North Sails evoluzione etica, da più di 60 anni col vento in poppa

La moda, nella sua versione più iconica, portatrice di un’estetica senza tempo, ma anche di valori etici, raccontati attraverso prodotti che hanno fatto la storia del brand e i suoi testimonial di nuova generazione. Sono queste le aziende che creano evoluzione e che hanno il potere di influenzare l’opinione pubblica e di divulgare il cambiamento culturale. North Sails, con i suoi oltre sessant’anni di storia nella produzione di vele per le barche più importanti al mondo, rappresenta per l’immaginario collettivo l’azienda leader del settore moda per la produzione di capi d’abbigliamento d’ispirazione sailor la cui declinazione in chiave metropolitana è ormai sdoganata.

La campagna “We Are North Sails” e i suoi testimonial

Una campagna dalla potente brand identity, sotto il claim We are North Sails, racconta l’iconica Sailor Jacket attraverso i valori di ricerca e responsabilità che da sempre rappresenta, in una nuova palette di colori realizzata per essere indossata anche in città, per vestire i nostri progetti, le nostre idee e i nostri desideri, guidati da uno spirito di libertà e di gentilezza verso mondo che ci circonda e l’ambiente di cui siamo ospiti. Tre ambassador d’eccezione che hanno costruito le loro vite attorno a questi valori, portando il loro contributo in diversi campi d’azione, dagli sport praticati tra le coste più  affascinanti del pianeta, alla produzione di documentari volti a incoraggiare l’opinione pubblica a sostegno del progresso scientifico, al fine di proteggere e permettere lo sviluppo della fauna selvatica.
Il kiter Tom Bridge, Lizzie Daly regista ambientalista e divulgatrice, il velista e biologo marino Andreas B. Heide.

Abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda a Marisa Selfa CEO di North Sails Apparel che al tema della sostenibilità ha sempre dato il suo contributo attraverso svariate operazioni di marketing mirate. “Il brand, un tempo, si rivolgeva esclusivamente a una community di amanti della vela mentre oggi ha aggiunto l’innovazione all’heritage, evolvendo in stile e design, verso un respiro più internazionale” commenta Selfa.

Marisa Selfa
Marisa Selfa CEO di North Sails Apparel

Il claim della campagna We Are North Sails esprime un senso di appartenenza e di comunità. Come descriverebbe i consumatori ideali che incarnano i valori di questa campagna?

In mare aperto o nell’oceano urbano, navigare è un’avventura alla ricerca di un futuro sempre più eccitante e sostenibile. Questa campagna è stata pensata proprio per chi vive in modo dinamico la città, quindi con capi funzionali e performanti, che uniscono l’offerta tecnica a un’estetica lifestyle ad alto comfort.

Il desiderio di esplorazione e innovazione che ha ispirato “We Are North Sails” è incarnato anche dai 4 ambassador, ciascuno dei quali è leader nel proprio settore e pronto a impegnarsi al massimo per la preservazione degli oceani e per trasmettere valori di coraggio e autenticità ai nostri consumatori.

La sostenibilità è uno degli aspetti chiave del marchio, dato il suo legame con il mare. Quanto influisce sul vostro ciclo di produzione e distribuzione?

North Sails esiste per abbracciare lo spirito dell’oceano. Per questo sfruttiamo tutta la nostra creatività e competenza per realizzare prodotti di qualità che siano all’avanguardia nelle prestazioni e che ispirino sempre più persone a entrare in contatto con il mare”. Entro il 2030, l’azienda mira ad aumentare l’uso di energia rinnovabile nei suoi stabilimenti e a consumare meno acqua nella produzione, con l’impegno di ridurre l’impatto ambientale misurando le emissioni di carbonio dirette e indirette delle sue operazioni. Ci stiamo inoltre concentrando sull’incorporazione di principi di design più circolari nel modo in cui realizziamo i nostri prodotti: produrre capi di abbigliamento con materiali che provengono da qualcosa di già utilizzato e sperimentato, ma lavorati e trattati con le migliori tecnologie. Questo è l’approccio per il futuro.

