di mattonelle colorate. 
Sono le prime traspiranti create da una fabbrica del nord italia, acquistate ben 10 anni fa. 
Una frase impera alla testa del letto “Stay Beautiful”, speriamo per i prossimi 100 anni ma con un principe già accanto!

Takeo Hanazawa 
Da lontano un’onda di Hokusai, le stesse delicate tonalità dei bianchi e dei blu, avvicinandosi scopriamo invece che la composizione è formata da teschi innevati, che ricorrono anche sui frutti ancora appesi agli alberi che spuntano dalle pareti. Una metafora della vita a cui nulla può sfuggire, soprattutto la morte. Ma questi toni pastellosi sembrano comunicarci che l’accettazione è l’unica via per la felicità, chissà che anche questa stanza porti nella notte degli splendidi consigli. 

opera di Takeo Hanazawa

L’arte per lo spirito si fonde all’arte culinaria all’Art Hotel Gran Paradiso, il Tonì Restaurant offre un menù che canta tutte le succulenti prelibatezze della gastronomia locale, dalla mozzarella con la lacrima ai grandi limoni rugosi della Costiera. Potrete godere di un panorama unico dalla collina affacciati sul grande terrazzo del ristorante e abbracciare, come un’opera d’arte, il tramonto che vi saluterà ogni sera.

L’ospitalità tipica partenopea la vivrete anche alle “Colline di Sorrento”, tappa immancabile della città, accompagnati da un’ospitale famiglia che vi racconterà l’affascinante e duro mondo delle limonaie. Anche questo paesaggio lo si vive come immersi in un profondo quadro, tra agrumi profumatissimi e nostalgici ricordi. 

L’Art Hotel Gran Paradiso offre un soggiorno autentico, unico, incomparabile; accontenterà gli amanti dell’arte e avvicinerà i neofiti; cullerà la vista con il placido mare e lenirà lo spirito dei più inquieti. Sarà divertente scegliere ogni volta una nuova stanza tra le 100 e scoprire, come un libro aperto, l’artista e la sua opera d’arte da vivere.

Art Hotel Gran Paradiso 
Sorrento in Via Catigliano, 9
Telefono +39 081 807 37 00 – Fax: +39 081 878 35 55
E-mail: [email protected]

Hotel Excelsior Pesaro, l’albergo 5 stelle figlio di un visionario

Hotel e Super Suite

Se il buongiorno si vede dal mattino, la buona accoglienza si vede dal benvenuto che ti attende in camera: un’alzata di pâtisserie golosa con fragole fresce e cioccolatini. E’ così che verrete salutati dall’Hotel Excelsior di Pesaro, il 5 stelle fronte mare che gode di fama per ogni suo servizio. 

E’ l’unica struttura della città che veste da sposa, un edificio total white ed una spiaggia attrezzata di ombrelloni e sdraio della stessa candida tinta, è la luce di Pesaro, il luogo dove poter unire il bisogno del relax al vezzo della coccola

La progettazione dello spazio e degli arredi è stata affidata all’architetto Andrea Fogli, che ammorbidisce i toni per gli interni con un crema per le poltrone nella hall, l’avorio per i tavolini, il panna per gli accessori.  

La Superior Suite, la più grande e ariosa della struttura, 46 mq, è arredata con poltroncine in pelle, pezzi di design, divano in tessuto ecru’; alle pareti, incorniciate, delle foto in bianco e nero di oggetti demode’ – una macchina da scrivere, un pennino con inchiostro, un vecchio telefono, una lettera scritta a mano, è il passato che bussa e che ci apre al futuro meraviglioso di fronte alla finestra della camera da letto, un grande terrazzo vista mare sulla spiaggia privata. 

Il salotto nella hall dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
la Hall
La Suite Superior dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
Suite Superior
La Reception dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
la Hall



La vera chicca è il grande bagno in marmo con doccia doppia a parete e vasca idromassaggio, divisa da una vetrata dalla camera da notte, potrete scegliere se godervi il panorama dell’Adriatico oppure oscurare tutto e lasciarvi avvolgere dall’intimità di coppia. 

Ogni ambiente è riscaldato dal parquet che si fonde al legno della grande terrazza; a impreziosire il bagno i particolari mosaici e una Pesaro artistica alle pareti, dove le palme sono protagoniste. Fuori, un arcobaleno di colori dato dagli ombrelloni e dalle acque calme e rigeneranti del mare. 

La Terrazza vista mare dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
la terrazza


Ogni camera dispone di climatizzazione con sistema di controllo della temperatura basato sulla presenza del cliente e sull’apertura delle finestre; dispone di facciate con sistema termoisolante, di chiave elettronica per attivare o disattivare i sistemi della room, di illuminazione a basso consumo potenziata in parte da pannelli solari, e di biancheria in fibre naturali, piccoli accorgimenti per scegliere un viaggio eco-sostenibile e green e ridurre così gli sprechi di energia

La SPA 

Per un soggiorno di vero relax, Hotel Excelsior Pesaro offre l’ingresso gratuito alla SPA per i propri ospiti. 
Il centro benessere gode di un panorama invidiabile a molte altre strutture perchè posizionato fronte mare con la grande piscina coperta riscaldata dentro cui si specchia la natura. 
Doccia emozionale, sauna finlandese e hammam sono gli ambienti dove dimenticarsi del tempo e dedicarsi alla cura e al benessere psicofisico.

L’hammam è strutturato secondo i principi tradizionali del corretto bagno di vapore, con Tepida-rium (30°), e Calidarium (45°); un angolo tisaneria vi accoglierà con biscotti secchi e frutta fresca. 

La SPA dell'Excelsior dove rilassarsi dopo una giornata al mare
la Spa

Il centro dispone inoltre di numerose aree per i trattamenti, che è possibile prenotare per la coppia o singolarmente; delle professioniste vi aiuteranno nella scelta e vi accompagneranno a quello più adatto a voi, come per lo speciale Savonnage, un prezioso massaggio dalle origini orientali. 


In un bagno di vapore verrete inumiditi in tutto il corpo con un delicato getto di acqua tiepida per poi essere insaponati dal un ricco sapone nero fatto di olii essenziali, olio di Argan, Rassoul e argilla del Marocco. Questa prima parte del trattamento serve ad idratare la pelle e nutrirla in profondità, oltre ad essere un rito dal potere rilassante dovuto dal massaggio stesso; in un secondo step con un delicato guanto di crine verrà effettuato un leggero scrub su tutto il corpo con movimenti circolari facendo più pressione nelle zone di ispessimento e ruvidità della pelle, in questo modo si aiuta l’eliminazione delle cellule morte, delle tossine, si stimola il microcircolo e si accelera il turn-over cellulare.
Al termine del massaggio si risciacqua abbondantemente il corpo con acqua tiepida e si procede con l’applicazione di un olio dal forte potere nutriente nella stanza massaggi. 

La piscina termale dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
la Spa

Luxury anche prodotti per i trattamenti estetici dell’Hotel Excelsior di Pesaro, ottimi e talvolta introvabili, come la Ligne St.Barth caratterizzata da texture cremose e profumi dei Caraibi o la linea cosmetica firmata Murad, alla continua ricerca di formulazioni innovative che donano l’idratazione necessaria alla cute per restituirle il nutrimento.

59 Restaurant Pesaro

Cucina contemporanea e creativa, rispetto delle tradizioni e approvvigionamento km 0, fanno del ’59 Restaurant una perla gastronomica delle Marche. 
Le composizioni armoniche e colorate l’avvicinano al concetto pop; i prodotti del territorio vengono esaltati per struttura e sapore; gli accostamenti sono perfettamente studiati per regalare ai commensali esigenti un’esperienza sensoriale unica. 
Assolutamente da provare i fiori di zucca ripieni su guazzetto di sugo, la tartare di gamberi rossi di Mazara con burrata e ricci di mare, le capesante scottate con grattata di tartufo su purea di patate, e i golosissimi dolci dalle geometrie perfette da abbinare ad un calice di Anghelu Ruju Riserva del 2005, il sardo liquoroso di grande pregio ideale a fine pasto. E’ potente, vigoroso, complesso, dalle note di canditi, amarene, spezie dolci e frutta secca; l’angelo rosso è solo per i palati strutturati e pronti.

La sala del 59Restaurant
59 Restaurant Pesaro

Per il pranzo l’Hotel Excelsior di Pesaro offre il Ristorante adiacente la spiaggia Il Lido dove gustare un pranzo al fresco o un light lunch prima di dedicarsi alla tintarella. 
Drink, smoothies, gelato artigianale, sfiziosa pasticceria, il super richiesto tiramisu o l’estivo budino di riso e albicocca, il servizio del Lido è pronto a viziarvi direttamente sotto l’ombrellone, sugli ampi lettini perfettamente distanziati secondo le normative Covid; ampi bauli in legno dotati di lucchetto sono adagiati a terra per riporre in tutta sicurezza i vostri beni in caso di assenza; lo staff vi porterà alla vostra postazione pronta con teli mare e acqua fresca. 

Il Lido dell’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
Il Lido

Area Fitness

Per i più sportivi e per chi non vuole rinunciare alle ore di allenamento anche in vacanza, l’Area Fitness è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 21 e offre i più innovativi attrezzi Technogym, tapis roulant, cardio step machine, cyclette, panche reclinabili, manubri e attrezzi per lo streching. 

Per chi allena lo spirito invece è disponibile la lezione di yoga all’alba, un toccasana per mente e corpo con il grande plus di poterla svolgere fronte mare, accarezzati dal suono delle onde. 

La spiaggia privata dell’Hotel Excelsior
la spiaggia

I rumori incrociati di passi, musica, cani, di bicchieri che si toccano dai tavolini di un bar e delle voci allegre di chi è già in vacanza, si sprigionano dalle strade come un coro soave. 
Pesaro la si vive all’aria aperta, girando per le viuzze del centro o costeggiando il mare per raggiungere i bar e i ristoranti che brulicano di turisti gioiosi in bicicletta, con le bikes fornite dall’albergo con tanto di lucchetto. 
Contraddittoria l’opera di Arnaldo Pomodoro, l’imponente Sfera in bronzo che si adagia leggera su uno specchio d’acqua. La si trova in Piazzale della Libertà, è chiamata “la palla di Pomodoro” e sembra fluttuare come una bolla; vista da diverse angolazioni riflette la natura circostante facendosi beffe di noi, come la Luna, e mostrandoci solo il volto che preferisce. 

L’Hotel Excelsior 5 stelle a Pesaro
Hotel Excelsior Pesaro, albergo 5 stelle

Padre dell’Hotel Excelsior di Pesaro, l’imprenditore Nardo Filippetti, ex patron di Eden Viaggi e ora presidente di Lindbergh Hotels, un passato da emigrante e una lunga carriera nel campo dell’hotellerie e dell’accoglienza.
Nominato il 2 giugno 2014 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Cavaliere del Lavoro, oggi l’imprenditore visionario mette le ali e fa decollare Kairos Air, una compagnia aerea tutta made in Marche che avrà come base proprio l’aeroporto di Ancona-Falconara. Chi pensa in grande, non si ferma mai.

Pesaro
Lungomare Nazario Sauro
+39 0721/630011
sito web

Belvedere inaugura le oasi Summer Bay per l’estate 2021

BELVEDERE CELEBRA L’ESTATE 2021
CON L’INAUGURAZIONE DELLE OASI BELVEDERE SUMMER BAY E IL LANCIO DI UNA BELVEDERE PURE IN LIMITED EDITION


Belvedere presenta Summer Bay, un programma esclusivo dedicato ai vodka lovers, pensato per celebrare i colori, la freschezza e la naturalità dell’estate.

Per il progetto Belvedere Summer Bay, il brand ha selezionato sei location in tutta Italia, cocktail bar e beach club tra i più iconici della penisola, che per tutta la stagione vestiranno i colori di Summer Bay con un set up dedicato e coloratissimo: dal Coco Beach di Lonato del Garda allo Shedpark di Busto Arsizio, da Ceresio 7 nel cuore di Milano al Papeete Beach di Milano Marittima, al Supporter Beach di Fossacesia fino al Tayga Beach di Maruggio.

Nelle sei Oasi Belvedere Summer Bay, sarà possibile scoprire in esclusiva la nuova bottiglia di Belvedere Pure in vetro satinato, in un’imperdibile edizione limitata da collezione, così come i tre signature cocktail pensati ad hoc per celebrare l’estate 2021: tre straordinarie creazioni ideate dal brand per festeggiare l’arrivo dell’estate.


Belvedere Spritz
Un grande classico rivisitato, con note inedite di pompelmo rosa

Ingredienti:

30ML Belvedere Vodka
15ML Marendry Fabbri
45ML Succo di pompelmo rosa fresco 15ML Sciroppo di zucchero
Top Champagne
Garnish: Zest o fetta di pompelmo rosa Tecnica: Built, on the rocks

Belvedere Air

Un mix vellutato e freschissimo dove la purezza di Belvedere si sposa con il sapore avvolgente del latte di mandorla

Ingredienti:

45ML Belvedere Vodka 15ML Succo di limone fresco 22,5 Honey Mix (2 miele:1 acqua) 60ML Latte di mandorla Garnish: Foglioline di menta Tecnica: Built, on the rocks

Belvedere Crush

Il primo frozen drink firmato Belvedere, servito in uno speciale bicchiere che rende il consumatore protagonista dell’ultima fase della preparazione

Ingredienti:

30ML Belvedere Vodka 22,5ML Succo di limone fresco 22,5 Sciroppo di zucchero 22,5ML Liquore alle more 100ML Acqua Tecnica: frozen over night




Le location selezionate hanno aderito con entusiasmo al programma Belvedere Summer Bay e sono pronte a rendere speciale l’estate 2021:

Ceresio 7, Milano

Trovo ci sia un’armonia perfetta tra Ceresio 7 e il progetto Belvedere Summer Bay: da una parte un set up e una limited edition che evocano divertimento, leggerezza, benessere e relax; dall’altra Ceresio 7, che con la sua location esclusiva, dotata di due bellissime terrazze con piscina, è un vero e proprio simbolo del lifestyle milanese”, Guglielmo Miriello – Bar Manager Ceresio 7

Coco Beach, Lonato del Garda (BS)

 “Siamo orgogliosi che il Coco Beach sia stato scelto per diventare una delle Oasi BelvedereSummer Bay in Italia, nell’ambito di un importante e prezioso progetto di partnership che ci incoraggia a guardare avanti con fiducia”, Jacopo Coppiardi – Direttore Artistico Coco Beach

Shedpark – Chiringuito del Foscolo, Busto Arsizio (Va)

 “Il progetto Summer Bay è l’opportunità per consolidare ulteriormente il nostro rapporto con Belvedere. Abbiamo condiviso appieno la filosofia Made With Nature, che si sposa perfettamente con il mood del nostro Shedpark – Chiringuito del Foscolo: un locale immerso nella natura, che offre la possibilità di consumare ottimi cocktail in un’oasi metropolitana”, Andrea Marcella – Amministratore ROY SRL

Papeete Beach, Milano Marittima (RA)

 “Continuare a collaborare con eccellenze come Belvedere significa premiare i nostri ospiti con una proposta super premium, ricercata e attentissima alla qualità della materia prima. La naturalità e il glamour di Belvedere Summer Bay rappresentano appieno lo spirito di questa estate”Marco Valtancoli – Direttore Papeete Beach

Supporter Beach, Fossacesia (CH)

 “La possibilità di collaborare con un brand di prestigio come Belvedere, nell’ambito di una partnership così esclusiva, rappresenta per il nostro marchio un motivo in più per ripartire con fiducia: occorre focalizzarci sul futuro e lavorare su prospettive di ripresa” Donato Di Campli – Titolare Supporter Beach

Tayga Beach Club, Maruggio (TA)

Essere stati selezionati da Belvedere, leader tra le premium vodka, ci rende molto fieri del lavoro svolto in questi primi cinque anni di apertura. Summer Bay è un progetto innovativo per tutte le sue peculiarità, è stato stimolante sin dalle prime fasi in cui ci è stato proposto. Non vediamo l’ora che arrivi l’estate per vestire il Tayga con i colori di Summer Bay”, Biagio Fiorino – Titolare e General Manager Tayga Beach Club

Canne Bianche, il 5 stelle sul mare in terra pugliese

Canne Bianche, il 5 stelle in terra pugliese

Ancora, dalle strade, le Ape car cariche di legna; alla guida, uomini dai tipici occhi scuri e il viso scavato dal sole, solchi così profondi che ricordano le robuste radici degli olivi.
Se questo panorama ci stupisce, si comprende che siamo turisti perchè queste terre assetate e bruciate e il via vai dei carretti sono invece la fotografia quotidiana della terra più bella d’Italia, la Puglia

Nei campi aridi le donne raccolgono qualche frutto, in alcuni possiamo ancora vedere un dolmen trovato durante alcuni scavi e risalente all’Eneolitico (III-II millennio a.C.) noto come Dolmen di Montalbano e “tavola dei paladini”. 
E’ l’assoluta mancanza di traffico rumoroso e sfrecciante che permette ai visitatori la totale libertà di perdersi nel panorama, si riaffiora soltanto per il profumo forte dei fiori e degli alberi da fico. 

In mezzo a tutto questo, affacciata direttamente sul Mar Adriatico, la struttura 5 stelle Canne Bianche, un ex canneto imbiancato dalla salsedine dove Antonio Mangano, fondatore e anima dell’hotel, amava fare jogging rinfrescato dall’aria costiera.
Oggi, questo gioiello situato a Torre Canne di Fasano, a metà strada tra Bari e Brindisi, è l’unico hotel 5 stelle in terra pugliese con accesso diretto al mare ed è totalmente a conduzione familiare.
La quinta stella arriva nel 2019 con l’ingresso di Gianvito Mangano, figlio del fondatore, una gavetta a Londra, un diploma presso l’Ecole hôtelière di Losanna in Svizzera e oggi Direttore Operativo dell’albergo di famiglia. 


LIFESTYLE HOTEL 

L’obiettivo di Canne Bianche è quello di offrire un servizio di “Lifestyle hotel”, non solo ottima posizione, non solo le eccellenze culinarie del territorio, non solo l’offerta delle ultime tendenze, ma una vera e propria “slow life pugliese”, dove poter avere il barbiere, il Sig. Modesto all’alba direttamente sulla spiaggia mentre leggete il quotidiano e vi gustate il vostro caffè mattutino. Oppure avere il piacere di immergervi nella tradizione con la signora che una volta al giorno cucina i taralli tipici, presenti su tutte le tavole pugliesi; o ancora godervi il panorama in bicicletta lungo il Parco Dune Costiere o noleggiare un catamarano per un tuffo in mezzo al mare, dalle coste di Polignano al salto di un delfino, se siete fortunati. 

La Puglia non finisce mai di stupire e di stregare e se avete un desiderio Maria Adele Divella, la guest relation manager, vi accontenterà. Per gli sportivi sono disponibili passeggiate a cavallo e per le anime spirituali i corsi di yoga nel momento più lieto della giornata, la golden hour, quando il rumore inizia a calare e potete immergervi nel suono delle onde o dell’handpan, un toccasana per mente e cuore.

 

TIMO 

Con i nomi degli aromi più utilizzati, il Canne Bianche incorona TIMO il ristorante delle cene fine dining capitanato dal nuovo Executive Chef Matteo Manco, che punta sulla valorizzazione dei prodotti del territorio e sulla stagionalità. E se delizia con un semplice pomodoro esplosione di sapori come benvenuto, vi lasciamo immaginare il resto. 
Elegante e intimo il terrazzino privè accanto alla piscina dove farvi coccolare, rigorosamente a lume di candela, dalle note di una fisarmonica e dalla luce argentea della Luna.


A_NETO è la nuova proposta dell’hotel, il ristorante più suggestivo perchè accanto alla spiaggia: aprirà anche la sera per proporre le pizze gourmet che vi calamiteranno come ciliegie, una tira l’altra. Da abbinare alla birra artigianale LINFA, ultima in casa Birranova, è fresca, intensa, dalle note agrumate e dal finale piacevolmente amaro.

AQUA 

Non c’è relax senza una zona wellness, e quella di Torre Canne offre doccia svedese, bagno turco, doccia emozionale e specifici trattamenti con l’uso di prodotti ispirati alla filosofia della biomimesi marina.
200 metri quadri totali per la Spa che costituisce un grande plus per gli ospiti e per le coppie che potranno scegliere i trattamenti a due nella grande vasca idromassaggio, per poi regalarsi il sano silenzio sui lettini e gustando una tisana alla malva o rituali olistici a base di pietre Himalayane e Sali del Mar Morto. 

PISCINA

Comfort e servizio all’altezza delle aspettative per la grande piscina attrezzata di Canne Bianche Lifestyle Hotel.
Lettini con ombrelloni e maxi letti balinesi con tende per un pisolino pomeridiano o per riposare all’ombra. Il servizio al posto con aperitivo è ricco di salatini, fragranti taralli appena sfornati e olive pugliesi. 


Altri servizi: 

Da questa stagione inoltre Canne Bianche sarà anche pet friendly; sì quindi ai nostri amici a quattro zampe che avranno alcune zone dell’hotel dedicate a loro e adibite a passeggiate in compagnia. 

E per il viaggio di ritorno nessun problema, su richiesta si potrà prenotare il tampone in struttura per evitare qualsiasi stress.


Canne Bianche Lifestyle Hotel è quel luogo dove ritrovare l’intima soddisfazione che può darti solo la natura, così lasciava intendere Goethe, perchè le nubi, il mare infinito, le coste frastagliate, la sabbia densa e l’aria pulita arrivano direttamente al cuore, e pare che lo spirito si sazi di tanta bellezza. 

Ghemon & Goemon, rapper e samurai a confronto

L’uno è Gianluca Picariello, in arte Ghemon, professione rapper; l’altro è Goemon Ishikawa XIII, in arte Goemon, professione samurai. L’uno lo abbiamo appena visto esibirsi sul prestigioso Palco di Sanremo con la canzone “Momento perfetto”, l’altro nelle avventure del ladro più famoso del mondo, Lupin! Cos’hanno in comune questi due personaggi? 
Lo chiediamo al protagonista in carne ed ossa della nostra nuova cover Manintown, il cantante più eclettico e camaleontico del momento. 

Ghemon & Goemon, cos’avete in comune?

Avevo 13 anni e il grande sogno di diventare un cantante; tutti i rapper devono avere un nome d’arte, tendenzialmente si sceglie un nickname che incuta timore, rispetto, io al contrario mi sono ispirato ad una immagine di grande disciplina, rigore, riflessione, all’abile samurai Goemon del manga giapponese che noi tutti conosciamo, Lupin. 
E’ calmo, parla poco, ma è letale e salvifico al momento giusto, ma sopra ogni cosa ha un gran senso dell’onore e una devozione assoluta per la sua katana, ed io per la musica. 
Non potevo sapere che oggi ci sarebbe stata molta più coincidenza di allora con questo affascinante samurai. I miei 39 anni mi hanno molto cambiato. 

Total look DAVII
Cintura in pelle nera LOEWE via MYTHERESA




Cosa ti ha cambiato? 

Mi sono spesso trovato in mezzo a fuochi, quando dovevo essere acqua, per necessità. 
Non ho mai amato l’aggressività, le ingiustizie, il bullismo, eppure mi ci sono trovato al centro e il caos in qualche modo trasporta.
Mia nonna oggi mi ricorda affettuosamente quei momenti in cui salivo urlando per le scale, o quando mi attaccavo al citofono mentre ora entro in casa, silenziosamente, quasi invisibile.

Kimono KIMONORAIN


La tua vena camaleontica si nota anche nel look

C’è stato uno stravolgimento avvenuto negli ultimi due anni, con la riappropriazione del mio corpo. 
Pesavo 40 chili in più, ero depresso, più coperto che vestito. 
Oggi vesto gli abiti che mi rappresentano, quelli per cui guardandomi allo specchio mi riconosco, o forse quelli che mi aiutano a conoscere il “me nuovo”. 

E nella musica …

Sono stato tra i primi a inserire la soul nel panorama musicale italiano, oggi il mercato se ne sta riappropriando, forse è arrivato il “Momento perfetto”. 

Total look EMPORIO ARMANI



Nella vita di tutti i giorni questa riappropriazione del corpo ti ha aiutato ad avere più consapevolezza?

Mi sento più confident, sono molto più concentrato perchè non distratto dal nascondermi. 

Completo in seta NOT SAFE FOR HUMANS
Maglia traforata b/w cotone MRZ


E’ corretto dire che “si ragiona sempre con la testa del passato”? 

Abbiamo sempre memoria di chi siamo stati. Il compito più difficile è dire al bambino che c’è in noi che ora tutto è a posto, per lo meno è quello che consigliano gli psicologi, sedersi con quella parte di te e rassicurarla. 
Dopodichè capita un bel giorno che una determinata situazione ti riporta al passato, a quei brutti momenti vissuti, e può essere un luogo, un rumore, un odore, una figura che ti hanno segnato e fatto soffrire e allora scatta la difesa di quel vecchio fantasma – il brutto si sentirà nuovamente brutto, l’escluso si sentirà nuovamente messo in un angolo. 

Giacca nera con zip, gilet, bermuda plissè MAISON LAPONTE
accessorio portachiavi origami rana DALPAOS


Il tuo nuovo album “E vissero feriti e contenti” pubblicato da Carosello Record e Artist First racconta molto di questo stato d’animo?

E’ il riassunto delle fatiche degli anni passati, e del sorriso sereno che sento di avere oggi, al mio settimo disco, alla mia seconda esibizione al Festival, al mio trentanovesimo anno di età.

E a proposito di numeri, è vero che possiedi 600 sneakers?

Ho un’ossessione per le sneakers, sono tutte custodite e accudite in una scarpiera fatta su misura.
Non le indosso tutte, ma sento che è importante averle, come simbolo forse, come metafora di tutta la strada che ho fatto e che mi ha portato fino a qui. Fiero. 

Giacca grigio/nera con rettangoli organza, cintura in pelle intrecciata nera con moschettone, portafoglio con tracolla in pelle nero, scarpa allacciata in pelle intrecciata
EMPORIO ARMANI




Gonna e cintura PRADA via MYTHERESA


Production, styling, interview Miriam De Nicolo’

Talent Ghemon

Agency/Press Office WordsForYou

Photographer Simone Conte

Lights assistant Matteo Mastrogiuseppe

Groomig/Hair Bianca Bagnoli

Grooming assistant Elisa Maisenti

Special thanks to

Tenoha

Castel Fragsburg, la vera oasi del lusso è nell’Alto Adige

Castel Fragsburg: tradizione, ecosostenibilità, benessere, l’accoglienza luxury per eccellenza si trova immersa tra le montagne dell’Alto Adige


Castel Fragsburg Maternum 

Qui tutto è circondato da alti monti di cui si vede ancora qualche sentiero di neve. Si respira un’aria di erbe, mite, e si è accompagnati dal dolce canto degli uccellini, di tante specie che sembrano andar d’accordo tra loro. In alto le nubi sono come fatte di zucchero filato, il vento le sfilaccia e si trasformano sempre in figure nuove. La natura ci accompagna verso Castel Fragsburg, oggi struttura alberghiera 5 stelle, ex dimora di caccia del 17mo secolo circondata da 50.000 metri quadri di giardino piantumato. 


E’ un castello arroccato antico 400 anni, troneggia sul mondo alpino dell’Alto Adige nella città di Merano e dal 1954 diviene proprietà della famiglia Ortner che lo restaura rispettandone la personalità e arricchendolo, nel corso degli anni, di preziosi oggetti d’arredamento. Antichi bauli inizi ‘800 raffiguranti figure sacre, classici divanetti da conversazione inizi ‘900, eleganti lampade da camera con perline impreziosiscono la sala ristorante. 
Accanto ad una bellissima stube in maiolica, antico focolare dove si riuniva la famiglia, un carrellino dei liquori vintage, e alle pareti ritratti di signore o simpatiche riproduzioni di Modì e Saudek. Salendo verso il terzo piano troviamo incorniciate delle deliziose illustrazioni de “La Mode Illustrée”, antica rivista francese del 1877. I pezzi di modernariato delle camere si sposano perfettamente agli antichi bauli della nonna, ai pezzi di design e di arredi Art Deco’; gli intarsi elaborati alle porte rimandano alla vegetazione selvaggia che circonda il Castello. 

Castel Fragsburg Paternum 

Visionario il proprietario del Castello, Alexander Ortner, che acquista anche l’antica residenza del 14mo secolo, un Castello a sé stante poco distante dal Maternum, il Castel Fragsburg Paternum, con l’ambizione di realizzarvi ulteriori suites.
Oggi adibito a location per importanti eventi quali matrimoni, cerimonie, anniversari, il Castello conserva tutto il fascino storico che la famiglia Ortner rispetterà nella futura ristrutturazione.
Pavimenti in cotto, grandi sale adibite un tempo alle danze, importanti archi a volta e porte che aprono a segreti passaggi interrati, il Paternum oggi ospita la mostra del pittore Theodor Kollmann, una raccolta di dipinti dal 2008 al 2018. 
Una pittura fatta di dissolvenze e trasparenze per poi irrompere con tratti più marcati nel ritratto della figura umana.

La piscina 

Per raggiungerla è necessario attraversare un poetico sentiero di glicini, rose, gelsomini e ortensie; un luogo raccolto e intimo dove poter riposare nel letto a baldacchino intagliato a mano e adagiato sotto un castagno, sempre accompagnati dal magico canto degli uccellini. 
Romantici archi di rose vi porteranno alla grande piscina immersa nel panorama lussureggiante del Sudtirolo. Intorno le montagne sono così folte di vegetazione che ricordano dei verdi cuscini di velluto. 
L’intima vasca idromassaggio riscaldata attende certo le coppie che sanno amarsi ancora; la Torre Panoramica nasconde un tavolo per due, sembra una costruzione giapponese dell’ultima scena del film “Memoria di una geisha”. 


La Suite Royale

Delle 20 suite, la stanza 301 è sita al terzo piano, abita stili differenti e affaccia dal terrazzo sui vigneti e sul romantico giardino con le sedie in ferro battuto dell’albergo. 
Travi a vista nel salotto e nella camera da letto, formano una prospettiva tridimensionale che si estende fino ai lucernari del bagno da dove penetra una luce intensa e calda. E’ l’unico bagno total white di Castel Fragsburg che ha scelto per le altre stanza un marmo rosso di Verona. 
Il set di cortesia è ricco e risponde al concetto green: shampoo, balsamo, gel doccia e sapone mani sono tutti solidi eliminando così l’uso della plastica; lo spazzolino è in bambù e le confezioni tutte in carta di pietra, un nuovo tipo di carta formata per l’80 % da carbonato di calcio, lavabile, resistente. 
La crema corpo è invece preparata al momento dall’alchimista di Castel Fragsburg, Renate De Mario Gamper con prodotti 100% biologici. 
Pronta di due teli mare e due ciabatte, la sacca di tela preparata dall’albergo, vi accompagnerà nelle giornate soleggiate da passare in piscina, dove il servizio è disponibile a coccolarvi con un drink o un appetizer.

Suite Royale


La Spa Curativa 

Fiore all’occhiello di Castel Fragsburg, la 1st Alchemistic Healing Spa Castellanum Natura, nuovo concetto di cura e benessere capitanata dalla moderna alchimista Renate De Mario Gamper, massima esperta di erbe con un passato da nutrizionista. 
Un tempo l’avrebbero chiamata strega, oggi la grande esperienza di Renate regala al Castello e agli ospiti un servizio che può davvero considerarsi la nuova era del lusso: i trattamenti dell’area sono tutti taylor made, cambiano a seconda del bisogno e vengono realizzati su misura con erbe non facilmente reperibili in commercio. Creme, unguenti, olii che troverete solo qui, fatti personalmente dalle mani esperte di Renate nel suo piccolo laboratorio dove alambicchi distillano i liquidi, li raffreddano e li preparano all’uso. 
L’alchimista, discendente di una famiglia di origini altoatesine, ha vissuto la tradizione delle erbe, il loro indispensabile uso non solo in cucina ma anche in medicina, quando la natura era succedanea delle moderne farmacie e la neve alta non permetteva di raggiungere a valle l’unico medico del paese. 

La moderna alchimista Renate De Mario Gamper


Il bagno nella tinozza di legno 

Magnetica come una guru, Renate accompagnerà gli ospiti nella giusta scelta del trattamento avvicinandoli al mondo alchemico attraverso la “Medicine Walk”, una passeggiata tra le piante che verranno a voi come chiamate; la pranoterapia si unisce all’affumigazione, alla pulizia dell’aura e alle cure energetiche che ciascuno di noi necessita. Questa può davvero essere definita l’oasi di pace, dove sciogliere muscoli e pensieri con l’olio di resina di larice, tornare a sorridere con l’olio di iperico e godere dell’unicità del panorama che solo Castel Fragsburg regala con un bagno nella tinozza di legno. 
In un’acqua che sgorga dalla sorgente, si sciolgono sali dell’Himalaya lasciati al sole in un vetro viola (in questo modo diventano “sistema di illuminazione sulle cellule”), per un effetto detossinante, purificante e distensivo. Per aumentare l’effetto del bagno e accrescerne il profumo, si aggiungono fiori fresci come la rosa cinese, la malva, la camomilla, l’aptenia cordifoglia, la spirea del Giappone, la calendula, l’heliopsis, la lavanda ed erbe pure, quali alghe, achillea, rosmarino, salvia, la vite del Canada, la foglia di glicine, oltre a latte di asina, come Cleopatra insegna. 
Avvolti nell’intimità di una candida tenda di pizzo, sull’ampio terrazzo della zona wellness, potrete ora godere del trattamento che più di tutti si avvicina alla tradizione del passato, che più di tutti vi immergerà nei profumi infiniti che la natura regala e che vi delizierà occhi, corpo, ma soprattutto spirito. 


Gourmet Restaurant Prezioso 

Nobilitato dalla presenza del Ristorante Gourmet Prezioso insignito della Stella Michelin, Castel Fragsbourg si onora di un grande chef e di una cucina eccelsa.
Il capitano è lo chef Egon Heiss, ben lontano dall’attuale figura da rockstar che gli chef incarnano oggi nelle nostre tv. Salutare, sportivo, lo chef Egon vive nel Castello sei giorni a settimana, per poi tornare dalla famiglia il giorno del riposo, la domenica. Cinque giorni su sette si dedica alla corsa, 10 km fino e Merano e poi di nuovo in salita; rigore, disciplina e ordine, sono tanto nella persona quanto nei suoi piatti. 

Ristorante Gourmet Prezioso, 1 Stella Michelin


Less is more” è il motto di Egon Heiss che ci riporta ad una cucina essenziale dove gli unici protagonisti rimangono i sapori. Anche il menu risponde alla stessa “pulizia”, pochi ingredienti, i principali, compaiono senza inutili imbellettamenti. 
Una cucina “metro zero” che utilizza frutta, verdura, erbe del “Soul Garden”, l’orto del Castello che regala le prelibatezze di stagione
Le sorprese in cucina sono sempre dietro l’angolo al Prezioso, che può cambiare menu anche da un giorno all’altro; se una bellissima erbetta fa capolino tra la terra, sfilerà sicuramente nel piatto prima che appassisca, rispettando così i suoi tempi e scardinando quello che è il concetto di cucina classica. 
La tradizione altoatesina si sposa alla ricchezza italiana, con una centralità di verdure e di erbette (anche spontanee) che difficilmente troverete nei piatti delle altre cucine èlitarie. Frutto anche della collaborazione con l’esperta di erbe e nutrizionista Renate, vengono scelte insieme dal “Soul Garden” per utilizzo e preparazioni.

La carne è di qualità nostrana – “Solo il top, meno peso e qualità eccellente” sottolinea lo chef Egon Heiss, – “il mondo sta cambiando e c’è sempre una maggiore cura ed attenzione a ciò che si mangia, per questo motivo scelgo solo il meglio e lo recupero rispettando il concetto di “slow food”. Dall’amico Stephan prendiamo il wagyu, il kobe giapponese; da Oscar gli agnelli, circa 3 a settimana, che lui stesso porta a pascolare sulle Malghe. Da un giovane ragazzo il riso locale, che ha iniziato a piantare due anni fa. Mi fido dei giovani e l’intento è quello di aiutare sempre i piccoli produttori locali rispecchiando quello che poi è la mia cucina: 70% regione – 30% Italia.

Se guardiamo alle ultime opere di Picasso, noteremo l’essenzialità delle forme, poche linee che creano l’opera d’arte; nella cucina di Egon Heiss ritroviamo la stessa ricerca ossessiva della perfezione, attraverso la semplicità. 

Delizia del menu il raviolo fatta in casa ripieno di gambero viola, posato su spinaci saltati, crema di gambero e balsamico, sopra un cuore di mozzarella di bufala e datterino pomodoro, completato da una spuma di gambero e a chiudere il piatto un caldo ristretto di pomodoro. 
Anche il salmerino si aggiudica il podio, leggermente affumicato marinato, con crema di finocchio, finocchio fresco, insalata di lattuga, chips di speck del contadino e a finire il ristretto di salmerino.
Dell’amico Oscar, la pecora cottura rossa, il suo fondo, fagioli bianchi e verdi, un’emulsione di senape e pomodorino datterino. E per i golosi un delicatissimo soufflè di ricotta servito in una mini pentola di rame, soffice e spumoso, una coccola per concludere egregiamente la serata. 

lo chef Egon Heiss



Riconoscimenti


Stella Michelin per il Gourmet Restaurant Prezioso 2021 
Gault & Millau valutazione 2021 con 16,5 punti e 3 cappelli 
Condé Nast Johansens Award Best Dining Experience 2021 
Tripadvisor Traveller Choice Award 2020 

Partner 
Relais & Chateaux, Virtuoso, Healing Hotels of the World 

Indirizzo 
Castel Fragsburg, Fragsburg Street 3, Merano  Tel. 0473244071
https://www.fragsburg.com/it/

la famiglia Ortner, proprietari di Castel Fragsburg

“Guardami adesso”, il nuovo singolo del rap italiano promosso da Havana Club

“GUARDAMI ADESSO”

GUARDA IN ANTEPRIMA IL NUOVO VIDEO
DI NOYZ NARCOS, KETAMA126 E SPERANZA GRAZIE AD HAVANA CLUB

Noyz Narcos, Ketama126 e Speranza.
Fotografo: Rosario Rex Di Salvo (@rosariorex)

Havana Club, che da sempre crede nella forza della musica e nella connessione che genera tra le persone, anche in un momento storico tanto difficile per il mondo dell’entertainment, sceglie ancora una volta il linguaggio musicale per il lancio della sua nuova campagna “Remember Your Origins”. Un claim semplice e chiaro, che valorizza e celebra il patrimonio artistico e artigianale della scena street per ispirare con nuovi contenuti il pubblico e la propria community. 

La campagna prende vita attraverso la collaborazione con tre nomi di punta della scena rap italiana: Noyz Narcos, Ketama126 e Speranza. I tre artisti si sono infatti uniti in un inedito progetto, incidendo insieme un nuovo singolo dal titolo “Guardami Adesso”: una street hitcome caratterizzata da un beat strisciante e influenzata dalla drill newyorkese, con Noyz e Speranza all’attacco sulle strofe come pitbull e Ketama che irrompe con un ritornello corrosivo e indimenticabile, nel quale viene citato il nome del brand Havana Club.

Il nuovo pezzo estivo sarà accompagnato da un videoclip di grande impatto, ideato e girato da No Text Azienda, in cui il mondo della strada, il lusso sfrenato, i rottami e i graffiti si incontrano al bar per un “Havana Drink” Inoltre, a seguito della release, un’esclusiva web serie composta da 3 episodi metterà a nudo, come in un vero documentario, i tratti caratteriali più intimi dei tre rapper che attraverso la loro personalità porteranno i propri fan alla scoperta del patrimonio artistico della scena rap e trap italiana. Nord, centro e sud si uniscono e rivelano l’universo valoriale dei sobborghi italiani in cui è ambientato il video, marcato da quella costante ricerca di autenticità che accomuna i talent al brand di rum cubano.

Il brano “Guardami Adesso” è uscito martedì 1 giugno, e comprando una bottiglia di Havana 7 si potrà vedere il videoclip del nuovo singolo in anteprima. 

Havana Club diventa così artefice di un innovativo modo di comunicare attraverso i propri prodotti e canali: recandosi negli ipermercati Carrefour e in altri punti vendita selezionati i consumatori potranno scansionare il QR code sul collarino della bottiglia di Havana 7 acquistata, conquistando così l’accesso ai contenuti del video tramite un link che si attiverà a partire dal 31 maggio e scoprire in anteprima il mondo esaltante e adrenalinico di “Guardami Adesso”.

Da oggi acquistare una bottiglia di Havana Club non vorrà dire soltanto portarsi a casa dell’ottimo rum, ricco di sapori cubani, da bere in compagnia, ma anche prenotare un posto in prima fila per il grande spettacolo del rap italiano! 

La bottiglia iconica di CECI 1938, una lavagna ricca di messaggi!

Le cantine CECI 1938 danno forma ai pensieri proponendo il Lambrusco più iconico della winery in una bottiglia dal concept unico. Una bottiglia/lavagna che si fa portavoce di messaggi da lasciare al compagno, mentre attendete una cena a lume di candela, o all’amica, accompagnandolo al regalo di questo vino semplice ed elegante.

TO YOU è il frutto dello spirito conviviale e giovane tipico del lifestyle promosso da CECI 1938 che raggiunge la massima espressione con questa proposta che abbina il piacere del Lambrusco fresco e vivace alla voglia di esprimersi, con il segno. Una bottiglia di vetro nero opaco diventa una vera e propria lavagna, una tela intonsa su cui scrivere o disegnare. In dotazione, con la bottiglia, due gessi bianchi e un cancellino, il tipico di feltro arrotolato, oggetto dei ricordi che ci riporta tutti a scuola!


La bottiglia, chiusa da un tappo a corona, ha il sovra tappo color rame metallizzato con il logo CECI 1938.
To You propone un vino dall’anima social, un Lambrusco che esprime gioia di vivere attraverso il fascino delle bollicine in rosso. Un vino da gustare in compagnia, da condividere in differenti occasioni, un pranzo, un aperitivo, una cena. Un vino che può essere protagonista di ricorrenze e occasioni speciali. Lambrusco dal colore rosso rubino, To You ha un profumo intenso e profondo che rimanda ai frutti rossi e a note speziate oltre ai richiami floreali di viola. Il gusto, fruttato e complesso, avvolge di freschezza.

To You è proposto in bottiglia da 0,75 litri.

(nell’immagine di copertina l’opera del fotografo José Gallego, “Tributo a Caravaggio“)

Versatile e preziosa la icon bag Paola Bonacina, must have dell’estate

La icon bag Paola Bonacina interpretata dalla talent Matilde Righi

E’ sulle sponde dell’Arno, in un elegante resort 5 stelle, che risalta la icon bag Paola Bonacina indossata da Matilde Righi, talent dal gusto raffinato, parisienne, e dall’allure romantica.

Nell’Hotel Ville sull’Arno, antica dimora ottocentesca, cenacolo dei Macchiaioli e luogo di intellettuali dell’epoca, Matilde Righi interpreta la Xi Wallet – Turquoise Python, la pochette firmata Paola Bonacina divenuta bag iconica per la sua versatilità.

Porta cellulare, maxi portafoglio, comoda pochette, la Xi Wallet si porta a mano o a tracolla grazie alla pratica e sottile catenella a croce in ottone finitura oro chiaro.

L’influencer Matilde Righi sceglie di abbinarla ad un classico abito stile greco-romano, dello stesso tono turchese della pochette, perfettamente ambientata nella calda ed accogliente atmosfera dell’antica residenza.

Gli ambienti, i toni, gli arredi, si sposano con la fantasia dell’icon bag Paola Bonacina, iridescente per colore e pregiata nella scelta dei materiali.

Il brand si contraddistingue da sempre per l’attenzione dei particolari: la chiusura in metallo presenta il logo del marchio, gli interni sono in pelle e ogni prodotto possiede il suo certificato di garanzia e autenticità; Paola Bonacina è totalmente Made in Italy e rappresenta a pieno il savoir-faire del nostro amato territorio.



Eclettica, la icon bag Paola Bonacina è per tutte le donne e tutti gli stili che le rappresentano!
Di giorno con una giacca over e denim, la sera con un long dress, la Xi Wallet in pelle di pitone è il nuovo must have di questa stagione.

Per necessità o per capriccio, non riuscirete più a farne a meno, rende ogni look più grintoso e regala un tocco di luce e colore grazie alla sua lavorazione iridescente.



Paola Bonacina, fondatrice e creatrice dell’omonimo brand, è da sempre impegnata in collaborazioni nazionali ed internazionali e per questa stagione si vede protagonista del Super Trofeo Lamborghini Europe come Pink Partners del pilota italo-svizzero Kevin Gilardoni.

Con i colori dell’Oregon Team, si è scelta la mini bag O-Clock Grace Paola Bonacina per il round del campionato previsto al Circuit Paul Ricard dal 28 al 30 maggio 2021.

Tutti gli aggiornamenti delle nuove avventure Paola Bonacina sui suoi profili ufficiali:
Paola Bonacina Instagram



Il Gin Beefeater si fa bello e green

Iconico e sostenibile il nuovo Gin Beefeater

Sono detti “mangiatori di carne”, ma questo non è il loro principale mestiere: i Beefeater, esattamente “i guardiani della Torre di Londra”, sono i protettori dei gioielli della Corona.
Il loro nome completo è “Guardie del Palazzo Reale di Sua Maestà e della fortezza della Torre di Londra”, che un tempo venivano rimborsati anche con delle razioni di carne, da cui beef (carne in inglese) e si vociferava si cibassero della carne destinata ai prigionieri della Torre.
E’ da loro, simbolo storico di Londra, che prende il nome il Gin più premiato al mondo, oggi rinnovato nel design.
Perchè il nuovo Beefeater è sempre più londinese, un’estetica affine all’iconico mattone della città.

Mattone dopo mattone, Beefeater Gin si fa anche sostenibile, la nuova bottiglia infatti riduce la plastica del 90% e ottimizza il processo produttivo diminuendo l’impatto ambientale attraverso la riduzione del consumo di acqua e della produzione di carbonio.

410 tonnellate di plastica all’anno risparmiate che corrispondono a 31 bus londinesi e 594 cabine telefoniche, per un totale di 160 milioni di pezzi di plastica in meno.  

E anche l’estetica vuole la sua parte, confermata la trasparenza del vetro che esalta la purezza del contenuto, aumentano le sfaccettature ai lati che aiutano il grip mentre si versa (i barman ringrazieranno), il tappo rosso con scritta oro ne conferma l’eleganza e l’autorità e novità della nuova etichetta è che il beefeater tiene in mano un mazzo di chiavi dorate, un rimando alla più antica funzione pubblica che ancora si svolge quotidianamente a Londra, la “cerimonia delle chiavi” risalente al XVII secolo, che consiste nella chiusura serale delle porte della Torre, ancor oggi rito gratuito a cui assistere su appuntamento.

Le note di degustazione

La caratteristica principale della produzione di Beefeater è la macerazione della scorza di limoni e arance di Siviglia, bacche di ginepro intere e altre botaniche naturali per ben 24 ore prima della distillazione. Un processo tradizionale altamente innovativo all’epoca della sua creazione. Il coriandolo non è piccante e immette un sapore speziato. Il profumo agrumato ne detta lo stile e imprime distintività.

