Dsquared2 Wallpaper, intervista con Dean e Dan Caten

Dean Dan Caten Dsquared2
Dean e Dan Caten di Dsquared2

Manintown torna sulla collezione Dsquared2 Wallpaper, in partnership con LONDONART, che sancisce l’ingresso del marchio canadese nell’home décor, segmento che i creative director Dean & Dan Caten considerano una naturale estensione dell’universo griffato D2. Nella conversazione che segue, i gemelli canadesi si soffermano su ispirazioni, sinergie, sfide e obiettivi della collaborazione con il brand specializzato in carte da parati, tornano su alcuni elementi che hanno segnato, e continuano a farlo, il loro percorso di stile (dalla musica al rapporto con le celebrity) e si spingono a fare qualche ipotesi sul Metaverso…

La vostra storia è la dimostrazione che i sogni possono diventare realtà, in 27 anni avete creato un vero impero, qual è il segreto del vostro successo?

Dean & Dan: Credere in noi stessi e in quello che facciamo; con l’esperienza abbiamo compreso che bisogna fare sempre quello che sentiamo e che è giusto per noi. Amiamo profondamente il nostro lavoro, non ci pesa perché è una passione.

Un mix perfetto tra moda canadese e tradizione italiana, con un occhio di riguardo ai dettagli. Come definireste il vostro stile in tre parole?

D&D: Il nostro stile è easy, cool, informale.

Il brand ha un forte legame con il mondo della musica che sembra fa parte del vostro background, da dove arriva?

D&D: La musica è molto importante anche nel nostro modo di lavorare. Questo legame esiste da sempre, siamo cresciuti ascoltando Frank Sinatra con nostro padre. La nostra cultura musicale comprende tutti i generi, ogni canzone ha il potere di emozionarci e darci la carica.

Il periodo storico che stiamo vivendo ci ha fatto comprendere ed apprezzare un nuovo senso del tempo, è stato così per voi?

D&D: Non ci siamo rilassati in realtà, abbiamo lavorato anche più di prima ma con tempi diversi. Nonostante alcuni alti e bassi, abbiamo imparato a fare le cose diversamente e ci siamo resi conto dell’importanza di ciò che forse prima davamo per scontato. In questo momento stiamo provando a tornare alla normalità perché la moda, che è energia pura e sinergia, ha risentito molto di questa mancanza di presenza fisica.

Che messaggio si cela nelle vostre creazioni? Credete molto nelle collaborazioni e sinergie tra brand diversi, lo considerate uno spunto per arricchirsi?

D&D: È davvero stimolante lavorare con altri creativi e marchi. Crediamo sia importante perché attraverso la loro esperienza, contribuiscono alla nostra storia, e viceversa, noi alla loro. È un arricchirsi a vicenda, lo troviamo estremamente interessante.

Avete vestito moltissime popstar, a chi siete particolarmente legati e perché?

D&D: Siamo molto fortunati ad aver collaborato con diversi artisti; sono stati loro a cercarci e questo fa la differenza, perché dimostra che a loro piace ciò che facciamo. È stato fantastico trovarsi da subito sulla stessa lunghezza d’onda. Lavorare con persone che apprezzi ed avere il privilegio di vestirle interpretando il loro gusto è una cosa meravigliosa!
Madonna è stata la prima a rivolgere l’attenzione al brand e ha un posto speciale nel nostro cuore; ma anche Beyoncé, per la quale abbiamo disegnato alcuni abiti del suo The Formation World Tour e Ibrahimović, con cui abbiamo avviato una collaborazione.

Dsquared Beyonce
Beyoncé sul palco durante il The Formation World Tour con un look custom made Dsquared2 (ph. Kevin Mazur/WireImage)
Dsquared 25 sfilata
Dean e Dan Caten con le Sister Sledge al termine del défilé per il 25esimo anniversario del marchio (ph. AFP/Miguel Medina)

Com’è nata la collaborazione con LONDONART?

D&D: È la prima volta che ci avviciniamo al mondo del design ed eravamo molto curiosi. La collaborazione è nata grazie ad una sinergia immediata tra noi e LONDONART, siamo davvero felici del risultato.

Il design vi appassiona? Cosa vi piace di questo mondo?

D&D: Il design parla con altri materiali; con la moda abbiamo a che fare perlopiù con tessuti, nel design invece i supporti sono tanti, c’è un approccio completamente diverso ed intrigante, che ci permette di esplorare altri mondi.

A cosa si ispira la collezione?

D&D: Questa collezione di wallpaper per LONDONART integra e amplia il nostro progetto di lifestyle. Dsquared2 non è solo moda ma anche un’esperienza e, in questo caso, abbiamo avvicinato il nostro mondo a quello degli interni con alcune stampe rappresentative per noi e il nostro brand.

Come sarà il futuro della moda? Nel Metaverso?

D&D: Probabilmente.

Dsquared2 Wallpaper
Dsquared2 Wallpaper Cement Horizon (ph. courtesy Dsquared2)
Dsquared2 Wallpaper
Dsquared2 Wallpaper Monogram (ph. courtesy Dsquared2)

Vi state preparando?

D&D: Può sembrare una follia, ma forse esisterà un nuovo mondo parallelo, nonostante siamo convinti che resterà tutto anche in questo universo. È decisamente interessante e ci piace pensare che esisterà un luogo virtuale dove potersi trasformare in qualcosa di diverso.

Intervista courtesy of LONDONART Magazine
www.londonart.it

ItalianCreationGroup protagonista alla Milano Design Week con FontanaArte, Driade e Valcucine

La Milano Design Week torna ad animare il capoluogo lombardo e lo fa in grande stile, provando a lasciarsi alle spalle un biennio tormentato. Non è da meno ItalianCreationGroup, presente al Salone del Mobile (nonché all’appendice imprescindibile del Fuorisalone) con tre dei suoi quattro brand d’eccellenza, FontanaArte, Driade, Valcucine. Il primo, d’altronde, celebra quest’anno il 90° anniversario ed entra a far parte del registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale, istituito dal Mise.

Fontanaarte light art
Una vista della mostra FontanaArte, 90 Years of Light and Art, fino al 12 giugno nello spazio di via San Marco 26
Fontanaarte mostre
L’allestimento della mostra (sulla destra, lampade FRENESI, disegnate da Studiolucaguadagnino)

FontanaArte in mostra, tra pezzi d’archivio e un’exhibition fotografica

Nata a Milano nel 1932 da un’idea di Gio Ponti, FontanaArte è divenuta nel tempo un’autentica istituzione dell’illuminazione decorativa italiana, potendo vantare oggetti assurti al rango di icone del miglior design tricolore. Per l’occasione, si regala FontanaArte, 90 Years of Light and Art, realizzata dal direttore artistico Francesco Librizzi col contributo di Pupilla Grafik, esposta nello spazio di via San Marco 26, che consta di diversi progetti speciali. In primis, l’exhibition fotografica di Roselena Ramistella che, in tandem con Zero, dà la propria interpretazione del concetto di luce, cuore pulsante dell’azienda, che non è questione solo di lumen, bensì di capacità e appeal; da qui i ritratti di personalità di spicco, capaci di far brillare concetti e storie (Stefano Boeri, Nina Yashar, Edoardo Tresoldi, Venerus per citarne alcune). Ci si ricollega così idealmente alla storia aziendale, intrecciata da sempre con quella di figure del calibro di Gae Aulenti, Max Ingrand, lo stesso Ponti.

FontanaArte, 90 Years of Light and Art svela inoltre un’anticipazione dell’archivio storico del marchio, rimasto finora “sommerso”; un corpus eccezionale di immagini, progetti, miniature, registri e documenti, riportati alle luce grazie a un certosino lavoro di recupero, catalogazione e valorizzazione dei materiali. Si tratta di un primo nucleo di 580 oggetti, un compendio dell’attività dei maestri del design che hanno reso la maison l’icona che è oggi. L’archivio, in formato digitale, è supportato dalla presenza di alcune storiche proposte FontanaArte fornite dalla Casa d’Aste Cambi, “meravigliosi pezzi originali degli anni ‘30 e ‘50” – li definisce Librizzi – posti in continuità con le novità presentate alla MDW.

Le nuove proposte di FontanaArte

Fontanaarte lampada novità
FRENESI, design by Studiolucaguadagnino (ph. Giulio Ghilardi)

Il quadro si completa, infatti, con quattro new entry: la lampada da parete FRENESI, disegnata da Studiolucaguadagnino (fondato dal regista già candidato all’Oscar nel 2017), rivisitazione in chiave contemporanea degli stilemi art déco, caratterizzata da morbide increspature in vetro, che emanano una luce morbida all’interno della struttura angolare; OORT di Jacopo Roda, linee luminose posizionate in cilindri, combinabili a piacimento in un sistema pressoché infinito di forme e posizioni; THEA (design by Gabriele e Oscar Buratti), famiglia di lampade con doppia calotta, trasversale alle tipologie di applicazione; TUTTI, chandelier-installazione di Matilde Cassani Studio, un trionfo degli opposti risultante dalla serie di sagome appese dell’opera, a simboleggiare un mondo di contraddizioni e contrapposizioni.

Fontanaarte nuove lampade
TUTTI, design by Matilde Cassani Studio

Le collaborazioni “pop” di Driade

Alla Triennale va invece in scena o meglio, On Stage (come da titolo dell’ultima collezione) Driade, con un’operazione che mescola progettazione, intrattenimento e arte, in linea col carattere di laboratorio estetico votato al bello della griffe, che trascende i confini canonici di architettura e design e persegue il dialogo, la contaminazione tra differenti linguaggi creativi, accomunati dalla ricerca continua dei più alti valori estetici.

Il brand volge dunque lo sguardo ai fenomeni pop emergenti, chiamando a collaborare quattro nomi provenienti da ambiti eterogenei, ossia Marcelo Burlon, Sfera Ebbasta, Omar Hassan e il gamer e content creator Pow3r, autori di altrettanti progetti inediti, sotto la guida dell’art director della label Fabio Novembre. Nello specifico, lo stilista firma Edaird, specchio d’ispirazione tribale, un anello di congiunzione fra terra e cielo dell’Argentina, patria di Burlon. Il rapper da milioni di ascolti, invece, personalizza la chaise longue Cocky, seduta decisamente sopra le righe, che rispecchia appieno lo stile del personaggio. Hassan realizza l’arazzo PiùDiUno, sintesi perfetta di ricerca e azione che omaggia l’arte contemporanea, mentre Giorgio Calandrelli (meglio conosciuto come Pow3r, pro player in forza al team di e-sports Fnatic) condensa nel pouf Arcad3 la sua passione per il gaming, concepito come un’evoluzione nell’ambiente domestico delle sale giochi di un tempo. Novembre parla a riguardo di “collaborazione di quattro amici che […] danno forma ai loro pensieri”, certificando come “la creatività nasca dall’interazione tra discipline diverse”.

Sfera Ebbasta design
Cocky di Sfera Ebbasta (ph. Iacopo Barattieri)
Driade milano design week 2022
PiùDiUno, Omar Hassan (ph. Iacopo Barattieri)

Le novità di Valcucine, all’insegna della sostenibilità

La partecipazione di Valcucine, infine, è all’insegna della sostenibilità con Sustainability beyond Space and Time, che ribadisce l’impegno della casa verso una produzione green. Si spiega così anzitutto il Percorso Fuorisalone: LEED Buildings in Milan_ che tocca (pregevoli) edifici LEED progettati da GBPA Architects, Tectoo, One Works e altri. Quindi la mostra LE3DERS nel rinnovato showroom Valcucine a Brera, con modelli architettonici di noti studi internazionali in versione 3D, visualizzati attraverso un’esperienza AR. Nella stessa sede viene presentato anche il nuovo percorso espositivo e le novità di prodotto coi relativi crediti LEED v4.1.

Valcucine Artematica
Artematica Soft Outfline

Innovative soluzioni estetiche e funzionali sono poi state applicate ai modelli di punta del marchio. Fanno il loro debutto Artematica Soft Outline, un blocco unico che coniuga linee soft e volumi puri, mantenuti elegantemente in equilibrio; e Riciclantica Outline, sintesi estrema di dematerializzazione che tiene insieme armonia formale e cura dei particolari; una cucina simbolo dell’evoluzione tecnica dell’azienda, progettata per avere il minimo impatto ambientale.

Valcucine cucine 2022
Riciclantica Outline

Tutte le immagini courtesy of ItalianCreationGroup

Nell’immagine in apertura, uno scatto della mostra FontanaArte, 90 Years of Light and Art 

Dsquared2 & LONDONART: nasce la collezione Wallpaper

Torna il Salone del Mobile con un programma ricco di eventi dopo lo stop degli ultimi due anni legati alla pandemia; il risultato è un calendario ricchissimo di iniziative e nuovi progetti, segnale di un mercato in forte crescita. Sempre più spesso, poi, i brand moda sviluppano linee di complementi per la casa, non fa eccezione quest’edizione che segna, in particolare, il debutto della collezione di carta da parati firmata da Dsquared2 in collaborazione con LONDONART, azienda nota a livello internazionale nel segmento wallpaper.

Dsquared2 Wallpaper: Dean e Dan Caten lanciano la carta da parati del brand in tandem con LONDONART

Dsquared2 home
Un wallpaper della linea Vandalized Granny’s Flowers

Dsquared2 per LONDONART è infatti un progetto di co-design che ha coinvolto due realtà leader dei rispettivi settori in un’unione armonica. Il punto di partenza è un dialogo libero tra moda e design, con grande attenzione al Dna del marchio; ne risulta un viaggio attraverso motivi iconici e best-seller, selezionati tra i più significativi nella storia ultraventennale della label di Dean e Dan Caten, con un approccio all’home decor che privilegia il classicismo senza tempo, sviluppato su concetti quali simmetria e pulizia delle forme. Da questa visione nasce una collezione in cui ogni pattern è pensato come identificativo di un aspetto caratterizzante del brand: dalla suggestiva foresta canadese, che insieme al legno e alle illustrazioni caratterizza sin dagli esordi Dsquared2, come pure l’iconico D2 Jack (ovvero il motivo a quadri check rosso e nero), fino al denim camouflage, altro trademark dei gemelli.
Dalla moda al design insomma, con elementi grafici e pop che tornano protagonisti anche nella stampa Vandalized Granny’s Flowers, dove la base floreale è sporcata da scritte e messaggi, mentre Ceresio 7 ci riporta agli ambienti raffinati di Milano e Mykonos griffati D2. In definitiva, un caleidoscopio di decori, print, intrecci, sensazioni e visioni, che incontrano stili, gusti ed esigenze diverse, al punto che ogni pattern convive egregiamente con gli altri pur nella riconoscibilità di ciascuno.

dsquared2 Ceresio 7
Collezione Ceresio 7
Dsquared2 icon
Collezione Icon

Un mix & march di decori che integra e amplia il progetto lifestyle del marchio

Il risultato finale comprende rivestimenti che sanno essere casual ed eleganti in ugual misura, col loro mix & match di decori tra il check, il monogram, l’animalier, i graffiti, i riferimenti al Canada e al quartier generale del marchio Ceresio 7, in una fusione di passato e presente.

Concludono a riguardo Dean e Dan Caten: “La collezione di wallpaper per LONDONART integra ed amplia il nostro progetto di lifestyle. Dsquared2 non è solo moda, ma anche un’esperienza e in questo caso abbiamo avvicinato il nostro mondo a quello degli interni con alcune stampe rappresentative. Oggi più che mai abbiamo capito l’importanza della casa e il desiderio di costruirla in modo originale e accogliente, aprendola a nuove scenografie e orizzonti. Questa prima collezione di wallpaper racconta il nostro mondo e le nostre passioni, sviluppando ulteriormente la nostra visione lifestyle iniziata con il progetto Ceresio 7”.

Dsquared home decor
Collezione Cement Horizon
Dsquared design
Collezione Pop Art
Dsquared design
Collezione Monogram

Nell’immagine in apertura, una proposta della linea Canadian Forest di Dsquared2

Seletti 4 Ceramica Bardelli, la capsule collection in cui tutto diventa possibile

Da una parte eccellenza artigianale, tradizione e altissima qualità, dall’altra estro artistico, design innovativo e vocazione provocatoria: da qui nasce l’iconica collezione Seletti 4 Ceramica Bardelli.
Un incontro inedito, ma probabilmente predestinato, quello tra il leader internazionale nel settore delle piastrelle in ceramica e il brand creativo – e a tratti irriverente – di oggettistica e arredo. Un’unione tanto inaspettata quanto inevitabile tra arte e materia, che ha dato vita alla capsule collection Tiles (R)evolution: una gamma di superfici per pavimenti e rivestimenti dall’impatto estetico sorprendente e realizzate con materiali di altissima qualità.

Seletti Ceramica Bardelli
Seletti 4 Ceramica Bardelli: la linea Distortion

Tiles (R)evolution Seletti 4 Ceramica Bardelli:  l’arte incontra la materia

“L’incontro con Stefano Seletti rappresenta la concretizzazione di un sogno, ovvero la realizzazione di una collezione capsule 2D con l’estetica e il design tipicamente 3D per parlare al mondo dell’architettura con un linguaggio originale. L’obiettivo comune? Stravolgere le logiche della decorazione e della composizione moderna ed andare oltre gli schemi! Ed è così che insieme apriamo le porte alla (R)ivoluzione nel design nel mondo della ceramica!”. Così Gianmaria Bardelli, amministratore delegato del gruppo di cui fanno parte, oltre a Ceramica Bardelli, anche Ceramica Vogue e Appiani, racconta del sodalizio con Seletti, azienda che dal 1964 rivoluziona il modo di vedere, interpretare e utilizzare gli oggetti di uso quotidiano.

Non a caso “(R)evolution is the only solution” è lo slogan del marchio guidato da Stefano Seletti. E con Seletti 4 Ceramica Bardelli, la rivoluzione si sposa con il know-how indiscusso del prodotto ceramico scatenando una vera rivoluzione nel mondo delle superfici decorative e dando vita a Tiles (R)evolution, la gamma di piastrelle pensate per ogni ambiente, dalla casa all’hotel e fino al contract.

Ceramica Bardelli Seletti catalogo
Seletti 4 Ceramica Bardelli: Black&White

Le cinque linee sorprendenti della capsule di superfici Tiles (R)evolution

Cinque linee dirompenti – Distorsion, Diamond, Black&White, Elements 1 – Nuvole e Elements 2 – Acqua – con cui ricreare ambienti immersivi e onirici, vanno a comporre la capsule collection Seletti 4 Ceramica Bardelli, contemporanea e fuori dagli schemi, realizzata a quattro mani dalle due eccellenze italiane.

Distortion è una piastrella in gres porcellanato, che nei motivi e nelle geometrie reinterpreta l’iconico pattern bianco e nero di Seletti traendo ispirazione dall’immaginario di Maurits Cornelis Escher e dalle prospettive paradossali, i pattern ipnotici, i cortocircuiti percettivi caratteristici delle sue opere.
Diamond invece, piastrella tridimensionale disponibile con finitura lucida nei colori bianco, nero, arancione, senape e rosso, raggiunge il suo massimo splendore nella versione Mirror.

Ceramica Bardelli collezioni Seletti
Seletti 4 Ceramica Bardelli: Distortion

Black&White è un mosaico in cui si esprime appieno l’expertise dell’azienda nell’immaginare soluzioni che superino i tradizionali confini della decorazione, unita all’approccio visionario di Seletti. La linea  si contraddistingue per un gioco di bianchi e neri dalle infinite combinazioni di creatività.

Elements infine, nelle sue due varianti Nuvole e Acqua, è una serie che vede protagonista la natura e i suoi elementi, con la quale realizzare ambientazioni incantate, portando nell’interior la magia del mondo esterno e rendendo possibile l’impensabile: camminare sulle nuvole o tra azzurre acque cristalline; la percezione si ribalta trasformando radicalmente gli spazi interni.

Seletti Bardelli sito ufficiale
Seletti 4 Ceramica Bardelli: Nuvole

“In Seletti una cosa che sicuramente non manca è l’entusiasmo nello sperimentare; infatti, quando Gianmaria Bardelli mi ha proposto di immaginare un progetto insieme ho subito detto di sì”, spiega Stefano Seletti a proposito della collab. E prosegue: “Ho scoperto che il mondo del rivestimento ha qualcosa di magico, delle potenzialità in parte vicine a quelle dell’arte”.

Seletti Bardelli catalogo
Seletti 4 Ceramica Bardelli: Acqua

When art is a fashion affair

Il mondo dell’arte influenza in maniera sempre più incalzante quello della moda, ispirando creazioni dalla forte identità, non solo dal punto di vista creativo, ma per il valore di esclusività che ne deriva, visto il numero limitato di esemplari prodotti.
L’occasione è ghiotta per i brand più attirati dal settore che hanno approfittato del miart – l’evento che la città di Milano dedica alle gallerie e agli artisti più quotati dai primi del 900 alle avanguardie di settore – per dedicare speciali capsule ai nuovi interpreti delle arti visive e dei linguaggi del nostro tempo, con l’obiettivo di arricchire le collezioni di una nuova allure.
La manifestazione, che intende dare il via ad una nuova fase, il primo movimento di una forma musicale in più parti, e di una concreta accelerazione per il settore, ha visto consegnare i premi  LCA per Emergent, Premio Herno e Premio Acquisizione Covivio.

Premio LCA per ‘Emergent’: galleria Sans Titre

Il Premio LCA per Emergent, del valore di 4.000 euro, è stato assegnato alla galleria Sans titre (2016), Parigi. È stata invece Corvi-Mora, Londra la galleria vincitrice della settima edizione del Premio Herno, con opere di opere di Sam Bakewell, Dee Ferris, e Jem Perucchini all’interno della sezione Established.
Il riconoscimento, del valore di 10.000 euro, è stato assegnato allo stand con il miglior progetto espositivo dalla giuria internazionale composta da Diana Baldon (Direttore, Kunsthal Aarhus, Copenaghen) Stella Bottai (Curator-at-Large, Aspen Art Museum, Aspen) e Ines Grosso (Capo Curatore, Serralves, Porto).

Una delle opere della galleria Corvi-Mora, vincitrice del Premio Herno

Per la prima edizione del Premio Acquisizione Covivio, dedicato alla sezione Emergent, è stata selezionata l’artista Pamela Diamante  portata a miart dalla Galleria Gilda Lavia, Roma – a cui verrà commissionata un’opera site-specific con un investimento fino a 20.000 euro. L’opera prodotta, in linea con la filosofia di Covivio di promozione di artisti talentuosi ed emergenti, verrà installata in un immobile del business district Symbiosis di Milano progettato dallo studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel.

MODA E ARTE FUORI SALONE

Up To You Anthology, brand fondato da Nicolò Gavazzi, giovane imprenditore con una consolidata esperienza nel management di aziende quali Boffi e De Padova, porta avanti una missione che invita l’arte a sposare la moda attraverso un linguaggio libero e indipendente dalle dinamiche commerciali del fashion system. Il suo obiettivo, infatti, è quello di raccontare il mondo della borsa attraverso la visione estetica dei maggiori esponenti del design industriale, sfidandoli a cimentarsi in un campo diverso dal loro e invitandoli a interpretare la propria idea di questo accessorio con una chiave di lettura autentica e personale.

Borsa di Regine Schumann
Borsa di Regine Schumann

Guest star quali Nendo, Giulio Cappellini, Naoto Fukasawa, Vincent Van Duysen, David Chipperfield e Zaha Hadid Design Studio hanno accettato questa sfida, realizzando ciascuno un modello di borsa inedito e mai uguale a se stesso, dando vita a un vero e proprio oggetto da collezione che ogni stagione si arricchisce del contributo di nuovi talenti straordinari. Tra gli ultimi esemplari della tedesca Regine Schumann, protagonista al MIART con la sua Light Art sempre attraverso Dep Art Gallery in un’esposizione di luce che arriva al fruitore attraverso la percezione del colore, concetto che ritroviamo anche nelle sue borse che vivono attraverso le vibrazioni cromatiche scaturite dal rapporto unico e speciale tra la materia e la luce.

Antony Morato X Marco Lodola alla galleria Brera Site

Tra gli eventi collaterali, la galleria Brera Site ha ospitato Marco Lodola e Antony Morato per esporre la bellezza e la forza della contaminazione, in un’atmosfera immersiva che utilizza i codici pop delle luci al neon e dei led per rappresentare sagome di una società sintetizzata nelle icone anni 50 della bell’Italia che per l’occasione prendono vita, in un’edizione limitata, su t-shirt e felpe della collezione Antony Morato.
Una collaborazione, quella con Antony Morato, nata in modo naturale sulla base di passioni comuni, riferimenti e linguaggi. La cultura pop non può che abbracciare la moda quando questa le consente di esprimere al meglio il suo linguaggio inclusivo e universale” dichiara Marco Lodola.
Sempre più frequenti le occasioni in cui arte e moda scelgono la via del linguaggio semplice e immediato, con lo scopo comune di allargare il mondo dell’arte ad un pubblico ampio e sempre più aperto a sperimentazioni.

Nell’immagine in apertura, un’opera al neon di Regine Schumann

Milano Graphic Festival

Il 25 Marzo si apriranno le porte del primo festival dedicato al graphic design, all’illustrazione e alle culture visive. Con sede Milano, il festival durerà tre giorni fino al 27 marzo e conterà 80 appuntamenti tra cui mostre, workshop, talk e tanto altro.

I principali hub saranno BASE MILANO e Certosa Graphic Village, ma gli eventi si svolgeranno in tutta la città coinvolgendo strutture quali ADI Design Museum, MUDEC, Castello Sforzesco.

La particolarità del festival è l’essere aperto a tutti per far conoscere il mondo del graphic design a chiunque ne fosse interessato, ha infatti riscosso grande attenzione e interesse da parte del comune di Milano e dei principali interlocutori del mondo culturale.

“[…] Un progetto cresciuto giorno dopo giorno grazie al contributo e alla generosità di tutti coloro che, gia in occasione di questa prima edizione, hanno deciso di sostenerlo e di partecipare attivamente alla sua costruzione. Un’iniziativa condivisa che ha come missione quella di portare il pubblico ad acquistare sempre più consapevolezza del valore e dell’efficacia del linguaggio visivo che, attraverso il progetto grafico e l’immagine, parla al cuore delle persone in maniera immediata e si fa strumento di riflessione […]” Francesco Fontina – curatore del Milano Graphic Festival.

Foto Silvia Galliani

L’aspetto visivo è da sempre, ma ora ancora di più, uno dei pilastri che fondano l’efficacia e le potenzialità della comunicazione. È importante essere consapevoli di cio che fa parte delle nostre vite in maniera cosi attiva e che ci influenza profondamente; infatti l’obiettivo di Milano Graphic Festival è portare all’attenzione del grande pubblico il mondo delle comunicazioni visive optando per un approccio inclusivo.

Tra le mostre principali che il pubblico avrà la possibilità di visitare c’è SIGNS. Grafica Italiana Contemporanea a cura di Francesco Dondina – che intende offrire uno spaccato sullo stato della grafica e del design della comunicazione italiana. Al Certosa Graphic Village sarà invece possibile visitare, tra le tante, la mostra Generazione YZ con tema la grafica urbana.

Alcuni degli argomenti di cui tratterrà il festival sono: il rapporto tra design e social media, il city branding, la rigenerazione urbana, la sostenibilità, l’identità di genere nell’ambito del visual design, le discriminazioni e i privilegi all’interno del graphic design e il femminismo, con la mostra Volti, Voci, Mani e il talk Uncover.

Milano, dopo la lunga pausa per il Covid sta lentamente riacquistando la frenesia e l’amore per la cultura a cui ha dovuto rinunciare per molto tempo. Il festival, come primo evento pubblico di grande portata, sarà sicuramente simbolo della ripartenza per la città e rappresenta la speranza che si possa ritornare presto a vivere presto di arte e cultura, lasciando questo periodo come lontano ricordo.

L’iscrizione al festival e il programma completo sono disponibili sul sito www.milanographicfestival.com.

Rosana Auqué, i dipinti che diventano tappeti di lusso

I dipinti della pittrice di origini italo-colombiana, Rosana Auqué, presto diventeranno tappeti dal design moderno. Definita artista neo-impressionista, Rosana concentra la sua ispirazione nella natura, tanto da definirsi grata ad essa. Ad affascinarla è la musicalità delle onde che si infrangono sulla battigia e il calore sprigionato dalla sabbia. Il legame con le città di Santa Marta (Colombia) e di Napoli, è forte: tutto diventa un piacevole contraddittorio artistico che si trasforma in poetica visiva.

Ritratto di Rosana Auqué

Nelle sue collezioni, inoltre, è evidente anche il legame con il cielo: “In ogni dipinto creo un mondo unico che deve essere esplorato, compreso ed espresso. L’arte è il mio linguaggio, il mio modo di comunicare. Sono affascinata dal cielo, penso che sia inaspettato e in costante cambiamento“.

Il Giardino del Carmine, 2022 – Acrylic and Gold on canvas, 150×100 cm
La gracia de la Luz, 2022 – Gold and Acrylic on canvas – Diámetro 70cm

Le sue collezioni private sono state esposte sia in Italia sia in Colombia, a confermare quanto la sua creatività abbia conquistato i critici di tutto il mondo.

Rosana esplora l’arte da quando era poco più che un’adolescente e da allora non ha smesso mai di esplorare nuove tecniche e, dunque, reinventarsi. L’influenza di più correnti, però, si plasma armoniosamente, coabitando naturalmente. La sua dote artistica risente delle influenze rinascimentali e dell’arte contemporanea con gli artisti Claude Monet (impressionismo) e Gustave Klimt (Art Nouveau).

Un altro dettaglio non trascurato dall’artista è l’equilibrio tra colore e forma, perché la libertà cromatica è caratteristica del folklore colombiano

Todo está escrito en el Cielo – 2022 – Gold and Acrylic on canvas – 170x70cm

Trasferire i suoi cieli su una collezione di tappeti non è un esercizio fuori dalla sua portata. La Auqué, infatti, ha conseguito un Master all’Istituto Marangoni focalizzato sulla moda (milanese di adozione, il suo studio si trova nella centralissima Brera). Il design, dunque, sarà un terreno tutto da esplorare, in attesa di un’importante mostra che si terrà prossimamente a Milano.

Rosana mentre dipinge

Qui l’intervista completa all’artista

Segui Rosana Auqué su:

Instagram

rosanaauque.com

‘Fuori!!!’, cinquant’anni di orgoglio, storia e amore

Una dichiarazione d’amore, un piccolo monumento alla cultura LGBTQ+.

Una bomba.

Così viene descritta l’inedita antologia dei primi 13 numeri di Fuori per celebrare il 50° anniversario della storica rivista di liberazione sessuale e orgoglio omosessuale Italiano.
Giovedì 20 gennaio Carlo Antonelli e Francesco U. Ragazzi hanno presentato Fuori!!! 1971-1974 , grazie all’ospitalità di Fondazione Feltrinelli e con l’aiuto dei collaboratori e sostenitori Levi’s e Fondazione Sandro Penna.

Acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, FUORI nasce nel 1970 a Torino come gruppo omosessuale clandestino, uscendo allo scoperto nel 1971 come la prima associazione gay italiana. Espande i propri orizzonti entrando nelle edicole come rivista di liberazione sessuale nel 1972. Partendo da Torino, raggiunge un contesto nazionale, fino a creare anche un network internazionale attivo.



L’antologia si presenta con una grafica di grande impatto per ricordare l’importanza e il ruolo della storia omosessuale sia nella storia italiana che in quella internazionale.
Lo sfondo arancione acceso e l’icona della bomba ricordano il fuoco e le fiamme come metafore del “caos” e del rumore che le marce per i diritti civili hanno iniziato negli anni 70, con un’eredità che raggiunge i giorni nostri. Il colore arancione – ricordato come “il colore dei matti” – potrebbe essere una “frecciatina” alla psicoanalisi del tempo. Infatti gli studi para-scientifici, fino agli anni 70, consideravano l’omosessualità come “disturbo mentale”; è stata cancellata dal DSM (manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), solo il 17 maggio 1974, data che nel 2004 viene istituzionalizzata come giornata contro l’omobilesbotransfobia.


L’intera stesura del libro rappresenta il risultato di un processo semiotico volutamente ricco di riferimenti e metafore sottintese. Anche la sua dimensione ha un significato preciso; lungo 500 pagine e stampato in un formato di 38X29, il volume è costruito per essere un oggetto ingombrante e “fastidioso”, aggiunge Carlo Antonelli. È costruito come elemento tattile e percepibile delle lotte e dei sacrifici di persone che “hanno dato fastidio” per raggiungere i propri scopi.



Pensata come “coffee table book”, l’antologia vuole essere un elemento di arredo – e non di riempimento – nelle case di chi l’acquista. Un monumento, una statua, un “punto focale”, che porta con sé la consapevolezza di una storia lunga e sudata e uno sguardo speranzoso verso il futuro.
La raccolta è anche una bomba, come lo è stato Stonewall nel 1969 e come lo è stata FUORI nel 1970. Una bomba i cui “danni” hanno provocato cambiamenti impensabili nel sistema.



Fuori è nata e si è evoluta come una vera e propria storia d’amore che ha legato vari soggetti ed enti culturali con un valore comune: il rispetto.
Perché è di rispetto che si tratta e di rispetto si è sempre trattato. Il rispetto per la storia, il rispetto per gli altri, il rispetto per i sacrifici e il rispetto per se stessi e la propria identità.

Ed è il rispetto che ha richiamato anche i collaboratori di questo progetto. Levi’s, Feltrinelli, Fondazione Sandro Penna e Nero Edizioni sono stati soggetti attivi nel sostegno di  FUORI e in generale nella lotta per i diritti civili omosessuali.
Fin dal 1853 Levi Strauss & Co – ora conosciuto come Levi’s – sostiene ideali di inclusione, diversità e progresso, diffusi attraverso i suoi capi e alcune collezioni quali Pride e Unlabeled; con l’obiettivo di ispirare i propri clienti verso la libertà di espressione.


Ph. Courtesy Levi’s
Ph. Courtesy Levi’s

Nero è da sempre una casa editrice attratta da progetti provocatori e non convenzionali della cultura e letteratura contemporanea, mentre Fondazione Sandro Penna ha reso disponibili i propri archivi per la ricerca e – per la prima volta – la scannerizzazione e digitalizzazione delle pagine originali della rivista; infine Feltrinelli è stata l’ospite accogliente dell’evento.

