Antonio Marras disegna i costumi di scena dell’Edipo re

Antonio Marras torna a teatro con Edipo Re, Una favola nera: la tragedia greca scritta dal drammaturgo Sofocle, oggi raccontata con un linguaggio contemporaneo.

Antonio Marras

L’opera teatrale, in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano sino al 14 aprile 2022, è stata tradotta e adattata da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia che curano anche regia e allestimento.

La scenografia è una retorica su un classico della tragedia greca, che si inserisce nel ciclo tebano perché ambientata nella città di Tebe. Una storia contorta di uccisioni e incesti. Edipo, infatti, scopre di aver ucciso il padre quando era poco più che un ragazzino. Diventato adulto, intreccia una relazione con la madre, generando figli.

Alcuni bozzetti di Edipo re

Questa storia racconta la fragilità dell’essere umano; Edipo, infatti, era amato dal suo popolo, ma quando esso scoprirà la verità sul regnante, una serie di contestazioni lo renderanno un essere fragile.

Lo spettacolo è un viaggio visionario e musicale in compagnia di Edipo, “colui che sogna i sogni profondi”. Con sguardo contemporaneo provano a reinventare il rito della tragedia. In un ambiente ligneo, dominato da colori chiari e disseminato di sabbia, sassi e carta, quattro attori danno corpo e voce a tutti i personaggi. Ferdinando Bruni e tre attori ‘under 35’ di grande talento trasformano e moltiplicano le loro sembianze grazie alle preziose maschere di Elena Rossi e ai  costumi materici di Antonio Marras, che diventano essi stessi presenze scenografiche ora mostruose, ora splendenti.

Personaggi, oggetti e segni “allontanano il racconto da ogni realismo per avvicinarlo a una dimensione sciamanica e onirica, capace di emozionare e di parlare all’inconscio”.

Costume di scena

La mostra

Una mostra allestita nel foyer dell’Elfo Puccini introduce lo spettatore alle atmosfere dello spettacolo: VESTIRE IL MITO – Disegni e studi preparatori di Antonio Marras per Edipo Re.

Giancarlo Commare racconta il suo debutto nel musical con ‘Tutti parlano di Jamie’

Sta per arrivare il musical più atteso della stagione, ovvero Tutti parlano di Jamie, e come detto dal regista Piero Di Blasio in questo caso è stato veramente scelto il più bravo per interpretarlo: Giancarlo Commare.
Per la prima volta è stato concesso non solo di tradurre semplicemente lo spettacolo in una lingua diversa da quella inglese, ma bensì di avere carta bianca per realizzare un’opera a sé mantenendo lo storyboard originale.
Il cast è strabiliante, fatto di giovani attori preparatissimi, e con la presenza di una voce straordinaria come quella di Barbara Cola nei panni della madre di Jamie.




Mai come in questo momento storico c’è bisogno di uno show così, che insegna a tutti cosa sia davvero l’unicità nel 2022.
Sinceramente, sentendo le domande in conferenza stampa (che sono state la conferma di quanto siamo ancora indietro), l’idea che un ragazzo voglia avere degli abiti diversi da quelli indicati dalla società crea confusione nelle menti arcaiche, quindi tutti al Teatro Brancaccio di Roma dall’8 marzo.



Voglio sapere la prima cosa che hai pensato quando Piero (il regista) ti ha proposto di fare Jamie...

Oh, cazzo, e come lo faccio questo personaggio! Preso dalla disperazione ho chiamato la mia agente (Giorgia Vitale) facendo presente che non sapevo cantare; quindi, reggere uno spettacolo così importante era fuori dalla mia zona di expertise.
Poi sono andato ad ascoltare le canzoni, e il ragazzo che lo ha interpretato per la prima volta è un soprano e io un baritono.
Mi sembrava davvero irraggiungibile, sono arrivato al primo provino e lo stesso regista non era convinto, mentre qualcun altro mi ha detto che, forse, se avessi studiato ce l’avrei potuta fare.
Onestamente sono stati più gli altri a darmi fiducia, ed allo stesso tempo la carica per prepararmi. Così ho scoperto una cosa bellissima: so cantare!