Olfatto: forte presenza di ginepro e note di agrumi. Un aroma complesso ma bilanciato. 
Palato: riconoscibili in fondo alla lingua il sapore amaro del ginepro, le note fresche e decise degliagrumi. 
Finale lungo che richiama sentori di liquirizia.

DRINK ZERO SCARTI

Il legame con l’ambiente e la natura da cui nasce Beefeater, evolve nel rispetto del Pianeta. 
Una decisiva svolta verde che il bartender Kevin Faccio traduce nella Beefeater green drink list. 4 ingredienti, utilizzati al fine di vagliare tutte le loro potenzialità, per 11 preparazioni


Da una carota, ad esempio, si può avere un estratto. La polpa con un po’ di farina può essere usata per realizzare delle cialde cotte al forno e condite con sale grosso e paprika, croccanti fingerfood da accompagnare al tuo cocktail. Il ciuffo verde insieme alle bucce è invece perfetto per un brodo. Il lime, una volta spremuto, può essere utilizzato per creare una tintura di scorze spray, o uno sciroppo. Insieme a fondi di caffè si rivela un compost per le nostre piante aromatiche. La calotta di lime essiccata e ridota in polvere si usa per il garmish. 

DRINK

Gin House Blues
50 ml Beefeater Gin 50 ml estratto di ananas 30 ml Daiquiri Bitter syrup (sciroppo ottenuto dall’utilizzo delle calotte spremute di lime. Lasciate sotto zucchero producono un olio essenziale amaro. Lo zucchero rimanente viene sciolto con una miscela di rum Havana 3 e acqua) 2 Dash angostura bitter
Garnish: Tintura di scorze, polvere di scorze (le scorze utilizzate per la tintura ormai esauste vengono essiccate e ridotte in polvere)
Preparazione: shakerare tutti gli ingredienti con ghiaccio in uno shaker, poi con un colino versare in una coppetta 

La dritta green: le materie esauste possono essere convertite incompost per autoprodursi e coltivare le proprie erbe aromatichePreparazioni degli ingredienti per i cocktail

Sciroppo di cocco e curcuma: frullare la polpa di un cocco e la sua acquaefiltrare con un colino.Pesare e aggiungere parte uguale di zucchero e sciogliere. Quando lo zucchero è completamente sciolto aggiungere circa mezzo cucchiaio di the di curcuma.

Meringa di cocco e ananas: preparare con 200 g di albumi una miscela con 2 cucchiai di polpa di ananas di scarto dell’estrazione e 1cucchiaio e mezzo di pezzi di cocco scartati dalla preparazione dello sciroppo, mescolare e montare con un minipimer fino al raggiungimento della densità desiderata



 

Modern Vintage

Vintage è sinonimo di qualità, è la moda di ieri rievocazione di storia, tradizione, ricercatezza.

Non solo gli addetti al settore oggi se ne rendono conto, perchè un buon taglio sartoriale, l’unicità dei dettagli quali bottoni elaborati o modelli irripetibili, oggi assumono un grande significato. 

Non è un caso se nascono siti di vendita online vintage o second hand, che portano tutti alla caccia del pezzo più iconico. 

Le peculiarità risiedono nell’irriproducibilità dei medesimi standard qualitativi, dei materiali di altissima qualità, delle strutture démodé eppure evergreen, del fascino nostalgico di un periodo che non abbiamo vissuto e che ci regala, indossando un abito vintage, l’illusione di averlo percorso. 

Abbiamo unito la favola del vintage con dei capi d’alta moda e con l’immagine nostalgica delle Polaroid. 
Tra i preziosi capi un kimono originale e dei Valentino haute couture. 

I copricapo sono tutti fatti a mano da Oriana Curti. 



Photographer Miriam De Nicolo’ 
Model Joyce – Agency Pop Models Milano 
Head Creation & Make up Oriana Curti 
Stylist Sara Behbud 
Pezzi vintage de @lamodadegliusi by Sabrina Bosetti (Antonio Fusco, Miu Miu, Valentino…)



Il più grande furto d’arte della storia oggi diventa una serie Netflix.


Il più grande furto d’arte della storia oggi diventa una serie Netflix. 


All’ Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, nelle prime ore della notte del 18 marzo 1990, due uomini vestiti da agenti di polizia si introducono nel museo con la scusa di aver ricevuto notizie di disordini. E’ la notte di San Patrizio e la gente festeggia per strada tra i fiumi di birra, scusa plausibile per i due furfanti che riescono a legare, bendare e imbavagliare le due guardie ed uscire con la refurtiva del valore di 500 milioni di dollari

Sono le 2.45 di notte e all’Isabella Stewart Gardner Museum mancano “Tempesta sul mare di Galilea” (1633), l’unico paesaggio marino di Rembrandt; “A Lady and Gentleman in Black” (1633) sempre di Rembrandt; Chez Tortoni (1878-1880) di Manet; “Concerto a tre” (1663), uno dei 36 preziosissimi dipinti di Vermeer; diversi schizzi di Degas, un ”Paesaggio con obelisco” (1638) di Govaert Flinck (dipinto che era stato per anni attribuito a Rembrandt); un vaso cinese Ku, un pinnacolo in bronzo a forma di aquila rimosso dalla cima di una bandiera napoleonica…

Una lista della spesa che i ladri avevano in tasca da tempo perchè, i lunghi 81 minuti in cui sono rimasti al’interno del museo, fanno pensare al coinvolgimento di un terza persona o addirittura ad una vera e propria organizzazione criminale.

Di certo i destinatari del malloppo non sono i ladri stessi, Lupin quindi non è tra gli indiziati, perchè nessun estimatore d’arte avrebbe letteralmente tagliato le tele deturpandole in qualche modo. 

“Concerto a tre” di Vermeer 1663


L’istituzione museale dell’Isabella Stewart Gardener offre, ancor dopo 31 anni dal furto, una ricompensa di dieci milioni di dollari a chi fornisca informazioni utili a portare al recupero delle opere d’arte.

Il regista Colin Barnicle, insieme al fratello Nick, originari di Boston, sono rimasti affascinati dal caso, e hanno dato così vita alla docu-serie NetflixThis is a RobberyUn colpo fatto ad arte: la grande rapina al museo”, oggi anche in versione italiana. 

Dal 2014 i Barnicle hanno raccolto documenti, riportato testimonianze, ricercato fonti e visionato migliaia di filmati della polizia. Tutto il materiale porterà finalmente ad una soluzione? Lo scopriremo nella serie, ma le domande e i misteri sono ancora moltissimi. 

le cornici vuote appese alle pareti del museo
le cornici vuote appese alle pareti del museo


Le domande senza risposte 

Perchè i ladri impiegano 81 minuti e si prendono tutto il tempo per tagliare le tele, separarle da telai e cornici, senza invece scappare con la refurtiva? Come sanno che la polizia non sarebbe mai arrivata?

Perchè rubare un vaso cinese e ignorare invece i dipinti più preziosi del museo, come “Il Ratto di Europa” di Tiziano? 

13 le opere in totale rubate, per un valore stimato intorno ai 500 milioni di dollari; da allora non sono più state recuperate. Infinite le ipotesi che raccontano i registi in questa serie, ma dei quadri nemmeno l’ombra. 

Che fine hanno fatto? Dove sono oggi le opere? Nella stanze segrete di qualche magnate russo? Nel bunker di un battitore d’aste alla Virgil Oldman, per essere ammirate e rimirate come un vero e proprio rapporto sentimentale con l’arte? 

Perchè il Gardner Museum non aveva telecamere di sorveglianza, ma solo rilevatori di movimento? 

Perchè è stata scelta, come guardia, un musicista rock dalle dubbie frequentazioni e solito a consumare droga?

Édouard Manet, Chez Tortoni, olio su tela, 1875 ca., rubato nel 1990

“This is a robbery” elenca tutte le teorie possibili elaborate negli anni dalla Polizia e dall’FBI, dall’ipotesi dei compari George Reissfelder e Leonard DiMuzio, con a capo il mafioso locale Carmello Merlino, ma morti entrambi per overdose di cocaina uno e sparatoria l’altro. 

Lo stesso Merlino morì poi in prigione nel 2005 e l’FBI sposta le tracce su Robert Guarente, un rapinatore di banche con legami di mafia, deceduto però nel 2004. Ultimo testimone in vita rimane David Turner, che ovviamente si rifiuta d’essere intervistato. E il caso rimane ancora un mistero, irrisolto, definendo così il furto come la rapina d’arte più grande della storia!

“This is a robbery” Un colpo fatto ad arte – la grande rapina al Museo – serie Netflix



La caccia è ancora aperta, ricompensa compresa, chissa’ che appeso alle vostre pareti, in quell’angolo nascosto del corridoio, voi abbiate quello schizzo 4 centimetri per 5, con un signore baffuto dallo strambo cappello… ecco, è il Ritratto d’artista di un giovane uomo di Rembrandt, 1633. Niente male eh!

Rembrandt 1633

Cynthia knitwear, il brand nato sui social network

La mano esperta della tradizione e la tendenza dei new media; la madre, Cinzia, una grande passione per l’uncinetto e i ferri; la figlia, la freschezza dei nuovi mezzi di comunicazione. Nasce da questa sinergia, quasi per gioco, il brand Cynthia knitwear, accessori unici che legano la classicità e il calore della tradizione al dinamismo e colore delle nuove tendenze.

Cappellini multicolor, borsette ai ferri impreziosite da catene gold, gli accessori Cynthia knitwear sono perfetti per la stagione estiva o per creare personalità ad un look urban chic.

– Come nasce il brand Cynthia knitwear?

Sono stata ispirata a Gallipoli 4 anni fa da un costume all’uncinetto bianco indossato da una ragazza in spiaggia. Da lì, ho iniziato a cercare ispirazione anche su Pinterest, Instagram e Internet in generale per cominciare a realizzare i miei primi prodotti, che erano prevalentemente bikini e crop top all’uncinetto. Ho aperto quindi la pagina instagram per iniziare a dare visibilità e promuovere i miei prodotti.


– Perchè ha scelto la lavorazione a uncinetto?

Lavoro all’uncinetto e ai ferri da quando ero bambina. La mia maestra è stata la mia mamma, magliaia di professione.
Ho iniziato confezionando vari abiti per le bambole, e confezionando  maglie con punti più complicati. 
Continuo a coltivare questa mia passione per l’uncinetto perché permette di realizzare capi di abbigliamento ed accessori di ogni tipologia e colore. 


  – Quali sono i pezzi iconici Cynthia knitwear?

Bikini multicolor/rainbow, borsa a rete panna, cappellini da pescatore multicolor in cotone.


– Chi produce i capi? 

Sono tutti pezzi unici prodotti da me, completamente fatti a mano, con la grande possibilità di realizzarli su misura, dietro commissione, a seconda del gusto, colore, dimensione.


– Quali altri prodotti andranno ad integrare la collezione in futuro?

Sono ispirata dalle borse quindi ci saranno delle novità in futuro ed i cappellini realizzati in cotone per il periodo estivo li realizzerò anche in lana per l’inverno. Inoltre, farò qualcosa anche per i nostri amici animali.



Da dove trae ispirazione?


I canali dove faccio ricerca sono prevalentemente Pinterest, Instagram e Internet, ma anche i brand di alta moda come D&G – Prada – Chloé.


  – A chi sono destinati i prodotti Cynthia knitwear?

Sono destinati ad un target femminile di ogni età, ad eccezione dei cappellini che sono più maschili.
Produco pezzi personalizzabili essendo capi unici, quindi il cliente stesso può scegliere il modello e modificarne i colori e le dimensioni in base ai propri gusti.


– Dove poterli acquistare?

Sono acquistabili attraverso i canali social 

Instagram
https://www.instagram.com/cynthiaknitwear/?hl=en
Facebook 
https://www.facebook.com/cynthiaknitwear
Vinted
https://www.vinted.fr/member/58066783-cynthiaknitwear0

Hot & Vintage

Albert Einstein diceva che in mezzo alle difficoltà si nascondono le opportunità. Noemi Dimasi è la persona che conferma questa teoria: fondatrice di Hot & Vintage, ha creato il brand durante la prima pandemia nel marzo 2020!

Un lavoro perso, molti dubbi, le prime inquietudini di un grave momento per il mondo intero, tanto tempo a disposizione per riflettere sul proprio percorso e ritrovare la voglia di farcela.
Nasce così Hot & Vintage, il brand di candele luxury e non solo, che rappresenta miti greci, armoniche figure corporee, eleganti conchiglie, ricercati elementi d’arredo.

Ma l’infinita creatività di Noemi non si ferma qui e, la sua grande passione per il vintage, la porta tra i mercatini d’antiquariato a recuperare coppe di champagne, contenitori in vetro dalle lavorazioni raffinate che si trasformano in contenitori per candele profumate, pronti ad arredare gli angoli della vostra casa.

Sono lavorazioni uniche ed originali, pensate da Noemi e rifinite dalle mani esperte del fratello che l’aiuta in questa nuova avventura, complice di una clausura obbligata.

Must have della collezione è “Lady Afrodite“, la bellissima candela che rappresenta la dea greca, simbolo di bellezza, amore e generazione, orgoglio della fondatrice e che sottolinea l’unicità del prodotto, oggi che la vendita di candele quali suppellettili è diventata una tendenza.

A completare la collezione, sculture Art Deco’, set di candele a forma di nuvola o classiche a cubo; Hot & Vintage è la soluzione moderna per arredare un angolo di casa con un tocco femminile e per creare atmosfera con autenticità e singolarità.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Noemi che ci ha raccontato la sua bellissima storia, esempio di chi crede ancora nei propri sogni!


Com’è nato il brand “Hot & Vintage”?
 
Durante il primo lockdown sono rimasta a casa dal lavoro (ero assistente alle vendite in una boutique a Milano) e mi sono ritrovata a pensare al mio percorso di vita, al mio futuro, a cosa desiderassi profondamente. E ho pensato alla mia grande passione, il vintage, agli infiniti viaggi tra i mercatini d’antiquariato alla scoperta dei pezzi più inediti, più originali. Come potevo trasformarli? Li ho riempiti di cera di soia e ci ho fatto delle candele da collezione!

Chi lavora al progetto appena nato “Hot & Vintage”?  
Io sono la fondatrice e l’ideatrice del progetto, è il mio gioiellino, ma devo ringraziare moltissimo la mia famiglia che mi supporta nelle questioni logistiche e mio fratello che rifinisce le candele a mano e mi aiuta a creare gli stampi in silicone, indispensabili per le lavorazioni.
I contenuti del sito, le immagini e il customer service sono gestiti da me in prima persona: mi ci dedico anima e corpo.

Da dove trai ispirazione per le figure delle candele?  
E’ la natura illuminata dal sole a ispirarmi, la luce del tramonto, i paesaggi floreali e la mitologia greca, che mi ha influenzato nella creazione di “Lady Afrodite“, l’oggetto a cui sono più emotivamente legata.

Quali saranno le prossime creazioni “Hot & Vintage”? Puoi anticiparcele?
Stiamo cercando di differenziarci oggi che l’uso delle candele come oggetti d’arredo è diventata una tendenza.
Un anno fa la concorrenza su questo genere di figure era inferiore, per questo motivo vorrei offrire a chi sceglie “Hot & Vintage” sempre pezzi unici, piccole opere d’arte.

E’ nata per questa ragione una collaborazione con un designer di modelli 3D che risponde a disegni ed idee realizzati interamente da me.

In quali ambienti immagini gli oggetti “Hot & Vintage”? 
Adoro i colori tenui, neutri, le tonalità beige e crema, e credo il mood perfetto sia un ambiente semplice ma allo stesso tempo elegante, molto femminile e poetico.
La luce è sempre molto importante, in una stanza, per far risaltare gli oggetti; l’atmosfera può crearla una finestra semi aperta, la luce calda di un tramonto, e perchè no, una dolce melodia come colonna sonora.
 
Dove acquistare i prodotti “Hot & Vintage”? 
Sul nostro sito: www.hotandvintage.com o scrivendoci alla nostra pagina social IG.

Perchè scegliere “Hot & Vintage” ?
Perché significa sostenere il Made in italy e supportare un piccolo business.
Sono tutti pezzi unici, creati a mano con amore, con passione e con particolare cura per l’ambiente.
Ora come non mai, credo sia molto importante scegliere e prestare attenzione a ció che compriamo e soprattutto ai valori e alla filosofia del brand.
Tutte le nostre candele sono realizzate in cera di soia che é atossica quando viene inalata, completamente biodegradabile e vegana; vengono spedite in packaging in cartone 100% riciclabile e composto da 70% di materiali di recupero.
Siamo una realtà piccola, nata da un sogno grand. In un momento di grande difficoltà, che purtroppo ricorderemo con grande dolore, noi siamo l’esempio di chi ci ha creduto e ce l’ha fatta!

“THE ALBUM”, DIARIO DI VIAGGIO DI MYTHERESA

MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativiUn diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 


MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativi
Un diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 

Si dice “Non tutto il male viene per nuocere” e forse questa maledetta pandemia ci ha fatto scendere un po’ tutti dal piedistallo. Ci ha umanizzati, ci ha fatto capire che la vita è un soffio, oggi la abitiamo e domani chissà; ci ha uniti nonostante le distanze, ci ha fatto riscoprire i veri affetti e i nostri più sinceri bisogni. E allora forse ricorderemo questo momento di vita come un dono prezioso, per chi ce l’ha fatta, per chi è riuscito a cambiare e per chi ha finalmente dato un senso alla propria esistenza. 

E’ l’impegno e l’attitudine che ha messo anche Mytheresa, il rivenditore online di lusso, realizzando un libro in cui anche le star scendono a noi dal cielo, si mettono in cucina e impastano anche loro, come hanno fatto Donatella Versace, Silvia Fendi, Gabriela Hearst, Olivier Rousteing, Lucie & Luke Meier. Ma sempre con grande eleganza, rivisitando i loro piatti preferiti grazie allo chef tristellato Pascal Barbot.

In “The Album” di Mytheresa vediamo i designer giocare con le loro famiglie negli spazi delle loro case, dove il motto è less is more, complice questa voglia di ritorno alla semplicità, all’unicità delle cose. Anche loro sognano di poter viaggiare presto, per tornare ai voli ispirazionali, alle scoperte di nuove culture, che sono poi il frutto delle grandi collezioni che raccoglie Mytheresa. 

Della sua Trivero, Alessandro Sartori evoca i paesaggi e omaggia le montagne, le valli, la campagna che hanno contrassegnato la visione del suo lavoro per Ermenegildo Zegna, di cui è direttore artistico. 

The Album” rimane un libro di grande stile, che racconta la moda nel modo più poetico e con una forza forse più profonda, cercando di mettere in luce il lavoro dei designer nonostante i limiti e le difficoltà del fashion world. I saggi che accompagnano queste meravigliose immagini sono degli scrittori Michael Hainey, Gabrielle Hamilton, Lola Ogunnaike e Carvel Wallace; le modelle dei paesaggi mozzafiato di Agave e Portogallo sono Marthe Achilles, Joaquim Arnell e Gloria Brefo. 

Diari di viaggio dove gli accessori di moda si mimetizzano come camaleonti, diventano un tutt’uno con la natura, si adeguano, come fa l’uomo per la sopravvivenza. 

E’ un viaggio intorno al mondo che racconta i più grandi rappresentanti di Mytheresa, una moda di lusso, con un cuore grande.

Il quinto numero di “The Album” con tema “Dream” uscirà oggi 16 aprile e sarà distribuito esclusivamente ai più stretti sostenitori di Mytheresa.

5 PRODOTTI PER COMBATTERE L’IRRITAZIONE DA MASCHERINA

Del problema da mascherina se ne stanno occupando tante case cosmetiche con lanci di prodotto atti a ridurre irritazioni, inestetismi cutanei quali brufoletti, macchie, pelle grassa e pori occlusi.
Questa guida vuole fornirvi gli ultimi prodotti innovativi sul mercato che assicurano una buona idratazione senza appesantire la pelle e donandole il giusto sollievo; proteggendola dagli agenti esterni e purificandola dall’applicazione fissa della mascherina.

La 2 Masque Souple è un vero e proprio best seller per Maria Galland Paris! La maschera ad utilizzo quotidiano assorbe delicatamente tutte le impurità liberate durante la notte e funziona da aroma terapia tutte le mattine grazie allo straordinario profumo di fragola che sprigiona. Purifica e rinfresca immediatamente la pelle, rivelando un incarnato uniforme e radioso. La maschera può essere utilizzata anche sul contorno occhi in presenza di gonfiori visibili.

Ingredienti attivi:

Estratto di fragola: tonificante e rinfrescante.

Estratto di edera: ha un’influenza positiva sulla micro-circolazione.

Caolino (argilla naturale): assorbe e pulisce

Metodo di applicazione:

Applicare ogni mattina uno strato sottile ma coprente su viso, collo e décolleté. 

Lasciar agire per 1-3 minuti poi sciacquare accuratamente. Asciugare la pelle con delicatezza (senza strofinare).

50ml € 53,00

Disponibile in tutti gli Istituti Maria Galland Paris e sul nuovo e-commerce.

Le face mist per un’idratazione lampo

Nella prima fase di skincare ridona vitalità alla pelle e prepararla a ricevere gli attivi dei successivi trattamenti, ma è utilissima anche per fissare il make-up.
Sono le Face Mist: le acque idratanti in spray che servono per nebulizzare il viso donando alla pelle una piacevole sensazione di freschezza. Provenienti dalla beauty routine coreana, questi prodotti sono tra i più usati del momento perché sono semplici e veloci da poter utilizzare per donare alla pelle un’idratazione completa con un solo gesto. L’obiettivo oltre ad idratare, è quello di proteggere e nutrire la pelle coperta dalla mascherina.

Proteggono dagli effetti dell’inquinamento atmosferico: polveri sottili, radicali liberi, sostanze irritanti che incidono sull’invecchiamento cutaneo. Inoltre, le Face Mist agiscono nello stesso modo di un trattamento completo per la pelle, per combattere lo stress ossidativo, oltre che l’infiammazione cutanea o la poca idratazione. Specialmente in questo periodo in cui le mascherine sanitarie causano disidratazione, rossori e irritazioni alla pelle del viso, le face mist sono la soluzione ideale da portare con sé per rinfrescare, proteggere e lenire tutti i tipi di pelle in qualsiasi momento della giornata, a portata di borsetta.

Dr.Jart+ propone due soluzioni: una idratante a base di un complesso di 5 ceramidi e una lenitiva a base di Centella Asiatica che calma istantaneamente qualsiasi rossore o irritazione.
Come si usano? È semplicissimo: l’applicazione e quindi la nebulizzazione deve avvenire ad una distanza di 20 centimetri, lasciando evaporare completamente il prodotto che agisce in soli 30 secondi. Dopo aver applicato la Face Mist di Dr.Jart+, si tampona la pelle delicatamente per ottenere il massimo assorbimento.

Ceramidin™ Cream Mist

Flacone Airless 110ml 23,50€

Flacone Airless 50ml 13,00€

Ceramidin™ Cream Mist è la crema idratante in spray a base di un complesso di 5 ceramidi che aiuta a prevenire la perdita di idratazione della pelle mantenendola sempre morbida ed elastica.
Questa innovativa texture in spray è composta da uno strato idratante e uno strato in crema che dissetano immediatamente la pelle secca e ne trattengono l’idratazione. Si spruzza, ma agisce proprio come una crema! Basta agitare la confezione 3 volte per mescolare entrambi gli strati e nebulizzare sul volto tenendo gli occhi chiusi. Sicuro ed efficace anche sulla pelle sensibile! 
L’ingrediente chiave, il complesso di 5 Ceramidi, nutre e ripara in profondità la pelle secca e danneggiata, mentre lo Xilitolo apporta un immediato effetto idratante. 

Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist

Flacone Airless 50ml 13,00€

Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist è lo spray idratante delicato a base di Centella Asiatica che lenisce istantaneamente le pelli sensibili per un sollievo a lunga durata in qualsiasi momento della giornata.
La formula della nuova crema spray Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist contiene il JartBiom™, il complesso di microbioma brevettato da Dr.Jart che aiuta a rinforzare, riequilibrare e migliorare le difese della pelle.
La Centella Rx lenisce e protegge la pelle sensibile mentre Cicabond™ la ripara. Cicapair™ Tiger Grass Calming Mist è la soluzione ideale per lenire ogni forma di arrossamento, infiammazione e sensibilizzazione per un incarnato rigenerato e sempre protetto grazie anche al pratico formato da viaggio.

I prodotti di Dr.Jart+ sono disponibili in esclusiva presso tutti gli store Sephora e sul sito sephora.it.

I principi attivi naturali della nuova crema viso bio effetto matte di SKÖN agiscono su tutte le pelli, compattando e opacizzando l’incarnato, cancellando per sempre l’effetto lucido e donando al viso un colorito naturale e uniforme, soprattutto oggi che la pelle è costretta sotto la mascherina, per tutto il giorno.

Turn off the lights è una carezza ai principi attivi nordici che spegne l’eccessiva lucidità della pelle, lasciandola compatta  e ben idratata. L’Amido di Mais interviene con la sua azione sebo regolatrice, assorbendo l’untuosità della pelle e purificando i pori. Il Mirtillo Nero BIO, grazie alle vitamine A, B e C, impermeabilizza i capillari, trattiene la naturale idratazione della cute e ne regola l’ossidazione. L’Estratto di Rosmarino deterge a fondo contrastando le impurità, aiutato dall’Olio di Melograno, potentissimo antiossidante che stimola la rigenerazione.
In più, come tutti i prodotti SKÖN zero componenti di origine fossile, zero petrolati, 100% eco-packing, 100% riciclabile, 100% risolse rinnovabili, -80% CO2 nell’atmosfera e 100% No gender.

Formato 50ml 26,00€

Bestseller Duo Set – 24,99€

Coccola la tua pelle con gli essenziali bestseller di Dr.Jart+: Cicapair™ Tiger Grass Color Correcting Treatment e Ceramidin™ Cream; prodotti must-have per alleviare la pelle dai rossori e per un’idratazione long-lasting!

Ceramidin™ Cream 15ml: la crema che dona alla pelle un’idratazione intensa a grazie al Complesso di 5 Ceramidi che rinforzano la barriera cutanea rendendola sempre più resistente dalla perdita di idratazione e protegge la pelle in qualsiasi stagione e ambiente.

Cicapair™ Tiger Grass Color Correcting Treatment 15ml: il trattamento in crema che corregge ogni imperfezione grazie alla sua texture che da verde diventa rosa-beige assicurando un incarnato uniforme e privo di imperfezioni. Un soluzione unica che corregge ogni rossore e che protegge la pelle dalle aggressioni ambientali causa di invecchiamento cutaneo.

Modalità di utilizzo:

Applicare ogni mattina una quantità moderata di Ceramidin Cream sul viso.
Riscaldare con le mani una quantità moderata di Cicapair Tiger Grass Color Correcting Treatment fino a quando il colore non diventa da verde a beige. Quindi, picchiettare sulla pelle per nascondere i rossori.

Bestseller Duo di Dr.Jart+ è disponibile da Aprile 2021 in esclusiva presso tutti gli store Sephora e sul sito sephora.it.

Zen Routine 24 carati con Astra

Pare che la beauty routine stia diventando un’ossessione, si cerca non solo la più adatta alla propria pelle, ma la più originale, la più estrema, la più miracolosa, anche se i tempi del bagno nel latte di asina di Cleopatra sono ormai lontani.
Astra oggi lancia una linea Zen per la tua beauty routine dove inserisce elementi gold, delle vere foglie d’oro 24 carati per far brillare la pelle e impreziosire il tuo glass package per il viso.

Ritual gold serum oil

A metà strada fra un prezioso siero e un primer illuminante risiede l’anima di Ritual Gold Serum Oil.
Questa base sublimatrice di make-up è tempestata di foglie d’oro 24k sospese in un liquido infuso di attivi raffinati. La sua texture a base olio, leggera e a rapido assorbimento, coniuga la performance di una base viso a quella di un vero trattamento skin care.

Applicato prima del make-up rende la pelle radiosa e perfezionata, per un risultato sublime e naturalmente luminoso. Massaggiato sulle punte dei capelli aiuta a prevenirne la secchezza rendendole lucenti e sane. Contiene olio di Rosa Mosqueta, ricchissimo di vitamina A, che aiuta la rigenerazione cutanea e olio di girasole che garantisce emollienza e idratazione.

Ritual fixing mascara

Un gel cristallino infuso di sublimi proprietà nutritive e rinforzanti. Ritual Fixing Mascara è il prodotto in grado di coniugare due differenti funzionalità: applicato sulle sopracciglia le fissa e le mantiene in posizione a lungo, grazie ai suoi attivi che garantiscono rapida asciugatura, mentre sulle ciglia enfatizza lo sguardo con naturalezza curandole allo stesso tempo.
Contiene Pantenolo, ad azione altamente nutritiva e idratante e l’esclusivo Life Lash Complex, un complesso a base di estratto di trifoglio rosso che contribuisce ad aumentare la vitalità e la dimensione dei follicoli. Il risultato sono ciglia lucenti, sane e perfettamente in piega. Oftalmologicamente testato.

Ritual extreme fixing spray

Spray ad azione extra-fissante del trucco: una volta applicato, lo rende perfetto, senza necessità di ritocchi.
Impercettibile e delicato sul viso, contiene estratto di foglie di mela cotogna dall’effetto astringente, capace di restringere i pori dilatati e diminuirne la visibilità.
La silica all’interno della formula garantisce l’assorbimento del sebo in eccesso, per una pelle visibilmente perfezionata e un make-up a lunga tenuta.

Ritual eye primer

Applicato sulla palpebra prima degli ombretti, Ritual Eye Primer ne intensifica i colori, rivelandone ogni riflesso e ne prolunga la durata, senza che vadano a depositarsi nelle pieghe dell’occhio.
La sua consistenza è cremosa e impalpabile, grazie alla presenza di oli leggeri che garantiscono un’alta sfumabilità. La formula è arricchita con acido ialuronico, che aiuta a levigare e minimizzare le imperfezioni dell’area oculare. Oftalmologicamente testato.

Il Beauty Green, il Pack Intelligente


BOLT BEAUTY 

Bolt Beauty è il brand di cosmesi che rispetta pelle e ambiente con intelligenza. La sua brillante idea è quella di inserire la giusta dose di prodotto per la beauty routine all’interno di una piccola capsula a forma di goccia. Le gocce monouso, composte da alghe, sono totalmente biodegradabili, quindi una volta utilizzata l’essenza, possono essere sciolte in acqua bollente o essere gettate tra i rifiuti compostabili.

Bolt Beauty è antistress: niente più maxi barattoli di vetro per i viaggi, Bolt Beauty infatti mette a disposizione dei mini contenitori dove inserire anche dieci gocce utili per 10 giorni di skincare; il brand utilizza Carragenina – un tipo di alghe rosse o viola – per la creazione delle capsule scintillanti. La carragenina è sostenibile perchè contrasta l’acidificazione e la deossigenazione degli oceani causata dal riscaldamento globale e offre nuove opportunità economiche per i poveri abitanti delle coste nelle Filippine, in Indonesia e in Tanzania. Questo fa di Bolt Beauty un marchio carbon free

La fondatrice, Lisa Sexton, si è ispirata ad una “bellezza zero rifiuti”:

Credo che la bellezza non debba scendere a compromessi; questo significa bellissimi prodotti realizzati con ingredienti sicuri ed efficaci, e che le cose che acquistiamo non devono danneggiare il pianeta e devono essere facili da utilizzare e da smaltire in modo sostenibile.”

Bolt Beauty esce sul mercato con quattro prodotti innovativi:

“Filthy Clean” che deterge delicatamente la pelle senza privarla dei suoi oli naturali;

“Mad about Moisture”, una crema idratante nutriente con antiossidanti per dissetare la pelle secca;

“Vitamin A Game”, un intelligente formula con retinolo allo 0,15% più vitamina E, che lo rende ideale per coloro che sono inclini a reazioni allergiche;

“Glow, Don’t Shine”, progettato per combattere le macchie e il sebo in eccesso senza diminuire la luminosità della pelle.

BOLT BEAUTY skincare capsule
BOLT BEAUTY skincare capsule

EISENBERG PARIS 

Altro brand dal pack intelligente Eisenberg Paris, una forte identità nel mondo della cosmetica di lusso che deve la sua forza alla costante ricerca attraverso metodi di Alta Tecnologia

Risultato di questi esperimenti è la Formula Trio Molecolare, una scoperta scientifica brevettata da Josè Eisenberg ed esclusiva del marchio; un trattamento completo che rigenera, rinvigorisce e ossigena la pelle. 

Grande forza del marchio sono i sieri altamente concentrati, agiscono in profondità e rispettano l’equilibrio della pelle; se usati con costanza sono nettamente efficaci contro affaticamento, stress, aggressioni esterne, incarnato opaco, rughe, segni, perdita di tono ed elasticità.

Utile e intelligente il pack di questi sieri, permette di visualizzarne il contenuto perché trasparente e soprattutto è zero sprechi! La pompa interna spinge il contenuto verso l’alto sfruttandone così al massimo il siero che non viene sprecato e non rimane sul fondo e alla base. 

SIERO AFFINANTE VISO FORMULA TRIO-MOLÉCULAIRE® Effetto lifting Rimodella Ridensifica
SIERO AFFINANTE VISO FORMULA TRIO-MOLÉCULAIRE® Effetto lifting Rimodella Ridensifica

DR. JART 

Brand coreano super innovativo nato nel 2005 dall’idea del dermatologo Dr.Jung e dall’amico e socio JinWook Lee, Dr Jart si avvale di un team di 21 esperti dermatologi che studiano le problematiche della pelle con l’intento di eliminarne definitivamente i difetti. 

Riceve subito numerosi riconoscimenti tra cui il titolo di Eco-Friendly Company Award in quanto produttori di cosmetici eco-sostenibili. L’espansione del brand è immediata da allora con l’ingresso nel mercato giapponese, la distribuzione dei prodotti da Sephora USA, la diffusione nel Regno Unito, Irlanda e Francia, per poi arrivare a casa nostra. 

Vastissima la gamma di prodotti specifici, tra questi la linea Cicapair, un trattamento lenitivo per pelli molto sensibili, a base di Centella Asiatica, la famosa “erba di tigre” che usa l’animale per lenire le proprie ferite. E’ cicatrizzante, molto nutriente, ha una texture ricca e densa e di un colore beige verde che uniforma il colorito del viso; ottima come base trucco perchè attenua le piccole macchie e i lievi rossori.

I prodotti nel tubetto presentano all’interno della scatola un intelligente fermaglio di metallo che aiuta a spingere la crema verso l’apertura per evitare sprechi. Un accessorio utilissimo e riutilizzabile anche per altri tubetti che avete in casa. Sono piccoli dettagli che rendono però Dr Jart non solo grande esperto in skincare ma anche grande ascoltatore, perchè nasce sicuramente dall’esigenza del consumatore attento all’ambiente e agli “zero sprechi”. 

Dr Jart Cicapair™ Tiger Grass Grass Cream
Dr Jart Cicapair™ Tiger Grass Grass Cream

La cucina di Daniel Canzian: la regionalità sarà la nostra forza

La cucina di Daniel Canzian: la regionalità sarà la nostra forza

Il miglior posto in un ristorante è quello accanto allo chef e da “Daniel“, ristorante dell’omonimo chef Daniel Canzian sito nel cuore di Brera, è dotato di alti sgabelli rossi che si aprono sul palcoscenico della cucina. 
Da qui è possibile seguire la direzione dello chef in brigata e di pregustarsi tutti i suoi passaggi fino all’impiattamento, sempre gestito con una cura gentile per i dettagli e per chi sta per assaggiare le sue prelibatezze. 

L’accoglienza prevede un assaggio di cannoli di polenta e baccalà mantecato, torta sbrisolona salata al Parmigiano Reggiano, cialde al mais con prosciutto crudo Riserva selezione Rovagnati, pane sfogliato di una morbidezza burrosa che crea dipendenza, brodo di crostacei aromatizzato con mentuccia, uovo d’artista al nero di seppia dalla consistenza budinosa, accompagnati da un Ancestrale Due Valli. 

L’atmosfera che si respira in cucina è rilassata e traspare il feeling della squadra mentre arrivano i petali di San Pietro all’olio dolce di mandorla, finocchi e arance alla siciliana; dei tortelli grigliati con patate e cozze che lo chef impiatta al momento su un sughetto d’arrosto e mandarino. Anche il maialino da latte bresciano viene terminato al bancone in legno in prima fila, croccante, caramellato e con porcini e patate; e a chiudere il pasto un soffice spumone al cioccolato bianco e cocco con sorbetto al melograno preparato da Diego Borgonovi, il pasticcere simpaticamente rinominato “pavone” per la sua giovane esuberanza vanitosa, che ci delizia con un secondo dessert, una millefoglie caramellata alla vaniglia Tahiti e mele renette. 

E quando si termina un pasto e si ha ancora la curiosità di assaggiare gli altri piatti del menu, si ha la garanzia che Daniel Canzian non poteva che aver scritto “chef” sulla sua stella!

Il settore della ristorazione ha subìto un grave colpo a causa del Covid; come avete reagito al primo lockdown? 

Prima del lockdown l’azienda stava crescendo, avevo 10 cuochi, un direttore, sei del team in sala, un’addetta all’amministrazione, l’idea di un programma televisivo, ma ero in qualche modo smarrito.
Grazie al lockdown ho riassaporato il piacere di stare a casa, di cenare con la mia fidanzata, svegliarmi presto e godermi l’intera giornata quando di prassi la mia routine non mi vedeva libero prima della mezzanotte. Mi sono riappropriato di una grande verità che si stava annebbiando dentro di me, e cioè quella di avere un’unica grande passione: cucinare!

Hai anche ideato una nuova formula delivery, “Daniel a casa tua”

L’8 marzo 2020 ho deciso di lanciare il servizio delivery serale “Daniel a casa tua” perchè, come insegnava Gualtiero Marchesi quando affermava: “Ho imparato prima a tuffarmi e poi a nuotare”, mi sono buttato con coraggio in un’avventura che aveva per me molte domande e nessuna certezza. Ed è andato bene perchè tutt’oggi proponiamo 4 menu pronti per essere serviti direttamente a casa tua con i miei consigli. 

La tua è una cucina di matrice italiana ma che si identifica nei regionalismi 

Tutta la mia cucina è la somma di quello che penso e vedo e sono sempre più favorevole alla regionalizzazione della cucina, perchè credo sia il futuro. Prendiamo come esempio Milano, nell’arco di un chilometro quadrato puoi scegliere di mangiare cinese, messicano, coreano, giapponese… e allora perchè non ampliare la scelta sulla base della nostra forza e inserire menu pugliesi, calabresi, campani..? Dalla nostra abbiamo la ricchezza delle materie prime; la diversificazione delle cotture, lunghe, stufate; le specialità locali, il tartufo in Piemonte, la paniscia… E supportiamo il nostro paese, io mi rifornisco da piccoli produttori locali ad esempio e il menu che offro è in funzione a quello che il mercato mi da’.
Ho molto rispetto per l’ingrediente, non lo lavoro mai troppo ; qualche giorno fa è tornato al ristorante Claudio Sacco, il Viaggiatore Gourmet, per una costoletta alla milanese perchè dice “è una garanzia, torno ed il sapore è lo stesso del primo assaggio e perchè le uniche sorprese possono essere una piccata di fegato alla veneta, ma l’ingrediente è sempre riconoscibile”. 

Lo chef Daniel Canzian patron del ristorante “Daniel” nel cuore di Brera


Il tuo è un amore viscerale per la cucina

E’ una qualche forma anomala di egoismo perchè cucinare mi fa star bene, mi rilassa. Succede che qualche cliente si lamenti di non vedermi in sala, ma allora io chiedo “preferite avermi in sala e non sapere chi stia cucinando, oppure è meglio avermi in cucina e avere la certezza che i piatti siano davvero frutto delle mie mani?” Perchè il gap lo fa sempre lo chef!

A casa tua stai spesso ai fornelli? 

Mai, a casa mia non cucino, piuttosto vengo al ristorante e cucino qui per poi portare a casa. In questo spazio ho tutti i miei attrezzi, ordinati, pratici, gli attrezzi del mestiere. 

Qual è il tuo piatto preferito? 


Riso bollito con verdure e pesce appena scottato.

Allievo di Gualtiero Marchesi come Executive Chef nei ristoranti del Gruppo, cosa rimane del maestro?
 
La fortuna di averlo vissuto nel suo momento di più grande maturità; tra di noi c’era un particolare feeling che mi ha permesso di viverlo intensamente, durante le passeggiate in Brera dove mi parlava di cucina, in una Milano a me nuov, dove ho scoperto il vicolo dei lavandai; un leader, un uomo che sapeva comandare con dolce fermezza (non l’ho mai sentito urlare). 

la sala del ristorante stellato “Daniel”, Milano


Ristorante Daniel
Via San Marco angolo Castelfidardo – 20121 Milano
Tel. (+39) 02 63793837
Chiuso la domenica e sabato a pranzo
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.ristorantedanielmilano.com

Random a Sanremo: la musica, la fede, il primo amore


E’ il più giovane tra gli artisti in gara nella categoria big di questo 71mo Festival di Sanremo, Emanuele Caso, in arte Random, con i suoi soli 19 anni colleziona già sei dischi di platino e 210 milioni di ascolto. 
E’ il 2019 a farlo conoscere al grande pubblico con il singolo “Sono un bravo ragazzo un po’ fuori di testa” dall’EP “Montagne Russe” e presentato all’edizione “Amici speciali” di Maria De Filippi. 
Si distingue subito per la sua spontaneità e la sua simpatia, e sul palco dell’Ariston porterà un sound tutto nuovo con il grande e nobile obiettivo di tornare al grande significato della “canzone”. 


Random, prima volta sul palco dell’Ariston, prime impressioni 

Sto sognando ad occhi aperti e non vedo l’ora di salire sul palco! Provo da sei mesi, un lavoro lungo che sarà concentrato in 4 esibizioni da 3 minuti ciascuna, cioè 12 minuti di concentrazione per un lavoro di 30 persone.

Calcoli sempre tutto?

Sarà l’ansia, pochi giorni fa mi ha fatto addirittura perdere la voce e pensavo “finito il sogno, non posso cantare”, poi è tornato l’entusiasmo e mi ha dato la forza di trainare tutto il team e decidere che voglio godermi il momento, vada come vada, senza rimorsi. 

“Torno a te”, la canzone in gara, parla della tua prima storia d’amore, ce la vuoi raccontare? 
Sì, il pezzo parla della mia prima storia d’amore e invita l’ascoltatore a tornare a vivere ogni giorno della sua vita come il primo amore, con spensieratezza, coinvolgimento, con apertura, soprattutto in un momento come questo che ci ha costretto al distanziamento sociale, ci hanno tolto l’abbraccio, il contatto umano, e quando questo viene a mancare ti accorgi solo allora di quanto sia importante. 

Il mio primo e unico amore lo ricordo bene, mi ha segnato, avevo 7 anni e una fissazione per quella bella bambina che da adolescente è diventata la mia fidanzata. Con lei ho vissuto le prime volte, i baci, gli anniversari, e poi i tradimenti. Tradito. Da qui sono ripartito, dal dolore ho costruito il mio percorso musicale e professionale, una sorta di ripicca per fargli capire il valore di quanto avesse perso. In qualche modo oggi gliene sono grato, surreale come le situazioni si ribaltino. Prima dedicavo a lei le mie canzoni, con un pizzico di rabbia e voglia di rivincita; oggi tutto l’amore lo dedico a me.

E oggi senti di aver superato quel momento? 
Credo di avere un blocco, sono molto più diffidente, vivo le emozioni ma con il freno a mano tirato. Sono convinto che un giorno arriverà la ragazza giusta per me; oggi mi innamoro della vita, della mia famiglia, dei miei amici, della musica, del mio team. 

Hai dichiarato che nella lontananza da casa, in questa esperienza al Festival, ti mancherà più di tutto abbracciare le persone che ti hanno permesso di stare sul palco. Chi sono?
Sono tutte le persone che mi hanno sostenuto nonostante si pensasse all’inizio che ero solo una meteora, uno qualunque che arriva dal nulla, che ti ritrovi in classifica ma pensi che il pezzo dopo non arriverà mai. E invece con la mia musica e grazie a chi ha creduto in me e al loro amore, il loro sostegno, sono ancora qui. E sono grato a tutti.

Random

Come sarà cantare su un palco vuoto? 
Forse è un bene che non ci sia pubblico, mi concentrerò sulla performance chiudendo gli occhi. 
Mi spiace solo non poter uscire da quella sala e trovarmi migliaia di persone che mi incoraggiano e fanno il tifo per me. Ma chissà, potrebbe esserci una seconda volta…

Hai dichiarato di essere molto credente, da dove arriva la tua fede?
i miei genitori sono pastori di una chiesa evangelica; inizialmente la preghiera era un rito, un dovere, e questo mi allontanava dalla Chiesa. Crescendo ho capito l’importanza di credere in un Dio buono, un Dio che ha avuto un piano per me e mi ha dato quello di cui ho bisogno, compresa la mia nuova strada.

Nella musica c’è la sua mano?
Certo, è ovunque, anche nei nuovi pezzi dove ho ripreso il gospel, dove uso molto la voce. 
E le mie canzoni parlano di lui senza parlarne esplicitamente, perchè serve sempre la chiave giusta. Io credo di aver trovato il modo, il mio modo.

Quanto ha influenzato il lockdown sulla tua musica? 
Mi ha costretto a pensare al passato in maniera nostalgica, non potendo vivere delle esperienze ho ricordato quelle vissute e lo ho messe in musica. Dal punto di vista artistico mi ha quindi aiutato, ma io sono un compagnone, amo parlare con la gente, stare in mezzo a loro e questo mi è mancato molto; insomma io chiacchiero con tutti, se non si riesce a parlare con me significa che sei proprio antipatico! (ride) 

Tra 20 anni come ti vedi?
Ricco sfondato su uno yacht gigantesco; felice con una famiglia unita e con un sogno realizzato: quello di riportare in auge il vero significato della musica, e cioè quello di raccontare le emozioni. 

Cosa ti aspetti da Sanremo?
L’affermazione da artista emergente ad artista affermato. Io amo la musica, voglio vivere di questo, so che devo dire ancora tante cose e portare sonorità nuove in Italia. 

Quando ti esibirai? 
Il 3 marzo, non so ancora in che ordine, ma tirando a indovinare sarò sicuramente primo, terzo oppure ultimo, perchè tutti i numeri significativi nella Bibbia e che ricorrono nella mia vita sono l’1, il 3 o tra gli ultimi. Scommettiamo?!

Ghemon al Festival di Sanremo 2021 – l’intervista

Gianluca Picariello, in arte Ghemon, è il rapper e cantautore avellinese che torna sul palco del Festival di Sanremo 2021 dopo il successo di “Un temporale”, tratto dal suo ultimo album “Scritto nelle stelle”.
Per la categoria big, Ghemon presenterà il brano “Momento perfetto“, una confessione, una spinta a guardarsi dentro e gioire delle bellezze della vita.


Il tuo nome d’arte, Ghemon, si rifa’ ad un personaggio di una serie di manga, Arsenio Lupin. Cos’avete in comune?
Niente! Me lo sono appiccicato addosso da ragazzo perchè mi affascinava la calma che il personaggio manteneva anche nei momenti più difficili, una virtù che non ho per nascita ma che ho imparato a coltivare. Per natura sono un po’ focoso.

