Youth Babilonia: Giuseppe De Domenico

Voce calma, carattere introspettivo, fascino misterioso. Giuseppe De Domenico, classe 1993, originario di Ganzirri, una piccola frazione di Messina, mentre parla con noi si trova a Lipari, nelle isole Eolie, che tanto ama. Ma c’è stato un momento in cui ha rinnegato la sua sicilianità, per accorgersi presto che invece era ciò che lo differenziava. Con la passione da bambino per Kobe Bryant e un grande sogno nel cassetto, l’attore di Bang Bang Baby e ZeroZeroZero ci parla del suo ultimo personaggio, della sua carriera tra teatro, cinema e tv, e dei suoi progetti, senza tralasciare l’incontro con l’obiettivo di Davide Musto per la Fashion Issue Youth Babilonia, che gli ha permesso di «riscoprire una parte espressiva di sé che non trova altrove la possibilità di esprimersi». 

Hai interpretato il ruolo di Rocco Cosentino in Bang Bang Baby, serie di successo di Prime Video del 2022 ambientata negli anni ‘80. Puoi raccontarci di questa esperienza e del tuo personaggio? 

Sono stato molto contento di interpretare questo ruolo che mi ha dato l’opportunità di divertirmi all’interno di un progetto ambizioso. Venendo da ZeroZeroZero (miniserie televisiva del 2020 creata da Stefano Sollima e tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, in cui De Domenico interpreta il nipote di un boss della ’ndrangheta, ndr), avevo bisogno di fare un’esperienza nuova, che toccasse delle corde diverse, più leggera, più istintiva e meno razionale. Rocco è una persona istintiva: tanto corpo e poca testa, se dovessimo riassumerlo.

Nel cast di Bang Bang Baby troviamo attori affermati, tra i quali Adriano Giannini, Antonio Gerardi, Lucia Mascino, Dora Romano e Carmelo Giordano, accanto a talenti emergenti, come Arianna Becheroni, la protagonista della serie. Come è stato recitare all’interno di questo gruppo?

Con quelli della mia generazione, come Arianna e Pietro (Arianna Becheroni interpreta il personaggio della protagonista, Alice Barone, mentre Pietro Paschini ricopre il ruolo di Jimbo, migliore amico della prima, ndr), si è creato un legame forte, come all’interno di una compagnia di amici: ci supportavamo a vicenda. Mentre con i grandi, è stato stupendo vedere la loro umiltà e la loro disponibilità a raccontare e supportarci attraverso la loro esperienza. Il gruppo che si è creato era magico, caratterizzato da un grandissimo senso di unione trasversale tra le varie generazioni. 

Rocco Cosentino è un ragazzo bello e affascinante, picciotto di fiducia della famiglia Barone la cui personalità nel corso degli episodi evolve, rivelando aspetti inediti. Cosa ci hai messo di tuo nel personaggio che hai interpretato e come lo hai costruito?

Da una parte, era importante per me che venisse meno l’immagine di un personaggio stereotipato. Avevo voglia di trovare all’interno di quel ragazzotto di bell’aspetto, che fa tutto quello che gli viene detto e che si diverte a fare il cattivo, un accenno di dolcezza. Secondo me, questo bilanciamento lo rende molto umano. Ho cercato di essere credibile sia quando Rocco fa il belloccio con la pistola in mano, sia quando si denuda e si mostra ad Alice in tutta la sua delicatezza e rivela il suo dispiacere nel perdere quella possibilità. Infatti, lui cambia in virtù dell’amore che sente nei confronti della protagonista. L’immagine che volevo emergesse era quella di una persona che è nata ed è sempre rimasta bloccata all’interno di meccanismi sbagliati, quelli della mafia, ma che riesce, attraverso l’amore, a trovare un minimo di redenzione personale.

Dall’altra, sia in fase di provino che di costruzione del personaggio, mi sono ricordato di un compagno di liceo, dal quale ho preso spunto per costruire il modo di parlare e di muoversi di Rocco. Dopo aver visto gli episodi, tra i miei compagni storici del liceo sono emersi paragoni tra me e Gianluca, il mio amico a cui mi sono fortemente ispirato per tirare fuori un Rocco Cosentino che mi appartenesse.

Come ti sei avvicinato al mondo del cinema e quando hai capito che quella era la tua strada?

Ho iniziato per amore del teatro. Quando a 19 anni sono andato via di casa per fare l’attore di teatro, non avevo una pianificazione a lungo termine. Fu la mia insegnante storica di Genova a suggerirmi di provare a fare televisione. Lì per lì mi sembrò quasi un fallimento, perché il mondo del teatro è sempre molto affascinante, mentre la televisione la si considera quasi come un passo indietro, come dire: “non sono abbastanza bravo per fare teatro”. Invece, lei aveva scorto in me una volontà di ricerca di una verità costante che attraverso la telecamera riusciva ad emergere meglio, rispetto a quanto accade sul palcoscenico. Con il tempo e l’esperienza, ho capito quindi che la necessità di fare l’attore derivava non solo da una mia esigenza di essere visto e riconosciuto, ovvero di un’affermazione personale mossa dall’ambizione, ma da una necessità di sentire e legittimare i miei sentimenti. 

Sei nato a Messina dove sei rimasto fino a 19 anni. Puoi raccontarci qualcosa della tua infanzia in Sicilia e del tuo rapporto con la tua terra d’origine?

Da bambino mi dicevano che ero discolo, dispettoso. Amavo giocare a basket e pensavo che quella potesse diventare la mia professione in futuro. Il mio idolo era Kobe Bryant, avevo i suoi poster attaccati per tutta la stanza. 

Fino a 19 anni sono cresciuto in Sicilia, in un piccolo paese, dove regna quel legame popolare e di rispetto fra tutti, dove incontri una persona per strada e la saluti anche se non la conosci. Queste sono piccole cose che mantengo tutt’ora. 

Ciò che ti rimane addosso della Sicilia è un grandissimo senso di ospitalità e di cortesia. Anche oggi invito spesso a casa i miei colleghi che vengono a Roma, cucino e riservo loro attenzioni e cortesie da vero oste siciliano. Ci fu un periodo in cui volevo rinnegare tutto questo, per stupidità, per sentirmi più continentale, più internazionale. Mi comportavo come pensavo fosse giusto nell’ambiente dello show business, della moda, ma poi mi sono accorto che stavo sbagliando. Perché la cosa che mi avrebbe differenziato da tutti gli altri era proprio il fatto di mantenere le mie origini e non di rinnegarle per inseguire un modello generico e standard. 

Dal cinema alla moda. Hai posato davanti all’obiettivo di Davide Musto per la Fashion Issue di MANINTOWN, Youth Babilonia. Cosa ha rappresentato per te questa avventura in campo moda e cosa ne pensi delle immagini del servizio di cui sei protagonista?

Per quanto senta il mondo della moda lontano dal mio background, mi sono accorto con Davide, durante lo shooting, che quello che facevo spontaneamente lui lo riconosceva esattamente come ciò che voleva vedere. Per me è stata quindi, un’esperienza stupenda perché è come se avessi, grazie a voi, riscoperto una parte espressiva di me che non trova altrove la possibilità di esprimersi. È stata anche una conferma di quanto mi affascini e mi diverta esplorare questa estetica. Spero che si sia trattato solo del primo di tanti servizi, perché in queste foto sono venuti fuori tantissimi personaggi. Davide è riuscito in poco tempo a tirare fuori tanti estremi.

Progetti per il futuro?

Due in sospeso. Uno spero di poterlo comunicare al più presto. E poi siamo in attesa che ci confermino la seconda stagione di Bang Bang Baby.

Un tuo sogno professionale?