Ho saputo che forse c’è il problema che non vuoi tornare bruno dopo il musical.

Esatto, mi piaccio davvero tanto così, o mi daranno altri ruoli da interpretare biondo platino, o cambierò mestiere (ovviamente ride, ndr).



Che cosa ti diverte di più nel fare questo spettacolo?

A parte che sono in un gruppo fantastico, e non lo dico tanto per dire ma chi verrà a vederlo se ne renderà conto, poi anche se non avrei pensato di risponderti in questo modo, ora dopo un mese che sono sui tacchi (odio profondamente quei trampoli) e pur non capendo come facciano le donne a utilizzarli, in realtà è divertentissimo. Quando capisci come andarci in giro, realizzi che è un superpotere stare lassù.
All’inizio, senza offendere nessuno, ovviamente, la mia coinquilina (la bellissima Jamila) mi ha detto “ecco così no, perché sembri Maria De Filippi”. Proprio lei, che insegna heels dance, ovvero come ballare sui tacchi, è stata la mia maestra in questo caso.
Jamie, quando è sui tacchi, esprime tutta sua vera essenza e la sua gioia, e attenzione, non diventa una drag queen.



È una storia estremamente attuale quella di Jamie, che speriamo diventi la normalità, anni fa sarebbe stato improponibile, cosa ne dici?

Abbiamo sicuramente la fortuna di poterlo raccontare più liberamente, anche se sicuramente ci sono dei paletti che vanno superati, pochi mesi fa abbiamo visto delle persone applaudire in Senato per affossare il ddl Zan, per negare quindi dei diritti alle persone, senza etichette per nessuno, proprio a delle persone.
Forse il problema è ancora radicato nelle vecchie generazioni, perché i giovani questo problema non lo hanno più.
Spesso l’errore però è in noi, in quanto ci diciamo che gli altri non ci capiscono, ma a volte bisogna anche fare un passo indietro e dire “ma io mi sono spiegato bene?”.




Per tutte le immagini, credits Davide Musto

Giampiero Ingrassia e ‘La piccola bottega degli orrori’

Da 22 al 27 febbraio torna al Teatro Brancaccio di Roma (per poi proseguire la tournée in giro per l’Italia) La piccola bottega degli orrori, dall’omonimo musical di Alan Menken e Howard Ashman, da cui è stato tratto anche un film nel 1986.
Dopo l’interruzione causa pandemia del 2020, rivedremo sul palco Giampiero Ingrassia al fianco di Fabio Canino, per la regia del grande Piero Di Blasio.



Com’è stata questa ripartenza?

Da un lato sicuramente positiva, perché si torna a lavorare, dall’altro c’è l’incertezza della gente, che magari ha paura e non sempre riesce a riempire i teatri per colpa del virus, anche solo il fatto del dover tenere la mascherina è ancora un ostacolo per andare in sala. Insomma, ci sono tuttora un sacco di fattori che impediscono la piena riuscita dello spettacolo.
L’unica sicurezza è che il pubblico ha voglia di divertirsi e che lo show piace molto.

Ci sono delle differenze rispetto all’ultima versione?

Diciamo che ci sono tre personaggi dell’ensemble che sono cambiati, poi fondamentalmente le scenografie sono più grandi perché calchiamo teatri più grandi, quindi sono state aggiunte delle fasce laterali.
Possiamo dire anche che è una versione decisamente più glam rispetto ad anni fa, soprattutto con l’avvento della drag queen. Tre anni fa io mi confrontavo con un pupazzo enorme con un tecnico all’interno, ora la pianta è un essere umano, quindi è tutto più dinamico.



Che cosa ti diverte di più nel fare La piccola bottega degli orrori?