Come reagisce la Generazione Z a un prodotto iconico come la Sailor Jacket?

Con la Campagna “We Are North Sails” abbiamo voluto rivisitare l’iconica Sailor Jacket dando espressione agli elementi fondamentali alla base del nostro patrimonio ma guardando al futuro. La Gen Z è differente dalle generazioni precedenti, è consapevole e sempre più propensa a impegnarsi, attenta al lavoro che fanno i grandi brand nell’aprire la strada al cambiamento. C’è chi si è quindi avvicinato a North Sails per l’impegno nei confronti del pianeta e dell’oceano, ma c’è anche chi ha ereditato dai propri genitori una Sailor Jacket, a distanza di 20/30 anni, ancora attuale e dal design contemporaneo.

Lei ha una grande esperienza nella vendita al dettaglio. In termini di digitalizzazione, avete pensato a nuove strategie mirate alla customer experience? Strumenti come l’AI e la realtà aumentata rappresentano concretamente una strada percorribile per North Sails?

Il mondo sta cambiando e tutti noi dobbiamo continuare ad imparare per restare al passo, in primis con la digitalizzazione. Strumenti come l’AI e la realtà aumentata, se usati con criterio, possono essere sicuramente validi in termini di innovazione tecnologica e produttiva, per esplorare soluzioni a cui non avevamo pensato o sperimentare nuovi approcci. Il nostro focus rimane però l’uomo e la componente umana, i valori e l’autenticità che da sempre ci contraddistinguono.

Nell’immagine in apertura North Sails PE 23

Michele Ciocca, cashmere Made in Italy di quarta generazione

Michele Ciocca, insieme al fratello Filippo, rappresenta la quarta generazione di un’impresa che incarna tutti gli aspetti legati all’eccellenza del nostro Paese nel mondo. Il gruppo Ciocca, con più di 100 anni di storia alle spalle, raggiunge il successo nel settore delle calze, implementando sempre di più le tecniche di produzione e realizzando le collezioni dei brand più famosi del lusso, da Gucci a Celine, a Paul Smith, solo per citarne alcuni.
L’azienda nasce a Milano, ma il bisnonno decide al momento giusto di spostare il suo headquarter nel Bresciano, a Quinzano d’Oglio, dove l’impresa di famiglia si rinnova, con progetti tessili sempre più aggiornati, diversificando il prodotto anche attraverso l’acquisizione di marchi come Drumohr, Rossopuro, Dalmine e Sozzi, creando un prodotto variegato in grado di rispondere alle diverse esigenze del mercato internazionale.

Drumohr 2023
Michele Ciocca, presidente di Drumohr

“Ci siamo resi conto di dover adattare una tradizione, seppur importante, forme, colori e stili nuovi, per ottenere un prodotto più up to date”

Cosa significa portare avanti un marchio come Drumohr all’interno di un’azienda che rappresenta l’eccellenza del Made In Italy?

Dopo che abbiamo rilevato Drumohr nel 2006, abbiamo scelto di muoverci, nei primi anni, nell’implementazione della produzione, rispettando quello che era stato fatto in Scozia e ripetendo pedissequamente passaggi e dettagli produttivi, persino la durezza dell’acqua. Finché ci siamo resi conto di dover adattare una tradizione, seppur importante, forme, colori e stili nuovi, per ottenere un prodotto più up to date. Questo è stato possibile anche grazie all’apertura del negozio di Milano nel 2009, che ha rappresentato un banco di prova per testare i nuovi prodotti e la clientela trasversale a cui ci rivolgiamo, dai genitori ai figli, ottenendo un feedback sulle diverse modalità in cui vengono indossati i capi delle nostre collezioni.

Ne è venuto fuori un passaggio generazionale quasi immediato, perché è lo stesso cliente che si apre a nuove necessità e se sai ascoltarlo, metti in atto uno studio per evolverti anche stilisticamente, ottenendo chiavi di lettura diverse anche attraverso i buyer di riferimento, come Antonia e Brian & Berry, che cercano da noi prodotti diametralmente opposti, ma non quelli che ci aspetteremmo nell’immediato: gli store più fashion, infatti, ci comprano per avere qualcosa di più tradizionale, mentre i punti vendita più classici preferiscono inserire in collezione i pezzi più aggiornati. Sono case history interessanti, che ci permettono di mantenere due differenti aspetti della personalità di Drumohr.