Mi piacerebbe riuscire a produrre una serie tv ambientata totalmente in Sicilia. La vorrei realizzare da produttore e non necessariamente da attore. In questo momento infatti, sono circondato da persone con talento straordinario: scrittori, fotografi, video maker ecc…, ai quali manca però un collante e io, sempre per quella mio indole siciliana di creare ambienti ed essere disponibile, mi sono accorto nel tempo, che riesco a mettere insieme gruppi di persone e a far fare loro delle cose. Il mio sogno più grande sarebbe quello di vederli soddisfatti di aver creato qualcosa tutti insieme. Per il nostro futuro c’è bisogno di collettività, siamo troppi individui con troppi egocentrismi.

Total look Trussardi

“Tutto è già stato di qualcun altro” è la frase in bio del tuo account Instagram. Cosa significa per te e in che modo ti rappresenta?

È un reminder che mi sono fatto recentemente dopo alcune riflessioni legate al materialismo. Nella nostra società occidentale siamo spinti all’accumulo, al successo, alla proprietà, a un qualcosa che, se ci pensi, già qualcun altro ha avuto, già qualcun altro ha posseduto. E anche se diventassimo padroni del mondo, nel momento in cui moriremo quelle cose saranno di qualcun altro. È un effetto domino. Qualsiasi cosa che è tridimensionale è già stata di qualcun altro e sarà ancora di qualcun altro. Si tratta quindi di un reminder di distacco da desideri prettamente materialistici per ricordarsi di quanto la scienza stessa ci dice, ovvero che la realtà è composta da più di tre dimensioni, con l’obiettivo magari di aspirare a concepire delle nuove dimensioni. Questa sarebbe la cosa più saggia da fare, piuttosto che continuare a pretendere, possedere.

Giuseppe De Domenico passa senza colpo ferire dai set alle collezioni più avant-garde della nuova stagione. Nell’editoriale per l’ultimo numero di MANINTOWN, Youth Babilonia issue, l’attore sfoggia infatti total look griffati Marni, Fendi e McQueen, oltre alle creazioni edgy del duo creativo alla guida di Trussardi, Serhat Isik e Benjamin A. Huseby.

Credits

Talent Giuseppe De Domenico

Photographer Davide Musto

Stylist Other Agency

Photographer assistant Valentina Ciampaglia

Make-up Flavio Santillo @Makingbeautymanagement

Maison Margiela x Reebok, la collab di sneakers più attesa del 2022

Maison Margiela x Reebok, l’attesa collezione di sneakers è arrivata.

Cinque modelli, di cui le Classic Leather Memory Of e Club C Memory Of: ovvero le nuovissime scarpe da ginnastica concepite attraverso un continuo dialogo creativo tra le griffe più apprezzate dalla new generation. Il colosso americano della moda sportswear, Reebok, incontra il glam dell’Haute Couture parigina per una collezione di sneakers dall’estetica fortissima. John Galliano interpreta una serie di classici Reebok attraverso il concetto distintivo di Maison Margiela che si sviluppa attraverso il dogma della decostruzione.

I codici illusori e spesso figurativi della pratica creativa della maison si applicano ai tradizionali modelli di sneakers firmate Reebok; la tecnica mette la nostra percezione visiva per calzature che rimodellano lo stile dedicato alla moda di strada.

Diventa visibile una fodera in feltro normalmente nascosta alla vista, portando in primo piano la costruzione autentica della sneaker. Allo stesso modo, la scarpa è stata spogliata del suo tallone protettivo per svelare alcuni dettagli in essa nascosti.

Attraverso la tecnica del decortiqué – il termine utilizzato da Maison Margiela che indica il taglio di un capo per rivelare la struttura che lo tiene insieme – la parte superiore della linguetta del tallone appare sbucciata.

La Classic Leather Memory Of è realizzata in pelle premium e presenta suola in EVA; la Club C Memory Of presenta ogni elemento in pelle premium decostruita, con alcuni segni tracciati dall’artigiano calzolaio messi in evidenza. Il logo Reebok è tagliato a metà e fuso con quello della Maison Margiela.

Le Maison Margiela x Reebok Classic Leather Memory Of e Club C Memory Of saranno disponibili dal 25 marzo in selezionati negozi Maison Margiela e su maisonmargiela.com e reebok.com, con un prezzo consigliato al pubblico di € 350.

Thayna Soares: l’eleganza brasiliana nell’alta moda

Manintown incontra sul set Thayna Soares, modella brasiliana di haute couture diventata icona social apprezzata in tutto il mondo.



La tua attitude felina e l’innata eleganza ci svelano che sei una modella di haute couture. Quando hai iniziato la tua carriera e quali sono stati i designer con cui hai collaborato?

Ho iniziato la mia carriera a Parigi lavorando per brand come Hermés, Cartier e Givenchy. La mia prima sfilata Haute Couture è stata per Armani Privé, un cliente per il quale continuo a lavorare ogni stagione. All’inizio della mia carriera in Brasile, sentivo molta pressione nel dovermi adattare al mercato della moda. La corsa nel sembrare più giovane e più mainstream. Per fortuna mantenere la mia veridicità e l’eleganza nel modo di pormi professionalmente hanno portato i loro frutti.



Sfogliando l’album dei ricordi, descrivici i migliori momenti della tua carriera.

Mi considero una persona molto curiosa e sempre aperta a nuove scoperte ed esperienze. Ciò che ho sempre amato della mia carriera è l’opportunità di viaggiare grazie alle fashion week. 

Inoltre, l’interazione con altre modelle internazionali ed il confronto con i designer ha sempre generato forti emozioni. Momenti come il Festival della moda africana e le sfilate in Arabia Saudita mi hanno fatto entrare in contatto con culture totalmente diverse dalla mia, scoprendo novità culinarie e altre lingue, nonché modi diversi di vedere il mondo. È difficile elencare i momenti più importanti della mia carriera in quanto il susseguirsi di essi hanno dato vita alla professionista che sono diventata.

Sicuramente posso parlare di momenti memorabili come la mia prima settimana della moda a Parigi dove sono stata selezionata esclusivamente per rappresentare il marchio Issey Miyake. Oppure la mia prima passerella di Haute Couture per Giorgio Armani, il sogno di una vita, la campagna di Azzedina Alaia e le presentazioni di Alta Gioielleria per Cartier.

Ogni momento della quotidianità di una modella è importante così come gli step che si susseguono per raggiungere i risultati.



Da icona di stile anche sui social quali sono i must haves del tuo guardaroba estivo?

Nel mio guardaroba non mancano assolutamente i bikini. Vengo da una città brasiliana sul mare dove ho trascorso la maggior parte della mia vita indossando solo un bikini. Sono veramente ossessionata da questo indumento in tutte le sue fogge. 

Ogni bikini che si rispetti deve essere accompagnato da un bel paio di occhiali da sole e da caftani in tessuti leggerissimi. I miei materiali preferiti sono il lino e la paglia che reputo elegantemente versatili per la bella stagione.



E che dire della tua beauty routine? Raccontaci i segreti per la cura della pelle.

Ho iniziato a fare modelling a 27 anni, l’età in cui la maggior parte delle modelle si ritirano dalla carriera e prendermi cura della mia pelle mi ha aiutato molto. Non mi ripeto mai abbastanza quando dico che è sempre il momento di prendersi cura della propria pelle, e il segreto sta nella detersione e nell’idratazione.  Sono sempre truccata durante il lavoro e gli eventi motivo per il quale cerco di lavare il viso con acqua corrente e idratare con una crema specifica ogni volta che posso. La qualità dei prodotti che uso è fondamentale, meglio se anti aging. Il tutto viene completato da un’alimentazione molto sana e dal bere molta acqua.