La serata ha permesso di costruire un luogo socio-culturale aperto e basato su ideali comuni a tutti i presenti. Insieme alla presentazione di “Fuori!!!”, infatti, è stato possibile ascoltare anche l’intervento di Giorgio Bozzo rispetto al progetto del podcast Le Radici dell’orgoglio sui 50 anni della storia della comunità LGBTQ+ in Italia, creato appositamente per l’occasione.

L’evento è stato una celebrazione dell’amore e di un risultato importante che, si spera, sia solo l’inizio della legittimazione culturale della storia LGBTQ+ italiana.



Ugly but cool: Mariano Franzetti

Sulla contaminazione arte-moda si potrebbe scrivere un intero libro, partendo da grandi maestri come la Felt Suit di Joseph Beuys alle opere di Flavio Lucchini; gli esempi potrebbero essere tantissimi, fino ad arrivare a tempi più recenti in cui, soprattutto la moda, ha guardato all’arte. In un momento storico in cui è radicalmente evoluto il concetto di bellezza e di identità.



Il lavoro di Mariano Franzetti, artista e creativo eclettico di origini argentine, ha ripensato all’estetica dell’ugly (il brutto) in chiave ironica, per trasformarla in qualcosa di contemporaneo e cool. Dopo gli iniziali studi di architettura, Mariano si trasferisce a Buenos Aires per dedicarsi completamente alla sua passione, la pittura, che coltiva fin da piccolo, studiando i pittori rinascimentali e l’arte in generale.



Si trasferisce poi in Italia nelle Marche, iniziando subito a lavorare come artista in collaborazione con un laboratorio di architettura e interior design. Dopo essersi trasferito a Milano, sviluppa ulteriormente la sua carriera di artista e direttore creativo. Sin dagli esordi, le sue opere si caratterizzano per la ricerca cromatica, i toni brillanti e audaci, le immagini e i motivi grotteschi. Un universo costituito da fantasie apparentemente giocose, narrative stravaganti, atmosfere inusuali, che lasciano un segno sui fruitori, suscitando emozioni e stati d’animo differenti. Incuriosito dall’essere umano, dalle sue vicende e della sue svariate sfaccettature, all’interno delle sue opere si trovano spesso personaggi eccentrici, “diversi”, deformati, non solo per l’abbigliamento modaiolo e le sembianze, ma anche per lo stile di vita e la personalità.



Scoolture, dipinti e arazzi: la mostra a Bologna “PUTTY TOYS TRICKY, LORO”

Mariano Franzetti ha presentato a Bologna i giorni scorsi per la prima volta il suo nuovo lavoro artistico, che sviluppa il tema dell’Ugly but Cool tramite media diversi, dalle scoolture (come le definisce lui), gli arazzi, fino ai dipinti. Il tutto all’interno della cornice rococò di Palazzo Hercolani di Bologna, all’interno degli spazi di Zefyro e Silaw Tax & Legal, merchant holding indipendente fondata da Alessandro Tempera, che ha supportato il progetto. Questa mostra segna un importante sviluppo nel suo percorso creativo, che senza rinunciare alla dimensione pittorica e neofigurativa, si declina ora verso una tridimensionalità materica ricca di contrasti. Protagonisti assoluti di questa nuova mostra sono una strana e grottesca community di personaggi che indossano abiti iconici di importanti maison della moda, come Saint Laurent, Celine, Prada, Bottega Veneta, tanto per citarne solo alcune.



Inizialmente, queste piccole sculture in stucco erano state pensate per sostituire i modelli nell’impossibilità di realizzare servizi fotografici per la moda durante il lockdown del 2020 e hanno colmato le giornate dell’artista. Si sono nel tempo moltiplicate, trasformandosi in personaggi grotteschi, dai volti deformi con pochi capelli colorati e arruffati, ma dai look super cool. In modo spontaneo è nata un’intera generazione di questi personaggi che esplorano il dualismo costante tra realtà e voglia di apparire. Quella di Mariano è la ricerca di una bellezza non canonica come quella imposta dalla moda; da questa idea nascono questi Beautiful Loser, che riflettono bene le contraddizioni della realtà che ci circonda. Così spiega lo stesso Franzetti: “I personaggi di Putty Toys Tricky riflettono bene i contrasti del nostro tempo. Sono brutti ma cool o forse troppo cool ma brutti? Una strana e deforme comunità di individui che, pur indossando abiti delle più prestigiose griffe di moda, si atteggiano in posizioni anomale, parlano un linguaggio incomprensibile, muovendosi in modo strano e bizzarro. Ma è proprio nella loro diversità e nella loro distanza che questi personaggi vivono e comunicano.” Queste “scoolture” di improbabili fashion victims, vanno poi a comporre dei veri e propri tableaux vivant, scene che rimandano a note iconografie sacre o alla cantiche della Divina Commedia. Un’attrazione verso l’arte sacra che l’artista ha tratto dal suo retaggio e formazione in Italia, durante i quali ha visitato in modo capillare le chiese e abbazie tra le Marche, l’Umbria e l’Emilia Romagna.


I

Unveiling the new home Solea6B: l’arte trova un nuovo spazio privato a Milano

In cover: Artwork Elisabetta Trombello

Roberto Riccio, da CEO di successo a mecenate dell’arte dopo aver guidato per oltre un decennio Istituto Marangoni e poi il gruppo Galileo Global Education Italia, che raccoglie scuole “creative” di grande prestigio sparse in tutto il mondo, decide oggi di dedicare la sua vita al mecenatismo.

In seguito ad un mirato restyling della sua abitazione privata sita in Porta Nuova presso Torre Solea, Milano, ne apre le porte a artisti selezionati che vogliano esporre le proprie opere.

La casa evoca la passione per la cultura orientale di Roberto Riccio, e più specificatamente il Giappone, che ha connotato il minimalismo e l’austerità delle scelte estetiche.

Come lui stesso commenta Spero di scoprire nuovi talenti ma non ho l’obiettivo di fare il talent scout, solo per il piacere di essere contornato dalla bellezza”.


Artwork Elisabetta Trombello


Con cadenza bimestrale e vernissage ad hoc, verranno ospitati artisti nazionali e internazionali in residenza, dando la possibilità a chiunque volesse visitare la mostra di accedervi tramite invito e a seguire, su appuntamento, incontrare l’artista per eventuali futuri sviluppi.

L’opening del 24 ottobre ha ospitato l’artista Elisabetta Trombello, nata nel 1969 a Como, città dove vive e lavora. “Dal figurativo sono passata all’astratto: loro devi vederli con gli occhi del cuore, con l’emozione che ti dà una materia, un tessuto”

La sua produzione artistica é in continuo movimento, un materico informale fatto di accostamenti cromatici in continua evoluzione.
La personale LUNE celebra la contemplazione della Luna su quello che accade nel nostro pianeta, con distacco, a volte con partecipazione, spesso con un riflesso nell’anima.

Milano, Arte e Motori: le contaminazioni creative di Paolo Troilo

Un passato come art director e un presente-futuro da artista indipendente: questo in estrema sintesi il percorso di Paolo Troilo, che ha recentemente inaugurato la mostra “Troilo-Milano solo andata”, curata da Luca Beatrice a Palazzo Serbelloni. Come ben osserva lo stesso Beatrice: “Troppo spesso siamo abituati a chiedere, pretendere, preoccupandoci poco di dare in cambio di restituire. Paolo da Milano ha avuto e ha dato tanto, mi ha ricordato l’unicità di questo posto dove sei in mezzo alla vita e poi ti chiudi in studio senza vedere nessuno per giorni. Mi ha raccontato che i quadri esposti a Palazzo Serbelloni è come fossero cresciuti insieme a chi ha poi scelto di acquistarli. Ripresentandoli al pubblico, Paolo ci sta dicendo qualcosa come “grazie a questa città che sono diventato grande, questo è il risultato del mio lavoro, ve lo affido”.



Così, in modo del tutto imprevisto, le opere monocromatiche dell’artista– spesso di formati monumentali – entrano in dialogo con gli spazi iper decorati di Palazzo Serbelloni, creando un cortocircuito creativo. Differenti soggetti che hanno in comune la rappresentazione del corpo umano maschile in continua evoluzione tra sacro e profano, oltre alla speciale tecnica di fingerpainting, o “iperrealismo con le dita”, tecnica che ha reso Paolo un artista ben riconoscibile, unitamente alla scelta dei soggetti. Fil rouge tra le opere e protagonista della mostra è proprio Milano, città che ha accolto Troilo nel 1997 e lo ha reso un pubblicitario noto a livello internazionale, fino a renderlo un artista. Oltre alle opere è stata anche esposta nel cortile di Palazzo Serbelloni uno speciale modello Lamborghini Huracán EVO interpretata dall’artista. Si chiama  “Minotauro” e riprende il mito del corpo di uomo e toro raccontanti in un dipinto e trasposti sulla carrozzeria di una Lamborghini Huracán Evo. Attraverso le sembianze di un corpo maschile riprodotto per mano di Troilo con l’uso dei polpastrelli, l’opera è l’espressione della dinamicità, della potenza e delle emozioni che l’artista ha provato alla guida della Huracán Evo, la super sportiva di Sant’Agata Bolognese. Il tributo dell’artista alla Huracán Evo celebra la fusione tra l’uomo raccontato dalla sua pittura, il toro simbolo di Lamborghini e il concetto di mito espresso nello slancio soprannaturale, quasi animalesco, che la figura maschile dipinta sulle fiancate è in grado di sprigionare. Il cuore dell’opera è incentrata sulla fantasia del conflitto tra uomo e toro, il segno zodiacale del suo fondatore.



Conclude Christian Mastro, Direttore Marketing di Automobili Lamborghini: “Per me è stato ispirante incontrare Paolo Troilo e la sua espressività pittorica. In Azienda siamo abituati all’arte e al modo in cui questa da sempre permea le nostre automobili. Tuttavia, quando il nostro prodotto e le emozioni che questo sa dare incontrano la sensibilità di un artista come Troilo, nasce qualcosa di diverso ed eccezionalmente unico come l’opera Minotauro, di cui siamo orgogliosi”.



Il tempo. Io sono innamorato della lentezza, e l’ho sempre difesa considerandola un ingranaggio cardine del piacere, della cultura, della bellezza, del successo. Ma capita che ci siano degli incontri che ti cambiano.” ha affermato Paolo Troilo, creatore dell’opera. “Incontrare la Lamborghini Huracán EVO e provarla mi ha suggerito che esistono anche cose capaci di sprigionare le stesse energie con l’accelerazione, con la velocità, con lo scatto.  Così ho sentito il rumore del vento che aumenta mentre lo spazio si accorcia e il tempo si deforma: ho sentito un vento liquido e l’ho usato per dipingere sulla musa stessa, ispiratrice di queste emozioni – la Huracán –  il mio Minotauro”.

Mos Design: il connubio tra moda e design secondo la direttrice creativa Sara Chiarugi

Direttrice artistica e co-founder, insieme a Michele Morandi, di Mos Design, Sara Chiarugi considera inscindibile il connubio tra moda e design, alla stregua di un continuum creativo in cui fondamenti e metodi dell’una sfumano con naturalezza nell’altra, e viceversa, alla continua ricerca di un equilibrio ideale tra le due discipline; l’unico assioma è l’artigianalità, subilimata in ogni prodotto, immancabilmente ideato, modellato e dipinto a mano nel laboratorio romano dello studio.
Abituata fin dagli esordi a tenere in equilibrio ambiti differenti, Sara si è fatta apprezzare in egual misura nel mondo fashion e del teatro, collaborando con mostri sacri della moda (Romeo Gigli, Gucci, Fendi, Saint Laurent) e costumisti quali Yanni Kokkos o il premio Oscar Gabriella Pescucci.
Nella sua pratica è centrale il dialogo tra scultura e arte tessile orientale (nello specifico lo shibori, millenaria tecnica giapponese che, attraverso la manipolazione dei tessuti, ottiene cromatismi unici, nel senso letterale del termine), avvicinate fino a fondersi in una crasi che trova la propria concretizzazione in tavoli, pannelli decorativi, quadri e altri elementi d’arredo, realizzati in collaborazione con vari studi di design e progettazione d’interni. È la stessa Sara, nell’intervista che segue, a precisare i contorni della sua prolifica visione, difficile da incasellare in categorie specifiche.



Quali sono i codici, i valori che definiscono l’identità di Mos Design?

«I codici dell’identita di Mos Design vanno individuati nella passione per ciò che ha segnato la nostra storia, una ricerca a ritroso verso il nostro passato nell’ottica di riproporne le caratteristiche principali in chiave moderna, ponendo attenzione a valori imprescindibili come la sostenibilità, che manteniamo laddove è possibile in tutta la filiera, imballaggi compresi».

Può parlarci del processo creativo che segue nel suo lavoro? Fonti di ispirazione, reference, step…

«Uno degli elementi fondamentali per me è lo sguardo al passato, l’esigenza di replicare un’entità che abbia una storia, come un muro di Roma vissuto, consunto e scrostato, che diventa una base da cui partire per poi mixarla all’idea del tessuto.
Mi appassiona da sempre tutto ciò che è “vecchio”, che presenta un’immagine degradata dal tempo; è per questo che ho voluto imparare lo shibori, un’antichissima tecnica giapponese che dona alla stoffa un aspetto vissuto, perché la tintura, muovendola, fa sì che ciascuna sia completamente diversa dall’altra, concretizzando il concetto di unicità.
In definitiva, riservo una profonda attenzione e rispetto al passato, riproposto per leggere i codici del presente».

Il segno distintivo dello studio è rappresentato dall’artigianato, ogni oggetto viene ideato, modellato e rifinito a mano nel suo laboratorio. Quali materiali predilige e come vengono lavorati?

«Sono sempre gli stessi, semplici: legno, vernici ad acqua, Mdf (una pasta di legno) sostenibile, stucchi composti di una parte in marmo ecc. Lavoriamo con tutti i materiali cercando di trasmettere fedelmente l’idea che ci ispira. Il metallo di Mos Design, ad esempio, è invecchiato, tanto da sembrare quasi ottone. L’artigianalità è insita nella realizzazione manuale dei pezzi, diversi gli uni dagli altri, le cui basi presentano un riferimento che ricorda i tessuti, come tartan, coccodrillo o texture effetto squame».

Parla, riferendosi a Mos Design, di “binomio moda e design”, di un’unione tra “mondi dalle comuni radici culturali” che possono condividere “strumenti e fondamenti”; le chiederei, dunque, quali crede siano i punti di contatto tra i due ambiti, e cosa ne apprezza di più singolarmente.

«Che sia per la moda o il design, lavoro sempre per ispirazioni, seguendo un mood, inoltre mi sono formata negli anni ‘80 e per me quel tipo di background è una sorta di Dna, lo ripercorro in ogni processo creativo. Ero parte integrante delle tendenze stilistiche di un periodo storico che mi ha segnata in profondità, oggi la passione per il mio mondo di appartenenza è rimasta intatta, sono ancora fedele a quella sensibilità tra il dark e il nordico.
Il punto fondamentale è che tutto ciò che produco parla stilisticamente lo stesso linguaggio, deriva dal mio gusto estetico».



Qual è il pezzo o progetto cui è legata maggiormente tra quelli realizzati finora?

«L’inizio è stato entusiasmante, sono davvero legata alle prime proposte di set di tavoli in tutte le misure e texture che siamo riusciti a realizzare; abbiamo avuto infatti riscontri positivi da subito, non riuscivamo a stare dietro agli ordini, tante erano le richieste».

Ci sono designer o marchi che le piacciono in modo particolare?

«Rick Owens e sua moglie Michèle Lamy, trovo siano sempre assolutamente coerenti, in tutto, fanno sempre ciò che dicono, anche a costo di risultare controversi e provocatori. Forse non vengono sempre apprezzati dal pubblico, ma restano fedeli al proprio credo».

Proviene dal mondo della moda, dove ha lavorato con maison del livello di Gigli, Gucci, Saint Laurent e altre ancora. Quali sono state le esperienze più significative?

«Il lavoro svolto da Saint Laurent, quando era disegnata da Tom Ford, è stata la soddisfazione maggiore: proprio perché fu l’ultima sfilata sotto la sua direzione, finì su tutti i giornali, ero felicissima di vedere le mie maglie dipinte ovunque. Al tempo facevo riferimento a Stefano Pilati, il suo assistente di allora, mi chiamarono chiedendomi delle proposte, nella collezione finì senza modifiche tutto ciò che avevo ideato, passando tre mesi a dipingere giorno e notte. Penso sia stata la gratificazione più bella, in assoluto, oltretutto vendette benissimo.
Ho lavorato spesso anche per la lirica, il teatro, i principali costumisti, sempre con grande soddisfazione per il contributo dato al successo delle opere».

Quali sono i progetti dello studio per il 2021?

«Quest’anno abbiamo deciso di non partecipare né al Salone del Mobile né a Maison & Object, ma abbiamo una grande novità per settembre: una libreria modulare, da interpretare in base agli spazi a disposizione, vedremo più in là se organizzare qualcosa».

L’edizione 2021 del MM Award – International creative award premia i nuovi talenti del design

Sono stati svelati i vincitori dell’edizione 2021 del MM Award – International creative award, progetto lanciato nel 2017 dall’agenzia di consulenza creativa MM Company (che vanta tra i propri clienti brand del tenore di Prada Group, Micam e cc-tapis) per promuovere
e, appunto, premiare i nomi più promettenti del design italiano e non solo, nello specifico di tre ambiti che corrispondono alle categorie dell’award, ossia Fashion, Product e Interior Design.

Il contest si propone di creare e rafforzare una comunità di talenti provenienti da ogni parte del mondo, così da facilitarne la connessione con media, aziende e altri operatori del settore; è aperto a tre tipologie di partecipanti: studenti e new talent fino ai 25 anni;
professionisti e creativi di età compresa tra 26 e 35 anni; società, studi e collettivi fondati da massimo dieci anni.


Limitandoci al fashion design, la giuria (presieduta dal co-fondatore e creative director di MM Company Marco Magalini e formata da esperti, stilisti e altri addetti ai lavori come Federica Biasi, Luca Larenza, Studio DiDeA e Leonardo Talarico) ha deciso di premiare, tra i
giovani under 25, Tamara Fontana, che precede Sonia Ciamprone e Pawel Lyskawinski. Se la vincitrice, attraverso il progetto I Think Therefore I Am (Somewhere Else), esplora i paracosmi, realtà immaginarie popolate da figure che indossano outfit dall’allure avant
garde ed escapista, la Cloudy Imperfection della seconda classificata (che prende spunto dagli offuscamenti della depressione), considera i capi degli strumenti con cui esternare la propria interiorità, caratterizzati da lavorazioni studiatamente “imperfette” quali tagli in
sbieco rifiniti da cordoncini e plissettature manuali; Lyskawinski, invece, riversa negli abiti poliedrici di Nomadic Serendipity la sua concezione della moda come un viaggio in continuo divenire.



Passando ai professionisti, il terzetto dei vincitori è composto nell’ordine da Annarita Bianco, Giulia Soldà e Chiara Maltinti: la prima con il progetto 3020 – Artifacts from next millennium riflette sulle conseguenze dell’antropocene – l’era odierna nella quale l’azione
dell’uomo condiziona la vita sul pianeta a tutti i livelli, immaginando un futuro segnato da processi geologici influenzati da rifiuti elettronici e detriti, esemplificato qui da rocce sintetiche che includono scarti di cavi usb; la seconda nella sua Maatroom Collection n.0
firma un guardaroba definito da linee pulite e costruzioni dal gusto architettonico, riflesso dell’idea di femminilità sussurata ed equilibrata a lei cara; la terza grazie a Fit in home diluisce i confini tra abbigliamento e living, trasformando tre complementi d’arredo Ikea in
altrettanti capi dalla superfici fortemente materiche.


Per quanto riguarda aziende e studi professionali, il marchio brasiliano Room si è aggiudicato la vittoria con Pillow, un sandalo a fasce bombate frutto di uno studio meticoloso delle proporzioni; a seguire le mise girlish di Laju Slow Apparel, confezionate in modo da sprecare la minor quantità possibile di tessuto, e il borsone multiuso di Solferini Milano.
Il modello produttivo Zero Waste, che prevede di non produrre indumenti in più rispetto alle effettive richieste, la filiera corta, italiana al 100%, e il ricorso a filati certificati Gots e fibre di derivazione biologica sono poi valsi a Laju Slow Apparel la menzione speciale ‘Made in Italy is’.




La moda, a ben vedere, si è ritagliata spazi di tutto rispetto anche nella categoria Interior Design, tra il Concept store per Golden Goose di Sofia Teresa Bonvicini, esempio riuscito di combinazione della brand identity di una boutique con il genius loci della città che la ospita
(nel caso in questione, la metropoli cinese Shenzhen), l’analogo di Keti Diakonidze per Yves Saint Laurent, che indaga il rapporto simbiotico tra la maison e il mondo dell’arte, e lo Store Concept dello studio Stile Bottega Architettura, che mette da parte i trend du moment in favore di soluzioni capaci di trasmettere l’identità del marchio.
Tutti i vincitori, oltre agli attestati di merito e ai trofei griffati Cimento (riservati ai primi classificati), riceveranno un supporto comunicativo che può contare su un network di giornalisti, un database profilato e i contatti legati al concorso e all’agenzia MM Company.



Il Design artistico secondo Francesco Maria Messina

Un percorso internazionale quello di Francesco Maria Messina che dall’originaria Pisa, cresce a Parigi e si forma professionalmente tra Francia, Stati Uniti, Africa e Mauritius. Per lui il punto d’inizio è sempre rappresentato da una storia, un tema o anche un reportage, da declinare non in modo astratto, bensì concretamente in oggetti, installazioni e complementi d’arredo che riescono a raccontare una storia. Nelle sue creazioni convoglia spunti relativi alla società, all’attualità, all’evolversi di usi e costumi del mondo contemporaneo, filtrandole attraverso un approccio sui generis al design, frutto di numerose esperienze internazionali e di una formazione umanistica.Nel suo corpus lavorativo si stagliano le opere realizzate durante il soggiorno mauriziano, cinque collezioni per un totale di venticinque pezzi sviluppati nell’arco di soli sei mesi, che restituiscono le suggestioni della natura dell’isola africana. Per quanto riguarda invece i suoi lavori in progress, Messina intende evidenziare, con la sua pratica al confine tra design e scultura, argomenti di grande rilievo quali lo scioglimento dei ghiacciai, il riscaldamento globale, l’erosione delle coste e il riciclo della plastica finita nelle spiagge. Le creazioni di Francesco, sorprendenti e mai convenzionali, si presentano come esempi eclettici di functional art, realizzati in edizioni rigorosamente limitate e imitando la natura, da cui il creativo trae costantemente ispirazione.



Sebbene sia un architetto-urbanista, influenzato durante il percorso di studi in Francia dall’esempio dei suoi maestri (ossia l’archistar Odile Decq e Matteo Cainer), Messina porta avanti fin dall’inizio un modus operandi che vede nell’idea forte, nel concept un elemento centrale e ineludibile, da sviluppare poi in corso d’opera, che si tratti di progetti d’architettura (per esempio musei o edifici) oppure di design. Riallacciandosi alla propria formazione classica e usando quasi esclusivamente materie prime naturali, crea oggetti scultorei che stupiscono per l’originalità delle forme e i forti contrasti materici, contraddistinti dall’impiego di insoliti materiali d’eccellenza, unici e quasi mai riproducibili.
Lui stesso sottolinea come la ricerca, in questo senso, sia funzionale a mantenere la coerenza dell’idea iniziale: così, ad esempio, “nel caso dell’ultima collezione ispirata allo scioglimento dei ghiacci polari ho impiegato mesi per trovare il marmo/cristallo giusto che meglio rispondesse alle mie necessità, trovando nell’alabastro il compromesso perfetto”.

Dopo tredici anni all’estero, è tornato in Italia dove, nel giugno 2020, ha fondato FMM Design Studio in Toscana, suo luogo d’origine e fonte d’ispirazione impareggiabile, nonché meta ideale per scovare i migliori artigiani e materiali unici al mondo, tra cui il marmo di Carrara e l’alabastro di Volterra. Oggi le sue creazioni trovano posto nella prestigiosa Galleria Rossana Orlandi (a Milano e Porto Cervo) e nelle sedi di Parigi e Cannes della Galerie des Lyons.

È proprio Francesco Maria Messina a illustrare nel dettaglio le sue esperienze e progetti passati e presenti e tanto altro ancora.


“Ile Maurice ” low table
basalt stone and bespoke glass
110x155x60
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea

Iniziamo dalla tua formazione, vuoi parlarcene?

«Ho studiato a Parigi, mi sono trasferito quando avevo sedici anni per seguire mia madre, quindi ho finito lì il liceo per iniziare poi l’università, studiando con Odile Decq all’École spéciale d’architecture, storica istituzione parigina. Rispetto al classico percorso di studi in architettura italiano, quello francese presenta una vena artistica e creativa piuttosto che scientifica o strutturale, e ho avuto la fortuna di relazionarmi con professori provenienti da paesi come Stati Uniti, Spagna e tanti altri, che hanno sempre cercato di trasmettere l’importanza di avere un concept, di partire da un’idea forte che non fosse un semplice esercizio formale, di concentrarsi su una riflessione, un’analisi, una ricerca e cercare di rispettarla in corso d’opera. Dunque mi sono formato come architetto e, dopo la laurea triennale a Parigi, ho fatto un’esperienza di sei mesi in America, a New Orleans, con un progetto di social housing nato dopo il disastro dell’uragano Katrina, quindi sono tornato in Francia e la direttrice Decq ha proposto a me ed altri sei studenti di partecipare alla realizzazione della sua nuova scuola di Lione; così sono partito per la città, dove sono rimasto oltre due anni, preparando allo stesso tempo la tesi del master.
Tutto questo per dire che la mia formazione è quella canonica dell’architetto, finché nel 2017 sono partito per il Camerun, lavorando come project manager assistant per uno studio italiano che supervisionava i lavori di uno stadio per la Coppa d’Africa. Mi mancava la possibilità di esprimermi creativamente, poi quasi per caso sono stato contattato da un’azienda mauriziana che cercava un architetto-designer per lanciare una linea di design di lusso da esportare all’estero; perciò mi sono trasferito a Mauritius, trovandomi decisamente bene (tanto da rimanerci due anni e mezzo) e cominciando un percorso nel settore per me inedito del design. Mi è stato chiesto per la prima volta di occuparmi di mobili, mi sono confrontato con questo mondo ed è nato un amore, privo degli ostacoli legati all’architettura odierna (tempistiche lunghe, modifiche ecc.), che mi dava la possibilità di mantenere la stessa creatività ed approccio concettuale esprimendoli, però, nell’arco di poche settimane, perché dallo sketch iniziale al modello finale volendo possono bastare tre giorni; l’ideale per me che sono molto attivo, voglio tutto e subito, avere la possibilità di accedere all’atelier di turno e chiedere un prototipo per la fine della giornata è stato fantastico, ho liberato tutta l’energia creativa e in nove mesi ho realizzato venticinque pezzi, prendendo spunto ovviamente da Mauritius per collezioni ispirate ai vari aspetti dell’isola, dalle spiagge e la barriera corallina alle parti meno conosciute del luogo (foreste, roccia, legno ecc.)».


Ile aux Fouquets free standing mirror-light
basalt stone and bespoke mirror
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea
 

Parli della linea Cypraea giusto? Nel tuo lavoro ricorre l’elemento naturale…

«Sì assolutamente, la natura è stata – e rimane – la mia prima fonte d’ispirazione, ma con Cypraea volevo raccontare qualcosa che non fosse solo una celebrazione del mare per cui è famosa Mauritius; ci sono certamente dei pezzi che lo fanno, come la libreria ispirata ai coralli con la sua struttura organica in sabbia, però ho impostato un percorso diverso, puntando al mercato internazionale dei vari brand. Ci siamo resi conto, tuttavia, di aver realizzato prodotti di nicchia, dal design esclusivo sia in termini di forme che di materiali, e così siamo finiti nel mondo delle gallerie d’arte, tanto che dal voler partecipare al Salone del Mobile (l’obiettivo primario dell’azienda) siamo approdati al Fuorisalone, alla galleria Rossana Orlandi, a Parigi, Londra ecc., occupando una nicchia assai esclusiva ma anche più “alta” a livello di clientela e immagine.

Rossana Orlandi ci ha scoperto praticamente per caso: a Milano facevamo quasi un porta a porta per cercare showrooom ed esporre al Salone, è stato cruciale l’incontro con Andrea Galimberti della galleria milanese Il Piccolo, che trovando incredibili le nostre proposte e non potendo esporci di persona, ha chiamato davanti a noi la Orlandi; l’abbiamo incontrata il giorno seguente, ha voluto l’intera collezione e così è partito tutto.

Credo che il mio lavoro, alla fine, consista in una sorta di functional art, sono pezzi di design che, al tempo stesso, mostrano un côté scultoreo, opere con una funzione insomma. Il cabinet, ad esempio, è funzionale in quanto contenitore, però ha una forma, un tipo di materiale che somiglia a una scultura, lo stesso vale per il tavolino o la libreria.

Aggiungo, da ultimo, che parteciperò alla prossima Venice Design Biennial, purtroppo a causa della pandemia non ci saranno molti eventi, ma rimane una vetrina per il design parallela a quella di architettura, con nomi d’eccezione. Mi presenterò alla manifestazione con due pezzi inediti: un coffee table chiamato Iceberg, realizzato interamente in alabastro e vetro, e uno specchio nei medesimi materiali; sono ispirati entrambi allo scioglimento dei ghiacci, quindi due creazioni di denuncia se vogliamo, ed è proprio ciò sui cui volevo puntare l’attenzione, lo specchio è da terra, con la base in alabastro, e ha la forma di un iceberg alla deriva che proprio recentemente si è sciolto, frantumandosi in mille pezzi».


“Aqua” shelf 
Sand and acrylic ( 3 modules , tot dims :2100 x 3600 )
ph by Eric Lee  
by Cypraea


Questo dei ghiacciai è un tema decisamente attuale, Ludovico Einaudi tempo fa ha eseguito una performance al pianoforte al Polo Nord. Pensi che l’arte debba avere anche una funzione di denuncia e di impegno sociale?

«Lo credo anch’io, con Cypraea infatti avevamo deciso di riservare una percentuale dei profitti alla Mauritian Wildlife Foundation e a un altro ente ambientale, in questo senso non ho ancora preso accordi a titolo personale, però mi piacerebbe prendere parte a delle iniziative che abbiano un risvolto pratico».


“Rochester” cabinet.
solid wengè, solid brass, premium leather
53x155x95
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea

Quali i progetti per il futuro e il prossimo Salone del Mobile?

«Il Fuorisalone in qualche modo verrà probabilmente organizzato e dunque sì, mi piacerebbe provare a fare qualcosa, magari con Rossana Orlandi. Ad ora di confermato ci sarebbe, a settembre, un evento della Paris Design Week curato da François Epin, uno dei principali curatori francesi di design e arte contemporanea, in una bella cornice qual è la Cornette de Saint Cyr, hôtel particulier nel XVII arrondissement, e che avrà una bella curatela di artisti, se tutto procede come previsto dovrei partecipare con un pezzo dedicato, ancora una volta, alla questione dei ghiacciai. A giugno, inoltre, dovrebbe arrivare un altro evento in Sicilia, a Noto, non so ancora precisamente su quali temi (con ogni probabilità sarà incentrato sui quattro elementi naturali), una collettiva di 3-4 artisti in cui sarò anche io. Si tratta di una bella iniziativa perché la location è quella di Palazzo Nicolaci, un edificio patrimonio Unesco con saloni gattopardeschi, semplicemente meraviglioso».



Milano Design City: Spinzi

Anche quest’anno, in occasione della Milano Design City (12 – 23 aprile) l’atelier creativo Spinzi (@_spinzi_) con base a Milano ci presenta le sue novità presso lo spazio di via Regaldi 6 a Milano. Traendo ispirazione dalla ricca eredità culturale ed industriale della città, lo studio crea collezioni di arredo e interni progettati ad hoc con uno stile industriale fortemente riconoscibile, caratterizzato dal “foro”, cifra stilistica di spinzi, e dalle finiture estremamente materiche. Ogni progetto è unico e concepito su misura per il cliente, che ci impegniamo a rappresentare in ogni dettaglio, nell’obiettivo di ricrearne il lifestyle attraverso un design di qualità. Questo processo include arte, stile, arredamento, styling, abbinamento dei colori e design a 360°. Il fondatore dello studio, Tommaso Spinzi, è un designer creativo e consulente specializzato nella decorazione di interni e nella progettazione di arredo.


Anime Mirror

In Anime ci si riflette e si riflette su una superficie che è profondità. I toni caldi, avvolgenti consolano dalla sensazione di perdersi in un infinito indefinito creato da cerchi concentrici di luce. Ci si cerca e ci si trova in un gioco di luminosità che trasforma le grandezze fisiche in metafore esistenziali. Uno specchio che restituisce spaccati di quotidianità senza cadere nell’ovvio.

Credits: Pietra Studio

Fóra

Il designer italiano Tommaso Spinzi e il marchio illuminotecnico tedesco Vanory hanno unito le loro forze per creare una collezione di lampade interattive e sorprendenti che cambiano la percezione dell’illuminazione: Fóra. La collaborazione esplora il futuro dell’artigianalità e dimostra come sia possibile reimmaginare il design dell’illuminazione con pezzi sensuali per un ambiente rilassato.
Ispirate dalle forme morbide del periodo space-age, ma anche dall’aspetto grezzo e materico dei macchinari meccanici, le luci combinano la sensualità degli anni ’70 con un carattere quasi industriale, omaggio alla città di Milano.

Credits: Pietra Studio

M.E.C. Bookboard

il M.E.C. Bookboard è un piccolo ma fondamentale compagno, caratterizzato dai fori, cifra stilistica di Spinzi. Grazie alle sue ruote nascoste permette di spostare pile di libri da una parte all’altra della casa senza alcuna fatica, mentre aggiunge un tocco giocoso e maschile allo spazio.