Quest’anno tra le restrizioni del Festival ci sarà l’esibizione senza pubblico, come lo immagini?
L’esperienza delle prove mi dice che l’emozione rimane grande. E’ vero manca il contatto diretto con i destinatari del dialogo, manca l’accoglienza e il saluto quando hai finito, ma sono a casa che ci guardano e l’applauso virtuale lo si recupera dai bei messaggi che arrivano dal web.

La canzone che porti a questo Festival di Sanremo si intitola “Momento perfetto”, di cosa parla?
Parla di quello che può essere il “momento perfetto” per ciascuno di noi. E’ una spinta a guardarsi dentro, a capire chi siamo, a cercare gioia e motivazione e a non sentirsi secondi agli altri. Sui social siamo bombardati dalle vite altrui, che amiamo e invidiamo, e che ci “distraggono” dalle nostre, con questo testo vorrei che tutti riuscissero a trovare le motivazioni dentro di sé per essere felici.

Com’è nata?
Scrivo canzoni per me, non riuscirei a crearne una con l’intento di passare al Festival; la spontaneità, almeno nel mio caso, ha pagato. “Momento perfetto” è una onesta ammissione delle emozioni di un giorno, quello in cui l’ho scritta; mi sono seduto e ho confessato sperando fosse la confessione di tutti.

In che modo ha influito il lockdown sulla tua musica?
Era complicato realizzare cosa stesse succedendo, obbligati a vivere una condizione in maniera passiva e del tutto straordinaria; concentrarsi su altro era davvero difficile, ho ripreso a scrivere in studio solo dopo il lockdown, tutte le canzoni dell’album infatti sono giovani, hanno pochi mesi di vita compresa “Momento perfetto”, che fu una delle prime.

La cover dell’album ti vede con un gatto sulle spalle, che significato ha? E’ il tuo?
Jamie è il gatto di un amico, il ragazzo che ha scattato la foto. In realtà è il mio amico, proprietà del suo gatto, perchè sono sempre i gatti a comandare, per questo io ho scelto un cane.

Come i gatti, hai dichiarato di avere anche tu sette vite. Quali sono le altre sei?
Ho intrapreso la carriera artistica in maniera spontanea, senza che nella mia famiglia ci fossero artisti né che i miei amici fossero così convinti che ce l’avrei fatta; una laurea in legge, leader di una band, primo demo a 17 anni, primo disco ufficiale nel 2007, l’esperienza a Sanremo e poi il ritorno, oggi.

Il nuovo album è intitolato “Feriti e contenti”. Qual è la tua ferita più grande?
La depressione, ferita che sono riuscito a saturare col tempo, con molta disciplina, tanta forza di volontà, l’aiuto, il supporto e la sopportazione delle persone care. Quando si attraversa il fuoco delle cose, poi la felicità ha un altro sapore e la si vive con più intensità.

In un’ altra vita hai perso 40 chili in due anni
Era arrivato il momento di far combaciare la mia immagine con quello che sentivo dentro piuttosto che con quella dello specchio. E’ stato un lungo cammino di riappropriazione; finito quel percorso mi sono dato un cinque, sapevo ce l’avrei fatta.


Sui social hai lanciato dei divertentissimi sketch acchiappa like in cui chiami anche una zia in Australia
E’ una gag venuta in mente a me e Francesco del mio team management; le chiamate sono reali, la zia in Australia esiste davvero, la storia della mia famiglia parla di emigrazione, lì vivono nonni, bisnonni, nipoti. Poi il resto è freestyle, io sono così anche nella vita di tutti i giorni, un po’ cazzone.

Serata dei duetti con i “Neri per caso
Una bomba di presa bene! Un gruppo vocale con cui mi accomuna l’anima musicale!

I Måneskin a Sanremo, l’intervista

I Maneskin per la prima volta a Sanremo – l’intervista

Grandi novità per la 71^ edizione del Festival di Sanremo che, oltre a mettere in scena esibizioni senza pubblico, rimescola le carte anche nella sezione “big cantanti” dove presenziano tanti gruppi della new generation; tra questi senza dubbio i più acclamati sono i Måneskin, gruppo pop rock composto da Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio.

I Maneskin, per la prima volta sul palco dell’Ariston, portano in gara la canzone “Zitti e buoni” e si esibiranno già dalla prima serata di martedì 2 marzo.
Li abbiamo intervistati per voi:


Prima volta a Sanremo, impressioni a caldo
Damiano: “Già arrivando all’Ariston si percepisce l’importanza di un palco che ha fatto la storia della musica italiana, quella sensazione che stai facendo qualcosa di diverso dal solito, di grande. Un po’ di amaro in bocca per l’atmosfera ovviamente più restrittiva, per l’assenza di pubblico, ma che ci permette dall’altra parte di viverla con più serenità e forse meno pressione. Siamo più leggeri, ci stiamo divertendo molto e non vediamo l’ora di salire sul palco.”

Abituati ad un pubblico scalmanato, come sarà suonare su un palco vuoto?
Thomas: “La gavetta ci ha portato a suonare anche con sole due/tre persone che ci ascoltavano, quest’assenza non ci spaventa e riusciamo a dare sempre il massimo, non ci lasciamo influenzare e soprattutto sappiamo che il pubblico a casa è immenso, che la nostra esibizione arriverà a moltissime persone, la nostra energia è per loro.” 

Damiano: “3 minuti e mezzo, 3 minuti di fuoco e non ci pensi”.

A proposito, abbiamo sentito che sarà un’ esibizione “sudata”, come sarete vestiti?
Damiano: “Un look per ogni sera con Etro che contorni l’esibizione senza distogliere l’attenzione dalla musica. Sappiamo bene che la gente si aspetta molto dalla nostra immagine, ma diamo sempre più rilevanza alla parte musicale; un outfit ci aiuta ad esprimerci e non a recitare, ma ad interpretare noi stessi per fortuna. Questo nostro Sanremo è davvero dedicato alla canzone, il nostro intento è farla arrivare ad un pubblico grande.”

“Zitti e buoni”, la canzone in gara, di cosa parla?
Damiano: “Il testo è differente da tutti i nostri altri, che necessitavano di interpretazione, che avevano un messaggio velato dietro le righe, fatto di metafore. Questo è invece un linguaggio semplice per renderlo il più diretto possibile e legato ad una musica molto potente e scarna, solo power trio. Concetti un po’ diretti, una vera dichiarazione di intenti “Siamo qui, siamo una realtà e abbiamo intenzione di restarci per un po’ di tempo.

Ethan: “Negli anni passati abbiamo acquisito esperienza per raggiungere ora un sound personale ed unico, che ci rappresenti in pieno; abbiamo sperimentato, ricercato raffinatezza, e portare oggi il nostro nuovo linguaggio ci rende orgogliosi e molto onorati.”

Foto Francis Delacroix


Un tema ricorrente nei vostri testi è quello del pregiudizio 
Damiano: “E’ un macro tema il pregiudizio, attraverso la musica cerchiamo di estirpare l’incasellamento, le definizioni assolute. Noi siamo liberi, artisticamente, personalmente, sessualmente.

Quanto di questo pregiudizio c’è nelle vostre storie personali?
Damiano: “Siamo dei ragazzi molto giovani, arriviamo da un talent, abbiamo dovuto scegliere tra il lavoro e la scuola, ci trucchiamo, ci mettiamo lo smalto, ci vestiamo molto femminili, insomma è un po la nostra spada di Damocle.”

Giocate molto con l’ambiguità della vostra immagine. Quanto è marketing e quanto è vero
Thomas: “E’ tutto vero! Siamo così come ci vedete, quattro caratteri forti, testardi, istintivi.”
Ethan: “Il nostro principio di vita è di fare e dire ciò che si vuole, liberamente ma sempre nel rispetto altrui”.

Ma vi capita di litigare? 
Damiano: “Sempre meno”. 
Thomas: “Abbiamo imparato a fare litigate costruttive”.

E come si ricrea l’atmosfera sul palco dopo una discussione? 
Damiano: “Prima di esibirci c’è il quarto d’ora zen, dove nessuno deve parlare (ridono). E mezz’ora prima di esibirsi si è talmente concentrati che non si ha nemmeno la lucidità mentale di pensare ad altro.
La priorità è portare a termine una buona performance quindi anche se ci arrabbiamo, ci dimentichiamo tutto quando suoniamo insieme.

Foto Francis Delacroix

Arriva Victoria e le chiedo subito pregi e difetti di Damiano
Victoria: “Simpatico, intelligente, è un buon amico Damiano, ma un po’ iracondo anche se sta migliorando.

Damiano, pregio e difetto di Victoria
Damiano: “Molto organizzata, è una professionista, mai in ritardo. Il suo difetto è l’impazienza.”

Ethan, pregi e difetti di Thomas
Ethan: “Empatico, socievole, parla con chiunque. Difetto: distratto; quando si fa un briefing importante, alla fine della riunione lui chiede sempre “Scusa mi puoi ripetere l’inizio?!

Damiano: “Quello che parla meno di tutti sono io, addirittura meno di Ethan, perchè per me vige la regola che se non si ha niente da dire, è meglio stare zitti, “Zitti e buoni“.

Thomas, pregi e difetti di Ethan
Thomas: “Molto buono, un ottimo ascoltatore, cerca sempre di comprendere il punto di vista dell’altro, anche se differente dal suo. Difetto: prolisso.

Nella serata dei duetti avrete accanto Manuel Agnelli, il vostro coach a X Factor
Damiano: “E’ nata per caso questa scelta, ci siamo incontrati in treno e abbiamo iniziato a chiacchierare e ad ipotizzare il duetto; siamo felici di stare sul palco con Manuel Agnelli, che stimiamo come professionista e come persona.

Damiano e Manuel Agnelli in sala prove


Qui il testo dei Måneskin, “Zitti e buoni”.

Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi fra’ di fango
Giallo di siga’ fra le dita
Lo con la siga’ camminando
Scusami ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
Anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana tipo spacciatori
Troppe notti stavo chiuso fuori
Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni
Sguardo in alto tipo scalatori
Quindi scusa mamma se sto sempre fuori, ma
Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Io
Ho scritto pagine e pagine
Ho visto sale poi lacrime
Questi uomini in macchina
Non scalare le rapide
Scritto sopra una lapide
In casa mia non c’è Dio
Ma se trovi il senso del tempo
Risalirai dal tuo oblio
E non c’è vento che fermi
La naturale potenza
Dal punto giusto di vista
Del vento senti l’ebrezza
Con ali in cera alla schiena
Ricercherò quell’altezza
Se vuoi fermarmi ritenta
Prova a tagliarmi la testa
Perché
Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cazzo parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Ma sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Noi siamo diversi da loro

Le 10 cose da fare durante la dolceamara quarantena

Annoto nella prima pagina di ogni libro che leggo, la data che non scorderò mai, annoto COVID-19, e sono sicura che la memoria in futuro non avrà bisogno di altre spiegazioni. 

E’ stata dichiarata la Pandemia dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanitaria), siamo tutti costretti a rimanere tra le mura di casa, a uscire solo per procurarci beni di prima necessità o per urgenze mediche; c’è chi urla al complotto, cioè coloro che ritengono il Coronavirus un’arma batteriologica, e c’è chi crede nella scienza. Di certo sappiamo che la natura si sta ribellando, sta fermandoci a modo suo, l’inquinamento globale è diminuito, lo si legge nelle mappe della Nasa; nessuna auto per le città, impianti industriali chiusi, chiuse le fabbriche e i luoghi di lavoro, l’impatto di questa obbligata quarantena ha evidenziato in poche settimane un netto miglioramento atmosferico. E’ come una punizione dall’alto a cui noi tutti dobbiamo solo obbedire e prendere coscienza. Una catena che passa anche nelle case e tra gli affetti, sentiamo la mancanza di chi potevamo avere accanto ed ora non ci è concesso vedere, niente abbracci, niente baci, solo l’utilizzo di un’immagine virtuale, che cominceremo a odiare dopo troppo tempo di dipendenza. Sogniamo il caffè con un’amica, il viaggio col compagno, la passeggiata in centro; iniziamo a desiderare ciò che di più caro abbiamo, dandogli finalmente il giusto peso, troppo impegnati prima a correre da un ufficio all’altro.

Ora abbiamo una grande opportunità e una grande risorsa: il tempo. Che ci permette di conoscere noi stessi e di elevarci a cose nobili. E allora iniziamo con l’imparare.

Qui una piccola lista delle infinite cose che possiamo fare durante questa dolceamara quarantena.


Le 10 cose da fare in questa dolceamara quarantena:

1. Leggere il racconto “Voce di bambù fiori di pesco” di Yasunari Kawabata.
Non ci sono parole più adatte in questo momento per raccontare il rapporto uomo-natura. Un racconto-auspicio all’illuminazione. “I fiori sbocciano ogni anno, ma non tutti quelli che li vedono raggiungono l’illuminazione.” Oggi si è materializzato dinnanzi a tutto il mondo un grosso fardello, sta a noi sentire la voce che ci spinge alla luce, anziche’ il rumore che ci tende verso il basso. 

Kawata è certamente l’autore capace di descrivere questo non descrivibile. Leggete questo racconto raccolti nel silenzio delle vostre stanze. Vi aiuterà.


2. Allenare la mente con “Il giro della mente in 80 test”, un libro scientifico con simpatici test psicologici tra i più importanti e i più famosi, che misureranno la vostra intelligenza. Se siete fortunati fatelo con i vostri cari, vi divertirete a nutrire la vostra salute cerebrale. 

3. Cucinare delle cose buone e salutari, e se non siete capaci, è il momento di imparare!
Ne “Il grande ricettario” di Gualtiero Marchesi, la Bibbia degli chef, troverete ben 1200 preparazioni della nostra bellissima terra, ricette italiane regionali rivisitate dal grande maestro dell’arte culinaria. Siete ancora in tempo per cucinare una trippa alla fiorentina e giocare ai voti con i commensali come in “4 ristoranti”. Datevi un bel “Dieesci!”


4. A proposito di cucina, Philippe Daverio, noto critico d’arte ma anche ottima forchetta, ci illustra e ci spiega con invidiabile semplicità ne “A pranzo con l’arte” edito da Rizzoli, la nascita delle abitudini a tavola. Sapevate che l’usanza di mangiare all’aperto arriva dall’epoca d’oro di re Luigi XV? Si faceva un pic-nic durante le partite di caccia e si consumava cibo cotto in precedenza dai cuochi di corte, come l’arancino, invenzione dello chef di Federico II di Svevia in Sicilia. Con Philippe Daverio non si smette mai d’imparare, divertendosi.



5. Scrivere una sorta di “diario di bordo“, delle pagine che raccontino i vostri stati d’animo, le vicende di questi giorni, ritagliatevi anche solo un’ora delle vostra giornata in cui scendete nella zona più buia e nascosta di voi stessi, e accendete una luce. Col passare dei giorni, illuminerete tutta casa.

6. Scrivere una lettera alla persona che amate. L’amore ha infinite forme, il destinatario può essere un amico, vostra madre, vostra sorella; trasformate i vostri pensieri in parole, che le parole possiedono una forza immensa. Tutto quello che la vostra timidezza, i vostri retaggi culturali e comportamentali bloccano, colorateli su un foglio bianco con parole di affetto, gentilezza, grazia. Farà bene a voi, ai vostri rapporti, sarà miele per il cuore.

7. Iniziare un corso di calligrafia. Il volume “Lettering creativo ma non solo” vi inizia all’arte della calligrafia. Tornerete all’ABC esattamente come al primo giorno di scuola elementare, ma con l’obiettivo di trasformare la vostra scrittura da medico, in scrittura da geisha. Solo allora potrete imbustare la poesia all’amore disperato, timbrarlo con la cera lacca, rigorosamente rossa, ovviamente con il timbro riportante le vostre iniziali. Scrivere in vestaglia di seta, con penna d’oca, sul coiffeuse della vostra camera da letto, vi porterà l’ispirazione.

8. Fai qualcosa che rimandi da una vita. Molto spesso troviamo scusanti per pigrizia, per mancanza di sicurezza, per svogliatezza, perchè crediamo di non potercela fare, perchè abbiamo paura del cambiamento, temiamo i risultati, temiamo il giudizio. Lasciate fuori dalla porta virus e paure, e abbandonatevi ai vostri sogni: il libro che non avete mai scritto, le foto che non avete mai fatto, le parole che non avete mai detto. Lasciatevi andare e seguite l’onda dell’impulsività, almeno ora. Fatelo.

9. Dedicarsi alla cura del tuo corpo aiuta la mente ad essere più libera e reattiva; non datelo mai per scontato. Preparate un bagno caldo con mezza tazza di bicarbonato e 10 gocce di Olio31, quel miscuglio miracoloso che serve per ogni malanno. Il bicarbonato è defaticante, rilassante e tonificante; l’Olio31 è invece antibatterico, antidolorifico e antireumatico. Mentre siete immersi, ascoltando il “Tristano e Isotta”, l’opera di Wagner, sorseggiate quel Barolo Docg del 2012 che custodivate per un momento speciale. Quel momento è arrivato. 

10. Guardare tutta la filmografia di Wong Kar-wai. Una lezione di grazia, di fotografia sublime, di poesia cinese. Maestro dell’arte erotica, del sentimentalismo romantico, le sue donne feticcio sono bellissime e ambigue. Le atmosfere delle sue pellicole, notturne e oniriche, calde come una lampada ad olio, le protagoniste, sfuggenti come lampade di carta. 
A mio parere, uno tra i più grandi cineasti viventi. 

®Riproduzione riservata

RICORDI? Un ritratto per sempre

L’ideatore di “RICORDI?” fa rumore, ha sempre fatto rumore, anche quando fotografava le modelle sulle spiagge di Bali o Bianca Balti per la cover di First; fa parlare per le irriverenze del suo blog, aperto tra i primi in Italia, e per la sua pungente schiettezza sui social network. Se qualcuno pensa che Settimio Benedusi abbia cambiato rotta con l’annuncio di questo nuovo progetto, si sbaglia di grosso! Perchè “RICORDI?” segue lo stesso pensiero di sempre del fotografo imperiese, e cioè quello di andare controcorrente.
Se tutti si spingono ai limiti del digitale, Settimio Benedusi ci riporta al bianco e nero del ritratto stampato perchè, come diceva Susan Sontag, “Il carattere contingente delle fotografie conferma che tutto è caduco“.
E quando tutti si improvvisano fotografi con in mano uno smartphone di ultima generazione, lui ritorna artigiano di bottega, un umile sfondo, un camice bianco e un ritratto stampato e incorniciato, pronto per essere appeso alle pareti di casa, come ai vecchi tempi.



– Cos’è “RICORDI?” 
“RICORDI?” è un collettivo di fotografia popolare che nasce dal progetto di riportare il privilegio del Ritratto Fotografico Stampato accessibile e democratico.

– Settimio Benedusi è un fotografo nostalgico? 
Una definizione che mi piace di “nostalgia” è la felicità di essere tristi. In quel senso un po’ lo sono, e lo sono probabilmente anche come fotografo perchè i miei riferimenti sono i grandi classici. Ma sono solito dire che il progetto “RICORDI?” è talmente antico da essere rivoluzionario!

– Nella presentazione di “RICORDI?”, sul sito ufficiale, affermate di essere in grado di rappresentare il soggetto per quello che è realmente. Come ci riuscite? 
Non facendo assolutamente nulla! Non facciamo fare pose, movimenti, atteggiamenti… nulla! Solo ed unicamente la faccia delle persone, convinti che lì ci sia proprio tutto ciò che serve per raccontare chi siamo. Non facciamo fotografie, ma definiamo un’identità.

– Da cosa nasce il passaggio del fotografo Settimio Benedusi dalla moda/lifestyle al ritratto?
Dal desiderio di realizzare attraverso il linguaggio che io conosco (la fotografia!) qualcosa che abbia un valore etico/morale/politico: perché nella contemporaneità la fotografia o possiede questi valori o è il nulla. 

– In base a quali caratteristiche sono stati scelti gli altri fotografi (Toni Thorimbert, Oliviero Toscani, Marco Onofri, Guido Stazzoni, Massimo Sestini) autori dei ritratti?
Persone colte, intelligenti, empatiche e il più possibile prive del maggiore e più frequente difetto dei fotografi: il narcisismo.

– Come si differenziano?
Sono tutti diversi all’interno dello stesso identico progetto.

– Avete una “divisa” durante il servizio. Perchè? 
La divisa è fondamentale! Perché dice chiaro e tondo che siamo lì come artigiani, al servizio di chi viene a fare il ritratto.

– Il nome del più grande fotografo ritrattista mai esistito 
Almeno fammene dire tre! Avedon, Sander, Disfarmer.

– Qual è il messaggio ultimo di “RICORDI?”
Il ricordo è il tessuto dell’identità” Nelson Mandela.

– Perchè tornare alla STAMPA in un’epoca DIGITALE? 
Perché è l’unica cosa che rimane.

– Quanti anni ha “RICORDI?” e quanto vivrà?
Comincia ad avere 5 anni e vivrà per sempre!

Il sito e dove prenotare il vostro ritratto stampato:
https://ricordistampati.it

Settimio Benedusi

“Le mani della madre”, il libro di Massimo Recalcati

Freud ci dice che la madre è il primo soccorritore, colei che risponde dopo il “trauma della venuta al mondo”, colei che dona la vita, il primo volto con cui si entra in colloquio e che permette di rifletterci come in uno specchio.
Una grande responsabilità quella della madre che comunica attraverso i suoi stati d’animo, i suoi sentimenti, la gioia o il dolore, la felicità o la tristezza agli occhi del bambino, lo stesso che si veste dello sguardo dell’altro e che assorbirà quelle emozioni come indicazione del significato della vita

Il tema del materno è ampio e complesso ma ciascuno di noi, figlio anzitutto, può rivedersi in questo libro di Massimo Recalcati che ha racchiuso venticinque anni di racconti di madri in psicanalisi. Un volume che fa un viaggio nella memoria limbica di tutte le madri del mondo, da Maria alle madri bibliche del “dilemma di Re Salomone”; una finestra sui desideri, sui fantasmi e sull’ eredità del materno

Le mani della madre”, ci accompagna alla scoperta dei due tipi di madri, quella “coccodrillo”, che fagocita la donna per dar spazio alla madre, quindi la “madre del sacrificio”, e quella “egoica” che sente il figlio come un ostacolo alla femminilità, all’espressione di se’ come donna. 

Ci riassume Recalcati che per una madre il compito più difficile è quello di continuare ad esistere come donna; colei che sceglie di far morire la donna entra in una relazione incestuosa col bambino, feticistica, dove uno si assorbe nell’altro, uno divora l’altro, in una sorta di cannibalismo reciproco, di diade mortifera. 

Alla nascita del figlio la libido della donna si sposta sul bambino, i due si godono a vicenda, ma il tempo della libido è destinato a finire e quando questo non succede subentra il disequilibrio del rapporto, compreso quello coniugale che entra in crisi.
Una buona madre, osserva Recalcati, non è mai solo madre, l’idillio materno si placa e cede spazio alla donna che comunica al figlio “C’è altro desiderio oltre te”; è in questo caso che la donna diviene salvezza della madre. 

La buona madre, come ci spiega Recalcati in queste pagine, accoglie senza diritto di proprietà, non si immola ai propri figli ma accetta di perderli, di staccarli dal cordone ombelicale, accetta di separarsene, di lasciarli andare, accetta che siano altro all’infuori di lei.
Quando questa separazione non avviene, entriamo in un caso di onnipotenza materna, quella che viene ben descritta nelle pagine bibliche “Primo libro dei Re” al “Dilemma di Re Salomone”. Il Re si trova di fronte a due madri che rivendicano la proprietà del figlio, sono due prostitute che vivono nella stessa casa, non hanno marito e hanno partorito entrambe. Uno di questi neonati muore soffocato dal peso della madre che dormiva, e che scambia il suo morto con quello vivo dell’altra. Nella contesa del figlio vivo, Re Salomone chiede una spada e decide di tagliarlo a metà cedendone a ciascuna una parte; a quel punto la vera madre ferma il Re e accetta di consegnarlo alla menzognera purchè rimanga in vita.
Il significato di questo importante passaggio ci dice che queste due donne non sono due differenti madri, ma una sola, e che in ogni madre vivono entrambe. La prima, spinta all’appropriazione, soffoca il figlio, e dove c’è soffocamento c’è maternità patologica; la seconda dona la libertà, fa esperienza del decentramento di sé e la saggezza biblica ci dice che per rendere vivo il figlio, bisogna perderlo

Un altro grande esempio del materno lo abbiamo attraverso Maria ed Eva; la prima una madre pura, vergine incorrotta dalla sessualità, la seconda una donna strega che rifiuta la sudditanza e la sottomissione.

Maria fa esperienza in carne e ossa della gravidanza, ma in Maria il figlio non è suo in modo radicale perchè è il figlio di Dio. E’ quindi un’ esperienza della maternità come immanenza assoluta della vita nella vita, un’estasi della gravidanza, una trascendenza assoluta. Maria non è proprietaria del figlio e ci insegna la lezione della buona madre, e cioè che ogni madre porta con sé il figlio di Dio, che radicalmente non è suo e che in definitiva è obbligata a lasciar andare.

Massimo Recalcati, autore de “Le mani della madre”

Nel volto delle nostre madri abbiamo letto il volto del mondo, sia esso amore o odio, sentimenti che ci hanno reso amabili o indegni, fieri o sottomessi; siamo diventati preziosi attraverso lo sguardo di chi ci ama, o insicuri attraverso l’assenza di abbraccio e desiderio, come succede nei rapporti di coppia, una reiterazione dell’affermazione di sé, cerchiamo nell’altro la ragione del mondo. 

Impariamo che sufficientemente sereno sarà il volto della madre, maggiore sarà l’apertura al mondo, perchè la figura della madre non si risolve nella genitrice, ma in colei che dona la vita e al contempo la propria assenza, il dono più grande della maternità. 



Le mani della madre
Desiderio, fantasmi ed eredità del materno
di Massimo Recalcati
Edito di Feltrinelli

Il Beauty Green & Charity

Ci stiamo “risvegliando”, ci avviciniamo alla natura con più tatto e più cura, le grandi aziende fanno scelte volte alla salvaguardia dell’ambiente, così come i piccoli imprenditori obbligati a usare un packaging che racchiuda i prodotti, volgono a una scelta consapevole di pack free. C’è chi destina parte dei ricavati ad associazioni umanitarie, chi fa di quest’attitudine uno stile di vita, volto al bene comune e a una maggiore consapevolezza.
Qui alcuni tra i brand che regalano bellezza a 360 gradi.


MÁDARA
Se il mercato non offre quello che cerchiamo, allora ce lo creiamo da sole”, questo è il motto di quattro brillanti donne fondatrici del brand MÁDARA, azienda di cosmetica biologica che, dopo dodici anni di ricerche approfondite, test, sviluppo di formule efficienti, è oggi tra le più riconosciute e avanzate del Nord Europa.

Una formula di successo che passa innanzitutto attraverso il rispetto dell’ambiente, infatti Madara è vegan, il packaging è riciclato e riciclabile e la vision è quella di superare il sintetico per proporre soluzioni totalmente nature. Gli ingredienti di Madara sono tutti frutti, fiori, bacche, erbe e vegetali di cui ci nutriamo, gli stessi alimenti che consumiamo sulle nostre tavole trasformati in soluzioni per la pelle. Ricca di vitamine e nutrienti, la gamma Madara spazia dalla cura del viso, alla cura del corpo, capelli, e dedica una linea anche ai baby

E’ il nuovo concetto di “Northern Beauty” quello che abbraccia il brand, i cui elementi arrivano direttamente dai paesi nordici, la linfa di betulla rigenerante, i fanghi fossili, le erbe e gli oli di semi ricchi di omega, tutte sostanze che combattono lo stress ossidativo, l’invecchiamento, le rughe, con la gentilezza della natura. 

La linea SOS HYDRATION 20 contiene ad esempio acido ialuronico multimolecolare, zuccheri igroscopici ed estratto di radice di Peonia del Nord; nutre e lenisce la pelle secca, disidratata, stressata e screpolata, prevenendo la perdita d’acqua transepidermica. È scientificamente provato che reidrata la pelle, ripristinandone il benessere e la sua naturale luminosità. Indicata per l’uso quotidiano è perfetta per la protezione della pelle, dona comfort dopo i viaggi, dopo l’esposizione solare, dopo un periodo al mare, dopo la stagione invernale soprattutto se la pelle è stata esposta al calore secco dell’ambiente interno.


Skinlabo 

Qual è la formula per eliminare costi aggiuntivi a un prodotto e renderlo così più accessibile a tutti? 
La risposta è la vendita online, dal produttore direttamene alla casa del consumatore! E’ la scelta di Skinlabo, il primo digital brand italiano della cosmetica, che ha puntato su una scelta economica per non rinunciare ad un risultato eccellente disponibile a tutti. Democratico ed efficiente, Skinlabo mette a disposizione un team qualificato pronto a rispondere alle vostre domande e a guidarvi nell’acquisto sia telefonicamente che online. 
Gli ingredienti sono tutti naturali e dall’alta percentuale di principi attivi, che ne determinano l’efficacia sulla pelle; dall’effetto miracoloso “Argirelox botox-like pure shot” è un trattamento intesivo puro per un effetto botox-like. Sono i peptidi l’aiuto naturale, che svolgono un’azione miorilassante e antirughe. Se usato quotidianamente attenua le micro contrazioni muscolari, distende, volumizza e ha un’azione liftante. 


Validissimo invece nella stagione invernale, il “Defensil-plus +SK-influx calendula extract”, un trattamento super nutriente e lenitivo che protegge la pelle dagli agenti esterni riducendo la reattività cutanea. Attenua quindi i rossori grazie al principio attivo Defence Plus e all’estratto di calendula, e crea una barriera contro la fragilità dei vasi sanguigni. 


FaceD

Solidarietà, trasparenza, ecosostenibilità, il brand beauty FaceD offre la possibilità di un consumo a minor impatto ambientale lasciando la libertà di acquistare i prodotti senza confezione diminuendo così il costo totale.

E’ una scelta importante e consapevole, volta a sensibilizzare l’acquirente a salvaguardia dell’ambiente, in questo modo FaceD crea non solo prodotti validi e professionali, ma un vero e proprio stile di vita, una community sana e green, e la bellezza della pelle parte anche da una consapevolezza piena e chiara del “far bene e fare del bene“. E restituire ciò che si è preso come insegnano i buddisti e come vediamo nei paesi asiatici che donano, quotidianamente fuori dalle loro porte, alimenti e fiori e incensi agli spiriti della natura.

Su questo concetto FaceD “restituisce” destinando il 3% del fatturato netto ricavato aDerive e approdi”, progetto del Comune di Milano contro la tratta e lo sfruttamento delle persone, dalla prostituzione alla violenza domestica, dal racket delle elemosine al caporalato. Il Comune interviene sul territorio con unità di sostegno immediato, che offrono vitto, alloggio e assistenza sanitaria nell’emergenza, e con sportelli di ascolto dedicati. L’obiettivo è quello di avviare le vittime verso un nuovo percorso di vita e libertà personale con piani di reinserimento lavorativo e sociale.  

Presente in molti prodotti, l’acido ialuronico è il filo conduttore della dermocosmetica Face D e viene utilizzato in diverse tipologie e fino a 4 pesi molecolari, per un’azione ancora più idratante in tutti gli strati cutanei.

Pure Plump HA4 Acido ialuronico – 30 ml ha un effetto rimpolpante immediato, perchè la molecola acido ialuronico ha il potere di trattenere l’acqua e di rallentare il metabolismo cellulare. Risultato immediato è il +28% di idratazione e il +6% di compattezza cutanea. Nel lungo periodo (2 mesi) invece la pelle è più rassodata nel 58% delle persone.

Astra Make-up The Universal Foundation

Dentro un packaging di vetro trasparente riciclabile, Astra propone un fondotinta rivoluzionario, THE UNIVERSAL FOUNDATION, una formula emolliente che favorisce rinnovo, elasticità, rigenerazione cellulare e un effetto second skin.
Realizzato in 20 nuance differenti, The Universal Foundation di Astra Make-up forma un film leggero sulla pelle che si fonde perfettamente con l’incarnato donandogli luminosità e leggerezza; la coprenza è modulabile e si possono stendere diversi strati per aumentare l’effetto uniformità.

Un mix di olii vegetali conferisce profonda idratazione, mentre le polveri minerali donano luminosità e rendono la texture scorrevole e altamente sfumabile. A lunga durata senza risultare aggressiva sull’epidermide, l’innovativa presenza dell’Oxygen Complex energica la pelle che respira anche nelle situazioni più estreme come la lunga permanenza della mascherina sulla pelle che crea zone umide e “soffocate”. L’effetto è sempre natural slow finish.

Wow the Brand 

E’ l’unico rossetto mai provato che resiste realmente alle prove della giornata: pasti, bevande, mascherine comprese, Wow lascia davvero l’effetto sorpresa che da’ il nome al brand. 
E a differenza degli altri lipstick mat non secca le labbra perchè possiede una formula idratante. 
Wow nasce per rispondere alle esigenze delle perfezioniste, quelle che, come Marilyn Monroe insegnava, abbinano colore delle unghie a quello delle labbra. Wow ha pensato alla nuova moda imperante della nails art, ed ha studiato i colori più usati dalle donne per combinarli alle nuances labbra. 

Sono 12 le tonalità Mat e 1 il Gloss studiati per creare quell’effetto laccato dello smalto appena messo, un risultato effetto vetro, lucido, brillante. 

Formula all-in-one per Wow che non necessita di primer nè di matita perchè il lipstick ha un pennellino ad alta definizione e di alta precisione super scrivente. 
Una volta provato, sarà difficile tornare ai rossetti cremosi e agli infiniti ritocchi!

Wow the Brand – Mascara XFECT LASHES DIAMOND

Mascara Lash & Volume Extender è il primo mascara al mondo con polvere di diamante! Aumenta il volume, la lunghezza e la definizione e non necessita di primer per proteggere le ciglia.
Mascara XFECT LASHES DIAMOND è un mascara professionale con polvere di diamante all in one.
Si applica sulle ciglia superiori prima in senso orizzontale e poi in senso verticale alzando l’arcata sopracciliare con l’indice della mano libera in modo da aprirle a ventaglio. Va steso con movimenti veloci dal basso verso l’alto avendo estrema cura di prendere le ciglia fin dalla radice, soffermandovi sulla base con movimenti a zig zag per dare maggiore volume.

“Gingegneria applicata” – tutto quello che c’è da sapere sui GIN italiani

Gingegneria applicata” – tutto quello che c’è da sapere sui GIN italiani 

Il giro d’Italia in 100 gin, raccontati dal gingegnere 

In un libro il viaggio da Nord a Sud a recuperare botaniche e imbottigliarle nel distillato più amato del momento, il gin 

Forse non tutti sanno che la nascita del gin è di casa nostra: già nel lontano 1555 un testo alchemico di Alessio Piemontese riportava ricette del noto distillato; e nell’ XI secolo i monaci italiani, uomini colti e dediti alla ricerca, distillavano insieme vino e bacche di ginepro aggiungendovi botaniche raccolte nei boschi e nelle campagne, realizzando così una bevanda dalle proprietà toniche e terapeutiche sorprendenti (testi tratti dal Compendium Salernitanum). E’ così che sono nati diversi distillati, che da curativi si sono trasformati in drink di piacere. 

Nella nostra bella Italia non dobbiamo dimenticare di avere ricchissime terre dove nasce e cresce il ginepro, come la Toscana e l’Umbria, e che i nostri paesaggi marini e montani sono floridi di erbe, fiori, frutti e piante da utilizzare quali botaniche per impreziosire i nostri gin. 

Se un tempo il gin veniva letto come drink da battaglia, oggi gli esperti, gli amateur e gli appassionati si fanno sentire, a partire dalla nascita delle Gintonerie o GinTonicherie. 

Ma come nasce il Gin Tonic? 

Il signor Franciscus de le Boe Sylvus, dottore olandese creatore del primo “Jenever”, l’antico gin bevanda curativa, aveva scoperto per l’appunto che il Chinino (contenuto nell’acqua tonica) era l’unico rimedio per la cura della malaria, ma essendo troppo amaro necessitava di essere diluito e si pensò al gin. Et voilà il primo gin tonic che curava tutti i mali. Non sarà certo il rimedio medico per eccellenza, ma possiamo confermare che un ottimo gin tonic può tirarci su il morale!



E’ un bel viaggio indietro sulla macchina del tempo insieme a Lorenzo Borgianni quello di “Gingegneria applicata” il libro che vi racconterà tutti i trucchetti del mestiere, quello del barman e tutte le chicche sui gin più deliziosi e introvabili che potrete assaggiare, perchè avrete nomi, indirizzi, link utili, terre da visitare. Tra i consigliati vi svela la storia di 25K Gin, un gin dalla ricerca circolare perchè completa, nata dalla passione di Simone e Riccardo per i viaggi, la cucina e i sapori. Rosmarino italiano, lavanda di provenza, cardamomo verde, anice stellato della Grecia, coriandolo e semi di finocchietto dell’Egitto, pepe nero del Marocco e i grandi e succosi limoni d’Amalfi! E la nota perfetta trovata in Calabria, la liquirizia, l’oro di Tropea!

Con una introduzione di Federico S. Bellanca (specialista in Marketing settore beverage, conduttore su Wine Tv in “Chiacchiere da bar” e organizzatore della Florence Cocktail Week), la collaborazione di Giacomo Iacobellis (giornalista enogastronomico e sportivo, autore de “Il Decocktailone), e le illustrazioni di Alfredo Del Bene in arte “TheAnimismus”, “Gingegneria applicata” vi lascerà con l’acquolina in bocca e tanta, tanta, tanta voglia di bere! 




After Life, la serie di Netflix acchiappalike


After Life, la serie di Netflix acchiappalike 

Dal cattivissimo Ricky Gervais che spara a zero su tutti senza limiti di età, sesso e circostanze, ci si aspettava una serie un po’ meno paracula. Se sul palco dei Golden Globes crea costanti imbarazzi a cui fa spallucce, sul set di “After Life” Ricky Gervais che è attore, sceneggiatore e regista, ha preso la via facile, troppo facile dello strappalacrime alternato al suo apprezzatissimo sarcasmo. 

Il protagonista di “After Life” è Tony, cronista di un quotidiano locale, un giornaletto dove vengono riportate notizie inutili e stupide: un bambino che suona il flauto con le narici, un uomo che riceve cinque biglietti d’auguri identici per il suo compleanno, un inquilino che ha sul muro una macchia somigliante a Kenneth Branagh…e che vengono impresse dal fotografo della redazione, un obeso ossessionato dal cibo che scatta con la sua macchinetta compatta. A completare il “team sfigati”, una zitella innamorata del capo, tutta occhiali ed oroscopo, una stagista convinta di poter imparare qualcosa, un direttore delle favole che vede il buono ovunque, che non accetta la cruda realtà e che si fa salvatore unico del cognato, il vedovo Tony. Perchè tema fondamento della serie è la vedovanza del protagonista, che ha perso ogni voglia di vivere dopo la morte della moglie, andatasene per un maledetto cancro. 

Della prima stagione amiamo lui, tutti, indiscutibilmente, è sarcastico, caustico, freddo, diretto, crudele, odia tutti, è misofono, si droga perchè non ha nulla da perdere, ma resta in vita perchè ama il suo cane, anche se lo definisce come “l’essere più inutile che ci sia”.

Se il tono rimanesse quello cinico che arriva, che diverte, quello che smorza la drammaticità della storia (la morte della moglie, il cancro, l’Alzheimer del padre, un lavoro poco stimolante), se ci fossero più personaggi in linea col protagonista come lo psicologo maschio alfa che solo nel branco si fa forza e ridicolizza i suoi pazienti, nonostante sia volutamente grottesco, ipocrita e dal linguaggio “dirty”, allora avrebbe avuto una certa coerenza. Invece si scade, nella seconda stagione, con la banalità dei dialoghi acchiappalike, con il conforto di una vecchina incontrata al cimitero davanti alla tomba accanto a quella di sua moglie, a reggersi il fazzoletto a vicenda; con l’amicizia dei reietti, la prostituta, il drogato, tanti clichè che smorzano la forza della comicità e banalizzano il dramma, che invece è vita vera. 


Con questi trucchetti è difficile piangere, piuttosto si storce il naso perchè da un genio della stand-up comedy ci si aspetta di più che un libretto alla Baricco, quello che piace a tutti perchè è facile che piaccia la poesia, il buonismo, il volemose bbene. 
Per cui chiediamo a Ricky Gervais di tornare ad essere se stesso, che magari si guadagna di meno, ma si ritorna ad essere coerenti e giudicanti anche nei confronti della propria fidanzata, proprio come piace a noi!


Le mie battute sono imbarazzanti per gli altri. A me imbarazza moltissimo guardare un reality tipo Grande fratello, soprattutto quando due scemi flirtano. Mi viene da scappare dalla stanza, anche se la mia fidanzata non me lo permette perché a lei invece piace. Insomma, ognuno ha i suoi gusti“.

“Smart Beauty”, la guida pratica per avere un’immagine di successo

“Smart Beauty” per Lui e per Lei è la guida pratica per scoprire il proprio stile autentico – scritto da Elisa Bonandini ed edito da Eifis Editore.

Quando si da’ un giudizio subconscio su una persona nell’arco di 90 secondi, tra il 62% e il 90% della valutazione è basata sul loro colore.” Lo afferma Martin Lindstrom, esperto mondiale di neuromarketing e una delle 100 persone più influenti al mondo secondo il TIME.

E sullo studio del colore, precisamente chiamato “armocromia”, sullo studio dello styling, sulla ricerca ed esaltazione dell’armonia perfetta del corpo, si basa il best seller “Smar Beauty” di Elisa Bonandini, esperta image consulter

Elisa Bonandini ci regala una guida completa, per Lui e per Lei, fatta di consigli pratici, utili e veloci per scoprire il nostro stile autentico e sentirci così a nostro agio. Ricerca che a taluni individui risulta naturale, mentre per altri può essere un percorso di studio, approfondimento e messa in pratica che, tra queste pagine, può trovare la sua massima forma. 

Elisa ci ricorda che il nostro corpo possiede colori meno brillanti e accesi di quelli che si incontrano in natura, che rafforzarli ed esaltarli grazie a un sapiente uso dei colori degli indumenti ha il potere di rendere l’immagine più armonica e più bella. E renderci più attraenti è utile non solo a noi stessi, ma può essere un’arma vincente per ottenere un lavoro o conquistare la dolce metà. 

L’analisi del colore, questa scienza che sempre più prende piede sui social network e cattura la curiosità collettiva, si applica giustapponendo sotto al viso una serie di drappi di colori diversi, dopodichè si registra la reazione con la pelle, occhi, capelli che saranno più vivi, brillanti, accesi o più spenti, e si stabilisce il colore che valorizza o penalizza la nostra figura. 

Dietro l’armocromia applicata alla persona ci sono ben 100 anni di studi e di storia; Johannes Itten, pittore designer e scrittore svizzero, è colui che ideo’ il sistema delle 4 stagioni una sorta di suddivisione dei colori in 4 grandi famiglie – primavera, estate, autunno, inverno. 

Se non avete la possibilità di fare un consulto da una personal colour analysis, “Smart Beauty” vi darà consigli su come poterlo fare comodamente a casa vostra, procurandovi solo 4 pezzi di stoffa di colore oro, argento, fucsia e arancione, alternandoli sotto il viso dovreste notare gli effetti di quelli caldi (oro e arancio) rispetto ai freddi (fucsia e silver) e capire di che stagione fate parte. 

E ancora troverete approfondimenti sulle geometrie e styling del viso, consigli pratici su come evidenziare labbra sottili, occhi piccoli, minimizzare i difetti delle orecchie sporgenti, nasi importanti, make up correttivo, come ringiovanire un volto in poche mosse, tecniche di camouflage per riequilibrare parti della silhouette, come apparire più snelle, tante tips in un unico volume!

Nel cofanetto “Smart Beauty” di Eifis Editore, troverete anche la guida per LUI, con le analisi degli accessori di un look, ma anche consigli di skincare, e advice sulla comunicazione e sulla capacità di attrarre in 4 mosse o su come apparire più autorevoli.

Elisa Bonandini, autrice del libro, ci riassume in una frase la sua idea di Stile.

Cos’è lo stile? 

E’ la capacità di una persona di far percepire la propria personalità e il proprio senso estetico attraverso un look sempre riconoscibile, che fa sentire a proprio agio”.

E a nostro parere è l’inizio per una vita di successi e gratificazioni, a partire dall’immagine del nostro specchio! 

Ronco Calino Franciacorta, oasi per wine lover

Se la montagna non va da Maometto, è Maometto che va alla montagna. E’ così che ci si reinventa a causa del Covid che limita i contatti e gli spostamenti, ed è così che ha fatto Milano Wine Affair per presentare uno tra i suoi clienti, Ronco Calino Franciacorta. Terra dall’antica vocazione enologica situata tra Milano e Verona, adiacente al Lago d’Iseo, Ronco Calino Franciacorta è un’oasi di pace dove viene prodotto il vino con il metodo della seconda fermentazione in bottiglia.

La cantina Ronco Calino, circondata da dieci ettari di vigneto biologico, produce un’accurata selezione di Franciacorta: l’iconico Brut, il materico Satèn, il particolare Rosé Radijan, il classico Millesimato, il Nature. Tra le rarità, poderosi vini affinati oltre dieci anni sui lieviti tra cui Sinfonia n.13, Centoventi, Càlinos, bottiglie per festeggiare avvenimenti importanti, racchiuse in preziosi cofanetti. 

Milano Wine Affair, da remoto, ci guida alla scoperta dei segreti di Ronco Calino portandoci in cantina dove il vino viene barricato in botti di legno, quelle che regalano particolarità aggiuntive alle uve (Chardonnay e Pinot nero). 

E’ una visita a tutti gli effetti, immersi in un panorama collinare verdeggiante che ci auguriamo tutti di poter vedere di persona, mentre oggi l’experience ci trasporta divertendoci con un quiz a domande aperte e una degustazione live che si specifica sul Ronco Calino Franciacorta Satèn

Di un giallo paglierino dai riflessi verdognoli, del Ronco Calino Franciacorta Satèn notiamo subito la persistenza delle catenelle, un perlage fine ed elegante, orgoglio della casa. Al naso arrivano subito profumi floreali, di fiori bianchi, fiori d’arancio, di gelsomino; al primo assaggio i sentori sono quelli della frutta fresca e giovane, pera, mela, quasi indietro di maturazione; al secondo assaggio il retrogusto diventa cremoso di burro, brioche, crosta di pane, ma è una cremosità che non viene data dagli zuccheri, perchè il Ronco Calino Franciacorta non è un vino dolce, ma un Brut. La cremosità è invece il risultato di un perfetto equilibrio tra parti dure e parti morbide, è la proporzione tra acidità e sapidità e note zuccherine. 


Ronco Calino Franciacorta Satèn è la bollicina perfetta perchè si sposa su tutto, è facile da abbinare, piacevole per tutti i palati ma con quel tocco particolareggiato dato dall’affinamento in barrique di rovere francesi. E allora buona degustazione!

Matteo Garrone per Dior – lo short movie ispirato al mondo dei Tarocchi

Maria Grazia Chiuri (direttore artistico di Dior) affida ancora una volta la regia dello short movie a Matteo Garrone per interpretare la collezione haute couture primavera estate 2021, ispirata al mondo dei Tarocchi.

Cosa vuoi sapere”
Chi sono”. 

Una cartomante interroga i tarocchi mentre una giovane donna con cappellino nero e veletta si lascia predire il futuro. La Papessa della carta prende corpo all’interno di una castello avvolto dalle atmosfere oniriche che regala Matteo Garrone, il regista che con Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, ha già collaborato allo scorso Fashion Film Festival. 