“Attualmente contiamo su un 75% di energia autoprodotta che, nei prossimi due anni, può arrivare al 100%”

In che modo si trova il giusto compromesso fra tradizione e innovazione continua, sia nel ciclo di produzione che nell’ottica di unestetica aggiornata?

Abbiamo attuato importanti investimenti per essere totally carbon neutral, che attualmente ci hanno permesso di contare su un 75% di energia autoprodotta che, nei prossimi due anni, può arrivare al 100%. Lavoriamo, inoltre, sul recupero delle acque reflue e sulla geotermia, sulla riduzione della produzione di gas serra, e tutto questo è possibile grazie all’uso del fotovoltaico. Sono gli stessi clienti per cui produciamo le calze a chiedercelo. La supply chain, in termini di espansione e conquista del mercato, è la chiave di volta perché c’è una corsa delle griffe agli investimenti in attività produttive che utilizzano sistemi realmente sostenibili. Basti pensare al Gruppo Florence, che ha messo in piano importanti investimenti in formazione, strumenti digitali innovativi e ricerca di processi produttivi sostenibili, riunendo un numero significativo di aziende, che si distinguono per la loro tradizione manifatturiera.

Drumohr cashmere brand
Drumohr Spring/Summer 2024

“Le nuove collezioni Drumohr si occupano del tempo libero dei suoi utenti, da un grande cambiamento che in questa stagione riguarda il colore, alla capsule che verrà presentata a Milano durante la settimana della moda uomo”

Parliamo della nuova collezione: a chi si rivolge e cosa esprime?

Possiamo dire che le nuove collezioni Drumohr si occupano del tempo libero dei suoi utenti, da un grande cambiamento che in questa stagione riguarda il colore, definito da nuance a tratti pastello, polverose e talcate, alla realizzazione di una capsule che presenteremo a Milano durante la settimana della moda uomo: si tratta di quattro giubbotti, due maglie e quattro pantaloni. Maglie sottoposte a trattamenti particolari diventano capi idrorepellenti, giacche e pantaloni outdoor con cuciture termosaldate, fatti con materiali naturali, per stare all’aperto non coperti dalle solite fibre tecniche, ma con prodotti super comfort e soft touch, che rappresentano la versione 2.0 dell’athleisure. Poi un’altra novità che strizza l’occhio al tempo libero: a settembre presenteremo tute e intimo da sci, un prodotto tecnico ma realizzato con fibre naturali, contraddistinto dalla nostra iconica fantasia Razor Blade.
Continueremo a lavorare allo sviluppo della collezione donna, grazie alla direzione creativa che ha portato un’evoluzione attraverso cromie, lavorazioni jacquard, pezzi ready-to-wear interamente realizzati in maglia. Ma non è tutto, sempre a settembre usciremo con la collezione pelletteria, che avrà un grande impatto grazie all’utilizzo del colore in quattro borse dalle diverse forme, realizzate in Emilia e Toscana.

“I nostri clienti rappresentano il miglior brand ambassador possibile”

Digitalizzazione nel retail: esistono operazioni di marketing messe in atto per raggiungere il pubblico della generazione più giovane?

Dal punto di vista dei nuovi linguaggi di comunicazione digitale, come AR o metaverso, abbiamo dedicato loro una certa attenzione, ma stiamo studiando e possiamo dire che ci troviamo in uno stato embrionale.
Possiamo però parlare di un rapido sviluppo nel retail a livello globale, perché oltre alla presenza nei migliori department store internazionali, come Lane Crawford a Hong Kong, Le Bon Marché, Beams, Bergdorf Goodman, ai tre monomarca in Italia (a Milano, Alassio e Torino) e i 350 rivenditori multibrand nel mondo, nell’ultimo anno abbiamo raddoppiato Torino e aperto a Roma. Abbiamo inoltre spostato il negozio di Milano in via Spiga e aperto cinque corner all’interno della Rinascente, per dare più spazio alla collezione donna che oggi può contare sul 30% delle vendite. E poi c’è l’e-commerce, che rappresenta il terzo negozio in cui l’uomo performa di più.
Stiamo per partire, inoltre, con una coinvolgente campagna social con i nostri stessi clienti, che rappresentano il miglior brand ambassador possibile e sono in grado di raccontare l’estetica di Drumohr nei loro diversi e autentici momenti della giornata, dall’ufficio al tempo libero, dalla palestra all’aperitivo, fino alla cena fuori.