Photographer Stefano Guindani

Photographer assistant Lorenzo Baroncelli

Videodirector Federico Gariboldi

Alessia Caliendo’s assistant Andrea Seghesio

Mua Roberto Meloni per Nars

Location Hotel Gallia Milano

Stazione Centrale Milano

Backstage photographer Lorenzo Curcetti

Andante nostalgia: il Vaderetro nello zeitgeist della moda

Un passo indietro per fare spazio al duo che si autoproclama come l’araba fenice della moda italiana. Finalista del Who’s on Next 2020,  Vaderetro è una mappatura dell’antropologia umana focalizzata sull’analisi delle contaminazioni che giungono dagli usi e costumi territoriali.  Hanna Marine Boyere e Antonio D’Andrea da cittadini del mondo, dopo aver calcato il Regno Unito, la Francia, il Marocco e il Chile, approdano al 50% delle proprie radici per dar vita ad una «bonne aventure» con l’intento di valorizzare il know how e la sartorialità Made in Italy.

La proattività culturale che vi contraddistingue , per il prossimo Autunno/Inverno, lascia fluire le proprie idee partendo dalla collaborazione con un pittore italiano,  Golia, che realizza un esclusivo dipinto olio su tela “one of”. L’opera d’arte, d’ispirazione macchiaiola, “Ho visto degli zingari felici”, diventa l’essenza della collezione il cui racconto è nelle vostre mani lette dalla cartomante che ne predice il futuro.

Siamo profondamente convinti delle contaminazioni generate dalle sinergie più variegate. Non amiamo le speculazioni e le visioni finalizzate unicamente al lato commerciale di un prodotto moda.  



Non solo arte figurativa per un lavoro che possiamo definire etno-antropologico. Il prodotto creativo che ne deriva è ispirato a uno dei gruppi minoritari più noti in Europa: il popolo Roma. Come siete entrati nella sua identità, nata dalle contaminazioni morali, religiose e artistiche attinte dai paesi che gli hanno fatto da “genitori adottivi”?

Un brand è sostenibile e etico quando si approccia anche alle tematiche inerenti le minoranze mettendone in luce aspetti mai emersi sinora. Abbiamo trovato la bellezza nel gruppo “Roma” che in molti paesi non è ben visto. Ghettizzato e stigmatizzato seppur con forti componenti culturali. Ne abbiamo ricreato l’immaginario puntando i riflettori sui fenomeni migratori che da sempre accompagnano l’umanità.

Avete recentemente introdotto una capsule permanente  “Vade-recycle” dedicata interamente a capi realizzati con tessuti e accessori vintage dead stock. In un mondo che si muove sempre più verso l’up cycle in cosa si differenzia la vostra proposta?

L’immergerci negli stock è una delle nostre più grandi passioni, non solo tessuti ma anche merceria e rifiniture. Questo imprinting deriva dal nostro viaggio in Marocco, dal Suq a Forcella, da Napoli a Londra. La scoperta degli archivi e del passato è il concept stesso di VadeRetro. Far riemergere e ridar vita a ciò che è stato.



La filosofia che vi appartiene decanta la fluidità di genere e l’ aesthetic nostalgia e l’eclettismo per il quale si contraddistingue è stato già apprezzato da alcune celebrity. Vaderetro a Sanremo i vostri look sono stati scelti per Fulminacci detenendo il primato di un’ascesa in tempi record. Come proiettate le vostre collaborazioni con il mondo dello spettacolo?

Diamo sempre un forte valore ai placement allineati con la nostra vision, motivo per il quale i testimonial VadeRetro devono sempre trasmetterne il messaggio senza snaturarlo. Di sicuro le nostre scelte saranno sempre oculate e trainate verso l’emozionalità generata dalle stesse.



Avete recentemente affermato che il vostro sogno sarebbe quello di riuscire ad affermarvi non solo come brand di abbigliamento, ma come un vero e proprio movimento culturale, avendo la possibilità di lavorare con enti e associazioni che lottano per cause che vi appartengono. Avete già attivato sinergie in tal senso?

I valori etici di Vade Retro partono innanzitutto da un processo produttivo trasparente, dando in primis risalto all’elemento umano e alla manodopera. Ne deriveranno sicuramente altre tematiche e non vediamo l’ora di diventarne portavoci.

Photographer: Carmine Romano

“THE ALBUM”, DIARIO DI VIAGGIO DI MYTHERESA

MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativiUn diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 


MYTHERESA, il rivenditore online di lusso, lancia “The Album”, il libro dei sogni con i designer più rappresentativi
Un diario di viaggio che ci porta nelle case dei designer più noti, l’incontro ravvicinato con una moda più vera e più forte. 

Si dice “Non tutto il male viene per nuocere” e forse questa maledetta pandemia ci ha fatto scendere un po’ tutti dal piedistallo. Ci ha umanizzati, ci ha fatto capire che la vita è un soffio, oggi la abitiamo e domani chissà; ci ha uniti nonostante le distanze, ci ha fatto riscoprire i veri affetti e i nostri più sinceri bisogni. E allora forse ricorderemo questo momento di vita come un dono prezioso, per chi ce l’ha fatta, per chi è riuscito a cambiare e per chi ha finalmente dato un senso alla propria esistenza. 

E’ l’impegno e l’attitudine che ha messo anche Mytheresa, il rivenditore online di lusso, realizzando un libro in cui anche le star scendono a noi dal cielo, si mettono in cucina e impastano anche loro, come hanno fatto Donatella Versace, Silvia Fendi, Gabriela Hearst, Olivier Rousteing, Lucie & Luke Meier. Ma sempre con grande eleganza, rivisitando i loro piatti preferiti grazie allo chef tristellato Pascal Barbot.

In “The Album” di Mytheresa vediamo i designer giocare con le loro famiglie negli spazi delle loro case, dove il motto è less is more, complice questa voglia di ritorno alla semplicità, all’unicità delle cose. Anche loro sognano di poter viaggiare presto, per tornare ai voli ispirazionali, alle scoperte di nuove culture, che sono poi il frutto delle grandi collezioni che raccoglie Mytheresa. 

Della sua Trivero, Alessandro Sartori evoca i paesaggi e omaggia le montagne, le valli, la campagna che hanno contrassegnato la visione del suo lavoro per Ermenegildo Zegna, di cui è direttore artistico. 

The Album” rimane un libro di grande stile, che racconta la moda nel modo più poetico e con una forza forse più profonda, cercando di mettere in luce il lavoro dei designer nonostante i limiti e le difficoltà del fashion world. I saggi che accompagnano queste meravigliose immagini sono degli scrittori Michael Hainey, Gabrielle Hamilton, Lola Ogunnaike e Carvel Wallace; le modelle dei paesaggi mozzafiato di Agave e Portogallo sono Marthe Achilles, Joaquim Arnell e Gloria Brefo. 

Diari di viaggio dove gli accessori di moda si mimetizzano come camaleonti, diventano un tutt’uno con la natura, si adeguano, come fa l’uomo per la sopravvivenza. 

E’ un viaggio intorno al mondo che racconta i più grandi rappresentanti di Mytheresa, una moda di lusso, con un cuore grande.

Il quinto numero di “The Album” con tema “Dream” uscirà oggi 16 aprile e sarà distribuito esclusivamente ai più stretti sostenitori di Mytheresa.

Regalare una borsa: con Liu Jo vai a colpo sicuro

Regalare una borsa elegante e di ottima fattura è nella maggior parte dei casi una delle scelte migliori. Se si conoscono i gusti della persona che deve ricevere il dono diventa ovviamente tutto più semplice, ma anche in caso contrario è possibile propendere per questo accessorio andando su modelli più tradizionali. Si tratta infatti di un tipo di regalo che piace praticamente a tutte perché concilia la bellezza con la classe. Quando si parla di borse eleganti, glamour e raffinate viene subito in mente una marca che sa distinguersi dalle altre: Liu Jo.