Le Château du Tarotè la storia fiabesca, perfettamente nelle corde del grande regista romano, che interpreta il mondo divinatorio ed esoterico dei tarocchi; nelle stanze del Castello di Sammezzano in Toscana si manifestano gli arcani maggiori in abiti Dior, quelli che formano la collezione Haute Couture Primavera Estate 2021.

 



Dopo la prova della carta della Giustizia, in un abito chiffon verde bosco, si apre una stanza che rivela il lato maschile della figura che si aggira nel luogo incantato; l’appeso indica la strada, una porta segreta che s’apre alternando spazi in cui lo yin e lo yang si susseguono. Sontuose stanze vellutate e illuminate dalle soli luci delle candele, fanno da sfondo ad ambigui contatti tra i personaggi fantastici. 

E’ nella luce blu di Garrone che si infittisce il mistero, l’ambientazione arcana; la carta della Luna, dal luminoso e iridescente manto lungo, accompagna la protagonista (Agnese Claisse, figlia di Laura Morante) all’incontro col destino, in una grande vasca vaporosa, dove le due energie opposte si incontrano, si attraggono, si uniscono fino a fondersi. 


Come sempre Matteo Garrone stupisce nel suo habitat cinematografico, riesce a dare vita agli abiti Dior col suo tocco magico e incantato. Divinazione, esoterismo, magia, hanno da sempre affascinato Christian Dior, lo sappiamo dalla sua biografia che racconta gli incontri, spesso decisivi, con le veggenti: “Sarà fantastico! Questa casa rivoluzionerà la moda”.

“In tempi incerti, pensare che esista il soprannaturale, qualcosa che sia al di là del nostro controllo, e che appellandosi a certe forze si possa conoscere il futuro, è rassicurante. L’ignoto spaventa tutti, e se non è ignoto il momento che stiamo vivendo oggi, allora non so cosa possa esserlo» racconta Maria Grazia Chiuri, che ammette di essersi fatta leggere le carte in questi ultimi tre mesi. 

Sia Matteo Garrone che Maria Grazia Chiuri, dopo il secondo lavoro di successo insieme, ammettono entrambi di aver avuto una predilezione per una determinata carta, quella che tutti temono quando invece il suo significato ha una valenza positiva, determinando un cambiamento, un rinnovamento, una rinascita. E’ la carta della morte, vestita di un meraviglioso long dress plissettato in garza grigio e oro con cristalli ricamati e cappuccio. E che sia di buon auspicio.

Dior Haute Couture Spring Summer 2021 Collection



“Dancer in the dark” di Lars von Trier fa luce sul materno

Sacrificio. E’ una parola che collego al materno, a quella forma immensa di amore, di totale dedizione, di oblatività. Come spiega egregiamente Massimo Recalcati in “Le mani della madre”, noi tutti siamo figli di donne che si sono distinte in “madri sacrificali” e “madri egoiche”, quelle che hanno annullato la propria parte femminile per godere dell’onnipotenza materna, e le seconde che invece hanno vissuto il figlio come un ostacolo alla propria libertà personale. Lar von Trier ha messo in scena la categoria del primo tipo, l’esempio del sacrificio per antonomasia; con “Dancer in the dark”, pellicola del 2000 con protagonista la cantante Björk, il regista vince la Palma d’Oro al 53mo Festival di Cannes

Selma è emigrata dalla Cecoslovacchia in America perchè in questa terra ha trovato un ottimo medico che curerà la malattia del figlio, la stessa che l’affligge e che poco per volta la sta portando alla cecità. Per pagare la parcella del medico Selma arrotonda il suo stipendio da operaia in fabbrica con un lavoretto part-time, che consiste nell’inserire delle forcine per capelli su un pezzo di cartoncino. Lo fa la sera, dopo i turni estenuanti alla fabbrica, ma con la gioia di una madre che non sente la fatica perchè vede un futuro luminoso per il proprio figlio. Il suo non lo è, luminoso; il titolo del film ce lo ricorda, “Dancer in the dark” ci porta mano nella mano, con l’angosciante disillusione della vita tipica di von Trier, nel mondo crudele dell’essere umano. La vita di Selma è un ponte tra un’ingiustizia e l’altra, l’ingiustizia della malattia, l’ingiustizia di essere derubata dei risparmi di una vita, l’ingiustizia del tradimento di un amico.
Bill (interpretato da David Morse), suo locatore, vicino di casa, amico, nonché poliziotto in bancarotta a causa dei capricci della moglie, approfittando della cecità di Selma, scopre dove nasconde i soldi e la deruba. Selma disperata chiede indietro il denaro ma accidentalmente nello scontro parte un colpo di pistola e Bill, nella scena più terribile del film, dove le vittime per cui proviamo compassione vengono colpite e pugnalate, bastonate senza pietà come afroamericani emarginati senza colpa alcuna, prega Selma di finirlo, di ucciderlo, unico modo per riavere indietro i suoi soldi e di nascondere il terribile segreto alla moglie. 

Tra le riprese traballanti della camera a mano e la fotografia desaturata di Robby Muller, von Trier si differenzia ancora una volta per coraggio e farcisce il melodramma con il musical, grande passione di Selma che l’aiuta a sognare ad occhi aperti, a viaggiare e ballare, è il mezzo più semplice per allontanarsi dai dolori della vita, esattamente come lo legge lo spettatore, come per Elisa, la protagonista de “La forma dell’acqua”, il canto improvviso su passi di danza che inneggia alle cose belle della vita. Che qui non ci sono. E qui von Trier ci tira un altro sonoro schiaffone. Ci riporta alla realtà, alla crudeltà dell’esistenza. 

Se il critico le chiama “trappole melodrammatiche”, significa che non sa ascoltare con il cuore, che legge solo la teoria, si fossilizza sui tecnicismi; vero che Von Trier è l’eccesso per eccellenza, altrettanto vero è che si mette sullo schermo ciò che si sa, e io non posso fare a meno di pensare che le lacrime a me strappate, sono le sue realmente sentite. 


Esule, diversa, dissonante, Björk calza a pennello i panni della protagonista, con quel suo volto angelico e fanciullesco di chi vede solo bontà, di chi vive i rapporti con la genuinità dell’ingenuita’, come un Cristo che accetta di essere messo in croce ma prega per l’umanità intera, chiede al Padre di salvarci tutti, così Selma ascolta il suo cuore e mantiene la promessa di quell’uomo crudele che l’ha tradita e derubata della sua unica ragione di vita, la salvezza del figlio da una vita cieca. Finisce in prigione mentre l’amica (Catherine Deneuve) tenta a tutti i costi di salvarla, usando i soldi che erano destinati all’operazione del il figlio per pagare l’avvocato. Non contento di averci torturato, qui von Trier rincara la dose e ci pugnala a ferita aperta; il dolore dell’ingiustizia si addiziona allo strazio della madre che vede il figlio senza un futuro felice; accettera’ alla fine di essere giustiziata per impiccagione, a patto che i soldi da lei risparmiati vengano impiegati per salvare la vista del figlio allo scoccare dei suoi tredici anni, prima che sia troppo tardi. 

141 minuti di sacrifici umani, il regista non ci risparmia niente, riprende un’operazione a cuore aperto, e quando giriamo il volto per non guardare, ci prende di forza e ci butta la faccia nel sangue, perchè è solo sporcandosi che si arriva alla comprensione. 
Ma il genio di Lar von Trier non finisce qui, e fa un giochetto ancora più cattivo verso il finale quando l’amico di Selma, di lei innamorato, le chiede “Perchè lo hai voluto questo bambino, se eri a conoscenza del fatto che sarebbe nato con la tua stessa tara?” “Perchè volevo un figlio mio, volevo tenerlo in braccio”. E qui ci ribalta la visione della madre sacrificale in madre egoica, torna la donna che sceglie di mettere al mondo un malato per soddisfare il suo desiderio, nonostante tutto. Torna la donna egotica di “Antichrist” che vede il figlio cadere dal balcone ma non lo ferma perchè presa dal godimento sessuale, torna il von Trier misogino, torna il von Trier che rimescola tra le mani il giudizio finale. 

AQUATIC CREATURES, LA LINEA HOME DECOR CHE SALVA IL MONDO ACQUATICO

Un mondo acquatico fantastico fatto di cavallucci marini, dalla Balena di Pinocchio, simpatici pesce palla mongolfiera, gruppi di razze, squali e delfini, fluttuanti sirene, Poseidone re dei mari e le magiche carpe tanto amate dai giapponesi. E’ l’universo di Aquatic Creatures, brand di design che ha creato una collezione Home Decor per impreziosire le vostre pietanze e le vostre tavole con l’intento ultimo di sostenere le fauna marina. 

I soggetti vengono creati da un team di illustratori, realizzati a matita e successivamente ricalcati a china; segue una scansione ad alta risoluzione per mantenere fedelmente le caratteristiche visive del disegno a mano.
Sono personaggi fantastici che abitano i mari e gli oceani, calcati dalla personalità che gli dona il tratto, la matita del creatore, sono il simbolo di un mondo perfetto dove ci si batte per la salvezza della specie. 


Aquatic Creatures sostiene Whale and Dolphin Conservation (WDC), la principale organizzazione benefica dedita alla protezione di balene e delfini. 
WDC si batte da 30 anni per comunicare che la conservazione di queste specie sono di vitale importanza per i nostri sistemi oceanici, poiché aiutano a mantenere una catena alimentare stabile e che, come individui viventi e altamente intelligenti, non dovrebbero soffrire costretti in gabbie per l’intrattenimento umano. 

Quello di Aquatic Creatures si rivela quindi non solo un bellissimo progetto di alto design, ma un’iniziativa nobile che dovrebbe interessare noi tutti, iniziando a prendere coscienza del mondo circostante e delle problematiche, informandoci sulle conseguenze delle nostre azioni e aprendoci ad una economia etica e sostenibile. 

Aquatic Creatures di Riccardo Capuzzo dona una parte dei profitti delle vendite a WDC, potete effettuare qui i vostri acquisti del cuore  https://aquaticcreatures.com

Dalla skincare alla vulvacare – tutta la beauty routine più innovativa del 2021

Gwyneth Paltrow aveva dato scandalo mettendo in vendita “l’odore della sua vagina” all’interno di una candela, una miscela di geranio, bergamotto agrumato e assoluti di cedro alla rosa damascena e ai semi di ambretta che ha provocatoriamente chiamato “This smells like my vagina“, uno scherzo tra il profumiere Douglas Little e la Paltrow che si è tramutata in un’operazione di marketing: 75 dollari di prodotto andato sold out in 24 ore.
Oggi le aziende cosmoceutiche ci propongono dei prodotti anche per le zone intime, cosmetici seri, utili, anti-età, anti-invecchiamento, perchè tutto il nostro corpo cambia e necessita di cure: tra queste c’è Ayay, partnership tra la digital hub IDT e Yamamay, scoprila in questo articolo:


Skon

Skon è la nuova azienda di cosmesi realmente votata al rispetto per la natura; è totalmente bio, non testata sugli animali e ha un pack in bioplastica vegetale.
Gli attivi dei cosmetici sono 5 ingredienti nordici che rispondono ad ogni esigenza della vostra pelle: 
Mirtillo rosso, Rovo antico, Pino silvestre, Fiore di cotone nordico, Mirtillo nero bio.
Ma l’elemento che contraddistingue il marchio da qualunque altro è il concetto di “hygge”, la filosofia che si basa sul calore, sull’intimità, sul benessere che ci fa stare in pace con il mondo e con noi stessi. E’ dai paesi nordici che arriva, esattamente dalla Danimarca che, secondo ricerche, è il paese più felice al mondo perchè vive nel rispetto per gli altri. Per intenderci “hygge” può essere l’abbraccio accogliente della persona amata, la comprensione che riceviamo durante una chiacchierata con un’amica, il tepore di casa, e Skon ha pensato di raccogliere queste vibrazioni positive in una linea cosmetica, adatta a tutti, per portare un po’ di hygge nelle vostre vite. 
Sul sito ufficiale è possibile comporre il proprio cofanetto con un beauty routine set a soli 39.90 anziché 84, qui il link: My Beauty Routine Set.

Claudia Scattolini

Prima italiana ad essere ammessa al percorso internazionale della celebre SIPCA di Parigi fondata da Jean Jacques Guerlain, scuola di riferimento mondiale per la profumeria e la cosmesi, Claudia Scattolini ha creato una vera e propria nuova professione, quella del “Fragrance designer”. Con l’omonima società si specializza in private labels e arredamento olfattivo; nascono così profumi per ambiente che lo raccontano, lo descrivono in base alla natura circostante o alla personalità di chi lo abita, sono le note che ricorderemo varcando la porta d’ingresso perchè l’olfatto ha una memoria molto lunga e stampa i ricordi per sempre
Eau de parfum cuciti su misura ma anche fragranze che donano un tocco di carattere ai tessuti di casa, sulle tende, nella cabina armadio, sugli accappatoi e le lenzuola, quanto è rilassante riposare con il delicato profumo talcato dell’Iris di Eau de Linge, quell’odore di pulito che conciglia il sonno, tranquillizza e rende familiare il dolce abbraccio che il letto ci regala ogni sera. 

Il noto profumiere francese Nicolas de Barry ha inserito l’eau de parfum di Claudia, Agrums, tra i 101 profumi del mondo che almeno una volta nella vita bisogna provare. Ma quel che rende speciale il lavoro di Claudia Scattolini, è il tempo che dedicata a un progetto molto importante del reparto di Oncologia dell’ospedale di Borgo Roma a Verona, il Progetto Convivio dove racconta i suoi profumi ai pazienti oncologici in attesa di cure, perchè il talento ci avvicina agli altri, ma il cuore ci descrive. 


Ayay 

Non ci crederete, eppure esiste! La vulvacare, una linea di creme, gel, sieri, maschere, “da applicare dove non batte il sole”; si chiama Ayay, è made in Italy, allergen free ed è nata da una partnership tra la digital hub IDT e Yamamay, studiata dalla farmacista cosmetologa Milena Terenghi che in merito alla formulazione dichiara: “Abbiamo utilizzato solo materie prime di ottima qualità ed efficaci e intensificato i test cosmetici abituali”. 

Una linea cosmetica tutta dedicata alle parti intime, perchè è vero, pensiamoci, esistono creme e lozioni per ogni parte del corpo, ma poche per una zona così delicata e che necessita invece delle stesse cure e attenzioni. E allora la si coccola con Ayay, con il siero effetto lifting a base di acido ialuronico che agisce a livello sottocutaneo garantendo una perfetta idratazione; la pelle diviene più elastica e compatta, si rassoda stimolando la produzione di fibroplasti e collagene, con risultati evidenti già dopo sole 48 ore. 
E per una serata speciale la Crema Scintillante Profumata Ayay per parti intime dona un look frizzante e divertente, ma non solo, la sua formulazione ha prodigiose proprietà nutrienti perchè contiene olio di argan, olio di mandorle dolci, acido ialuronico, trealosio (una molecola unica in natura capace di far tornare in vita le piante nel deserto, che cattura le molecole d’acqua e mantiene un’idratazione costante), e tocoferolo (potente antiossidante che dona luminosità ed elasticità). 

Essendo tutti prodotti molto delicati, sono utilizzabili per ogni parte del corpo; sul sito ufficiale è possibile comporre il proprio kit di bellezza.

Buon divertimento! 

Beauty Life 

Scienza e nanotecnologie si uniscono alle sostanze funzionali che la natura ci offre, un approccio multi funzionale per contrastare ogni sorta di inestetismo della pelle nato dall’esperienza cosmeceutica di Erika Guerra, CEO di BEAUTY LIFE COSMETICI. 

Beauty Life Cosmetici propone una linea completa di dispositivi e macchinari per la cura, il ringiovimento e il benessere del viso e del corpo; soluzioni tecnologiche all’avanguardia, ideali per il trattamento degli inestetismi corporei e per massimizzare l’efficacia dei risultati. 

Trattamenti per infiammazioni muscolo-scheletriche, tensioni da stress e posturali. Beauty Life Cosmetici ha studiato la linea Lenidol Therapy Life dedicata al trattamento lenitivo, per donare sollievo e benessere attraverso la riattivazione del microcircolo e l’ossigenazione dei tessuti; questi prodotti sono particolarmente indicati anche per massaggi sportivi e decontratturanti, come la Crema Termoattiva.
Lo Scrub Geleè è una miscela di granelli di gusci di noce e polvere dorata immersa in una crema trasparente ricca di glicerina; lo Scrub Geleè rimuove efficacemente le cellule ispessite e opache, attenua le macchie cutanee e accelera il rinnovamento cellulare per ottenere una pelle morbida liscia e vellutata.

I gift dall’alto tasso alcolico per affrontare il 2021

I gift dall’alto tasso alcolico per affrontare il 2021

Una buona bottiglia di questi tempi torna sempre utile, ci fa compagnia nei lunghi momenti di meditazione post dinner, ci unisce a un amico lontano che possiamo vedere solo in video chiamata, davanti a un buon drink, ci ispira e ci rilassa. E’ il regalo giusto per un amico dal palato esigente e il pensiero gentile per un invito a cena, con una buona bottiglia insomma non si sbaglia mai!
Qui un’accurata selezione delle più prestigiose che in questo ultimo mese dell’anno possono essere donate come simbolo di buon auspicio per un felice 2021.


VECCHIA ROMAGNA ETICHETTA NERA 

Festeggia ben 200 anni sul podio, Vecchia Romagna Etichetta Nera, il brandy numero 1 al mondo per processo produttivo, una sapiente combinazione di passaggi perfetti: due tecniche di distillazione e un doppio invecchiamento. 
Per questo evento speciale Vecchia Romagna Etichetta Nera indossa un nuovo pack, elegante e calzante per l’inconfondibile bottiglia triangolare di un arancio brillante e le due date storiche 1820 – 2020 in rilievo che ricordano il successo del brandy più bevuto dai palati esigenti. E’ proprio nel 1820 che Jean Buton, maestro distillatore francese e fornitore ufficiale della Casa Imperiale di Napoleone I, si trasferisce in Italia per affinare la nobile arte della distillazione. Ne nasce il “Metodo Vecchia Romagna”: distillazione continua e discontinua per esaltare i profumi e gli aromi originari dei vini, invecchiamento in barrique e botti di rovere e blending, l’unione di pregiati brandy. 

Sulla scatola è presente un QR code che, una volta inquadrato ci accompagnerà nell’Universo di Vecchia Romagna attraverso contenuti video esclusivi e qualche piccolo segreto

Vecchia Romagna Etichetta Nera si può gustare liscia per assaporare al meglio tutte le sue note complesse e persistenti, ma può anche trasformarsi nell’ingrediente insostituibile dei cocktail più classici o di twist on classic come il Black Collins o il Vecchia Romagna Coffee. Le ricette al sito https://vecchiaromagna.it/

AMARO MONTENEGRO

Non tutti sanno che Amaro Montenegro nasce nel 1885 a Bologna dal genio ribelle del giovane e appassionato erborista Stanislao Cobianchi, che intitolò la sua creazione alla principessa del Montenegro, Elena, futura regina d’Italia. 

A renderlo amabile a tutti sono le  40 erbe aromatiche, provenienti da 4 continenti, sapientemente selezionate, estratte e miscelate, ma la ricetta di Amaro Montenegro, anche oggi fedele all’ originale, è tuttora segreta e viene gelosamente tramandata.

Un amaro unico grazie alle sue 7 note. Dalla bollitura, macerazione e distillazione, svolte rispettando un metodo artigianale, si ottengono 6 note aromatiche alle quali si aggiunge “il premio”: la settima nota che suggella la perfetta sinfonia degli aromi. Il colore ambrato, il suo aroma complesso e il gusto piacevolmente equilibrato tra note dolci e amare, rendono Amaro Montenegro così versatile da essere apprezzato dopo i pasti, liscio o con ghiaccio, o come ingrediente ideale per rivisitare cocktail classici e proporre mix innovativi.  

Per celebrare le festività Amaro Montenegro ha scelto di dedicare ai suoi estimatori la nuova confezione regalo realizzata in esclusiva per il periodo natalizio, un astuccio elegante che consentirà di vivere un’esperienza unica attraverso la realtà aumentata inquadrando con lo smartphone il QR code che ci farà scoprire tutte le infinite erbe lo compongono, video emozionali dedicati, video esplicativi dove prender nota delle ricette di deliziosi cocktail. 

SELECT

Era il 1920 quando i giovani Fratelli Pilla, grazie alla loro esperienza liquoristica, diedero vita all’aperitivo Select nel Sestiere di Castello, cuore storico della città di Venezia. Una scelta non casuale perché la Serenissima rappresentava una porta aperta verso l’Oriente, centro di scambio delle erbe aromatiche e delle spezie che ancora oggi rendono il Select l’ingrediente insostituibile per l’autentico Spritz Veneziano. Proprio quest’anno ricorre il Centenario: 100 anni di storia che si legano alla città lagunare in un connubio perfetto tra tradizione e passione.  

Select è il frutto di un  attento  e  complesso  processo  produttivo  della durata di ben nove mesi, che segue rigorosamente i passaggi della ricetta originale per garantirne l’eccellenza qualitativa. ​​ 

​Il processo di produzione prevede tre fasi principali attentamente monitorate: ​ 

  • la lenta macerazione dei botanicals in una miscella finissima di acqua e alcool​; ​ 
  • la bollitura a caldo per ottenere l’estratto delle erbe aromatiche​; ​ 
  • la distillazione in purezza per estrarre la parte più aromatica delle erbe​. ​ 

IL CUORE DI SELECT sono gli  otto estratti  di erbe  aromatiche che conferiscono al bitter la sua tipica nota speziata, balsamica e dolce; le  bacche di ginepro  rappresentano la peculiarità di questo bitter dalle note fresche e resinose e persistenti. Pianta erbacea dalle origini antichissime proveniente dall’Estremo Oriente, nella ricetta di Select viene impiegato unicamente il rizoma, la  parte della pianta più ricca di componenti aromatiche che con una  miscela di alcol finissimo e acqua cristallina, da’ vita all’unicità di Select. 

LA RICETTA AUTENTICA 

Select, grazie al raffinato profilo aromatico e all’equilibrato gusto dolce-amaro, è l’ingrediente insostituibile per l’autentico Spritz Veneziano che, come vuole la tradizionale ricetta, si completa con un’oliva verde grande.

  • 7,5cl Prosecco 
  • 5cl Select 
  • 2,5cl Soda/Seltz 
  • 1 Oliva Verde 

 

FOSS MARAI DOSAGGIO ZERO

E’ lo spumante più dietetico sul mercato, Foss Marai Tilio Dosaggio Zero, uno spumante extra brut senza aggiunta di zuccheri! Frutto della tecnica Charmat affinata dall’esperienza ultratrentennale dell’azienda Foss Marai in continua evoluzione , lo spumante Tilio Dosaggio Zero ha una fermentazione lenta e naturale, le selezionate uve Chardonnay si uniscono a quelle pregiate Bombino Bianco, varietà anche utilizzata nella produzione di noti champenois. 

Grazie al connubio di uve di così forte identità, alla totale assenza di zuccheri e alla selezione del lievito Foss Marai, Tilio offre un perlage sottilissimo e una delicatezza uniche. 

Promosso dal Club dei Saggi Foss Marai, Tilio Dosaggio Zero è uno spumante di altissima qualità che riuscirà a soddisfare anche i palati più esigenti e raffinati. 


MALFY GIN 

Si racconta che il gin nasce nel 1055 quando alcuni monaci creano l’antesignano del moderno gin per motivi medici, usato contro crampi e dolori di stomaco, immergendo le bacche del ginepro nell’alcol.
Oggi il gin gode di quella leggerezza che si unisce ai momenti di convivialità, unione, spensieratezza, che lo fa un distillato da miscelazione per cocktail. Speciale per gusto e colori, il gin Malfy è un tributo alla Costiera Amalfitana, terra di mare e di colorati paesaggi, di profumi e aromi che si sprigionano nell’aria, Malfy è quindi uno stimolo a vivere la vita in maniera vibrante e a godersi un drink con un gin che è anche eccellenza italiana perchè, declinato in quattro versioni, Malfy si può gustare, oltre alla versione originale, con note di limone, con arancia rossa di Sicilia e con pompelmo rosa siciliano. 

Inoltre, per vivere a pieno lo spirito vivace e spensierato della Costiera Amalfitana, Malfy ti porta in un viaggio con la realtà virtuale a 360°, la MALFY VIRTUAL EXPERIENCE: con l’acquisto di una bottiglia avrete in omaggio un visore VR in cartotecnica per immergervi in limonaie sospese tra cielo e mare, curiosare nelle botteghe artigiane, fare un giro in auto lungo la costa, godersi un tramonto mozzafiato da una terrazza panoramica e imparare a creare il Malfy&Tonic perfetto.

I regali dell’ultimo minuto!

E’ la Vigilia e ci sono sempre gli ultimi ritardatari che gareggiano per le strade alla ricerca affannosa dei regali di Natale, è così tutti gli anni, pare quasi che la scelta all’ultimo minuto riservi delle sorprese, e così potrebbe essere..

Memhosys

Si passa davanti a una vetrina di biancheria intima per la casa e lì, in un angolo, scorgete quegli splendidi cuscini che arredano e che tornano sempre utili, più ce n’è meglio è. Ma quelli davvero speciali sono i Memhosys. Ah, speciali per davvero, perchè sono gli unici cuscini al mondo che catturano i vostri sogni, li imprimono ancora per un po’ sul tessuto per lasciarvi il piacere di un risveglio lento e immerso nella natura. 

Ideati per i sognatori, quelli che rappresentano infinite farfalle colorate, il simbolo della vita, della purezza e di quella leggerezza che ci ricorda che l’esistenza è un soffio, come la durata di una farfalla. 
Nella collezione “Natura” si fanno spazio fiori tra le statue, nascono come l’erba sull’asfalto perchè la bellezza e la grazia sono così forti da arrivare dove l’uomo non coltiva. 
Non sono semplici cuscini questi di Memhosys, sono una pagina di poesia che potrete avere nelle vostre case, nei salotti, tra i divani, per ricordarvi quanto è bello dormire, per poi tornare a vivere. 
Ogni due mesi Memhosys propone una capsule collection con stili e tematiche diverse. Bravi!

Oybo 

Sfrontate, autentiche, originali, irriverenti, malandrine, le calze Oybo sono la scelta di chi vuole andare sul sicuro! Utili tutto l’anno e con quel tocco che regala grinta all’outfit, le calze Oybo sono disponibili sia per lui che per lei in un centinaio di temi: a quadretti, a righe, fantasia, a pois, ma la cosa super divertente è che quando le indosserete, tutti vi prenderanno per matti, perchè sono le uniche calze sul mercato ad essere spaiate! Ebbene, niente più ordine nei cassetti con le calze Oybo, potrete indossarle singolarmente e abbinarle ad altre paia, perchè questo è il concetto del brand, il caos che si fa creatività!
Totalmente made in Italy, Oybo regala personalità al look e ha già conquistato lo spirito gentleman di Fabio Testi, la simpatia di Fabio Volo, la personalità artistica di Linus e il talento di Adriano Panatta.

Braun Silk-expert luce pulsata

Per far contente le fanciulle invece regalatele Braun Silk-expert a luce pulsata, una felicita’ a lunga durata, come l’effetto gambe lisce che il prodotto assicura.

E’ il brand di epilatori numero uno al mondo, è un trattamento di bellezza efficace e che garantisce risultati duraturi ma soprattutto senza fastidi o dolori. 
La tecnologia SensoAdapt permette di identificare il tono della pelle impostando così l’intensità di luce ottimale a seconda delle zone trattate; è inoltre la più rapida sul mercato, con livelli di intensità che colpiscono la pelle ogni 0.9-1.9 secondi. Questo significa che una seduta di luce pulsata alle gambe può durare meno di 10 minuti. Velocità ed efficienza, un regalo eccellente!


 

Intervista a Roberto Da Pozzo, Art Director di “Michel Haddi, Anthology Legends”

Ha ritratto le più grandi star di Hollywood come nessuno le ha mai viste, icone di stile, top model, designer e cantanti, dedicando(si) del tempo per cogliere quelle sfumature della personalità che solo un occhio che ha cuore può fare.

Così lo descrive Marisa Berenson, ex attrice e modella, nipote di Elsa Schiaparelli, che apre il libro “Michel Haddi – Anthology Legends” con una prefazione:

Ci sono vite che brillano e portano gioia a molti. Michel Haddi è uno di quei destini.
Ha iniziato in solitudine con un profondo senso di vuoto, e ha costruito la sua vita con forza, coraggio e dignità realizzando i propri sogni. Tutto ciò che sa lo ha imparato da solo, abbracciando la vita con infinito ottimismo, senso dell’umorismo e avventura. È potente e fragile, duro e romantico, sensibile e forte. Nel corso degli anni è stato insegnante, editore di molti bei libri e riviste di sua creazione, regista e fotografo di fama mondiale. La sua personalità è più grande della vita di tutte le celebrità su cui ha messo gli occhi. Le sue fotografie esplodono di personalità, sensualità, umorismo, bellezza, oscurità e luce, sono multidimensionali, accattivanti. È un uomo d’onore, con un grande cuore, è generoso e gentile e un amico fedele e premuroso. È divertente ed eccentrico, un uomo originale che pensa fuori dagli schemi. La sua infinita curiosità, conoscenza e cultura sono la base della sua grande creatività. Ama le donne e per questo le comprende.

Noi di Manintown intervistato Roberto Da Pozzo, art director di questo immenso lavoro, pezzo immancabile nelle librerie degli appassionati di fotografia, edito da Yuri & Laika e disponibile anche su Amazon.

Sean Connery, David Bowie, Denzel Washington, Kate Moss, Gwyneth Paltrow, Keanu Reeves, solo alcuni dei ritratti raccolti in 40 anni di carriera del grande fotografo; cosa significa lavorare all’antologia fotografica di Michel Haddi? 

Significa guardare e scegliere milioni di immagini di un grande autore; cercarne un senso estetico ed armonico nell’ abbinare le varie fotografie come doppie pagine, il mio marchio di fabbrica.

Quali sono i compiti di un Art Director nella cura di un libro fotografico? 

Oltre all’ardua scelta delle immagini, di grande importanza c’è anche l’impaginazione grafica, la sequenza e la scelta della cover, uno studio che richiede tempo, grande senso estetico, buon gusto, una buona logica e ore ed ore di prove tecniche.

Esiste una sequenza logica nella scelta delle foto di un libro?

Io uso quella emozionale .

E’ stata difficile la scelta delle immagini?

Siamo partiti dal suo intero archivio, il che significa 80% di ritratti di persone famose tra attori, cantanti, registi… Ho cominciato a scegliere una o due foto a soggetto per poi legarle insieme e creare una sequenza, come il montaggio di un film. L’essenza del libro ora è di circa 400 pagine .

Perchè Michel Haddi ti ha scelto per questo lavoro? Quali sono i tuoi punti di forza?

Ci conosciamo dagli anni ’90, da quando facevo l’Art Director di alcune testate del gruppo Vogue; siamo amici, ma soprattutto sa che rispetto il lavoro degli altri, ad esempio non taglio mai le foto degli autori per aiutare una certa impaginazione, non le snaturo, sarebbe irrispettoso.
La mia firma sono le doppie pagine, l’accostamento di due immagini che si richiamano tra loro, come una sequenza, come uno zoom, come un’assonanza. E la grafica non è mai invasiva, devono comandare i soggetti in fotografia, non le parole.

Che tipo di rapporto vi lega? 

Ci lega un rapporto di stima reciproca e di grande rispetto per le nostre professionalità; siamo più o meno coetanei e con un passato lavorativo simile, gli stessi valori e le stesse referenze culturali. Per dirla in breve abbiamo gli stessi codici di lettura delle cose.

Come descriveresti il lavoro di M.H.? 

Michel Haddi è un fotografo che crea delle immagini molto forti e sopratutto rubate. Non sono dei ritratti classici con il soggetto in posa; spesso invece è decentrato, tagliato, va all’essenza dell’individuo e riesce ad istaurare un rapporto speciale con chi sta davanti all’obiettivo.
Si relaziona alle star o ad un parcheggiatore nello stesso modo, e ottiene sempre quello che vuole!

Qual è la parte del lavoro più divertente di un Art Director? 

Quando arrivano i pensieri, i momenti in cui le idee sono ancora fluttuanti, concettuali, aeree.
Poi arriva la parte dell’applicazione, e in questo sono davvero maniacale!

Significato e importanza del lavoro fotografico oggi 

Oggi più che mai ha molta importanza un lavoro autorale perchè dall’altra parte siamo subissati di immagini di scarsissima qualità, che arrivano soprattutto dai social network e che sono soprattutto selfie. C’è un abuso della fotografia, uno stupro dell’arte fotografica, si va poco in profondità e siamo bulimici di immagini. Immagini che non raccontano e non danno niente, ma chiedono in cambio tanti like.

Sembrava melassa dorata e invece era un drink! La nuova collab Belvedere con Dry Martini Sorrento

BELVEDERE PRESENTA GOLDEN HERITAGEIL NUOVO READY TO DRINK A BASE DI HERITAGE 176 REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON DRY MARTINI SORRENTO


Dal ready to wear al ready to drink è un attimo, oggi la velocità ha assunto un ruolo fondamentale che risponde alla mancanza di tempo e alla voglia di avere tutto e subito; ma va incontro anche ai pigri e al concetto di comodità. Ragion per cui Belvedere ha pensato a un regalo per gli amanti del drink e vi porta un cocktail pronto direttamente a casa, il Golden Heritage, un cocktail dai riflessi dorati che ricorda la melassa per consistenza, a base di Belvedere Heritage 176 firmato da Lucio D’Orsi, bar manager esperto mixologist e membro del Belvedere Collective. 

Il prodotto è frutto di una collaborazione eccezionale con Dry Martini, anima del Majestic Palace Hotel di Sorrento; dal tocco magico e vellutato della sua consistenza, si presenta come un denso mix dai riflessi dorati e dal profumo goloso di cioccolato. Non un semplice drink, ma una piacevole coccola da gustarsi per un dopocena e da assaporare assolutamente ghiacciato, per esaltare maggiormente gli ingredienti:


Heritage 176, l’esclusivo distillato di malto di segale di Belvedere, Gin, succo di limone, succo d’arancia, Lillet Blanc, liquore all’arancia, liquore al cacao, hot chilly droplets by Javier de Las Muelas, polvere d’oro.

Custodito in un elegante flacone di vetro che ricorda i preziosi profumi da collezione, Golden Heritage può essere un gift speciale per concedersi un momento di condivisione, chiacchierando e bevendo bene. 

E’ possibile ordinare Golden Heritage sull’e-commerce Dryaway.it, con consegna garantita in tutta Italia entro 5 giorni lavorativi. I formati disponibili sono da 100 ml, 200 ml, 500 ml.

Perfect serve: Conservare in freezer un’ora prima di consumare. Agitare prima di versare e servire molto freddo in coppa ghiacciata. Perfetto in abbinamento col panettone.

A Natale regalale il Made in Italy

Per Natale punta sui regali Made in Italy, che siano utili o eco-sostenibili, importante è fare una scelta intelligente e che sottolinei il “saper fare bene” del nostro bel paese.

SARA VALENTE – TUBA BAG 

Contaminazioni orientali nelle collezioni borse di Sara Valente, brand femminile che riconferma quanto il Made in Italy sia sigillo di garanzia perchè diciamolo, nella pelletteria siamo dei campioni. 
Borse che ribaltano il concetto di borsa, non solo oggetti portatori di altri oggetti, non solo panieri per portafogli e cellulari, ma idee a portata di mano. Bag origami che richiamano il mondo zen, pieghevoli e trasformabili, portatori di nascondigli e infiniti scomparti. 
Borse iconiche con lavorazioni artigianali, come quella plissè di TUBA, un piccolo e morbido secchiello in vitello nappato con fascia esterna plissè che regala movimento e ondosi rilievi. Ricordano il mare, l’incresparsi delle onde, i magici cilindri da cui appaiono simpatici coniglietti e, primo tra tutte, il ventre materno, la nascita, il femminile.
 
Sara Valente omaggia la donna con queste borse, che diventano nostre compagne di avventure e di viaggi, portatrici di segreti; sono totalmente realizzate a mano dalla fondatrice stessa, sono oggetti unici, scegliere di indossare un pezzo di Sara Valente significa portare con sé una storia, il lavoro artigianale, il concetto di bellezza e di originalità. 
Tuba misura 19 cm di altezza, 15 di larghezza ed è in vendita sul sito ufficiale.

LOVEVER

Sarebbe bello poter discutere di sesso come si fa di cinema o attualità, con disinvoltura, senza giudizio o pudori, ombre di retaggi culturali. Un intento secolare che oggi qualcuno ha messo in pratica anziché lanciare solo parole, si tratta di Lovever, primo concept store in Italia dedicato all’erotismo, lontano anni luce da un qualunque sex shop, Lovever propone una selezione dei migliori marchi a livello internazionale di lingerie, cosmetica erotica, food, accessori, love toys. 
E’ un luogo per tutti, dove acquistare un pizzico di seduzione, un giochetto per la coppia, dei completi intimi per sentirsi più belle, oggetti sfiziosi per aggiungere creatività à deux
Per Natale osa con un kit divertente e completo Lovever, a scelta tra “Better than your ex”, “La scatola delle meraviglie”, “Exciting night”, “Brillanti suggestioni”, delle eleganti box con braccialetti in strass che si trasformano in sparkling manette, candele da massaggio, profumi per lenzuola, body painting per poeti buongustai, body in pizzo dal facile “strappo”. Sono kit hot per chi ha voglia di giocare e dedicare il tempo a quello che tiene in piedi questo strambo mondo: l’amore

In vendita su www.lovever.it 

ALABAMA MUSE 

Immaginate di essere ad una delle innumerevoli feste date nella maison della Marchesa Casati, è il momento in cui la signora, la padrona di casa, entra in scena, avvolta da una maestosa pelliccia, un ghepardo al guinzaglio, il trucco corvino sotto gli occhi dalle enormi pupille rese ancora più grandi da due gocce di belladonna. La vediamo scendere le scale, come una regina, per casa si manifestano pavoni e una tartaruga sul cui carapace brillano pietre preziose incastonate, un boa le agghinda il collo e gli invitati vanno in visibilio; era l’inizio del ‘900 e il gusto dell’esagerazione andava a braccetto con il mondo élitario intellettuale. 
Ma come sarebbe oggi una icona alla Casati? 
Ve lo diciamo noi, detterebbe tendenze seguendo tendenze intelligenti, come ha osato fare Alice Gentilucci, creatrice e fondatrice di Alabama Muse, brand eco-friendly Made in Italy che rende la pelliccia un capo accessibile e iconico.

Animal free e dallo stile sartoriale, i capi Alabama Muse simulano i manti a pelo lungo, pettinati, frisè come la mongolia e più morbidi come la volpe. La collezione Autunno Inverno 2020/21 è caratterizzata da un’ampia scelta cromatica, pellicce sintetiche che ricordano i ’90 nei suoi bubble-gum, o nei verde accesi dallo spirito street e ribelle. 
Classy e dalle tinte naturali avorio e biscotto, le fur da abbinare agli accessori Alabama: colli, sciarpe e gilet. 

Marta Grassi: passato, presente, futuro di una stella Michelin

Ci si chiede com’è possibile che una così potente forza sia concentrata in una donna così piccina. 
Marta Grassi, chef del ristorante Tantris di Novara, una stella Michelin, è l’esempio vivente che desideri e forza di volontà sono i gradini per arrivare lontano. Il successo, la stella Michelin e ventisei anni di attività per il Tantris di Novara, ristorante stellato che propone una cucina creativa di qualità e sostenitrice del territorio
La incontriamo per un’intervista poco prima del secondo lockdown. 

Quando è iniziata la sua avventura nella ristorazione? 

Fino ai trentacinque anni ero insegnante di scuola materna all’asilo nido, un lavoro che amavo ma da cui trasparivano dinamiche difficoltose (molti bambini e pochi finanziamenti) e talvolta monotone. 
Per quattro o cinque anni ho cercato nel tempo libero dei corsi di cucina, difficili da trovare in provincia; è in quello di Milano che ho avuto la spinta a continuare, dal mio insegnante. Avevamo dei compiti a casa, piatti da ricreare dove mettevo del mio, allungavo cotture, inserivo ingredienti; per partecipare alle lezioni prendevo dei giorni di ferie senza riferirlo alle colleghe e intanto organizzavo grandi cene a casa mia, con amici e tavola imbandita, salmone farcito in crosta e torte al cioccolato servite su piatti specchiati. Mio marito Mauro, che ora è in sala al Tantris, lavorava ancora in un’agenzia viaggi; sul book grigio di Lufthansa ho creato il mio ricettario, per non proporre mai lo stesso piatto e cimentarmi in qualcosa di nuovo, di più difficile. 
E’ un percorso che abbiamo fatto insieme, lui avvicinandosi al vino, grazie al fondatore di Vinarius Francesco Vivian, grande enotecaio di Novara, io alla cucina. 

Che tipo di clientela ha il Tantris?

Novara, cittadina dove siamo, ha una cultura risparmiatrice, contadina, oggi per il centro solo franchising e poca tradizione. Novara rientra nella lista di uno studio sui luoghi dove non aprire attività; oltre a Novara, Rimini e Brescia. Da Brescia la gente si sposta alle località vicine, più belle, come il Lago d’Iseo e la Franciacorta; Rimini invece è conosciuta per la qualità buona ma a basso costo, a Rimini ci si accomoda in una pensione, non in un hotel a cinque stelle, è una città per giovani e famiglie. Novara invece ha una predominanza di cittadini âgée, di risparmiatori, quindi la clientela viene da fuori, da Milano, dalle grandi città o estera, una clientela che comprende gli sforzi e lo studio di una cucina come la nostra, dove nel piatto raccontiamo una storia, un luogo dove vivere un’esperienza. 
E poi noi abbiamo un cliente simpatico e fidato che torna da anni, il cliente che possiede lo scontrino numero 1!

I suoi piatti hanno sempre un richiamo al territorio ma rielaborati in chiave moderna e creativa

Quando ho aperto il ristorante mi sono raccomandata di una cosa, e cioè di non cucinare mai la paniscia, che è il piatto tipico novarese. Perchè? Perchè è una pietanza da trattoria e osterie, non mi ci identifico e soprattutto il cliente novarese avrà sicuramente la mamma o la zia che la faranno meglio di me. 
Ho deciso quindi di dare sì luce ai prodotti locali, ma di inserirli in una cucina contemporanea, moderna. Compro le mele piemontesi anziché quelle del Trentino dall’aspetto lucido e intonso, perchè sono buone e aiuto i produttori locali; la stessa scelta per il riso, le zucche e i polli, dove siamo leader nel settore. 
Lo spostamento della merce inquina, e cerco di fare scelte intelligenti e sostenibili, ma se opto per il pomodoro lo prendo da Napoli, perchè è un pomodoro nato senza serre, che non ha bisogno di antimuffe e antifunghi grazie al clima dove nasce, che invece sarebbero necessari in un territorio umido come quello di Novara. 

Da dove trae ispirazione per i suoi piatti? 

Ero in un luogo di montagna, esattamente in Svizzera e passeggiavo in mezzo a dei bellissimi pini, profumatissimi: subito ho pensato che avrei dovuto farne qualcosa. 
La prima parte di crescita del pino ha degli aghi verde acceso e molto teneri, ho creato un risotto con i funghi, con tante contaminazioni, e l’ho terminato con una polvere di aghi di pino che ho raccolto lì, fatti essiccare e frullati, così il mio piatto oggi, che è ancora nel menu degustazione, ha quel profumo di bosco che mi piace tanto. Ecco, la natura mi ispira

Lei ha lavorato da Marchesi dove Davide Oldani era secondo sous-chef e Carlo Cracco stava ai dolci insieme a Ernst Knam, tanti grandi nomi in una sola brigata

Marchesi ha lasciato un’eredità culinaria inestimabile, ha chiuso una pagina di storia e quell’esperienza mi ha molto commosso e al tempo stesso fatto riflettere. Chiudeva allora in Via Bonvesin de la Riva un maestro, un artista, un innovatore, penso a lui in questi momenti di difficoltà quando il telefono non squilla e la sala è vuota, e so come ci si poteva sentire. 
Sono i momenti in cui si è soli con se stessi, ma si è soli anche quando si ottiene la stella e si tocca il cielo con un dito. 
In cucina? Cracco e Knam si facevano degli scherzi terribili!

Come ha fatto Marta Grassi, oltre ad avere un indubbio talento, a farsi strada nella ristorazione? 

L’Europa è oggi la regione geografica che ha più donne stellate, tante ragazze talentuose, ma in quanto donna, in questo settore così come in tanti altri, bisogna valere il doppio per essere ascoltata. Non nascondiamoci, viviamo ancora in un paese patriarcale e maschilista, con una percentuale molto bassa di donne al governo e dove il Papa è e rimarrà maschio. 
Una sera lavoravo, insieme ad altri colleghi, ad una cena di solidarietà dando indicazioni precise e svelte ai ragazzi in cucina, e uno di questi colleghi si è stupito di come fossi organizzata e preparata, che io mi chiedo dove sta lo stupore dato che, come tutte le donne, gestisco famiglia, lavoro, dipendenti, casa…  
Mi viene in mente un esempio italiano in cui una donna viene bistrattata nonostante abbia un passato lodevole e meritevole di elogi, quello della politica Laura Boldrini, presa di mira su temi più fragili quali la famiglia, sul personale; gli uomini sanno sempre dove colpire, e quando colpiscono la famiglia, lo fanno al cuore

Cosa mangia uno chef in vacanza?

Affitto sempre una casa e cucino tutti i giorni, perché se vado all’estero so che troverò prodotti nuovi, tante tipologie di pesce fresco come le sarde locali, le alacce, le aguglie, piccoli pesci pescati e venduti in piccoli mercati, dove in Italia non ci sarebbe richiesta. Se vado in Francia so che potrò assaggiare dieci tipi di ostriche differenti, quando i miei fornitori ne hanno solo tre, quindi è un viaggio di gusto in solitaria, testo i sapori in quel territorio e cucino per me e mio marito, non posso portare qui dei prodotti che terrei per poco tempo in menu: se un cliente contento torna con un amico, dovrà trovare gli stessi gusti che lo hanno colpito, non posso cambiarli. E poi ci piace stare a tavola per due o tre ore, un regalo in confronto ai dieci minuti che abbiamo quando siamo in servizio. 

Mai senza…

Il mio coltello! 
Ho le mani piccole e voglio coltelli affilati; durante i pranzi di Natale a casa di mio padre porto sempre il mio coltello per il taglio della faraona; anche la pinzetta chirurgica non manca mai, per spinare il pesce; è una pinza usata per clampare le vene, me l’ha portata un amico chirurgo: se afferro una spina con quella, non mi scappa più! 

Si descriva in cucina con tre aggettivi

Agile, la fortuna di essere piccole.
Curiosa, è la mia caratteristica peculiare, devo conoscere tutto e approfondire. 
Frettolosa, forse come tante donne impegnate, faccio una cosa e ne penso cento e in quell’istante non mi soffermo sul presente, e me ne dispiaccio. Ma è anche il prezzo da pagare dell’essere multitasking.

Piatti preferiti

I lievitati. La pizza, che deve essere super; il pane, e il croissant della Pasticceria Frida di Magenta

In cosa si sente più portata in cucina? 