Innanzitutto, devo dire che mi piace molto come spettacolo, e poi ci sono affezionato perché è stato il mio primo musical, l’ho interpretato trentatré anni fa con la regia di Saverio Marconi, ovviamente era un altro allestimento.
E poi mi diverte fare il ruolo di questo nerd, che trent’anni fa era ovviamente più giovane e ora è un po’ più grande, vedere attempato quest’uomo che non ha concluso nulla nella vita e rimane sempre un garzone ti intenerisce ancor di più.

La battuta più divertente invece?

Sicuramente quella dove una ragazza dice «ma perché ti fai trattare così male dal proprietario del negozio?», e lui risponde: «ma in fondo io gli devo tutto, mi ha tirato fuori dall’orfanotrofio quando ancora ero un giovane di trentotto anni», questo fa capire il suo piccolo mondo antico.

Quanto cambia per un attore sul palco vedere il pubblico con la mascherina?

Cambia, cambia, anche se oramai devo ammettere che ci siamo abituati, all’inizio temevo che le risate non si sentissero dal palcoscenico, invece anche se sono leggermente ovattate si sentono ugualmente.
Per fortuna il pubblico ha superato il fastidio di dover stare con la mascherina, accettandolo come tante altre regole pur di poter tornare al rito collettivo del teatro.

Edoardo Purgatori, baciato dalla dea fortuna è diventato papà

Edoardo Purgatori, figlio d’arte, nome prezioso per il teatro italiano, da un po’ di tempo oramai legato al grande maestro con cui tutti vorrebbero lavorare ovvero Ferzan Ozpetek. Infatti, tutto ebbe inizio con “La dea fortuna” lo scorso anno, subito dopo è stato chiamato per la messa in scena a teatro di “Mine vaganti”, poi bruscamente interrotta dal lockdown. Ora lo vediamo nello spot Unicredit sempre sotto la regia di Ferzan, con gli auguri di Natale che l’azienda vuole porgere ai suoi clienti.


Ph: Davide Musto


Quando c’è stato il primo lockdown tu dov’eri?

Ero in scena con “Mine Vaganti” di Ferzan Ozpeteck ed avevamo appena terminato Roma e dovevamo partire per Salerno, questo era il giovedì, e poi il sabato l’Italia ha chiuso ed è oramai storia della nostra vita.

E tu personalmente come lo hai vissuto quel periodo?

Essendo un attore sono abbastanza abituato ai tempi morti, quindi forse più facilitato rispetto ad altri, in più arrivavo da tre mesi tournee quindi l’ho vissuto bene, e poi ero con mia moglie a casa.



Però la vera novità qual è?

Beh, che proprio all’inizio di questo funesto 2020, mia moglie mi ha dato la notizia di essere incinta, infatti ero anche turbato all’idea di lasciarla da sola per tanto tempo. Così diciamo che ho avuto tutto il tempo necessario per preparare la stanza del piccolo che nel frattempo è arrivato e ci ha travolti in un fiume d’amore.


Ph: Davide Musto


Possiamo dire che oramai il tuo nome è legato a quello di Ferzan?

Per me già solo il fatto che tu me lo stia dicendo, mi fa commuovere dalla gioia; posso dirti che quasi mi do i pizzicotti per capire se è reale quello mi sta succedendo professionalmente con lui, ho trentun anni e sono cresciuto con i suoi film. Ha promosso una generazione di attori che stimo alla follia. Quando eravamo sul set di “La dea fortuna”, mi prendeva anche in giro dicendomi che non ero credibile come omosessuale, e nella mia testa girava quella vocina: ”oddio adesso mi caccia”.

Poi è arrivato il teatro..

Esattamente dopo la promozione del film mi è arrivata la telefonata per la tournee di “Mine Vaganti”, che è stato sold out immediatamente, e siccome siamo stati interrotti, riprenderemo non appena possibile, nel frattempo è in onda il nuovo spot di Unicredit per gli auguri di Natale, sempre per la regia di Ferzan, che rientra nella categoria di short film per la pubblicità, infatti sono sei minuti di racconto.

Il momento più divertente sul set dello spot?