Perché scegliere Liu Jo?

Il marchio Liu Jo da tanti anni è sinonimo di eleganza e design completamente made in Italy.
Da sempre un marchio per donne con personalità e femminilità, è in grado di soddisfare tutte le richieste da parte della clientela, che sia una giovane teenager in cerca di un outfit cool o una donna adulta che vuole essere impeccabile a lavoro. La professionalità e affidabilità di questo brand ha fatto in modo che nel corso del tempo venisse riconosciuto come uno dei migliori marchi in commercio. Le diverse tipologie di stile ne hanno fatto un sinonimo di versatilità: Liu Jo ama dare di sé un’immagine di varietà di prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche.

Come scegliere la borsa Liu Jo più adatta?

Come si può vedere anche dai diversi modelli presenti negli store online, le borse Liu Jo, in tutte le loro varianti, rispecchiano fedelmente lo stile che i fondatori hanno voluto infondere al marchio. La borsa Liu Jo è creata per le donne che cercano uno stile che enfatizzi la loro bellezza. Gli stilisti hanno da sempre creato per il marchio una borsa accattivante che sappia coniugare le tendenze della moda e la qualità della manifattura. Infatti si è sempre cercato di non sottovalutare l’aspetto della materia prima: fin dall’inizio la mission dell’azienda è stata una ricerca dei dettagli quasi maniacale. Una borsa Liu Jo è frutto del lavoro meticoloso dell’artigianato italiano che da sempre è sinonimo di eleganza, classe e personalità. 

Fare shopping può rappresentare un momento di svago e scegliere un buon prodotto può regalare spensieratezza e serenità. Donare una borsa, o un qualunque altro prodotto di moda, è un buon modo per far felice qualcuno e, al contempo, divertirsi nello sceglierla.

ARTE PER LA MODA: LE NUOVE COLABS

Nuova stagione, nuova collaborazione. La prima che vogliamo evidenziare è proprio quella di LACOSTE,  che recentemente ha fatto squadra con l’icona pop e artista Keith Haring. È stata fatta un’accurata rassegna delle opere di Keith, dalle più famose a quelle meno conosciute, per poi selezionarne alcune da riprodurre sui capi di questa collezione speciale composta da capi sia per adulti che per bambini. In linea con il trend che vede un ritorno agli Anni 80 nella moda, il brand ha puntato su molte opere street art dell’artista americano realizzate proprio in quegli anni con lo stile che continua a contraddistinguere i suoi lavori.

A comporre la linea Keith Haring x LACOSTE ci sono le iconiche polo, t-shirt, felpe, costumi da bagno ma anche orologi (per i più giovani) e altri capi. Le stampe sono state messe sia in bella vista e con colorazioni vivaci, come sulle t-shirt, sia in alcuni dettagli che rendono unici i pezzi della collezione senza eccedere nelle stampe, riprodotte ad esempio solo sul retro delle sneakers piuttosto che sul colletto delle polo. Una collezione che LACOSTE ha fortemente voluto per rendere omaggio a Keith, al suo spirito libero e alla sua arte fuori dagli schemi.

 

Un altro marchio di tendenza che non è nuovo in fatto di collaborazioni è Supreme. Per il connubio moda-arte ha collaborato con il duo Gilbert & George presentando una capsule collection già disponibile negli store. Gilbert & George, artisti tra i più influenti nel settore dell’arte contemporanea, hanno messo a disposizione il proprio talento per realizzare una serie di hoodie, t-shirt e skateboard in edizione limitata per il brand americano. Un totale di 27 pezzi intitolati “1984 Pictures”.

Restando sempre nel campo dell’arte, un nome che sta risuonando nel fashion system è quello di Sterling Ruby. In questo caso non si tratta di una collaborazione perché il poliedrico artista americano dopo essersi occupato di pittura, di scultura e di fotografia ha deciso di lanciare una vera e propria linea di moda. Il brand da lui fondato e che lo vedrà in veste di direttore creativo si chiama S.R. STUDIO. LA. CA. e sarà presentato durante la prossima edizione del Pitti Uomo in programma a giugno 2019. L’evento, ormai appuntamento fisso per i protagonisti del settore moda maschile, ha scelto Sterling Ruby come Special Guest offrendogli così una vetrina importante per il suo debutto come fashion designer e per la presentazione al pubblico della sua linea ready-to-wear.

 

 

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080 BARCELONA FASHION

Siamo stati alla 23esima edizione di 080 Barcelona Fashion, che in questi giorni si sta svolgendo all’interno dell’edificio Modernista di Sant Pau nel capoluogo spagnolo. L’ appuntamento, volto a promuovere la creatività e il settore moda a livello internazionale ci ha mostrato le collezioni di diversi designer maschili e femminili tra nomi noti e stilisti emergenti. Vediamo la nostra selezione di brand da scoprire.

 

Il brand sudafricano  CHULAAP, omaggia la diversità del panorama africano attraverso le sue stampe grafiche dai colori sgargianti. CHULAAP inoltre è stato selezionato da HighSnobiety tra i primi 5 brand africani di spicco. Ha infine ricevuto il premio come best menswear collection al Durban Fashion Fair.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

UMIT BENAN, designer turco-libanese  è uno tra i nomi internazionali di questa edizione. Benan vanta già una carriera nella moda, tra le sue ultime esperienze, la direzione creativa di Trussardi. La collezione si concentra su abiti veri, destinati a essere indossati da uomini reali, l’obiettivo di Umit è sempre quello di trasmettere un messaggio più ampio, che è inesorabilmente collegato al mondo in cui vive e alle cose che lo riguardano. La componente religiosa è senz’altro presente nella collezione che ci mostra giacche di pelle, caftani, e abiti sartoriali pensati per la figura e le esigenze di stile dell’uomo musulmano.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

Il tedesco Javier Girón o meglio noto com JNORIG presenta un marchio di abbigliamento maschile di fascia alta definito da questi principi: urban-chic, eclettico e principalmente acromatico con attenzione alla selezione del tessuto. Al centro di JNORIG c’è un modello molto preciso sviluppato con cura per ogni capo. La sua collezione si rivolge ad un uomo giovane e innovativo che vuole osare con il proprio stile. Gioca con simmetrie, silhouette minimali e linee dritte.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

KILLING WEEKEND mira a comunicare attraverso la moda uno stile di vita basato sull’essere se stessi, lottando per ciò in cui si crede e vivendo la vita in maniera spontanea. La proposta è semplice e confortevole, collezioni senza tempo in lotti limitati. Scommette su un prodotto di qualità realizzato in collaborazione con aziende locali.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

 

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Man in Italy: Il musical a cavallo tra moda e bellezza Italiana.