Paste lievitate e pani. Anche se in molti mi dicono che sono brava nei dolci; ma se sul tavolo ho un pezzo di cioccolato e una fetta di salame, io mi fiondo sul salame!

Un palato pretenzioso come il suo, dove sceglie di mangiare, fuori dalla sua cucina? 

Se decido per la pizza, ah sono noiosissima! Ma ho trovato il luogo perfetto, la pizza perfetta: Pizzeria dell’Angolo di Vittuone, dove lo chef Giuseppe Rizzo nobilita le farine usate e le lunghe lievitazioni; ottima la materia prima, olio e mozzarella molto buoni; insieme allo chef ho tenuto delle lezioni sui lieviti, mia grande passione, a Identità Golose, il primo hub internazionale della Gastronomia
Se voglio essere stupita non c’è confine che tenga, prendo un aereo e volo da Amparito Roca, a Madrid, oppure a San Sebastian da Arzak, due dei 3 stelle Michelin dalla cucina innovativa e spettacolare; in casa nostra abbiamo Spazio Niko Romito, piatti semplici ma deliziosi: seppie con i piselli, filetto di manzo con aromi, funghi con patate, agnello arrosto, sono sapori unici e le cotture sono molto curate, inoltre apprezzo il lavoro etico (no scarti e sprechi, team affiatato), e quello si vede anche dal piatto.

Durante il primo lockdown alcuni ristoranti hanno opzionato un delivery con costi accessibili, voi come avete reagito alle chiusure? 

La mia cucina in un lunch box non ci può stare, non posso permettermi di vendere sottocosto, abbiamo però recuperato denaro facendo personalmente dei lavori al ristorante: imbiancato, pulito, rifatto le piastrelle in cucina, cambiato le tende, aggiustato i pannelli solari, insomma abbiamo risparmiato cinquemila euro e abbiamo impegnato il tempo, non male in questo periodo. 

Qual è stata la risposta del pubblico alla riapertura dopo il primo lockdown? 

Un’ondata di persone che comprensibilmente avevano voglia di un ritorno alla vita sociale, il locale è ben predisposto per il distanziamento dei tavoli e i tavoli stessi hanno cento centimetri di diametro per il posto da due, e centoventi centimetri per le prenotazioni da tre. Abbiamo lavorato bene fino all’8 agosto, data di chiusura, poi il rientro è stato difficoltoso, la gente è spaventata, persino gli allievi dei nostri corsi, quelli che arrivano da zone di alto contagio come Milano, sono premurosi nei confronti degli altri ed evitano di presentarsi per paura di contagiare. E’ una situazione surreale, delicata e molto difficoltosa e i primi a risentirne commercialmente sono i ristoratori. 

Un consiglio alle donne che vogliono intraprendere questo mestiere

Siate forti e non lasciatevi scalfire, puntate a un obiettivo e andate avanti. 
Quando lavoravo da Marchesi saltavo i pasti perchè ero lenta, lavoravo tanto e potevano anche essere poco gentili con me che tanto avevo la corazza e un grande scopo: guardare e imparare più che potevo, rubare il mestiere. 
Se non si hanno le idee chiare, si brancola nel buio e si rischia di perdere tempo; questo è un mestiere di grandi sacrifici, soprattutto quando l’attività è propria; noi abbiamo aperto con un piccolo fondo che erano le nostre liquidazioni dei lavori precedenti e siamo andati avanti grazie al forte sentimento che ci lega, una grande fortuna fare questo viaggio in due. 


Quando le hanno annunciato della Stella Michelin, se lo aspettava? 

Eravamo ancora in sala per il servizio, erano le undici di sera, squilla il telefono e una voce di ragazzo ci dice “Lavoro per Iaccarino, sapete chi è? Avete ottenuto la stella”.
Io subito chiamo mio marito “Mauro, qui c’è un cretino che dice che abbiamo avuto la Stella Michelin”. E dall’altra parte giurava fosse vero, insomma a quel tempo erano quattro giornalisti in croce a decidere le stelle, pochi critici e niente Internet. 
Lo abbiamo riferito ai clienti ancora in sala e la mattina abbiamo pensato “E se fosse uno scherzo, che figura ci facciamo? Non diciamolo a nessuno”. Decisi poi a scoprire la verità abbiamo chiamato la Michelin e ci ha risposto una segretaria, forse stufa degli infiniti trilli telefonici, sento il rumore delle pagine sfogliate: 
Sì, l’è vero, qui c’è un fiorellino”. 
(ride) 

Marta Grassi, chef del ristorante Tantris di Novara, una stella Michelin

Beauty tips unisex

CON QUESTI CONSIGLI POTRETE ACQUISTARE UN SOLO PRODOTTO E USARLO ENTRAMBI NELLA COPPIA! SONO ALLEATI QUOTIDIANI PER LA SKINCARE DI LUI E LEI. 

TEAOLOGY BLACK MATCHA – L’ALLEATO PER LA BARBA PER LUI & LO SCRUB DELICATO PER LEI

Se la schiuma da barba è old school, l’innovazione è certamente Black Matcha di Teaology, il gel micellare che in un solo gesto deterge, esfolia e protegge la pelle, preparandola alla rasatura e lasciandola morbidissima.
Ottimo come gel detergente per lei, nell’uso quotidiano, effettua un leggero scrub grazie alle microsfere di carbone attivo; assorbe il sebo e lascia la pelle luminosa e idratata. 

SCRUB CORPO SUGAR THERAPY

Nutriente e lenitivo, la fragranza fruttata e gourmand è adatta a entrambi, non troppo decisa. Lo zucchero di canna elimina le cellule morte, tossine e impurità, levigando la grana della pelle. Sciogliendosi a contatto con l’acqua, i granuli esercitano una naturale azione idratante. La polvere di guscio di mandorla assicura un’esfoliazione delicata, mentre l’azione combinata di burro di karité e olio di sesamo nutre e idrata la pelle lasciandola morbida e vellutata. Un due in uno ottimo per gli uomini tendenzialmente pigri, che non vogliono idratare la pelle anche dopo la doccia. 

MARIA GALLAND PARIS 

Sono 3 i Coffrets firmati Maria Galland Paris che racchiudono una cura di bellezza anti age per tutte le fasce d’età, uomo e donna. (30 – 40 – 50+).

Come fare a scegliere il prodotto/cofanetto più adatto? Maria Galland Paris ha organizzato dei veri e propri Atelier de Beauté in cui i consulenti vi accolgono anche digitalmente analizzando tramite un primo contatto visivo la pelle con l’obiettivo di dare consigli mirati alla risoluzione degli inestetismi temporanei.

Il brand ha attivato per tutti i partner delle zone rosse un servizio di Dropshipping con vantaggi dedicati al consumatore. 

DR.JART+ Cicapair Tiger’s Know-how For your Redness

Dr.Jart+ presenta Cicapair Tiger’s Know-how For your Redness, il nuovo set per lui e per lei dedicato alla linea bestseller Cicapair che calma la pelle sensibile, riduce i rossori e lenisce le irritazioni, ottimo per l’inizio dell’inverno. 

Se tornate a casa infreddoliti da una giornata nevosa, riscaldatevi e coccolatevi con questi prodotti curativi a base di Centella Asiatica, pianta erbacea conosciuta col nome di  Tiger Grass (erba di tigre), e nota per le sue proprietà lenitive e calmanti. La linea è pensata per le pelli danneggiate, secche e irritate; inserendo Cicapair di Dr.Jart+ all’interno della propria beauty routine quotidiana, sensibilità e irritazioni della pelle scompariranno. 

EISENBERG SOIN SUBLIMATEUR

Se avete entrambi passato la giornata in ufficio davanti al computer o al cellulare, questo siero contorno occhi è la soluzione per ridurre drasticamente i segni di affaticamento! 
E’ uno speciale trattamento crema-gel con la nota formula Trio Molecolare di Eisenberg associata a peptidi anti-età e ad un complesso drenante mirato, composto da un tetrapeptide e da un estratto di faex, che attenuano subito le occhiaie. 
Il risultato è una sensazione di freschezza e turgore, che fa salire la lancetta della vanità, che a piccole dosi non fa male a nessuno! 

TOPCHAMPAGNE, la piattaforma italiana dello champagne, si associa all’e-commerce dell’enoteca 3k

TOPCHAMPAGNE, LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLO CHAMPAGNE, SI ASSOCIA ALL’E-COMMERCE DELL’ENOTECA 3K E CONTINUA A CRESCERE CON DIDATTICA E COLLABORAZIONI

Una vita senza Champagne è come un Natale senza regali. Ed è proprio per non far mai mancare il nettare dorato nelle giornate dei tanti appassionati della bolla più famosa al mondo, che Topchampagne.it, primo blog italiano interamente dedicato allo Champagne, ideato dall’imprenditore Andrea Silvello, ha deciso di unire le forze con una potenza del mondo del vino online e non solo.

L’e-commerce TopChampagne si fonde con una realtà giovane, dinamica e in grande espansione, Enoteca 3k di Rivarolo Canavese (To), e sposta tutta la parte commerciale on-line sul sito ww.3kwine.it. “Sono orgoglioso di questa partnership – spiega Andrea Silvello – in questo modo riusciremo ad offrire agli amanti dello Champagne una gamma di prodotti molto vasta, ma allo stesso tempo ricercata, con delle chicche introvabili, prezzi competitivi e un servizio di consegna davvero rapido ed efficiente”. In occasione di questo “matrimonio” è stata realizzata una cassettina limited edition: sull’e-commerce ne sono state messe in vendita 100, tutti esemplari firmati a mano da Andrea Silvello. “All’interno della box – spiega l’imprenditorepiemontese – abbiamo voluto mettere tre champagne che ci piacciono molto e non sono di facile reperibilità in Italia: il Tradition di Jacques Rousseaux, il Bacchus 2010 di Charlier e il millesimato 2008 di Benoit Munier”.

Il sito www.topchampagne.it continuerà ad esistere e diventerà il portale di riferimento per tutti gli amanti dello Champagne. Raggrupperà diversi progetti e collaborazioni. Ci sarà innanzitutto uno spazio dedicato alle limited edition TopChampagne: da quella con l’artista italiano TeoKayKay, che creerà delle bottiglie uniche da collezione, passando a quella con “Dress The Wine”, che metterà a disposizione i famosi fazzoletti per vestire lo Champagne realizzati in diverse fantasie, texture e dimensioni, fino a quella con Livia Baldanza, una giovane ceramista italiana che ha dato vita ad una glacette realizzata a mano, in terracotta, che unisce le caratteristiche tecniche al design moderno e accattivante. Ci sarà inoltre uno spazio dedicato alle collaborazioni giornalistiche, come ad esempio quella con WineCouture (di cui Andrea Silvello è collaboratore fin dagli albori della testata), e uno dedicato alle degustazioni che verranno organizzate sia online sia in presenza, non appena si potrà tronare a condividere delle esperienze insieme. Spazio anche ad una sezione didattica, che vedrà coinvolti esperti del mondo dello Champagne pronti a mettere a disposizione di tutti le loro competenze attraverso lezioni virtuali. Non mancherà poi una parte che si occuperà dell’organizzazione di viaggi in Champagne, dove gli appassionati potranno andare a visitare sia grandi maison sia piccoli vigneron accompagnati dalla competenza e dalla passione di Andrea e del suo team.

Continua anche la collaborazione con la Champagneria e il ristorante di Vicenza “Ovosodo” di Jacopo Tranqulli, sia per quanto riguarda la selezione delle bollicine della carta sia per quanto riguarda l’organizzazione di degustazioni ed eventi all’interno dell’ormai famoso Caveau. Ma presto verranno annunciate anche altre partnership con ristoranti e locali che hanno chiesto la competenza di Andrea Silvello nella selezione degli Champagne e delle bollicine italiane da proporre al pubblico. Infatti, la passione di Andrea per il metodo classico non riguarda solo i vini d’oltralpe, ma è diventata curiosa anche dei prodotti Made in Italy. Per questo è nato un altro blog su Instagram, Topbollicineitalia.it, che si occupa interamente del mondo delle bollicine nostrane. Nella pagina sono presenti approfondimenti sui vini degustati, sulle cantine visitate, sui produttori conosciuti, ma vengono poi realizzate anche dirette didattiche sul mondo del metodo classico. In tre mesi questo profilo ha raggiunto oltre 6.500 follower con dati di engagement e visualizzazioni alle storie che hanno superato ogni più rosea previsione.

Un successo che conferma il crescente interesse degli italiani per le bollicine sia italiane sia francesi. “Sono davvero felice”, spiega Silvello, “che la piattaforma Topchampagne e quella Topbollicineitalia siancresciute esponenzialmente e siano per tanti un punto di aggregazione, un’occasione per conoscere e imparare qualcosa di nuovo. Oggi, nonostante la pandemia e le difficoltà che questa comporta anche a livello economico, vedo con piacere che le persone hanno voglia di approfondire, conoscere, scoprire, condividere le emozioni sui vini che bevono, anche a distanza. E questa è la cosa più bella.”

Dati su TopChampagne e Biografia di Andrea Silvello

TopChampagne.it è il primo blog su Instagram in Italia unicamente dedicato al mondo dello Champagne! La pagina ha avuto un successo sicuramente inatteso raggiungendo più di 45 mila follower in poco più di un anno di vita. Le storie pubblicate giornalmente vengono viste mediamente da più di 5.000 persone e le impression mensili totali sono costantemente in un intorno di 6 milioni, con un tasso di engagement degli utenti ampiamente superiori alla media.

Andrea Silvello, ideatore e volto di TopChampagne.it è un imprenditore e consulente in strategia d’impresa, giornalista pubblicista dal 2001, da sempre appassionato di questo mondo che ha deciso di condividere con tutti la sua passione e aiutare gli amanti e i curiosi della più famosa bollicina al mondo ad avvicinarsi a questo mondo. Un mercato che in Italia è in continua crescita e che vede sempre più persone avvicinarsi e voler scoprire la particolarità e la storia di un mondo che è davvero infinito e ricco di curiosità. “Come mi piace dire spesso – commenta Andrea – lo Champagne non è un vino “per pochi”. Ci sono davvero opzioni per tutte le tasche: dalle bottiglie di piccoli produttori da 20-30 euro a prodotti rari e da collezionisti da migliaia di euro. Avvicinarsi allo champagne è come fare un viaggio, va fatto per tappe. Imparare a conoscere cosa si sta bevendo, la storia del produttore, della cuvée e di tutto quello che c’è dietro la bottiglia che stiamo aprendo”.

Heritage 176, la preziosa novità in casa Belvedere Vodka

BELVEDERE VODKA PRESENTA HERITAGE 176: IL NUOVISSIMO DISTILLATO DI MALTO DI SEGALE

Dimentichiamoci i cocktail trangugiati in gioventù, tra un salto di hip hop e l’ultima canzone di revival prima della chiusura della discoteca: quella era certamente la più imbevibile vodka in vendita sul mercato, e lo era perchè certamente sarete stati gli ultimi sulla pista da ballo!

Oggi siamo cresciuti e la qualità, oltre alla longevità del nostro buon fegato, è ciò a cui prestiamo attenzione; vogliamo bere bene, ci informiamo sulla provenienza, capiamo qual è la vita di un prodotto, l’etica aziendale, ci prendiamo cura di noi stessi facendo delle scelte intelligenti, e quando pensiamo alla vodka, oggi, pensiamo a un distillato di lusso, non ad un liquido da miscelazione. Lo facciamo perchè abbiamo scelto Belvedere Vodka, leader mondiale della vodka di lusso, la vodka da degustazione che oggi propone un pezzo speciale, il gioiello della casa: Heritage 176.



Cos’è Heritage 176

Heritage 176 è il nuovissimo distillato di malto di segale che segue una particolare politica aziendale, coerente con le scelte iniziate nel 2018 di lanciare le Single Estate Rye applicando un inedito concetto di terroir, e che sarà destinato solo ai più esclusivi cocktail bar d’Italia, alle migliori enoteche e a selezionate piattaforme di e- commerce.

E’ una novità assoluta nel panorama della vodka, che tendenzialmente viene riconosciuta quale distillato senza colore, senza sapore e senza carattere; Belvedere Vodka Heritage 176 si differenzia da qualunque altra vodka nel mondo esattamente per le caratteristiche opposte: ha un sapore deciso, e un tratto distintivo che si ottiene dalla maltazione e dalla tostatura della segale, che ne rivela gli aromi intensi e profondi; è una tecnica antica che arriva dalla tradizione polacca e che Belvedere Vodka fa propria, per regalarci una vodka unica, ottima da gustare sia liscia, on the rocks, che in miscelazione per una sferzata in più ai vostri cocktail.

Per questa occasione ve ne consigliamo uno che potrete riproporre a casa ai vostri amici:

30 ml Heritage 176
22,5 ml succo di limone fresco
15 ml Honey Mix
Garnish: lemon zest
Procedura: shake & double strain – servire in coppetta Martini e guarnire con lemon zest



BODYFRIEND, leader mondiale nell’healthcare deluxe, apre in Italia e propone due device d’eccezione

BODYFRIEND, brand coreano leader nel mondo nell’healthcare deluxe, apre il suo store italiano a Milano e propone due oggetti che uniscono design alle più alte tecnologie in fatto di cosmesi e benessere di lusso

Diamo a Cesare quel che è di Cesare, perchè i coreani in fatto di skincare e cosmesi sono leader assoluti, un popolo così ossessionato dalla bellezza da pensare di portare trattamenti luxury adatti ad una spa, direttamente a casa propria! 
E’ il caso di due prodotti rivoluzionari creati da BODYFRIEND, brand coreano leader mondiale nell’healthcare deluxe che con BTN GLED MASK sposa il design futuristico alla più alta performance di maschera per il viso

Acronimo di Back to Nature, Gled Mask combina un serie di massaggi e trattamenti viso grazie alle 1400 luci led, raggi infrarossi e micro correnti che insieme lavorano permettendo ai prodotti di penetrare in profondità; poggiando sul viso una maschera in tessuto a modello conduttivo Golden Ratio con fili d’argento e imbevuta di siero contenente 50 ingredienti attivi tra cui oro colloidale, polvere di perle, estratto di liquirizia, estratto di the verde, acido ialuronico idrolizzato, acido citrico, acido lattico bionico, vitamina B3, l’efficacia del trattamento è amplificata. Il massaggio galvanico della BTN con tecnologia IR favorisce l’assorbimento degli ingredienti migliorando il tono della pelle, l’elasticità e perdurandone il risultato nel tempo. 

Sono 3 diversi i tipi di trattamento possibili: 

– con luce rossa: elasticizzante, ridona compattezza alla pelle
– luce blu e rosa: lenitivo e calmante per pelli delicate, in soli 9 minuti 
– luce verde e gialla: energizzante, migliora il tono della pelle e riduce le discromie.


Andrea GuerreschiCountry Manager Italia e Vice President di Bodyfriend Europe dichiara:

GLED Mask è un prodotto dal design all’avanguardia, a seconda del tipo di trattamento scelto in combinazione con la maschera galvanica, il device appiana le rughe, tonifica e rimpolpa la pelle per un effetto luminoso e naturale immediato; è anche un ottimo alleato contro macchie solari e imperfezioni. Inoltre, l’innovativo appoggio della zona perioculare offre una chiara visuale dell’ambiente esterno, può essere applicata e quasi ‘dimenticata’ in posa mentre si rivolgono le proprie attenzioni ad altro, per ottimizzare i pochi momenti liberi di una vita frenetica, oppure può essere considerata come un meritato momento di relax e benessere e quindi utilizzata in un contesto di totale alienazione e comfort.

Nulla lasciato al caso, per garantire una perfetta igienizzazione dell’oggetto, Gled Mask, una volta finito il trattamento, può essere poggiato su un dispositivo che svolge una funzione sterilizzatrice a UV LED oltre che di ricarica. E’ dotata di telecomando per l’accensione e lo spegnimento e la selezione dei programmi, guidati da una voce sottile che avvisa sulle tempistiche. 

Il design è futuristico, una maschera total gold che racchiude in sé tutte le speciali funzioni del luxury beauty care, ma comodi sulla poltrona di casa. 

E se desiderate la poltrona dei sogni che combina relax mente e corpo, l’azienda BODYFRIEND ha ideato un oggetto unico nel suo genere: la Massage Chair, ma nulla a che vedere con la poltrona massaggiante immaginata nella casa dei nonni. 

Questa si firma Lamborghini, la LBF-750, Pharaoh S II, Palace II, Phantom II, Elisabeth I, ed è la sintesi di 10 massaggiatori racchiusi in un oggetto che ricorda le auto sportive, ma che nasce per simulare l’abbraccio materno. Una poltrona che avvolge totalmente il corpo per rivivere un’esperienza sensoriale in cui il massaggio è anche curativo. Mani, gambe, piedi, sono totalmente avvolti da cuscinetti che si gonfiano per effettuare pressoterapia dopo aver analizzato perfettamente la morfologia dell’utente; a mano, a percussione, a pressione, ritmato, combinato, per tamponamento, sono alcuni dei tipi di massaggio possibili, una rivoluzione per la cura del corpo o per chi semplicemente desidera rilassarsi in intimità, tra le mura di casa, perfetta in questo periodo di quarantena forzata.

Le poltrone sono presenti e testabili nel centro di Milano, presso lo store italiano BODYFRIEND in via Manzoni 43, sarete accolti per scoprire il prezioso mondo del benessere di lusso. 
E per gli amanti dei fumetti una vera chicca: la Hugchair ispirata ai leggendari supereroi Iron Man e Captain America, frutto di una speciale collaborazione con Marvel, ce n’è per tutti i gusti!

HAVANA CLUB x RETROSUPERFUTURE – la limited edition dello street style

HAVANA CLUB x RETROSUPERFUTURE Uniti in una collaborazione esclusiva, tutta da scoprire!
Inedita collaborazione tra HAVANA CLUB e RSF ed un evento di lancio digitale della collezione in edizione limitata: rum scuro cubano, occhiali da sole, t-shirt.
Retrosuperfuture e Havana Club si uniscono in una collaborazione esclusiva ispirata a L’Avana: la citta, la sua cultura e l’inimitabile materiale acetato Havana. L’acetato, conosciuto universalmente con il termine “Havana” è da sempre un’icona di stile nel mondo dell’eyewear; il suo nome deriva dai particolari pigmenti che le foglie di tabacco cubano acquisiscono con l’essicazione per poi essere trasformate in sigari.

Occhiali da sole in edizione limitata 

Realizzando un modello di occhiali da sole unico, una bottiglia in limited edition, una maglietta a maniche lunghe e un esclusivo set domino in acetato Havana, i due brand si uniscono per celebrare la suggestiva eredità culturale della città cubana a livello globale. 


L’obiettivo di Retrosuperfuture e Havana Club è valorizzare le arti e l’artigianato dello scenario moderno de L’Avana: la città, il rum, l’acetato si uniscono in una partnership internazionale che verrà lanciata in 5 città – Milano, Berlino, Mosca, Shanghai e L’Avana, Cuba.


Il materiale Havana, il cui nome deriva dai ricchi toni ambrati e dorati che ricordano le foglie di tabacco essiccate, è sempre stata una caratteristica evidente nelle collezioni di RSF. Di conseguenza, per RSF la collaborazione con Havana Club è avvenuta in maniera molto naturale, avvicinando il proprio patrimonio culturale urban e all’avanguardia al tradizionale marchio cubano, condividendo la sua storia con il proprio pubblico.

Il modello iconico rivisitato Gli occhiali da sole RSF / Havana Club rappresentano una nuova interpretazione dell’iconico modello Lira, caratterizzato da un acetato extra spesso, linee definite e montatura robusta. Questo modello, in cui l’acetato resta il protagonista indiscusso, presenta tre diversi effetti in un’unica montatura: due acetati Havana mixati insieme nella parte frontale e un terzo tipo di acetato Havana utilizzato per le aste. Giocando con le geometrie spesse del modello, gli occhiali da sole si contraddistinguono per l’incisione del marchio Havana sulle aste, nella parte superiore e inferiore della montatura e per l’iconico simbolo di Havana Club – La Giraldilla – incisa sulle lenti colorate arancioni di alta qualità.
I due marchi continuano a celebrare il patrimonio artistico e artigianale della scena street cubana, rendendo omaggio a uno dei giochi di strada più popolari de L’Avana: il domino.Havana Club e Retrosuperfuture hanno così progettato e creato un esclusivo set domino artigianale da collezione, realizzato interamente in prezioso acetato Havana con dettagli colorati e i due marchi incisi a mano.
La bottiglia in edizione limitata 
Per rimarcare l’elegante carattere artigianale della collezione, RSF ha anche personalizzato un’esclusiva bottiglia di rum scuro Havana Club 7, con il suo marchio impresso in arancione sull’etichetta Havana. La maglietta a maniche lunghe si aggiunge alla collezione, valorizzando ulteriormente il lancio globale di questa special edition.

Il tour Havana Club e RSF: la collaborazione in anteprima mondiale
Come anteprima di lancio della collaborazione, RSF e Havana Club hanno previsto un tour in 5 città che parte da Milano e, passando per Berlino, Mosca e Shanghai, si conclude a Cuba nella città di L’Avana in concomitanza con il lancio globale ufficiale. A conferma della loro costante ricerca di autenticità nella cultura artistica odierna, i due brand hanno selezionato, per ogni città del tour, un Ambassador che rappresenta al meglio la crescita e l’evoluzione della scena culturale locale.
Havana Club x Retrosuperfuture: un evento aperto a tutti
Gli Ambassador collaboreranno con RSF e HC e parteciperanno, insieme alle proprie fanbase, a una serie di incontri online in cui discuteranno la loro carriera professionale e il processo di creazione artistica: dall’ispirazione alla realizzazione. Dopotutto, come le foglie di tabacco hanno ispirato il nome dell’acetato “Havana”, a sua volta, l’acetato Havana è stato la fonte di ispirazione della collezione RSF / Havana Club.
Per prendere parte ai talk online, seguite le storie di Retrosuperfuture e Havana Club sui loro profili ufficiali IG nei giorni a ridosso delle date dell’evento. Con l’obiettivo di valorizzare ulteriormente l’importanza del patrimonio culturale del territorio, RSF e Havana Club hanno individuato un negozio per città per presentare in esclusiva la collaborazione che verrà lanciata a livello globale il 25 novembre, quindi rimanete sintonizzati per ulteriori update.



Gli occhiali da sole e le magliette in edizione limitata sono disponibili in un negozio esclusivo per ogni città durante il tour a partire dal 14 novembre. Per Milano lo store esclusivo sarà “One Block Down” e la Capsule Collection sarà disponibile sul sito https://it.oneblockdown.it/ La release globale online che include anche la bottiglia Havana Club 7 in edizione limitata, è fissata per il 25 novembre. In Italia Havana Club 7 x RSF sarà disponibile esclusivamente su https://ginshop.it/. Le città selezionate protagoniste del tour sono: Milano, Berlino, Mosca, Shanghai. Per iscrivervi e partecipare ai talk online con i 4 Ambassador, seguite le storie IG di Retrosuperfuture e Havana Club.

MGC la nuova cuvée Mumm più leggera al mondo

Essenzialità.
Questa la cifra estetica della cuvée MGC, acronimo di Mumm Grand Cordon.
Questo il valore che segna il nostro vivere contemporaneo.

La Maison Mumm riconferma il suo ruolo di pioniere e innovatore con MGC la nuova cuvée creata in un’ottica sostenibile da 835 grammi per un 1 litro di bollicine, la bottiglia di champagne più leggera al mondo. Ross Lovegrove, acclamato e visionario designer gallese di fama internazionale realizza la MGC Mumm in vetro riciclato, quindi una mano all’ecosostenibilità. A renderla stilosa un design d’avanguardia, essenziale ed espressivo, che restituisce al gesto artistico la sua aspirazione funzionale. Nessuna etichetta: logo ed emblema oro sono stampati direttamente a caldo sul vetro. A identificarla l’inconfondibile Cordon Rouge inciso, una graffiata rossa, che instilla grinta e potenza raccontando la forza del pinot noir, vitigno caratteristico della Maison.

L’eleganza è resa attraverso un collo allungato e sottile: una scelta estetica che si adegua all’esigenza di accompagnare gli aromi. La passione certosina per la qualità, infine, ha determinato la scelta del tappo in sughero: Mitik Diam, che tra l’altro scongiura il fastidioso inconveniente di ‘sa di tappo’.
Una curiosità. La Maison Mumm crede talmente nell’urgenza di una prospettiva eco- sostenibile e della necessità di tendere all’essenziale, che ha inventato un nuovo programma di remuage, adeguato alla nuova cuvée MGC, nuova sia nella forma sia nel contenuto.

Ross Lovegrove

Ross Lovegrove è artista e designer industriale. Il suo stile e i suoi progetti sono immediatamente riconoscibili, un mix di tecnologia, scienza dei materiali e intelligenza organica. Il suo lavoro rappresenta la nuova estetica del 21esimo secolo.
Nato nel 1958 a Cardiff (Galles), Ross Lovegrove si laurea con lode in Industrial Design al Politecnico di Manchester nel 1980 e nel 1983 consegue il Master di Design al Royal College of Art di Londra.

Lovegrove ha partecipato ad alcuni progetti divenuti vere icone come il Walkman per la Sony e i Computer per la Apple. Si è occupato di numerosi progetti per British Airways, Kartell, Cappellini, Hernes; Moroso, Artemide, Driade, Renault, Issey Miyake, Vitra, Tag Heuer, Herman Miller, Japan Airlines e Toyo Ito Arichitects in Giappone.

I suoi lavori sono pubblicati su numerose riviste e vengono esposti in prestigiosi musei in tutto il mondo come il MOMA e il Guggengheim Museum di New York, l’Axis Centre in Giappone, il Pompidou Centre di Parigi e il Design Museum di Londra.

Alla scoperta di MGC Mumm Grand Cordon


Il Pinot Nero, l’uva simbolo della Maison, definisce la personalità di Mumm Grand Cordon. Rappresentando il 45% dell’assemblage, è il motore che offre una potenza e una struttura in contrasto con la freschezza e l’eleganza dello Chardonnay (30%). Al tutto si aggiungono la morbidezza e le note fruttate del Pinot Meunier (25%), e i vini di riserva di cinque annate diverse (fino al 30%), come garanzia di coerenza di stile. 30 i mesi di invecchiamento.

Di un giallo paglierino brillante, bollicine raffinate testimoniano l’eleganza e la dinamica dello champagne.
Mumm Grand Cordon rivela aromi di frutta frutti tropicali gialla, tra cui spiccano l’ananas, vaniglia e caramello. Il gusto è rotondo con una freschezza precisa che testimonia la complessità del vino. Finale persistente ma mai tagliente.

Piuma Brush, lo spazzolino di design menzione d’onore al Compasso d’Oro

Piuma è il nuovo spazzolino che unisce la necessità dell’igiene orale alla praticità e al design; è l’evoluzione del mondo dell’estetica in fatto di spazzolini tanto da aggiudicarsi una serie di riconoscimenti internazionali. Il più importante è la menzione d’onore alla XXVI edizione del Compasso d’Oro, la competizione più ambita per chi opera nel mondo del design (esiste dal 1954). Piuma Brush ha anche ottenuto il premio al Product Design Red Dot Award 2019 per forza dell’innovazione, della funzionalità, qualità formale, longevità ed ergonomia.
Considerato alla stregua di un accessorio d’arredo, lo spazzolino Piuma è esposto al Museo della Scienza e della tecnologia di Milano, parte della selezione di Adi (Associazione Disegno Industriale).

Un prodotto d’uso quotidiano che risponde anche al bisogno di bellezza estetica; il coprisetole lo protegge durante il trasporto e ad ogni fine uso, permette inoltre lo scolo dell’acqua così da garantirne l’asciugatura ed evitare residui sporchi. E’ composto da materiale innovativo, il GRAVI-TECH by Polyone, un tecnopolimero che integra al suo interno particelle minerali in grado di rendere la base dello spazzolino più stabile, sicura e durevole. Sono materiali completamente riciclabili e le setole sono in Tynex, la migliore qualità disponibile sul mercato; vengono trattate più volte per ottenere punte stondate senza provocare danni collaterali.



Il lato posteriore delle setole possiede delle micro palline concepite per effettuare un massaggio delicato alla lingua, pulendola e regalando un alito più fresco. La base, oltre ad essere solida e stabile, presenta un mini calendario, un sistema unico al mondo brevettato per impostare la durata predefinita delle setole e ricordarci quando è il momento di sostituirle.

L’azienda, che ha come obiettivo quello di creare un ecosistema dove igiene orale e design si fondono, ha proposto un dentifricio anticarie da 75 ml in confezione dotata di tecnologia airless, dove una pompetta spinge il contenuto verso l’esterno bloccando l’entrata di aria che tendenzialmente andrebbe a seccare il prodotto e riduce gli sprechi.

Piuma Brush è disponibile sul sito Piuma Care

Marai de Marai Extra Dry, l’eccellenza della spumantistica italiana

Da Guia, località nel cuore del Valdobbiadene DOGC, il marchio della famiglia Biasiotto specializzato in bollicine italiane d’alta gamma propone Marai de Marai Extra Dry.

Marai de Marai è un vino storico dell’Azienda, sempre piacevolmente attuale. Nato circa 25 anni fa da un’antica ricetta di famiglia, esattamente da mano del nonno Giò, prodotto da un sapiente “dosaggio” di uve autoctone delle colline trevigiane, racchiude in sé tutto l’attaccamento al territorio ed alle sue tradizioni, valorizzate da quella ricerca costante e dalla continua cura per il dettaglio che rendono così pregiate le etichette Foss Marai.

Marai de Marai rientra appunto in una categoria di spumanti di particolare pregio chiamato “club dei saggi“: bottiglie che raccontano una storia fatta di amore, passione e radici antiche.

Nella versione Extra Dry, fruttato, leggero, di facile bevuta, elegante e versatile, Marai de Marai servito alla giusta temperatura è perfetto per l’aperitivo ma adatto ad ogni momento della giornata. Gusto delicato, fresco e vivace, Marai de Marai è ancora più accattivante grazie al design unico e raffinato della bottiglia millerighe Foss Marai, un’etichetta nera su cui spiccano dettagli gold, simbolo di esclusività e ricercatezza.

Il colore è giallo paglierino luminoso, dal perlage fine e persistente, al naso esprime profumi fruttati e la chiusura è fresca e pulita. Ricordiamo che l’azienda vinicola è uno dei nostri fiori all’occhiello, è l’eccellenza italiana nella produzione di spumantistica, particolarità la fase di fermentazione, che avviene a temperatura controllata e con lieviti autoctoni e indigeni (ne abbiamo parlato in un articolo precedente su questa azienda) e una fase di presa di spuma della durata di 25-30 giorni secondo il metodo Martinotti (o Charmat).


“Esoscheletro distopico”, il libro di Giuseppe Foderaro

Assistiamo in questo libro a due evoluzioni: quella della storia dell’uomo e quella del protagonista, Giulio Ferraro, ricercatore universitario con il sogno di diventare archeologo. 

Esoscheletro distopico” è un libro diagramma di flusso, inizia in una piccola aula universitaria e si espande in infinite informazioni che si immettono con collegamenti, a cui si aggiugono blocchi e ragionamenti. Qui il lettore curioso ha da divertirsi, perchè la storia del libro non è solo la storia di un giovane sognatore, ma la storia dell’umanità intera. 

Giuseppe Foderaro, autore di “Esoscheletro distopico”, ha dato vita alla sua grande passione, quella per la scienza; attraverso i dialoghi dei protagonisti (che sappiamo come essere vestiti; conosciamo i loro feticismi, come la visione dello sciogliersi di trecce di una fanciulla; le loro abitudini, la lista della spesa sempre dimenticata alla calamita del frigo) assistiamo al quesito più antico del mondo: da dove veniamo? 
In un romanzo che porta in sé saggistica, avventura e giornalismo d’inchiesta, Giuseppe Foderaro ci regala una serie di informazioni che parlano di noi, dei nostri antenati, di paleontropologia. 

“Siamo figli di una ibridazione tra Sapiens e ominidi usciti dalla loro terra africana; l’Asia è probabilmente la culla dell’umanità; siamo un popolo evoluto dal punto di vista biologico ed involuto culturalmente; la nostra laringe nei primi due anni di vita è posizionata in alto per permettere ai neonati di poppare senza strozzarsi, come succede per i mammiferi che possono mangiare e respirare allo stesso tempo” sono solo alcune delle ricerche scientifiche che l’autore riporta e che ci invogliano a cercare e cercare, Google alla mano, come dei veri e propri archeologi in tutta comodità sul divano di casa. 

“Esoscheletro distopico” ci presenta la risposta all’antica domanda, si arricchisce di colorate similitudini, di descrizioni tecniche e cristalline, di personaggi su cui fare il tifo, come il protagonista, il giovane Giulio che ci accompagna, mano nella mano, in questo lungo viaggio all’indietro, lungo duecentomila anni. 

Giuseppe dove hai fatto ricerca per la stesura del romanzo?

Ho consumato tutti i testi della Facoltà di Archeologia e culture del Mondo Antico dell’Alma Mater di Bologna, e altri testi della Sapienza di Roma, oltre che le riviste scientifiche come Nature e Science.

Quanto c’è di vero e quanto di inventato nel romanzo? 

È tutto vero. Sull’esito delle ricerche finali ho mixato un’insieme di teorie, visto che la storia dell’evoluzione è ancora tutta in divenire. Ho finito di scrivere il romanzo alla fine del 2017 e consegnato il manoscritto a Mursia, la casa editrice, a maggio 2018, fino ad allora si pensava che i Sapiens si fossero sviluppati soltanto nel Corno d’Africa 150mila anni fa e avessero lasciato l’Africa per l’Eurasia 60mila anni fa. Soltanto dopo le nuove ricerche hanno stabilito che i Sapiens si siano sviluppati in Africa molto prima (315/320mila anni fa), e non solo nel Corno d’Africa (Africa orientale), bensì un po’ in tutto il continente e che abbiano lasciato l’Africa 200mila anni fa.

In particolare, i Sapiens da cui deriviamo noi, quelli più evoluti, hanno lasciato l’Africa 135mila anni fa, a seguito della Glaciazione Wurm (nel Pleistocene). Ma le teorie raccontate nel mio romanzo sono quelle in voga nel 2017.

“Esoscheletro distopico”, il romanzo di genere di Giuseppe Foderaro edito da Mursia

Da dove arriva questa passione per la paleontropologia? 

Deriva dalla domanda che un po’ tutti ci poniamo: come siamo arrivati fin qui? Ed è vero che ci siamo evoluti, visto lo scenario mondiale in cui ci troviamo calati, nostro malgrado?
La mia risposta è che ci siamo evoluti più a livello biologico che culturale.

L’antropocentrismo, il narcisismo dell’uomo, è tale che gli esseri viventi vengono ancora classificati secondo una scala che vede l’uomo occupare le posizioni più elevate, ma è una forzatura. Noi ci sopravvalutiamo. L’uomo non è più evoluto di una carota o di un batterio; tutti gli organismi viventi sono la manifestazione di un processo evolutivo cominciato circa 4miliardi di anni fa, con la nascita della Terra.

Perché non ci siamo evoluti culturalmente?

Perché la nostra ambizione ci porta a modificare gli ecosistemi a discapito di tutto il resto. Non sappiamo vivere in simbiosi con la natura (cosa che invece facevano i Neanderthal).

Anziché La Sapienza, che ci fa chiamare Homo Sapiens, noi abbiamo un’altra peculiarità che è la narratività, ovvero la capacità di strutturare le storie. E questa cosa ci ha sempre salvati.
Nel ‘67 un etnologo tedesco (Kurt Ranke) ha coniato il termine Homo Narrans, proprio perché è attraverso le storie che noi impariamo il mondo; se non trasmetti ad altri le tue conoscenze sei morto. E l’essere umano ovunque vada lascia un segno.
Per tutto il resto, il nostro desiderio di incrementare la demografia e l’economia in maniera selvaggia e incontrollata sta distruggendo il mondo, i suoi ecosistemi, il clima, ecc.

Cosa c’è di te nei personaggi che hai descritto?

L’amore per la scienza.
La scienza a volte può rivelarsi quasi poetica, quando ti fa ben sperare in un futuro migliore. 
Perché le risposte le troviamo lì, ed è nel sogno di volerle cercare quelle risposte che immagino un mondo diverso domani

Poetica come le storie delle Sacre Scritture?

Io sono credente, ma per un mio retaggio culturale/familiare. Per un imprinting più che per una convinzione. Credo che le sacre scritture siano più che altro i testi scientifici, quelli seri e comprovati.
Dobbiamo continuare a meravigliarci e a viaggiare ed esplorare senza aspettare un deus ex machina che ci risolva i problemi.

Quindi il paragone che fai nel romanzo tra sacre scritture e scienza non è un tuo pensiero, lo affibbi al personaggio

Sì, io cerco sempre di astrarmi quanto possibile da ciò che scrivo, anche se poi ciò avviene solo in parte, per forza di cose. Ma i miei personaggi pensano e agiscono in maniera autonoma.
Io nonostante tutto credo ancora nell’essenza del genere umano (e molto meno nei suoi comportamenti).

L’uomo tutt’oggi pensa poco e male. E questa è una rovina. Molti credono che i nostri cervelli si siano evoluti per aumentare il cosiddetto ragionamento astratto (pianificare le cose, organizzare concetti, produrre nuove informazioni). In realtà la natura ha fatto crescere i nostri cervelli non per pensare (e questo spiega l’arcano!), bensì per far fronte a maggiori capacità sociali, per farci vivere in gruppi sempre più grandi.
E vivere in gruppi sempre più grandi è una vera impresa (competizioni e lotte necessitano di forti abilità sociali); quindi siamo più strateghi, al massimo, che pensatori.
È tutta una questione di sopravvivenza, e di prevalenza in un gruppo sociale.

  • “Esoscheletro distopico” : 250 pagine
  • EditoreUgo Mursia Editore (27 agosto 2020)
  • In libreria, qui su Amazon

Luca Rubinacci, figlio dell’eleganza italiana


Se si vuol fare il pieno di buon umore, a inizio giornata è consigliato passare dal suo profilo Instagram e seguire le simpatiche tips che lancia insieme ai suoi migliori amici, i manichini del suo atelier Genny, Mariano e Ciro! Parlo di Luca Rubinacci, che oltre ad essere l’erede della più grande sartoria italiana, è anche un seguitissimo influencer che regala consigli di stile. 

Come i più grandi sarti che si rispettino, Luca Rubinacci è di famiglia napoletana, appartiene alla terza generazione e porta avanti i gioielli di famiglia, gli atelier Rubinacci di Milano, Napoli e Londra; lui lo si trova nella città della moda, in via del Gesu’, negozio allargatosi dal 2015 implementando la collezione con il “ready to wear” ed un esclusivo Club per soli uomini dedicato ai clienti del “su misura”.

Entrando troviamo tutti i prodotti “finger food”, come ama definirli, quelli da “ti prendo e ti porto via”, quindi pochette, bretelle, foulard, cravatte, cappelli, ombrelli, tutti rigorosamente fatti a mano e con simboli che rimandano alla storia di famiglia, all’orgogliosa appartenenza napoletana, come le stampe su pochette firmate Mariano Rubinacci che riportano Villa Lucia, la dimora dei nonni, o il samurai, il best seller realizzato in onore del Giappone, personaggio tanto amato dal padre per forza ed eleganza.

Vengo accolta con un caffè che mi aspettavo napoletano, e invece arriva dalla Calabria, dalla terra di un loro fidato cliente che, quando torna, può sorseggiarlo sentendosi a casa; questo è il fil rouge del club Rubinacci, un luogo che raccoglie gli oggetti di chi sceglie la bellezza come stile di vita. 
Prima di arrivarci bisogna attraversare la zona della collezione “pronta” e costeggiare la sartoria, che oggi è vuota causa Covid (gli ultra sessantenni lavorano da casa); una porta apre ad un piccolo corridoio dove troneggia la giacca storica Rubinacci, il capo iconico destrutturato dalle mani del nonno, e una seconda porta si affaccia sull’elegante stanza dalle pareti gialle, con le poltrone Chesterfield, una libreria in legno scuro con le foto di famiglia, i libri di moda maschile, l’angolino bar dove offrire del Gh Mumm o un whisky cocktail, una scatola porta sigari in legno pregiato, sigari lasciati dagli stessi clienti che li ritroveranno tra un meeting e una prova in camerino.

Sul tavolo rotondo, accanto alle ortensie lasciate seccare, le cover di Luca Rubinacci, sempre a suo agio nel mettersi in primo piano. 



Luca vuoi raccontarci i tuoi inizi?

Ho la grande fortuna di avere alle spalle il nome della più grande sartoria d’Italia, parto da quello che per altri è un traguardo, ma è anche vero che con un passato così importante subisco anche il rischio di mandarla a picco. Il tempo, l’esperienza e la mia voglia di mettermi in gioco hanno aiutato, soprattutto a stare al passo con i tempi, con l’arrivo dei social network e di un nuovo genere di comunicazione. Arrivo in azienda nel ’99, alle spalle anni di vela da professionista e tutto il successo di mio padre, con cui volevo competere, imparando sì, ma aggiungendo un tocco personale. L’ho ottenuto con la napoletanità e con le stravaganze che tanto attiravano l’attenzione degli street photographer, i pantaloni viola, gli accostamenti strambi di colore, ma senza mai dimenticare l’eleganza, lo stile, e il know-how della mia famiglia. Sono entrato in atelier a 20 anni, oggi ne ho 38 e tengo seminari in Marangoni e alla Bocconi, io che non ho fatto l’Università, dove parlo anzitutto di teamwork, il lavoro di squadra che mi ha insegnato lo sport, ma ricordo soprattutto il senso di gratitudine, come quello che ho nei riguardi dell’ingegnere Sergio Loropiana, storico cliente di mio padre, mio mentore per sette anni; è a lui che devo l’amore per i tessuti, l’attenzione all’ascolto del cliente, e il concetto del lusso che tutto può concedersi.


Tuo padre ha deciso di farti studiare da Kilgour, la storica sartoria del 1882 tra le più importanti di Savile Row a Londra; che differenza hai notato tra l’eleganza italiana e quella inglese? 

Ringrazio mio padre che mi ha sempre spinto a rubare il mestiere alla vecchia maniera, cioè “impara e porta a casa”, come si faceva nelle vecchie botteghe d’artista, quando l’allievo osservava la mano del maestro pittore, per poi arrivare a completare un suo quadro o addirittura superarlo in bravura. Gli inglesi sono molto precisi, il rigore british costruisce una giacca in maniera eccelsa, perfetta, impeccabile; mentre invece la sartoria napoletana fa del difetto il suo punto di forza!
Mio nonno aveva anzitutto clienti marchesi, principi, conti, che vestivano per piacere e non per dovere, è da quest’attitudine che nasce l’esigenza di una giacca leggera e di conseguenza destrutturata. Toto’, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni poi, portavano i suoi capi con quella nonchalance, con una disinvoltura e un’allure che ricordiamo ancora oggi come iconiche, e questo lo si deve anche alla vestibilità del capo. 
Di Toto’ esiste ancora un cappotto Rubinacci, che ha fatto il giro dei musei e che oggi porta una serie di toppe e rattoppi, anche colorati. E’ l’esempio di passaggio di testimone, chi non aveva figli regalava i propri indumenti alla servitu’, che a sua volta lo passava alla portineria; a quel capo avrei voluto togliere quelle pezze e ridargli nuova vita, ma mio padre mi ha giustamente fermato ricordandomi che, così com’è, rappresenta tutta la storia non solo di Toto’ ma soprattutto di Rubinacci, che ha resistito fino ai giorni nostri. 