Drumohr cashmere
Drumohr Spring/Summer 2024

Nell’immagine in apertura, un look della collezione Drumohr Spring/Summer 2024

Antica Barbieria Colla, l’arte della rasatura a Milano

Francesca Bompieri è la seconda generazione di una realtà profondamente radicata nella cultura milanese, con la sua tradizione e la sua naturale inclinazione ad attrarre un pubblico internazionale che, nel fascino dell’heritage, si aspetta di scovare qualcosa di unico e introvabile. E così accade, tra le mura dell’Antica Barbieria Colla, tra le fotografie seppiate, che ritraggono clienti storici e personalità dal mondo della politica e della cultura, e gli utensili antichi ormai in disuso, incorniciati testimoni di pratiche ancora oggi messe in atto secondo la tradizione, per mettere a proprio agio il volto di chi varca la soglia di via Gerolamo Morone 3 a Milano, lasciando fuori pensieri e responsabilità.
Nomi del calibro di Luchino Visconti, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber: generazione di poeti in una Milano in fermento che di lì a poco sarebbe cambiata radicalmente, che in quel luogo poteva fermare il tempo e trovare il piacere e il valore del gesto che riporta all’atmosfera d’inizio secolo. E ancora oggi il cliente della Barbieria Colla sa di poter contare su quel rispetto per la tradizione e il tempo necessari per le fasi di un trattamento che si configura come un rito, realizzato da mani esperte e con prodotti esclusivi, ultima impresa di Francesca che ha rieditato le ricette originali del padre, lavorando su un packaging che riflette l’eleganza e lo stile di una bottega d’altri tempi.

Via Morone 3, un indirizzo cult dove heritage e contemporaneità vanno a braccetto

«Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi», è lei a raccontare, con questa citazione del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, i momenti che hanno definito l’unicità di un’attività che ha origine nel 1904 al civico 19 di via Manzoni, grazie a un’idea di Dino Colla, imprenditore che aveva capito l’importanza di offrire un servizio più completo, oltre a quello della semplice rasatura, ai gentiluomini dell’epoca. In poco tempo la sua visione raggiunge un tale successo che nel 1919 si sposta a piazza della Scala, godendo anche della gravitazione in zona di addetti ai lavori e fruitori del Teatro.
Nel 1943 la piazza viene distrutta dai bombardamenti e il negozio riapre il 1° aprile del ‘44 nella sede attuale di via Morone, con la direzione di Dino Colla e del suo delfino, Guido Mantovanini. Dopo la morte del fondatore, per un breve periodo, l’attività porterà l’insegna “Da Guido”.

Antica Barbieria Colla Milano
Francesca Bompieri, owner di Antica Barbieria Colla (ph. Cosimo Buccolieri)

“Ho iniziato col creare un’immagine coordinata del packaging e dei flaconi, concretizzando il sogno di mio padre e inserendo nel mercato (la linea completa dei prodotti”

Cosa lega Franco Bompieri (padre di Francesca, ndr) e la storia dell’Antica Barbieria Colla?

Mio padre faceva il barbiere al Continental, di fianco a Palazzo Marino, che per problemi strutturali dovette chiudere. La sua visione imprenditoriale e la profonda passione lo portarono a recarsi da Mantovanini per proporgli una società. Quando Mantovanini viene a mancare, nel 1975, Franco Bompieri riporta l’insegna “Antica Barbieria Colla”, mantenendo quel genere di clientela affezionata alla ritualità.
Nel 2010 la barbieria, coi prodotti ispirati al rituale del massaggio, del panno caldo e della rasatura eseguita rigorosamente a mano, torna in auge in tutto il mondo, diventando persino un trend.