Danza, moda, musica e italianità, il nuovo spettacolo teatrale scritto e diretto da Alfonso Lambo “Man in Italy” in scena al teatro Ciak, è questo e molto di più.
Il musical nasce dalla volontà di voler raccontare la bellezza italiana attraverso il suo aspetto più caratterizzante: La moda, e vanta la partecipazione di nomi del mondo dello spettacolo come Iva Zanicchi, Alex Belli, Bianca Atzei, e Jonathan Kashanian.
La maison “Man in Italy” diretta dalla cinica Norma (Iva Zanicchi) è pronta ad affrontare nuove sfide grazie all’arrivo della creativa Emma (Beatrice Baldaccini), colei che sconvolgerà la vita di Alex (Alex Belli).
Nel mentre il testimonial Samuel (Daniel Balconi) si innamora di Sara (Bianca Atzei) la figlia dell’irriverente direttrice, a far da cornice alla storia ci saranno una serie di teatrali fashion show a metà tra sfilate e concerti e il corpo di ballo “Angels” che interpreterà le coreografie di Bill Goodson.
Moda e vita di tutti i giorni convivono all’unisono in questo particolare progetto ispirato dal celebre romanzo di Lauren Weisberger “Il diavolo veste Prada” dal quale è stato tratto il celebre film del 2006 con Meryl Streep, Stanley Tucci e Anne Hathaway, l’impianto scenico vedrà l’utilizzo di un’enorme passerella mentre la colonna sonora è un sentito omaggio alle più celebri hit degli anni ottanta.
Dopo Dirty Dancing, Fame, The Body Guard e West Side Story, la Wizard Production propone un nuovo contenuto accattivante e originale, un vero inno alle passerelle, all’italianità e ai sfavillanti anni ottanta, in replica al teatro Ciak di Milano fino al 20 gennaio.

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La London Fashion Week Men’s pone l’accento su giovani talenti e fluidità di genere

Ai nastri di partenza la tredicesima edizione della London Fashion Week Men’s. La Settimana della Moda britannica dell’abbigliamento maschile si svolge in realtà in una finestra di tre giorni pieni, da sabato 5 gennaio a lunedì 7 gennaio, presentando 42 show, 4 in meno rispetto al calendario di giugno 2018. La LFWM si contraddistingue anche in questa sessione per l’attenzione riservata ai giovani talenti del menswear, alla fluidità tra i generi sessuali e ad un’inesauribile voglia di sperimentazione. Le sfilate scattano sabato mattina con Art School, i cui fondatori, Eden Loweth e Tom Barratt, credono nelle identità di genere non binarie, realizzando collezioni che celebrano lo stile queer e si rivolgono a persone trans-identified. La giornata terminerà con il finalista del ‘Prix LVMH’ Charles Jeffrey con la sua etichetta Loverboy, la cui sfilata della scorsa stagione ha combinato diverse fantasie LGBTQ, fra teatro Noh, samurai trasgressivi e alcune macchine da cucire di cartapesta indossate come cappelli, ma anche nightclubbing vecchia maniera e riferimenti alle drag queen. E ancora la label Blindness della coppia coreana Kyu Yong Shin e Ji Sun Park, con sede a Seoul, le cui collezioni per uomini e donne cercano di eliminare le frontiere tra i sessi.

Londra ha sempre avuto come obiettivo principale la scoperta di nuovi talenti e monitora continuamente il processo di maturazione delle nuove scoperte del settore. Fra queste promettenti facce nuove o alle prime armi, appaiono in cartellone Feng Chen Wang, altro finalista del ‘Prix LVMH’, con i suoi capispalla concettuali, Paria Farzaneh, stilista britannica nata nel Devon da genitori iraniani, Delada, il marchio unisex intriso di tipica nostalgia russa della designer Lada Komarova. Da visionare anche le proposte del giapponese Arashi Yanagawa, che si approccia in modo insolito alla sartoria tradizionale con il suo brand John Lawrence Sullivan (così chiamato dal nome di un famoso pugile irlandese-americano), ma anche quelle di Khalid Al Qasimi, che vive a Londra e mixa influenze mediorientali (lo stilista è degli Emirati) allo utility streetwear londinese.

Se si parla di attenzione portata alla giovane creazione, è tradizionalmente importante durante la LFWM lo spazio Fashion East, proposto come sempre con la formula della sfilata congiunta di tre nuovi talenti. In questa stagione (domenica 6 gennaio alle 19) i suoi protagonisti saranno Mowalola, dell’anglo-nigeriana Mowalola Ogunlesi, laureatasi alla Central Saint Martin’s, Stefan Cooke, noto per le sue particolarissime tecniche tessili, e la dublinese Robyn Lynch, che vanta un Master della University of Westminster.

Il défilé più atteso dagli addetti ai lavori sarà però quello di del marchio londinese A-Cold-Wall, fondato da Samuel Ross, originario di Brixton, ex assistente di Virgil Abloh e anche lui finalista del ‘Prix LVMH’. Tutti gli esperti lo considerano la next big thing dell’abbigliamento maschile, destinata a grandi cose. Il suo marchio miscela in modo sofisticato sportswear tecnico, dettagli concettuali, vestiti della working class e volumi smart.

Ma sarà da vedere anche la sfilata di Cottweiler, il marchio inglese di sportswear di ricerca molto cool dei designer Ben Cottrell e Matthew Dainty, anche loro finalisti del ‘Prix LVMH’, nel 2016, e vincitori del ‘Woolmark Prize’ nel 2017. Pochi giorni dopo, Cottweiler tornerà a partecipare al Pitti Uomo, grazie ad una collaborazione con Allegri per la realizzazione di una capsule collection di 10 impermeabili.

La maggioranza degli stilisti che partecipano alla LFWM vivono o hanno la sede a Londra, ma la metropoli britannica ha attirato anche grandi nomi internazionali, come l’italiano Iceberg, storico specialista della maglieria, alla seconda sfilata nel calendario britannico.

Non mancheranno comunque le sfilate di linee sartoriali moderne, da E. Tautz a Oliver Spencer, a Wales Bonner, Stefan Cooke e Kent & Curwen. Quest’ultimo è il marchio diretto da David Beckham, che è il testimonial ufficiale di questa London Fashion Week Men’s. Da non perdere, infine, le sfilate di etichette heritage classiche come Barbour e Belstaff (lunedì 7, rispettivamente alle 11:30 e alle 13:30). Di seguito LA GALLERY STREETSTYLE DALLA LONDON FASHION WEEK.

 

Ph: Andrew Barber

 

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LA MODA ENTRA IN SCENA ALLA GALLERIA CAMPARI

Tanti marchi italiani, nel tempo, hanno intrecciato il proprio business con la moda. Marchi il cui core è completamente diverso, ma che hanno ritrovato nell’universo del costume un’anima affine.
E’ il caso di Galleria Campari, chepresenta la mostra Storie di Moda. Campari e lo stile. Il nuovo progetto espositivo, aperto al pubblico da oggi, venerdì 5 ottobre 2018, a sabato 9 marzo 2019, dedicato all’esplorazione di una delle anime che compongono l’universo Campari: la profonda relazione tra il marchio e il mondo della moda, intesa come espressione di arte e costume.

Franz Marangolo, Bitter Campari, anni 60, © Galleria Campari
Franz Marangolo, Bitter Campari, anni 60, © Galleria Campari

L’exhibition è stata curata dalla giornalista Renata Molho, critica del costume e della moda per il quotidiano Il Sole 24 Ore dal 1991 al 2012. Docente di giornalismo di moda, autrice della prima e unica biografia di Giorgio Armani, Essere Armani (2006 e 2015, Baldini & Castoldi) e delle monografie 21 – Costume National (2007, Assouline) ed Etro (2014, Rizzoli). La curatrice struttura un percorso in cui i concetti di “stile” e “stili”, di cui la comunicazione Campari si è fatta testimone, bozzetti pubblicitari, fotografie, grafiche, abiti, riviste e accessori. Divisa in quattro sezioni tematiche, Elegance; Shape and Soul; Futurismi e Lettering, la mostra mette in dialogo opere provenienti dall’archivio di Galleria Campari con prestiti da case di moda, musei e fondazioni. Tra le altre, opere originali pensate e realizzate per Campari da Fortunato Depero, Bruno Munari, Marcello Dudovich, Franz Marangolo, accostate e integrate alle creazioni e ai bozzetti dalla Fondazione Gianfranco Ferré e agli abiti scultura dalla Fondazione Roberto Capucci.