Qual è il fiore all’occhiello di Rubinacci? 

Siamo i più grandi collezionisti d’Europa di tessuti vintage; contiamo più di 60 mila metri di tessuti in casa che metterebbero al tappeto qualsiasi sartoria, è un’immobilizzazione incredibile; in atelier sono esposti quelli più venduti, ma è nel caveau tutta la merce più preziosa, tessuti che scovo durante le ricerche in giro per il mondo, a Camden Town a Londra, nei mercatini di Parigi e Los Angeles e talvolta nelle sartorie che lasciano il mestiere. Si scende al piano interrato e si apre il parco giochi dei più appassionati, tra questi Lapo Elkann, che porta amici intenditori; qui tra le pila di stoffe e l’odore del vissuto, si trovano i bouclè anni ’30/40 che usava tanto Chanel, un vellutino color aragosta, un lino color jeans che sembra denim; qui si trova l’introvabile.

Qual è il capo più venduto e cosa chiedono oggi i più giovani? 

La giacca è senza dubbio il pezzo più importante e rappresentativo, seguito dai cappotti, sia su misura che pronti; seguono poi i pantaloni vecchia scuola con le pences. 
Abbiamo la fortuna di avere una clientela molto ampia, che va dai 20 ai 60 anni, forse anche grazie all’uso smart che facciamo dei social network. 
Ho simpatia per i più giovani che entrano in atelier e mi dicono “Luca, voglio vestirmi come te!”
Ma il mio compito è tirar fuori il loro di stile, la loro di personalità, il mio è anche un lavoro psicologico, e mi diverte molto. Copiare è un atteggiamento da brand di tendenza, che non mi rappresenta, io non mi ispiro a nessuno, non copio nessuno, non ho icone. Se mi parli di James Dean posso sì dirti che mi piace lo stile con cui indossa la t-shirt bianca, ma non mi rifaccio a lui. Dobbiamo conoscerci per capire qual è lo stile che più esalta la nostra persona e che ci fa sentire a nostro agio in ogni situazione. Io porto il mio punto di vista, il mio know-how, la mia expertise, non vestirò mai un cliente uguale ad un altro, per quello ci sono le confezioni di Gucci e Dolce & Gabbana e se siamo arrivati a 1100 abiti su misura oggi, dai 300 l’anno del 2015, crediamo che sia la conferma della soddisfazione dei nostri amati clienti. 

Tu ti occupi non solo del marketing dell’azienda ma anche del design. Da dove trai ispirazione? 

Mi rifaccio al passato ma soprattutto ascolto i miei clienti, sono loro la massima ispirazione. Noi non abbiamo inventato niente, ma proponiamo una vestibilità regular, che è prerogativa del brand. 
Se altrove si seguono le mode, e quindi jeans slavati, stracciati, skinny, qui invece si trova il jeans pulito, classico, semplice; così come i pantaloni e i bomber di pelle regular fit, ma anche prodotti atipici come le sahariane e le giacche/camicie in cashmire.

Un pezzo icona è la nostra scarpa, che ci riporta al comfort come filo conduttore perchè è una pantofola rielaborata. La produzione è toscana e arriva da un mastro pantofolaio; l’idea mi è venuta guardando una foto di Andy Warhol che ne indossava una negli anni ’90, noi abbiamo deciso di sostituire la parte in tessuto della suola con il cuoio, per permettere di uscirci per strada.


Sai di essere molto divertente e simpatico sulla tua pagina Instagram luca_rubinacci?

Ci provo! Già trovo una gran rottura di scatole i social network dove tutti fanno le stesse cose e parlano degli stessi inutili argomenti, io tento almeno di far ridere insegnando però quello che conosco. E’ una sorta di ringraziamento, di passaggio, come se i social mi avessero dato la possibilità di restituire agli altri quello che è stato insegnato a me; e allora do’ consigli di stile, o faccio un video su come annodare una cravatta, o su come accostare i colori o su che tipo di tessuto indossare a seconda delle stagioni, e intanto presento al pubblico Ciro, Genny e Mariano, i tre manichini che hanno i nomi di famiglia. 

Difficile non provare simpatia per te che rispondi con garbo anche agli hater più maleducati…

Mio padre mi ha sempre detto da bambino “In ogni cosa che fai, mettici il buon senso”. E’ a questa frase che penso prima di rispondere, conto fino a dieci e cerco sempre di far prevalere la mia napoletanità, l’abbracciare tutti, anche se sono uno scorpione e in quanto tale prima o poi rilascio veleno. 

Cosa chiedono gli uomini una volta entrati in atelier? Vengono accompagnati dalle loro mogli/compagne? 

Qui il cliente sa che troverà i prodotti che vanno a costruire il guardaroba; i prodotti stagionali oggi vanno di moda ma domani non potrai più indossarli, da noi si acquista il “senza tempo”. Io oggi ad esempio indosso una giacca datata 2005, un blazer blu doppiopetto, un evergreen. 
E se l’uomo viene accompagnato è perchè si fida dei consigli di chi lo conosce bene, non è sempre questione di gusto, ma di approvazione, non di esperienza ma di sentirsi a proprio agio.
Mia moglie prima del matrimonio non riusciva a trovare l’abito giusto, girava alla ricerca con mamma e sorella quando un giorno viene da me quasi in lacrime e mi chiede “Possiamo farlo insieme?!” Ma come le dico di sì io che sono un napoletano, uno scaramantico, che non si può vedere l’abito prima del matrimonio!? Alla fine le ho consigliato gli shape che le donano e lei a sua volta mi dice cosa le piace, certo io sono un poco stravagante in tartan verde, giallo e arancio, li indosso in inverno per giocare con Ines, mia figlia, ma a Maria sembrano sempre dei pigiami! (ride)

Che valore ha il sartoriale su misura? 

E’ una questione di dettagli, di qualità e di durata nel tempo. 
Noi produciamo ancora la camicia come una volta, facciamo le prove con un telino di cotone povero, mettiamo in prova i tessuti meno pregiati su cui possiamo scrivere sopra e fare tutte le modifiche che il cliente richiede e che permette di provarlo più e più volte, fino al risultato finale, che sarà sicuramente perfetto e che verrà realizzato con il tessuto pregiato scelto in precedenza tra i 45 scaffali a disposizione. Il cliente può scegliere il modello del collo, del polsino, è anche un momento di creatività che fa della camicia un pezzo davvero unico, su misura. 

Cosa vendi sull’ecommerce

Tutto quello che si trova in atelier tranne il “su misura”. Dai posaceneri di Pulcinella portafortuna ai portafogli in cervo, dal documentario della nostra storica sartoria ai pigiami in seta, dalle vestaglie in cashmire ai costumi da bagno. 

Il club Rubinacci è una tua recente idea…

Il club vuole essere un servizio aggiunto per chi sceglie il “su misura”. Spesso i miei clienti sono obbligati a meeting in sale degli hotel dove alloggiano, ho così pensato di creare uno spazio per loro, più intimo, dove poter incontrare clienti ed amici, un luogo che li faccia sentire a casa, dove possono lasciare i loro sigari, i loro distillati preferiti, dove possono provare un abito in totale tranquillità in un maxi camerino, magari facendosi consigliare dall’amico. Qui troviamo i libri di moda di Del Vecchio, imprenditore di Luxottica e nostro fidato cliente, un modellino di Ferrari, che ci riporta al Presidente Montezemolo, degli scatti di Franco Pace, una fotografia di Pavarotti, che ricordo con grande simpatia quando gli misuravo la circonferenza vita e mi diceva che mio padre comprava il metro sbagliato perchè non era sufficientemente lungo!

Come avete reagito al lockdown? 

I nostri clienti sono amanti del bello, soprattutto chi sceglie il sartoriale su misura; per loro abbiamo creato un gioiellino, una box ispirata ad un portasigari, in legno pregiato, che contiene una raccolta di tessuti scelti appositamente per quel cliente in base ai gusti e ai precedenti acquisti, accompagnata da una lettera scritta a mano che inizia con “Special Fabrics Selection for Mr….”.
E’ un gift coccola in cui ci rendiamo disponibili anche in video chiamata per la scelta di un su misura a distanza, avendo già in casa i cartamodelli. E’ un regalo per sempre, può essere poi utilizzato come svuotatasche o come soprammobile da salotto. E’ un modo per sentirci vicini, anche se siamo lontani!

Fotografo: Abraham Engelmark

Location: Mandarin Oriental Como

Total Look Rubinacci
Shoes Morjas

Il premio più importante dell’arte contemporanea, il Prix Marcel Duchamp 2020, va a KAPWANI KIWANGA

E’ stato annunciato il nome della vincitrice del Prix Marcel Duchamp 2020, il più prestigioso premio francese assegnato a un artista contemporaneo vivente: Kapwani Kiwanga.

Nata nel 1978, originaria di Hamilton, Canada, vive e lavora a Parigi. Formatasi in antropologia prima di entrare nelle arti visive, Kapwani Kiwanga adotta un approccio che assume la forma di installazioni, scultura, fotografia, video e performance.

L’artista utilizza metodi tratti dalle scienze sociali per destrutturare le narrazioni che alimentano la visione della sfera geo-politica contemporanea.

Flowers for Africa, presentato da Kapwani Kiwanga nell’ambito del Prix Marcel Duchamp 2020, è stato avviato nel 2013 durante un periodo di residenza in Senegal e rimane un progetto in corso. Questo lavoro ha un approccio storiografico: sulla base di ricerche iconografiche in archivi nazionali o agenzie fotografiche, l’artista si concentra sulla presenza dei fiori durante gli eventi diplomatici legati all’indipendenza delle nazioni africane. Posizionati sui tavoli delle trattative, sui podi durante i discorsi o utilizzati per adornare le sfilate cittadine, queste composizioni floreali diventano i testimoni di momenti storici cruciali. Per ogni mostra, Kapwani Kiwanga ricrea, nel modo più accurato possibile, gli allestimenti floreali raffigurati in queste immagini d’archivio. Destinati ad appassire nel corso della loro esposizione, questi fiori ci invitano a riflettere sul tempo e sulla storia, al di là del concetto di monumento e commemorazione, nella tradizione della Vanitas. La serie presentata è composta da 13 opere alle quali se ne sono aggiunte di nuove, esposte per la prima volta.

Flowers for Africa
Flowers for Africa

Kapwani Kiwanga ha studiato antropologia e religione comparata alla McGill University di Montreal, prima di entrare in un corso post-laurea presso la scuola di Belle Arti di Parigi. Il suo lavoro è stato esposto al MIT List Visual Arts Center, Cambridge; all’ Hammer Museum, Los Angeles; all’ Esker Foundation, Calgary; al Power Plant, Toronto; alla South London Gallery e alla Serpentine Gallery, Londra; al Jeu de Paume e al Centre Pompidou di Parigi e al MACBA, Barcelona. I suoi lavori sono inclusi nelle Collezioni del CNAP (French National Centre for Visual Arts), del Guggenheim, del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, della National Gallery of Canada, del MUSAC di Castilla y León e in numerosi FRAC (collezioni regionali).

Suo Relatore, il noto filosofo Emanuele Coccia, autore di La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, edito da Il Mulino.

Fino al 4 gennaio 2021, presso il Centre Pompidou, sarà possibile visitare il progetto Flowers for Africa, vincitore del Prix Marcel Duchamp 2020, unitamente ai lavori degli altri finalisti 2020. La collettiva è curata da Sophie Duplaix.

l’artista Kapwani Kiwanga

Con il coinvolgimento di oltre 400 collezionisti d’arte contemporanea, un vero ponte tra collezionisti privati, società sponsor e istituzioni pubbliche, la missione principale di ADIAF, l’Associazione per la Diffusione Internazionale dell’Arte Francese, è di contribuire alla promozione internazionale della scena artistica francese.

Fiore all’occhiello sin dalla sua creazione nel 2000, il Prix Marcel Duchamp è il più prestigioso premio francese assegnato a un artista contemporaneo vivente. Come Marcel Duchamp, custode dell’arte contemporanea francese, il Prix Marcel Duchamp riunisce con le sue nomination gli artisti della scena francese più innovativi della loro generazione e incoraggia tutte le nuove forme artistiche.

In 20 anni, il Prix Marcel Duchamp ha premiato artisti che sono diventati figure essenziali della scena francese, come Thomas Hirschhorn, Dominique Gonzalez-Foerster, Mathieu Mercier, Tatiana Trouvé, Laurent Grasso, Daniel Dewar e Grégory Gicquel, Latifa Echakhch, Kader Attia, Clément Cogitore, rendendo l’ADIAF un’istituzione-chiave nella scena artistica contemporanea francese, sotto la guida del suo fondatore e Presidente Gilles Fuchs.

Per lui: consigli di regali per lei

Annosa questione rimane quella dei regali alle donne, perchè oggi la donna se ha un desiderio corre a prenderselo, perchè il suo umore è mutabile quanto il clima, perchè per sè vuole sempre il meglio. Ma c’è qualcosa che possiamo dire le accomuni tutte, senza errori, ed è l’impegno costante nella lotta contro il tempo, che si quantifica nel numero di creme che posseggono nel bagno, nella fiala magica che hanno provato in quel determinato centro estetico. E allora quando si tratta di regali, se si punta sulla cosmesi non si sbaglia, perchè oggi i brand che propongono prodotti validi ed efficaci che hanno risultati da spa ma da fare a casa sono infiniti, e così i marchi che producono cosmesi professionale. Li vediamo insieme con l’obiettivo di ricevere dalla vostra lei l’effetto WOW!
Dr. Jart + Cryo Rubber con acido Ialuronico Idratante
E’ la maschera del futuro! In soli 30 minuti, grazie alla concentrazione di ingredienti specifici, si ottiene visivamente una pelle più fresca, più radiosa e più idratata, questo grazie al particolare metodo di Dr.Jart + che utilizza una maschera in gomma ispirata alla Crioterapia che abbassa la temperatura della pelle per aumentare il flusso sanguigno e favorire l’assorbimento degli ingredienti. Si lasciano in frigorifero per 20 minuti sia la fiala che la maschera prima dell’applicazione, poi si procede e ci si rilassa con una buona tazza di tè verde; già dalla prima applicazione la pelle risulterà più compatta, la concentrazione di acido ialuronico e di complessi prebiotici modellano l’ovale del volto, il caolino elimina il sebo e riduce le macchie rosse del 28,1%. E’ la maschera più innovativa sul mercato e costa solo 12,00 Euro, la trovate da Sephora.
www.sephora.it

Rigaud Paris – Candela Metallic
Niente di meglio per creare atmosfera ad una romantica serata; da sempre sinonimo di lusso, le candele Rigaud Paris sono le uniche al mondo che rilasciano davvero un aroma nell’aria persistente. Cliente fidata fu l’elegantissima Jacqueline Kennedy, che una volta scoperte le porto’ alla Casa Bianca, e con lei Liz Zaylor e Frank Sinatra, ma se restiamo a casa nostra scopriamo anche che in Vaticano, oltre a incensi e mirra, si diffondono le fragranze di Rigaud Paris, avvolte da preziosi bicchieri in vetro con apposito piattino, facili da spostare da una zona all’altra del Palazzo, con quel rito nostalgico delle vecchie candele che si spegnevano con una piccola campana di metallo. Il sapore della tradizione e l’innovazione della ricerca. Oggi Rigaud si fa moderno con uno scrigno metallico brillante!.
Prezzo della candela Metallic Medium 170 g – Euro 54,00
Qui trovate i concessionari esclusivi Rigaud

Foreo Luna3
Quando il marito è molto attento a ciò che fa la moglie, anche nel momento dello skincare, nasce FOREO LUNA3, così ci riporta il fondatore Filip Sedic che vedeva la sua dolce metà poco contenta per l’utilizzo di prodotti sbagliati; per accontentarla ha creato lui stesso il device FOREO LUNA3 e ha fatto felici tutte le donne del mondo!
E’ la rivoluzione in campo cosmetico, una vera spa a portata di mano, utile per la pulizia del viso e come massaggiatore rassodante; per cui anziché infiniti e costosissimi trattamenti nei centri estetici, con questo piccolo oggetto la vostra compagna avrà i benefici di altrettante applicazioni e per sempre! Si collega all’App Foreo For You e si impostano le preferenze di utilizzo: pulizia o massaggio. La pulizia si effettua inumidendo la pelle e applicando il micro-foam cleanser di FOREO, si accende il dispositivo e si passa sul viso con movimento circolari scivolando su e giù per il naso; in questo modo i micro pallini elimineranno delicatamente make up e sebo evitando abrasioni e pulizie troppo aggressive. Per un trattamento ottimale si finisce con il massaggio rassodante in combinazione con il siero Foreo che si picchietta su viso asciutto, ora le pulsazioni T-Sonic rilasseranno i punti di tensione muscolare, le linee di espressione saranno attenuate e i prodotti verranno assorbiti più profondamente.
No, non è una magia, è il Foreo Luna3 e lo trovate sul loro sito a 199,00 Euro.
www.foreo.com/it

Eisenberg Paris – J’ose
Si chiama “Io oso” ed è proprio il caso di dirlo, dite addio ai profumi commerciali che mille altre donne indossano per le strade e correte ad acquistare J’ose di Eisenberg Paris; la fragranza dalle note insolite, particolari e speciali che daranno un tocco di personalità al look della vostra lei. Se avete buon gusto è il gift perfetto perchè racchiude la nota seducente dell’Artemisia, del Bergamotto, Menta e Gelsomino, che lasciano spazio a quelle insolite del Caffè Moka, per esplodere in una persistenza che sa di Ambra e Patchouli, che vi porterà in viaggio verso mete orientali, calde e avvolgenti. Chissà che possano essere il preludio ad una bellissima serata…
www.eisenberg.com

Q Studio – Fondotinta 3D HD
E’ l’unico modo per abbandonare le app di post produzione, e si applica nella realtà: parlo del fondotinta 3D HD di Q Studio, la perfetta fusione di skin-care e make-up.
Non solo protegge la pelle dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici (grazie ad un mix di alghe marine micronizzate e amino acidi, il depollutine), ma la sua formula con SPF 15 garantisce un ottimo fattore di protezione solare; usato quotidianamente attenua visivamente le rughe grazie al Chondicare, un peptide sintetico che ha forte azione rigeneratrice e anti-età.
Pur avendo una consistenza leggera, si mescola al colorito della vostra pelle rendendolo omogeneo e uniforme, quindi minimizzando le piccole imperfezioni e regalando alla pelle una nuova luce! 2 in 1, cosa chiedere di più?
Lo trovate sull’e-shop del sito www.qstudiomakeup.it a 39,00 Euro

Natasha Denona – Mini Zendo Palette
E’ stata creata a mano dalla make up artist di fama internazionale Natasha Denona, tutte la vogliono e infatti va a ruba sui siti di Sephora, è la mini palette Zendo dai toni bronzati, perfetti per i colori dell’autunno.
Cos’ha in più rispetto agli altri ombretti? L’attenzione verso le donne e la loro sensibilità, e parliamo della pelle, perché questa formula evita di seccare le palpebre e formare quelle fastidiose rughette sull’occhio dopo qualche minuto di applicazione; i pigmenti utilizzati sono di massima qualità e di colore puro, perle minerali e senza parabeni. Sono facili da stendere e si prestano a infinite varianti di trucco: opaco, per sfumature, i metallici per un finish eccentrico o per una serata speciale, da fissare con pennello umido o con la punta delle dita. E’ pratico perchè mini e si può portare in borsetta.
Euro 25,00 da Sephora

Teaology – Matcha Tea Ultra-Firming Ampoules
Miracoloso senza esagerazioni, le fiale di Teology sono un vero e proprio trattamento lifting, meglio del botox! Migliori perchè naturali, sono un concentrato ricchissimo di una pianta utilizzata dall’antico popolo Inca che già ne aveva scoperto i benefici magici e in fatto di ricerca il brand Teology è foriero, sempre aggiornato e sempre attento a quelli che sono gli elementi innovativi del tutto naturali; non troverete alcun prodotto Teaology che contenga sostanze chimiche o parabeni. La pianta magica si chiama Acmella Oleracea e ha davvero un’azione similare al botulino; unita all‘azione rimpolpante dell’acido ialuronico e al potere antiossidante del Te’ Matcha (firma del brand è l’utilizzo di tutti i tipi di tè nei prodotti), questo mix è una bomba! Ogni fiala può servire per due o tre applicazioni, da picchiettare con i palmi della mano sul viso (evitiamo l’uso del cotone anche per limitare l’inquinamento), assorbe immediatamente, e il risultato lo si vede all’istante. Ottimo quindi per una serata speciale!
Euro 34,00 la confezione da 7 fiale sul sito www.teaologyskincare.com

 

“RI-SCATTI”, al PAC la mostra delle prostitute che raccontano la strada

RI-SCATTI: PER LE STRADE MERCENARIE DEL SESSO – LA MOSTRA FOTOGRAFICA AL PAC DI MILANO 

Se ne parla ma mai abbastanza e soprattutto ci sono ancora moltissime zone d’ombra perchè paura e delinquenza cercano di occultare: è la prostituzione di strada, rappresentata al Pac di Milano con la mostra “ RI-SCATTI”. 
All’Associazione Lule Onlus che opera da più di vent’anni in aiuto alle vittime della tratta di esseri umani a scopo sessuale, verrà devoluto il ricavato della vendita di foto, in esposizione fino al 25 ottobre 2020“Ri-scatti: per le strade mercenarie del sesso”, vuole far luce su una realtà disperata e indicibile presente nell’area metropolitana di Milano, dove ragazze straniere sono schiave obbligate a vendere il proprio corpo per potersi guadagnare da vivere. 

Sette tra queste donne, tre rumene, due nigeriane e due transgender peruviane, si sono prestate ad un workshop di fotografia notturno tenuto in un camper, per poter dar vita ad un racconto di immagini che è quotidianità, disperazione, orrore, solitudine e rassegnazione. Sono scene di vita quotidiana, la strada poco illuminata che è il luogo di lavoro, la piazzola che si paga 4000 euro, spese aggiunte al viaggio e al traghettatore (2000 euro + 400); oltre a quelle per vitto e alloggio (circa 1000 da dare allo sfruttatore), e 40 euro al giorno per il passaggio di andata e ritorno da casa alla piazzola, scortate come fossero assassini, controllate a vista da mane a sera. Un debito enorme da cui non ci si separa più, delle manette per la vita, infilate molto spesso dagli stessi fidanzati, uomini che le raggirano con false speranze, con la promessa di elevare il loro stile di vita e di risolvere i problemi economici che hanno al loro paese, luogo dove probabilmente hanno lasciato figli e famiglia. 

Hanno dai 19 ai 50 anni, vivono nell’hinterland milanese con mezzi da robivecchi, i bagni colmi di prodotti di bellezza acquistati al discount, saponi e shampi per levar via la memoria di dosso; nelle stanze i peluche della loro infanzia, unico legame con un mondo genuino e pulito che non hanno più, forse quei pupazzi di pelo sono il vero simbolo di speranza che hanno, più della Sacra Bibbia che tengono dentro al comodino

La cucina è un momento sacro, possono fare davvero quello che a loro piace e cioè cucinare le ricette della loro terra; dalle foto riconosciamo chi viene dall’Africa e chi dall’Est a seconda degli ingredienti che usano, chi carne e chi zenzero, chi aromi e chi spezie; ma in tutte rimane la rabbia verso l’uomo, questo essere ambiguo un po’ carne e un po’ bestia, e la loro rivalsa la vediamo rappresentata in una banana tagliata a pezzetti, chiaro simbolo di evirazione. 

Anche i polli squartati e lasciati alla camera a “gambe aperte” raccontano il loro dolore, carne da macello pronta ad essere usata, picchiata, abusata e buttata via; sonodonne lacerate e traumatizzate quelle che si raccontano, hanno il coraggio di andare avanti perchè dall’altra parte del mondo hanno lasciato un pezzo di cuore, i loro figli, è solo questo che le aiuta a sperare che un giorno ce la faranno e torneranno da loro ad amare la vita e riconciliarsi con loro stesse.

I numeri che escono da questo progetto sono impressionanti e vale la pena citarli: sono 9 milioni i clienti in Italia, 1 su 3 chiede prostitute di strada; l’80% di loro chiede di non usare il preservativo e il 43% tra questi ottiene risposta affermativa. Il 12% delle prostitute è sieropositiva; il costo medio di una prestazione sessuale per nigeriane è di 15/20 euro e di 30 euro per le donne dell’Est; i clienti italiani sono il 35%, preceduti dagli spagnoli 39%, seguiti da svizzeri 19%, austriaci 15%, olandesi 14%, svedesi 13%. 

Il reclutamento di queste donne avviene nel loro paese, adescate da un medio lungo corteggiamento, lo sfruttatore si finge fidanzato intento ad aiutarle e preoccupato per il futuro di entrambe; iniziano così una serie di richieste che prevedono lo sfruttamento e la vendita del corpo dietro regole ferree e codici consuetudinari che portano la donna ad uno stato totale di sottomissione. Nell’organizzazione del racket ROM questi uomini reinvestono i proventi delle attività illecite nella droga e nel traffico di armi. 

Inutile dire quanto sia importante far luce su questo argomento, ancora circondato da macchie scure; ricordiamo che lo sfruttamento della prostituzione è un reato disciplinato dalla legge n. 75 del 1958 e che il sistema italiano in aiuto alle vittime di tratta è considerato come un esempio da seguire a livello internazionale; ma i numeri non tendono a diminuire. 

La mostra del PAC, curata dal conservatore Diego Sileo, ha un risvolto charity e ha messo un seme a sostegno delle vittime di strada, su un terreno che speriamo, un giorno, possa far nascere solo cose belle.

Artigianalità e sostegno, i brand da non perdere

C.a.p.a.f. 


Tra i primi in Italia a creare borse in rafia e vimini quando ancora il design non li aveva eletti protagonisti con la sedia dei ’70, l’azienda C.a.p.a.f. utilizzava materiali naturali per creare delle elegantissime borsette fatte a mano già dal ’46. 
Oggi quei modelli sono diventati delle icone del marchio, che da allora ha implementato la sua collezione per forme e abbinamenti materici differenti. Midollino, rafia, vimini, cotone ritorto, juta, lana e pelle al servizio delle mani esperte di Giuliano Bonechi, che con sua moglie segue le orme del padre fondatore di C.a.p.a.f., già allora creatore di secchielli ultra moderni, cestini con manici rigidi e clutch dalle preziose chiusure a gioielli, un innovatore avanti con i tempi. 

C.a.p.a.f. 

Fabio Rusconi


Dalla città dei grandi artigiani, Firenze, arriva anche il brand Fabio Rusconi, il connubio equilibrato tra gusto, qualità e tendenza. 
Le scarpe di Fabio Rusconi fanno del suo punto forte l’eccellenza dei materiali, che conferiscono alla scarpa una calzata comoda e duratura nel tempo. Sono accessori per donne femminili e alternative, che sposano l’originalità al classicismo, la storia alla modernità. 
Must have della stagione Primavera Estate 2021 la stringata in pelle morbida con tacco basso e punta quadrata, un po’ collegiale un po’ Mary Poppins. 

Maison Falneur

Indossarla è come abbracciare la propria nonna, mentre è intenta a fare la maglia; Maison Flaneur ha il sapore della memoria, della tradizione e delle cose fatte bene, è l’azienda veneta diretta da Valeria Cremonese. 
Non c’è capo che non porti con se’ l’orgoglio dei processi di cento anni fa, quello dei filati su telai manuali e del metodo senza cuciture, chiamato oggi seamless.
Quando il maglione è una seconda pelle.

Maison Flaneur 

Roberto Collina

Se esiste il re delle fibre nobili, quello è Roberto Collina, brand che già nei ’50 si distinse per la specializzazione nella produzione di maglieria di qualità, oltre che per lo spiccato senso imprenditoriale. Made in Italy ma venduto in tutto il mondo, Roberto Collina regala capi unici in mohair, cashmere, angora, alpaca, cammello, lana merinos super lingh, seta, ice-cotton. Insomma ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. 

Roberto Collina 


Gilberto Calzolari

Gilberto Calzolari è sempre in prima linea quando si tratta di eco-sostenibilità, ecco perchè ogni collezione rispetta l’ambiente senza tralasciare la poeticità che la contraddistingue. Così la sua persona, così i suoi abiti, Gilberto Calzolari è idea e valore, è moda e green, è rispetto e anticonvenzionalità. 

Gilberto Calzolari 

Made For A Woman di Eileen Akbaraly

Moltissimi paesi nel mondo vivono ancora situazioni di grave disagio economico, sociale e politico; tra questi purtroppo c’è anche il Madagascar, dove però non mancano le donne combattive che da lì hanno preso sangue e cuore, e che hanno voglia di lottare e aiutare e far sapere al mondo di quanto bisogno c’è nel far luce a questo disagio. 
Made For A Woman di Eileen Akbaraly è il brand portavoce di un piccolo gruppo di donne che vivono un presente vulnerabile, ma che con l’aiuto di chi utilizza la moda può sperare in un futuro migliore. Sono lavoratrici che producono a mano delle bellissime borse in rafia (e cappelli) con pigmenti naturali, sono donne che attraverso il lavoro sentono di essere utili acquistando autostima e quel sorriso che cambia la giornata. La fondatrice del brand è attiva nel paese con programmi educativi e di empowerment. E’ davvero il caso di dire che le donne hanno una marcia in più. 

Made For A Woman di Eileen Akbaraly

Ratched, la serie tv di Netflix tra sadismo e compassione

Siamo in una California impacchettata degli anni ’40, con i divanetti dei bar color verde menta, le donne dalle acconciature morbide e ondulate che le fanno sembrare delle docili mogliettine, gli abiti casti con i fiorellini e gli eleganti cappelli bon ton. Persino l’ospedale psichiatrico dove si svolge tutta la storia ha qualcosa di perfidamente perfetto, troppo per essere una gabbia di matti: nessuno strilla o corre per i corridoi, le siringhe non vengono lanciate a fiondate come si vede negli altri film del genere, le infermiere sorridono e dispensano favori…di ogni genere. Ratched, la serie di Netflix in onda dal 18 settembre cattura subito l’attenzione per questa sua ambiguità, che si sposa perfettamente alla protagonista Mildred Ratched, l’infermiera che si ispira allo stesso personaggio di Qualcuno volò sul nido del cuculo.



Tanto dolci sono i suoi occhi, sempre bagnati e velati da una misteriosa nota nostalgica, mesta tristezza, che si fatica a crederla parte dei cattivi, eppure l’infermiera dimostrerà, puntata per puntata (sono otto totali) di essere protetta da una barriera molto alta che la separa da ogni sentimentalismo o compassione, da ogni essere umano fuorché uno, suo fratello Edmund Tolleson, internato nella clinica perchè colpevole di una strage omicida di quattro preti. 

Sarà Mildred a pianificare la salvezza del fratellino, stretta nei suoi abiti pastello sartoriali, nei guanti ton sur ton e in quei fili di perle che ci si chiede come un’infermiera possa cambiarsi d’abito così spesso come fosse un’illusionista. Poco credibile ma la costumista meriterebbe un Oscar!



I colori della fotografia sono accessi e talvolta fluorescenti, si accendono come la pazzia nella mente dei malati, talvolta fastidiosi come un neon accecante, come quello che illumina le esecuzioni macabre del dottor Hanover, il direttore della Clinica di Salute Mentale di Lucia. Sono pratiche sperimentali contro la follia, sono la lobotomia transorbitale e l’idroterapia, che consiste nel trasferimento del corpo del paziente da una vasca piena d’acqua a 48° a un’altra ghiacciata, un’ustione dentro un’altra ustione, metodi che in alcuni casi affascinano la sadica infermiera e in taluni la ripugnano, lasciandoci così il dubbio sulla sua vera personalità.

Agghindata come una moderna Crudelia De Mon, la ricchissima ereditiera Lenore Osgood interpretata da Sharon Stone è una donna in cerca di vendetta, la pelle bianca come il suo caschetto, una scimmietta come sua più alleata compagna e un figlio privo degli arti che è legato da un filo rosso al dottore sperimentatore. Personaggio estremamente affascinante, peccato gli si abbia dato poco sfogo e nessun approfondimento psicologico. 

Difficile invece strapparsi di dosso i panni di Miranda in “Sex and the city“, Cynthia Nixon con la sua Gwendolyn Briggs inscena l’assistente del candidato Governatore della California, una donna emancipata e avanti con i tempi, lesbica e senza paura di nasconderlo corteggerà la silenziosa Mildred. Noi ce la immaginiamo ancora avvocato e con bimbi ai tempi della poppata, impacciata nella sua ex storia con l’occhialuto piccoletto, qui invece è decisamente più intraprendente. 

La fine della prima serie è palesemente l’inizio di una seconda; e allora vi lascio allo stridio dei violini alla sigla iniziale, godetevi il rumore. 

Pernod Ricard supporta i bar italiani nella post-pandemia

PERNOD RICARD, LA MULTINAZIONALE DISTRIBUTRICE DEI PRODOTTI LUSSO MONDO BEVERAGE, A SUPPORTO DEI BAR ITALIANI CON PROGETTI DI PROMOZIONE


Pernod Ricard è vicino ai bar italiani con il progetto #LIFTTHEBAR, fornendo ai propri clienti non solo gli aiuti necessari per rispettare le limitazioni imposte in questa fase contingente di post-pandemia ma soprattutto mettendo a punto una serie di iniziative articolate, mirate e flessibili.

#LIFTTHEBAR è la dimostrazione di una vicinanza che prende forma, attraverso:

MY SOCIAL BAR, masterclass dedicate ai gestori dei locali per padroneggiare nel modo più efficace i canali social. Tre sessioni tramite la piattaforma Zoom – a luglio, settembre e ottobre– al fine di promuovere la propria attività e dare potenza ai propri profili, validi strumenti di comunicazione e promozione sul lungo periodo.

Supporto pratico e funzionale offerto dalla partnership con la piattaforma Safeorder.net: 6 mesi di abbonamento gratuito per i migliori clienti Pernod Ricard.
I bar creano il loro menu digitale e segnalano l’offerta dei loro servizi a cui i consumatori accedono dallo smartphone. Con pochi click si ordina e si paga comodamente dal proprio device. Un servizio e un modo per evitare l’assembramento, il contatto con il personale, e le code alla cassa.

Safeorder permette anche l’attivazione del take away con notifiche sms.

E a proposito di Take away, è stato creato un funzionale kit d’asporto “Happy Hour” monouso, un vassoio con il porta bicchiere e una vaschetta per finger food e tutto ciò che serve per rendere un aperitivo indimenticabile. A completare il kit bicchieri personalizzati Beefeater London Dry Gin, Absolut, Havana Club e Jameson Irish Whiskey.

#LIFTTHEBAR by Pernod Ricard: i locali sono una risorsa per tutti, non solo commerciale, ma anche sociale e culturale, e come tale vanno valorizzati e sostenuti.

Per rimanere aggiornati sul progetto, sulle masterclass, seguite la pagina instagram @pr_bartenderexperience ed il sito www.prexperience.it

LabSolue, la biblioteca olfattiva del Magna Pars Hotel di Milano

C’è chi uccide per crearne uno, come nel romanzo bestseller di Patrick Suskind; chi lo porta con sé tra le lenzuola, come la divina Marilyn; chi lo utilizzava per riti sacri, come gli Antichi Greci: stiamo parlando del profumo, accessorio fondamentale e voce specchio della personalità.

Per celebrare il profumo, il brand LabSolue ha dato vita ad una vera e propria Biblioteca Olfattiva, un laboratorio ricco di preziosi oli essenziali, ampolle da strega e provette da chimico, una badiale raccolta di profumi ispirati al territorio italiano presentati nella speciale occasione della Milano Fashion Week 2020.

L’esclusivo laboratorio, nella moderna cornice del Magna Pars Hotel di Milano, nasce per volere di Giorgia ed Ambra Martone, sulle tracce di Marvin, storico marchio cosmetico di famiglia fondato nel ’45 dal nonno Vincenzo Martone; un magico luogo dove affondare naso e cuore, una finestra sul mondo dei ricordi, un viaggio sensoriale del tutto personale. All’arte dell’antica farmacia, dna del brand, si unisce il bisogno di bellezza e distinzione, quella ricerca che a volte dura tutta una vita, in cui il profumo diviene estensione del sé e del proprio stile, una caccia al tesoro che gli specialisti del laboratorio Labsolue potranno portare a buon fine.

Percorrerete le quattro isole del Laboratorio, iniziando dai delicati aromi fioriti, passando tra le piante fruttate e aromatiche, per finire nei maschili sentori caldi e legnosi. Padronale l’armadio in legno ispirato al memorabile laboratorio farmaceutico di Marvin, custodisce pezzi d’epoca degli anni ’50 e ’60 appartenenti all’archivio di famiglia. Accomodàti sulle eleganti poltroncine in velluto senape e bordeaux, sfogliando volumi da collezione in tema, potrete partecipare all’incantevole preparazione del vostro profumo, la miscela giusta LabSolue che contenga tutti i vostri ricordi.

Conservata in un vaso di vetro ambrato, la vostra fragranza sarà impreziosita da un’etichetta realizzata con vecchi clichet artigianali con decori a caldo e da un tappo in vetro smerigliato con uno speciale sigillo dove è raffigurato un alambicco contenente la lettera “M”, logo storico di Marvin. Tutta la Linea LabSolue si compone di Eau de Parfum, diffusori, candele e i prodotti sono tutti re-fill re-use. E inoltre LabSolue Perfume Laboratory ha recentemente aperto un suo spazio nel cuore del centro storico di Roma, in Via di Monserrato, un luogo magico per uno shopping tutto all’insegna dell’artigianalità artistica e della ricerca.

                                                                   

Nulla sveglia un ricordo quanto un odore – Victor Hugo

La dipendenza da Paola Bonacina

PAOLA BONACINA – COLLEZIONE SPRING SUMMER 2021 


Se esistesse un vocabolario della moda dedicato alle bag, alla parola femminilità ci sarebbe Paola Bonacina, brand di borse dalla produzione Made in Italy. 

Ad ogni collezione rinnova quel tocco vezzoso e insieme elegante che è il suo tratto distintivo; le linee per questa stagione, la Primavera Estate 2021, sono essenziali ma arricchite da tessuti preziosi: abbiamo la seta cangiante, declinata in verde menta, pink, giallo, black e verde smeraldo. La fibbia è circolare e ricca di strass, una perfetta forma media adatta per una serata speciale o per regalare un tocco glamour al più semplice dei look.

Il successo della chiusura ad orologio con combinazione delle precedenti collezioni, torna anche quest’anno, sulle forme classiche e sempre moderne, con tracolle a catena gold. 

I pellami sono il punto di forza del brand Paola Bonacina, che inserisce la novità della biscia d’acqua nella linea Black and White, dove la clutch fa da padrona. Forza e carattere per questo bianco e nero evergreen, seducente e grintosa e adatta a tutte le ore del giorno.

Ma la bellezza non finisce qui, dentro, come un goloso dolce che da’ soddisfazioni nel cuore del cioccolato, le borse Paola Bonacina sono completamente foderate e presentano l’etichetta gold del marchio. Ogni dettaglio è pensato ed è rifinito sartorialmente, nulla è lasciato al caso, tutti gli accessori diventano importanti e unici.

Una volta indossata una bag Paola Bonacina si avrà la sensazione di aver trovato finalmente un capo must have, come succede per una bella camicia, quella giacca che vi calza a pennello o per quel vostro jeans preferito. E non vorrete più farne a meno!

Foreo Ufo2, una spa a portata di mano

Si fa strada sempre più l’esigenza di ritagliarsi del tempo nella beauty routine; curare il proprio corpo diventa un rito quotidiano che ha a che fare con il benessere e non solo con la bellezza. A questa esigenza risponde FOREO con un apparecchio rivoluzionario, UFO2, rivoluzionario perchè tiene in considerazione la richiesta ma anche il problema del tempo, e offre a questo proposito l’innovazione di un trattamento da spa in 90 secondi. Ebbene, 90 secondi, una formula di “Power Beauty” che lo smart device UFO2 regala per la gioia di tutte le donne che hanno poco tempo a disposizione ma esigono massimi risultati.

L’ultima innovazione svedese si presenta come un piccolo disco di design, pezzo anche piacevole da mostrare come accessorio nel nostro bagno, che dona, attraverso una tecnologia di altissimi livelli, una lucentezza immediata alla nostra pelle, già al primo trattamento.

Tramite la tecnologia Hyper-Infusion, termoterapia e crioterapia, la luce Led a spettro completo formato da 8 colori diversi, e le pulsazioni T-Sonic TM, UFO2 potenza esponenzialmente l’efficacia di una maschera viso, portando il calore, gli effetti e le termodinamiche di una skincare da centro benessere. Sembrava impossibile e invece FOREO ha fatto centro un’altra volta, dopo la creazione del primo dispositivo di successo UFO.

https://www.instagram.com/p/CDrA5YPiSqD/?utm_source=ig_web_copy_link

UFO2 si collega all’App che vi seguirà passo passo dandovi consigli di utilizzo; le maschere apposite riportano sulla confezione la scritta Power Activated Mask, e si diversificano per esigenze di pelle e di giornata (night and day)

Con movimenti circolari che attraversano tutto il viso, UFO2 inizierà a scaldarsi grazie all’effetto termoterapico, le pulsazioni T-Sonic aiuteranno il prodotto all’assorbimento in profondità regalandovi un leggero massaggio facciale.
Per le più esigenti FOREO ha lanciato una linea di ingredienti luxury e nutrienti, la Farm To Face Collection e la Caviar Fusion, l’unione del caviale all’oro 24 carati per un effetto antiaging.

https://www.instagram.com/p/CFRwhTvgugT/?utm_source=ig_web_copy_link

A sottolineare il successo di UFO2, Victoria Beckam che in passerella decide di preparare la pelle delle modelle in backstage con il dispositivo FOREO, nella Fashion Week di Londra e New York; così come la guru del make up Huda Kattan con i suoi 47 milioni di follower.

La spa a portata di mano oggi non è più utopia, FOREO UFO2 è ergonomico e sta in un palmo, permettendo così con facilità l’applicazione delle maschere; prima di un evento speciale o dopo la pulizia al viso quotidiana, una maschera per la notte sarà una piccola coccola a cui non vorrete più rinunciare; la pelle risulterà più morbida e subito più sana dopo soli 90 secondi!

https://www.instagram.com/p/CGA2tcinMhA/?utm_source=ig_web_copy_link

Dal Festival di Venezia 77 alle sale dei cinema, ecco i titoli della regia Made in Italy

“MAINSTREAM” di Gia Coppola

Altra Coppola dei Coppola cineasti, Gia fotografa i tempi moderni, in modo volutamente grottesco, attraverso i personaggi dei social network, dei buonannulla con il gusto per il kitsch, volgari perché ignoranti, presi nella corsa alla felicità che dura il tempo di un like.

Un film per tutti che è specchio del disagio sociale, della vanità inutile e vuota, un piccolo seme che porta a riflettere sui temi dell’amicizia, dell’amore, della verità.
Chi recita sui social e chi è il vero purista? “Mainstream” lascia la risposta a tutti noi fruitori di social network. 

“Mainstream” di Gia Coppola

“LE SORELLE MACALUSO” di Emma Dante

Avremmo scommesso in tanti per il Leone d’Oro, ma “Le sorelle Macaluso” si aggiudica comunque il Premio Pasinetti al miglior film e per la migliore interpretazione femminile a tutto il cast. Emma Dante alla regia riporta un’Italia fatta in carne ed ossa, la periferia siciliana degli anni ’80, muri imbrattati e vecchi como’, credenze datate e i servizi di piatti “buoni” della domenica, e cinque sorelle orfane che devono tirare a campare.


C’è tutta la poesia della nostra terra e tutta la forza delle nostre donne, quelle le cui più grandi virtù sono la dignità e lo spirito di sacrificio; ci sono la fragilità e la transitorietà dell’esistenza, ma c’è anche l’elemento disturbante per spiattellarci tutta la drammaticità della vita, senza fronzoli, senza ricami, senza buonismo o finta pietà. 

Tra le malinconiche note di Eric Satie che escono dai carillon, l’inquadratura artistica che rimanda al Cristo Morto del Mantegna, le colombe libere nel cielo che ricordano quell’immagine astratta di una Venezia in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin del 1960, Emma Dante ci riporta ancora in terra con “Sognare sognare” di Gerardina Trovato, la cantautrice siciliana esplosa nei ’90.

“Le sorelle Macaluso” di Emma Dante

” MISS MARX” di Susanna Nicchiarelli


Essere figlia è un difficile mestiere, essere figlia di un grande uomo politico ha l’aggravio della responsabilità d’esserne all’altezza, soprattutto quando questo padre si chiama Karl Marx. 
Se tutti conoscono le sue filosofie politiche, pochi sanno delle sue filosofie private, quelle della sfera sentimentale e familiare che, nel film di Susanna Nicchiarelli “Miss Marx”vengono alla luce attraverso la straordinaria interpretazione di Romola Garai. La Garai interpreta Eleanor Marx, quartogenita di Karl e Jenny von Westphalen, una donna che ha dedicato la sua esistenza agli altri, seguendo la scia del capofamiglia che per lei aveva una evidente predilezione “Tussy sono io”, diceva. 

Ho dedicato la mia vita agli altri”, dirà in una scena “ora è il momento che mi goda anche la mia”; un innato senso di giustizia ed empatia che l’hanno spinta, fino alla fine dei suoi giorni, a lottare per la classe operaia, per il suffragio universale, per l’abolizione del lavoro minorile nelle fabbriche.

Miss Marx” parla a tutte le donne che hanno subìto ingiustizie, nel lavoro, nella vita privata, in ambito familiare; a quelle donne che hanno dovuto accettare, per amore, la degradazione e la mancanza di rispetto E’ dedicato a chi ha lottato e chi ha creduto che qualcosa sarebbe cambiato, a quelle donne che, nell’unione, si sono fatte forza per migliorare non solo la propria posizione, ma quella di tutte noi presenti, oggi. 

“Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli

Royal Hotel di Sanremo, l’eccellenza sulla Riviera dei Fiori

In “La donna del lago” di Franco Rossellini e Luigi Bazzoni, si consumano amori e scandali, ma anche scomparse e apparizioni misteriose. Nel film del visionario Wes Anderson, “Grand Budapest Hotel”, ne rivediamo la clientela della decadente nobiltà europea, attraverso dei flashback che hanno i toni saturati cari al regista. “Lost in translation” è il racconto di un incontro che spesso è galeotto tra le sale spoglie e silenziose della notte. Parliamo degli hotel, luoghi di passaggio e fautori di liaisons, di connessioni d’affari, o di quella che gli scrittori chiamano “ispirazione”, che prendono a piè polmoni tra le sale affrescate e le panoramiche viste dalle loro camere dorate.

Tra i più onirici della nostra Penisola, troviamo il Royal Hotel Sanremo, l’esclusivo cinque stelle lusso della città dei Fiori. In una Sanremo colorata in ogni stagione, il Royal Hotel è certamente il fiore all’occhiello, incorniciato dalle palme del parco subtropicale di 16.000 mq ed affacciato sul Mediterraneo in posizione unica, a pochi minuti dalle spiagge sabbiose e dal centro con il rinomato Casinò e le lussuose boutiques. 