Ha introdotto sul mercato i prodotti a marchio Antica Barbieria Colla…

All’interno del negozio venivano utilizzati prodotti artigianali, su ricette originali realizzate internamente, consegnate dal produttore con etichette e confezioni spesso diverse. Provenendo da un’esperienza di direzione creativa in importanti agenzie di pubblicità, ho iniziato col creare un’immagine coordinata del packaging e dei flaconi, concretizzando il sogno di mio padre e inserendo nel mercato (anche oltreoceano) la linea completa dei prodotti. Un sogno iniziato dentro un garage ed esploso a livello nazionale e internazionale, anche sulla piattaforma e-commerce attiva dal 2013.

“Ho lavorato sui concetti di artigianalità, tradizione, cura del dettaglio”

Innovazione, impresa e internazionalità, dunque.

Dalle formule originali, ho realizzato un prodotto in linea con le regole del mercato internazionale, non solo adattando ogni ricetta con l’aiuto di uno studio chimico specializzato, ma rieditando le etichette, le bottiglie e i packaging secondo le normative vigenti.
Un’attività studiata e costruita step by step, con cura capillare e quella giusta dose di passione che ti permette di lanciarti senza paura verso un new business che, in quegli anni, stava vivendo un grande fermento. L’impresa su cui ho lavorato senza sosta è stata anche quella di cercare di dare un’immagine a questi prodotti, che riflettesse in tutto e per tutto la meraviglia e l’atmosfera che si percepisce entrando nel negozio, tra le mattonelle, i piatti in ceramica da barba, le foto storiche appese, gli accessori di un tempo.

È stato un salto nel vuoto, fatto con un’incoscienza esagerata; volevo a tutti costi che trasmettesse quella sensazione di autenticità, perché altrimenti non lo capisci che è la barbieria più bella d’Italia. Allora ho lavorato sui concetti di artigianalità, tradizione, cura del dettaglio e questo lo riesci a percepire dalla selezione delle scatole, dei colori, per i quali sono partita dalla palette del barber’s pole, effettuando qualche modifica per renderla più affascinante.

Antica Barbieria Colla
Prodotti per il grooming maschile firmati Antica Barbieria Colla  (ph. Cosimo Buccolieri)

Il target d’età della vostra utenza, sia all’interno del negozio che negli acquisti online, nel frattempo si è abbassato?

Diciamo che prima che arrivassi io la media era tra i 60 e gli 80 anni, mentre negli ultimi tempi sicuramente possiamo parlare di una fascia d’età che si aggira intorno ai 40. Questo lo dobbiamo anche al ritorno di un interesse per trattamenti specializzati, dedicati agli uomini, nelle fasce d’età più giovani.

“Le operazioni di co-branding inaspettate sono sempre quelle più interessanti e che riscuotono maggior successo”

In quali zone del mondo si concentra la richiesta dei vostri prodotti?

Sicuramente in Italia e un buon 20% negli Stati Uniti, in particolare nelle zone delle coste in cui si concentra la maggiore attenzione ai trend. In Europa anche in Germania, Inghilterra e Svizzera. Poi esistono anche portali americani, specializzati nella cura della barba, da cui siamo rivenduti e, in alcuni casi, i prodotti vengono selezionati e rivenduti da influencer stranieri.

Chi regala i prodotti dell’Antica Barbieria Colla?

Le donne di solito preferiscono regalare l’experience dentro lo store, mentre gli uomini scelgono anche dei prodotti da comprare per sé. Ci sono alcune formule best-seller della linea acquistabili esclusivamente in negozio, come la classica a base di peperoncino, mentolo e alcool, inventata da mio papà al ritorno di un viaggio in cui aveva scoperto le potenzialità del peperoncino sulla crescita dei capelli e la riattivazione della circolazione sanguigna. In seguito, ho perfezionato il balsamo per la barba all’olio di jojoba e il latte dopobarba da utilizzare anche a casa, molto apprezzato dal nostro pubblico che desidera portare con sé, tutti i giorni, la qualità dei prodotti del negozio, a casa o in viaggio.