La mostra rimarca anche lo storico legame tra Campari e il mondo del cinema. Il legame con la settima arte è presente anche in una serie di accessori disegnati da grandi stilisti per personaggi e occasioni cinematografiche, come le scarpe che Salvatore Ferragamo realizza per Judy Garland, o gli stivali cuissard, iconicamente rossi, di Fendi, indossati da Zoe Saldana in The Legend of Red Hand, cortometraggio firmato dal regista Stefano Sollima per Campari per il progetto Red Diaries 2018.

Roberto Capucci, Abito Fluorite, 1995, Foto di Fiorenzo Niccoli
Roberto Capucci, Abito Fluorite, 1995, Foto di Fiorenzo Niccoli

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BE READY FOR FASHION WEEK

La Camera Nazionale della Moda Italiana e The Blink Fish ritornano con il loro ultimo fashion film: Be Ready. Creato come tributo al caos della fashion week, ci troviamo a seguire la modella Nastya Timos determinata ad essere in ottima forma per l’arrivo della settimana milanese dedicata alla moda.

“You  are not  walking. You  are catwalking. Walk  like everybody is envying  you.”

La troviamo quindi a provarsi freneticamente diversi indumenti, dilettandosi nell’arte del selfie e allenandosi senza sosta. Il risultato è un’allegra e divertente interpretazione dell’energia che caratterizza la fashion week ed i suoi preparativi.

“You  are the  new black.”

The Blink Fish e la Camera Nazionale della Moda Italiana collaborano dal 2016 per creare una presenza online sempre più forte e per dare supporto al design locale. Nel caso di Be Ready la stylist Georgia Tal ha lavorato con dieci brands con sede in italia, dagli emergenti ai più conosciuti, ossia Arthur Arbesser, Gabriele Colangelo, GCDS, Giannico, Lucio Vanotti, Marco de Vincenzo, Paula Cademartori, Sara Battaglia, Stella Jean e Vivetta.

 

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En plein di IED Roma con grande show alle Terme di Diocleziano

I 34 nuovi talenti della moda di IED Roma debuttano in passerella in una cornice aulica della capitale fra passato e futuro, in una dimensione transepocale e tecnoromantica.

Afteromance è quel momento magico, sospeso tra la fine di una festa e il ritorno alla realtà. Questo il tema a cui si ispira e da cui trae il nome la sfilata di debutto dei talenti 2017/2018 dei Corsi di Fashion Design e Design del Gioiello dell’Istituto Europeo di Design di Roma (IED Roma), ambientata nella splendida cornice delle Terme di Diocleziano (aula x – Via delle Terme di Diocleziano). In un’atmosfera dove simbolicamente la coscienza allenta il controllo, la mente si abbandona e i contorni delle immagini si confondono, prendono corpo, come delle apparizioni, le creazioni dei 34 giovani designer e neo diplomati IED Roma. In passerella sfilano progetti che ravvivano la cura e l’attenzione della sartorialità italiana con l’innovazione della ricerca compositiva, tessile e tecnologica sotto la guida dei docenti dell’Istituto. Il gioco di parole del titolo aggiunge all’energia trasgressiva sprigionata, l’eleganza sofisticata della romance, in una visione del futuro che affonda le sue radici in un passato glorioso e importante. “In questa collezione – dichiara Paola Pattacini, Coordinatrice della Scuola di Moda IED Roma e Product manager con esperienze al fianco di Max Mara, Gianfranco Ferrè e Dior – gli studenti portano in passerella le capacità acquisite negli anni di studio, ognuno seguendo il proprio talento e le proprie inclinazioni: l’impulso creativo, l’attenzione per la modellistica, la sperimentazione sulla materia, la cura per il dettaglio, la passione per le lavorazioni e i ricami svolte da alcuni in prima persona. Abilità che li orienteranno nel loro prossimo percorso lavorativo.” Simboli, metafore, archetipi popolano il set delle Terme di Diocleziano dove i giovani designer, attraverso il linguaggio della moda, indagano temi universali quali ad esempio l’identità per Lorenzo Di Giambattista la cui ispirazione nasce dalla favola del Brutto anatroccolo o la potenza dei significati nelle maschere di Lian Ting o ancora la riscoperta della carica eversiva di alcune figure femminili come Jane Austen per Margherita Longoni e di Zelda Fitzgerald per Arianna Pacchiarotti. La forza e la vitalità “sfrontata” dei look street si alterna alla grazia disinvolta di abiti da sera indossati a piedi nudi, alla sensualità e all’impalpabilità dell’intimo in un caleidoscopio di suggestioni. Le musiche che accompagnavano la sfilata sono state studiate e composte dagli studenti del Corso di Sound Design IED Roma.

“Negli ultimi due anni stiamo rafforzando la collaborazione tra le diverse scuole IED, con incentivi anche alle tesi interdisciplinari che coinvolgono corsi concernenti ambiti accademici e tematici diversi come nel caso di fashion e sound design” prosegue Nerina Di Nunzio, Direttore IED Roma “La forza di IED è proprio quella di essere un network guidato sempre da una comune cultura del progetto che sta alla base del metodo formativo IED. Una visione che da più di 50 anni caratterizza la progettualità dell’Istituto Europeo di Design”. Infine Arianna Pacchiarotti per Intimo e Mare, Margherita Longoni nell’abbigliamento e Francesca Di Pietro per la pellicceria sono stati selezionati da CNA Federmoda per partecipare a un workshop che si concluderà con la presentazione della collezione durante la prossima fashion week di Altaroma.

 

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Una mostra d’archivio per celebrare i 50 anni di Ermenegildo Zegna nel prêt-à-porter

Uomini all’Italiana 1968. La confezione Zegna: dalla sartoria all’Industria è il titolo dell’esposizione ospitata dal 6 maggio al 28 ottobre 2018 a Casa Zegna a Trivero (Biella), dove ha sede lo storico lanificio del Gruppo, aperto da Angelo Zegna nel 1910. Con questa mostra d’archivio, la rinomata Casa di Moda italiana celebra il cinquantesimo anniversario del suo ingresso nel settore Ready-to-wear, onorando una storia che da sempre è volta ad anticipare e a cogliere profondamente l’identità maschile in perenne cambiamento. Il pubblico è immerso in fotografie, materiali d’epoca e capi d’abbigliamento vintage che raccontano il percorso del marchio dalla commercializzazione artigianale alla maestria sartoriale, che lo hanno eletto uno dei maggiori brand maschili di lifestyle di lusso a livello internazionale. Gli abiti storici del marchio, creati tra il 1968 e il 1970, sono indossati dai busti Bonaveri, divenuti ormai sinonimo di manichino nell’ambito della moda haute de gamme a livello mondiale. È stato proprio intorno al 1968 che i fratelli Angelo e Aldo, figli di Ermenegildo Zegna, hanno sentito l’esigenza di avvicinarsi al ready-to-wear, modernizzando la loro offerta, senza mai rinunciare all’eccellenza. L’esposizione ripercorre l’inizio di questo percorso, fino a esplorare il concetto di Italian Lifestyle, ricercato in tutto il mondo.

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Lubiam: un connubio tra moda e arte

Siamo stati a Mantova con Lubiam, la storica sartoria maschile mantovana che ha rinnovato anche quest’anno la propria collaborazione con Mantova Creativa e il Complesso Museale di Palazzo Ducale, sostenendo la nuova edizione di “Scultura in Piazza”, un progetto che porta l’arte contemporanea nel cuore della città, in Piazza Castello.