Credits: Pietra Studio

M.E.C. Mirror

Perdersi in galassie lontane potrebbe essere più semplice di quanto si pensa, grazie all’ipnotico M.E.C. Mirror. Le sue forme geometriche sono l’esito di numerose suggestioni che arrivano dal mondo dell’auto, la fonte d’ispirazione preferita di Spinzi. Persino le macchie sul vetro dorato imitano le macchie di grasso che trasformano i vecchi motori in pezzi d’arte unici.

Credits: Pietra Studio

Moscova Vintage Market, apre per pochi giorni il caveau del vintage

Spazio dedicato alle private sale della moda, del design e del beauty , Moscova District Market apre le porte per un evento dedicato ad una grande selezione vintage dagli anni ‘60 ai 2000, in sinergia con partner leader come A.N.GE.L.O. e MyClosetMilano (shop specializzato nella vendita di accessori d’epoca). 



L’ambiente di 1000 mq è diviso in diversi nuclei, da un’area dedicata al lusso con le prime linee della moda italiana e francese come Hermès, Chanel, Dior, Louis Vuitton, Gucci e Prada, ad una più sportiva che offre Brand quali Nike e Adidas. Giacche in pelle, montoni, trench e denim completano l’offerta dell’abbigliamento.  



Non manca l’aspetto ludico, “Mani Nel Sacco”: si potrà accedere ad una specifica zona delimitata scegliendo e acquistando una shopper media da  25€ o grande da 50€, avendo a disposizione 10 minuti per riempire il sacchetto con i vari prodotti. Per creare un’esperienza immersiva e coinvolgente, è stato allestito un vero set con attori.

L’ingresso all’evento è possibile esclusivamente su prenotazione, in modo da garantire un accesso in totale sicurezza e in linea con la normativa di contingentamento (www.moscovavintage.it).



“Lobby alive”: il nuovo concept presso l’Nh Milano Touring

Il soggiorno visto come il viaggio, esperienziale e non di passaggio. Inclusivo e conviviale. Questo è il mindset dell’Nh Milano Touring, che nasce a pochi passi da alcuni luoghi chiave come il Quadrilatero della Moda e la Stazione Centrale, e che apre le sue porte alla città meneghina, in un modo del tutto informale e convivale.

Nh Milano Touring svela il concept Lobby Alive, nato dalla volontà di NH Hotel Group di ripensare gli spazi comuni e trasformarli da luogo di transito o passaggio a punto di incontro tra le persone: una lobby dove trovare zone di co-working, scambiare quattro chiacchiere, leggere un libro o sorseggiare un drink. 



La nuova lobby di NH Milano Touring presenta inoltre una nuovissima area Food&Beverage, che prende invece ispirazione dalla “Milano da bere” per ricreare un ambiente friendly e divertente. All’interno di questa zona si trova il Camelia’s Yard – Milano Social Bistrot che comprende il Cocktail Bar e il Ristorante che si ispira a uno storytelling legato all’antico giardino milanese e propone un’offerta gastronomica unica, sia a pranzo che a cena. 

In questa zona, l’atmosfera che si respira è fresca e gioiosa: un piccolo giardino riprodotto attraverso una parete di piante verdi, una carta da parati Tropical style, comode poltroncine colorate COCO di Calligaris Contract e un grande biliardo invitano al relax e allo svago, proprio a ricordare lo spirito conviviale dei giardini condominiali milanesi degli anni ’20 e ’50, molto curati e con ampi spazi verdi, spesso nascosti e per questo molto più intimi. 



Le 282 camere dell’ NH Milano Touring permettono, inoltre, di scegliere tra un design classico o contemporaneo.

Tutte spaziose e confortevoli sono dotate di Wi-Fi gratuito. 
Alcune di esse si affacciano sul Duomo, Piazza della Repubblica e lo skyline del quartiere finanziario.

Sito

Instagram 

La tua suite di lusso nel centro di Milano: Allegroitalia San Pietro all’Orto

Allegroitalia San Pietro all’Orto 6 è un luxury condotel situato nel centro di Milano, capitale italiana della moda, del design e del business a due passi da Via Montenapoleone, quartiere artistico con locali e negozi di tendenza.  Una formula di ospitalità completamente nuova che unisce l’eleganza di un appartamento di lusso con la comodità dei servizi esclusivi di un hotel 5 stelle.

La struttura si compone di 10 Suite di lusso uniche, da 40 a 140 mq, arredate col design e lo stile italiano inconfondibile di ARMANI/CASA. Tre di esse hanno veranda privata e work space per i propri momenti in smart. Infatti, tutte sono dotate di docking station con connessioni USB e HDMI, domotica Touch-Screen, aria condizionata, luci e oscuranti, angolo cottura attrezzato e filodiffusione.


Manintown sceglie le Suite Fashion arredate su scale di colori cromatici dal testa di moro al grigio perla e dotate di pavimento in rovere scuro. Le stesse dispongono di un’ampia cabina armadio e sala da bagno rivestita in pregiati marmi. 

Il servizio di conciergerie di Allegroitalia San Pietro all’Orto 6  offre assistenza alle prenotazioni di musei, visite guidate, shopping tour, walking tour, servizi transfer oppure al servizio di colazione, pranzo e cena direttamente nella propria suite.

Sito

Instagram

Una location ricca di fascino e personalità. Manintown sceglie il Leonardo Milan City Center

Leonardo Milan City Center è immerso nella caratteristica atmosfera dell’area pedonale Via Paolo Sarpi, nel pieno della Chinatown milanese, meta di tutti i trend setter. 
A breve distanza da tutti i luoghi d’interesse, la posizione strategica dell’hotel sorge nel trittico delle vie della tipica “movida” milanese permettendo di raggiungere con una piacevole passeggiata i migliori locali di tendenza, ristoranti raffinati e boutiques alla moda. 
L’hotel è scelto, oltre che da business travelers, anche da fotografi, stylist e registi attratti dall’esclusività degli interni e dagli spot ricchi di fascino e personalità. La struttura è dotata di una sala fitness, un centro congressi articolato in 4 sale attrezzate con dispositivi e tecnologie di ultima generazione e un ampio patio all’aperto. Non manca la parte ristorativa con un’ampia proposta internazionale.


L’hotel rientra nel gruppo Leonardo Hotels Central Europe, parte del Fattal Hotel Group, fondato nel 1998 da David Fattal. È una delle catene alberghiere in più rapida crescita in Europa e Israele e gestisce più di 200 hotels con più di 40,000 camere in più di 100 destinazioni e 18 paesi.

Sito 

Instagram 

Uno sguardo sulla Città Eterna: NH Collection Roma Palazzo Cinquecento

Situato davanti ad un elegante giardino che vanta delle proprie rovine romane, l’esclusivo e lussuoso hotel è in una posizione ideale, nel cuore della Città Eterna ma con un’atmosfera affascinante e rilassata. Nelle sue vicinanze si trovano celebri attrazioni, come la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Teatro dell’Opera, il Colosseo, il Circo Massimo e il Palazzo del Quirinale. Le 177 camere, appena rinnovate, hanno un aspetto caldo e moderno con classiche decorazioni italiane e pavimenti in parquet.

La sorpresa è presente in giardino dove si trova un’esclusiva reliquia dell’antica storia di Roma: un tratto delle Mura serviane risalenti al VI secolo a.C. 

L’edificio, invece, risale ai primi del ‘900. Con la sua posizione strategica prossima all’ingresso della Stazione Termini, fu costruito per ospitare gli uffici delle Ferrovie dello Stato. In origine aveva un ingresso diretto alla stazione e ai binari dal piano terreno. Un tempo, dall’attuale ingresso una linea tranviaria andava da un lato all’altro dell’edificio, collegando Piazza dei Cinquecento con via Marsala.


Una location ideale anche per meeting ed eventi. 

Le riunioni si svolgono in una delle 4 sale principali mentre la terrazza con giardino è lo spazio ideale per un drink pre-incontro o per socializzare prima di recarsi al ristorante dell’hotel, il Grand Tour. Questo spazio elegante è inondato di luce naturale e sovrasta il giardino: il luogo perfetto per gustare un pasto speciale. E per finire la serata, niente di meglio di un cocktail o un bicchiere di vino nell’accogliente bar dell’hotel.

NH Collection Milano President: feel unique

Capitale italiana della moda e del design, Milano è una metropoli cosmopolita che attira visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Città dalle mille opportunità e dalle mille attrazioni, affascina e sorprende con le sue opere moderne e i suoi tesori nascosti. Per sentirsi vicino all’anima della città in un’atmosfera elegante e suggestiva nulla di meglio che vivere l’experience dell’NH Collection Milano President.

La struttura sorge nel centro della metropoli, a pochi passi dalla fermata della metro di Piazza San Babila e dalle centralissime e affascinanti arterie come Corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo, via Mercanti e via Dante, nonché dalle celebri vie dello shopping, via Montenapoleone e via della Spiga,

Charme, eleganza e design contemporaneo sono inseriti armoniosamente all’interno dell’edificio novecentesco caratterizzato negli esterni dall’inconfondibile stile architettonico milanese. 



Gli arredi interni in stile minimal non rinunciano all’esclusività e al comfort: i colori tenui contribuiscono a creare un’atmosfera rilassante e raffinata, che si anima con selezionati complementi di design di colore rosso. 

Per chi desidera allenarsi anche in viaggio, l’area fitness dell’NH Collection Milano President è il luogo ideale per rigenerarsi. Grazie all’attrezzatura d’avanguardia firmata Technogym è possibile tenere in forma corpo e mente in un ambiente rilassante e confortevole. Non mancano le sale meeting per dedicarsi al proprio business. Tutte sono dotate di tecnologie all’avanguardia per supportare ogni tipo di evento.

Gli alti standard qualitativi vengono coronati dalla food experience presso il ristorante “Il Verziere” che offre piatti tipici della tradizione milanese e un’eccellente selezione di specialità italiane e internazionali a cui vengono accompagnati i migliori vini della cantina. In alternativa, il Bar “Panhini” rappresenta un’interpretazione sfiziosa e leggera per una pausa di gusto o un pranzo di lavoro veloce ma ricercato. 

Vintage home: consigli e suggerimenti per dare un tocco retrò alla propria casa

Ho sempre pensato che indipendentemente dallo stile di arredamento predominante in una casa, uno o più pezzi vintage diano un tocco di personalità che fa sempre risaltare l’insieme. C’è chi ama circondarsi di oggetti e mobili con una storia alle spalle, c’è chi invece preferisce il nuovo ma non rinuncia a qualche pezzo di famiglia con un posto speciale nel cuore.



Adesso, i pezzi vintage, sono di gran moda e troverete copie anche nel nuovo, ma trovo che uno specchio che appartiene al passato abbia spesso quel dettaglio in più che nella copia non troverete, fosse anche solo per la soddisfazione di averlo scovato voi in quel giorno e in quel posto.

Dove acquistare?

Negozi d’antiquariato, mercatini, ma non solo. Vintage fa rima con recupero, allora perché non riscoprire i vecchi mobili della nonna dimenticati in soffitta? Credenze anni ’50, madie, tavoli in formica del ’70, basta una spennellata di colore e un pizzico di fantasia per dare nuova vita a questi oggetti.



Non dimenticate che inoltre oggi molti brand d’arredamento, come Maison du Monde o Westwing, hanno creato delle linee vintage, con mobili e complementi che seguono il design d’un tempo.

Attenzione a dove e cosa compri. La prima regola è non lasciarsi trasportare troppo dall’entusiasmo. Rifletti bene sullo stato di conservazione dell’oggetto che ti piace, pensa anche bene allo spazio a disposizione e a dove posizionarlo, il rischio è di ritrovarti con un oggetto in più che non saprai dove mettere.




Attenzione all’effetto patchwork. Uno dei rischi più comuni quando si gioca con il vintage è quello di mischiare troppi stili diversi, gli abbinamenti fantasiosi possono creare piacevoli effetti, ma mischiare oggetti appartenenti a epoche e stili troppo diversi rischia di creare solo confusione e un effetto tutt’altro che piacevole. Meglio avere le idee chiare su quale stile e linea si intende seguire.




Dettagli d’arredo. Attenzione a non trascurare la questione dei dettagli, un mobile o un tavolino in stile retrò abbinati a delle tende o a un tappeto sbagliato possono compromettere l’intero effetto dell’arredo. Da non sottovalutare anche la tinteggiatura delle pareti, per lo stile anni ’50 meglio adottare tinte pastello, mentre se gli arredi hanno i toni fluo degli anni ’70 meglio smorzare l’effetto con delle pareti bianche.




Spazio dunque al fascino del design vintage, tu quale epoca scegli?

In conclusione, prima di pensare di arredare la propria casa in stile vintage, conviene però sapere che non basta lasciarsi andare alle proprie passioni.

Infatti, il gusto va guidato, per evitare di ritrovarsi la casa piena di oggetti acchiappapolvere e di nessun valore e per scongiurare accostamenti sbagliati.


Perché lo stile vintage ha senso se si ha la consapevolezza di vivere nel proprio tempo e non in una favola. Infatti, il passato deve essere un valore e un’opportunità, non una gabbia.

Sacrificium: la mostra fotografica sul vulcano dell’isola di Stromboli

Un’eruzione vulcanica. Incontenibile, come l’ispirazione artistica. Il vulcano è quello dell’isola di Stromboli, quindi è circondato dall’acqua, l’elemento naturale che determina la vita. Una fertilità che è rappresentata dai fiori, al tempo stesso offerta propiziatoria e speranza di rigenerazione. Sono questi i simboli che ricorrono nella mostra fotografica SACRIFICIUM, progetto a quattro mani dell’artista interdisciplinare Giuseppe La Spada e della floral artist Svetlana Shikhova. Visitabile previo appuntamento al numero 02.82870740 allo Spaziobigsantamarta, in via Santa Marta 10 a Milano, fino al 31 gennaio 2021.



Corolle e lapilli. Un sordo boato e il dolce sciabordio delle onde. Colpisce lo stridente contrasto fra la serena armonia floreale dei soggetti ritratti e la precarietà, il senso di urgente pericolo evocato dal vulcano in attività che si staglia sullo sfondo. Una concezione quasi immanente del divino, che pervade una natura pronta a prendere il sopravvento. Straordinariamente attuale, in un periodo segnato da una pandemia globale che con prepotenza ci costringe a interrogarci riguardo al nostro rapporto con l’ambiente. Ecco allora che le foto nate dal sodalizio La Spada/Shikhova mettono in scena una mitologia contemporanea, assurgendo ad exemplum dei rischi connessi ai cambiamenti climatici e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.



Il tema della sostenibilità è da quindici anni al centro della produzione artistica di Giuseppe La Spada. Membro dell’International Academy of Digital Arts and Sciences di New York, La Spada ha al suo attivo oltre 40 mostre nazionali e internazionali, oltre a opere pioneristiche e collaborazioni di prestigio (Sakamoto e Battiato, fra gli altri). Nel 2018 a Treviso ha esposto nella collettiva Re-Use insieme a nomi del calibro di Man Ray, Duchamp, Christo e Damien Hirst, mentre è del 2019 la sua personale Traiettorie Liquide a Monaco, dove nel 2017 aveva presentato la sua installazione interattiva Shizen no Koe alla presenza di Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II. È stato interessante fargli qualche domanda.



Con le tue opere hai attirato l’attenzione collettiva sulla necessità di salvaguardare l’ecosistema marino, ancor prima che diventasse un argomento d’attualità. Pensi che finalmente se ne comprenda l’importanza?

Credo che lo sviluppo dei social network abbia amplificato l’accesso all’informazione ambientale e scientifica. Vedo nei giovani molta più consapevolezza, unita al timore per il loro futuro, ma ho paura che non si stia affrontando davvero il problema. In questo momento, in cui per ovvi motivi la questione passa in secondo piano, stiamo perdendo anni importanti per agire, quindi paradossalmente il problema sta aumentando.



Quale significato ha l’arte nella tua vita? E quale ruolo dovrebbe avere oggi a tuo avviso?

L’arte per me è la ricerca più profonda, è il confrontarsi con i temi della vita, è il tentativo di rendere visibile l’invisibile, il sentire con la esse maiuscola. Per me, l’arte oggi più che mai dovrebbe essere funzionale e svilupparsi in una “architettura sociale”. È un atteggiamento che tutti dovremmo avere, quello di fare le cose accedendo al cuore, alla parte più pura, rinunciando a un po’ di ego, in modo da contribuire davvero all’evoluzione collettiva. Per questo trovo molta soddisfazione in progetti partecipativi rivolti alle giovani generazioni, volti a favorire una nuova consapevolezza ecologica. Per me il vero inquinamento è culturale.  



Quali progetti hai per il nuovo anno?

Molte idee sono focalizzate sul digitale. Del resto, la natura stessa insegna che bisogna adattarsi velocemente ai cambiamenti. Spero si possa riparlare presto di progetti così come li consideravamo in precedenza. Sto lavorando a una grande mostra sulla Natura, alla nostra relazione con essa, non solo come artista ma anche come curatore, una mostra che possa coinvolgere più persone possibili. Mi piacerebbe anche realizzare un libro catalogo che raccolga tutti i miei lavori degli ultimi anni, insieme a delle riflessioni. Mentre La Spada parla, il pensiero torna ai suoi scatti, in cui la fotocamera va al di sotto della superficie – non solo quella del mare, ma fuor di metafora anche l’apparenza delle cose – e ci invita a fonderci con la natura per riscoprire la nostra identità più autentica.

Classico contemporaneo: una moda o evergreen?

Tra tutti gli stili, quello classico contemporaneo sta riscuotendo un grande successo e un vasto consenso nelle case eleganti e senza tempo.




Questo stile è un mix sapiente e curato tra l’arredamento minimal chic contemporaneo e il look neoclassico. Può sembrare una contraddizione perché si tratta di due stili diametralmente opposti, ma in realtà non lo è, se realizzato con sapienza e controllo del risultato. L’architettura gioca un grandissimo ruolo in questo tipo di arredamento, perché finestre grandi, camini antichi, boiserie e modanature sono la base da cui partire.



Scegliere questo stile non è scontato e risulta molto elegante. Non è facile creare un mood di questo tipo: basta poco, un ingrediente sbagliato o troppi ingredienti per fallire. La nostra tendenza, infatti, è di accumulare arredo cercando di riempire tutti gli spazi vuoti. In realtà non sempre serve. Se l’architettura di partenza è storica o di grandi dimensioni, l’arredo va ben dosato.

Va anche detto che un arredo di questo tipo si può realizzare persino in appartamenti moderni, non necessariamente antichi e dalle forme classiche.

I colori dell’arredamento classico contemporaneo sono per lo più caldi. Mix&match di bianchi, beige, greige, caramello, cammello, azzurro polvere, rosa antico, avorio sono le palette più diffuse. Unite ai legni color noce o molto scuri (mai tendenti al giallo o al rosso), riescono a far spiccare quel senso di fiaba con una nota avvolgente.


In alcuni casi è possibile osare anche con i grigi scuri e i neri. In generale le linee sono sempre slanciate e c’è sufficiente spazio per inserire living grandi e spaziosi e cucine fluide.

Le eleganti citazioni classiche, che richiamano forme e figure dal fascino senza tempo, si contestualizzano in un ambiente geometrico e lineare, che ne esalta la bellezza. Il tutto senza appesantire la stanza, ma rendendola iconica e al tempo stesso pratica e vivibile. Se si è in possesso di mobili antichi o se si dispone di arredi in stile classico eleganti, ma un po’ ingombranti, portarli a nuova vita e inserirli in un contesto inaspettato potrebbe essere davvero la soluzione ideale per ottenere un risultato prezioso e particolare.




L’aspetto più complesso, nel momento in cui si decide di realizzare un progetto di questo tipo, è quello di bilanciare con attenzione e cura ogni dettaglio che andrà a caratterizzare l’ambiente, soprattutto se gli arredi sono caratterizzati da dimensioni o strutture importanti.



La parola chiave da tenere sempre presente quando si parla di arredamento classico contemporaneo è equilibrio. L’essenziale è che la combinazione di questi elementi non risulti mai pesante. Tutto deve essere adeguatamente dosato e ben sistemato. Sicuramente non stiamo parlando di uno stile minimalista, ma in ogni caso non bisogna commettere l’errore di sovraccaricare le stanze, che devono mantenersi ben fruibili nel quotidiano.



Nell’arte, il termine “classico” porta in sé l’idea di armonia ed equilibrio, di proporzioni auree che rappresentano il modello cui puntare nella ricerca verso la perfezione. E ciò comporta spesso uno sguardo al passato, a chi certe forme è riuscito a comporle in una sintesi di bellezza sempre attuale, e a un codice che sa declinarsi per essere vivo e vitale nel tempo. Arredare con questo spirito è possibile e non significa copiare un modello superato, ma applicare dei principi perché una casa sia, oltre che bella, appropriata a uno stile di vita contemporaneo.

La tavola di Natale: i consigli dell’architetto

Sarà un Natale “strano”, atipico, che da molti sarà vissuto senza gli abituali punti di riferimento, senza le consuete tavolate di amici e parenti, ma nell’intimità del proprio nucleo familiare. E per questa ragione, forse, sarà ancora più giusto onorare la tavola e cercare di rendere comunque speciale una festa altamente simbolica come il Natale. In questo 2020 che volge al termine, dove abbiamo vissuto di più la casa, e da architetto vi posso confermare di quanta attenzione negli ultimi mesi è stata data alla casa da tutti noi!

Durante le imminenti festività possiamo comunque cimentarci nella realizzazione di mise en place suggestive. Quali sono le tendenze della tavola di Natale 2020? Ho raccolto delle immagini suggestive e mi sono cimentato ad allestire una mise en place anche nel mio studio, sul mio adorato TADIO, il tavolo che ho disegnato per GruppoTre Architetti.



Il Natale 2020 sarà confortevole e confortante, alla ricerca di un’atmosfera calda e suggestiva tipica del nido invernale, con particolare attenzione alla sensazione di protezione, al sogno, alla magia e alla speranza per il futuro, lo dicono in molti ed effettivamente ce lo auguriamo tutti. Ecco allora che la tradizione torna sulla tavola del Natale, tra luci suggestive e profumi evocativi.



Per la tavola, i colori più desiderati saranno il blu scuro, profondo e rigenerante, il verde, fiducioso e ottimista, e una nuance di rosa antico, denso e salottiero: tonalità rincuoranti e accoglienti ma non scontate, da combinare con accenti metallici e dettagli personali per un’interpretazione ogni volta diversa

Quali tessuti usare? È il momento giusto per riesumare tovaglie, drappi, scampoli di stoffa dimenticati, per utilizzarli secondo l’antica modalità della sovrapposizione, valorizzando colori e manifattura in maniera creativa e personale, giocando con pattern e armonie, per una composizione unica che esprima memorie passate e attuali novità.


Tra i suggerimenti, quello di recuperare i “vetri di famiglia”, ripensati e attualizzati con armonia nelle mise en place moderne. Per rendere calda l’atmosfera, inoltre, sarà fondamentale giocare con la luce. L’ideale sarebbe la luce e il calore di un camino. Ma come fare per chi non ha un camino in casa? Per ricreare la magia del camino, si può ricostruire un piccolo angolo di luce con catenarie di lucine dai toni caldi, piccole e discrete come lucciole, o candele di varie forme e dimensioni, sui toni del bianco e del panna che sprigionano fragranze accoglienti e armoniose. 


Credits: Pinterest

Dobbiamo portare un po’ di natura a casa, con i suoi profumi e i suoi colori. Ecco allora ghirlande realizzate con rami, abete, bacche profumate, cannella, fette d’arancia sul calorifero, che rimandano subito alla magia del bosco d’inverno e ai paesaggi innevati. Non dimentichiamo piccoli oggetti portafortuna, scaramantici, protettivi e propiziatori, di cui abbiamo tutti un po’ bisogno Sì dunque a folletti, (senza esagerare!) campanelli e quadrifogli, senza dimenticare l’immancabile ramo di vischio. Perché, visto come è andato il 2020, non si sa mai!

Tendenze 2021: come cambia la camera da letto

Anno nuovo, nuove tendenze. La regola è sempre la stessa non cambia. Soprattutto nel campo della moda, sempre così sfavillante di idee e creatività. Per questo, ogni anno, bisogna sempre rinnovare qualcosa in casa, per riuscire ad abbracciare i nuovi stili e anche le nuove novità, spesso davvero affascinanti. Oggi vedremo come cambierà la nostra camera da letto nel 2021, quali novità la moda porterà tenendo conto in particolare dei colori e dell’arredo.

Cominciamo nel dire che il letto matrimoniale viaggia alla stessa velocità di piacimento con il letto da una piazza mezza, che imprime più un senso di calore e di vicinanza verso la persona amata. Anche la biancheria da letto cambia, dando più spazio ai colori e soprattutto allo stile floreale. Per questo i copriletti matrimoniali e i copriletti una piazza e mezza saranno una tipologia di biancheria d’arredo che ritorna con maggiore prepotenza nelle top ten delle preferenze stilistiche e di arredo, dato che il mercato dispone di modelli diversi e originali con stampe davvero alternative e innovative, capaci di dare quel giusto tocco di colore che il 2021 pretende dalle nostre camere da letto. Il tema floreale non si esterna solo nell’arredo ma si esprimerà anche come vicinanza reale al mondo della natura, per questo la camera tornerà ad essere impreziosita di piante e di fiori colorati e profumati.

Ritorna uno stile rustico che sarà dato dai mobili in legno, a dimostrazione di quanto il tradizionale e il classico possano ripresentarsi anche in chiave più moderna, incontrandosi e intrecciandosi con lo stile industriale, che anche nel 2021 riesce a convincere. Quindi largo campo d’azione per tutti coloro che hanno sempre amato unire diversi stili nella propria casa, cercando sempre di mantenere una lineare armonia, che rapisca senza esagerazioni. Sarà l’anno per gli amanti dei tappeti, che tornano a decorare il pavimento o a coprirlo totalmente a seconda dei gusti personali.

Per quanto riguarda il colore delle pareti, se nel 2020 abbiamo visto un orientamento verso il sobrio, minimal dato da colori tenui, nel 2021 avremo un ventaglio di scelta più vasto. Ritornano i colori anche sgargianti come il giallo sorbetto, il rosa antico, il celeste e il verde nelle sue sfumature più variegate, dalle tonalità più calde a quelle più fredde. Tutti colori che restituiranno calore e accoglienza alla tua camera da letto.

La tecnologia, che ha condizionato e ci ha reso schiavi, verrà eliminata completamente dalla camera da letto. Quindi nel 2021 la televisione scomparirà dalla camera da letto e con essa anche tutto ciò che può essere un tramite, una porta di accesso al mondo virtuale. Nel 2021 in camera da letto si leggerà un libro senza fastidi o distrazioni oppure si racconterà della propria giornata al partner, lasciandosi teneramente coccolare. Tutto ciò che comincia con “smart” deve essere lasciato fuori dalla camera.

Il 2021 sarà l’anno per ritrovare la profondità naturale e pura della propria anima, ristabilire il giusto contatto empatico con la parte più vera e serena di stessi e trasformare la camera da letto in una vera e propria oasi di pace.

L’albero di Natale 2020, i consigli dell’architetto

La magia del Natale entra in casa con gli addobbi, le decorazioni, le luci, il presepe, ma soprattutto con lui, l’albero di Natale. Grande, piccolo, stilizzato o vero, legato ai mobili per salvarlo dalle grinfie del gatto o che svetta nel salone. In ogni caso irrinunciabile. L’albero di Natale è come una ricetta della tradizione, tutti pensano di avere l’ingrediente segreto! Per fare un albero che sia natalizio ma allo stesso tempo elegante, e in stile con la vostra casa, ecco alcuni consigli.


Credits Filippo Chiesa Ricotti

In tutto il mondo il Natale si identifica nella palette cromatica rosso-verde-oro. Ognuno di questi colori ha un significato ben preciso, il rosso è un colore caldo e accogliente, che comunica passione e intensità di sentimenti; il verde è il colore della speranza, dell’abete e del vischio sotto cui gli innamorati si scambiano baci e promesse; l’oro che simboleggia la ricchezza, il colore della regalità e della preziosità. Vedremo ora come nuove palette e nuovi colori possano essere adatti per alberi alla moda, eleganti ma allo stesso tempo molto natalizi.


Albero di Natale elegante

Perfetto per le case in stile classico, per gli ambienti raffinati e ricercati, ma anche per i soggiorni moderni, l’Albero di Natale elegante sfoggia un aspetto chic che impreziosirà la vostra casa per tutte le Feste. Questo stile di albero di Natale rientra tra le tendenze Alberi di Natale 2020. Tra i materiali delle decorazioni sono da preferire il vetro, la iuta grezza ed il cristallo. L’albero di Natale elegante è generalmente monocromatico, tutto bianco, glaciale, che riporta a quelli che sono i temi tipici natalizi: la neve, il ghiaccio.

Anche se si opta per più colori, attenzione devono essere al massimo due, le decorazioni saranno soprattutto bianche o trasparenti: palle di vetro con disegni bianchi e qualche tocco di oro. Le palle di vetro, decorate all’interno o all’esterno, riflettono il bagliore delle luci dell’albero. Le palline, oltre alla classica forma rotonda, possono avere la forma allungata che conferisce movimento a tutti gli addobbi dell’albero.

Oltre alle palline di Natale, si possono aggiungere altri elementi: candele bianche o fiocchi oro. Per quel che concerne le luci devono essere calde, il contrasto tra il bianco caldo abbinati al vetro conferiscono quel tocco in perfetto stile natalizio. L’albero di Natale in stile elegante generalmente è di grandi dimensioni, è imponente e domina l’ambiente, ma sempre rispettando le proporzioni.



Credits Pinterest

Rosa e rose gold

Uno dei colori alla moda del 2020 è stato senza dubbio il rosa. Finalmente si è capito che questa tonalità chiara e delicata è adatta non solo alle bambine, ma a tutti gli ambienti raffinati e romantici. Per il Natale moderno color rosa antico, anche io ho scelto in abbinamento l’oro rosa per dare un tocco originale ed elegante. Nel salotto del mio studio ho realizzato un albero dalle tonalità del rosa antico, oro bianco e verde petrolio. Per non esagerare, segui sempre la regola del tre ovvero non accostare tra di loro più di tre colori diversi.

Green Ritual

Quest’anno c’è un forte ritorno ai colori della terra, dal verde bottiglia al color ruggine. Anche le decorazioni richiamano la natura: fiori, foglie d’acero, rami di pino, ghiande, pigne e qualche bastoncino di cannella. Quelle artificiali sono per lo più in legno, con un chiaro richiamo allo stile nordico. Per completare l’ambiente cozy, aggiungi candele profumate e ghirlande luminose. Solitamente, chi predilige questo stile è anche un sostenitore del Natale plastic free: sulla tua tavola natalizia bandisci i prodotti usa e getta e impacchetta i regali con carta riciclata o vecchi fogli di giornale.

Non vi resta che decorare le vostre case ed inviarmi le foto degli alberi!

I piedi dell’architetto: il balcone perfetto anche in inverno

Inverno in città? No problem, se riusciamo a creare un’atmosfera calda e accogliente anche sul nostro balcone di casa! Anche al freddo dell’inverno milanese, possiamo goderci qualche momento di relax sui nostri balconi, ma dobbiamo sistemarli e arredarli per bene.



Durante la stagione fredda, anche se gli spazi esterni vengono utilizzati molto meno rispetto alla stagione estiva, è importante renderli accoglienti e ordinati, scegliendo le giuste decorazioni e i giusti arredi. In un balcone invernale non mancheranno lanterne e candele a rendere l’atmosfera confortevole e suggestiva. Sulle sedute saranno invece posizionate coperte e morbidi cuscini, per riscaldarsi durante le ore più fredde.


Per ricreare l’atmosfera rilassata e accogliente di una baita di montagna in poche e semplici mosse sono interessanti questi dettagli firmati Westwing! Candele, cuscini, coperte calde e morbidose, proprio quello che ci vuole per rilassarsi mentre si legge un libro e si sorseggia una cioccolata calda!


A chi non piace l’idea di una serata davanti al camino acceso con un buon libro in mano e la mente rilassata? Questo fantastico scenario, vero e proprio elisir detox per il corpo e lo spirito, può essere vissuto anche… in terrazzo. Per riuscirci servono però un comodissimo divano per esterni, coperte e cuscini, e magari un caminetto. In quest’ultimo caso ci si può divertire trovando degli abbinamenti con la cromia degli altri elementi d’arredo o con il colore principale della casa.



Se disponi di uno spazio riparato posiziona in un angolo del terrazzo un tavolino con due sedie: per tutto l’inverno sarà il punto in cui prendere una boccata d’aria, leggere e pensare. Usa un vaso colorato per coltivare il cavolo ornamentale, che resiste anche alle basse temperature e necessita di poche cure: grazie alle sfumature intense dal bianco al viola darà un tocco di poesia. Crea una decorazione romantica con rami sempreverdi, ginepro e bacche: puoi intrecciare i rami e posizionare al centro una candela colorata. Biancospino, dalle tenere bacche bianche sfumate di porpora e agrifoglio, utilizzato fin dall’antichità durante le celebrazioni del solstizio d’inverno, porteranno colore e allegria. Sul tavolo o negli angoli del balcone aggiungi due lanterne, per avere una calda luce accogliente nelle buie sere invernali.

Non ti sembra di essere già più rilassato, solo a vedere queste immagini?

Un percorso di benessere e cultura ai piedi della Madonnina – L’arabesque

Esiste, nel cuore di Milano, un tempio per rinascere e prendersi cura di sé, in cui l’arte della bellezza è un percorso che parte dal cuore, viaggia intorno al mondo alla ricerca di elementi unici e introvabili, per tornare in questo luogo di cultura, dedicato alla cura del corpo e dello spirito, nel rispetto della nostra unicità.

L’idea è di Chichi Meroni visionaria con il pallino della condivisione, che, con il suo cult store L’Arabesque, racconta il lusso con il rispetto e la cura necessarie per design e materiali, seguendo un flusso creativo che risponde alla sua idea di estetica sofisticata e affamata di creatività. 

Le sue collezioni, hanno un’eleganza senza tempo, ispirate da pezzi di design degli Anni ’50 e ’60, un importante archivio di abiti e accessori vintage, sfavillanti bijoux d’epoca, libri “introvabili” di design, moda e arte, fragranze Haute Parfumerie e servizi di couture esclusivi. Il tutto accompagnato dal meglio delle ricette tipiche della cucina di una Milano dimenticata.