Ovviamente girare è sempre difficile con una pandemia e devo dire che avevamo quasi cento, comparse tutte con mascherina. Poi a un certo punto una voce diceva:” togliete le mascherine è tutto finito, siate felici”. Per quanto surreale oramai è così, anzi mi fa strano guardare un film con tante persone insieme nella stessa scena e non dirmi che stranezza che non siano distanziati e con mascherina.

Com’è essere papà in un periodo come questo?

Devo dire che son stato tranquillo fino ad una settimana prima che nascesse, poi è arrivata l’ansia, ma l’aiuto di mia moglie è stato fondamentale ricordandomi che stavo diventando come mio padre, che io ho soprannominato” Ansio”, ecco, mi son dato una calmata. Ed ora faccio la cosa più bella del mondo, il padre.

Arriva a teatro a S.Valentino il musical ‘Ghost’ con Mirko Ranù

Un en plein fra amore e morte, mistero e magia, romanticismo ed esoterismo. Arriva in scena in un lungo tour italiano che terminerà a maggio al Politeama di Genova la faraonica versione teatrale di ‘Ghost il musical’.

Abbiamo amato tutti il testo di Bruce Joel Rubin e diretto per il grande schermo da Jerry Zucker. Un’opera inquietante e bellissima interpretata nel 1990 da Patrick Swayze e Demi Moore, una struggente love story che non ha tempo e che all’epoca a Hollywood si aggiudicò l’oscar per la migliore attrice non protagonista.

E infatti oggi dopo l’enorme successo che ha riscosso al Teatro Sistina di Roma dove è rimasto fino al 9 febbraio, questo musical magistralmente diretto da Federico Bellone lo show approderà a Milano al Teatro degli Arcimboldi fino al primo marzo per poi transitare a Lugano, Torino, Padova, Firenze e in molte altre città italiane. Un musical ma soprattutto un grande e intenso spettacolo sulla vita e sull’amore e gli intimi drammi del cuore, la passione e l’infinito oltre la morte, fra vendette ed escatologia, il tutto ambientato in una New York di venti anni fa alla quale l’autore guarda con un filo di nostalgia.

La vicenda prende le mosse da un triangolo amoroso su cui addensano delle nubi improvvise: Sam, Molly e l’orrido Carl, lo Iago della situazione, tutti e tre impersonati da artisti e performer giovani ed eccezionalmente belli e talentuosi, rispettivamente Mirko Ranù (che abbiamo amato in ‘Priscilla’ ma anche nelle riduzioni teatrali di ‘The Bodyguard’, ‘West side story’ e di ‘Profondo rosso’), Giulia Sol e Thomas Santu che è l’ambiguo e maledetto Carl (scoperto dall’attore e regista teatrale Pino Quartullo in ‘Le faremo tanto male’). Strepitosa l’attrice e cantante italo africana Glora Enchill che interpreta Oda Mae, nel ruolo che fu all’epoca di Whoopy Goldberg, una chiromante un po’ infingarda ma generosa, poliedrica e piena di verve, intuitiva e profondamente umana.

Il cuore del dramma è esaltato dagli effetti speciali di Paolo Carta, un maestro dell’affabulazione scenica, e dalle scenografie di , davvero notevoli e che non risparmiano affatto colpi di scena che per non spoilerare non vi sveleremo. Per quasi due ore non ci si stanca mai, la musica culla i nostri pensieri e la fantasia vola fino ad attingere vette poetiche.

Mirko Ranù canta e balla con eccezionale naturalezza e gli auguriamo una carriera longeva perché col suo irresistibile carisma ci ha regalato dei bei momenti affiancato dalla bella e brava Giulia Sol. Il corpo di ballo fa faville con le sue virtuosistiche coreografie opera di Chiara Vecchi e i repentini cambi di scena ideati dallo stesso regista Federico Bellone con il formidabile disegno luci di Valerio Tiberi, si susseguono a ritmo incalzante mentre cresce la tensione che dà origine a un’alternanza fra misticismo, thriller e idillio sensuale come nella famosa scena in cui Sam E Molly modellano insieme un vaso di creta sulle note della indimenticabile ‘Unchained melody’ dei Righteous Brothers.