L’azienda ha offerto il proprio supporto logistico e di risorse nella realizzazione dell’opera “Guscio” dell’artista Eduard Habicher. L’opera è un grande nastro in ferro Semioscillante dipinto di rosso e sembra parlare in modo dinamico con l’architettura di Palazzo Ducale. Una scultura attraversabile, un vero e proprio disegno nello spazio, segno della contemporaneità riconoscibile al centro di una scena rinascimentale. L’artista la definisce “quintessenza di impegno ed arte”. Per realizzarla ha ripensato proprio al rapporto virtuale dello spettatore con i pieni della scultura e del proprio corpo, invitando ad entrare nella struttura composta di travi di ferro per toccarla e sentirne la forza compressa.

La prima edizione di questa kermesse nel 2016, aveva visto protagonista lo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa e l’opera Vortici, ora in esposizione permanente nello spazio verde di Lubiam. Proprio nel cortile dell’azienda tra un anno verrà posizionato anche “Guscio”.


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ALBERT WATSON E BLUMARINE. IN MOSTRA A CARPI LE STORICHE CAMPAGNE DEL MARCHIO SCATTATE DAL FOTOGRAFO SCOZZESE

Dal 7 aprile al 17 giugno i Musei di Palazzo dei Pio ospitano Fashion, Portraits & Landscapes, circa cento stampe originali in bianco e nero, fotocolor e look book che raccontano l’idillio creativo tra Blumarine e Albert Watson.

«In tanti anni che ci conosciamo, Anna Molinari è sempre stata glamorous. Sono sicuro che se anche la svegliassi alle tre di notte, riuscirebbe a essere meravigliosa e a non rinunciare ai tacchi alti». Albert Watson, fotografo scozzese tra i più amati e significativi, e Anna Molinari, fondatrice di Blumarine, se la chiacchierano da vecchi amici poco prima della presentazione ufficiale di Fashion, Portraits & Landscapes, la mostra organizzata a Carpi per raccontare le dodici campagne realizzate tra il 1987 e il 1992 da Watson per la maison guidata dal figlio di Anna, Gianguido Tarabini.
Dal 7 aprile al 17 giugno i Musei di Palazzo dei Pio ospitano un centinaio di immagini, per lo più originali in bianco e nero, stampati da Watson in persona in camera oscura, accompagnati da fotocolor e look book d’epoca che riportano d’un balzo i visitatori a quell’epoca gloriosa in cui la moda amava scommettere sulla creatività a briglia sciolta.

L’allestimento, ricco e compatto, merita la visita per come Watson riesce a costruire un legame consistente tra gli abiti, le modelle e l’ambiente che le circonda. Un intreccio che esula dalla pura fotografia fashion, per trasformarsi in un universo a tutto tondo, affascinante anche per chi di moda non è esperto.
L’exhibition è il naturale proseguimento dell’appuntamento di due anni fa quando, sempre a Carpi, era stato rivissuto il sodalizio tra Blumarine ed Helmut Newton, nel periodo compreso tra il 1993 e il 1999. «Siamo stati felici di esplorare il dialogo avuto a suo tempo con Newton», ha spiegato Molinari, «ma tra tutti, Albert è stato quello che meglio ha interpretato l’essenza del nostro marchio, fatto di romanticismo, seduzione e femminilità. È stata mia figlia Rossella Tarabini, ai tempi referente di Watson per le nostre produzioni, a lanciare l’idea di aprire l’archivio aziendale. Riprendere in mano queste stampe e rivederle tutte insieme per noi è stato molto emozionante».
La stilista ha poi ricordato alcuni momenti particolari vissuti sui vari set. «Abbiamo scattato a Los Angeles, in Scozia, Las Vegas, Londra, New Mexico, San Francisco, Napoli, Miami, New Orleans e Watson sapeva sempre creare una relazione tra i luoghi e la nostra moda. Quanto alle modelle, abbiamo avuto alcune tra le donne più spettacolari di quell’epoca, da Cindy Crawford a Nadja Auermann, Helena Christensen, Michaela Bercu, Naomi Campbell e Carré Otis. Queste ultime due le scattammo insieme a Venezia ed erano caratteri totalmente diversi. Naomi, in ritardo cronico e con qualche capriccio. Carré dolcissima e sempre pronta a mettersi in gioco sul set. Al tempo era ancora legata a Mickey Rourke, che ogni giorno le faceva recapitare una corona di fiori accompagnata da un biglietto in cui minacciava di ucciderla, una volta rientrata a casa. Lei era molto turbata, ma Watson la rassicurava e la faceva sentire protetta: è sempre stato un vero gentiluomo».

Watson dal canto suo, ha sottolineato la libertà d’azione garantitagli dal brand. «Nessuna di queste foto è stata sottoposta a post-produzione. All’epoca non c’era il foto ritocco, bisognava ottenere l’effetto desiderato direttamente sul set e Anna si fidava completamente di me, senza mai pormi vincoli o limiti. Certo sono immagini forti, di grande carattere, una caratteristica sempre meno presente nella fotografia contemporanea, ma sono sempre state costruite rispettando sia le modelle e sia gli abiti. Penso, ad esempio a certi scatti con le gambe aperte: per me non erano atteggiamenti provocatori, ma semplici stratagemmi per tracciare linee grafiche nella  composizione dello scatto. Soprattutto, non ho mai imposto a una modella una posa, le ho sempre proposto l’idea, cercando di capire se si sentiva a suo agio».

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Fiorucci is back!

Nel 1967 Elio Fiorucci aprì a Milano il suo primo showroom, un piccolo spazio in Galleria Passarella pieno di colori, scoppiettante di musica e moda, ricco di energia: un luogo decisamente unico e originale, nel quale l’eccentrico stilista milanese aveva raccolto tutta la sua creatività e aveva dato vita ad un magico posto che ricordava Carnaby Street, nel cuore spumeggiante della Milano sessantottina.
Fu un successo internazionale, gli iconici capi vennero presi d’assalto da personaggi come Bianca Jagger, Andy Warhol e Grace Jones, tanto che ben presto fu la volta di un Flagship in Piazza San Babila, il negozio più bello che Milano abbia mai avuto.
Quello spazio è ancora vivo nella nostra mente: le magliette con gli angeli hanno fatto storia e anche le scatole di latta per contenerle sono tutt’oggi oggetti di culto. Poi, il declino decennale e la chiusura dello store sono ben noti nel mondo della moda, ma adesso – e finalmente – il marchio Fiorucci is back!
Una coraggiosa coppia di imprenditori londinesi ha, infatti, rilevato il brand e tutti i suoi must-have: disegni, bozzetti, campionari… e da lì ha iniziato a far risorgere quegli angeli dalle ali impolverate, dando vita ad un e-commerce, poi a un corner da Barney’s a New York e da Selfridges e infine, qualche settimana fa, precisamente il 16 settembre 2017, a un punto vendita Fiorucci a Soho, nel cuore di Londra. Un palazzo di quasi 500 metri quadri, all’angolo tra Brewer e Great Windimill Street, ex fabbrica di cioccolato, che ha ospitato una festa di inaugurazione con numerosi ospiti vip, dal nome “Resurrection Party”. All’interno una, “customization area”, in cui poter rendere unici i jeans e personalizzarli a piacimento, ricamandoli o decorandoli seguendo il proprio gusto, mentre si può gustare un cappuccino rosa da Fioruccino, il bar gestito da Palm Vaults, pieno di cupcakes di ogni tipo.
A 50 anni dalla creazione del brand, ecco che Fiorucci riprende vita, con quei capi che hanno fatto la storia della moda: oltre alle T-shirt stampate con i celeberrimi angeli, arrivano anche felpe, jeans effetto vinile, giubbini in pelle, cover per i cellulari e k-way antipioggia tutti, inconfondibilmente, fedeli alla concezione del genio dello stilista milanese, scomparso nel 2015. Una rinascita da rivivere anche nel libro – appena uscito – edito da Rizzoli, dal titolo “Fiorucci” e scritto da Sofia Coppola.