Una fucina in cui bellezza e ricerca estetica si fondono con il culto della cura dei sensi. E oggi più che mai, prendersi cura di sé è una necessità, non un lusso. In un’epoca di pandemia precedente alla nostra, Joseph Pilates ebbe modo di notare che nessuno di coloro che si erano sottoposti al suo training fisico, era incorso nel contagio. È, per l’appunto, una delle pratiche a cui ci si può dedicare al Nautilus, sotto la guida di istruttori esperti che creano un programma mirato per ogni individuo e in totale sicurezza, in base a condizioni fisiche, età o eventuali traumi pregressi. Questo luogo deve il suo nome a una romantica idea di un sottomarino, un luogo di rifugio e benessere sotto le acque del naviglio milanese, composto da sale divise da eleganti porte, anch’esse frutto di accurata ricerca.

Il personale specializzato segue con dedizione piccoli gruppi o singoli individui in discipline basate sull’allenamento funzionale a corpo libero, o con attrezzature di altissimo livello, disposte nelle eleganti sale arredate con pezzi vintage da set cinematografico, per vivere quest’esperienza in un ambiente fuori dall’ordinario.
“Stabilire un rapporto di fiducia col cliente è di primaria importanza” ci racconta
Francesco Ludicelli, osteopata e chinesiologo, che come un vate ci mostra i segreti di quelle mura di benessere, fino all’area relax dove ogni cliente prima di cominciare il suo percorso personalizzato, viene sottoposto a una seduta di osteopatia per stabilire l’attività più adeguata al proprio stato fisico, tra un massaggio shatzu e una lezione personale di yoga. “Chi varca questa soglia, segue il suo percorso con costanza, non perde l’interesse, come avviene nella stragrande maggioranza dei centri sportivi, in cui la metà degli iscritti mollano dopo pochi giorni”, “il nostro obiettivo è far innamorare il cliente attraverso l’accompagnamento costante e lo stimolo a superare sempre i propri limiti”.

Al termine dell’attività, lo spogliatoio offre l‘accesso al bagno turco, dove rilassarsi, prima di una visita alla Librairie con salotto. Lì troviamo una vera libraia in vecchio stile, in grado di procurare edizioni speciali su richiesta, oltre alle già presenti pubblicazioni selezionate, riviste internazionali e rari contenuti di case editrici indipendenti che ruotano attorno al modo della moda, il design e l’arredamento, la fotografia, la grafica, i gioielli, i tessuti, l’arte. Un vero rifugio dove raggiungere uno stato di grazia, attraverso la cultura.

Libreria L’Arabesque

Le collezioni di Chichi Meroni rappresentano un punto d’incontro tra culture differenti e il buon gusto mai scontato di una personalità esigente come la sua. I suoi accessori hanno il sapore di una ricerca approfondita in ogni parte del mondo, mischiati sapientemente con i filati pregiati del nostro Made In Italy e una cura sartoriale d’altri tempi, perchè il 90 per cento della sua produzione è su misura. Anche nei suoi ricercati gemelli riscontriamo i motivi tipici della tradizione estetica orientale, come il bamboo, a cui lei è particolarmente legata per il suo significato simbolico: una pianta forte e resistente alle intemperie, che si piega ma non si spezza. Un concetto di flessibilità e resilienza che dovrebbe essere coltivato tutti i giorni da ognuno di noi.

Le collezioni maschili di questa stagione sono, infatti, caratterizzate da tweed, velluti consistenti e maglieria con motivi originali, interamente creati dalla designer. Capi di alta manifattura che durano una vita, proprio come quelli che hanno fatto la storia della moda. Completano i look una scelta di preziose cravatte vintage scelte con diligenza e passione, insieme alle iconiche Heschung che s’ispirano alla ghetta, delle irresistibili sneakers direttamente da Kioto che richiamano il dettaglio dell’infradito tradizionale, l’handmade l’inglese di Northampton Crockett & Jones e nomi che danno lustro alla calzoleria del Made In Italy come Rivolta.




I piedi dell’architetto: la casa per l’uomo milanese

Non esiste una tipologia unica di case dallo stile maschile; anzi, ne esistono tante quante le persone che abitano questi appartamenti. In generale, infatti si pensa che la tipologia di uomo che vive da solo sia unicamente il trentenne che è poco interessato all’arredo e la prima cosa che compra per la casa è un megaschermo.

E’ anche vero che non tutte le case così come i loro proprietari sono uguali… vediamo diverse anime, diversi stili, diverse finezze, ma con alcuni fili rossi che accomunano i loro proprietari.



Materiali e finiture. Il bello del maschio trentenne è che certe scelte le fa di pancia senza pensare a tutti i pro e i contro… Spesso nelle ristrutturazioni ci si frena su alcune finiture o su alcuni materiali per la loro difficoltà nella manutenzione o nella pulizia. Si punta verso i grandi formati che siano legni o lastre in grès e si nota come il decorativo lascia spazio al materico e ai prodotti naturali come parquet e marmo. Anche i materiali di finitura naturali devono avere delle prestazioni high tech.

Colori. Dimenticatevi delle case total white e prive di animo. L’uomo milanese cerca di dare carattere alla propria casa, e la vuole anche quel pizzico modaiola, quindi vediamo in questo periodo il nero deciso, il petrolio, il balena come colori che la fanno da padrone. La carta da parati, da sempre appannaggio delle nonne e delle mamme da pochi anni è tornata in modo preponderante e anche il maschio alfa non disdegna il wall decor.

Dalla casa dei nonni. Noto una moda e un amore per il vintage che sta spopolando. Dalle graniglie a pavimento, alle cornici e decori in gesso liberty, all’oggetto e al mobiletto del mercatino vintage fino al servizio di piatti o di cristallo della nonna, bistrattati dalla generazione precedente, ritornano a gran voce nella casa di tanti uomini milanesi del 2020. Un mix and match tra pezzi contemporanei e vintage per un senso di casa caldo e rassicurante.

Un altro filone sono i maschi “investitori”. Per non sbagliare si muovono tra gli evergreen del design. Pezzi iconici mixati tra di loro come reale investimento nel design. Case belle, quasi musei dell’arte e del design italiano. Attenti a non cadere nell’effetto showroom.

La cucina. Ho visto case di uomini (anche single) con cucine da far invidia ad un ristorante! La cucina domina tutto e deve stupire e abbagliare! L’isola diventa, se lo spazio lo permette, fulcro del progetto della cucina. Anche qui l’innovazione incontra il design, dal frigorifero iconico alla cappa a scomparsa, alla cantinetta dei vini… per non farci cogliere impreparati!

Tecnologia. Abbiamo visto tante anime diverse degli uomini milanesi di oggi. Una cosa li accomuna tutti, la tecnologia. La casa dell’uomo milanese è una centrale nucleare! Ha un concentrato di impiantistica, domotica, controlli remoti, wifi e prese di ogni tipo in ogni punto per poter usare tutti i “giocattolini” tecnologici più all’avanguardia. Hey Google, vero che ho una bella casa?!

Manintown presenta Pietro Lucerni + Janis Broliss

Per i mesi di Ottobre-NovembreDicembre Progetto Nomade + Manintown Gallery presenta la mostra personale del fotografo Pietro Lucerni, che ha lavorato insieme all’artista Janis Broliss per dare vita a opere in cui la fotografia si unisce alla Neon Art.

Come racconta lo stesso Lucerni: ”Insieme abbiamo pensato di lavorare su qualcosa che desse tridimensionalità  e ‘luce’ alla fotografia con un elemento che fosse capace di esaltarne profondità e significato. Il neon, oggi più che mai, ha un valore iconico e artistico oltre che artigianale, continua a far parte di suggestioni e atmosfere, diventando una presenza scenica rilevante capace di trasformare anonime ambientazioni in luoghi iconici e suggestivi”. Soggetto delle opere è Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, che è ritratta in posizioni dinamiche ed estremamente plastiche, enfatizzate dalle luci dei neon.

3QUARTERS nasce nel 2015 ad Atene ed è un marchio innovativo di moda sostenibile. Il brand è specializzato nella produzione di accessori, utilizzando materiali riciclati. Ispirandosi ai principi del design sostenibile, si focalizza intenzionalmente su una produzione su piccola scala, ponendosi come obiettivo l’incremento della consapevolezza riguardo la moda sostenibile e rispettosa nei confronti dell’ambiente. La nuova collezione di compone di 10 diversi accessori: da zaini e borse eleganti, ma al contempo comodi e capienti, adatti ad un uso quotidiano, a pochette di varie dimensioni, adatte per ogni occasione e necessità.

Opening event: 24 ottobre 2020, orario 18.30-21.30 

Aperto fino al 20 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00

Mattino e nei weekend su appuntamento: [email protected]

In studio con l’architetto: i tips per una casa instagrammabile

L’estetica di Instagram ci insegue ormai giornalmente. Tutto diventa instagrammabile, anche le nostre case. Per scattare delle belle foto in grado di attirare l’attenzione dei nostri follower allora, dobbiamo essere i primi ad amarle e a saperle valorizzare.

Abbiamo chiesto qualche suggerimento creativo all’Architetto Filippo Chiesa Ricotti, ( @filippochiesaricotti) fondatore dello studio di architettura e interior design GruppoTre (@gruppotrearchitetti). Dopo aver concluso due settimane alla Milano Design City dentro il “touch point” di Archiproducts Milano, dove trasmettere la bellezza degli interni (anche attreverso i social) si è rivelato quanto mai importante, ci svela alcune dritte per avere una perfetta #dreamhouse. 

Photo credits: Filippo Chiesa Ricotti


#coolness. La foto perfetta lo è anche perché il soggetto vale davvero la pena di essere immortalato. Avere un pezzo di design iconico da fotografare come un oggetto vintage unico o un quadro stravagante può diventare il punto focale dello scatto acchiappa like!

#instaflower. Se i colori sono in palette, la foto è ben bilanciata, tutto è ordinato ma manca ancora qualcosa, piante o fiori freschi possono essere l’elemento per lo scatto perfetto! Il tocco di verde o di colore, così come una bella pianta ci fanno stare bene in casa e donano un aspetto unico alla foto.

#nordicstyle. Il bianco prorompente dello stile nordico ha invaso da tempo Instagram e Pinterest. Il fatto che abbia tutto questo successo lo si deve alla sua grande presenza nelle immagini, infatti dona alle case una luminosità che abbinata al calore del legno ci fa subito sentire a nostro agio.

#ihavethisthingwithfloors. Se amate pavimenti e foto dall’alto andate davvero sul sicuro. L’unica accortezza è che tutto sia ordinatissimo. Nello scatto dall’alto, un bel pavimento protagonista della foto, magari con i vostri piedi, sarà l’ingrediente vincente per il post social.

#bathroomstyle. Il bagno è certamente un luogo instagrammabile. Le vasche freestanding sono molto scenografiche, ma anche le docce grandi e particolari risultano sempre molto invidiate! Questa stanza può avere molto carattere se decorata con bellissime piastrelle geometriche, essere elegante e senza tempo con il marmo, oppure minimal in resina. In questo modo lo stile sarà unico e se l’ambiente è ordinato diventerà un set perfetto per gli scatti più belli.

#vintage. Avere in casa arredi e oggetti vintage e dal fascino retrò è un vantaggio in più per raccontare l’atmosfera con stile, soprattutto se si riesce a creare contrasti con elementi di design contemporaneo e più moderni. L’effetto ottenuto sarà quello di un ambiente dotato di una forte personalità e originalità.   

Berluti Home & Office Objects: un homeware dal fascino senza tempo

Il celebre brand menswear Berluti lancia sotto il proprio direttore creativo Kris Van Assche la nuova collezione Berluti Home & Office Objects, in seguito ad una collaborazione con alcuni dei big europei del settore Home & Design.

Impregnata di una lunga tradizione tecnica e artistica vestita da sontuosa e irresistibile modernità, la collezione presenta oggetti dal design risalente ai vari decenni tra gli anni ’50 e il 2000, risultato di più di 400 anni di know-how. I nomi che figurano nella collaborazione sono di per sé sinonimo di eccellenza: tra questi troviamo Simon Hasan, Bottega Ghianda, Werkstätte Carl Auböck e San Lorenzo Silversmiths.

L’homeware di Berluti si compone di oggetti dai toni brillanti e dal fascino senza tempo: dalle cornici per foto ai contenitori di Bottega Ghianda fino ai particolarissimi vasi di Simon Hasan, ogni elemento di questa collezione invita l’occhio a perdersi nelle forme e delle sfumature che giochi di colore e materiali, maneggiati da mani dall’esperienza secolare, sono stati in grado di creare. La Berluti Home & Office Objects Collection include un portariviste e un tagliacarte di ottone del 1950 rifiniti a mano nella tipica pelle Venezia di vitello, un set di scatole disegnate da Carl Auböck II e Carl Auböck III nel 1951 dalla forma rettangolare ricurva, interamente foderate e cucite a mano con coperchio in pelle Venezia di vitello, un portamatite, un portapenne, un sottomano da scrivania, un cestino di pelle Venezia di vitello e un orologio da scrivania in bronzo dalle attente rifiniture in pelle Venezia di vitello e ottone, il tutto degli anni ’60. Da Afra & Tobia Scarpa un set di Boxes rettangolari squadrate del 1972 e una serie di tre Cartoccio Bowls del 1996, risultato di un processo creativo che ha trovato libero sfogo in un design dell’aspetto spontaneo, in grado di mostrare le proprietà dell’argento puro e il pregio del rivestimento esterno in morbida pelle Venezia di vitello.

Uno dei pezzi più emblematici è sicuramente il set di 5 vasi di Simon Hasan, realizzati attraverso una specifica tecnica artigianale con la quale Hasan lavora ormai da più di 10 anni. La lavorazione prevede il riscaldamento in acqua della pelle conciata su stampi di legno. La cucitura è poi fissata con hardware di acciaio inossidabile e le forme sigillate dall’interno grazie all’azione della resina, prima di essere rifinite con l’emblematica patina Berluti applicata esclusivamente a mano. La collezione assume una connotazione tridimensionale: lo stesso direttore creativo ha dichiarato che l’innovazione di Simon Hasan, la tradizione di Carl Auböck e Bottega Ghianda insieme al lusso dell’argento di San Lorenzo rappresentano l’asset che “dovrebbe fungere da base per ciascun progetto di Berluti”. Kris Van Assche ha dichiarato in un intervista con il Financial Times che “la collezione sembra una sfilata di moda, in cui alcuni pezzi riflettono la storia del brand mentre altri il suo futuro” e ancora – “Ho lavorato con due obiettivi fin dal mio primo giorno a Berluti 2 anni fa: da un lato spingere il brand verso una direzione più fashion-forward, dall’altro coltivare la sua artigianalità e il suo DNA”.

Consulenza creativa: a talk with RZ Studio

Il 2020 è un anno di cambiamenti epocali anche nella industry: la pandemia ancora in atto è un aspetto cruciale del cambiamento nel fashion system. Come rispondono a questi nuovi scenari i luoghi archetipici della moda, ovvero gli studi di consulenza creativa? Cosa fanno e perché per un brand emergente è importante affidarsi a uno di essi? Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con 2 insider: Iside Pellegrino Preite e Roberto Zampiero, founder di RZ Studio di Milano, un’agenzia di consulenza creativa tra le più hype in città.

“La mission dello spazio Rz studio, fondato da me e la mia compagnia Iside Pellegrino Preite – dichiara l’imprenditore Roberto Zampiero –  è da sempre quella di accompagnare nuovi talenti nel percorso di creazione del proprio brand. Ma non solo: supportiamo le aziende già esistenti che vogliono però rinnovare la propria immagine ed entrare nel settore del fashion luxury. Le strategie  sono tutt’oggi  in continua evoluzione se teniamo conto di tutti gli aspetti su cui occorre lavorare per la creazione e la costruzione di un brand.”



Nel tempo infatti RZ studio da studio creativo di design nel settore moda ha ampliato i propri servizi, che spaziano dal design alla pianificazione marketing, consolidamento brand identity, creazione contenuti, social media strategy e influencer marketing, creazione di campagne pubblicitarie e contenuti social, fino alla presentazione del brand all’interno del nuovo spazio show-room, lavorando sul posizionamento strategico sul mercato italiano.

Tutto questo è possibile grazie all’irripetibile simbiosi, professionale e affettiva, di Roberto e Iside, i quali nel 2018, mettendo in comune le rispettive esperienze e percorsi professionali, hanno dato vita ad una realtà aziendale in grado di supportare i propri clienti con alti livelli di personalizzazione e completezza della gamma dei servizi offerti.

Il nuovo spazio rappresenta proprio questa crescita, conservando il suo animo industrial garage da dove l’agenzia è partita, migliorandosi  però con  un delicato equilibrio di colori e linee pulite, materiali  come acciaio e vetro che poggiano su 240 metri di resina total grey.



“Quando ci chiedono quanto siamo speciali o unici in quello che facciamo – afferma Iside Pellegrino Preite – noi rispondiamo che il concetto di unicità va chiarito: l’unicità intesa come criterio per differenziare il servizio è effimera e temporanea; l’unicità nella quale noi ci identifichiamo riguarda il tipo di relazione che si instaura con i nostri clienti”. Il non plus ultra di RZ Studio è la qualità e intensità della ‘relazione’, il lato umano ed emozionale che guida questo processo”.

“Per quanto riguarda settembre, siamo assolutamente pronti – proseguono all’unisono su come hanno fronteggiato la situazione Covid-19 – In realtà abbiamo scelto di portare avanti i nostri progetti in modo concreto e consistente già dalla riapertura delle attività nel maggio 2020.”

I progetti di RZ studio sono già alla portata di buyer e addetti ai lavori come stylist e giornalisti che vogliono visitarli nel nuovo spazio meneghino.

Apre a Milano Manintown Gallery

Nel cuore di Porta Venezia a Milano, in via Felice Casati 21, apre un nuovo spazio in cui convivono amore per la cultura, commercio e condivisione anche social. È MANINTOWN + PROGETTO NOMADE un concept dove la passione per la moda e il design si uniscono alla ricerca di inedite eccellenze e storie da raccontare. Il progetto è nato grazie all’unione di due realtà: da un lato MANINTOWN magazine, che esplora le passioni maschili fondato nel 2014 da Federico Poletti, dall’altro PROGETTO NOMADE, un nuovo contenitore itinerante che si ispira alla passione per l’arte, il design e la collezione di pezzi anni 50 di Christian Pizzinini e Antonio Lodovico Scolari.
Da questa sinergia si è sviluppato un nuovo format espositivo e narrativo curato nel visual design dall’art director e brand strategist Cecilia Melli



MANINTOWN NOMADE GALLERY vuole essere in primis un luogo di incontro, un piccolo salotto nel centro di Milano, dove si daranno appuntamento appassionati di moda, artigianato o design, ma anche addetti ai lavori e insider. Uno spazio dove ogni mese saranno in mostra selezionate eccellenze produttive nel campo della moda, arte e del design. Lo spazio ospiterà creativi italiani e internazionali che potranno esporre le loro produzioni, ma anche avere opportunità di networking grazie a presentazioni, piccoli happening e appuntamenti mirati.
Un piccolo ‘urban living room’ in cui ogni mese sarà affrontato un tema diverso con nuovi protagonisti.
Si parte all’insegna del design con una serie di pezzi selezionati da Nomade Gallery in partnership con TommasoSpinzi, interior designer e consulente specializzato nella decorazione di interni e nella progettazione di arredo. Oltre a essere un collezionista di arredi, automobili e moto italiane Mid-Century, Tommaso progetta anche pezzi in edizione limitata per gallerie e clienti. Per la parte moda – curata da Riccardo Bettoni –  è un brand mix con focus accessori con marchi che puntano sulla ricercaartigianalità e sostenibilità.



Troviamo 3QUARTERS, label di moda sostenibile fondato nel 2015 ad Atene, con particolare attenzione agli accessori riciclati. Ogni borsa è progettata e prodotta separatamente, le combinazioni di colore e materiale sono accuratamente selezionate e tutto viene realizzato a mano. E sempre la sostenibilità è protagonista grazie alle proposte abbigliamento di nuove realtà come Mikolaj Sokolowski e Yekaterina Ivankova, che riusa abiti vintage o materiali di stock cambiandone la forma per realizzare un prodotto di moda eco sostenibile. E non poteva mancare il beauty con le fragranze e linea corpo di PARCO1923, il profumo di una storia antica, fatta di boschi millenari, piante magiche e uniche al mondo. Dopo una lunga ricerca condotta da esperti botanici sulla combinazione olfattiva perfetta tra gli arbusti che crescono nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nasce un’essenza speciale e una linea bodycare che affondano le radici nella storia di luoghi secolari.



Per gli occhiali due importanti presenze come VAVA, che si ispira al minimalismo e al movimento Bauhaus, guardando ad artisti come Sol Lewitt, Malevich o Josef Albers. E i modelli timeless di The Bespoke Dudes Eyewear, brand fondato da Andrea Viganò e Fabio Attanasio, il pioniere del blogging in temi di sartoria su misura. Per gli amanti dell’artigianalità tutta italiana da non perdere le calzature di CB Made in Italy – marchio fondato da Cecilia Bringheli – che punta su assoluta qualità e un concetto di chic-comfort. E ancora Kinloch con una selezione di foulard, stole avvolgenti, camicie e accessori in morbidi e pregiati tessuti che combina la passione sartoriale e Made in Italy con alta tecnologia per confezionare capi unici, prodotti anche in piccole serie o su misura. E infine tradizione e ricerca sono sinonimi per Alberto Gallinari che firma una sua collezione di gioielli sofisticati; il jewellery designer ha inoltre collaborato con Anita Treccani, esperta in
incisione e decorazione, per alcune suggestive stampe ispirate dalle sue creazioni.


L’installazione di Angelo Cruciani a Piazza Duomo chiude il Pride 2020

Un immenso cuore bianco formato da tantissimi altri cuori: questa l’installazione di Angelo Cruciani, designer del brand Yezael, che è apparsa a Piazza Duomo a Milano la mattina di domenica 21 giugno. “Come pagine bianche di una storia da riscrivere tutti insieme, questo cuore rappresenta la speranza verso un mondo pronto a regole eque e concepite sulla fratellanza che lega ogni essere umano” spiega l’artista.



Duemila cuori fatti di cartoni riciclati e riciclabili che rappresentano un veicolo, un mezzo per esprimere sogni e desideri sul futuro della nostra società. Un’iniziativa realizzata in seguito alle riprese dell’evento finale del Digital Milano Pride il 27 Giugno in esclusiva live su YOUTUBE e autorizzata dal comune di Milano seguendo le norme del distanziamento sociale. 



La manifestazione esorta al cambiamento e vuole essere speranza dopo un periodo difficile come quello della pandemia globale. “Ho pensato ai cuori bianchi ispirato dalla fragilità che stiamo vivendo globalmente, abbiamo bisogno di evolvere e trasformare le priorità per cambiare abitudini. Dobbiamo smettere di sentirci padroni della Natura” sottolinea Angelo Cruciani.

Un’iniziativa interessante che sicuramente darà il via ad altrettante. Manifestazione in favore del cambiamento e della speranza per un nuovo inizio.

Credits foto: Manuel Scrima

Quando il nuovo è figlio del tempo, i must have di Cristian Sutti

“L’Heritage come concetto riletto nella sua più totale essenza, ma solo per riviverlo di contemporaneità e non solo con malinconia”. È questa la filosofia alla base del progetto di Cristian Sutti, designer ed architetto con una forte passione al vintage, ai pezzi rari ed al collezionismo.



Come è arrivato a questo progetto? Quale il suo percorso e perché la voglia di esprimersi attraverso una linea di oggetti che partono dall’idea del ri-uso?

Sono arrivato alla creazione del marchio 2010L.E. disegnando una possibile fiche con cui avrei creato dei portachiavi preziosi. Contemporaneamente ho sviluppato un mio concetto di limited edition, che si discosta da quello che è invece il suo significato standard. L’idea del ri-uso nasce dalla mia passione per tutto ciò che è vintage originale, e da creativo quale sono, ho sempre amato girare i vari mercatini delle pulci sparsi in giro per il mondo, cercando oggetti che mi colpissero e che mi trasmettessero qualcosa.

Proprio il re-made, ancora di più se pensato in un’ottica emozionale, di pensare a oggetti speciali, sembra molto importante e interessante collegato al momento storico, che guarda proprio all’etica e all’eco. Come si pone nei confronti di queste istanze? Cosa ne pensa?

Penso che più passa il tempo, più aumenta il consumismo e proprio questo aspetto incide sulla durevolezza degli oggetti, dei vestiti, delle auto e così via. Molti non sanno e non si rendono conto che una borsa in tela magari degli anni 40, appartenuta ad uno o più soldati, ha mantenuto quasi intatta la sua struttura, aggiungendo a tutto ciò quel plus dato dai segni evidenti di quella che è stata la storia di questo accessorio. Una domanda che mi sono sempre posto è stata come mai questo accessorio fosse ancora utilizzabile dopo quasi 80 anni. Il segreto è l’uso di materiali sicuramente meno performanti di quelli di oggi ma molto più di qualità.



Ci parla in generale degli oggetti che propone? Quale è l’iter progettuale?

Gli oggetti proposti nel progetto 2010 I.e. sono di varia natura. Il comune denominatore è il loro essere vintage originali. Essendo un architetto con la propensione all’industrial design, devo dire che tutto ciò che è in grado di trasmettermi qualcosa poi diventa parte di 2010 I.e. Inoltre, è curioso come spesso, mentre giro per mercatini, rimanga colpito da un oggetto, il quale a primo impatto potrebbe risultare neutro alla vista. Alla fine però potrebbe risultare che mi trasmette una forte energia e questa si traduce in creatività.

Che cosa la ispira? Quali altri mondi la affascinano? Chi sono i suoi riferimenti creativi e i personaggi che segue?

Parlare di una situazione particolare che rafforza e guida la mia ispirazione è troppo riduttivo. Sicuramente ho imparato a utilizzare la noia, poiché dalla noia e in quello che io definisco “zero mentale” escono delle ottime idee ispiratrici. Un altro aspetto estremamente importante è la tranquillità, che viaggia a strettissimo contatto proprio con la noia. Purtroppo non ho delle “muse” ispiratrici o dei personaggi di riferimento perché credo che se ci si focalizza su un elemento di riferimento si rischia poi di creare delle brutte o belle copie … ma sempre di copie si tratta ovvero di un qualcosa che non è totalmente tuo. Il futuro invece va creato, non previsto.

Da cosa nasce la sua passione per il collezionismo?

La passione per il collezionismo nasce spontaneamente. Devo dire che forse alla base c’è stato un inizio causato dal mio mood da “accumulatore seriale” per la quantità di oggetti che colpivano la mia attenzione e che andavano a toccare le mie passioni. Poi pochi anni fa ad un certo punto mi sono fermato davanti a questo grande accumulo e ho eliminato tutto ciò che consideravo statico e inutilizzabile ed ho invece trasformato ciò che avevo selezionato con cura in “utilizzabile”.

Dove scova gli oggetti più belli?

Non ci sono dei posti classici dove trovo gli oggetti più giusti. Mi può capitare di notare qualcosa di interessante camminando in campagna magari in qualche fienile o in qualche bancarella di qualche mercatino trovato per caso.



Quale è il capo vintage al quale è più legato e perché?

L’oggetto al quale sono più legato è il mio anello heritage letters creato con un vecchio tasto in bachelite proveniente da una vecchia macchina da scrivere del 1924. È sempre con me da 10 anni.

Quale il suo ideale di eleganza?

Non ho un vero e proprio ideale. Per me l’eleganza è tutto ciò che fa star bene con se stessi nelle situazioni più svariate. Preferisco parlare invece di un ideale legato più alle proporzioni, che significa che si è eleganti quando si riesce a trovare il giusto equilibrio tra il proprio fisico e ciò che si indossa.

Che cosa è invece per lei il bello?

Penso che la bellezza sia soggettiva. Bella per me è la mia compagna, belle sono le mie figlie e bello è tutto ciò che è proporzionato, in equilibrio e dove tutto è in perfetta sintonia.

Cosa non può mancare nel suo guardaroba e cosa in generale non deve mancare in quello di un uomo?

Sicuramente non devono mancare i jeans, le camicie dalle fantasie vintage, i giubbotti dei quali sono un grande appassionato e le sneakers. Diciamo che nel guardaroba maschile non deve mai mancare ciò che lo fa sentire bene, in ordine ed in equilibrio, a prescindere dal capo, qualunque esso sia.



Il suo motto personale?

Tutto è perfetto e nulla capita per caso. La prima parte di questa frase però è la più importante.

Man in Town è molto legato ai viaggi, anche se questo non è il momento ideale, viaggiamo con la fantasia. Ci porta in un luogo che ama?

Ho amato il viaggio che mi ha portato a visitare e a conoscere il Vietnam del nord e del sud, realtà incredibilmente diverse tra loro ed intrise di storia e di sofferenza. È incredibile vedere come una popolazione di contadini sia riuscita con l’ingegno e per disperazione, a tener testa ad una nazione come gli Stati Uniti.

Parlando invece di beauty al maschile, cosa non manca nel suo beauty case quotidiano e in quello da viaggio?

Non mancano mai lo spazzolino, il dentifricio, il filo interdentale e la Nivea, crema multitasking. In quello da viaggio? Troppo lungo l’elenco.

La sua Puglia e la sua Milano? Quali luoghi ci consiglia? Quali i suoi rifugi?

La mia Puglia oramai è diventata molto conosciuta e frequentata. Ci sono posti che non sono ancora stati raggiunti dal turismo consumistico e che hanno mantenuto così le loro tradizioni. Ovviamente se ve li svelassi non rientrerebbero più tra quelli più nascosti e poco frequentati. Milano poi in realtà è la mia città, quella dove sono cresciuto, mi sono laureato, quella che mi ha formato e che continua a formarmi come creativo. Milano è la città stimolante che però è capace anche di concederti la noia. Il mio rifugio principale è la mia casa, la mia sala giochi, la mia officina.



Sogni e progetti per il futuro?

Il progetto 2010 l.e. e tutto il dream team che lo segue è già un sogno. Il progetto è quello di continuare a sognare e far sognare divertendoci, anche di proseguire la mia ricerca in giro per il mondo di “pezzi” unici, oggetti che diventano parte di te e tu della loro storia.

Spinzi Design tra le novità del Fuori salone Digitale

In questi giorni, dal 15 al 21 giugno, il Salone Digitale sarà un grande spazio mediatico dedicato all’arredamento, che quest’anno sostituisce il Salone del Mobile, la più grande vetrina dedicata alle eccellenze del settore. Tra i protagonisti c’è anche Spinzi Design, il brand fondato da Tommaso Spinzi, designer creativo e consulente specializzato nella decorazione di interni e nella progettazione di arredo.

Durante la diretta live via Instagram dallo Spazio Spinzi di Milano, sono state presentate le nuove collezioni LaméPlanar e Meccano.

Lamé

Una collezione di sedute dall’aspetto tecnico e tattile che vuole unire il mondo “metallico” dei motori a quello “caldo” del design e della moda. La struttura è solida e ricorda i motori usurati dal tempo è in contrasto con l’imbottito soffice ed accogliente e nel loro insieme evocano l’idea di solidità eterea.

Planar

Una collezione che unisce la delicatezza e la leggerezza delle superfici piane dei velivoli alla natura morbida delle finiture. Essenziali ma “classy”, questi tavolini sono opere d’arte che combinano l’onestà e la purezza dei materiali invecchiati dal tempo a dettagli raffinati che regalano luminosità ai colori scuri.

Meccano

Una collezione unica – con pezzi spigolosi ma eleganti, dal carattere classico e innovativo al contempo – che si ispira al mondo delle costruzioni, evoca l’universo automobilistico e ben rappresenta l’approccio intimo di Spinzi al Design.

Con Isola Design District il Fuorisalone arriva online

Il mondo del design si trova costretto a rimandare una delle tappe più attese di ogni anno da designer, studenti, addetti ai lavori, curiosi, grandi e piccini. Il Salone del Mobile e la Milano Design Week torneranno più sorprendenti e forti di prima il prossimo anno, ne siamo certi, ma diciamocelo, mancherà un po’ a tutti la Milano ancor più caotica del solito in quei caldi giorni di aprile che inaugurano la bella stagione. L’energia che si respira per le vie della città, fuori dalle aree espositive, padiglioni ma anche negozi, piccoli e grandi studi appartiene ormai al capoluogo lombardo, che ospitò il primo Salone negli anni Sessanta.

Le scorse edizioni del Fuorisalone avevano visto il quartiere Isola, uno dei più recenti di Milano (Porta Nuova), una delle aree più gettonate della manifestazione con migliaia di visitatori e designer da tutto il mondo tra sperimentazione, tecnologia e creatività. 

Il team organizzativo del distretto non si è mai arreso e lavora da settimane al processo di digitalizzazione dell’evento, in mente già da tempo vista l’attuale situazione ed emergenza sanitaria. Il programma è davvero interessante e coinvolgente, al centro della scena designer della propria community e brand emergenti ai quali viene dato spazio, dialogo e visibilità tramite il web. Gabrile Cavallaro, Project Manager di Isola Design District, è entusiasta di come il progetto si sia espanso e sia cresciuto nel tempo, da evento di quartiere a luogo internazionale d’incontro che, per quest’anno, avverrà con modalità diverse e del tutto tecnologiche. 

La piattaforma sarà online da metà giugno e verrà lanciata insieme ad una gamma di eventi in live streaming dal 16 al 21 del mese, date nelle quali si sarebbe dovuta tenere quest’anno la manifestazione.

Il sito online – isoladesigndistrict.com – si dividerà in quattro sezioni.

Isola Design Community: selezionati designer e studi di design avranno la possibilità di creare una loro pagina dove poter dialogare, tramite un tool di direct messaging, con futuri clienti, buyer e fan durante tutto l’anno. Una vetrina digitale per creare nuove relazioni. 

Isola Design Magazine: una versione evoluta del precedente blog con contenuti costantemente aggiornati e novità del distretto e sul mondo del design nazionale e internazionale. 

Isola Digital District: l’interfaccia grafica animata vi porterà a spasso tra le vie del quartiere. Basterà cliccare su un edificio o un oggetto per accedere a contenuti, mostre in realtà virtuale, talk ed eventi. I designer, oltre a presentare i propri progetti, potranno vendere online i loro pezzi e organizzare dei veri e propri lanci di prodotto. 