“Mi auguro di mantenere sempre fede alle mie radici e all’autenticità di questo luogo a cui appartengo, verso cui ho un legame emotivo fortissimo”

Quali sono i progetti per il futuro, per continuare ad innovare?

Sicuramente poter inserire in organico una persona in più, cosa non facile se lavori soltanto con il metodo tradizionale per cui il rasoio elettrico, naturalmente, non è contemplato: l’ideale sarebbe trovare qualcuno che abbia imparato il mestiere da giovanissimo, perché solo così trovi delle maestranze speciali. In questo modo potremmo programmare degli eventi, portare in giro la poltrona, creare delle collab con altri brand, come abbiamo fatto una volta con Swarovski, nel periodo natalizio, con un prodotto illuminante all’acido ialuronico, in edizione limitata, all’interno di un packaging impreziosito da un tappo in cristalli chiamato Scintilla, che era il nome della collezione di mobili e abbigliamento del marchio, presentati con un evento-sfilata all’interno dello store. Un’operazione di grande successo, che mi piacerebbe ripetere con altre realtà del mondo fashion e non solo.
Penso poi alla serie di colonie in collaborazione con Vitale Barberis Canonico, a cui abbiamo abbinato quattro differenti lane pregiate, per un evento realizzato all’interno dell’atelier Liverano & Liverano a Firenze, nel corso di un’edizione di Pitti Immagine Uomo. Nel corso della serata abbiamo proiettato anche il documentario Barbiere, prodotto da Luchino Visconti, che ha per protagonista mio padre.
Le operazioni di co-branding inaspettate sono sempre quelle più interessanti e che riscuotono maggior successo, ad ogni modo mi auguro di mantenere sempre fede alle mie radici e all’autenticità di questo luogo a cui appartengo, nei confronti del quale ho un legame emotivo fortissimo.

Barbieria Colla Milano
Prodotti per il grooming maschile firmati Antica Barbieria Colla (ph. Cosimo Buccolieri)

Nell’immagine in apertura, gli interni del salone Antica Barbieria Colla, a Milano (ph. Cosimo Buccolieri)

‘E il giardino creò l’uomo’, Casa Zegna ospita la mostra di Roberto Coda Zabetta

Ospitare e alimentare la bellezza in tutte le sue forme è sempre stata la missione di Ermenegildo Zegna e dei suoi successori. Dalla trasformazione del paesaggio che circonda l’azienda di Trivero, al programma Zegna Forest che solo negli ultimi due anni ha permesso di piantare 11.000 alberi nel santuario naturale dell’Oasi Zegna, nutrendo quel rapporto d’interscambio che esiste dalle origini tra il lanificio e il panorama circostante che alla storica azienda del biellese rende l’acqua, l’elemento primario che rende il suo cashmere unico e apprezzato dal mondo intero.

Casa Zegna mostre 2023
L’allestimento dell’exhibition di Roberto Coda Zabetta a Casa Zegna

La fragilità della natura nelle opere di Roberto Coda Zabetta

In quest’ottica di attenzione e rispettoso ascolto della natura e delle sue necessità, si colloca l’opera di Roberto Coda Zabetta (originario di Biella ma trapiantato nelle Marche), il cui titolo Frana e Fango offre uno spunto di riflessione sulla fragilità della natura e la forza incontrastabile degli eventi che si manifestano sulla Terra (come l’alluvione in quelle zone che ha avuto modo di conoscere da vicino), così come la capacità della natura di rinascere e fiorire.

Casa Zegna mostra
Roberto Coda Zabetta davanti a un suo artwork in mostra

Il titolo dell’esposizione di Roberto Coda Zabetta (visitabile fino a novembre), che porta le proprie radici e l’intima esperienza marchigiana sulle tele che vestono la sala espositiva di Fondazione Zegna, prende ispirazione dal libro E il giardino creò l’uomo di Jorn de Précy, filosofo e giardiniere appassionato, vissuto tra l’Otto e il Novecento. Nel suo libro de Précy sostiene che l’uomo, per essere giardiniere e creare un vero giardino, debba ascoltare la natura e il genius loci, intervenendo al minimo per permettere alla stessa di crescere liberamente, immaginando un habitat in cui l’uomo possa mixarsi con essa.