Questa storia fatata pare mutuata dal mito di Orfeo ed Euridice ma anche dalla letteratura romantica che ha ispirato gli atti bianchi di molti balletti, animati da spiriti di fanciulle innamorate. Guest star internazionale dello show, nel ruolo del fantasma dell’ospedale, è Ronnie Jones. Compositore e cantante Jones è anche autore di grandi successi per artisti italiani, fra i quali Zucchero Fornaciari.

La colonna sonora pop-rock, arrangiata da Dave Stewart, ex componente degli Eurythmics, e da Glen Ballard, tra gli autori della musicista canadese Alanis Morissette, fa da sfondo a un racconto dove prende forma un musical sensuale e fantasy dove ogni evento cela un mistero apparentemente inspiegabile.

“La chiave di lettura dello spettacolo è suggerita, come spesso accade, dal problema che accomuna i personaggi principali: “non si può tornare indietro … le nostre scelte, azioni della vita, creano delle conseguenze spesso irreversibili” spiega il regista Federico Bellone. Che aggiunge: “L’obiettivo? Far sì che con questo romantico thriller lo spettatore possa stringere la mano della persona che è venuta con lui o lei a teatro, o correre da colui o colei a cui tiene nel profondo, per non perdere l’occasione di dire ancora una volta, o per la prima volta, “ti amo”, e per davvero, perché i treni della vita spesso passano una sola volta, e altrettanto spesso non si può tornare indietro”.

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On stage: si nota all’imbrunire con Silvio Orlando

L’altra sera al Teatro Quirino di Roma abbiamo visto con piacere una gran bella pièce, ‘Si nota all’imbrunire’, scritta con gentilezza e umorismo fine e sagace da Lucia Calamaro, un vero talento, e interpretata magistralmente dal grandissimo Silvio Orlando che ultimamente abbiamo visto nella serie televisiva di Paolo Sorrentino ‘The young pope’ e ‘The new pope’, e che ora è a teatro a Roma fino al 2 di febbraio in un dramma esistenziale sulla solitudine.

Un tema che ha stimolato fior di scrittori e drammaturghi, Checov e Pirandello in primis, ma anche l’esistenzialista Ingmar Bergman, solo per citarne alcuni. Questo dramma leggero ma pensoso esplora con una elegante e sapida tessitura drammaturgica il tema della ‘solitudine sociale’, il morbo del terzo millennio che affligge giovani e anziani e che ha una diffusione davvero trasversale. Non per niente in Francia esiste ‘la giornata della solitudine’ mentre in Inghilterra esiste addirittura un ministero della solitudine. Non è solo depressione, non è tanto e solo spleen, è un senso di abulia che avvolge e condiziona la percezione individuale della realtà e che rimanda alla disamina umana del decadentismo.

Molti parlano di nuovo rinascimento ma in fondo si potrebbe pensare, per descrivere l’epoca in cui viviamo, a una nuova decadenza che amplificata dai social media, prima cassa di risonanza del nuovo solipsismo, corrode dall’interno l’anima umana, in un momento di grande alienazione e di inesorabile crisi di valori. Torna il soggetto sbarrato di Lacan nella riflessione amara e poetica di Silvio che, dopo aver perso la moglie, si ritrova ad adagiarsi in solitudine come un eremita.

Silvio si è seduto nel vero senso della parola, è un uomo che più che esistere desiste. La sua famiglia non gli è più familiare e i suoi tre figli Alice (Alice Redini) che ha velleità di poetessa, Maria (Maria Laura Rondanini) una psicologa molto rigida ma anche fragilissima, e Vincenzo (Vincenzo Nemolato che abbiamo visto recentemente nel cast di ‘Martin Eden’) che ha sempre deluso suo padre e ama esibirsi nel canto, sono anch’essi attanagliati da mille insicurezze e inquietudini molto radicate.