Isola Virtual Locations: qui brand e aziende creeranno le proprie sedi virtuali e organizzare mostre o installazioni in 3D. Gli utenti potranno navigare tra gli ambienti della location, interagire con i pezzi esposti, scoprire contenuti inediti e anche acquistarli. 

L’iniziativa non sostituirà l’evento fisico ma lo arricchirà ancor di più estendendolo con un piano di sviluppo a lungo termine e godendo, inoltre, del supporto di realtà digitali internazionali e partner d’eccezione. Per rimanere aggiornati, conoscere i primi designer, i brand emergenti e tutte le altre novità basterà seguire @isoladesigndistrict su Facebook ed Instagram. 

Interior & Furniture design: le contaminazioni estetiche di Tommaso Spinzi

Di origini comasche, Tommaso Spinzi si definisce un Interior & Furniture designer. Dopo aver  trascorso molti anni tra la Svizzera e gli Stati Uniti, facendo base per poco meno di un decennio a Melbourne decide di tornare in Italia stabilendosi a Milano, che sempre di più, a livello internazionale è la capitale del design. Proprio per questo, Spinzi Design, la sua nuova “casa” è uno spazio aperto alla città, un laboratorio in divenire, ma anche un racconto visuale e materico delle esperienze del giovane designer, affascinato da sempre dai motori e amante dell’arte. 

“Cerco di contaminare il mondo Interior e Furniture con quello del Lifestyle maschile , come potete notare su entrambi i miei account instagram @tommasospinzi @spinzidesign”. “Il primo, racconta il mio tempo libero e tutto l’universo che mi circonda e incuriosisce , il secondo e’ piu orientato all’interior design e ai servizi che offriamo con Spinzi Design.”

Tra Milano e Como, Tommaso possiede due spazi galleria, contenitori delle sue passioni e luoghi in cui nascono progetti e collaborazioni con brand automotive , furniture e fashion. L’importante è che abbiano sempre un filone artistico che li accumuna con una visione. Una sorta di fusion che il lifestyle contemporaneo e il nostro mondo ci porta a creare.

La contaminazione tra design e auto deriva poi da una sfrenata passione per il settore automotive, e in generale per i mezzi di trasporto. “Mi piace creare un link e un’influenza per questa passione quando disegno pezzi d’arredo , anche perchè sono parte integrante del mio stile di vita”.

“Vedo certe auto come sculture che tagliano l’aria , forme con un fascino ineguagliabile”. Proprio per questo il designer non disdegna l’auto anche in un contesto living , così come un componente meccanico di stile ed eleganza maschile, basti pensare alla Porsche 911 presente nel suo loft. Questo tratto sembra distinguere il suo studio nell’approccio all’interior design, aprendo questo concetto anche al mondo degli appassionati di auto.

Tra i progetti più recenti c’era in previsione una presentazione di pezzi e collaborazioni per il Salone del mobile che ora si e’ spostato sul Fuorisalone virtuale che si terrà dal 15 al 21 giugno. 

Gli aggiornamenti verranno poi comunicati sui canali social e qualora sia consentito si potrà visitare Spinzi Design proprio durante in giorni dell’evento.

www.spinzi.com

Credit photo SajinPark

Cosa ci siamo persi del Salone del Mobile 2020: Foro Studio

Nessuna novità, nessuna nuova lampada, nessuna nuova sedia, tutte le presentazioni sono state rimandate di un anno.

Il Salone del Mobile 2020 è stato una mateora di cui si è parlato tanto prima di depennarlo delle nostre agende, ma nessuno ha detto cosa ci siamo persi.

Abbiamo incontrato i ragazzi di Foro Studio, che ci hanno raccontato il loro punto di vista, in un momento in cui bisogna raccogliere le idee per abbracciare il cambiamento e ripensare il futuro in modo creativo.

https://www.forostudio.com
https://www.instagram.com/foro.studio

Raccontateci un po’ la vostra realtà, come nasce Foro Studio?

Prima di essere degli associati siamo stati e siamo amici, per cui tutto è nato sei anni fa, in modo praticamente spontaneo. Quattro professionisti milanesi che – lavorando in diversi ambiti creativi – hanno deciso di unire le peculiari competenze di ognuno per realizzare progetti che poco dopo hanno portato alla nascita di FORO Studio. Siamo Giuseppe Ponzo, pilastro fondatore e responsabile della pianificazione strategica; Fabio Romenici, interior designer intuitivo e sperimentale; Salvatore Ponzo, architetto poliedrico e visionario; Alessandro Pennesi, designer del prodotto e ricercatore teorico.

Oggi FORO si occupa di architettura, interior design e brand identity; ma anche di product design e grafica. 

Quale è il vostro segno distintivo nel panorama architettura e design?

In maniera del tutto naturale siamo sempre molto attratti dalla sperimentazione con materiali e colori. Nonostante gli ambiti in cui operiamo siano completamente diversi, tutti i nostri progetti sono accomunati dalla volontà di creare il più possibile un’esperienza sensoriale completa e pervasiva, che vada incontro alle aspettative dei fruitori e, in un certo senso, ne ispiri i comportamenti.

Tra tutti, il progetto per le boutique Parah – per i quali abbiamo ricevuto diversi premi internazionali – si è distinto per l’attenzione all’interazione tra materiali, spazio e fruitore.

Quello dei materiali è un campo di ricerca che ci ha sempre affascinato. Abbiamo una materioteca in costante aggiornamento che ci permette di scegliere i materiali con un pizzico di audacia, spesso andando a cercare dei produttori che non hanno mai impiegato un determinato materiale in uno specifico campo di applicazione. C’è da aggiungere inoltre che parte della ricerca la svolgiamo in ambito accademico, al Master in Interior Design alla Naba di Milano, dove siamo docenti di Tecnologia dei Materiali.

Come avete reagito alla cancellazione del Salone del Mobile 2020, cosa stavate preparando?

Abbiamo sperato fino all’ultimo che non accadesse. Come gran parte dei nostri colleghi milanesi eravamo al giro di boa dei preparativi per l’evento per noi più importante in assoluto. Quest’anno sarebbe stato ancora più importante, perché avremmo esordito alla guida di Alpha District, il nuovo e più grande distretto della design week. È un progetto di marketing territoriale per il quale ci siamo preparati per quasi un anno, e che ha già raccolto molti consensi. Primo tra tutti è arrivato il Comune di Milano che – attraverso il patrocinio – ci ha accolto ufficialmente nel circuito della Design Week.

Alpha District copre una parte molto vasta della città, partendo dal Portello – area su cui un tempo sorgevano gli stabilimenti dell’Alfa Romeo – si estende concentricamente comprendendo i quartieri Cagnola e QT8.

L’area ci ha attratto perché è stata fortemente riqualificata negli ultimi anni. Ricca di interventi architettonici d’autore è ancora poco conosciuta e integrata con il tessuto cittadino, e per questo vogliamo portarla alla ribalta attraverso i circuiti della Design Week. 

Il cuore di Alpha District sarà Piazza Gino Valle, la più grande di Milano. È qui  che prenderà posto il progetto delle Cattedrali: una  serie di templi del design che si susseguiranno lungo le direttrici pedonali del distretto e metteranno in mostra una serie di oggetti e progetti che saranno fruibili dal pubblico h24.

Senza perderci d’animo – come è successo per il Salone in fiera – abbiamo posticipato al 2021 tutte le mostre, performance e installazioni che stavamo preparando e siamo molto contenti del sostegno che molti dei nostri partner ci dimostrano malgrado gli stravolgimenti. Insieme stiamo lavorando per trasformare le imposizioni dell’emergenza in opportunità, e siamo convinti che il Salone 2021 sarà tanto diverso quanto straordinario. 

Quali novità ci siamo persi? 

Ci piace pensare che non sia una perdita, quanto una pausa di riflessione. Le novità alla Design Week sono certamente un modo per prendere le misure con il resto del mondo del design, ma anche questa pausa forzata può servire da incubatore per delle nuove idee, tarate su un mondo che – dopo l’emergenza – sarà sicuramente cambiato. In questo senso non abbiamo perso delle novità ma guadagnato delle opportunità.

Sappiamo però gli allestimenti che non ci saremmo assolutamente persi: le tappe obbligate di ogni nostra Design Week sono Hermès, che riesce sempre a sorprenderci con la sua sofisticata semplicità e Nendo, che è sempre un passo avanti.

Nel circuito di Alpha District invece eravamo impazienti di inaugurare Hysteria, una mostra per la quale abbiamo invitato diversi designer italiani a confrontarsi con uno storytelling capace di evidenziare ed esaltare i cambiamenti, l’evoluzione e le storie legate al tema della sessualità femminile e non nel campo del design.

Ci sono modi alternativi al Salone del Mobile per potersi informare sui nuovi prodotti e sulle tendenze?

Certamente, il trucco è non smettere mai di esplorare. In studio dedichiamo molte energie alla ricerca, e cerchiamo di spaziare in ambiti diversi dal nostro. Ad esempio guardiamo sempre con grande interesse al mondo della moda e delle nuove tecnologie. 

Il modo che preferiamo per aggiornarci è viaggiare, ricercare direttamente sul campo, verso città che spesso ospitano anche fiere di settore. Il nostro ultimo viaggio di ricerca lo abbiamo fatto a Tokyo, un luogo straordinariamente avanti per quanto riguarda lo stile e la tecnologia.

Quando invece non abbiamo modo di viaggiare lo facciamo digitalmente. Abbiamo molti canali di riferimento on-line tramite i quali restiamo costantemente up to date.

Come cambierà il vostro modo di pensare e progettare dopo questa epidemia?

Questo periodo ci ha dato modo di fermarci e riflettere, molti cambiamenti sono già in atto e molto altro ancora cambierà negli anni a venire. Ultimamente si parla molto di resilienza, ma siamo più dell’idea che la parola giusta sia antifragilità, ovvero l’attitudine a migliorare quando le cose peggiorano, a cambiare a fronte di fattori di stress esterni al fine di adattarsi, non di proteggersi. Ecco, noi vogliamo avere un pensiero progettuale antifragile e stiamo facendo il possibile per adattarci al mondo nuovo che troveremo tra poco fuori dalla porta.

Attualmente stiamo gestendo il progetto di un displayer da posizionare all’interno di una lounge del Burj Khalifa a Dubai. La produzione in questo momento è ovviamente sospesa, ed essendo un oggetto che fa dell’interazione con il pubblico l’elemento cardine, stiamo lavorando al cambiamento di diversi dettagli per permettere la vendita in maniera sicura e allo stesso tempo efficiente. 

Si parla tanto di esperienze digitali e di come la tecnologia possa evitare le aggregazioni, voi cosa ne pensate?

Pensiamo che il digitale in questo momento abbia subito un’accelerazione di quello che comunque sarebbe stato il suo naturale percorso evolutivo. Sicuramente sarà ancora importante mantenere le distanze e vedremo perciò un balzo in avanti per quello che riguarda le interazioni digitali. Aumenteranno le proprietà dei dispositivi, tendendo ad una fusione totale tra i sistemi virtuali e gli oggetti fisici che farà si che il gap tra virtuale e reale sarà sempre più limitato; trasformando l’user experience di oggi, che interessa solo vista e tatto, in un’esperienza totale che coinvolga una molteplicità di sfumature sensoriali.

In questo senso, sempre parlando della nostra esperienza, stiamo lavorando per convertire i servizi fisici di Flamingo – un food-truck che abbiamo ideato qualche tempo fa – in servizi digitali engaging che vadano a supporto del servizio di delivery.  

Se doveste dedicare un manifesto alla città di Milano che si risveglia, cosa scrivereste o disegnereste? 

Per rimanere in tema con l’esperienza digitale preferiamo dedicare alla città un hashtag, più che un manifesto. 

In un mondo dove la vicinanza sociale è momentaneamente bandita, riunirsi al grido di un cancelletto è qualcosa di inaspettato. A nessuno piace essere etichettato ma in questa nuova condizione siamo tutti riuniti sotto la minaccia di un virus che non fa distinzioni tra gender, sessualità, colore ed età. Ci siamo resi conto che #iorestoacasa e #milanononsiferma sono messaggi virtuali che vanno bene per tutti. 

Questo periodo ci deve insegnare a non dimenticare e su questa idea si fonda il nostro hashtag per la città di Milano: tra le più colpite, le più reattive, la più motivate, la città che ci ha dato l’opportunità di esprimere noi stessi dandoci un’identità e una professione. Ricorderemo che #milanononsièarresa.

Rinascere dai fiori, la parola ai Flower designer

A prescindere da quale sia la stagione, l’amore per fiori e piante è universale. In un momento come questo, dove non possiamo gioire dei parchi o dei giardini in fiore, proprio adesso che siamo balzati avanti di un’ora e le temperature sono salite, sentiamo ancora di più l’amore per la natura.

Per portare un po’ di primavera nel nostro quotidiano, abbiamo intervistato tre eccellenze milanesi che hanno fatto della loro passione per le piante e per i fiori un modello di business. Personalità e stili a confronto, tra racconti d’esperienza e nuovi progetti, ci regalano una visione positiva che celebra la rinascita della città.

Del resto, la primavera è una questione di nuovi inizi e non vediamo l’ora di goderne a pieno.

FIORI & POTAFIORI

Rosalba Piccinni – Fondatrice di Fiori e Potafiori
@potafiori

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

La mia è una vocazione che nasce dallo stimolo di voler fare qualcosa di bello e di essere felice.

Fin da piccola mi sono dedicata alla musica e ai fiori, studiandoli e amandoli follemente.

Ho iniziato a lavorare come apprendista in un negozio di fiori a Bergamo, la mia città natale, lo stesso negozio che ho rilevato ventiquattro anni fa, li è nato Fiori.

Nel 2009 ho aperto il primo negozio a Milano, in via Broggi, un vero e proprio atelier floreale, dove creo composizioni uniche che parlano di contaminazioni, di arte, architettura e di umanità.

L’ultima mia creazione è Potafiori, lì vive il meglio di me, lo definisco “il bistrot dei fiori”, nel quale fiori, cibo e musica uniscono e intrattengono il mio pubblico, tanto da diventare un posto di riferimento per importanti brand di moda, dell’editoria e la mondanità milanese.

Come descriveresti il tuo stile?

Uno stile essenziale, vero, onesto e attento ai dettagli.

Riutilizziamo le foglie, i tessuti, le corde, gli arbusti, tutto quello che m’ispira, amo comporre utilizzando il materiale che ho attorno.

Quando lavoro, mi piace pensare che stia componendo un’opera d’arte unica e non ce ne saranno altre uguali.

Un elemento che considero magico è la trasformazione spontanea delle cose, come la natura muta, il tempo che passa lasciando il segno, come quando appassiscono le foglie.

Avete mai visto le foglie d’agave appassite? Sono delle piccole sculture con cui di solito riempio enormi vasi di vetro, sono bellissime.

Per me la bellezza è quando associ forme e materiali differenti tra loro e crei armonia.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica, dettata dalle restrizioni del COVID-19?

I primi giorni sono andata in crisi ed è proprio nel momento del disagio che viene fuori il talento, e da li ho iniziato a inventarmi di tutto, qualsiasi cosa potesse far stare bene la gente: piante, cibo e musica.

La prima invenzione è stata il “pota-ranges”, che in bergamasco significa “arrangiati”, è un kit in cui trovi tutto l’occorrente per realizzare il tuo centrotavola, poi “l’aperipronto” in cui spedisco un aperitivo sotto vuoto con una buona bottiglia di vino, l’ultima trovata è “la serenata” in cui tramite un QR code la mia voce apparirà a casa vostra per farvi compagnia cantando.

Ci diamo da fare, non siamo solo un negozio di fiori, Potafiori è un modo di vivere.

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Andrei a recidere io stessa le materie prime e ruberei quello che c’è.

Arbusti di ogni tipo e fiori come le liliaceae, bulbose, narcisetti, il tutto assemblato in un contenitore dal design intrigante, ora che ci penso, potrebbe essere un tubo idraulico, di quelli arancioni per intenderci.

Un inno alle unioni che vanno oltre le religioni e i colori, alla spontaneità, come quella dei fiori che crescono dove capita e si fanno amare così come sono.

OFFFI

Mario Nobile – fondatore di Offfi
@offfimilano

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

Tutto quello che si può fare con le mani mi ha sempre dato soddisfazione, dal cambiare una presa elettrica al restaurare mobili.

Ho studiato chimica farmaceutica, ho lavorato in una multinazionale per dodici anni, poi ho mollato tutto, non ne potevo più delle inutili riunioni e conference, dove tutti dicono le stesse cose, ma poi effettivamente nessuno dice niente, è cosi che la gente diventa stronza.

Un giorno, vedendo un negozio di fiori e una persona che li stava confezionando, mi sono reso conto che quel lavoro manuale, da mani nella terra, poteva fare al caso mio.

Così nel 2014 ho deciso di aprire Offfi in via Carmagnola, Isola è il quartiere dove vivo dal 2006 e che all’epoca doveva ancora diventare quello che è oggi.

Nel mio spazio oltre alla vendita al dettaglio di piante e fiori, si progettano allestimenti di tutti i tipi, dai giardini privati agli eventi dedicati alla moda.

Come descriveresti il tuo stile?

Il mio è uno stile naturale, istintivo e molto wild.

Mi piace pensare che i miei mazzi di fiori abbiano quella spontaneità che avrebbe se fossero raccolti un po’ in campagna e un po’ in un bel giardino all’inglese. 

Non amo le composizioni pettinate, quelle non mi rispecchiano proprio, la natura è selvaggia, è leggerezza e armonia.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica dettata dalle restrizioni del COVID-19?

Non abbiamo mai chiuso, abbiamo continuato a lavorare.


La consegna a domicilio è sempre andata avanti, tanti mazzi di fiori consegnati a casa.


Le persone vogliono attorniarsi di cose belle, i fiori e le piante non possono che portare un po’ di gioia in questo momento.

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Me la immagino composta da fiori spontanei, come i papaveri, fiordalisi, tulipani, saponaria, del solidago, tutti fiori di campo che nascono spontaneamente e annunciano la primavera.

Un inno alla rinascita della natura dopo il letargo invernale, freschezza e risveglio.

Forse aggiungerei qualche rosa antica, quelle che fioriscono nei giardini curati da mani esperte, con il loro intenso profumo di limone che ti riporta indietro nel tempo. 

Anche per dispetto a tutti quelli che senza cultura del prodotto e di tutte le verità che esistono, dicono di non amare le rose, per me è solo un preconcetto su un prodotto che è stato banalizzato, ma in realtà non lo conoscono.

D’altronde, non bisogna mica piacere a tutti?

MANIFESTO FLOWERS

Bruno Bugiani – co-founder di Manifesto Flowers 
@manifesto_flowers_milano

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

Il sogno di Manifesto Flowers nasce alla fine dello scorso millennio, quando ho incontrato Ken Pope a New York, nel 1999. In quel periodo stavo terminando la mia carriera nella moda, nel corso della quale, dopo un periodo al Teatro alla Scala, avevo lavorato 16 anni per Versace, prima come assistente di Gianni e poi di Donatella, mentre Ken lavorava a New York come graphic designer/art director per varie riviste

Dopo aver lavorato per dieci anni come manager di Eros Ramazzotti, nel 2012 io e Ken fondiamo Manifesto Flowers, che ha unito le nostre passioni, cultura, design, piante e fiori. 

Siamo specializzati in allestimenti di alta gamma, dal wedding ai fashion show, una grossa fetta della nostra clientela arriva dalla moda, probabilmente perché con il nostro passato riusciamo a parlare la stessa lingua.

Io sono il motore creativo, seguo la parte di progettazione e l’immagine, mentre lui si concentra sulla grafica, la cura del cliente e l’organizzazione.

Come descriveresti il vostro stile?

Mi piace pensare a una frase di una giornalista che in un suo articolo ci definiva così: “Manifesto Flowers è l’avanguardia Italiana più provocatoria”. Ecco, così! Sicuramente la provocazione è uno dei nostri punti di forza, oltre al gusto raffinato nelle forme e nei colori.

Studiamo ogni lavoro singolarmente, realizzandolo ad personam, sulle linee guida dettate dal cliente.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica, dettata dalle restrizioni del COVID 19?

La situazione odierna ha costretto tutti a ripensare le proprie attività, in attesa che tutto migliori e che il mercato del fiore torni a essere fondamentale insieme all’industria degli eventi e del wedding.

Abbiamo inventato la “Bouquet Couture”, nuova linea di omaggi acquistabili su richiesta, proprio per distinguerci dai tanti prodotti in serie ordinabili da internet. Decidiamo insieme ai clienti i colori e i fiori che lo comporranno, bouquet perfetti come un abito su misura.

Il mercato on line è molto importante, specie oggigiorno, e trovo giusto che Manifesto Flowers cavalchi quest’onda a suo modo, mantenendo la nostra creatività e qualità

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Più che una composizione, lancio un’idea, sarebbe bello che produttori, grossisti e floral designer si unissero per donare alla gente nei vari punti della città fiori e piantine, per far accendere il desiderio di una città più green, ridando un senso di normalità e speranza alle persone. 

Speriamo che il mondo impari qualcosa da questa pandemia.
Non vorrei che tutto torni com’era, perché com’era prima, era sbagliato.

ART & CO.: Il lockdown trasforma lo spazio espositivo in stanza virtuale

​Lo scorso 9 marzo presso gli uffici Crescenzi & Co. si sarebbe dovuta tenere la personale del famoso fotografo e art director, ​Pablo Arroyo​. Le cose purtroppo sono andate diversamente a causa dell’emergenza ​COVID-19​.

Dopo un rinvio lungo più di un mese, grazie alle competenze nell’organizzazione eventi e le moderne tecnologie disponibili, la mostra si sposta in rete per creare uno spazio ​Art & Co. virtuale, tridimensionale, nel quale poter entrare fisicamente per ammirare le foto di ​Pablo Arroyo​.

Questo è un esempio di come un’agenzia di ​Live Communication stia cercando di reagire alla ​crisi del settore degli eventi, tra i più colpiti e penalizzati dall’emergenza Coronavirus e dalle conseguenti misure di sicurezza, come il ‘social distancing’, che caratterizzeranno le nostre abitudini per molto tempo.

Dalle 18.30 alle 19.30 di venerdì 10 aprile sarà possibile accedere al vernissage attraverso qualsiasi dispositivo (connesso ad una rete internet) utilizzando il link che sarà pubblicato lo stesso giorno ​sui social di Crescenzi & Co​. Una volta entrati nella pagina sarà sufficiente inserire il proprio nome e scegliere il proprio avatar per ​muoversi in 3D all’interno della stanza, comunicare con gli altri ospiti, farsi un selfie e ovviamente ​ammirare le opere dell’artista. La capienza massima sarà di 50 invitati​.

Art & Co. ​è un progetto Crescenzi & Co.,​ agenzia innovativa fondata nel 2014 da Luca Crescenzi e Michele Modica che offre soluzioni per gli eventi e la comunicazione. ​Art & Co. ​è naturale espressione della visione artistica dell’agenzia. ​Luca Crescenzi e ​Michele Modica hanno così creato uno spazio espositivo all’interno dell’ufficio col triplice obiettivo di ​animarne gli spazi, sostenere progetti artistici e stimolare creatività​. In questa occasione, e probabilmente per altre occasioni future, ​Art & Co. ​si svilupperà anche virtualmente.

Le opere di ​Pablo Arroyo saranno comunque esposte all’interno degli uffici ​Crescenzi & Co. fino a lunedì 6 luglio 2020​. Nella sezione ​Art & Co. del nostro sito ​www.crescenziandco.com è possibile vedere una breve selezione delle fotografie, fissare un appuntamento per una visita dal vivo (quando sarà permesso) e richiedere informazioni per l’acquisto.

La sua personale, intitolata ‘​10.04.20​’, racconta la fascinazione per la fotografia in bianco e nero, dalla grana aggressiva, a volte sporca, dall’assenza di ritocco, dal mood dark, notturno, e per i visi particolari. Fotografare soggetti maschili è sicuramente più facile, più immediato, ma non è una sua priorità, solo un caso.

“I social media e le nuove tecnologie, hanno reso la fotografia estremamente popolare e accessibile. Patinata, perfetta, super ritoccata – racconta ​Pablo Arroyo – Da fotografo professionista ho deciso di allontanarmi da quel tipo di immagine per lavorare su uno stile e una tecnica più articolata, che appartiene più al passato. Ne pulito, ne perfetto”.

Pablo Arroyo ama realizzare fotografie di moda, ma non necessariamente legate a questa perché spesso vincolate alla necessità di mostrare i capi d’abbigliamento in funzione della vendita, in una perfezione quasi artificiale.

®Riproduzione riservata

“L’architettura come incontro fugace”: tributo a Gaetano Pesce

L’ultima bottega d’arte italiana, del genere che ha costruito la nostra civiltà artistica a partire dal tardo Medioevo, sopravvive a New York. Fino a qualche anno fa la si trovava in Hall Street, a Brooklyn, al secondo piano di un edificio verde risalente ai primi anni Quaranta. Alto una decina di piani, a due passi dal vecchio porto militare, il palazzo è per il resto suddiviso ai piani superiori tra uffici contabili e i laboratori della fabbrica di peluche che rifornisce i luna park di Coney Island. Al secondo piano, al centro dell’unica ampia sala, seduto su un trono traslucido e colorato, si trova Gaetano Pesce.

Il Maestro Pesce all’opera. Photo courtesy: Olga Antipina.

Lo spazio tutto intorno è popolato da una miriade di creazioni dalle fattezze empatiche, infiniti progetti e oggetti antropomorfi posti senza ordine sugli scaffali e alle pareti. Grandi lenzuola di resina morbida, dette skin o pelli industriali, sono appese per la sala in dialogo con la luce proponendo le stesse suggestioni di antiche vetrate. I tavoli orchestrati come smisurati paesaggi marini o montani, sono ricolmi. Alternati alle opere e confusi con esse latte e bidoni di materiale plastico ancora liquido e informe. Ogni oggetto ha una vita propria ed entrando nel “workshop” di Pesce si è accolti da una folla composta da infinite singolarità: in uno dei templi della progettazione industriale nessun oggetto è uguale all’altro, neanche nei multipli, grazie alle variazioni di casualità insite nel progetto. Ognuno di loro sembra interrogarti con le parole del loro autore: “il futuro rimetterà in rilievo il legame tra una concezione e una nuova realizzazione?”, “i tempi nuovi ci toglieranno il complesso rispetto all’apparente mancanza di identità?”, “la differenza è vita?”, “Esiste un’estetica del difetto?”, “L’uso quotidiano uccide l’oggetto d’arte?”. Domande alla base dell’esercizio creativo contemporaneo, a cui gli oggetti stessi, con la loro semplice e gioiosa esistenza, sembrano dare risposta.

Il Maestro è circondato da assistenti che si muovono intorno a lui come pianeti col Sole. Come fosse avvenuta una pentecoste, con spontaneità, tutti si allineano straordinariamente al suo stile e alla sua volontà. Quasi dimenticandosi di se stessi, continuano a esistere come sue emanazioni. C’è addirittura “un ricettario segreto” ad uso della bottega che fa da guida agli assistenti, un diario su cui vengono annotate le tecniche e le metodologie riguardanti i lavori e le sperimentazioni; quasi un omaggio al Libro dell’Arte di Cennino Cennini. Ecco, ad un certo punto si comincia: nell’operare si ripetono gerarchie e ritualità secolari.

C’è chi assiste il maestro nell’ultimare il disegno preparatorio, chi prepara i colori, chi le resine; c’è chi fa la miscela e chi porge i composti alla mano sicura del Maestro, che nella sulla sua vita di instancabile ricercatore è stato colui che ha attribuito ai materiali plastici la dignità d’arte. Il grande riconoscimento, quello che già prima di giungere in America lo proietta in una dimensione pienamente internazionale, avviene nel 1969 con l’uscita della rivoluzionaria serie “Up”. Si tratta di sette sedute biomorfe realizzate in stoffa e schiuma poliuretanica, materiale che permetteva uno sbalorditivo espediente tecnico: le sedute venivano consegnate all’acquirente sotto forma di disco di plastica piatto, il quale, una volta introdotta l’aria, si gonfiava modellandosi nelle forme voluttuose del modello Up. Veniva su, appunto, come suggerisce il suo nome.

La più famosa della serie è la Up 5, con la sua ancella Up 6 che fa da pouf, diventata fin dal suo esordio uno dei simboli nel mondo del design italiano e del “Made in Italy”. L’opera, come tutta la creazione di Pesce, ha in sé un’esplicita volontà di denuncia: se da una parte con le sue forme rassicuranti, morbide e abbondanti vive gli stessi archetipi delle veneri paleolitiche incarnando l’idea del femminino materno, dall’altra essa si presenta come entità schiava. L’Up 5 è collegata alla sferica Up 6 da un filo che è contemporaneamente cordone ombellicale, vincolo vitale e catena. Una catena di quelle che venivano messe al piede dei condannati ai lavori forzati per costringerli ad una pesante palla di metallo, e rappresenta qui il simbolo del pregiudizio dell’uomo nei confronti della donna.

“È vero che nella storia le donne sono state sacrificate a causa dei pregiudizi degli uomini.È come essere in prigione, è come andare in giro con questo peso al piede tutto il tempo. L’unico modo di esaminare questo concetto era mostrare la palla collegata al corpo della donna con una catena”.

Da quel lontano 1969, celebrato nel suo cinquantesimo durante il Salone Mobile con una gigantesca installazione in piazza Duomo a Milano, “Maestà Sofferente”, Gaetano Pesce non è mai rimasto simile a se stesso: esplora infinite vie, mutando e contraddicendosi, rivendicando il diritto all’incoerenza dell’artista. Per citare solo alcune delle sue opere basta ricordare l’Organic Building del 1989, che propone con trentanni di anticipo, tutte le istanze del celebrato Bosco verticale milanese, o il Pink Pavillion della ex Triennale Bovisa, primo edificio al mondo interamente costituito da schiuma poliuretanica. L’8 novembre Gaetano Pesce compie 80 anni rimanendo bambino con la stessa intatta gioia nel disegnare il futuro.

E festeggiando il suo compleanno sappiamo che saremo noi a ricevere in regalo altre infinite sorprese che racconteranno la diversità di un autore la cui visione sentimentale dell’architettura ha permesso di superare i confini tra l’arte, l’industria e la vita. “L’architettura come incontro fugace, come ritratto rapito, come ricordo d’amore, come museo d’affetti. Architettura amata generosa, che racconta, che ricorda che spera, che crea” Auguri Gaetano, e Grazie!

Testo a cura di Stefano Morelli

®Riproduzione riservata

Arredare casa con gusto e creatività

I segreti dell’interior design a portata di mano

Tutti vogliono sentirsi a proprio agio nella loro casa. Riuscirci, per fortuna, non è una questione di dimensioni o di mezzi, ma principalmente di creatività e personalità. Non serve investire grandi somme, ma come spesso si usa dire “less is more”. Anche per quel che riguarda il portafogli. Seguendo le giuste indicazioni e tenendo d’occhio gli sconti nei negozi, è possibile arredare la propria casa con gusto senza spendere capitali.

Sempre più persone infatti comprano il minimo indispensabile e poi si danno al fai da te, creando complementi d’arredo che rendono ogni ambiente unico e personale. Questa scelta, oltre a rispecchiare il pensiero green sempre più rilevante al giorno d’oggi, è davvero azzeccata in termini stilistici. Vediamo insieme qualche consiglio su come rendere sempre più accogliente la propria casa e su dove trovare i complementi d’arredo migliori al giusto prezzo.

Una questione di colore

Scegliere i colori giusti è davvero fondamentale quando si organizzano gli spazi di una casa. Ovviamente ognuno ha i suoi gusti, ma vanno prese in considerazione soprattutto le dimensioni di ciascuna stanza. I colori chiari sono l’opzione perfetta per gli ambienti piccoli: non assorbono la luce al suo passaggio e danno l’impressione che il locale sia più ampio e luminoso. Puntare su colori neutri non è mai sbagliato, perché sono una base perfetta per altri tocchi di colore che possono essere più audaci. Infatti, avendo delle pareti a tinta neutra sarà più facile “giocare” con i complementi d’arredo, quali tende e divani colorati. Anche in cucina vige lo stesso principio: potremmo inserire alcuni elettrodomestici colorati (per esempio il frigorifero) per vivacizzare l’atmosfera. Per trovare alcune idee su utensili da cucina colorati basta navigare online, dando uno sguardo per esempio al catalogo Tupperware o alle offerte contenute nel catalogo Stanhome 2019. Questi permettono di avere sempre tutte le offerte disponibili in tasca e di risparmiare parecchio. Particolari e accessori colorati sono sempre un buon modo per donare calore e personalità ad ogni angolo della propria casa, occhio però a non esagerare! Un’accozzaglia di colori ammucchiati senza senso rischia di dare un’impressione di disordine e confusione.

Giochi di luce e spazi

Se una volta si puntava a creare case con spazi ampi e molti locali, la tendenza moderna (data anche dalla situazione economica di molte famiglie) è quella di abitare in appartamenti più piccoli. Per questo è importante fare di tutto per rendere meno opprimenti queste stanze e dare sempre l’impressione di aver più spazio. Per ottenere questo risultato si possono per esempio installare porte a vetro o intere vetrate per dividere alcuni spazi, oppure installare specchi su pareti scelte con cura. Gli specchi sono complementi d’arredo utilissimi perché uniscono tre funzioni: una pratica, una estetica e una strutturale. Alcune case, inoltre, hanno dei soffitti più bassi del normale. Per ovviare a questo problema dovremmo scegliere dei mobili bassi: in questo modo il soffitto sembrerà più alto e sarà più piacevole stare nell’ambiente.

Gli accessori fanno la differenza

A tutti piace risparmiare, perché risparmiare denaro significa spesso anche risparmiarsi sofferenze. Per fortuna non servono chissà quanti soldi per imprimere la vostra personalità alla vostra casa: bastano pochi accessori scelti con cura. Tende, tappeti, cuscini, soprammobili… tutti questi complementi d’arredo dicono molto di noi e permettono di dare un taglio personale ad ogni stanza. Non serve andare in negozi di alta fascia per trovare gli accessori perfetti per noi, ma basta un po’ di fantasia.