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Moda dal mondo: Portugal Fashion Week

Si è chiusa con successo e crescente entusiasmo la 39ima edizione di Portugal Fashion, uno dei più importanti eventi fashion della Penisola Iberica degli ultimi vent’anni, che mostra la capacità produttiva e creativa portoghese, puntando i riflettori anche sui giovani talenti, grazie al progetto Bloom. Quest’ultimo consiste in una piattaforma sperimentale creata nell’ottobre 2010 che mira a supportare, promuovere e pubblicizzare promettenti stilisti portoghesi, i quali, come suggerisce il nome Bloom, sbocciano, fioriscono e poi risplendono sulle passerelle, contribuendo a diffondere a livello internazionale un’immagine creativa e moderna della nazione. Questa piattaforma è stata fortemente voluta da Portugal Fashion e il suo successo si deve all’attenta supervisione del professore e designer Miguel Flor, che si occupa di selezionare gli stilisti e fornisce il suo prezioso contributo alla progettazione delle sfilate.

Tra gli altri emergenti da tenere d’occhio è Estelita Mendonça, che si è diplomato alla Fashion Academy di Porto. Le sue collezioni sono state presentate al Bloom Space del Portugal Fashion fin dall’inizio, nell’ottobre 2010. È stato vincitore dei Fashion Awards Portugal nel 2012 nella sezione Nuovi Talenti e nel 2015 ha ricevuto una speciale menzione dall’International Fashion Showcase e un premio nell’ambito di Prémios Novos nella categoria Fashion. Una moda che guarda molto alle istanze sociali, tradotte con un linguaggio casual ma ricco di dettagli e materiali inusuali.

Eduardo Amorim ha presentato la collezione “Seattle Mes” che rappresenta l’atteggiamento di sfida del Grunge degli anni ’90 applicato a questo modo contemporaneo in continuo cambiamento e che mette tutto in discussione. I modelli oversize ritraggono un’andatura e una posa scomposte, le rifiniture sono volutamente imperfette e i tessuti sono tinti attraverso processi naturali.

Tra i giovani designer che hanno debuttato è David Catalán che con la sua collezione “Forget about it” che offre una sorta di oasi dove rifugiarsi per sfuggire alle triviali questioni della vita quotidiana, uno spazio unico dove confluiscono contemporaneamente atmosfere più leggere e più pesanti. Total look stampa si alternano a colori neutri e delicati, oltre al total black e white, maglie e pantaloni esaltati dalle lavorazioni a traforo.

Hugo Costa è un giovane designer di 29 anni che, grazie alla piattaforma Bloom di Portugal Fashion, fin dall’ottobre 2010 fa sfilare sulle passerelle le collezioni che portano il suo nome. Già vincitore di numerosi premi internazionali, come “Best Male Coordinate” per due anni consecutivi, nel 2009 e nel 2010, e del “Children’s Fashion” nel 2011, quest’anno ha debuttato a livello internazionale come stilista alla Fashion week maschile parigina, con il supporto di Portugal Fashion.

Tra i brand menswear consolidati e vera star della Portugal Fashion è Miguel Vieira, designer che produce le sue collezioni dal 1988, un talento che è stato riconosciuto a livello internazionale da diversi premi importanti, come il “Golden Globe for the Best Fashion Designer”. A settembre di quest’anno ha debuttato alla New York Fashion week con Portugal Fashion. La sua collezione “Out of Africa” è una vera e propria immersione nei colori e nei profumi dell’Africa: grafismi tribali, reminiscenze di tramonti mozzafiato ed elementi naturali, come camouflage di animali che ricordano la bellezza maestosa del continente africano. Una collezione uomo luxury e sofisticata sia nei tessuti, sia nei tagli.

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On board: la mostra all’inizio della creatività

Come nasce una collezione di moda? Qual è il punto di partenza? Qual è il motivo ispiratore? A tutte queste domande (e altre ancora) risponde la mostra On board – il principio della creatività, una collettiva curata da Simone Marchetti e ospitata nei nuovi padiglioni di Milano Unica a Rho Pero fino all’8 settembre, che poi approderà nel calendario ufficiale della Camera Nazionale della Moda durante la prossima Milan Fashion Week. L’esposizione sonda i percorsi creativi di alcuni fra gli stilisti più talentuosi del panorama contemporaneo internazionale attraverso il loro moodboard, ovvero il cuore pulsante di quella creatività che poi si vede sfilare in passerella e che occhieggia dalle vetrine delle boutique. Questo viaggio estetico alle radici della moda racchiude in sé tutte le suggestioni ideative di cui ogni griffe si appropria, passando dagli input del contesto sociale a quelli culturali, senza tralasciare l’analisi geo politica del momento e lo sguardo al futuro che verrà. Incasellati in uno scenario a riquadri singoli, i moodboard mantengono quel respiro privato che spinge l’osservatore a focalizzare l’attenzione sull’incipit del designer. Diciannove i protagonisti: Antonio Marras, Arthur Arbesser, Blumarine, Etro, Fausto Puglisi, Fendi, Marco De Vincenzo, Marni, MSGM, N.21, Philosophy di Lorenzo Serafini, Ports1961, Prada, Pucci, Salvatore Ferragamo, Stella Jean, Trussardi, Valentino, Versace a cui si aggiungono i lavori della Parson School di New York e della Central Saint Martins di Londra. Non mancano le realtà di domani, gli elaborati dei migliori studenti provenienti da IED, AOFL, Domus Academy e Istituto Marangoni. Dopo Milano Unica, On board si trasferirà al Padiglione Visconti di via Tortona, 58 a Milano dal 22 al 26 settembre e sarà aperta al pubblico.

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Le Impronte di Salvatore Ferragamo: dal 28 Luglio al 31 agosto in mostra un tributo al “calzolaio dei sogni”

Impronte: è questo il titolo di un’inedita mostra, aperta al pubblico dal 28 luglio al 31 agosto 2016, allestita presso il Convento Francescano di Sant’Antonio nel cuore di Bonito, paese natale di Salvatore Ferragamo.
In esposizione 5 calzature realizzate dal celebre artigiano-artista tra gli anni ‘30 e ‘40 e che dialogano in maniera calibrata ed elegante con 5 interventi di arte pubblica realizzati sugli edifici del centro cittadino da 5 artisti coinvolti nella manifestazione, ovvero: Tellas, Gola Hundun, Milu Correch, Giulio Vesprini e Millo.
Ognuno degli artisti ha preso spunto da alcune caratteristiche del lavoro e dei prototipi realizzati da Salvatore Ferragamo: Gola Hundun ha scelto l’insolito modello con punta a corno di rinoceronte del 1938 per celebrare la sua costante indagine del mondo animale, Millo si è lasciato ispirare dal famoso sandalo creato per Judy Garland e diventato un’icona simbolo dell’artigianato calzaturiero, Milu Correch ha guardato ad un sandalo a zeppa dipinta a mano con piccoli mazzi di fiori, uno stivaletto in tela dipinta a motivo di foglie ha permesso a Tellas di indagare il sodalizio con la natura mentre Giulio Vesprini ha preso spunto dal sandalo Diva, realizzato nel 1941 con fasce di camoscio policromo.
Impronte nasce dalla volontà del Collettivo Boca – un gruppo eterogeneo di amanti dell’arte, della cultura e del territorio locale – e del Comune di Bonito di rendere omaggio all’artigiano-artista ed ha trovato subito l’appoggio del Museo Salvatore Ferragamo.
L’opening della mostra si terrà il 27 luglio alle ore 17.00 presso il Convento Sant’Antonio alla presenza di Massimo Ferragamo, Chairman della Ferragamo USA Inc.

www.ferragamo.com

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