La compagnia di Silvio Orlando che porterà lo spettacolo in tournée per l’Italia fino a Maggio, è stata applaudita la sera della première da Gigi Proietti e Maurizio Lombardi. L’incomunicabilità e il senso di inettitudine erigono muri insormontabili fra Silvio e il resto del mondo. “Essere socievoli è faticoso, mi sono abituato all’assenza e mi sento debitore nei confronti di chi mi ama, in fondo il mio paese interiore è privo di abitanti”, dice il protagonista, riflettendo in modo dolente sulla sua condizione di isolamento interiore.

Fra risvolti tragicomici e intermezzi musicali questo dramma introspettivo si snoda con un testo agile e scorrevole che alterna riso e lacrime come nella vita e che approfondisce mirabilmente la psicologia dei personaggi. Da segnalare l’istrionica abilità di Roberto Nobile che ricordiamo ne ‘La scuola’ sempre accanto a Orlando e che sulla scena interpreta il fratello del protagonista solitario. La compagnia di Silvio Orlando che porterà lo spettacolo in tournée per l’Italia fino a Maggio è stata calorosamente applaudita la sera della première da Gigi Proietti e Maurizio Lombardi. Vivamente consigliato.

Ph: Claudia Pajewski

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Man in Italy: Il musical a cavallo tra moda e bellezza Italiana.

Danza, moda, musica e italianità, il nuovo spettacolo teatrale scritto e diretto da Alfonso Lambo “Man in Italy” in scena al teatro Ciak, è questo e molto di più.
Il musical nasce dalla volontà di voler raccontare la bellezza italiana attraverso il suo aspetto più caratterizzante: La moda, e vanta la partecipazione di nomi del mondo dello spettacolo come Iva Zanicchi, Alex Belli, Bianca Atzei, e Jonathan Kashanian.
La maison “Man in Italy” diretta dalla cinica Norma (Iva Zanicchi) è pronta ad affrontare nuove sfide grazie all’arrivo della creativa Emma (Beatrice Baldaccini), colei che sconvolgerà la vita di Alex (Alex Belli).
Nel mentre il testimonial Samuel (Daniel Balconi) si innamora di Sara (Bianca Atzei) la figlia dell’irriverente direttrice, a far da cornice alla storia ci saranno una serie di teatrali fashion show a metà tra sfilate e concerti e il corpo di ballo “Angels” che interpreterà le coreografie di Bill Goodson.
Moda e vita di tutti i giorni convivono all’unisono in questo particolare progetto ispirato dal celebre romanzo di Lauren Weisberger “Il diavolo veste Prada” dal quale è stato tratto il celebre film del 2006 con Meryl Streep, Stanley Tucci e Anne Hathaway, l’impianto scenico vedrà l’utilizzo di un’enorme passerella mentre la colonna sonora è un sentito omaggio alle più celebri hit degli anni ottanta.
Dopo Dirty Dancing, Fame, The Body Guard e West Side Story, la Wizard Production propone un nuovo contenuto accattivante e originale, un vero inno alle passerelle, all’italianità e ai sfavillanti anni ottanta, in replica al teatro Ciak di Milano fino al 20 gennaio.

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FINAMORE 1925: UNA GRANDE OPERA

Finamore 1925, marchio storico d’alta sartoria partenopea, traduce per la sua nuova collezione un’idea in immagini: dar risalto al connubio tra due storie, con radici antiche salde nella tradizione napoletana. Da una parte, un messaggio di ricerca sartoriale, espressione di un percorso lungo quasi un secolo; dall’altra, il patrimonio rappresentato dall’eccellenza del Teatro di San Carlo di Napoli, di cui il brand è Sponsor ufficiale.