Per le personalità più estrose esistono interi negozi che si occupano esclusivamente di piccola oggettistica per la casa, che possono dare davvero un tocco in più a un ambiente altrimenti banale. Per trovare idee e suggerimenti da cui prendere spunto, andare su Internet e cercare per esempio: Tiger catalogo 2019. Potremmo attingere a moltissime idee senza muoverci da casa e senza usare volantini cartacei; un ottimo modo per proteggere anche l’ambiente.

Gli elementi di design vanno dosati con equilibrio. Si può eccedere un po’ magari nella stanza dei bambini, ma attenzione a non trasformare la casa in un negozietto dell’usato, riempiendolo di chincaglierie e infiniti soprammobili. Partendo da una base neutra, basta aggiungere gradualmente complementi d’arredo e accessori che rispecchiano la nostra personalità, finché non ci sentiremo veramente a casa

Contenuto sponsorizzato da Kimbino.

® Riproduzione riservata

Discovering exclusive venues

Grazie al  successo conseguito negli ultimi cinque anni a New York,  gestendo l’organizzazione di eventi dei famosi e riconosciuti Spring Studios, G&P offre un’eccellente strategia di sviluppo rivolta ai principali marchi del lusso, istituzioni finanziarie e organizzatori di eventi con lo scopo di semplificare il processo di pianificazione degli eventi, dall’ideazione all’esecuzione. Le location sono tra i principali fattori determinanti per il successo degli eventi.

Spring New York
OGR

Per questo Premiere Venues ha costruito un portafoglio delle location più straordinarie e uniche nelle principali città del mondo. La ricerca della destinazione dovrebbe essere un processo senza interruzioni, motivo per cui offriamo una piattaforma digitale all’avanguardia e facile da utilizzare per prenotare pacchetti flessibili di location e servizi “a la carte”. Premiere Venues facilita i processi di pianificazione e produzione in modo che gli eventi nei nostri spazi possano essere realizzati e seguiti con la massima efficienza ed efficacia.

Spazio Maiocchi

glaizialpartners.com, premierevenues.com

®Riproduzione riservata

Raw&Co, lusso contemporaneo e atemporale

Un racconto stilistico in cui si celebra un interior design dal carattere unico in chiave atemporale. Questo è lo store milanese Raw&Co, dove l’arredo vintage dei primi del secolo scorso, con escursioni fino agli anni ’70, si mescola alla selezione di complementi, accessori e oggetti contemporanei che hanno un comune denominatore: il fascino, la ricerca, la qualità assoluta e l’esclusività. Quest’accurata selezione segue il gusto délabré sofisticato e i riferimenti culturali delle due anime creative di Raw&Co: l’interior decorator Paolo Badesco e l’architetto e paesaggista Costantino Affuso.

Vi presentiamo un vero e proprio cabinet des curiosiés, segnalato tra i ‘place to be’ di Milano dalla guida Louis Vuitton. Pronti?

La boutique di Raw&Co si trova in Corso Magenta n.10 e si sviluppa su due piani di un suggestivo ed elegante palazzo di fine Ottocento.  Entrare in questi spazi è un’esperienza unica, dove vi sentirete parte di un grande progetto estetico che vi incanterà. Raw, che in inglese significa grezzo, al naturale, crudo, definisce la filosofia del brand.

Troviamo lo stile raw nell’arredo vintage, per lo più proveniente da Francia, Belgio, Regno Unito e Olanda, unito a oggetti, complementi e accessori realizzati da brand, italiani e non, che hanno come comune denominatore eccellenza e savoir faire.

Dalla cucina, intimo ambiente familiare, al salotto fino alla corte interna, colorata e fiorita con un tocco campestre e naturalmente chic, tutto esprime un’eleganza nonchalante. Un iter ordinatamente armonioso che vive dinamicamente grazie al costante supporto tecnico e stilistico dei due proprietari.

Ampia la selezione dei brand presenti, i quali, accostati ai pezzi vintage della collezione Raw&Co, rendono evidente come il patrimonio del progetto sia desideroso nel ricercare sempre qualcosa di inedito. Dai press papier e svuotatasche del newyorkese John Derian, alle ceramiche della maison francese Astier de Villatte Paris, con la quale è stato stretto un importante accordo di esclusiva; spazio alla luce con le lampade in ottone e vetro soffiato di Schwung; si possono inoltre trovare i preziosi piatti di ceramica francese Gian, la carta da parati di Antoinette Poisson, la storica azienda italiana di pelletteria e stampa di carte pregiate Pineider, le cucine taylor made italiane di Homewood, le carte da parati di Wall&Decò, i tappeti in vinile ispirati alle antiche piastrelle del sud Europa dell’azienda israeliana Beja Flor e il lino purissimo dell’azienda belga Libeco.

A questi marchi, durante l’anno, si aggiungono altre aziende con presenze temporary, che offrono sorprese e l’incontro con nuove realtà.

L’esperienza nell’ambito dell’interior design e le numerose collaborazioni con aziende e brand del settore hanno consolidato il ruolo di Raw&Co anche come consulente per la progettazione di interni. Forti dell’esperienza pluridecennale dello Studio di Architettura Paolo Badesco & Partners, i clienti si fanno accompagnare nelle scelte di arredo e anche nel progetto della propria casa.

Per gli orari d’apertura, altre curiosità, eventi in corso/futuri e tutte le informazioni utili, visitare il sito ufficiale https://www.rawmilano.it/chi-siamo/corso-magenta/ senza mancare la pagina instagram @raw_milano.

®Riproduzione riservata

ALBINI_next, nuovi orizzonti della sosteniblità

Innovazione, imprenditoria e storia di un’azienda di successo volta ad aprirsi verso nuovi, e sostenibili, orizzonti.

Parliamo di Albini Group, azienda italiana che dal 1876 opera nel settore tessile ed oggi maggior produttrice europea di tessuti per camicia che porta in scena il suo nuovo ALBINI_next, un Think Tank volto a tracciare nuove frontiere avanguardiste e realizzare i nuovi tessuti del futuro. Centro simbolo del nuovo approccio sostenibile dell’azienda bergamasca è la sua nuova sede al Kilometro Rosso di Bergamo, polo privato dell’innovazione in Europa che ospita nei suoi 400.000 mq oltre 60 aziende.

In questo dinamico e stimolante luogo ALBINI_next vuole creare la “Silicon Valley” del tessile, un polo dove le grandi idee diventano concretezza e tangibili innovazioni in termini di business. Oggi la tematica sostenibilità, sia in termini etici che morali, sta prendendo piede in tantissimi e disparati settori come quello tessile. Ci si chiede quali saranno i tessuti di domani, oggi parliamo spesso di tessuti derivati dal cibo o riciclati, a impatto zero. Come si può concretizzare questa rivoluzione? Confronto, innovazione, partnership sono le key-words per tradurre le idee in azioni.

L’8 Luglio, prima dell’inaugurazione ufficiale del nuovo polo Albini, un panel di imprenditori e ricercatori si sono incontrati nello spazio bergamasco dell’innovazione per un costruttivo scambio di idee volto, anche, ad esplicitare come un progetto come questo necessiti una compenetrazione di saperi, abilità, maestranze ed esperienze. Ognuna diversa e singolarmente importante.

Il Presidente del Cotonificio Albini, Stefano Albini, crede fortemente nel ruolo del progetto rivoluzionario e nel suo nuovo spazio, sostiene che “sarà un luogo internazionale, interdisciplinare e aperto alle giovani generazioni, dove creare collaborazioni con partner d’eccellenza”.

Un grande problema dei nostri tempi, così come sottolineato da Carl Lili, Presidente di Swiss Textile, è che “circa il 25% dei capi prodotti ogni anno sono destinati a non esser mai indossati”. E’ quindi fondamentale lavorare sia sulla sostenibilità e sul consumatore finale, sul suo modo di pensare e riflettere in termini di acquisti, più moderati e mirati.

Con Linda Loppa, CEO e fondatore di Linda Loppa Factory, parliamo di nuove generazioni e di come sia necessario creare un “un nuovo modello di business che faccia da ponte tra i giovani talenti e i mezzi economici necessari a realizzare le loro idee.” Quanto sarà disposto il consumatore finale a pagare un premium-price per i prodotti più etici? Per Claudio Antonioli, fondatore di Antonioli Milano e presidente di News Guards Group, oltre che l’innovazione è importante parlare di customer centricity, visione del brand e conferire consapevolezza al cliente che “sarà pronto a pagare un prezzo più elevato per prodotti più sostenibili, probabilmente già con la Generazione Z.”

Parlare d’innovazione non sarebbe possibile senza l’importanza della ricerca e dell’analisi dei dati che porterà, come mette in evidenza il CEO di Herno e Presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, “allo sviluppo della consapevolezza e di conseguenza all’innovazione”

E’ d’accordo a queste affermazioni anche Isaac Nichelson, CEO e Co-fondatore di Circular Systems, che dichiara come “rompere le barriere del business tradizionale in una direzione che si basi su

creatività, business plan efficace e sostenibilità” sia la chiave del cambiamento.

Potere delle start-up, motore attivo di idee e innovazione, con Cristiano Spelta, CTO e Co-Fondatore di E-Novia che ci parla delle sue tre regole d’oro per una start-up di successo: “imprenditorialità,

lavoro in team e sensibilità del mercato”. Conclude il talk Fabio Tamburini, Ceo di Cotonificio Albini, che sostiene come “dal filato al capo finito dobbiamo aumentare il valore del prodotto, renderlo più etico e all’avanguardia per essere leader di settore attraverso la trasparenza, la tracciabilità e una migliore qualità della vita”.

Simbolo di un nuovo inizio è stato il momento finale del talk dove Salvatore Majorana ha consegnato a Stefano Albini le chiavi del nuovo spazio, concreto gesto di una propensione a creare qualcosa di grande, insieme con passione.

®Riproduzione riservata

Travel design su misura: i viaggi fatti ad arte di Atelier Voyage

Nei loro spazi di Milano abbiamo incontrato due vera gentleman, Gerhard Lindermeir e Gabriel D. Doucet Donida che nel 2017 hanno fondato Atelier Voyage una realtà unica nel suo genere per chi ama il viaggio all’insegna della scoperta e dell’amore per l’arte, il design, la cultura e il bien vivre. Gerhard e Gabriel studiano e disegnano insieme ai loro clienti vere esperienze su misura, un viaggio dentro il viaggio. La loro è una storia di grande passione in cui hanno unito le loro competenze differenti per creare un nuovo concetto di travel boutique agency.Gerhard è nato nel turismo, suo zio aveva una compagnia di omnibus per viaggi dalla Germania alla Spagna e per questo motivo è stato molto coinvolto sin da giovane nel mondo dei Tour Operator. Gabriel, invece, ispirato dagli anni trascorsi a Roma, è entrato alla facoltà di Architettura in Canada. Dopo i due master in Belle Arti e Performance Studies Gabriel ha lavorato come architetto ad Ottawa e a Toronto, dove ha aperto due gallerie d’arte ad Halifax e Montreal in Canada, per poi diventare “Curator in Residence” alla Saidye Bronfman Centre for the Arts di Montreal. Nel 2006, si sono incontrati per puro caso a Florianópolis in Brasile aprendo due locali a 100m di distanza uno dall´altro! Da lì, un anno dopo, si sono ritrovati a Düsseldorf per creare Atelier Voyage, un mix tra Arte (Atelier) e Viaggi (Voyage).

Come è nata la vostra passione per il viaggio?

Gerhard:  È un insieme particolare tra passione e conoscenza approfondita del viaggio, con un amore per l’architettura, il design e l’arte. Dal 2007, Gabriel ha voluto intensificare le sue esperienze di viaggi “long-haul” (a lungo raggio ndc) per meglio informare i nostri clienti sperimentando viaggi ed esperienze speciali in Giappone, Sud Africa, Cina, Bhutan, Nuova Zelanda, India, Maldive, e altre infinite destinazioni.

Quali i vostri artisti e designer di riferimento e ispirazione?

Gabriel:  Nel panorama degli artisti abbiamo gusti particolari, ma fra i nostri preferiti ci sono molti nomi nell´arte moderna o contemporanea, al di là dei grandi e ormai noti a livello internazionale come Cildo Meireles, Kiki Smith, Pipilotti Rist, Günther Uecker, Antoni Tàpies, Niki de Saint Phalle e gli ultimi lavori grandiosi di Cy Twombly. Con Atelier Voyage siamo diventati partner esclusivi di BMW Art Journey ad Art Basel in Hong Kong e Miami. Questo progetto include talenti più giovani come Broken Fingaz, Zac Langdon-Pole, Max Hooper Schneider e artisti canadesi come Attila Richard Lukacs, Chris Curreri.  Come designerammiriamo sempre l´esuberante e teatrale Philippe Starck e nel mondo del graphic design e art direction talenti come Neville Brody e Roman Cieslewicz, senza dimenticare il grande Franco Albini e altri designer italiani degli anni Sessanta, come Marco Zanuso, Franca Petroli, Claudio Salocchi, che hanno influenzato lo stile del nostro ufficio qui a Milano.

Come è nato il progetto di Atelier Voyage?

Gerhard e Gabriel:  Abbiamo avuto l’ispirazione di coinvolgerci completamente nel mondo dei viaggi, per chi ricerca i posti meno noti, ma sempre con una sensibilità verso la cultura, l´arte al di là del turismo di lusso.

Come sviluppate le vostre travel design experience?

Gerhard e Gabriel:  Nasce tutto dalla relazione intima con il cliente. Guidiamo i suoi desideri verso le migliori destinazioni e segnaliamo degli “hot spot” culinari, culturali, eventi e gallerie (sempre nei centri urbani), arrivando a suggerimenti di libri o film da vedere in preparazione al viaggio. In questo modo si può pianificare tutto in ogni dettaglio con l’obiettivo di soddisfare le aspettative più alte. 

Come sta evolvendo il mondo del travel?

Gerhard e Gabriel:  Al momento si cercano sempre di più le destinazioni particolari, dei veri scoop in luoghi non ancora troppo sfruttati (tipo l’isola di Taketomi nel sud del Giappone, le isole del Mozambico o la quinta valle del Bhutan, per esempio) o luoghi di benessere che sanno come curare il corpo, ma anche la mente e lo spirito (Kamalaya in Koh Samui, Thailandia, Malibu Ranch in California, USA, etc.).

Le vostre partnership e i travel ambassador

Gerhard e Gabriel:  Stiamo sviluppando in primis rapporti umani e di lavoro con alcuni lifestyle partner (St Barth, Tanya Heath Paris, che sono brand beauty e moda) e anche con gruppi alberghieri internazionali (Four Seasons Preferred Partner, Belmond Bellini Club, Mandarin Oriental Fan Club, Peninsula Pen Club, Relais & Châteaux 5C Club, etc.). Finalmente, in Germania come in Italia, abbiamo sviluppato un network attraverso gli Atelier Voyage Travel Ambassador che diffondo il nostro brand, un concetto vincente per noi dal 2008. In Italia i nostri Ambassador sono Antonio Lodovico Scolari e Christian Pizzinini, veri conoscitori del mondo travel, che incarnano perfettamente quel lifestyle fatto di dettagli, attenzioni e luoghi non convenzionali in cui ci rispecchiamo.

Le destinazioni e luoghi che consigliate

Gerhard e Gabriel:Come hotel o esperienze, ne abbiamo più di 5000 da scegliere, come ad esempio la Co(o)rniche Pyla-sur-mer in Francia, La Flâneuse du Nil (crociera) in Egitto, il nuovo Hotel Fasano Salvador in Brasile. Quanto alle SPA e Wellness Destination da non perdere è Ananda sull’Himalaya in India o Schloss Elmau in Bavaria. Infine per quanto riguarda i ristoranti, sono informazioni preziose per noi che riserviamo solitamente ai nostri clienti speciali. Per nominarne due qui in Europa, vi consigliamo 7132 Restaurant Silver Vals in Svizzera o Le Grand Véfour a Parigi.

Il viaggio più strano che avete fatto

Gerhard e Gabriel: Abbiamo organizzato un matrimonio sulle isole del Mozambico, raggiungibile solo con elicottero, con la richiesta specifica di una notte magica di luna piena sulle spiagge deserte durante la cerimonia per un gruppo di familiari e amici. 

Quando partite cosa non può mancare nella vostra valigia?

Gerhard e Gabriel: Al di là del costume da bagno, c`è sempre un libro tascabile, un quaderno e il nostro Kit Samsonite della HostLab personalizzata per Atelier Voyage, con tutto il necessario: maschera per dormire e i prodotti cosmetici della Linea St Barth.

Come concepite e arredate i vostri spazi/uffici in giro per il mondo?

Gerhard: Siamo sempre  influenzati dal luogo in cui ci troviamo e ci collochiamo sempre in edifici di inizi Novecento. Dopo Düsseldorf e il suo “white space” gestito dal 2007, il nostro Headquarter a Monaco di Baviera fu concepito con atmosfera Jungendstil e accenti di Nils Holger Moormann e Philipp Starck, più formale ma guardando all´idea del Club Lounge, con zone salotto per il relax e per il bar. Abbiamo poi avuto la fortuna dal 2011 a Monaco di Baviera di lanciare la cooperazione con Linea St Barth e creare uno spazio benessere. Adesso si è aggiunto dal 2016 anche l’osteopata e il fisioterapista Sergius Werner. A Milano, abbiamo scelto di creare uno spazio colorato che rifletta lo spirito e il design di questa città, con dettagli e arredi italiani degli anni Sessanta. Certamente, poiché Gabriel è architetto laureato e artista nel cuore, lascio a lui la progettazione di ogni ufficio.

®Riproduzione riservata

Le SPA di design da scoprire ora

Non solo trattamenti per viso e corpo o momenti di relax. Ci sono progetti e ambienti che li ospitano e portano la firma di archistar e famosi designer. Una selezione di piscine, spa e terme d’autore in giro per il mondo.

Lord Norman Foster

C’è lo stile inconfondibile di Lord Norman Foster, uno tra i principali esponenti dell’architettura high-tech, dietro la ristrutturazione di The Dolder Grand, Zurigo. L’architetto britannico è riuscito a far convivere in perfetta armonia lo storico edificio principale del 1899 con la parte più moderna, collegando passato e futuro. Foster ha trasformato la Curhaus del 1899 in un City Resort di lusso con un centro termale di 4.000 metri quadrati. La posizione dell’hotel offre agli ospiti una magnifica vista su Zurigo, il lago e le Alpi.

Richard Meier

La classe e l’eleganza di Miami per il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo, Lido di Jesolo, hotel 5 stelle progettato dall’architetto statunitense Richard Meiercon e l’interior design di Matteo Thun. I due si sono occupati anche della grande piscina all’aperto, della vasca idromassaggio, della piscina interna e dell’Acquapura spa, 1500 metri quadrati di wellnesscon vista mare.

Patricia Urquiola

Recentissima apertura per la nuova spa Valmont all’interno del Sereno, 5 stelle lusso aTorno, sul lago di Como. L’archistar Patricia Urquiola(che ha curato tutto il design di interni ed esterni della struttura) ha ricavato l’area benessere nella darsena della proprietà che ospita Il Sereno, dando vita a un’oasi contemporanea in armonia con la storia originale dell’edificio e con il paesaggio circostante. 

Ingo Maurer

La luce è un elemento dominante per il Seiser Alm Urthaler, Alpe di Siusi, concepita per riempire tutte le zone, da Ingo Maurer, che dal 1966 progetta lampade e sistemi di illuminazione. I raggi del sole filtrano in modo soffuso negli spazi in legno, acciaio, vetro e marmo, contribuendo all’insieme come parti dello stesso design. La costruzione interamente in legno, la luce in prevalenza naturale e l’utilizzo di materiali biologici caratterizzano l’hotel e la spa. Il reparto wellness è un mondo del benessere di settecento metri quadrati e due piani, tra bagni, massaggi e relax. 

Matteo Thun

Il Vigilius Mountain Resort, Lana, The Dolomite Arena, ha dietro la filosofia-concept del grande architetto, designer e accademico di Bolzano Matteo Thun che ha curato anche l’area lounge e la wellness che comprende spa, piscina e sauna. A 1500 metri di altezza sopra Lana, vicino a Merano, questo resort di montagna si trova nel silenzio totale: zero traffico e nessun altro edificio nei dintorni. L’edificio sembra un gigantesco tronco d’albero adagiato al suolo, in legno e vetro. Fuoco e acqua sono ovunque: camini interni ed esterni, un canale a ruscello che scivola sul tetto, fontane e bagni idroterapici. 

Opera dello studio Matteo Thun e Partneranche la riconversione architettonica della Spa del JW Marriott Venice Resort & Spa, Venezia, la più grande della laguna. Un rifugio di relax e benessere di oltre 1.700 metri quadrati affacciato sulla laguna. Nell’’edificio principale i soffitti alti e il tetto spiovente in legno originali si sposano con lo stile moderno dalle linee pulite caratteristico del brand JW Marriott e con l’utilizzo di materiali naturali locali. La spa comprende una Spa Suite, raggiungibile anche in barca, affacciata sulla laguna e otto sale per i trattamenti (sei provviste di pontile esterno con lettini).

Peter Zumthor

L’architetto svizzero ha creato uno spazio incredibile per The 7132 Vals Thermal Baths & Spa a Vals utilizzando pietra, vetro e la luce naturale con aperture sulle montagne, per creare un viaggio sensoriale insolito. Naturalmente i trattamenti sono in sintonia, dal massaggio a quattro mani agli oli di erbe calde di tradizione ayurvedica a quello Chi-Yang di tradizione cinese agli oli purissimi con particelle d’oro. 

Frank O. Gehry

Non poteva che portare la firma di Frank O. Gehryl’hotel Marquès De Riscal di Elciego. Il piccolo borgo medievale immerso tra i vigneti della Rioja è poco distante da Bilbao, dove l’architetto canadese ha curato il Guggenheim Museum. La mano di Frank Gehry firma un edificio dallo stile inconfondibile: cubi che sembrano sospesi nel vuoto, circondati e sormontati da lamine in titanio modellate come la gonna di una bailadora de flamenco dai riflessi rosa, oro e argento. Tra le mura dell’hotel, Caudalie ha trovato una cornice ideale per i trattamenti di Vinothérapie. Anche qui, come in tutte le spa Caudalie, l’architetto Yves Collet dello Studio Collet & Burger di Parigi, ha curato l’interior design dei 1400 metri quadrati che si sposano armoniosamente con il grande progetto di Gehry e con la cultura spagnola.  

Marcio Kogan

Il design degli interni dell’AND Vineyard Resort & Spa, Evora nelle colline dell’Alentejo, poco distante da Evora, così come gli spazi esterni e la spa sono stati interamente ideati e progettati da Marcio Kogan. L’architetto brasiliano si è ispirato ai paesaggi della pianura dell’Alentejo inserendo l’architettura dell’hotel nel cuore della natura, in un’irripetibile atmosfera di modernità, naturale bellezza e quiete, con un’attenzione tutta particolare rivolta ai dettagli. Cinque stelle dalle linee pure ed essenziali, L’AND Vineyards Resort è immerso in una proprietà di oltre 26 ettari. L’hotel accoglie la spa Vinotherapie Caudalie che propone tutti i trattamenti del marchio che coniugano le virtù dell’acqua sorgiva naturalmente calda, ricca di minerali e oligoelementi, alle più recenti scoperte scientifiche sui benefici della vite e dell’uva.

Lissoni Associati

Il progetto di Lissoni Associatidel Conservatorium Hotel di Amsterdam che comprende anche la spa Akasha Holistic Wellbeing, occupa gli spazi dell’ex conservatorio di Amsterdam, costruito nel XIX secolo. La sensazione gotica originale dell’edificio è rimasta invariata mentre nuovi elementi, come il cortile in vetro coperto, sono stati inseriti per creare un contrasto tra antico e moderno.

Lissoni Architettura ha progettato anche il Roomers Hotel di Baden Baden , ospitato in un nuovo edificio. L’hotel con spa si estende su 12.000 metri quadrati, con uno stile modernista che si inserisce in modo coerente all’interno dell’area e allo stesso tempo crea un contrasto con gli edifici storici del quartiere. Nelle aree pubbliche, Piero Lissoni ha creato una serie di spazi calmi e suggestivi, ordinati intorno a un foyer dal design minimalista, che incorpora elementi come antichi portali di chiese e giardini adiacenti con una terrazza all’aperto.

Per The Middle House di Shanghai il lavoro di Lissoni Architettura comprende il concetto di facciata e l’interior design di due edifici a torre. The Middle House è il quarto progetto della pluripremiata The House Collective di Swire Hotels. The Middle House Hotel comprende 111 camere, ristoranti, spazi per eventi, piscine e spa. Le caratteristiche stilistiche tipiche della storia e della cultura dell’artigianato locale sono in relazione con elementi contemporanei per generare un equilibrio spaziale.

Antonio Citterio Patricia Viel

Il progetto della struttura del Mandarin Oriental di Milan è stato ideato e curato dallo studio milanese. Intervenendo su quattro edifici adiacenti del XVIII secolo, l’architetto Citterio ne ha armonizzato la fusione integrando qualche elemento d’ispirazione orientale in un concetto d’interior milanese. La spa dell’hotel offre un approccio olistico al benessere. Qui l’Oriental Heritage dell’albergo è espresso al suo massimo sia per quanto riguarda i trattamenti che per le scelte architettoniche. Ispirandosi alla filosofia del Feng-Shui, sia per l’uso dei materiali (fuoco, terra, metallo, acqua e legno) che per la disposizione degli ambienti, gli architetti hanno armonizzato gli spazi e il design per creare un universo di relax e rinascita. 

Tadao Ando

Il Setouchi Aonagi di Matsuyama è un hotel di lusso con 7 suite realizzate e progettate da Tadao Ando, costruito su una montagna, aperto verso il cielo e il mare (Seto Inland Sea). Con la sua estetica minimalista, l’hotel comprende anche una spa e una piscina panoramica, circondata da alti muri in cemento a vista (come l’hotel), che si estende per 30 metri in direzione del mare. L’acqua cambia colore secondo il riflesso del cielo.

Jacques Garcia

Il Métropole di Monte-Carlo è uno degli hotel storici del principato di Monaco ed è stato completamente rinnovato sotto la direzione di Jacques Garcia. Il designer francese ha saputo conservare il suo fascino mediterraneo. La Spa Métropole by Givenchy è stata invece creata dall’interior designee francese  Didier Gomez.

Sir Nicholas Grimshaw

Al centro del progetto Thermae Bath Spa dell’omonima città termale inglese c’è il New Royal Bath, creato da Sir Nicholas Grimshaw & Partners. Il complesso comprende nuove costruzioni e restauro di strutture già esistenti. Un certo numero di edifici storici che fanno parte della struttura come il Cross Bath e l’Hot Bath sono stati restaurati e affiancati ai nuovi. Così il mix di stili (quello degli edifici di epoca georgiana esistenti e il design contemporaneo) rende Thermae Bath Spa molto interessante dal punto di vista architettonico. L’edificio è nato per celebrare il terzo millennio. Grimshaw & Partners sono stati selezionati tra 140 progetti originali, per il loro uso innovativo dei materiali.

Jean-Michel Gathy

L’archistar Jean-Michel Gathy, che ha progettato molti degli hotel e spa più significativi con il suo studio Denniston,ha firmato The Chedi Andermatt, uno dei resort montani di design più lussuosi al mondo, nella Valle Orsera in Svizzera. Il 5 stelle unisce in un riuscito connubio equilibri asiatici ed elementi tipici degli chalet elvetici creando un’atmosfera cozy ed elegante. La spa si estende per 2400 metri quadrati e regala viste mozzafiato sul panorama circostante, grazie alle vetrate che circondano la piscina olimpionica da 35 metri.A completare l’ambiente assi di legno chiare, tappeti e divani e otto camini di design.

®Riproduzione riservata

IL MEGLIO DEL FUORISALONE 2019

E’ l’evento più atteso dagli amanti del design, dagli addetti al settore, dai curiosi, da chi vuole prendere spunti e catturare idee per la propria casa, la MILANO DESIGN WEEK attira da sempre migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Evento nato nei primi anni ’80 dalla mente di aziende operanti nel settore del design e dell’arredamento, negli ultimi anni la Milano Design Week si arricchisce di eventi collaterali che includono anche altri rami, tra cui l’automotive, l’arte, la moda, la gastronomia, la tecnologia.
L’edizione del 2019 ha stupito con le sue infinite proposte, qui il nostro BEST OF:

LIFE IN VOGUE 2019- THE INTERIOR’S CUT

Gli uffici della redazione di Vogue Italia smantellati per la design week per ospitare 8 creativi di fama internazionale che hanno reinterpretato le stanze di lavoro con oggetti e arredo di design.  David/nicolas, Massimiliano Locatelli, Pierre Marie, Ana Kraš, Rafael de Cárdenas / Architecture at large, Jonathan Anderson, storagemilano e Studio Proba hanno accettato la sfida lanciata dal direttore di Vogue Italia Emanuele Farneti, lavorando ad un progetto davvero speciale, in cui ogni ambiente assorbe energia e personalità proprie. Dalla parete minimal del direttore creativo somigliante ad un quadro di Miro‘, realizzata da Ana Kraš, fino alla più elegante dai toni dorati, la “newsroom office” ideata da Storagemilano, che nasconde un’angolo segreto dedicato al relax, in cui potersi sdraiare, come in mezzo ad una giungla, e godersi i suoni della natura, il canto degli uccelli, il profumo delle piante.

quando: Dal 9 al 12 aprile – dalle 10 alle 20 (il 9 aprile dalle 12 alle 20)

dove:  in Piazzale Cadorna 5/7

CANADA GOOSE – evento

Canada Goose si avvale della collaborazione di due importanti artisti, il sound designer Kouichi Okamoto e l’esperta calligrafa Aoi Yamaguchi per raccontare la Nomad Capsule Collection. Una limited edition di giacche da pioggia che protegge l’esploratore più impavido dalle imprevedibili sorprese atmosferiche; quattro capi uomo e donna studiati in collaborazione con GORE-TEX, i modelli Nomad Jacket – Rain Shell e la Nomad HyBridge Lite Jacket combinano la profonda esperienza di Canada Goose con i materiali innovativi di GORE. La capsule è stata lanciata inizialmente in Giappone, dove la pioggia è elemento guida e grande fonte di ispirazione, come rappresenta lo speciale wall in cui, durante l’evento, era possibile gettare dell’acqua per veder nascere delle scritte japan, in cui lo sfondo musicale a tema raccontava i suoni della pioggia e degli elementi naturali nella loro forma più pura. La collezione Canada Goose è disponibile in limited edition ed esclusiva italiana a partire dall’8 aprile a Milano presso Antonioli e a livello internazionale nei flagship store di Canada Goose, online e presso i partner selezionati del brand.

LUISA BECCARIA

Nella meravigliosa boutique di Via Formentini 1 in zona Brera, Luisa Beccaria aggiunge un posto alla sua tavola imbandita, ricca di fiori, di bicchieri di cristallo, di tovaglie in lino colorate, immersa tra le piante come in una casa di campagna, l’atmosfera che si respira in questo luogo è davvero magica. Non solo abiti ma oggetti per la casa, accessori, sandali, fermagli, cerchietti, se entrerete farete fatica ad andarvene.

quando: 8-14 aprile dalle 10.00 alle 19.00
dove: Via Formentini 1 – Brera

GABRIELLA CRESPI DA DIMOREGALLERY

Forse l’ambiente più suggestivo della design week 2019, con una serie di stanze tra le più instagrammabili e perfette per un set di moda in stile boudoir. Montagne di sabbia in luogo di tappeti, tavoli/scultura che riflettono la luce, lampade dorate come grandi funghi tropicali, camere da letto in stile savana, con pareti animalier e letti in bamboo e candelabri i cui bracci si allargano in grandi e preziose conchiglie di mare.

dove: Dimoregallery, via Solferino 11
quando: da martedì 9 a domenica 14 dalle 11.00 alle 20.00

ELLE DECOR AT WORK

Una successione di ambienti pensati per il worker, animati da installazioni digitali interattive che coinvolgono il visitatore in una realtà immaginifica orientata al luogo di lavoro del futuro. Molto interessante l’area “The exchange” in cui indossando un visore VR, ci si può immergere in uno spazio di lavoro virtuale, come in una skype call, con il collega posto dall’altra parte del mondo. Indossando i visori si entra in una realtà condivisa, con schermi di appunti e scambiandosi documenti e file. Il vostro collega è un avatar blu che vi sorride, direi meglio della realtà!

dove: Palazzo Bovara Corso Venezia 51
quando: dall’8 al 18 aprile ingresso gratuito

LOUIS VUITTON – OBJECTS NOMADES
Nella splendida cornice di Palazzo Serbelloni, l’esposizione Objects Nomades di Louis Vuitton si apre con una tendenza modaiola, il fluo negli arredi per foglie tropicali e divani dalle forme di un fiore. Suggestiva la visione di centinaia di lampade di carta ispirate alle lanterne Bell Lamp di Edward Barber & Jay Osgerby, quasi fossero delle piccole e bianche lanterne di carta cinesi che, allontanandosi verso l’alto, portano via un desiderio per riportarlo, esaudito, sulla terraferma.

dove: Palazzo Serbelloni, Corso Venezia 16, Milano
quando: dal 9 al 14 Aprile

LEONARDO HORSE PROJECT

13 cavalli di design intorno alla maestosa statua equestre disegnata da Leonardo, che per la serata è diventato schermo su cui proiettare un video-mapping sulla storia della scultura, dai disegni del grande artista fino appunto al Leonardo Horse Project. Uno spettacolo straordinario che ha permesso agli ospiti di interagire coi cavalli e vivere in un’esperienza immersiva la storia del Cavallo di Leonardo. Da maggio i cavalli di design lasceranno l’Ippodromo e prenderanno casa in 13 angoli della città di Milano, dove rimarranno fino ad ottobre. Il lighting dell’evento e il cavallo di Marcel Wanders è stato sponsorizzato da Grandi Architetture & Partners

dove: Ippodromo Snai San Siro
quando: fino a fine aprile

LIVING OBJECTS DI ARTEMEST E TED

Per fortuna c’è ancora chi vive casa come uno spazio in cui sognare e dedica la zona notte ad un film cult della storia del cinema: “Ieri, oggi, domani” del maestro Vittorio De Sica. La romantica stanza rosa in cui Sofia Loren si sfilava le calze in un sensualissimo spogliarello rimasto nell’immaginario collettivo, ispira il progetto di cooperazione tra Artemest e Ted interior. Una splendida villa anni ’30 che si fa teatro di vita e leggenda, in cui performer hanno animato lo spazio con giochi e balletti; il contesto domestico da sogno, decoro e illuminazione di designer provenienti da tutta Italia, un’immagine di vita contemporanea ma assai legata alla tradizione, il gusto retrò e il design più contemporaneo.

dove: via Giovanni Randaccio 5, Milano
quando: dal 9 al 14 aprile, dalle ore 11.00 alle 20.00

®Riproduzione riservata

HIGHLIGHTS FROM MILAN DESIGN WEEK 2019

Dal 9 al 14 aprile Milano ha ospitato il Fuorisalone 2019, occasione in cui artisti trasformano la città nella vera e propria capitale dell’arredamento e design. Da Brera a Via Tortona, da Lambrate a Isola, i quartieri della città si popolano di designer e appassionati provenienti da tutto il mondo per ammirare le più inventive installazioni e per partecipare ai party più esclusivi. Di seguito una selezione degli eventi e delle collezioni più creative che sono state presentate la scorsa settimana.