L’albergo viene inaugurato nel 1872 per divenire subito dimora della Belle Époque europea e dell’alta aristocrazia e rimane tuttora l’indirizzo per eccellenza nella Riviera dei Fiori. I saloni affrescati rimandano a scene di amabili conversazioni delle madames avvolte dalla magica atmosfera; le grandi colonne in marmo e i ritratti di gentiluomini con l’orologio da taschino, fanno da ambiente di lettura durante la prima colazione, che al Royal continua ad offrire la versione dolce e salata, con deliziose omelette cucinate al momento dallo chef. 

Se il Bel Paese è celebre per la qualità e la poliedricità dei prodotti alimentari, il Royal Hotel non poteva non dedicare una grande sala ristorante dove servire le eccellenze del territorio. Il suo nome è “Fiori di Murano”, per i preziosi lampadari fatti di fiori di vetro; l’affaccio è sul parco e sul mare, ogni finestra è incorniciata da tendaggi bianchi che lasciano passare la luce e da mantovane drappeggiate color oro. 
Per le serate estive il Royal Hotel offre “Il Giardino” per romantiche cene a lume di candela sulla terrazza; il “Corallina” con Pool-Bar a bordo piscina per pranzi informali o per snack informali, da giugno a ottobre.

Membro della prestigiosa organizzazione dell’ospitalità di lusso “The Leading Hotels of the World”, il Royal Hotel Sanremo conta 127 camere incluse 14 suite esclusive; tra queste la  Suite Sissi ove soggiornò l’imperatrice d’Austria con grande terrazzo dotato di vasca idromassaggio da cui poter godere della splendida vista mare, sdraio e gazebo per una tintarella in totale privacy, un bagno padronale in marmo con il set di cortesia firmato Royal, e un salotto in stile reale dove sorseggiare champagne di benvenuto e frutta fresca.

Per le giornate in piscina Gio’ Ponti pensò ad una enorme vasca scenografica dalla forme frastagliate che ricordasse il mare. Firmata dal grande architetto, la piscina ha acqua di mare a 27° C; non è difficile trovarvi a bordo una famiglia polacca in stile Barbie, o signore charmant habitué che raccontano la fedeltà alla struttura luxury.

Esclusivi i trattamenti ed i massaggi proposti alla Royal Wellness; la zona umida dispone di ampia vasca idromassaggio, docce emozionali, bagno turco, Vitarium e area relax con angolo tisaneria. La sala fitness è dedicata a chi vuole rimanere in forma durante la vacanza. 
Partite a tennis in stile “Match Point”, minigolf e un piccolo shop, vi saranno sentire a casa e vi allieteranno le giornate senza andar troppo lontano. 

Il Royal Hotel Sanremo mantiene da anni il gusto e il fascino della struttura più elitaria della Riviera dei Fiori. Non è un caso se proprio a questo luogo si deve la nascita del Rotary Club di Sanremo, nel lontano 1931, grazie a Mario Bertolini. È la destinazione ideale per chi cerca l’antico significato di accoglienza ed eleganza, per chi del bello ne fa una ricerca continua e per chi ama il comfort unito alla ricercatezza.

“Same but different”, il brand di cosmesi che ci ricorda quanto è bello essere diversi nelle nostre uguaglianze

Non tutti i mali vengono per nuocere” recita un vecchio proverbio, niente di più vero per raccontare quello che il dolore, ingrediente fondamentale (purtroppo) per realizzare cose grandi e nobili, ha instillato nella mente di Massimiliano Minorini, fondatore di “Same but different“.

E’ “Same but different” il frutto di questo dolore, una voce sul mondo che vuole urlare la nostra unicità ma anche la nostra uguaglianza. “Uguali ma differenti”, rispettarci accettando le diversità altrui, grande dono e mezzo d’ insegnamento per tutti. Vittima di abusi e bullismo, Massimiliano Minorini ha avuto il grande cuore e il grande coraggio di realizzare qualcosa per tutti, un mezzo tangibile e fruibile a chiunque, ma carico di significato, che in fondo è un messaggio di amore e di rifiuto della violenza e dell’inutile odio

Same but different” è il brand di Minorini che ha un passato d’eccellenza nel settore della cosmesi: art director di Pupa per diversi anni, ha poi collaborato con Aqua di Parma, Cesare Paciotti, Replay, Naj Oleari Beauty, Merchant of Venice come creator campagne e prodotti. 

Il fondatore decide, con questa linea beauty, di aiutare il Centro Nazionale contro il bullismo, BULLI STOP, a cui verrà devoluto parte del fatturato

Massimiliano Minorini, fondatore di “Same but different”

“Same but different” è differente sul serio, perchè si compone di una linea di profumi unisex che possono essere miscelati tra di loro, senza per questo risultare sgradevoli, anzi, dandosi forza e carattere a vicenda, proprio come succede tra esseri umani. Una bella metafora!

Oltre ad una coloratissima palette ombretti, con pigmenti glitterati e irriverenti, per serate speciali, per brillare di luce anche al buio, una Shine On Baby! con dodici colori perlati, metallizzati e cangianti di tutti i colori dell’arcobaleno.

I prodotti “Same but different” si trovano sul loro sito www.samebutdifferent.it

“Amami se hai il coraggio”, il film esordio di Yann Samuell

Due bambini con problemi da grandi: lui una mamma con un cancro, lei un’immigrata derisa ed emarginata. Come chi soffre si cercano dandosi forza e allontanando il peso della sofferenza con il gioco: fanno scommesse bizzarre dal ridicolo fino a al crudele. Si passano di mano in mano un barattolo di metallo che rappresenta una giostra, chi la possiede deve pagare una sorta di penitenza: presentarsi con mutande e reggiseno sopra i jeans ad un esame, dire parolacce a lezione, fare pipì davanti al preside, tirare schiaffi ai fidanzati di turno, e poi, poi arrivano i sentimenti, poi si cresce e il gioco si fa duro, ed è allora che il riso diventa ghigno.

 
Farsi male con la scusa del gioco non è poi differente da quello che succede in banalissimi rapporti; “Amami se hai il coraggio” (Jeux d’enfants) di Yann Samuell all’esordio nella regia, viene additato come surreale e sciocco quando, a pensarci bene, rappresenta molto più da vicino le difficoltà di comunicazione che hanno gli incompresi. 


Julien e Sophie sono tra questi, due animali feriti, due anime sole che vorrebbero leccarsi a vicenda le ferite e invece per difesa non fanno che farsi male. Se Sophie diviene gelosa lo sfida a duello, perchè a esprimere la propria debolezza si perde il gioco. Se Julien capisce d’amarla sposa un’altra, perchè prende la palla, e di rimbalzo Sophie si allontana per 10 anni. 


Farsi male è il loro grido d’aiuto, il loro destino solitario e imperituro; si strazieranno stracciandosi il cuore, sempre nell’attesa dell’altro, del suo ritorno, fino a quando la possibilità della morte li mette davanti all’evidenza dell’amore. E’ allora che si prometteranno di non lasciarsi più, e sarà davvero per sempre, uniti corpo a corpo sotto una montagna di cemento. 

Eisenberg Paris, l’elisir di eterna giovinezza

In “La morte ti fa bella” di Robert Zemeckis esiste un elisir di lunga vita che le donne prese da una crisi di mezza età bevono per ringiovanire di 30 anni. Sono Meryl Streep e Goldie Hawn a interpretarle, i due premi Oscar della commedia, una donna depressa per la decadenza del suo aspetto fisico e una diva assetata di fama e gloria. 

Meryl Streep e Goldie Hawn in “La morte ti fa bella

La fialetta di elisir costa uno sproposito, ma gli effetti sono miracolosi: già al primo sorso le rughe si appianano, i seni tornano turgidi, il viso è steso come quello di un’adolescente, la pelle è subito rimpolpata. La giovinezza eterna a cui ogni singola donna ambisce, ammettiamolo, ed è per questo che la ricerca ossessiva di prodotti efficaci ha portato ad una formula unica nel suo genere, la Formula TRI-MOLECOLARE, il cui creatore è Josè Eisenberg, fondatore dell’omonima casa cosmetica.

Formula TRI-MOLECOLARE è una speciale miscela di principi attivi associati, che viene studiata in laboratorio da anni, rivoluzionaria perchè diretta sull’azione combinata delle molecole attinte dalla natura. Sono tre le molecole che lavorano in sinergia tra di loro: gli Enzimi, le Citochine, le Biostimoline

Gli enzimi hanno effetto rigenerante, aiutano e aumentano l’assimilazione dei principi attivi; le Chitochine, estratte dal latte e purificate bio-tecnologicamente, agiscono sul rinnovamento cellulare rendendo così la pelle subito più luminosa e hanno effetto energizzante, regalando un aspetto tonico e rimpolpato; le Biostimoline, estratte dai germogli di faggio, favoriscono l’ossigenazione delle cellule, quelle che danno turgore alla pelle e sono una grande risorsa per favorire la proteina “collagene”, presente nel tessuto derma, fondamentale per sostenere la cute e renderla resistente ed elastica

Insomma il collagene dovrebbe diventare il nostro miglior amico e in ogni prodotto Eisenberg, sono 97 allo stato attuale, è presente nella speciale Formula TRI-MOLECOLARE. 

Per una perfetta beauty routine noi consigliamo tre prodotti della linea: una maschera liftante, un serio da usare mattina e sera e una crema Hydra Lifting. 


La maschera è un valido plus per le occasioni speciali, quando volete apparire subito più rilassate e fresche anche se avete avuto una giornata infernale! E’ magica perchè elimina ogni segno di stress e fatica e dura tutto il giorno. Contiene vitamina A ed E, oli di semi d’uva ed estratti di tè verde che eliminano le macchie di iper-pigmentazione.


Ricordiamo che il siero è la parte liquida che va applicata prima della crema e dopo una lozione tonica. Il Face Refining Serum di Eisenberg è un vero e proprio trattamento lusso cosmetico: grazie al’estratto di cacao le zone in cui la pelle tende a rilassarsi, tipo sotto mento e guance, vengono tonificate nell’utilizzo quotidiano lavorando in sincro con la Glaucina che inibisce la maturazione dei grassi e aiuta la produzione di collagene. I sieri vanno applicati con costanza mattino e sera, e sono super efficaci se uniti ad un massaggio viso che parte sempre dalla parte bassa e centrale, per poi stendersi lievemente verso l’esterno. Il nostro bagno può diventare una vera spa di lusso se sappiamo scegliere i prodotti validi e se vogliamo dedicare quei 15 minuti al giorno alla cura della nostra pelle. 

Per finire, lo step successivo è la parte fluida e cremosa, data da una crema che può essere la base per il nostro make up. Eisenberg ne ha creata una dalla consistenza leggera che assorbe facilmente ed è molto adatta alle pelli che necessitano idratazione. Si applica sempre mattina e sera e può anche essere miscelata insieme al siero per un effetto strong e più veloce. L’Hydra Lifting è un trattamento Protezione Capitale Giovinezza, il vero fiore all’occhiello di Eisenberg che assicura risultati spettacolari!

Oggi basta un clic per aggiudicarsi il premio dell’eterna giovinezza, scegliendo i prodotti Eisenberg più adatti alla nostra pelle; non invidiamo la divina Cleopatra che invece doveva riunire un gregge di pecore per potersi immergere nel loro latte appena munto. Altri tempi! 

Monkey 47, il gin della scimmia che salva gli animali

Curiosità ci dicono che anche il gin, come altri distillati, nasce quale rimedio contro dolori e malesseri fisici; cure da marinaio a cui veniva aggiunta acqua di chinino per smorzarne il pessimo sapore. Ma le gole assetate degli uomini duri hanno trasformato questo liquido alcolico fatto di cereali ed essenze naturali, in una eccellente bevanda dal proprio gusto caratteristico. 
Tra tutti, Monkey 47 ha una storia davvero speciale: lo si deve a Montgomery Collins, il comandante della Air Force che nel ’45 si trova nella Berlino occupata, a ricostruire lo zoo della città. Qui scopre un’amica, una simpatica scimmietta di nome Max a cui dedicherà “The Wild Monkey”, l’albergo che costruisce nel ’51 nella regione della Foresta Nera; nello stesso periodo, in memoria di Max, produce un gin davvero speciale che contiene l’esotismo delle spezie indiane, le erbe e l’acqua della Black Forest e gli ingredienti della tradizione britannica.

La storia poi racconta che durante la ristrutturazione dell’hotel di Collins venne ritrovata una piccola scatola in legno contenente lo schizzo di una scimmia, le parole “Max The Monkey” e dettagli di botanicals originali del gin; difficile non restarne affascinati, tant’è che un grande imprenditore, Alexander Stein manager di Nokia in USA, ne rileva la proprietà e mette un fuoriclasse quale Christoph Keller a occuparsi della distillazione.

Al sogno, alla magia, al rapporto speciale tra uomo e animale, dobbiamo un Gin unico al mondo con ben 47 botanicals, il Monkey 47. Ginepro, lavanda, coriandolo, cardamomo, liquirizia, bergamotto, citronella, mandorle, noci, chiodi di garofano, fiori di sambuco, cannella, zenzero, hibiscus, melissa, rosa canina, angelica, fiori di acacia selvatici, sono solo alcuni degli aromi che caratterizzano la personalità di Monkey 47, un gin così completo e complesso che risulta piacevole a tutti i palati.

La bottiglia classica è scura per proteggere il distillato dalla luce, l’etichetta vi presenta Max, su un design che ricorda i francobolli dell’era vittoriana coloniale; piccola chicca l’anello metallico sul collo della bottiglia, forgiato a mano, che riporta la dicitura “Unum ex pluribus” (Da molti, uno), concetto di unione e rarità, giochetto utilizzato dai barman che regalano l’anello alle clienti più fidate. 

Ma la grandezza di Monkey 47 si dimostra anche in ambito ambientale, per festeggiare i 10 anni di anniversario lancia infatti delle “special edition” e la mostra all’Isola Design District di Milano, “Can creativity save animals’ lives?”. 

la special edition Monkey 47

Nelle sei bottiglie in edizione limitata ogni etichetta riporta l’illustrazione di uno dei 6 primati in pericolo di vita: Milton’s Titi, Roloway Monkey, Western Gorilla, Bornean Orangutan, Golden Lion Tamarin, Proboscis Monkey. 

La mostra vuole sensibilizzare al cambiamento, alla salvaguardia delle specie in via d’estinzione e si compone di 6 progetti internazionali di 6 talenti emergenti tra cui il panda guerriero di Elena Salmistraro x Bosa (in ceramica simbolo e icona del WWF, a cui andrà una quota del ricavato); lo squalo bianco di Porky Hefer in collaborazione con l’artista tessile Ronel Jordaan (delle alcove in tessuto la cui vendita andrà in beneficio della Leonardo Dicaprio Foundation); i 100 elefanti di argilla della ceramista inglese Charlotte Maty Pack (creati in 24 ore, pone l’attenzione sulla stima che si fa dell’uccisione di 100 elefanti le cui zanne giornalmente vengono utilizzate per il mercato illegale dell’avorio). 



Per cui il gin non passa solo tra le mani di un grande glamourous come Gatsby, ma anche nelle menti di chi lo nobilita, un bagliore speciale che gli ha donato Monkey 47! 

Qui vi consigliamo due cocktail freschi a cui Monkey 47 si sposa perfettamente:

BREAKFAST MARTINI:

50ml Monkey 47
15ml Cointreau
20ml Limone fresco
1 spoon di Marmellata d’arancia amara
Garnish: Zest di Arancia
Bicchiere: Coppetta martini
Metodo: Shaken

BASIL SMASH:

50ml Monkey 47
20ml Limone fresco
10ml Sciroppo di Basilico Home Made
12 foglie di Basilico
Garnish: Foglia di Basilico
Bicchiere: Rock Glass (bicchiere basso) on the rock (con ghiaccio a cubi)
Metodo: Shaken


Sciroppo di Basilico:

100ml di acqua
10/15 foglie di basilico
100gr di zucchero
Portare l’acqua ad ebollizione, levare dal fuoco. Aggiungere il basilico e lasciarlo in infusione per 5/10minuti. Filtrare, aggiungere zucchero e mescolare fino a scioglimento.


Potrebbe interessarti anche:

“Il sogno dell’alieno” il mockumentary che fa satira politica


Che cos’è la politica? Per definizione si intende “la scienza e la tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”. Quale percezione collettiva pare che la teoria sovrasti di gran lunga la pratica, cioè la prassi, e che la politica venga avvertita come un concetto impalpabile, come un’insieme di idee irrealizzabili, come un’utopia
A confermarlo è il mockumentary di Alberto D’Onofrio “Il sogno dell’alieno”, sceneggiato insieme a Carlo Fabrizio ed Alessandra Ugolini e prodotto da Zodiack Active; un documentario finzione che ha intento parodico e satirico, uno sbeffeggiamento al mestiere del politico, uno sfotto’ a cui tutti, parlamentari e media, hanno abboccato. 

Il regista Alberto D’Onofrio ha selezionato un team di artisti, quattro per l’esattezza, che hanno inscenato un fasullo partito politico manifestante per la durata di un anno intero; 365 giorni di proteste, manifestazioni, striscioni presentati in mutande, sì perchè il primo slogan è “Siamo giovani in mutande e cresceremo in mutande”, una frase pessimistica che contesta la mancanza di sostegno al lavoro per i giovani e le continue fughe di cervello all’estero. 


Quattro attori si sono immersi nella parte di giovani rivoluzionari con l’impegno comune di cambiare l’Italia, di farla diventare un paese libero e concreto, ragazzi che vorrebbero una politica di fatti e non di parole ma che, grazie a questo esperimento sociale, hanno di fatto dimostrato quanto invece la parola sia l’unico mezzo utilizzato nel grande show che è la politica stessa. 

Dai primi blocchi e infiniti controlli della Polizia e delle Forze dell’Ordine, il “gruppo di alieni” si fa strada nei comizi e sui giornali. Le immagini dei rivoluzionari in boxer e giacca nera fanno il giro del web; i giornalisti iniziano a intervistarli, la stampa ne pubblica il manifesto, addirittura le loro maschere maxi da alieni nuotano oltre il confine italiano e “Il sogno dell’alieno” diventa un’ eco, che sarà poi la base di un ipotetico partito politico. 

Andrea Amaducci è la voce grossa, è lui che parla in pubblico, un artista di strada ferrarese dai grandi occhi indagatori, uno di quelli a metà tra il folle e il bravo ragazzo; Matteo è un cuoco e un rapper italiano che scriverà delle proteste in rima; Paola è una performer milanese e Marta è una studentessa iscritta a Farmacia. Le loro facce saranno stampate su tutti i rotocalchi italiani, anche quando si presenteranno vestiti da mummie per ironizzare su un titolo francese che faceva riferimento al ritorno in campo di Berlusconi. Li vedremo colorati da capo a piedi a mo’ di bandiera italiana durante il Festival del Cinema di Venezia quando, i paparazzi in attesa di Ben Affleck, si ritroveranno questi folli mezzi nudi trasportati da una imbarcazione per le merci. 

D’altronde la politica è piena di performer, pensiamo a Beppe Grillo che è un ex comico, a Ilona Staller, alias Cicciolina, ex porno attrice, e la lista è lunga; pensiamo a dei concetti basici, banali, talvolta privi di significato e a frasi fatte, componiamo in questo modo il linguaggio della politica ed il gioco è fatto; con questi pochi ingredienti è sufficiente prendere tutti per il naso! Non è quello che vediamo e di cui siamo spettatori da secoli?! 

Ed ecco che dalle grandi piazze italiane ai comizi pubblici, i ragazzi alieni col sogno della politica raccolgono le firme degli esponenti di PD, Rivoluzione civile, Scelta Civica; sottoscrivono l’Agenda anche Daniela Santanchè, Matteo Salvini, Ignazio La Russa, Vittorio Sgarbi che corregge un punto dell’agenda trasformando un “L’Italia può diventare il primo paese per la produzione di cultura” in “L’Italia E’ il primo paese per la produzione di cultura”; uno Sgarbi coinvolto che scommette su questi smutandati dalla volontà di ferro e che ricorda un Renato Guttuso politicante e spera in un Picasso parlamentare. 

“Via la SIAE” dice Salvini; “Spazio ai giovani e più diritti per tutti” grida Alessandra Moretti del PD; “Più lavoro ai giovani” sottolinea Lara Comi; Federico Bocci incita all’aumento delle nascite; “Più Nord Italia” sottoscrive la Santanchè; “Diffondiamo l’amor di patria” inneggia La Russa. Un elenco di ovvietà condito da una sottile ironia, fa notare Massimo Giannini, vicedirettore de La Repubblica, e una grande promozione di utopie riferisce Renato Mannheimer, sociologo italiano. In fondo sono artisti questi quattro di noi, e gli artisti non favoleggiano sulle nuvole inseguendo un goal? Ma quanti segnano e quanti invece rimangono in mutande?! 

Come fece Joaquin Phoenix nel mockumentary “Io sono qui” interpretando un rapper e abbandonando i panni dell’attore, gli alieni de “Il sogno dell’alieno – Storia di un grande bluff” si sono calati nella parte per un intero anno, il 2012, per poi rivedersi dal divano di casa nel febbraio 2013 su Sky Cinema

Il finale rimane aperto con una domanda: “E se Amaducci si fosse candidato?” 
A voi rispondere!

“Belvedere Vodka”, la vodka di lusso e le ricette da star

Perché Belvedere Vodka è definita la vodka da degustazione e speciali ricette da rifare a casa


L’angelo più elegante del cinema lo sorseggiava con noia sfiorandolo con lunghi guanti in raso: è la Audrey Hepburn di “Breakfast at Tiffany’s”, e il cocktail in questione è il “White Angel”, un preparato di vodka e gin in parti uguali. Bisogna avere personalità per berne senza esitare, e la stramba Holly ne aveva da vendere! 

In “The Blues Brothers”, durante il concerto al Palace Hotel, ormai circondati dalla polizia i ragazzi si esibiscono e lo sceriffo, interpretato da John Candy, si gode lo spettacolo ordinando un “Orange Whip”, un mix di vodka secca, rum ambrato, succo d’arancia e panna. Uno show per il palato!

L’“Atomica bionda” impersonata da Charlize Theron ha lanciato la “vodka alla Lorraine”, un drink anarchico in cui aggiungere alla coppa vodka e ghiaccio a piacere! Per vere ribelli! 

E nella stagione più divertente della serie di tutti i tempi, “Peaky Blinders”, la terza per l’esattezza, una frizzante contessa dal nome Petrovna strappa gli equilibri ed entra prepotentemente nella vita del protagonista, Thomas Shelby, coinvolgendolo in piccanti festini a suon di vodka e donne dalla dubbia moralità. 

Insomma la vodka vuol farsi sentire al cinema come nei bar, modificando gusti e preferenze degli amanti del bere bene. Ma se fino ad oggi l’immaginario collettivo ha sempre ricordato la vodka come un distillato utile alla miscelazione di altri ingredienti, c’è qualcuno che ne cambia le sorti: Belvedere Vodka! Il primo marchio al mondo che inserisce il concetto di “terroir” nel mondo della vodka! Un concetto che ben si sposa alla storia dello champagne, ma che nel distillato vodka ha una nuova strada tutta in salita. 

Belvedere Vodka infatti vanta l’appellativo di “Polska Vodka”, un fregio similare al DOC esteso ai vini. Caratteristiche fondamentali sono l’uso della segale coltivata esclusivamente in Polonia, la totale assenza di zuccheri e additivi aggiunti, la presenza di acqua sorgiva di proprietà di Belvedere Vodka. 

A rendere Belvedere Vodka non più un distillato come altri inodore e insapore, è proprio la presenza della segale che conferisce un aroma naturale al liquido, che le regala un retrogusto di pepe bianco e vaniglia grazie al quale può essere utilizzata come alcolico da degustazione
Non ultimo, il package, un’elegante bottiglia trasparente che permette di vedere la freschezza e la chiarezza del distillato e l’effetto tridimensionale del disegno: il Palazzo Reale da cui prende il nome. A tutti gli effetti Belvedere Vodka è definita la vodka di lusso, da sorseggiare sola o per rendere preziosi i vostri drink. 

Nella nostra diretta Instagram (@manintowofficial), insieme al brand ambassador di Belvedere Vodka, Paolo Viola, ne abbiamo selezionati due per voi, che potrete riproporre a casa ai vostri amici o per un brindisi à deux

1 – Il Cosmopolitan di Miriam

E’ il cocktail preferito da Carrie Bradshaw, che in Sex and the City lo ordina ad ogni party, evento o serata di gala. 
La ricetta originale, dal sapore agrumato, prevede succo di cranberry, il mirtillo rosso americano, e una base classica di vodka, triple sec (aromaticità e dolcezza) e succo di lime.

La rivisitazione “Cosmopolitan di Miriam”: 

Belvedere Vodka Pure 50ml 
Liquore all’arancia 20 ml 
Succo di Pompelmo Rosa 
Ghiaccio

Utensili:

1 Shaker (o barattolo) 
1 Jigger (o tazzina)
1 Spremi Agrumi (o a mano)
1 Tagliere 
1 Coltello 
1 strainer (o colino)
1 Cucchiaio 
1 Pela patate

Bicchiere di servizio: Coppa Martini

Procedimento:

Dopo aver sistemato la postazione con tutti gli ingredienti, bisogna preparare il succo di pompelmo rosa: tagliare dunque il pompelmo a metà e con uno spremi agrumi ottenere il succo. 
Versare poi gli ingredienti nello shaker: prima il succo di pompelmo rosa fresco, poi il liquore all’arancia e infine Belvedere Vodka. Riempire ora lo shaker con ghiaccio, chiudere e shakerare energicamente. Versare il liquido in una coppa martini precedentemente rinfrescata con un passaggio in congelatore e procedere con una doppia filtrazione (strainer dello shaker + colino). Come decorazione possiamo fare un peel di pompelmo rosa con un pela patate e coltello. 
La struttura del drink è data dall’utilizzo di Belvedere Vodka, a base di segale, che lo rende un drink con ancora più carattere. 

2 – Belvedere Vodka Sour aromatizzato al basilico

Nel mondo della miscelazione, “sour” allude all’utilizzo di una parte dolce (Sciroppo di zucchero) e una acida (agrume). 
Curiosità: a dare voga a questo tipo di drink è il whisky, con la nascita del whisky sour. Oggi qualsiasi utilizzo di base alcolica che viene miscelato con succo di lime e sciroppo di zucchero è considerato un “Sour”, ed ecco il Vodka Sour con Belvedere Vodka. 
Ricetta Originale: Vodka, succo di lime e sciroppo di zucchero. 

Rivisitazione al basilico: 

Belvedere Vodka 50ml 
Succo di lime 15 ml 
Sciroppo al basilico fatto in casa
Basilico fresco
Ghiaccio
Utensili:
1 Shaker (o barattolo) 
1 Jigger (o tazzina)
1 Spremi Agrumi
1 Tagliere 
1 Coltello 
1 Colino 
1 Cucchiaio 

Bicchiere di servizio: Tumbler Basso 

Procedimento:
Dopo aver sistemato la postazione con tutti gli ingredienti, preparare il succo di lime fresco. Tagliare dunque il lime a metà, spremerlo e versare il succo dentro lo shaker, insieme allo sciroppo al basilico e infine Belvedere Vodka. Riempire lo shaker con ghiaccio e shakerare con tanta energia per almeno 10 secondi, versare poi il liquido in un tumbler basso, facendo una doppia filtrazione con un colino. Riempire il bicchiere di ghiaccio e come decorazione una fogliolina di basilico. 

Preparazione Sciroppo al Basilico: 
1KG Zucchero
500ml Acqua 
10\15 foglie Basilico

Procedimento:
In una pentola metti a scaldare l’acqua. Appena l’acqua inizia a scaldarsi, versa lo zucchero. Mescola in continuazione per evitare che lo zucchero si attacchi alla pentola. Porta ad ebollizione. Lascia bollire per almeno 2\3 minuti e spegni il fuoco. A fuoco spento metti dentro la pentola le foglie di basilico e mescola bene affinchè liberi tutti gli aromi. Togliere poi le foglie di basilico una volta che lo sciroppo si è raffreddato. 

E buon divertimento! 

“Il mestiere dello scrittore” di Haruki Murakami


Un saggio autobiografico, un taccuino di lunghi appunti e pensieri messi in ordine, Haruki Murakami ci regala 186 pagine di interessanti spunti e riflessioni che possono essere letti come consigli per intraprendere il mestiere dello scrittore

Molti si interrogano sul metodo di chi sceglie questo lavoro, si lasciano trasportare dall’ispirazione del momento o si mettono a tavolino come un impiegato? Come ci si avvicina al mondo dell’editoria? Qual è la giornata tipo di un romanziere? Quanto sono importanti i premi letterari? Per chi si scrive? La formazione scolastica influenza il lavoro dello scrittore? Che cos’è l’originalità? Questi e altri interrogativi troveranno risposte dalla mano di Murakami, con il suo tipico sarcasmo e una modestia fasulla (molto divertente). 

Secondo Murakami esistono pochi geni al mondo, parla di Mozart, Schubert, Einstein…, persone in grado di creare capolavori senza particolari sforzi; tutti gli altri sono i semplici lavoratori, come lui, che compongono opere con forza di volontà, esercizio, metodo. La mattina Murakami si alza molto presto e con la tazza di caffè ancora fumante alla mano, si siede davanti al suo Mac e scrive 10 pagine di 400 battute ciascuna, questo è il suo obiettivo quotidiano. Nè una riga più, né una riga meno; se l’ispirazione prende il sopravvento, si ferma e ricomincia il giorno dopo. 

Durante la giornata ritaglia un’ora di attività fisica, tendenzialmente il mattino, per correre o nuotare, questo perchè allenare il fisico aiuta la creatività. C’è un capitolo molto bello a cui dedica questo concetto e lo giustifica così: 

Da studi recenti sul cervello umano, sappiamo che il numero di neuroni che nascono nell’ippocampo aumenta notevolmente in proporzione al movimento all’aria aperta che si fa. Con “movimento all’aria aperta” si intende nuoto, jogging, esercizio fisico moderato fatto per un tempo abbastanza lungo. I nuovi neuroni appena nati, se li si lascia riposare, dopo ventotto ore spariscono senza essere di alcuna utilità. Valeva proprio la pena di farli nascere! Se invece si dà a questi neuroni uno stimolo intellettivo, prendono vita, vengono assorbiti nella rete interna del cervello e diventano una parte organica nella trasmissione dei segnali nel cervello. La capacità di apprendere e di ricordare migliora. Il risultato è che diventa più facile adattare il pensiero alle circostanze e sviluppare una creatività superiore alla media. Il ragionamento si fa più complesso, l’ispirazione più audace. Cioè la combinazione quotidiana dell’esercizio fisico e del lavoro intellettuale ha un’influenza ideale su quel genere di sforzo creativo che compie lo scrittore.

Insomma se si sceglie un mestiere che richiede l’uso dell’intelletto, è necessario equilibrare tempi per la cura del corpo. Ovviamente, porta un esempio Murakami, se si ha mal di denti sarà complicato mettersi a scrivere, bisognerà prima recarsi dal dentista e poi a mente libera sarà possibile scrivere. L’attività fisica è indispensabile per temprare il corpo (e lo spirito di conseguenza), da sé serve a poco, ma legata all’esercizio della mente, dona creatività e capacità mnemoniche e analitiche moltiplicate. Propendere da un lato in maniera eccessiva farà nascere o un pompato incapace di usare la mente alla sua massima potenza, o un topo obeso da biblioteca che faticherà a pensare. Per non creare contraccolpi è necessario stabilire un equilibrio tra uso di mente e corpo. Niente di particolare, potremmo pensare, eppure i consigli di stile (di vita) di Murakami sembrano risultare un vero e proprio manifesto motivazionale, potremmo definirlo un coach della letteratura. 



Certo chi sogna di fare lo scrittore prenderà alla lettera questi “TO DO”, che non vogliono risultare obblighi ma una finestra sulla sua stanza, gasati all’idea di diventare dei romanzieri che vivono delle proprie parole da trentacinque anni, come lui, perchè a scrivere un buon romanzo sono bravi tanti, difficile è invece rimanere sulla cresta dell’onda per molto tempo. 

L’idea dello scrittore sempre sbronzo, fogli e whisky alla mano, è un’idea molto romantica, un po’ come quando pensiamo che tutte le canzoni scritte da un cantautore siano destinate a donne in carne ed ossa, mentre la verità è che spesso i nomi e le parole sono semplici sotterfugi per finire in rima una frase. Romanticismo svanito, gli scrittori alcolisti come Hemingway ci hanno lasciato troppo presto e in condizioni drammatiche, e questa è la fine che non si augura nessuno, si presume. 

Prima di ogni punto su cui focalizzare tempo e sudore, Murakami ci fa una domanda molto semplice, che è quello che si è posto lui al punto in cui ha compreso la strada che sarebbe stata quella giusta: 

Prima di cercare qualcosa, come sono io?” 

Ma soprattutto, come facciamo a capire cosa è necessario e cosa non lo è? E la domanda da porsi è la seguente: 

Ti ha dato gioia?” 

E questa domanda si può applicare ad ogni ambito della nostra vita; se la risposta è “SI”, continuiamo ad abbracciare quel luogo con gioia ed entusiasmo, ma se la risposta è “NO”, la scelta è molto semplice, accantonare e passare oltre. Quante volte ci siamo arrovellati in giustificazioni per i comportamenti degli altri, in sensi di colpa inutili, quando invece se ci chiediamo se quella persona, quella cosa ci procura gioia e dolore, sarebbe molto più semplice potare i rami secchi e dedicarsi a qualcosa che invece ci accresce spiritualmente ed emotivamente. 

Oltre alla composizione di un racconto o di un romanzo, alla creazione di personaggi interessanti e imprevedibili, all’uso delle figure retoriche e alla scelta di estranearsi in un paese lontano da casa per dedicarsi alla scrittura, Murakami ci regala un saggio che viaggia tra i suoi flussi di coscienza, tra i sassolini nelle scarpe che ai sessanta superati ha deciso di togliersi (in merito ai premi letterari ad esempio). 

Murakami, infine, boccia dei critici “l’annientamento che finge di elogiare”, e tutti sappiamo che quanto più critichiamo, spesso (non sempre) combacia con quanto più vicino è ai nostri difetti e al nostro carattere. E’ nel sarcasmo dello scrittore che si rivelano le fucilate travestite da fiori, in questo bisogna ammettere meriterebbe il Nobel, è un talento innato, ma noi lo amiamo anche per questo.

“Il piccolo Barman”, la chiave di Flavio Angiolillo

Il piccolo Barman” è un altro di quei messaggi che la vita invia per insegnarti che è meglio spogliarsi dai pregiudizi e iniziare a ”sentire” le cose per come sono profondamente, non per come appaiono. Anche io, pronta in questa fase della mia vita a mettermi in discussione, pronta per nascita a crocifiggermi per gli errori commessi, devo ammettere pubblicamente che anche su questo libriccino mi sbagliavo. Perchè il mio primo pensiero è stato credere “ma cosa potrà mai insegnarmi un libretto sui cocktail e sulla vita di un barman?”, quando ho passato trentasei anni a leggere i grandi classici della letteratura? Come può uno sconosciuto scribacchino arrivare al mio cuore quanto i personaggi di Tolstoy o i flussi di coscienza di Proust? Ma più sfogliavo le pagine, più il mio sorriso si apriva, labbra in corrispondenza con il cuore, come avviene quando si crea la foto perfetta, ponendo sulla stessa linea di mira mente, occhi e cuore, come diceva Henry Cartier-Bresson.

Una piccola scoperta da leggere in una notte, magari sorseggiando un Lagavulin on the rocks e giocando a immedesimarsi nel cliente tipo, perchè questa bellissima fiaba, che ci porta con dolcezza alla storia di tutti noi illustra, testo e immagini, tutte le caratteristiche dell’essere umano che si presenta al bancone di un bar. 

La voce narrante è quella di un bambino che a 6 anni aveva già grandi sogni, disegnava una bottiglia rossa e dentro ci metteva le espressioni allegre di un adulto che si sollazza con l’elisir alcolico, quello che dona l’allegria. Un bambino curioso che crescendo non ha smesso di sognare, un piccolo adulto vispo e fantasioso che osserva un barman dal cuore grande e il flusso di anime che quest’ultimo incontra. Li studia senza giudizio e ascolta le loro conversazioni; passeranno da quel pezzo di teatro (il Backdoor43, il bar più piccolo del mondo) individui dai differenti caratteri: “il politico” borioso che pensa di comandare il mondo intero; “la donna d’affari” che rifugge la compagnia maschile per poi trovarsi a desiderarla; “il vanitoso” egocentrico tatuato e alla moda che non ha orecchie se non per le vuote lusinghe; “il saggio viaggiatore” che, taccuino alla mano, annota tutti i bar in cui è capitato… E il piccolo Barman, questo simpatico ometto dal ciuffo oro e bizzari baffetti, è così aperto alla vita da essere capace, con grande umanità e compassione, di accogliere i clienti e servirli donando loro una grande servizio: l’ascolto

Mi piace immaginare che lo spocchioso politico, una volta chiusa dietro di sé quella porticina e ingollato l’ultimo goccio di alcool, possa tornare in solitudine cambiato, riflettendo sulla conversazione con quell’omino tanto dolce dalle ingenue e sincere domande. Mi piace pensare che dentro quei bicchieri colmi di ghiaccio non si riassumano solo i nomi di altisonanti distillati e corposi liquori, ma piccole scintille di consapevolezza, come se l’appuntamento al Backdoor43 fosse più una seduta psicanalitica che il passo verso la dipendenza. 

Il piccolo Barman” è nato dall’idea di Flavio Angiolillo, dal sogno visionario di un imprenditore che ha le grandi doti comunicative del barman modello, scritto per mano del professionista Claudio Gallone, giornalista e consulente filosofico, e illustrato dalla mano caricaturista di Serena Conti, che ha colorato con brillantezza i personaggi che il protagonista incontrerà. 

Flavio Angiolillo, con delicata generosità, ci invita a guardare il piccolo mondo dietro il bancone di un bar, ci fa conoscere le persone che ha ascoltato, i problemi che ha scacciato con un colpo di Pina Colada, ci accompagna nel magico mondo in cui il suo mestiere è il più bello del mondo quando, conoscenza e consapevolezza sono dei fiori che vanno coltivati con passione e dedizione. Sono questi i due ingredienti base per essere un bravo barman, di quelli che ti sorridono quando vai a casa loro, che ti chiedono quali sono i tuoi desideri, quelli che si interessano sui tuoi gusti e che ti danno, anche il tempo di un drink, l’illusione che le brutture del mondo non esistano più, che sapere se preferisci whisky o gin sia più importante della tua posizione sociale, di quelli che ti fanno un cocktail come se mescolassero dentro un quarto di gentilezza, tre quarti di ascolto e una goccia di amore, di quelli che quando li saluti ne senti già la mancanza perchè sì, il cocktail era buono, ma lui di più. 



“Il piccolo Barman”, Giunti Editore

I ristoranti 3 stelle Michelin post-pandemia

Come cambierà la ristorazione dei 3 stelle Michelin post-pandemia – ne parliamo con gli chef.

Se c’è un settore che ha subìto fortemente l’attacco da pandemia è senza dubbio la ristorazione, e più nello specifico quella stellata. Anzitutto perchè la pizzeria o il ristorante sotto casa hanno subito trasformato il servizio in asporto, fattibile appunto per un certo tipo di cucina a cui la media degli italiani si affaccia, ma cosa succede per quelle strutture d’élite dove il sistema prevede l’accoglienza al parcheggio, il benvenuto alla porta, l’accomodamento al tavolo, il sommelier, il maitre, i camerieri…? Un tipo di cucina che coccola non solo il palato del cliente, ma che lo accompagna passo passo in un mondo fatto di atmosfere, ricerca, cura del dettaglio, eleganza, storia, e sappiamo tutto questo ha un certo prezzo. Ci rispondono gli chef stellati in persona che a seconda delle regioni in cui sono collocati, mostrano preoccupazione o spirito di adattamento.

Norbert NiederkoflerExecutive Chef del Ristorante St. Hubertus *** (all’Hotel Rosa Alpina, San Cassiano in Badia Bolzano) mostra la sua preoccupazione a causa della chiusura delle frontiere.

“Il nostro ristorante si trova in un luogo di villeggiatura, tendenzialmente frequentato da una clientela estera in vacanza o in viaggio per affari. Oggi gli affari si fanno su una skype call, non è possibile viaggiare, per di più si lavora in smart working e il rito della cena, tattica comunicativa che mette a proprio agio il cliente tra una chiacchierata informale e un bicchiere di vino (e che ottiene ottimi risultati), non è più fattibile.”

Avete ipotizzato una data di riapertura? 

“Non ci sono delle specifiche che arrivano dai decreti, per ora l’11 giugno pare sia una data valida per le riaperture in ambito ristorazione, ma non sappiamo ancora quali dovranno essere i prossimi investimenti per la fattibilità di una ripresa.”

Parla delle strutture in plexiglass ad esempio? 

“A partire dai vetri in plexiglass, dal materiale da rifornire agli addetti in sala e a chi sta in cucina (guanti e mascherine), dal distanziamento tra i tavoli e il numero possibile da ospitare per sala, dall’investimento in nuovi mezzi di comunicazione. Siamo chiusi dal 3 marzo 2020 e solo nell’Hotel Rosa Alpina 110 dipendenti sono a casa; le spa sono inutilizzabili, gli impianti sciistici chiusi. Prima riapriremo, prima sapremo se ci sarà ancora un futuro per noi.”

La scelta di un servizio delivery potrebbe essere un salvagente?

“Difficile sostenere un sistema come il nostro con un delivery, per noi la soluzione è la riapertura delle frontiere europee, 700 milioni di persone che fanno girare l’economia. Se lavoriamo uniti e tutti nella stessa direzione, ci salviamo, altrimenti si rischia il crollo.”



 
Bobo Cerea, insieme al fratello Chicco Cerea, executive chef di “Da Vittorio*** (Brusaporto, Bergamo)

Come sarà il mondo della ristorazione post Covid-19? 

“Sarà un mondo sicuramente diverso, ma proprio per questo ricco di sfide. Il nostro è stato uno dei settori che ha maggiormente risentito di questa situazione. Tutti, in primis noi ristoratori, dovremo imparare ad adattarci, cambiare un certo modo di vivere la cucina e la sala e dovremo essere bravi a intercettare e interpretare le nuove esigenze e modalità di consumo da parte dei nostri clienti. Ma siamo anche convinti che all’uscita da questo tunnel ci aspetti un periodo di creatività e di voglia di sperimentazione, sia da parte nostra che da parte di chi verrà a trovarci. In questo momento il comfort food ci fa sentire protetti, ci ricorda momenti piacevoli e ci aiuta a superare lo scoramento, ma appena sarà possibile di nuovo tornare al ristorante, il cliente avrà voglia di assaggiare piatti nuovi. 

Quali aiuti concreti arrivano dal decreto Cura Italia? 

“I decreti fin ad ora hanno interessato le PMI, quindi stiamo attendendo di ricevere indicazioni più precise con il nuovo decreto in uscita in questi giorni.”

Tra i ristoranti, gli stellati soffriranno probabilmente più degli altri a causa degli stop ai trasporti e le riunioni a distanza, con diminuzione della clientela business, come reagirete alla riapertura? 

“Non siamo in grado in questo momento di fare previsioni accurate. La clientela business rappresenta un target importante per la nostra attività ma, dopo tutti questi anni, chiunque sia venuto al “Da Vittorio” sa che non sarà mai trattato come un semplice cliente, ma come un membro acquisito, anche per un solo pranzo o una sola cena, di una famiglia grandissima e allargata. E siamo convinti che, nei limiti del possibile, proprio come un familiare, la voglia di tornare a trovarsi sia tanta. Cercheremo il più possibile di venire incontro a tutte le esigenze e richieste che ci verranno fatte e di far sentire di nuovo chi sceglierà il nostro ristorante, parte della nostra famiglia.”

Per gli stellati il delivery può essere una soluzione? 

“Il delivery è LA soluzione, in questo momento. Non più un servizio aggiuntivo, ma un sistema fondamentale per mantenere viva e vivace un’attività come la nostra, oltre che il modo migliore per continuare a relazionarci con la clientela. Non appena Da “Vittorio” ha dovuto chiudere, abbiamo avviato il nostro delivery “Da Vittorio At Home” che ogni settimana prevede 3 menù diversi (di carne, pesce, vegetariano) da quattro portate, arricchiti da snack di benvenuto, cestino del pane e amenities. Inoltre, proponiamo anche un menù speciale con un nostro cavallo di battaglia (come l’orecchia d’elefante). Per rendere l’offerta ancora più completa abbiamo appena inserito nella selezione anche la wine list per il migliore abbinamento di vino. Stiamo inoltre valutando un arricchimento dell’esperienza, nel pieno rispetto delle norme governative, che può prevedere la messa a disposizione di cuoco, camerieri, sommelier o barman.

Come state affrontando il periodo di quarantena forzata? 

“Da una parte, con il ristorante chiuso, stiamo lavorando con i ragazzi della brigata per mettere a punto i nuovi piatti che inseriremo nel menù alla riapertura. Dall’altra, siamo impegnati nella gestione della mensa per l’ospedale da campo allestito dagli Alpini presso la Fiera a Bergamo. Ci è sembrato naturale renderci disponibili e dare il nostro contributo attivo, perché la città dove siamo nati, cresciuti e che tanto ci ha dato sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia e noi non potevamo stare a guardare senza fare nulla. E siamo davvero commossi dalla risposta di aziende e colleghi a seguito del nostro appello social per l’invio di materie prime e prodotti per poter gestire quotidianamente la mensa: ci sono arrivate così tante derrate che è addirittura difficile stoccarle. Ecco perché, in collaborazione con Alpini, Comune di Bergamo e Italtrans, stiamo provvedendo alla distribuzione delle eccedenze alla famiglie più bisognose. Questa quarantena ha messo tutti davanti a molte difficoltà, ma ci ha mostrato anche un rinnovato e profondo senso di solidarietà e comunità.” 

L’ipotesi di strutture in plexiglass per il distanziamento sociale nei ristoranti, pensate possa essere una soluzione o un problema? 

“L’utilizzo del plexiglass al ristorante non ci sembra davvero la risposta al problema del distanziamento sociale. A maggior ragione in un ristorante come il nostro, dove l’accoglienza è stata sempre uno dei nostri fiori all’occhiello. Valuteremo alternative per l’interno del ristorante, ad esempio distanziare i tavoli, ma abbiamo la fortuna di avere un bellissimo dehors che sicuramente ci aiuterà. Inoltre, stiamo trasformando l’area piscina della nostra Cantalupa in un ristorante pop up, dedicato alla pizze gourmet e al bbq, il tutto accompagnato da bollicine e birre artigianali locali. Forse le barriere in plexiglass possono avere un senso all’interno delle mense aziendali, dove il rischio di assembramento è più alto, ma non sicuramente in un ristorante fine dining. 




Niko Romito, ristorante Reale, Castel di Sangro ***

Tornerà la ristorazione quale luogo di ritrovo e simbolo di rappresentanza sociale, o si dovrà adeguare ad un concetto più semplice?