Per celebrare questo sodalizio, Finamore vara la capsule collection Opera: camicie da smoking costruite rigorosamente a mano e tinte in capo, dove il classicismo è stemperato da forme di pettorine meno squadrate, nelle varianti a nido d’ape o plissé, abbottonatura coperta e non, e dalla scelta di colori inediti come il blu scuro. Una linea che mira a rendere fruibili, anche nel tempo libero, camicie il cui immaginario è legato tradizionalmente ad abito elegante e papillon. Si tratta di un’operazione coerente con l’obiettivo lanciato dallo stesso Teatro di San Carlo, il più antico d’Europa: coinvolgere il pubblico dei giovanissimi per educarlo a comprendere e accogliere un patrimonio che rappresenta nel mondo una ricchezza tutta italiana.

Il video di lancio della collezione ci racconta di un giovane musicista si muove in una stanza affrescata, con la musica suonata da un grammofono a fare da sottofondo. Una voce tenorile canta l’aria “Là ci darem la mano”, tratta dal Don Giovanni di Mozart, trasportandolo in un’altra epoca. L’eleganza del fraseggio dà il passo al suo percorso attraverso le sale, in un alternarsi tra classico e innovazione, analogico e digitale, tradizione sartoriale e musicale – mai così vicine – entrambe da indossare.

 

 

DI-VI-NA, per vocazione star di Riccardo Castagnari

Credito cover_Marco Marassi

Nella realtà come sul palcoscenico nulla è come appare. Lo sa bene Alex protagonista di ‘DI-VI-NA, per vocazione star’, uno spettacolo in sapiente equilibro fra dramma e commedia scritto, diretto e interpretato dall’attore e drammaturgo Riccardo Castagnari, in scena all’Off/Off Theatre di Roma in via Giulia fino al 4 febbraio. Alex si esibisce come drag-queen col nome di DI-VI-NA nei locali gay cantando e intrattenendo il pubblico con il suo linguaggio colorito e il suo humour al vetriolo. Una sera arriva sul palcoscenico in ritardo vestito di tutto punto per esibirsi in scena con guêpière e tacchi a spillo ma decide di andare a ruota libera, lontano dagli stereotipi della solita drag-queen. E così con uno stato d’animo pensoso ma anche spumeggiante ed euforico offre a un pubblico trasversale e compiaciuto uno spettacolo vibrante e intenso e anche molto autentico in cui si racconta senza filtri. Uno spaccato di vita che pur abbracciando tematiche tipicamente queer in realtà fa breccia nel cuore di tutti perché parla di vita, di amore, di speranze, di sesso e di problemi sociali come il bullismo, o di temi profondi come la religione vissuta come fede intima senza ipocrisie. E anche se usa un linguaggio che i benpensanti potrebbero definire ‘volgare’ DI-VI-NA sa di essere nel giusto affermando la sua diversità come fonte di libertà, perché, per usare le sue parole “io non sono volgare, sono diretto, la vera volgarità è l’ipocrisia e la menzogna”. Una drag singer piena di saggezza che dà lezioni di vita narrando le sue complesse e a tratti dolorose esperienze che lo hanno arricchito e rafforzato interiormente, in un racconto proposto come una informale chiacchierata con il pubblico, deliziato da canzoni attinte a piene mani al repertorio camp e interpretate storicamente da Gloria Gaynor, Judy Garland, Aretha Franklin e Madonna solo per citare alcune delle icone in cui DI-VI-NA si trasforma sul palcoscenico con costumi sontuosi e scenografici cantando accompagnato dalle note del pianista Andrea Calvani. Noto al pubblico fra l’altro anche per il successo di ‘Marlene D. The Legend’ in cui si cala nei panni della grande Marlene Dietrich, uno spettacolo premiato in Francia che viene portato in scena da 17 anni, Riccardo Castagnari dimostra un talento acrobatico e poliedrico, dividendosi fra parole e musica con estrema disinvoltura per dare vita a uno storytelling dagli inediti risvolti esistenziali, carico di pathos e di lucida ironia e che riserva una clamorosa sorpresa nel finale. Una bella prova autoriale che convince ed emoziona, che fa sorridere e pensare.

Credito Photo_Marco Marassi

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