LOEWE
L’esposizione Loewe Baskets coinvolge dieci maestri artigiani internazionali per la celebrazione dell’arte del vimini, della trapuntatura a mano e della calligrafia. Gli artisti sono stati invitati ad offrire un’interpretazione personale del tema dell’intreccio utilizzando i pellami Loewe, grazie ai quali hanno creato una serie di objets d’art esclusivi che possono essere acquistati presso lo store di via MonteNapoleone 21.
Loewe ha inoltre commissionato la creazione di una collezione di accessori ad alcuni artigiani spagnoli. Tra questi, Álvaro Leiro, grazie alla sua esperienza nella lavorazione della canna e delle fibre naturali, ha realizzato una serie di borse in pelle paragonabili a opere d’arte.

MARNI
Con Marni si approda invece sulla Luna, grazie allo spazio allestito nello showroom di Viale Umbria. Obiettivo del Marni Moon Walk è infatti il compimento di un viaggio in cui fascinazioni primitive si fondono con l’immaginazione del futuro.
I visitatori hanno avuto modo di vedere da vicino una serie di prodotti inediti, realizzati attraverso l’utilizzo di materiali mai esplorati prima. Tavolini simili ad astronavi, alieni tribali, panche che ricordano dei totem sono solo alcune delle creazioni frutto del lavoro accurato e minuzioso di artigiani colombiani con cui Marni collabora da tempo.Tutti i prodotti possono essere acquistati durante l’esposizione e parte del ricavato sarà, poi, devoluto per finanziare il progetto Future Brain promosso dall’associazione Heal onlus a sostegno dei bambini ricoverati nel reparto di neuro-oncologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

ICEBERG
In occasione della Design Week milanese Iceberg presenta una partnership con Surf The Road, realtà fondata da giovani artigiani di Gabicce, in provincia di Pesaro. Oggetto della collezione sono tavole da skateboard limited edition, più precisamente 30 tavole adatte per il longboard e comprende sia singole tavole che trittici.
Tutte le tavole sono realizzate a mano, con un processo produttivo completamente artigianale che parte dal taglio e passa dall’intreccio dei vari strati di legno con fibra di vetro, per garantire la robustezza e l’elasticità necessaria. Le grafiche delle tavole riprendono il mood racing della collezione P/E 2019 del brand del gruppo Gilmar.

COCO CAPITAN X CAMPER
L’artista spagnola Coco Capitàn e Camper, uniscono la loro creatività per la creazione di “Lost Sailor”, una collaborazione ispirata dal mare.
Combinando la sua passione per la navigazione, le uniformi nautiche e la bellezza del Mar Mediterraneo, Capitàn presenta una selezione di capi unici Camper con dettagli che rimandano appunto al mondo della navigazione e personalizzati con messaggi proprio dell’artista stessa.
Ispirata dalle sue precedenti esperienze a Maiorca, Capitàn unisce contrasti di colori bianchi e blu con materiali riciclati, proprio per dare un tocco personale a questa fantastica collezione.

VERSACE
In occasione del Fuorisalone 2019, la maison di Capri holdings ha deciso di collaborare con l’interior designer Sasha Bikoff e l’artista Andy Dixon con una mostra all’interno di Palazzo Versace, in via Gesù.
L’estetica di Bikoff trae ispirazione dallo stile di città cosmopolite come New York e Miami, dal Rococò francese del XVIII secolo combinato allo Space age degli anni ’60, fino al Modernismo francese degli anni ’70 e allo stile Memphis Milano degli anni ’80. Gli iconici motivi della label vengono riproposti su un enorme tappeto con vortici dai toni pastello; nuvole e isole dalle tonalità neon contribuiscono a rendere ancora più fantasy l’allestimento.

CANADA GOOSE
L’esposizione era composta da Kanji giapponesi, creati con inchiostro reattivo all’acqua, simboli che rappresentano ognuna delle 50 parole che nella lingua asiatica descrivono la pioggia. Gli ospiti erano incoraggiati a spruzzare l’acqua per scoprire la scritta nascosta, ad accompagnarli uno speciale sound design creato appositamente per l’evento.
Per lo sviluppo di “50 Words for Rain” Canada Goose ha collaborato con l’acoustic designer giapponese Kouichi Okamoto. L’artista si ispira da sempre alla pioggia: dal rumore che fa, al modo in cui si sente sulla pelle, a ciò che significa quando cade.


ISSEY MYAKE
In occasione della design week Issey Myake ha deciso di collaborare con l’artista olandese  Jólan van der Wiel nella creazione di Journey of a Raindrop. Realizzato per raccontare, attraverso una serie di installazioni che utilizzano acqua e aria, il viaggio che compie una goccia d’acqua in tutte le sue forme, da sempre elementi chiave della cifra stilistica del brand.

 

 

®Riproduzione riservata

Irina Razumovskaya: a new inner geometry

«Mi lascio guidare nel mio lavoro da emozioni e memorie di impressioni, ma non posso costringere il mio osservatore a sperimentarle allo stesso modo. Mi piace lasciare un’interpretazione aperta, poiché questo è il modo in cui io stessa amo vivere l’arte» Così descrive la propria pratica artistica Irina Razumovskaya che presenta i suoi raffinati lavori in ceramica nella mostra “Inner Geometry”  fino al 26 ottobre 2018, presso la galleria Officine Saffi, punto di riferimento milanese per l’arte ceramica contemporanea. Razumovskaya nasce a Leningrado, in URSS, nel 1990. Quando ancora ha pochi mesi di vita la realtà attorno a lei subisce un processo di cambiamento così radicale e rapido da risultare quasi prodigioso. La sua città natale riprende il nome imperiale di San Pietroburgo e la sua nazione quello ancestrale di Russia. Pur se troppo giovane per appartenere alla generazione della Ostalgia – cresciuta a cavallo di due sistemi politici e culturali, e immortalata in film come “Good Bye, Lenin!” (2003) di Wolfgang Becker o più recentemente da Natalya Kudryashova in “Pionieri-Eroi” (2016) – ciò nonostante la ventisettenne scultrice sembra subirne un fascino discreto. Riferimenti all’estetica del Vchutemas – la scuola d’arte moscovita che negli anni Venti divenne il centro di riferimento per l’avanguardia – riecheggiano infatti nell’uso di forme geometriche pure per le sue sculture in ceramica, restituendo un’idea quasi romanticizzata dell’estetica sovietica. Ma questa è per lo più un’opera di mediazione culturale tra generazione. I “dashing 90s”, con la loro carica dirompente di rigenerazione ma anche la loro instabilità, sono infatti quello che l’artista per lo più ricorda della sua infanzia. Riflessioni di matrice filosofica sull’invecchiamento, l’ineluttabilità del deperimento della materia, l’osservazione analitica di strutture architettoniche opposta a visioni sintetiche di paesaggi, sono alla base della ricerca artistica di Razumovskaya. La fascinazione per una bellezza non comune, per l’inatteso, la portano a descrivere nelle sue opere i profili essenziali di oggetti domestici, di parti di macchinari, o ancora dettagli di edifici con tutte le loro possibili sfumature di granulosità. Le semplici forme geometriche, punto di partenza di ogni sua scultura, vengono alterate dall’artista con successive modifiche e rotture. Durante la smaltatura il controllo iniziale sulla forma va progressivamente e inevitabilmente sciamando, man mano che la struttura evolve indipendentemente all’interno del forno di cottura, divenendo qualcosa d’altro, rispondendo a regole di una forma diversa di geometria. «Nel mio lavoro cerco di evitare il dinamismo, mentre favorisco la simmetria. Mi piace che i miei pezzi non abbiano un significato scontato e siano animati da una propria vita interiore». Con Inner Geometry” Irina Razumovskaya colleziona immaginari reperti provenienti da oniriche rovine contemporanee, edificate su visione di forme e simboli inconsci, ribadendo così la sua ferma convinzione che il lirismo consista più nel celare che nello svelare e che l’arte trovi la sua massima espressione “tra le linee” di una poesia, tra le crepe della ceramica, nel mistero, nel suo pieno senso etimologico di ciò che non deve – o non dovrebbe – essere rivelato.

Irina Razumovskaya
Inner Geometry
26.09 – 26.10.2018
Officine Saffi
Via A. Saffi, 7 – 20123 – Milano
www.officinesaffi.com

Photo Courtesy of Officine Saffi

®Riproduzione riservata

JACQUEMUS: L’ENFANT PRODIGE DELLA MODA FRANCESE

Simon Porte Jacquemus ha le idee molto chiare si da ragazzino, a soli 18 anni lascia il sud della Francia per recarsi a Parigi a studiare moda, con in testa un’unica una musa femminile, l’attrice e cantante francese Isabelle Adjani, un’icona di stile fragile ma determinata. Dopo un anno trascorso con grandi sacrifici da parte della famiglia in una scuola di moda a Parigi, Simon è profondamente deluso dal mondo della capitale. Così in seguito alla perdita della madre decide di abbandonare la scuola e di lanciare il suo marchio Jacquemus (un omaggio al cognome da nubile della mamma). Debutta dunque con una collezione minimalista quasi clinica, ma in realtà, come ha raccontato, “il minimalismo è stato più una necessità che un concept studiato”. Le difficoltà economiche, infatti, lo portano a ridurre al minimo la scelta dei materiali selezionati tra i tessuti che trovava al Marché Saint Pierre, e lavorati presso un piccolo laboratorio di una donna che confezionava tende.  Proprio a lei chiese di realizzare la prima gonna a vita alta, senza bottoni, ma con una zip laterale e senza le tasche, perché tasche e bottoni costavano troppo.

8371-Le-21eme-Adam-Katz-Sinding-Simon-Porte-Jacquemus-Paris-Mens-Fashion-Week-Fall-Winter-2015-2016_AKS6411
La svolta arriva però con la terza collezione grazie alla quale viene notato da Rei Kawakubo a Tokyo in uno showroom che lo rappresentava. L’incontro con Kawakubo e il suo compagno Adrian Joffe gli ha cambiato la vita. Joffe gli offre un lavoro in negozio, dove lavorerà per due anni tutti i giorni, mentre crea la propria collezione di notte. Due stagioni dopo, Joffe inizia a ordinare la sua collezione per Dover Street Market a Londra, vendendola con grande successo e da quel momento la strada diventa meno in salita. In poco tempo  la linea Jacquemus è già in vendita in negozi del calibro di Opening Ceremony, Maria Luisa Hong Kong e Biffi a Milano.

Possiamo definire il suo uno stile classico, che rielabora i concetti semplici dell’estetica francese come righe, chemisier, blazers, in un’ottica che si muove tra commerciale e concettuale. Allo stesso tempo però la sua moda è figlia degli anni novanta, proprio come lui, che sceglie i codici identificativi di quel decennio, mixando genuinità, sensualità e autenticità pop. A ogni stagione in ogni sua collezione c’è un tema nuovo e a raccontarlo c’è sempre una donna. Nell’ultima linea, Riviera, presentata  ai giardini dell’Ambasciata italiana a Parigi, il designer manda in scena una serie di capi ispirati alla Riviera italiana degli anni 80, tra abiti sfrangiati, maxi camicioni copricostume, giacche sartoriali da portare come abiti, mini bag di coccodrillo e sandali dal tacco a charms. Ancora una volta collabora con The Woolmark Company. La lana, infatti, è sempre presente nelle sue collezioni, che di solito la prediligono per vestiti e abiti, ma in questa stagione è caratterizzata da colori più audaci, che di solito non vengono utilizzati per questo tessuto. Tutti questi pezzi sono etichettati “Jacquemus x The Woolmark Company”.

Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski
Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski

Lo stilista resta uno spirito indipendente e continua il suo percorso nel modo più autentico, come lo scorso febbraio alla fine del suo show, eccolo uscire a ringraziare il pubblico con una felpa che dice “#newjob L’Homme Jacquemus”. Questo hashtag ha tenuto il mondo della moda sospeso, tra curiosità ed eccitazione. Rumors e speculazioni non si sono fatte attendere, tra chi lo vedeva da Cèline e chi lo sapeva già da Versace. Sebbene fosse plausibile si è scoperto poi che quella frase preannunciava semplicemente la sua prima linea maschile. Come afferma Jacquemus “Il mio uomo e la mia donna non sono una coppia. Lei è sofisticata e sensuale, lui molto più giovane e ingenuo, ma in senso positivo. Indossa capi colorati, semplici e informali”.

Carattere che ben riprende l’attitude del giovane stilista, che è un giovane uomo “sans chichi” ossia “senza tanti froufrou”, ma che va sempre dritto al punto.

 

MG_2193-copy
®Riproduzione riservata

 

GLI ARTIGIANI DELL’OLTRARNO A FIRENZE

Durante le giornate di Pitti Immagine Uomo 94, dall’11 al 15 giugno alla Galleria Ceri di Firenze si è tenuta l’esposizione “Work Where – Artisans of the Oltrarno” che racconta l’artigianato fiorentino. Una serie di ritratti del fotografo polacco Marcin Gierat affianca i volti degli artigiani del capoluogo toscano agli spazi in cui lavorano. Il progetto mira a documentare il patrimonio artigianale della città Firenze, un knowhow unico al mondo da preservare e trasmettere alle nuove generazioni. Tecniche di lavorazione, ma anche storie e aneddoti,  rappresentano un bacino culturale che è un vero e proprio archivio umano.

La tecnica adottata dal fotografo per i ritratti in mostra é la sintesi del rapporto fra arte, tecnologia e artigianato. Grazie alla scelta del collodio umido un sistema di stampa artigianale che nasce più di due secoli fa, falegnami, sarti, bronzisti e gli altri artigiani dell’Oltrarno diventano figure senza tempo. La patina che copre le immagini dei loro visi e luoghi di lavoro non é quella del tempo ma é lo spessore dell’esperienza, é l’aura visibile del fascino della storia del lavoro e dell’uomo. La fotografia diventa così il mezzo per documentare ma anche quello per narrare, non si limita a mostrare ma va più nel profondo superando i suoi limiti artistici. Il concetto di riproducibilità dell’opera che vede la fotografia come arte minore o più simile al design, cade nella tecnica usata da Gierat e si sposta nelle arti come scultura e pittura.

Il progetto, creato in collaborazione con Danilo Ceri che lo ospita nel suo spazio, nasce da Alessandro Possati curatore e ideatore della mostra, che da anni si pone il fine di rappresentare l’artigianato in una forma contemporanea. In questa collaborazione con l’artista polacco nato a Krakovia nel 1978, riesce a dimostrare la sua teoria di epica contemporanea del lavoro artigianale, in modo concreto ed efficace.  Non a caso viene promossa da A.I. Artisanal Intelligence, la struttura che da anni fa ricerca e promozione della cultura artigianale Made in Italy.

®Riproduzione Riservata

 

 

Lubiam: un connubio tra moda e arte

Siamo stati a Mantova con Lubiam, la storica sartoria maschile mantovana che ha rinnovato anche quest’anno la propria collaborazione con Mantova Creativa e il Complesso Museale di Palazzo Ducale, sostenendo la nuova edizione di “Scultura in Piazza”, un progetto che porta l’arte contemporanea nel cuore della città, in Piazza Castello.

L’azienda ha offerto il proprio supporto logistico e di risorse nella realizzazione dell’opera “Guscio” dell’artista Eduard Habicher. L’opera è un grande nastro in ferro Semioscillante dipinto di rosso e sembra parlare in modo dinamico con l’architettura di Palazzo Ducale. Una scultura attraversabile, un vero e proprio disegno nello spazio, segno della contemporaneità riconoscibile al centro di una scena rinascimentale. L’artista la definisce “quintessenza di impegno ed arte”. Per realizzarla ha ripensato proprio al rapporto virtuale dello spettatore con i pieni della scultura e del proprio corpo, invitando ad entrare nella struttura composta di travi di ferro per toccarla e sentirne la forza compressa.

La prima edizione di questa kermesse nel 2016, aveva visto protagonista lo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa e l’opera Vortici, ora in esposizione permanente nello spazio verde di Lubiam. Proprio nel cortile dell’azienda tra un anno verrà posizionato anche “Guscio”.


®Riproduzione Riservata

IL BEST OF DAL SALONE DEL MOBILE 2018

Allestimenti teatrali, prosceni domestici, la fotografia della “casa che tutti vorremmo”, i set d’arredo di questo Salone del Mobile 2018 hanno lasciato il segno.
Non a caso il risultato è più che positivo, arrivato alla sua 57a edizione, conta 434.509 presenze provenienti da 188 paesi, con un incremento del 17% rispetto all’edizione 2016.
Il Salone del Mobile si riconferma quindi leader di attrattiva commerciale e di rappresentanza dei valori e delle esigenze del mercato.

Qui abbiamo voluto raccogliere una parte delle aziende che hanno esposto al Salone del Mobile 2018, ecco il nostro BEST OF:

BADGLEY MISCHKA HOME
Madonna, Jennifer Lopez, Rihanna, Sharon Stone, Julia Roberts, Kate Winslet, Taylor Swift e Sara Jessica Parker hanno indossato i loro abiti nelle serate di gala e durante occasioni mondane, oggi il brand di moda Badgley Mischka veste le stanze di casa.

Dopo il grande successo che li ha visti nominati tra i 10 migliori designer americani da Vogue America, la coppia artistica Mark Badgley e James Mischka, si cimenta nelle loro passione dell’interior design, con una collezione presentata per la prima volta nel febbraio 2017 durante la New York Fashion Week ed ora all’evento di design che raccoglie addetti al settore di tutto il mondo: Il Salone del Mobile di Milano.

L’ispirazione è quella della Hollywood anni ’40, con 200 pezzi fatti a mano e destinati all’arredo di sale da pranzo, soggiorno e camere da letto, con oggetti decorativi quali sculture, candele, cornici di metallo lavorato, dalle forme essenziali e pulite.
Per la collezione Bagdley Mischka Home, i tessuti utilizzati vengono prodotti in America, per gli accessori invece è nata una partnership con PTM Images di Los Angeles, produttore leader di carte da parati e mobili, un matrimonio nato per consentire un livello qualitativo molto alto e soddisfare così i clienti più esigenti.

CITCO
Per il Salone del Mobile CITCO Privè ci porta in viaggio verso Cina, Cambogia, Indonesia, dove troviamo animali selvaggi e maestosi dragoni, intagliati rigorosamente su pregiati pezzi di marmo.

I colori sono vivi come quelli delle foreste, verdi accesi come le foglie e arancio brillanti come l’uccello del paradiso.
Nella serie “Saigon” CITCO omaggia le tradizioni dell’antica Cina, dove il dragone è simbolo di potere, di forza e buona fortuna. Dietro l’intaglio del drago, sono state apposte strisce di colore verde bianco e nero, linee accurate che lasciano spazi vuoti per far meglio risaltare la figura dell’animale.

All’India è dedicato il prestigioso pezzo del rinoceronte, animale spesso associato al mitologico unicorno per via del corno che sorge tra i suoi occhi. Questa gloriosa testa di rinoceronte è un incredibile esempio delle più avanzate tecniche di progettazione digitale. Progettato con un so ware parametrico e realizzato esclusivamente con macchinari a controllo numerico, questo pezzo vanta un design molto dettagliato.

SMANIA
Smania riconferma la sua presenza al Salone del Mobile con uno spazio dedicato al lusso senza tempo e presenta un ampio ventaglio di nuove proposte raffinate ed eleganti che interpretano al meglio la cultura artigianale aziendale. Per quest’anno l’architetto Massimo Iosa Ghini si fa portavoce SMANIA con una collezione completa e ricercata, espressione di passione e dedizione, l’unione tra tradizione e contemporaneità.

Nel caleidoscopico catalogo di Smania troviamo:

BELMOND, un divano modulare componibile in pelle e tessuto, con cuscini di grande formato riposizionabili;

EMBASSY, un’originale seduta dinamica ed accogliente, dalle superfici e dalla scocca interamente imbottite e dai braccioli con forma arcuata;

GRAND SOHO, un letto matrimoniale impreziosito dalla testiera imbottita in pelle, che coniuga il comfort quotidiano ad un aspetto morbido e avvolgente;

DALTON, un pouf imbottito dalle linee essenziali e dalle forme arrotondate, pensato come accessorio da abbinare al letto Grand Soho.

A completamento, la volontà di dare spazio a un’estetica accogliente e ricercata, con la collezione SMANIA outdoor firmata  Alessandro La Spada,  forme organiche, linee morbide e curve sinuose, ispirate ai profumi e alle sensazioni di meravigliosi giardini in fiore.

ALTAMODA ITALIA IN TOSCANA
Sono le meraviglie delle terre toscane, luogo di nascita del brand, che fanno capolino nella collezione ALTAMODA in questo Salone del Mobile 2018. Dalla camera da letto alla zona living, tutto il profumo dei fiori e degli aromi di una terra magica, i colori che ci regala, la sinuosità delle sue colline.
Arredare la casa a 360 gradi si può con ALTAMODA, che produce tendaggi con preziosi tessuti made in Italy, complementi d’arredo, lampadari, ma anche essenze e fragranze.

Allo stand E29 fino al 22 aprile, ALTAMODA sfoggia un kimono, simbolo di stile eleganza e grazia, come pezzo iconico della nuova collezione 2018.

VG CONCEPT & DESIGN BY LEA CHEN
Uno spazio le cui creazioni sono collocate come nelle tradizionali case cinesi, patria dell’architetto e interior designer Lea Chen.

Auspicio Dresser è una reinterpretazione di una cassettiera larga e bassa, tradizionalmente collocata al centro delle zone living posta di fronte al bang riscaldato, un tradizionale letto matrimoniale fatto di mattoni. Cassettiere che contenevano oggetti di uso quotidiano e talvolta includevano scomparti segreti per riporre oggetti di valore, lo abbiamo visto fare anche dalla nonna, che nascondeva soldi e gioielli all’interno di qualche mobile antico. Può essere utilizzato come mobile contenitore all’interno di un grande armadio o essere collocato in camera da letto; grazie alla sua dimensione può anche fungere da credenza in sale da pranzo o zone giorno.

Esiste un armadio che pare abbia mille occhi, compare spesso nelle scene dei film provenienti dal Sol Levante, sono ex mobili da farmacia, contenitori per centinaia di scatolette e prende il nome di Yaochu. Tutti i cassetti sono estraibili per porvi dentro in tutta comodità erbe ed ingredienti della medicina cinese. Oggi reinterpretato Royal Medicinal Cabine, ha uno stile raffinato e contemporaneo, i cassetti sono incorniciati da un top ed un supporto arrotondato in finitura oro lucido 24k, mentre i dettagli dei cassetti includono una finitura bicolore che separa l’esterno e l’interno, con pomelli in finitura oro lucido 24k che conferiscono eleganza all’intera struttura.

®Riproduzione Riservata

“FUTURE IS NHOW”: IL FUTURO DEL DESIGN RACCONTATO DA NHOW MILANO

La Milano Design Week si è appena conclusa e, con lei, anche gli eventi aperti al pubblico del Fuorisalone, fra cui ricordiamo il percorso espositivo di design e arte contemporanei “Future is nhow”, organizzato dall’hotel nhow Milano, che è culminato ieri 22 aprile con un Unconventional Closing Party presso T35 e terrazza in zona Tortona.

Tanti sono stati i marchi di design, fashion e beauty che hanno partecipato all’evento e hanno presentato le loro creazioni. Tra i protagonisti, il team di 404 Tattoo Shop, che unisce l’arte orafa ai tatuaggi, alla ricerca di un segno che unisca, Muah bijoux, con un’installazione di prodotti divertenti e sorprendenti da toccare e condividere, Rebirth Italy, che non è una semplice linea di gioielli ma una collezione di design, di “sculture da indossare” ispirata alla Roma imperiale e all’Antico Egitto, Adolfo Chiesa con i suoi manufatti in legno lavorati a mano, Angelo Po con le sue attrezzature di cottura attente all’ambiente e al risparmio energetico, accanto ai mobili-scultura di B.M.A. Italian Contract & Furniture.

Innovazione è la parola-chiave anche di Boretti, che sviluppa un concetto di cucina moderno, in cui gli elettrodomestici diventano elementi di arredo e design. Gli oggetti di uso quotidiano sono l’ispirazione di Andrea Clessi, il designer fondatore di CLIQUE Rielaboratorio, che riutilizza, rielaborandoli, materiali come rame, legno, acciaio, pelle e vetro, che prendono una nuova vita. Il riciclo è alla base anche dei “Robottini Orfani” di Massimo Sirelli, assemblati con vecchie scatole di latta e vari oggetti di scarto. CREATIVE EL VISION di Elona Izrailova, invece, punta all’ottimizzazione, presentando elementi d’arredo e tessuti che si adattano a tutti gli spazi e che sono decorati e personalizzati a mano. Presente anche una mostra di Design Language, incentrata sull’identità culturale che si nasconde dietro a ogni oggetto e che invita ad accogliere e apprezzare la diversità.

Lobby_Nhow_Milano_RC_NH_nhow-milano_275

In tema beauty, il Dr. Hauschka presenta la propria cosmesi per il viso e per il corpo e una linea Make-up professionale completa, autenticamente naturale e di qualità biologica. Ancora design con Giardini Wallcoverings, il marchio leader mondiale nei rivestimenti murali tessili, a cui si aggiungono la squadra di INTENTIONS guidata da Francesco Piazza, che raccoglie diverse novità nel campo dei complementi d’arredo, MORELATO, con la propria Fondazione Aldo Morelato, che si identifica da sempre con la cultura e la ricerca progettuale, Pascale De Backer, le cui opere poetiche si trovano al confine tra arte e funzionalità, Queenlight, con i suoi pannelli retroilluminati a led dal design sottile ed elegante, che vedono la collaborazione di artisti internazionali e Roberta Cipriani, con le sue opere ispirate alla natura e realizzate con la creta. Infine, Karim Rashid ha portato il suo Karim Lounge, un ambiente caratterizzato da linee sinuose, motivi audaci, forme morbide e multifunzionalità. A rappresentare il mondo fashion c’era Irma Kennaway, che ha iniziato a creare anche tavolini e lampade ispirate al mondo dei gelati. Presente anche il tema food&beverage con il marchio Leffe, che ha dato la possibilità di degustare i suoi prodotti di punta, la Leffe Blonde e la nuovissima Leffe Ambrée, mentre Lenari Italia s.r.l. ha presentato il nuovo prodotto “Banco gelateria INSÙ”, una rivoluzionaria vetrina gelato che permette una lettura verticale del prodotto, ottimizzando lo spazio ed enfatizzando la comunicazione visiva.

®Riproduzione Riservata

T35_by_nhow_-_Terrace_MRE_NH_nhow-milano_280

COACHELLA TIME. Il visual diary del festival e alcuni suggerimenti tra stile, arte e nightlife

Deserto, vento caldo, mi sporgo al finestrino osservando quelle strade piene di macchine che vanno in un’unica direzione, nella testa una canzone ‘ on the stero listen as we go, nothing’s gonna stop me now, California here we come, right back where we started from’.

Ecco un altro sogno della mia adolescenza realizzarsi, ecco la strada verso il Coachella.

Tra i festival musicali più noti è sicuramente l’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.

Un’esperienza da vivere a pieno, tra gente da tutto il mondo, colori e tanto altro.

Ecco i miei cinque tips su cosa osservare se anche voi siete in viaggio verso Palm Springs:

  • MUSIC: il Coachella offre numerosi show accontentando i gusti musicali di tutti. È divertente spostarsi tra i vari stage e vedere come la musica unisce persone così diverse tra loro. Unico accorgimento, se vuoi stare in front row, indirizzati allo stage trenta minuti prima dello show.
Nella foto @katyschaef
  • COOL PEOPLE: è veramente divertente osservare i look della gente attorno a te, la cura e lo studio dello styling per vivere un’esperienza all’insegna dei colori. Un suggerimento di stile all’insegna della praticità: indossate un look a strati e portate con voi una felpa, di sera fa freddo nel deserto.
 
  • FOOD: il festival offre differenti postazioni food e beverage, cercando di accontentare le abitudini alimentari di tutti. Troverete dal classico junk food, alle healthy bowls, veggie food e persino plant based. Munitevi di una mappa del festival per individuare immediatamente il posto che fa per voi.
 
  • ART: ogni anno numerose installazioni artistiche fanno da scenario al festival. Per questa edizione ospite anche l’artista italiano Edoardo Tresoldi con ETHEREA. Il mio consiglio è di  osservarle al calar del sole, di notte c’è un’atmosfera magica.
Nella foto @valentinasiragusa al party di @iceberg
  • PARTY: come in ogni occasione che si rispetti, anche durante il Coachella sono numerosi i pool party organizzati dai brand moda. Attivate i vostri pr-radar per assicurarvi l’accesso e vivere a pieno l’esperienza dello spring-break, non scordate la protezione solare!

®Riproduzione Riservata

Il futuro del living secondo Buro Belen alla Milano Design week

Il design tangibile del futuro, interpretato dal duo di Buro Belén, formato dalle olandesi Brecht e Lenneke, è esposto ad Alcova, la nuova location in zona NoLo a Milano, durante la Design Week.  Le due donne, che si sono conosciute nella prestigiosa Accademia di Eindhoven, sono affascinate dall’utilizzo innovativo dei materiali e cercano un approccio intuitivo, emozionale e sensuale che sfocia in manufatti non convenzionali. Quest’anno presentano il progetto SUN + dedicato al sole, raccontando, attraverso abiti leggiadri, parasoli, paraventi e copricapi, come sfruttare l’influsso benefico del sole senza incorrere nei danni causati dalla sovraesposizione. Le loro creazioni sono state progettate tramite l’utilizzo delle più moderne tecnologie, in modo da ridurre gli effetti negativi del sole sulla pelle e l’inquinamento legato all’uso delle creme da sole tradizionali. In occasione dell’evento di inaugurazione, che si terrà il 19 Aprile 2018 dalle 18 alle 20, Mama Vodka ha ideato un cocktail speciale tutto in rosa, chiamato Mama Vodka Pink Sun.

®Riproduzione Riservata

Le identità creative di Superdesign Show. È di scena: Only The Best

A Milano, è risaputo, vengono fuori mode con più frequenza di uno spot pubblicitario, ma ci sono eventi e luoghi che sono sempre presenti nell’immaginario collettivo, perché sanno essere precursori e innovatori ogni qualvolta vanno in scena. Nella babele creativa del Fuori Salone, dove tutti vogliono far sentire la loro voce spicca, come di consueto, il Superstudio Più di Tortona 27, con il progetto Superdesign Show che, a questa edizione, si avvale della direzione artistica di Giulio Cappellini. Anche quest’anno Gisella Borioli, cuore e anima della manifestazione, lancia il suo manifesto programmatico: Only The Best, ideato e costruito attorno ai grandi nomi del design, ai progetti innovativi, alle tendenze del lifestyle e alle soluzioni tecnologiche che ci aiutano a vivere meglio. Quattro grandi identità creative partono da Superstudio Più per allargarsi ai confini del mondo: la mostra di Nendo – tra i più importanti studi di design – Dassault Systèmes con Kengo Kuma, all’insegna dell’alta tecnologia e della sostenibilità; l’esposizione Smart City e il Superloft, con i top brand del design italiano.

Da Nendo ci si aspetta sempre qualcosa di spettacolare e, anche stavolta, lo studio giapponese non delude le attese, portando in Tortona 27 un labirinto misterioso, con 10 concept basati sull’idea del movimento per condurre i visitatori in un avvincente viaggio nel cuore della creatività.

Kengo Kuma realizza un progetto esperenziale per Dassault Systèmes, nell’ambito della mostra Design in the Age of Experience, ideata per proporre soluzioni fattive al problema dell’inquinamento dell’aria.

Smart City: Materials, Technologies & Peoples invita a riflettere sul tema delle città intelligenti, proponendo soluzioni materiche innovative e tecnologie applicate ai cambiamenti attuali.

Superloft: più reale che immaginaria l’abitazione creata da Cappellini, raccoglie al suo interno il non plus ultra del design made in Italy. Brand iconici e maestri artigiani concorrono a delineare le stanze di questa ipotetica casa dove la creatività è protagonista in ogni stanza. Da Barovier & Toso, a Piero Lissoni, da Alessandro Mendini a Fontanot, Da Ron Arad a Tom Dixon, Superloft è un concentrato di visioni contemporanee che hanno come oggetto il living.

Se Calvino diceva che, «la fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane», qui c’è da farne scorpacciata.

®Riproduzione Riservata

MILAN ART WEEK 2018: A BALANCING ACT

Fra uno scroscio improvviso e uno spiraglio di luce abbagliante Milano è elettrizzata per l’arrivo della sua stagione più amata, la lunga e attesa kermesse primaverile della creatività, che inizia con la fiera d’arte moderna e contemporanea MIART e prosegue, poi, con il Salone del Mobile

Milano si sveglia in questi giorni più aperta che mai a nuove idee e nuovi progetti culturali, che invadono letteralmente la città, in tutti i suoi molti poli culturali. Tutti sono invitati a prendere parte a questo “banchetto” della cultura, non soltanto i Vip stranieri e nostrani. Tanti i progetti di arte pubblica offerti da mecenati come la Fondazione Trussardi che, dal 12 al 15 aprile, invita l’artista inglese Jeremy Deller – già vincitore del Turner Prize nel 2004 – a portare nel cuore del parco delle sculture di CityLife il gigantesco gonfiabile Sacrilege, che ricostruisce in scala 1:1 il sito archeologico di Stonehenge. Poco più in là, nei padiglioni di Fieracity, è protagonista assoluta invece la fiera MIART, diretta da Alessandro Rabottini che con grande maestria armonizza le sette sezioni della fiera con i suoi 184 espositori provenienti da 20 Paesi, spaziando dal contemporaneo al moderno.