“E’ difficile ipotizzare uno scenario, la verità è che questo momento storico ha profondamente e repentinamente influito sulla socialità e ognuno di noi elaborerà questo impatto in maniera diversa e personale. 
Credo che il futuro a breve termine post-pandemia sarà il momento più difficile, un limbo in cui bisognerà cambiare i modelli di servizio, di ospitalità. Dobbiamo imparare a socializzare in un modo completamente diverso che va contro la natura stessa dell’uomo, c’è il tema della fiducia, della paura, della salute.
Come ristoratore il mio primo obiettivo sarà quello di garantire la sicurezza dal punto di vista sanitario, sia per i clienti che per il personale. Alla riapertura i locali dovranno rispettare i vincoli e le norme governative e ministeriali; la distanza tra i tavoli e quella interpersonale, l’igiene e la sanificazione saranno ancora più maniacali. 
Il primo criterio di scelta delle persone sarà quanto quel ristorante ottempera a determinati standard, poi verrà la preferenza gastronomica. Non credo che i clienti avranno alcun problema ad adeguarsi a delle regole anche rigide, poichè saranno fondamentali per la salute pubblica.

Se penso a Spazio Milano il cui fascino, oltre all’offerta gastronomica, è proprio la condivisione degli spazi comuni, l’idea risolutiva è quella di fare i turni, cosi facendo i coperti sarebbero limitati ad ogni turno, ma facendo girare i tavoli 2 o 3 volte riusciremmo a mantenere l’organigramma della struttura.

Per ALT a Castel di Sangro, che è il mio format di ristorazione su strada, stiamo pensando ad una APP da cui puoi ordinare un lunch box e ritirarlo mentre passi da lì.
Bisogna pensare a come ottimizzare i modelli, al loro modo di fruizione mantenendo la loro identità.”

I ristoranti stellati saranno più o meno in difficoltà rispetto a strutture dove il servizio d’asporto era già in uso?

“Tra i miei ristoranti, senza dubbio il “Reale” è quello che più si avvicina agli standard sanitari e di sicurezza che saranno i dogmi del post coronavirus, se prendiamo come riferimento la Cina che è già in questa fase: i coperti sono pochi e già ben distanziati per la natura stessa del servizio che è fluido e discreto e poi si colloca al di fuori dei grandi agglomerati urbani, in un luogo incontaminato, vergine, circondato dalla natura e dal silenzio. 

Certo un’importante percentuale dei clienti del Reale è internazionale, ma così come gli stranieri non potranno venire in Italia, gli italiani abituati a spendere all’estero rimarranno a casa, con la voglia di scoprire le bellezze del nostro paese, che è il più bello del mondo. I flussi turistici cambieranno e noi italiani avremo voglia di vedere luoghi a casa nostra che magari non avremmo mai considerato, l’Abruzzo ad esempio è una regione meravigliosa e poco conosciuta, ma che ha tanto da offrire.  

Il delivery nell’alta ristorazione non è sostenibile dal mio punto di vista, ma certamente un ristorante stellato cha ha una visione gastronomica di un certo tipo e che porta avanti una ricerca importante, è nelle condizioni di studiare dei piatti di qualità ad hoc per essere deliverati mantenendo tutte le caratteristiche di gusto, temperature, patrimonio nutrizionale di una cucina espressa di grande qualità.”

Come state reagendo alla chiusura oggi e di conseguenza alla mancanza di clientela? 

E’ una situazione che riguarda tutto il mondo, purtroppo non la si combatte; bisogna ottimizzare i modelli e cambiare i dogmi del servizio, con il delivery e l’asporto studiando non solo il piatto, ma tutti gli strumenti che fanno parte del processo: dal packaging inteso anche come soluzione tecnica che garantisce i parametri di qualità di ogni singolo prodotto che non può essere servito pochi istanti dopo essere cucinato come avviene normalmente in un ristorante. Bisogna preservare temperature, consistenze, gusto. I miei studi vanno in questa direzione al momento.”

Quali sono i mezzi di vendita? 

“I mezzi di vendita oggi sono delegati alla comunicazione che deve informare, rassicurare e deve essere concreta e fattuale.”

Il web in questo caso è un valido sostegno (come mezzo comunicativo)? 

“Il web in questo momento è garante non solo della circolazione delle informazioni, ma anche della nuova socializzazione tra le persone. Le statistiche dicono che l’utenza delle varie piattaforme di video conference e acquisti online sono cresciute esponenzialmente.”

Quali sono gli aiuti concreti dello Stato nel settore ristorazione?  Sarete costretti a effettuare tagli? 

“Queste due domande sono interconnesse tra di loro, i tagli che ogni ristoratore/imprenditore dovrà fare dipendono fortemente da quali aiuti lo Stato metterà a disposizione e anche dalla storia imprenditoriale di ogni singola realtà.

Certamente i ristoranti e i locali che hanno una storia recente soffriranno maggiormente, ogni locale dovrà fare le sue analisi e i primi due o tre mesi dalla riapertura dipenderanno anche dalla forza economica dei singoli soggetti, ma senza un aiuto governativo, senza agevolazioni tante realtà difficilmente potranno mantenere lo stesso organico.”




Un’alternativa però l’ha trovata con Spazio Bar e Cucina a Roma, con un’ampia offerta prenotatile su Deliveroo.it per portare nelle case dei romani il suo ristorante.

“Mi sono interrogato più volte su quale fosse la strada da percorrere in questo momento storico così surreale per certi versi. I momenti di riflessione come questo, ti spingono a ragionare su come poter risolvere delle esigenze e dei bisogni quotidiani che, da un giorno all’altro, sono completamente cambiati. Io sono un cuoco, ho dichiarato che non cucino a casa perché cucinare per me non vuol dire solo fare un piatto buono, vuol dire aprire le porte dei miei ristoranti e accogliere i miei ospiti in un mondo fatto di sapori, di gusto, di gesti e di attenzioni che diventano un’esperienza totalizzante, che deve vivere nella memoria di chi ha riposto la propria fiducia in me.
Le porte dei miei ristoranti non posso ancora riaprile, ma ragionando con il mio team, abbiamo capito che abbiamo tutti gli strumenti, le conoscenze e le competenze per portare il nostro ristorante nelle case di tutte le persone che vorrebbero ritornare a bere il caffè e la nostra brioche come facevano ogni mattina, di chi veniva a pranzo con amici o colleghi per condividere l’antipasto con un buon bicchiere di vino, di chi passava per ritirare una pagnotta calda con il nostro pollo fritto, di chi, come tutti noi, vuol riassaporare uno scampolo di normalità.”

A tu per tu con il pastry chef Damiano Carrara

Assaggia dolci tutto il giorno, un pasticcino con crema e fragola, un cannolo siciliano con ricotta, un mini bignè al cioccolato, poi qualche fetta di Sacher o una crostata di frutta; dopo il primo boccone sa se la crema è troppo liquida o troppo densa, se la crostata è troppo dolce o il bignè poco ripieno.

Ieri su Real Time in “Cake star”, oggi padrone di casa su FOOD NETWORK con “Fuori Menu”, Damiano Carrara fa il mestiere più bello del mondo. 

Cappotto lungo verde a quadri: Daks London 
Completo color cammello: Caruso  
Cintura: Boggi Milano
Camicia bianca: Canali 
Scarpe stringate: Church’s

Ma dietro grandi risultati ci sono spesso grandi sacrifici e la fame di arrivare e di lasciare il segno, ed è questo il suo caso, quello di una ragazzo di provincia con il marcato accento fiorentino, quello aspirato che piace un po’ a tutti, come lui.

Diciannove anni, un posto fisso da metalmeccanico e la noia che cresce, poi l’apatia, poi la voglia di fuggire.

“Mi rendevo conto che non avrei combinato nulla e non avrei scoperto il mondo, così decisi di prendere il primo treno per Dublino e partire. Mi ritrovai in una città nuova senza conoscerne la lingua, spaesato, una città diversa dalla campagna da cui provenivo, con le mucche e il latte fresco ogni mattina e le uova ancora calde. Cosa fa un ragazzo in Irlanda? Il cameriere, il barman, ci si rimbocca le maniche e si cerca una strada, un sogno, come quello americano che ho rincorso a Los Angeles, Las Vegas, New York, non mi fermavo più, lavoravo 20 ore al giorno.”

Come si svolgevano le tue giornate? 

“Sette mesi in cui a mezzogiorno porti i piatti ai tavoli di chi vuoi diventare, la sera fai i cocktail e la notte costruisci il tuo piccolo business: un laboratorio di pasticceria che oggi è diventato un franchising.”

Pantaloni grigi: Canali 
Dolcevita nero: Sandro Paris
Giacca nera: Karl Lagerfeld
Sneakers nere: Puma x Ralph Sampson  
Guanti neri: Boggi Milano

Oggi in California, dove ti sei trasferito nel 2008, sei proprietario della Carrara Pastries, una pasticceria con 70 dipendenti che ha clienti come le sorelle Kardashian; come ci sei arrivato?

“La sera al locale raccoglievo delle belle mance, gli italiani piacciono all’estero, siamo dei simpaticoni; la mattina entravo a fare il primo turno al ristorante, non senza aver fatto un’ora di attività fisica; sono stato presto promosso manager quindi la sera avevo anche la responsabilità di contare il denaro in cassa; alle 23.00 cenavo con mio fratello, un pasto frugale, una volta in laboratorio ci occupavamo della preparazione dei dolci, finivamo alle 4 di notte, e mi toccava fare qualche chilometro a piedi per depositare i soldi in banca; alle 7 la sveglia, una vita stressante che non auguro a nessuno.

Quale è stato il primo locale dove hai lavorato in America? 

“Cafè Firenze, titolari italiani, e per di più fiorentini, (Jacopo e Fabio), 300 posti a sedere, un ristorante elegantissimo e disperso, il luogo ideale per viverci.”

Con chi hai coltivato il tuo sogno americano? 

“Mio fratello mi ha sempre accompagnato in questo viaggio, lui è il mio migliore amico, il mio braccio destro. Oggi è responsabile del laboratorio, prima di lavorare insieme faceva il pasticcere a Lucca, aveva 24 anni quando ha lasciato tutto per stare con me. Nel lavoro, ha sempre avuto una visione italiana, quel patriottismo orgoglioso da “Italians do it better”, ma io avevo capito che con gli americani era necessario aprire la mente e accontentarli, perchè sono abituati a gusti mixati e meno tradizionali dei nostri. Quando qualche cliente chiedeva un dolce con una ricetta storpiata, lui si infuriava e diventava rosso come un peperone. Abbiamo lavorato molto insieme e sofferto insieme la fatica del lavoro, dormendo solo 3 ore a notte. A pensarci mi vengono i brividi.”

Cappotto lungo cammello: Caruso 
Gilet beige: LBM 1911
Dolcevita bianco: Caruso  
Pantalone Tortora: Caruso 
Scarpa elegante stringata: Canali

Come gestisci ora il tuo tempo?

“Ho imparato a delegare, tendo a fidarmi e ho fatto bene perchè oggi la mia pasticceria dopo 4 espansioni misura 500 metri quadri, con caffetteria annessa. 
Ne ho aperta una a Malibù, una a Los Angeles, e dopo sette anni di business ho tagliato il middle man, ora importo dall’Italia e rivendo a me stesso. Non male, no?!”

Come è nato il successo in America?

“Cercavano pasticceri per un talent show in tv, sono arrivato in finale e poi hanno seguito le ospitate a “Food network star” e successivamente come giudice in altri show. In Italia invece ho ricevuto una chiamata da Magnolia per “Bake Off Italia” presentato da Benedetta Parodi, in cui sono giudice insieme a Ernst Knam e Clelia d’Onofrio, ed eccomi qua.

Ci puoi rivelare le differenze tra la Tv italiana e quella americana? 

“Abbiamo molto da imparare dagli americani in fatto di produzione: in Italia i tempi sono lunghi e dilatati, non abbiamo ancora capito che sistematizzare tutto ci permette di risparmiare tempo e denaro. Sui set ho sempre rubato i mestieri, sono della vergine, sono curioso, preciso e ho sempre voglia di sperimentare.”

Camicia bianca + completo smoking: Caruso  
Scarpe nere: Church’s 
Papillon: Zillì 

Oltre a tuo fratello, delle persone a te care, chi lavora con te?

“Il mio migliore amico, prima faceva il camionista, oggi è un grande pasticcere. Per me è importante mantenere dei legami saldi con il passato. Si chiama Federico, il suo primo tatuaggio è lo stesso che ho io sul braccio, una lunga frase che ci lega di un legame profondo e sincero:
“Il tempo di un altro Negroni e un’altra birra e saremo diventati amici per la pelle, un altro giro ancora avremo deciso di passare insieme tutti i capodanni della nostra vita. La nostra amicizia sarebbe durata il tempo che impiega un fiammifero acceso a bruciarti le dita se lo tengo troppo a lungo; la nostra invece è tutta un’altra storia”. 

Hai altri tatuaggi?

“Un joker, una tigre, un due di picche: a Las Vegas vinsi un torneo bluffando”.

Bluffi anche nella vita?

“Sono onesto, la sincerità per me è una ragione di vita”. 

Come si svolge oggi la tua giornata?

“Sveglia alle 6, un caffè latte, un’ora di allenamento (senza esercizio non mi sveglio), una prima colazione con avena e latte di soia. Dopo la doccia rispondo alle mail, controllo il conto in banca, lavoro, la sera chiamo in America per controllare la gestione delle attività, insomma è tutto incastrato al minuto, come vedi non è cambiato nulla.” (Ride)

Come è nata la passione per la cucina?

“In casa cucinano tutti, babbo, nonna, zia, io mi divertivo a preparare pasta con la Nutella a mio fratello! Poverino.”

In pasticceria cosa ordina un pasticcere?

“Una torta della nonna se sono in Toscana, oppure un Tiramisu’ o il classico bignè, che dovrebbe avere una punta di vaniglia nella crema.”

Maglione turtle neck: Acne Studios 
Pantaloni: Daks London 

Lo sai che fai il lavoro più bello del mondo? 

“Mangio dolci 8 mesi l’anno, 18 dolci al giorno uno dietro l’altro, su un set che ha delle luci da svenimento tanto sono calde, la maggior parte dei dolci che vedi sono immangiabili e se non facessi una dieta costante avrei seri problemi di salute. Facciamo a cambio?!”

Come ti vedi in un futuro prossimo?

“Vivo anno per anno fissandomi sempre obiettivi diversi e quando li raggiungo, li depenno. 
La famiglia per me è importante, ma non un obiettivo se vuoi avere successo; il tempo per il relax per me è ancora lontano. “

Sulla tua vita privata non si sa nulla, né dai tuoi social network, né dalle interviste che rilasci, perchè questo silenzio?

“Cerco di proteggermi, dalla accuse inutili, dalla volgarità, dal pettegolezzo. Il mio lavoro può essere criticato, la mia vita privata no.”

Completo verde: Sandro Paris
T-shirt bianca: Canali

Talent: Damiano Carrara 
Styling/Production: Miriam De Nicolo’
Foto: Marco Onofri 
Special thanks to: Rosa Grand Milano Starhotels (Piazza Fontana, 3)

In copertina (Cappotto lungo a quadri rosso/neri/beige: Canali, Maglione marrone: Caruso, Pantalone sabbia a quadri: Daks London)

Scopri anche l’editoriale “A stylish day with Damiano Carrara” qui.

1930, il secret bar più secret di Milano

Il suo simbolo è un cerchio imperfetto in Stile Art Nouveau, con quei decori floreali tipici dei primi ‘900; come accedervi rimane un segreto, almeno per voi che non ci siete ancora stati, ma a rivelarvelo toglierei il divertimento perchè il 1930, il secret bar più secret di Milano è davvero una chicca. 

Uno dei modi per tentare di spalancare la porta del proibizionismo è diventare assidui frequentatori del Mag Cafè, altro luogo della stessa famiglia, e meritarvi un invito dagli stessi proprietari. Come? Immaginiamo il cliente perfetto del 1930 come un gentleman che beve come un vero maschio; un dandy che accompagna la propria signora e l’inizia all’arte del bere; ma oggi i tempi sono cambiati e potrebbero ribaltarsi i ruoli; in quel caso il barman si complimenterà con voi! 
Potrete quindi iniziare a collezionare cocktail al Mag per poi ritrovarvi o semplicemente ubriachi, o i fortunati “uomini da bere” del 1930.

L’impatto è deludente, una porticina vetrata vi svelerà una triste ex latteria, o potrebbe sembrare uno di quei bar arrabattati all’ultimo senza budget da investire; ma anche questo è il calcolo diabolico di chi ha voluto, con il 1930, creare un mondo al rovescio, un tempo che volge al passato, una clessidra che si ferma, perchè una seconda porta nascosta vi catapulterà nel caldo universo dei cocktail proibiti


Sono due i livelli del locale, il piano superiore sembra più affollato, luminoso e destinato a gruppi; quello inferiore è la ricetta perfetta per una serata intima in cui è piacevole conversare perchè tutti bisbiglieranno anziché sbraitare, sorseggeranno anziché trangugiare, flirteranno anziché pretendere. 

1930 è uno stille di vita, il cocktail è protagonista, lo si rispetta come un mito, lo si attende come una medicina, e tutto diventa un rito, tra un sorso di whiskey cocktail e un tiro di Montecristo n.2, perchè anche questo è concesso.

Ogni angolo presenta un cimelio de les temps passés, vecchi registratori di cassa su antichi bauli di legno, candelabri in argento a 5 braccia, poltrone in blu velvet incorniciate da drappeggi porpora come una scena a teatro. I mattoni alle pareti riscaldano l’ambiente, su ogni oggetto poggiano foto vintage in bianco e nero, con una Marilyn Monroe ammiccante e infinite scatole di sigarette di ogni dimensione, portate lì da un contrabbandiere sul cui petto è finita una pallottola. 


Le uniche luci sono quelle delle candele, per fortuna, perfette per creare quell’atmosfera pittoresca e silenziosa che è d’obbligo in un locale che vuol essere chiamato “secret bar”. 

Una sedia a dondolo sta accanto alla porta d’ingresso del bagno, utile per chi deve fare il palo e fuggire dopo essersi caricato con uno Sazerac.
Comodo per le ladies che vogliono poggiare giacche o cappotto, nel bagno trovate un manichino in ferro, delle foto d’antan del Naviglio Grande fine ‘800, dei poster in stile Art Déco e un simpatico tariffario della “Madama Gioia”, la donna ad ore che dovrebbe soddisfare desideri e svezzare giovani studenti a cui viene concesso un trattamento speciale con agevolazioni. Insomma non manca nulla per essere un perfetto Peaky Blinders

Prima di salutare con un arrivederci (perchè vorrete assolutamente tornarci) il 1930, scaldatevi l’ugola con un Tom & Jerry, vi verrà servito in un bicchiere di legno senza manici, ha i profumi di casa, del caffè latte prima della buona notte ma alcolico; in questo modo potrete almeno fingere di essere dei bravi ragazzi! 

“Shooting the mafia”, il docu-film su Letizia Battaglia

Oggi ha 85 anni, un caschetto rosso fiamma con una frangia liscia, gli occhi vispi e curiosi di una brillantezza adamantina, tendenti verso il basso, come nascondessero un velo lucido di tristezza. 
Letizia Battaglia è la fotoreporter italiana che ha raccontato meglio di chiunque altro la mafia palermitana attraverso le immagini. Immagini che non ti lasciano scampo, ti buttano al muro con violenza e ti attaccano quello stordimento che precede la luce; guardi le foto di Letizia Battaglia e piangendo capisci “questa è mafia”. 

Nasce il 5 marzo del ’35 ed è, come tante, destinata ad essere donna, donna palermitana, tutta pentoloni e bimbi e pannolini, padri ossessivi e morbosi che vedono nell’altro uomo lo spodestamento del potere di padre di famiglia, destinata ad un marito geloso che minaccia violenza se abbandona il tetto coniugale. La Battaglia, come chi porta in sé dei semi molto grandi, è destinata alla pazzia, che la costringe un anno in istituto psichiatrico, una reclusione che invece sarà la sua salvezza, la placenta di una forza creatrice che la porterà ad essere chi è ora, quella donna con in grembo la macchina fotografica a raccontare la verità. 

Nel documentario “Shooting the mafia” del 2019 diretto da Kim Longinotto, la grande fotografa si racconta con onestà intellettuale, con una dolcezza emotiva di chi ha imparato a conoscersi e accettarsi, di chi ha fatto quello che la sua natura le imponeva di fare; una donna che, una volta ottenuta la libertà, ha preso il volo. Via dalle costrizioni ignoranti, via dalle limitazioni aspre, via dalle forzature, ha trovato la strada, quel grande seme che implorava di germogliare dentro di sé è fiorito, e noi ringraziamo per averci regalato pagine di storia, fonti memorabili e indelebili che raccontano le gesta e la lotta di grandi eroi: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Giovanni Falcone @ Letizia Battaglia


Letizia Battaglia inizia la sua carriera per “L’Ora” di Palermo, quotidiano in cui il suo sesso è ancora il sesso debole. A forza troverà lo spazio dignitoso e meritato, quando sui luoghi del delitto, quelli che percorreva non senza paura per fotografare i fatti, urlerà contro poliziotti, carabinieri e colleghi che la spintonano e l’allontanano umiliandola, che anche lei è lì per una causa nobile e giusta, anche se è nata donna. 

Sarà spettatrice dei fatti più truci della storia, di una Italia corrotta e mangiata dallo schifo della mafia, soffrirà le ingiustizie che si trova costretta a fotografare, innocenti morti perchè testimoni di assassinii, presenti quando non avrebbero dovuto esserci, messi lì per sfortuna di vita; ragazzi sterminati con un colpo alla testa; madri disperate e senza forza che piangono la morte dei figli, portati via da un cancro che lo stato non riesce a debellare. Sono immagini che Letizia Battaglia ha scattato ma che sente con più struggimento e tristezza dentro i suoi ricordi, sono le foto che hanno fatto il giro del mondo sui giornali, ma che lei spesso non avrebbe voluto scattare, come segno di rispetto verso le famiglie dei defunti, come successe alla morte di Falcone e Borsellino: 

Ero sul luogo dove esplose la bomba, vedevo un’auto che era volata sopra un albero e i pezzi del corpo di Borsellino sparsi sulla strada. C’era la pancia lì di fronte a me e non ho fotografato, non ho potuto. Oggi mi pento e non voglio pensarci. Mi pento delle fotografie che non ho fatto. La gente non capiva che noi eravamo lì per amore, a immortalare il dolore ma per amore del nostro paese.” 

Ed è per amore del mio paese che decisi di entrare in politica. Ma una deputata guadagna molti soldi per accettare di avere le mani legate. Non potevo fare niente, avevo assistito a tutte quelle morti e non potevo fare niente.”

Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 il Premio Eugene Smith, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Nel 1999 riceve il Mother Johnson Achievement for Life. Ha esposto in Italia, Francia, Gran Bretagna, Brasile, America, Canada, Svizzera; la sua ultima mostra risale al 2019 ed è una monografica di tutta la sua carriera, esposta alla Casa dei Tre Oci di Venezia. 

Shooting the mafia” è il documentario di Kim Longinotto (2019) che ripercorre la sua vita di fotoreporter e gli amori che l’hanno accompagnata in questo doloroso/amorevole compito.

La storia della pittrice Dora Carrington nel film di Christopher Hampton


Gli amori platonici non sono nuovi nell’Inghilterra primi ‘900; pensiamo al matrimonio tra Virginia Woolf, scrittrice lesbica, sposata a Leonard Woolf, editore omosessuale; nella Bloomsbury intellettuale non era così desueta la relazione tra amori impossibili, o meglio, impossibili da consumare fisicamente. 
Similare il caso della pittrice Dora Carrington, raccontato nel 1995 dal regista Christopher Hampton nel film “Carrington “, 2 premi al festival di Cannes tra cui “miglior attore” a J. Pryce.

Dora è un’artista vivace che dipinge per il piacere di farlo, non ha come fine ultimo la mostra o il denaro; è una ragazza dal fisico androgino e dal carattere irrequieto, e il suo motto è “libertà”. 
Scoprirà tardi i piaceri del sesso, rifiutando per quattro anni le avances fisiche del suo fidanzato di allora Mark Gertler, pittore inglese molto lodato dalla critica del tempo. Dora nel frattempo ha già conosciuto Lytton Strachey, scrittore, critico e saggista del gruppo di Bloomsbury, pacifista e omosessuale dichiarato. Lytton è un uomo barbuto, porta occhiali da gran pensatore, possiede la calma di un vecchio saggio, l’intelligenza del lettore e inevitabilmente Dora se ne innamorerà, lasciando Mark e iniziando, in una nuova casa, un periodo di promiscuità e triangoli amorosi. 


Nonostante le prime reticenze di Lytton, che pensa alla convivenza come causa della fine di tutti gli amori, i due andranno a convivere; negli anni susseguiranno le intermissioni di altri uomini a partire da Ralph Partridge, ex ufficiale tutto d’un pezzo che Dora sposerà per tenerlo legato a Lytton, per amor suo, al loro fianco nel viaggio di nozze a Venezia. 


In un percorso Ivoryano, nelle immense vallate di Brenan dove la pittrice ritrarrà i suoi uomini, irrompe una nuova figura maschile, si tratta di Gerald Brenan, romantico personaggio, amico di Ralph, che diviene presto amante di Dora. I tradimenti della pittrice sono solo accenni di una instabilità e di una fragilità che non tarderanno a presentarsi; gli uomini sono interscambiabili, le permettono di sentirsi viva e giovane, come nella relazione con Beacus Penrose, un aitante capitano che la prende con forza e con virilità, il primo a farle notare il suo lato maschiaccio, chiedendole di “indossare reggicalze e calze nere o testa di moro, per risaltare la forma delle gambe”. 


Tutti si innamorano di Dora, ma il suo cuore è rapito dallo spirito di Lytton, che morirà di cancro allo stomaco, lasciando Dora in una profonda depressione. Gli uomini che l’hanno amata vorranno salvarla ma lei, dopo un primo tentativo di suicidio, riuscirà a lasciare tutti con un colpo di pistola, raggiungendo Lytton in un luogo dove forse, il loro amore, potrà essere esclusivo, lontano dalla gelosia a cui nessuno dei due ha mai creduto.

®Riproduzione riservata

Claude Sautet vi racconta la donna in “Nelly e Monsieur Arnaud”

Nelly e Monsieur Arnaud”, un film di Claude Sautet


Nelly vende baguette, è di una bellezza dolce e sensuale, di quelle bellezze che vestono chi non sa d’esserne portatrice, difatti Nelly, come molte donne inconsapevoli, ha sposato un fannullone, un uomo che passa le giornate sul divano a guardare la tv, in attesa che la mogliettina torni a casa e adempia pure ai suoi obblighi da coniugata. 

Nelly presto riceve, da un conoscente di una sua cara amica, la somma di denaro che coprirà tutti i suoi debiti, come dono, come un regalo, un gesto di quelli che, anche alla più ingenua delle donzelle, lascia il punto di domanda e molti puntini di sospensione.

Il gentiluomo è un ex magistrato che ha avuto fortuna negli affari immobiliari, le proporrà di fargli da dattilografa, offrendole una fissa retribuzione, dettandole il libro che avrebbe sempre voluto scrivere e avendo così l’opportunità di starle accanto ogni giorno. Troverà il tempo di sedurla con lo sfoggio del potere, con le parole, con cene sontuose, con l’eleganza di un uomo d’altri tempi.

Alla bella Emmanuelle Béart hanno consegnato un copione bianco con moltissimi “OUI” e “NO”, detti a labbra serrate, alla francese, ma forse a lei basta presenziare in questa pellicola di Claude Sautet, che lascia alla donna il ruolo misterioso e magnetico, persuasivo e sfuggente.

Non uno dei suoi film migliori, ma di Sautet sappiamo che il silenzio è una componente onnipresente, nei suoi personaggi distaccati, introversi, guardinghi, come in Stéphane, il liutaio di “Un cuore in inverno”. 

Piuttosto noioso se non fosse per il magnetismo della Béart che ci attacca allo schermo a seguire ogni suo movimento, e per una scena rivelatrice che Sautet descrive in maniera eccellente: 

Una sera Nelly e Monsieur Arnaud cenano insieme in un ristorante stellato, l’età media della clientela è molto alta e la ragazza non passa certo inosservata accanto all’anziano signore, che tutti conoscono per fama. Lei indossa un tubino nero, degli orecchini di perle e un disinvolto chignon (ça va sans dire); l’alcool, uno Chateau d’Yquem del ’61, fa il suo gioco, e i due si ritrovano a flirtare scherzosamente per le insistenti occhiate dai tavoli vicini: tutti pensano che lei sia una prostituta e questo la diverte. 
Salutato Monsieur Arnaud, Nelly chiama in piena notte l’uomo che da tempo la corteggia, l’editore di Arnaud, a cui, fino a quella sera, non si era mai concessa, e si lascia andare ad un gioco che era già stato iniziato da un altro uomo.

Ecco, questa scena descrive perfettamente la donna dal punto di vista della donna, le bugie, le contraddizioni, i capricci, i desideri. Nelly sa che può trovare un corteggiamento antico, maturo ed elegante da Mr Arnuad e sa che può rivelare il suo lato istintivo con Vincent, l’editore, che l’accoglierà con l’ardore di un giovanotto. Nelly, dopo aver lasciato il marito, prende tutto, ma dovrà fare i conti con i sentimenti, quelli che fanno radici con lo stesso silenzio con cui lei si burla degli altri, per poi fare rumore quando sta per perderli. 

Come affrontare la quarantena. I consigli di 6 influencer

GLI INTERVENTI DI 6 INFLUENCER CON PSICOLOGI, PERSONAL COACH, SCRITTORI, IMPRENDITORI

Si dice che la disperazione crei delle occasioni, o forse è meglio dire che nella disperazione c’è chi sa utilizzare le proprie risorse per trovare soluzioni al problema. 
L’emergenza Coronavirus sta colpendo tutti, indistintamente, tutti i mestieri, tutte le classi sociali, tutte le razze, ed è inevitabile che in momenti come questi emergano le persone in grado di fare qualcosa di utile, mentre la massa rimane nell’ombra. Anche i social network fanno sentire la loro voce, luogo in cui le tendenze, fino a ieri, volgevano al brutto, al volgare, al superficiale. I social network, frittata di influencer che si pasticciano il corpo mostrando solo una reale assenza di contenuto che è diventata una moda, oggi paiono rifiorire. E siamo certi che ci sarà da domani una inversione di tendenze, una nuova primavera che guarda al bello, al contenuto di qualità, alla condivisione intelligente e matura. E allora chi ha qualcosa da dire finalmente oggi può contribuire alla causa ognuno con le proprie velleità; quindi non solo tutorial che mostrano come inserire un bottone dentro un’asola, ma interventi concreti con psicologi, sportivi, imprenditori

Dall’agenzia Venicemesh 6 influencer hanno cercato di dare il proprio contributo intelligente per alleggerire questi giorni di quarantena forzata. Abbiamo fatto una chiacchierata con ciascuno di loro: c’è chi ha discusso con psicoterapeuti che danno consigli alle coppie su come affrontare le distanze obbligate; chi ha registrato interventi con agricoltori che hanno mostrato le reali difficoltà del settore e le misure da adottare; ci sono studenti costretti a utilizzare nuovi metodi di studio per portare avanti tesi ed esami, e sportivi senza attrezzi che si ingegnano nella creazioni di strumenti per l’allenamento. 

6 personalità diverse, 6 mestieri diversi, 6 modi di sfruttare al meglio il nostro tempo e trasformarlo da difficoltà a risorsa. 

Ambra Ronconi @ab_ambra 

Ambra è una psicologa ipnoterapeuta che durante la quarantena ha avuto modo di fare una chiacchierata con una collega psicoterapeuta familiare. 

Qui alcuni consigli per coppie e famiglie, a partire dal servizio gratuito che offre l’ordine degli psicologi, disponibili per video-chiamate e assistenza in un periodo di forte stress. 

Per la coppia che vive nella stessa casa:

  • Rispettare gli spazi: “imparare a bussare”, accettare i momenti della giornata in cui ciascuno dedica il proprio tempo in linea alle esigenze e ai gusti. Gli spazi sono intesi come “aria vitale” dell’individuo.
  • Ritagliare i momenti di condivisione: decidere insieme lo spazio della giornata in cui concedersi tempo, può essere una cena, il momento del pranzo, la visione di un film insieme.

    Per le coppie distanti: 
  • Prima regola: Congelare ogni sorta di conflitto
    Per le coppie separate in questo momento è opportuno non rimuginare il passato, perchè non potersi vedere e risolvere quindi la questione vis a vis, porta a rancori e accumuli di rabbia. 
  • Non colpevolizzare l’altro: Evitiamo frasi del tipo “Tu hai detto … Tu hai fatto”, sostituendole con “Io mi sento…” Raccontiamoci imparando a cambiare la prospettiva dello stare insieme, raccontiamoci per conoscerci.
  • Condivisione: possiamo fare delle video-chiamate che accorciano le distanze, vedere delle serie tv nello stesso momento per poi discuterne, leggere un libro insieme e parlare dei temi, cenare insieme in video-chiamata, per rendere la vita di coppia il più normale possibile. 
    La condivisione nella coppia è fondamentale e rinforza il rapporto. Un buon dialogo è un ottimo inizio. 

    Consigli su come affrontare l’epidemia:
  • Seguire le informazioni da fonti attendibili, evitare le fake news, che creano ansia e smarrimento.
  • Strutturare la giornata in modo che la settimana sia una settimana lavorativa, quindi mettere la sveglia, lavarsi, truccarsi, vestirsi esattamente come se ci si appropinquasse al luogo di lavoro. Tenere il pigiama tutto il giorno allunga la percezione del tempo e ci si affatica più facilmente. Organizzare il tempo significa anche concedersi il riposo, per cui il fine settimana è dedicato al relax.
  • Gestire la fame: avere molto tempo a disposizione porta alla noia, che crea spazi vuoti spesso riempiti dalla corsa al frigorifero. Impariamo a controllare la fame e a regalarci solo piccoli sfizi all’ora dello snack, una volta al giorno. 
  • Tenere un diario. Questo consiglio è valido soprattutto per le persone ansiose. Permette di scaricare tensione e di allenare la mente all’operazione; è inoltre un valido modo per imparare a conoscerci meglio e più profondamente.

Gloria Bombarda @gloriabombarda

Gloria ci porta nel mondo dei libri insieme alla scrittrice Felicia Kingsley.
Per Gloria i libri sono come un biglietto gratis per fare il giro del mondo. Leggere permette di viaggiare con la fantasia senza limiti di spazio. In questo periodo sta leggendo “Un albero cresce a Brooklyn”, della scrittrice statunitense Betty Smith, una New York inizi ‘900 dove i piccoli negozianti, il macellaio di fiducia, il barbiere, le bancarelle, sono i luoghi abitudinari che creano l’atmosfera del romanzo.

E allora il consiglio è quello di essere positivi e leggere libri che aiutino a questa attitudine, un modo valido per concedersi distrazione e momenti di gioia.

E-book o cartaceo? 
Qui sta a voi, c’è il classicista che ama ancora sentire il profumo della carta e tastarne la ruvidezza tra le mani; avere il piacere di sottolineare le frasi che tornerà a leggere chissà quando nella vita, scrivere degli appunti a margine, collezionare pezzi della propria crescita intellettuale/culturale. 
In questo caso aiutiamo le piccole librerie, che in alcuni paesi fanno anche consegne a domicilio. 

Per gli spiriti innovativi, gli e-book sono un’ottima soluzione risparmio. Costano meno, non occupano spazio, e soprattutto sono soggetti a continue promozioni. 
Essere una booklover, ci confida Gloria, avvicina ai follower e crea un legame di credibilità e durevolezza.

Paola Bettinaglio @paola_bet 

Paola ha tenuto una diretta Instagram con Elisa Vianello, che si occupa di psicologia infantile e psicoterapia.
Il tema è la filmografia, in che modo influenzano le pellicole in questo momento di difficoltà e panico e i consigli sui film da vedere. 

NO: ai film che argomentano guerra e pandemie, rischiano solo di creare ansie e preoccupazioni. Tutte le informazioni che la nostra mente raccoglie durante la visione, le portiamo a letto con il rischio di creare disturbo al sonno. 
SI: alle commedie, ai film leggeri e a quelli che ci riportano all’infanzia. Italia 1 a questo proposito ha inserito nel palinsesto tutta la Saga di Harry Potter.

Consigli utili: l’App SimulWatch è la nuova applicazione che permette di trovare in modo semplice, all’interno di un sistema di ricerca avanzata, tutti i migliori film in streaming disponibili sulle principali piattaforme quali Netflix, Infinity, CHILI; Amazon Prime Video, iTunes, Rakuten, Google Movie. La cosa divertente è che gli utenti possono chattare tra di loro e commentare i film in diretta!

Andrea Dal Corso @andreadalcorso

Lo ricordiamo tutti nel ruolo di corteggiatore a Uomini e Donne, ma Andrea Dal Corso è anche uno spumantista, cioè colui che si occupa della produzione di vini spumanti. E la chiusura di ristoranti, e grandi catene alberghiere ha vanificato gli sforzi di aziende i cui prodotti vanno deteriorandosi, come per alcuni vini il cui consiglio è quello di berli entro breve tempo per mantenere gli standard di qualità e gusto. Per fortuna, ci confida Andrea, gli e-commerce stanno di contro, alzandosi in richiesta, come rivela Tannico, l’enoteca online di vini italiani più grande al mondo

E il made in Italy è l’altro tema su cui Andrea pone l’attenzione, consapevole di essere un portavoce digitale e di avere la possibilità, se non altro, di influenzare in maniere consapevole e utile le masse che lo seguono, i follower. 
Le aziende vinicole si stanno rendendo conto che il passaggio immediato dalla vendita usuale a quella alternativa, cade sui social network, la comunicazione diventa digitale, gli influencer diventano il mezzo per vendere, il tramite con cui comunicare un prodotto in maniera diversa e innovativa. 

Consigli: prediligete vini italiani, Lugana, Chiaretto, Prosecco… Mai come ora serve aiutare il nostro paese a una rinascita più florida. Inoltre non siamo secondi a nessuno in fatto di vini!

Dove acquistare: cortilia.it è il selezionatore dei migliori prodotti italiani dove poter far la spesa online, e dove trovare frutta, verdura, carni, pesce, pasta, uova, scelti da produttori amanti della natura e del nostro territorio. 

Anselmo Prestini @anselmoprestini_

Come vive uno studente ai tempi del Coronavirus? Come organizza la sua giornata in assenza delle lezioni in aula? Ci risponde Anselmo, 24 anni, studente all’ultimo anno di magistrale allo IULM. 

Se pensavate di trovare un allievo allo sbaraglio che festeggia l’assenza di esami vi sbagliavate: Anselmo è lo studente modello, studia come ogni mattina, ascolta la lezione dal pc dove dall’altra parte dello schermo si collega il professore, oltre ad altri 70 ragazzi che nel frattempo mangiano, giocano col gatto, fanno una partita alla PlayStation. Perchè perdere la concentrazione è un attimo, e a questo proposito viene in soccorso Carlo Merli, psicologo e psicoterapeuta che ci porta all’attenzione della “tecnica del pomodoro“, ovvero quell’oggetto che funge da timer in cui calcolare 20 minuti di totale concentrazione, per poi concedersi 5 minuti di pausa.
E’ un tecnica efficace inventata da Francesco Cirillo, sviluppatore di software e utlizzata da molti imprenditori di successo.

Federico Corvi @federicocorvi

Federico è una di quelle anime avventuriere e spericolate che scelgono lo sport come stile di vita. Federico è uno sciatore professionista del mondo freeride, quei matti che piroettano sulla neve ad altezze folli e una personalità simile non poteva che farci divertire con la sua creatività: infatti, non potendosi allenare nella sua palestra ed essendo costretto alla quarantena a Cortina d’Ampezzo, tra monti e vallate, Federico si è costruito una palestra con le sue mani. 

Attrezzi alla Flintstones, ciocchi di legno come pesi di un bilanciere uniti da una lunga trave, anch’essa di legno; corde fatte di spaghi con un sasso legato al centro che faccia da peso; bottiglie d’acqua per i bicipiti; allenamento su per le montagne trainando una carriola carica, Federico non si ferma e di diverte a creare con la fantasia. 
Federico Colli, tecnico federale di sci alpino e suo preparatore atletico, gli ricorda che alle porte lo aspettano le gare e che è importante mantenere la forza fisica.

Consigli: se non avete una palestra in casa, usate la fantasia e create pesi con i mezzi disponibili

Se avete uno spazio tipo un piazzale, fate dei segni con dello scotch a terra e allenatevi con scatti, percorsi e attività aerobica. Bastano 40 metri quadri. 

®Riproduzione riservata

“La casa delle belle addormentate”, il libro di Yasunari Kawabata

Eguchi è un sessantasettenne che sente la fine vicina, sente la tristezza della vecchiaia; spinto da un amico si reca in una casa particolare dov’è possibile dormire accanto a delle giovani ragazze sprofondate in un sonno indotto. 
Dapprima solo incuriosito, Eguchi tornerà alla casa una seconda volta invitato dalla signora di mezza età che gestisce il postribolo, e una terza volta spinto dal bisogno di calore umano che cerca nei corpi nudi e tiepidi distesi inermi e pronti per essere vegliati. Le sue visite sono atti di vojerismo, le ragazze ridotte a dei balocchi permettono ai clienti anziani (il genere di persone ammesse alla casa deve risultare innocuo, impotente, incapace di esprimere la propria virilità) di non subire il complesso di inferiorità del proprio decadimento.

Le scene descritte da Yasunari Kawabata sono claustrofobiche e morbose, i corpi delle giovani donne dormienti vengono passati allo scanner, ma la regola vuole che non debbano essere deflorate per alcuna ragione, regola che spinge il protagonista a pensieri di violenza più che d’eccitazione.

Le ragazze drogate da potenti sonniferi non si muovono, sono dei cadaveri che emanano leggeri respiri e che lasciano all’anziano il tempo di ripercorrere i ricordi di una sessualità e di una umanità viva e passata. Eguchi, a differenza degli altri clienti, è un uomo ancora in attività sessuale; steso accanto alle giovani ha il desiderio di sentire la loro voce, di sapere delle loro vite, ma rispetta le norme imposte dal luogo e, come da prassi, finisce col prendere la pillola bianca a disposizione dei signori per passare ad un sonno profondo e carico di sogni e impedire così ogni sorta di violenza nei confronti delle bambole di carne. 

In quella stramba casa le donne non possono essere trattate come donne, e gli uomini non possono adempiere al compito destinato agli uomini, e proprio quest’atmosfera rende il gioco ancora più intrigante ed esoterico. Le prostitute sono vergini impenetrabili, disponibili solo al tatto e all’olfatto, senso che Eguchi riscopre con grande intensità e che lo porta in lunghi viaggi spaziali, tra memoria e flussi di coscienza. Durante quelle notti, Eguchi si domanda che valore può avere un bel corpo per un vecchio ormai sessantasettenne, nel caso di una ragazza per una notte soltanto, che importa che sia intelligente o sciocca, colta o ignorante, se si riduce tutto ad un gioco che ha già il sapore della morte? 

Erotismo e morte si mescolano spesso nella letteratura di Kawabata, sono forse la stessa cosa, e la ricerca di calore umano, che Eguchi spera di ritrovare in quel bordello anomalo, sarà una rivelazione di assenza, di totale disumanità.

Il romanzo si conclude con una mano pronta a girare l’altra pagina, che troveremo vuota e con la parola “FINE”, lascia una sensazione di incompiutezza, come il desiderio trattenuto e messo a dormire. Il pessimismo di Kawabata si ammanta di così tanta poesia che rende quasi piacevole il dolore e il crogiolarsi nella disillusione.


®Riproduzione riservata

“Marie aspetta Marie”, il romanzo scandaloso di Madeleine Bourdouxhe

Marie è sposata, ama suo marito con l’amore di una trentenne che vive la vita con gioia e con l’intensità e la maturità di chi comprende profondamente lo spirito delle persone e delle cose. Lo ama con l’attaccamento materno e con la passione giovanile, lo ama con sensualità e dedizione, lo ama come amica e come amante. Marie non si risparmia per il suo grande amore, quello del “per sempre”, un amore che accetterà i segni del tempo che passa, le abitudini, la routine.
Durante una vacanza nel sud della Francia con Jean, suo marito, Marie e uno sconosciuto, un giovane abbronzato che sta sulla stessa spiaggia, si scambiano degli sguardi di intesa, sguardi che già nelle intenzioni scrivono il seguito delle loro storie. 


In piena libertà sessuale, Marie vive questa relazione clandestina senza sensi di colpa, senza rancori, senza duri colpi nella relazione col marito, che continua ad amare intensamente e fisicamente, con una presa di coscienza maggiore e con maggior sincerità nei confronti di se stessa. Perchè Marie scopre che non si può essere pienamente felici se non si segue la propria natura; mentendo a se stessi ci si nega, si rovesciano i rancori e i livori alle persone che ci stanno accanto e ci si disconnette dal presente e dal mondo. 

Niente sentimentalismi nella clandestinità di Marie e il ragazzo universitario che le regala qualche ora di gioia fisica e libera, che Marie accoglie con un sano egoismo; nessuna svenevolezza, solo dei momenti di piacere che la riportano in contatto con la parte più vera di sé, quella più femminile, più donna, più desiderabile.

La protagonista decide che l’infedeltà al marito Jean è la fedeltà alla Marie che cercava dal tempo in cui quell’amore gentile e abitudinario le stava lanciando un segnale di perdita. E’ una donna lontana dalle convenzioni sociali, ricordiamoci che il romanzo è stato scritto nel 1940, possiamo quindi immaginare lo scandalo che ne derivò. Marie ascolta solo la sua voce perchè è consapevole essere l’unica a poterle ridare la felicità che merita, lei che con maturità salda e ferma, soccorre una sorella che tenta il suicidio, e che accudirà per giorni ai piedi del suo letto. 

Impossibile additare la Marie di questo romanzo, che parla a infinite donne; qui il tema non sono le scelte morali o immorali, il tema è la libertà, la libertà di essere se stessi come unico mezzo per raggiungere una felicità piena e consapevole; il tema è la grande volontà e l’immensa voglia di vita di questa giovane ragazza, che ama le persone, le atmosfere, le cose. Marie è capace di un amore che avvolge ma non soffoca, di un amore rispettoso ma anche di amori passionali e fugaci, di amori silenziosi e solitari. Marie trova in quelle fughe con l’amante, la ragione agli amori maschili, che nella sua realtà domestica la deludono come l’uomo che, una volta spossato dall’amore fisico, si gira a dormire dall’altra parte. In questo gesto, che può essere sostituito da altre abitudini tendenzialmente maschili, la donna si ritrova bisognosa di attenzioni e gentilezze che l’uomo lascia sulla strada del passato, ai primi giorni di corteggiamento. Madeleine Bourdouxhe racconterà infatti nel romanzo, la prima volta con il ragazzo senza nome, che la prenderà ancora, subito dopo il primo amplesso, e descriverà la felicità esplosiva della protagonista che pensa “allora gli uomini non sono tutti uguali”, ritrovandosi stretta a quelle braccia estranee, anche la mattina seguente, con una gioia persistente. 

Marie è “la diversa”, diverse da tutte le altre, “non si riduce alla vita semplice, alla scelta di carte da parati o di copridivani”. Non ha un figlio, e se lo avesse, “lo amerebbe con tutta la sua carne e il suo cuore, ma non si rattrista né si rallegra di questa assenza”; certamente non lo considera l’unico scopo della sua esistenza. 

Il tradimento, scarno di ogni pregiudizio, regalerà a Marie “la libertà di scavare nel suo inconscio e di ricostruirlo con le multiformi possibilità che offre la passione erotica. L’aiuterà a resuscitare la gioventù perduta; amplierà gli orizzonti del suo mondo”. 

®Riproduzione riservata