 

Da non perdere le sezioni Emergent, a cura di Attilia Fattori Franchini e Generations, a cura di Lorenzo Benedetti. Quest’anno, fra i moltissimi progetti da segnalare in città, seguendo un asse nord-sud, la retrospettiva dell’artista americano Matt Mullican all’Hangar Bicocca. The Feeling of Things, a cura di Roberta Tenconi è la più grande mostra personale mai realizzata da Mullican, che ha concepito l’imponente struttura scultorea sulla forma delle sue iconiche cosmologie in cinque colori, occupando quasi completamente i 5mila metri quadrati dello spazio espositivo delle Navate dell’Hangar. In via Solferino invece, presso lo show-room Missoni, viene presentata al pubblico, dal 13 al 22 Aprile, l’installazione site-specific dell’artista Rachel Hayes a cura di Mariuccia Casadio. E per finire, per chi ancora non avesse avuto modo di vederla, imperdibile la mostra alla Fondazione Prada Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943, una riflessione del critico Germano Celant sull’arte in Italia, tra prima e seconda guerra mondiale.

®Riproduzione Riservata

 

Talent Made in Italy: RAMODESIGN

Esplorare tutte le potenzialità del legno per dare vita a oggetti dal design unico che prendono forma dalla potenzialità dello stesso materiale. Questa la filosofia di RAMODESIGN, ideato da Omar Cosentino, giovane talento che abbiamo incontrato nel suo studio di Via dell’Orso 16 nel cuore di Brera a Milano.

Parlaci della tua formazione

Sono a nato e cresciuto a Milano. Dopo aver studiato come grafico pubblicitario, ho deciso di dedicarmi a materie tecniche, perché la mia passione è sempre stata creare e capire come sono realizzati oggetti meccanici ed elettronici. Dopo aver lavorato per alcuni anni nel settore della meccanica, ho iniziato un nuovo percorso cambiando radicalmente vita, e dedicandomi alla realizzazione di oggetti di arredo con materiali naturali.

Quando hai iniziato a lavorare nell’interior design?

Sicuramente la spinta iniziale è venuta da mia moglie, che mi ha sempre sostenuto e spinto a sperimentare e approfondire la mia passione per l’artigianato. Nel 2015 ho deciso di dare forma alla mia passione, realizzando una serie di oggetti di design unici fatti a mano come tavolini, lampade, quadri, cornici, sculture e altri piccoli accessori in legno.

Come nascono i tuoi lavori? Da dove prendi ispirazione?

Ogni oggetto è realizzato interamente a mano da me. Dopo aver selezionato diversi tipi di legno di recupero, studio e analizzo la forma del materiale da cui nasce l’ispirazione per il design del pezzo. Nascono così lampade fatte da un unico tronco o tavolini, che poggiano su grosse radici nodose; utilizzo resine per incastonare sezioni di rami per creare mosaici di legno che diventano quadri o mattonelle per pavimenti. E’ proprio il legno che mi ispira e dal quale trovo l’idea per ogni mio pezzo di design. Il motivo che mi ha spinto a scegliere il legno naturale come strumento per creare i miei oggetti, è proprio perché il legno stesso racchiude già un’idea di design, che deve essere solo portata alla luce, senza stravolgerne la naturale bellezza.

Le tecniche di lavorazione

Utilizzo diversi tipi di tecniche, a seconda di quello che devo realizzare. Ogni lavorazione è fatta a mano, dall’intarsio alla levigazione del legno alla saldatura delle strutture metalliche. Molto spesso sperimento tecniche nuove per ottenere risultati inediti, soprattutto con le pitture e le resine, con le quali realizzo quadri che abbinano il legno a tecniche pittoriche. L’applicazione del colore su alcuni oggetti viene effettuata facendo colare la pittura, che dona effetti marmorei ottenuti quasi casualmente. Il colore che prediligo utilizzare è il blu in tutte le sue sfumature.

Quali sono i tuoi pezzi più rappresentativi?

Di sicuro un tavolino realizzato con più di mille pezzi tutti tagliati a mano, che compongono un mosaico di cerchi tenuti insieme da una resina trasparente da cui emergono tutte le venature dei venti tipi di legno utilizzati; e anche una lampada scaturita da una enorme radice di faggio capovolta su cui poggia un paralume di carta.

Sogni e progetti per il futuro

Vorrei che questa mia passione mi portasse sempre di più a padroneggiare ogni tecnica di lavorazione del legno e del ferro per realizzare tutti gli oggetti che visualizzo nella mia mente. Condividere le mie creazioni con chi apprezza le lavorazioni artigianali mi spinge a continuare a crescere e a concepire sempre nuovi design.

Follow Ramodesign

Tutte le sfaccettature dell’arte nel nuovo spazio maiocchi

Arte, design e moda si incontrano nello Spazio Maiocchi, il nuovo “social space” e centro culturale situato nel cuore di Porta Venezia, a Milano, che aprirà le porte al pubblico domani 11 ottobre 2017. Il progetto è nato dalla sinergia tra Carhartt WIP, azienda leader statunitense e pioniera dell’abbigliamento da lavoro, e Slam Jam, un brand con la spiccata passione per la musica, lo sport e le arti. Lo spazio copre tutto il piano terra di un ex edificio industriale di oltre 1000 metri quadri, completamente rinnovato dallo studio d’architettura andreacaputo.com, che ha ridefinito gli spazi, sviluppandoli attorno a volumi zincati, con particolare attenzione alla flessibilità e alla leggerezza. L’identità visiva di Spazio Maiocchi, invece, è affidata al rinomato studio di art direction Bureau Mirko Borsche, con base a Monaco di Baviera.
Questo centro interdisciplinare ospiterà per l’occasione gli spazi espositivi della rivista d’arte KALEIDOSCOPE e della galleria e casa di design Plusdesign, che propongono mostre e contenuti speciali nell’ambito rispettivamente dell’arte contemporanea e del design. KALEIDOSCOPE propone la prima mostra personale in Italia di Darja Bajagić, una giovane artista montenegrina di 27 anni, e una serie di commissioni della pioniera della pittura airbrush giapponese Harumi Yamaguchi, mentre Plusdesign introduce Rug Trip I, il primo episodio di una serie dedicata al tema del viaggio e al potere comunicativo dei tappeti, i cui disegni raccontano le esperienze vissute.

spaziomaiocchi.com

@Riproduzione Riservata

NARTIST: l’Arte a portata di mouse

Cover_Elena Vavaro. Senza titolo, 2016

Una cornice vuota, a simboleggiare il potere immaginifico dell’arte. Un arancione squillante, per sottolinearne la modernità della forza espressiva. E, infine, il web, come collettore d’interessi e come veicolo di diffusione globale. Sembra quasi facile riunire questi tre vettori nel nome dell’Arte, ma non è così. Alle spalle di Nartist, così è stata nominata questa start up, ideata per dare un moderno significato alle attuali espressioni artistiche, c’è una storia tipicamente made in Italy, una di quelle vicende imprenditoriali dove l’intuizione si lega a filo doppio al fiuto per gli affari e al piacere del bello, così radicati nel Dna degli italiani. Un progetto che vive sul web, ma che affonda le sue radici nella cultura, amplificandone le connotazioni sociali. Nei fatti, una galleria d’arte digitale, dove i collezionisti possono entrare in contatto con i giovani creativi, conoscendoli e acquistandone le opere d’arte. L’idea è di Francesco Nicastri, una vita nel campo della consulenza aziendale, un côté artistico che non poteva rimanere solo sottopelle e una spiccata sensibilità nei confronti dei modelli organizzativi a sostegno delle attività sociali e culturali. Con lui, Enzo Cannaviello, gallerista di lungo corso, specializzato nell’arte contemporanea – già presidente dell’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna Contemporanea – e Luca Borriello, direttore ricerca di Inward, Osservatorio sulla Creatività. Il quarto lato di questa ipotetica cornice aperta all’Arte è il Gruppo Doimo, partner industriale del progetto e specializzato nella creazione di arredi, con cui è stato brevettato, in esclusiva, un sistema di applicazione interscambiabile di una tela su un supporto fisso. Il brevetto permette di inserire le opere d’arte nei complementi rendendoli, così, a misura del committente. Per raccontare al meglio il progetto, MANINTOWN ha incontrato l’ideatore, Francesco Nicastri.

Quando e come è nata l’idea di Nartist?
NARTIST è un progetto che mi piace definire ambizioso e anche rivoluzionario, perché parte dal mio modo di sentire e vivere la vita. La prima intuizione è nata nel laboratorio di un artista pugliese, in seguito a una domanda che per molti anni ho rivolto a me stesso. Spesso, infatti, mi sono chiesto se fosse la realtà a creare il pensiero o il pensiero a creare la realtà. Alla fine sono riuscito a capire che è il pensiero a creare la realtà. Purtroppo, la velocità con cui viviamo la quotidianità non ci permette di fermarci per ascoltare noi stessi e, in questo modo, finiamo per limitare il pensiero e il nostro agire, replicando costrutti mentali e comportamenti scontati. Se, invece, di tanto in tanto ci fermassimo, riusciremmo a percepire la scintilla creativa che c’è in ognuno di noi. L’ingrediente fondamentale affinché la nostra vita possa effettivamente arricchirsi di nuovi stimoli e aprirsi a nuove possibilità e valorizzare la nostra unicità. In quest’ottica avvicinarsi all’arte è il cammino più diretto per creare la nostra realtà.

Perché ha sentito l’esigenza di ideare questa piattaforma? A quali necessità deve supplire?
Ho intrapreso un percorso ispirato alle emozioni, per definire un modello di progetto che, attraverso l’interazione e lo scambio d’idee, stimolasse e diffondesse la creatività e portasse valore a livello di relazioni umane e di esperienza di consumo.

Com’è nata la partnership con Doimo?
Il Gruppo Doimo mi ha convinto per la sua storia industriale e per la forza del brand, inoltre si è sempre dimostrato pioniere tanto nell’esplorazione geografica di nuovi mercati quanto nell’investimento in know-how e tecnologia su una gamma di prodotti di arredo completa. Anche quando è stato messo di fronte alle potenzialità offerte da questo progetto, è stato in grado di coglierne, da subito, le implicazioni profonde e quindi le opportunità culturali, sociali e industriali.

CAMPANA BROTHERS – SUSTAINABLE SIGNATURE

cover_Bandidos Illuminados

Un dialogo silenzioso che riempie la fitta trama delle nostre giornate, lasciando l’indelebile traccia dell’affezione. È quello che intratteniamo con gli oggetti, quei manufatti di cui ci circondiamo e che investiamo di significati. Chiacchierando con Humberto Campana, del celebre duo creativo di fratelli designer brasiliani, è evidente quanto il coinvolgimento personale abbia un peso specifico nella progettazione, che diventa, così, diario di viaggio, istantanea del quotidiano o persino firma di impegno sociale. Gli oggetti iconici, figli di questo design sostenibile, rappresentano al meglio Humberto e Fernando Campana: unici, ispirati, contemporanei e meravigliosamente umili.

Qual è la condizione attuale del design?
Ad oggi è come una ferramenta politica; una forma di aiuto umanitario e di aiuto al pianeta. Dobbiamo prestare attenzione a tutti i rapidi cambiamenti che accadono a livello mondiale. In questo senso, i designers hanno uno strumento molto potente tra le mani, perché il loro prodotto è in relazione continua con la vita delle persone. Pensi alle comunità del nord del Brasile: questi aggregati sociali stanno scomparendo insieme alle loro tradizioni e portarle avanti tramite il design, significherebbe molto. È chiaro, quindi, che le implicazioni del design vadano più in profondità rispetto alla pura estetica.

Come risponde una città come San Paolo alle sollecitazioni del design contemporaneo?
San Paolo e Milano sono quasi gemelle, l’energia è molto simile, dura, ma estremamente affascinante; è una città che non dorme mai, quasi come una Manhattan dell’America latina, piena di grattacieli e frotte di elicotteri. Non è una metropoli che si concede facilmente, come Rio de Janeiro; va conosciuta, scoperta nei suoi anfratti con i suoi abitanti. Da 10 anni la scena del design a San Paolo e in tutto il Brasile sta cambiando molto rapidamente e, a oggi, non sono solo i fratelli Campana a raccontare questa evoluzione, ma anche tutta una nuova generazione che abbiamo contaminato con la cultura del design e le nostre idee di libertà espressiva. Le persone parlano di più questa “lingua del design” perché la capiscono e la globalizzazione in questo a certamente contribuito.

Il modus operandi dei Campana: usate un unico approccio sistematico per affrontare i vostri progetti?
È una sfida trattare realtà progettuali sempre diverse; siano esse macro o microscopiche il mio approccio è sempre lo stesso: passione e amore. Avere la libertà di scegliere ciò che amo è il motore per il mio impegno quotidiano; ero avvocato e ho abbandonato la professione per avere questa libertà. Un artista deve averla. Poter viaggiare attraverso universi sempre diversi: moda, design, arte o qualsiasi altro mi ispiri. Il ventunesimo secolo. dopo tutto. ci parla sempre più frequentemente di figure ibride che rompono le frontiere; quel che occorre mantenere è la passione nell’affrontare la sfida lavorativa. Nel quotidiano mi approccio a tutti i progetti “di pancia” e con molto intuito. Mi lascio ispirare dai sogni e dalle suggestion, che a volte diventano vere e proprie ossessioni. Spesso queste immagini si trasformano in progetti, ma non è automatico.

Avete dei ruoli ben definiti in quanto coppia di professionisti?
No (ride, n.d.r.). A dire il vero non abbiamo mai definito nessun ruolo. È una relazione tra fratelli che non è facile da gestire nella sua dimensione lavorativa di soci, bisogna raggiungere dei compromessi, e fortunatamente nel nostro caso, i perenni conflitti, sono sempre stati positivi e stimolanti.

gaetano pesce. if ideas had no boundaries.

Quattro decenni di carriera improntata alla creatività fanno di Gaetano Pesce una delle voci più autorevoli del design italiano. A lui, nato a La Spezia nel 1939, si devono creazioni che spaziano dall’architettura all’interior design, così come sculture, vasi e perfino gioielli. Convinto assertore che l’intuizione ideativa sia liberatoria, Pesce, per spiegare presente e futuro, parla del passato; per raccontare la sua coerenza creativa spiega l’incoerenza del linguaggio espressivo. Pluralismo e mutevolezza sono per l’architetto-scultore-designer i fondamenti di ogni processo, così come nuovi materiali e nuove forme sono alla base di nuove semantiche estetiche.

È un creativo a tutto tondo: mi parla del suo processo ideativo? Come cambia progettare un vaso, una lampada, l’interior design no all’architettura?
La creatività non ha barriere e le idee nemmeno. Alcune di queste possono essere delle ottime ragioni per fare dell’architettura, altre possono essere utili per creare degli oggetti, altre ancora per musica o poesia. Questa si chiama multidisciplinarietà o pluridisciplinarietà. Per capire quanto sto affermando, si guardi al comportamento di certi importanti artisti del Rinascimento. Raffaello disegnava le uniformi delle guardie del Vaticano, allo stesso tempo tratteggiava l’urbanismo della città del Papa, oltre a, come tutti sanno, dipingere le straordinarie tele che onorano l’Italia e sono presenti nei maggiori Paesi del mondo. Non occorre parlare di Leonardo nè di Michelangelo e di altri artisti multidisciplinari del Rinascimento. Per andare da un oggetto, a una architettura a una scultura niente cambia, se non la scala. Le motivazioni del progetto sono le stesse, espresse con diversi media.

La sua ricerca sui materiali: schiume, resine e polimeri. Quanto la materia è al servizio della creatività? Come governa la materia sulla forma?
Ci tengo a essere sincero con il mio tempo quindi, come uso tutti i progressi che esso mi o re, sono anche dell’idea che devo impiegare i materiali scoperti nei momenti della mia vita. Comunemente si chiamano sostanze “di sintesi” e, a mio modo di vedere, sono dei mezzi molto più performanti delle materie del passato. Nei processi creativi lascio questi materiali liberi al 30-40%, perché la loro ricchezza supera molte volte quella della mia mente.

La relazione tra gli oggetti e il corpo. La sicità nelle sue creazioni.
Ritengo che l’espressione astratta è da tempo superata dalla realtà. Ecco perché le figure appaiono nel mio lavoro, perché sono riconoscibili dal fruitore, aiutano la comunicazione e rivelano il contenuto delle opere. Da circa 50 anni la Figurazione è un elemento importante del mio operare. La componente figurativa è quella che parla al di là dei diversi linguaggi, delle diverse culture del mondo. Più recentemente, il computer comunica nello stesso modo per utenti provenienti da diversi Paesi.

La presenza dell’elemento antropomorfo nei suoi lavori?
Il linguaggio che uso non è sempre coerente, perché dipende da quanto avviene nella realtà. Ritengo che l’Arte sia un commento di quello che avviene nel nostro tempo. Questo è prima di tutto organico e, in particolare, liquido perché in esso avvengono valori contrastanti, contraddittori, che si presentano alla nostra attenzione, svaniscono e riappaiono. È come il movimento delle onde del mare, avvengono con rumore e svaniscono. Il mio linguaggio non è unico e dipende dagli argomenti che tratta, per questo non è coerente e a volte non è riconoscibile a chi segue il mio lavoro. Gli architetti che seminano nei diversi Paesi delle opere che dipendono da uno stile unico, sono persone che appartengono al passato. In realtà, se si rispetta il luogo dove si costruisce si deve dare la precedenza alla sua identità, se si costruisce in diversi luoghi le nostre risposte architettoniche devono necessariamente essere diverse e quasi irriconoscibili. Il design, per la stessa ragione, dovrebbe essere in grado di esprimere l’identità dei luoghi dove l’oggetto è prodotto, senza dire che dovrebbe essere in grado di dichiarare l’identità dell’autore e sfuggire all’astrazione dell’anonimato. Più in generale, direi che i musei d’arte contemporanea, che mostrano in diverse Nazioni le stesse collezioni, sono anacronistici e non rispettano la loro funzione di esprimere le diverse culture del mondo.

magnus. accidental artist

cover_i’d rather be happy baron, i’d rather be happy than dignified (2017);
24 ct gold leaf, silk screen & giclÉe on 308 gsm cotton rag archival paper.

Magnus Gjoen fa parte di quella categoria di artisti che possiamo definire accidentale e soprattutto senza bisogno di attribuzioni. È nato a Londra da genitori norvegesi, cresciuto in Svizzera, Danimarca, Italia e nel Regno Unito. Ha mescolato l’estetica di strada e pop con un approccio legato alle belle arti. Gjoen ha studiato arte e design della moda e ha lavorato per marchi come Vivienne Westwood. Il suo pensiero è provocatorio e la sua arte emozionale, offre una visione moderna sui capolavori classici e trasforma oggetti potenti e forti in qualcosa di fragile, ma sempre bello.

Il tuo lavoro è piuttosto influenzato dalla storia dell’arte, come ti sei appassionato a questa materia?
La mia passione per l’arte e la storia deriva dalla mia infanzia. Sono cresciuto in luoghi diversi in tutto il mondo, ho visitato molti musei e nella mia famiglia sono avidi collezionisti d’arte. Ho studiato belle arti prima di andare a studiare design della moda, così il cerchio si è chiuso. Direi che la sete della scoperta, della bellezza e delle storie dietro ogni opera è ciò che mi ha sempre spinto.

Parliamo di questa definizione di “artista accidentale”?
Tutto è avvenuto casualmente, volevo un’opera per le pareti del mio nuovo appartamento a Londra. Non avevo intenzione di dedicarmi all’arte, ma mi guardavo intorno. Poi ho pensato “posso farlo” e così è stato.

Cosa dovrebbe emergere nel pubblico dalla visione delle tue opere?
Un’emozione. Quando si crea un’opera si desidera sempre evocare una memoria o delle emozioni che lo spettatore è in grado di associare. Può essere qualsiasi cosa, ma se non succede, hai fallito. Almeno dal mio punto di vista.

Le tue creazioni sono più provocatorie o irriverenti?
Credo entrambi. A volte mi sorprende quello che offende la gente. Non mi preme creare un lavoro che provoca, ma, piuttosto, che riesamina la norma e la bellezza associata a qualcosa. Si tratta di riscrivere cose che le persone non vogliono vedere.

Come definiresti oggi la bellezza?
La definirei come si è sempre definita: qualcosa di gradevole allo sguardo. Diverse persone hanno prospettive differenti, facendo sì che alcuni vedano la bellezza dove altri non la colgono. La bellezza è ovunque, bisogna guardare abbastanza e scegliere di volerla vedere.

5 PROGETTI DA RICORDARE DEL SALONE SATELLITE

Photo Credit: Aratani Fey

Il satellite è la culla all’interno del Salone del Mobile per le proposte degli emergenti. Forse si farà poco business, ma si ha la possibilità di ascoltare molto. Tante idee giovani per caricarsi di entusiasmo, voglia di fare, ma anche cose belle. Per celebrare i 20 anni della nascita, è esposta una collezione di progetti inediti firmati da 46 designer internazionali, che hanno partecipato alle precedenti edizioni. Noi abbiamo scelto per voi 5 nomi, con i relativi progetti che siamo sicuri risentirete presto e che hanno portato a questa edizione 2017 del Salone, la voglia di volare lontano. Primo tra tutti l’Eccentric Garden di Jiwonx Kim, designer sud coreana che realizza tappeti in seta, pieni di animali e fiori dai colori tropicali, insieme a pouf fatti di frange di lana pressati in cilindri trasparenti di acrilico, che danno l’impressione di un agglomerato di licheni iper-pop. Il designer portoghese Andrè Teoman produce un tavolo realizzato a partire dal gioco del caleidoscopio e un tappeto che racconta delle tradizioni legate al detto “del maiale non si butta via niente”, per riportare all’attenzione delle nuove generazioni usanze cadute in disuso, attraverso oggetti comuni e quotidiani come un tavolo e un tappeto. Aratani e Fay sono uno studio di Detroit costituito da Ayako Aratani and Evan Fay. Il loro focus è la sperimentazione su forme irregolari per oggetti domestici. Ci siamo innamorati della loro panca attorcigliata. Sono da avere assolutamente gli oggetti reversibili di Elina Ulvio della serie Lampi, specchi da appendere, che si trasformano in vassoi. E infine Riflessi, il lavoro della veronese Camilla Brunelli su un prodotto tipicamente italiano: la pastina. Ovvero mattonelle in graniglia i cui sassolini sono sottilissimi. Si utilizza infatti solo la polvere del marmo. La pastina è un materiale levigabile in opera, questa particolare caratteristica permette di ottenere l’effetto lastra unica. Camilla inserisce dei dischi di vetro per creare un effetto più leggero adatto sia a interni, sia a esterni.

®Riproduzione Riservata

Codice di avviamento fantastico

Alcantara “sbarca” per la terza volta a Palazzo Reale, con una mostra dalle suggestioni immaginifiche e ospitata nell’Appartamento del Principe, che apre eccezionalmente le proprie stanze al pubblico, dal 28 Marzo al 30 di Aprile, in occasione di MiArt 2017.
Aki Kondo, Michael Lin, Soundwalk Collective, Georgina Starr, Nanda Vigo e Lorenzo Vitturi sono gli interpreti a cui Alcantara affida il racconto del proprio materiale, lasciando pieno sfogo alle diverse re-interpretazioni artistiche. Il risultato è una sequenza di scenari, sospesi tra fantasia e realtà che, stanza dopo stanza, documentano un utilizzo differente e più che mai innovativo di Alcantara: stampato in digitale, tagliato a laser, impiegato a ricoprire sedute oppure intere sculture.
«Infiniti mondi, infinite dimensioni hanno suggerito immediatamente a Nanda Vigo un salto in avanti. Un viaggio interstellare. Parte così Codice di avviamento fantastico, con un big bang, una sincope di tempi. Un’astronave atterra nell’Appartamento del Principe portando con sé un universo nuovo». Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, curatori della mostra, raccontano così la chiave di lettura che anima l’allestimento della designer italiana, apripista di un susseguirsi di scenari inediti: a partire dalla giungla di luci al neon del giapponese Aki Kondo e proseguendo con l’installazione sonora di Soundwalk Collective.
Lorenzo Vitturi, «espande il Dna di Alcantara visto al microscopio in sculture-dolmen, totemiche e molecolari», raccordando la promenade del percorso espositivo con le sue creazioni multi-color. La caduta libera in stile “Alice in Wonderland”, trova la propria sintesi fantascientifica nell’opera conclusiva, affidata a Georgina Starr e citazione della pellicola del 1968, Je t’aime, Je t’aime, di Alain Resnais. “Momento, Memoria, Monumento”, si presenta come una macchina del tempo rivestita interamente in Alcantara, messa in funzione da performers che conducono il visitatore ad un viaggio a ritroso nella memoria.

www.alcantara.com

®Riproduzione Riservata

Incuriositi da un incontro

“Design Language è un incrocio tra un trade show e una mostra, in cui il leitmotiv è la diversità dell’approccio e della forma”. Così David Heldt, co-fondatore del progetto, definisce quanto accadrà durante la design week di Aprile presso la Civica Scuola Interpreti e Traduttori “Altiero Spinelli”. Un evento unico dal 4 al 9 Aprile, che sceglie come sede d’eccezione un luogo simbolo dell’incontro tra le culture: una scuola in cui giovani interpreti e traduttori imparano i valori della diversità e del reciproco arricchimento.
L’intera svolta del progetto, nonché il suo valore più intrinseco, sta proprio nell’unione di due realtà apparentemente distanti: il design e il linguaggio. Entrambi modalità di espressione umana, entrambi sistemi comunicativi complessi, che tratteggiano i lineamenti della cultura a cui appartengono. In virtù di questa assonanza più che mai azzeccata, nasce Design Language, che definisce la propria forma esecutiva grazie all’incessante confronto tra CARA/DAVIDE Studio, Connecting the Dots e l’istituto “Altiero Spinelli”.
Durante l’esposizione saranno 50 tra designer e aziende internazionali, provenienti da tutto il mondo, ad esporre i propri lavori in un geniale melting pot di voci, stili, linguaggi e forme differenti. Giovani talenti accanto a maestri del design, Giappone accanto a Francia, Danimarca insieme a Turchia e Sud Africa sono solo alcuni degli inediti accordi di questa melodia fresca e stimolante, che offrirà al fruitore un punto di vista nuovo.
Multi-culturalità e scambio sono la cifra stilistica di questa manifestazione che si arricchisce della preziosa cornice dell’istituto che la ospita, mettendo a calendario incontri e conferenze sul linguaggio del design, raccontato da ospiti illustri e mediato dagli stessi studenti dei corsi di traduzione e mediazione. Un messaggio di tolleranza e convivenza che si coglie se si è curiosi, inserito nel contesto del fuori salone, che della curiosità ha fatto la propria raison d’étre.

®Riproduzione Riservata

Salvioni Design Solutions apre un nuovo store

Salvioni Design Solutions, leader nel retail di fascia alta nell’arredamento di design, apre in via Durini 3 un nuovo store che prende vita in un tradizionale palazzo milanese di inizio ’900, che diventa una design destination da non perdere a Milano. Il negozio è strutturato in sei piani con differenti percorsi tematici, il pianoterra è isprirato alla Tradizione, gli altri piani si articolano in cinque appartamenti indipendenti, ognuno con un mood differente: La Notte Bianca, Color, Milano, Carbon, Naturae.  Ogni piano è curato nei minimi dettagli, dalla scelta delle finiture ai cromatismi, alla composizione degli arredi, accessori, il tutto è in grado di rispecchiare sensibilità differenti. Lo store espone le eccellenze design del Made in Italy e accoglierà anche opere d’arte contemporanea per creare una fusione tra arte e design. Salvioni Milano Durini appartiene alla rete di punti di vendita situati fra la Brianza e Lugano, solida realtà con oltre 50 anni di esperienza. Infatti Salvioni oggi distribuisce oltre 100 brand e offre servizi di interior design su misura, il personale è costituito da esperienti progettisti  del design che seguono il cliente  passo dopo passo assecondando le sue richieste, sempre informati sulle ultime tendenze del settore, sui materiali e sulle finiture. L’antico edificio è un occasione “must” da visitare per scoprire i palazzi d’epoca milanesi e per  assaggiare il gusto di vivere italiano.
salvioniarredamenti.it
®Riproduzione Riservata

Salice: occhiali che fanno la differenza

Salice Occhiali è sinonimo di sport e di sfide all’aria aperta. Leader nell’ideazione e creazione di montature per occhiali all’avanguardia, i modelli dell’azienda di Gravedona si contraddistinguono anche per un design attraente unitamente a una linea essenziale con molte possibilità di varianti di colore.
I due modelli proposti, il “3047” e “38”, presentano uno stile in linea con i dettami della moda, però a differenza di altri brand possono vantare lenti specchiate Rainbow RW in policarbonato antigraffio sottoposte a una colorazione multistrato, dotati delle migliori tecnologie.
La protezione UV400 garantisce la massima copertura dai raggi ultravioletti: le lenti subiscono inoltre un trattamento IDRO, grazie al quale acqua e polvere scivolano via più facilmente dalla superficie dell’occhiale. Il design offre grande comfort grazie a un’ottima calzata e posizionamento sul viso.

www.saliceocchiali.it

@Riproduzione Riservata

Moda di Carta: le opere di Isabelle de Borchgrave a Villa Necchi Campiglio grazie al FAI

Sarà la splendida cornice novecentesca di Villa Necchi Campiglio, in via Mozart a Milano, a ospitare la mostra Moda di Carta, con oltre trenta abiti realizzati interamente in carta dall’artista e stilista belga Isabelle de Borchgrave. Organizzata dal FAI e curata da Angelica Guicciardini l’esposizione, che aprirà il 20 ottobre prossimo e chiuderà il 31 dicembre 2016, si colloca nell’ambito dell’iniziativa Manualmente, espressione dell’impegno dell’ente tutelare sulla ricerca, salvaguardia e valorizzazione dell’artigianato artistico, quest’anno incentrato sulla scoperta e rivalutazione della carta, materia dalle “mille vite”, multiforme e versatile.
A patrocinare l’evento la Regione Lombardia, il Comune di Milano e la Camera Nazionale della Moda Italiana. La mostra è stata realizzata anche grazie al contributo di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, main partner, e di Comieco Consorzio Nazionale per il riciclo di carta e cartone – sponsor dell’iniziativa – e si integra nel progetto di Expo in città.
L’accurata e varia selezione di modelli, che passano dai tailleur di Dior ai colorati kimono giapponesi, si inserisce perfettamente nei saloni della villa, ideata e realizzata dall’architetto Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935. Queste fedeli riproduzioni cartacee sono frutto di una capillare ricerca dell’artista di quegli abiti che, tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, hanno segnato la storia del fashion system, inoltre sono anche il frutto di una scrupolosa sperimentazione di quasi quarant’anni da parte della stilista, i cui materiali e le tecniche di lavorazione riescono a trasformare un elemento semplice e pregiato come la carta in vere e proprie opere d’arte, già esposte nei più importanti musei del mondo. Inoltre, grazie a questa mostra, è possibile osservare, nello spazio espositivo del sottotetto, l’allestimento del laboratorio da dove tutto prende vita.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira, realizzato grazie al sostegno di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e arricchito da un progetto fotografico speciale realizzato da Guido Taroni per il FAI.

Moda di Carta. Opere di Isabelle de Borchgrave.
Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14, Milano

Da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle 18.

www.villanecchicampiglio.it

@Riproduzione Riservata

See Concept per l’Autunno-Inverno 2016/17 presenta un’edizione limitata

See Concept lancia due nuovi colori per l’Autunno-Inverno 2016, verde petrolio e nude: un’edizione limitata disponibile solo per la prossima stagione.
Sempre di più See Concept riesce a dare un tocco fashion e decisamente glamour agli occhiali da lettura. Accessori che un tempo erano consideranti con poca personalità e quasi fastidiosi adesso sono diventati un vezzo, indispensabili per completare un look ed esprimere la propria personalità. Lungi dall’essere basici e spartani, i modelli reading di See Concept giocano con lo stile e il design, e i due nuovi colori ne sono la conferma.
I modelli #C, #D e #E, sono ora disponibili nella versione nude – tonalità chiara che si adatta a tutte le carnagioni – e in verde petrolio – nuance decisa per chi ama osare.
Gli occhiali SEE CONCEPT sono distribuiti in Italia da MORONI GOMMA.
Prezzo: 30.00 euro

www.moronigomma.it

@Riproduzione Riservata

Dal 1 al 9 ottobre a Milano si parla di Design

Conferenze, interviste, dialoghi, mostre, proiezioni, laboratori, presentazioni, installazioni, eventi.
Dall’1 al 9 ottobre 2016, Milano vivrà un momento di dialogo tra il design e il suo pubblico, una riflessione sullo stato attuale del mondo del progetto e della città, attraverso la quale diffondere il sapere e la cultura. In questo panorama, prenderà forma la prima edizione di Design City, un palinsesto di eventi dedicati alla divulgazione e alla promozione della cultura del progetto a Milano.

www.designcitymilano.it

@Riproduzione Riservata

BLAUER PRESENTA LA NUOVA LINEA EYEWEAR

Blauer festeggia il suo 80°compleanno con una novità: la linea di occhiali da sole e vista Blauer Eyewear, realizzata da Had-Have a Dream Italy, azienda Veneta alla quale il brand made in Usa ha affidato il design e la distribuzione.
La collezione Blauer Eyewear sarà disponibile in esclusiva già a partire da fine maggio: gli occhiali sono ispirati a quelli della polizia americana, sia nella caratteristica forma a goccia, sia nello specchiato. Dal design ricercato ma essenziale, con richiami vintage, realizzati in metallo e in acetato con nuances che rispecchiano il DNA del brand.
Fiore all’occhiello di questa eccezionale collezione sono i modelli da vista con clip-on a cui, con un semplice “click”, vengono applicate delle lenti protettive trasformandosi così in occhiali da sole super trendy.

blauer.it

@Riproduzione Riservata

BL516-03

BL012-04