Casa Zegna artisti
Roberto Coda Zabetta

“Ritornando in questi luoghi ho realizzato che per quanto si possa scappare dalle proprie origini, ci si rende conto di quanto ci appartengano e di quanto noi apparteniamo ad esse”

Il metodo utilizzato da Roberto è energico ed è strettamente connesso con il fango e la frana che vive nell’esperienza dell’alluvione, da cui sono stati fagocitati i territori marchigiani e per via della quale l’elemento terra e il suo odore hanno suggestionato il suo modus operandi. È da questo elemento che prendono vita i rododendri che con i loro colori popolano l’area dell’Oasi.
Ritornando in questi luoghi ho realizzato che per quanto si possa scappare dalle proprie origini, ci si rende conto di quanto ci appartengano e di quanto noi apparteniamo ad esse“.
La terra, elemento fondamentale dell’opera di Zabetta, appartiene a questo luogo che alle sue origini era una serra, per poi diventare spazio espositivo. Ed è qui che le tele rappresentano la fioritura in forma pittorica e materica dello spazio.

Casa Zegna mostre
Opere di Coda Zabetta esposte a Casa Zegna

“La forza atavica di queste tele ci sorprende, come se la materia fosse ancora in movimento”

Ilaria Bonacossa, autrice del testo curatoriale che accompagna la mostra, afferma che “la forza atavica di queste tele ci sorprende, come se la materia fosse ancora in movimento e l’artista avesse solo fermato un moto magmatico creato da terre e pigmenti, lasciando le opere aperte a trasformarsi con il cambio di luce delle giornate come veri paesaggi naturali. I riferimenti alle terre di Burri e alle cromie della pittura rinascimentale aprono a una dimensione spirituale della pittura di cui sembriamo aver sempre più bisogno nella frenesia delle immagini in movimento”.

Casa Zegna 2023
Tele dell’artista in mostra

Una tecnica artistica che riflette le caratteristiche del paesaggio

Il gesto dell’artista è rapido e istintivo e dà vita a una serie di opere che entrano in simbiosi col paesaggio naturale circostante, esplodendo sulla tela strato dopo strato, dalle tonalità brune della terra, ai gialli del rododendro in forma di bocciolo (come nella serie dei 7), fino a quelle brillanti dei fiori nel loro massimo splendore.
Le due opere centrali rappresentano un dittico che si spalleggia invece di affiancarsi, come ci si potrebbe aspettare. È difficile pensare a una simbiosi migliore di questa rappresentazione tra il paesaggio che sta sviluppandosi in questa stagione e l’opera di Roberto che lavora a strati, proprio come la natura sboccia gradualmente. Tra uno strato e l’altro, il tempo necessario di asciugatura della materia riflette il tempo di cui la natura ha bisogno per sbocciare.
Di stratificazione in stratificazione la sfida e l’intenzione sono quelle di far emergere i colori degli strati precedenti, in un’estetica in cui i cromatismi tridimensionali riescono a far percepire la profondità dell’opera, tra le forme circolari dei petali realizzati attraverso getti di aria compressa.

Casa Zegna exhibition
Roberto Coda Zabetta, Ilaria Bonacossa, Anna Zegna davanti a un’opera dell’artista


La tela gialla è stata realizzata attraverso la scelta dell’oro e dell’argento, insieme al giallo e gli altri colori che emergono dagli strati inferiori.

Il progetto, che vede uno sviluppo ulteriore, rappresenta un dialogo tra la terra, l’uomo e la vita nel suo continuo avanzare “in un luogo dell’anima come questo, che fa dimenticare il baccano intorno e fa tornare alla propria essenza”, racconta Zabetta.

Nell’immagine in apertura, una veduta della mostra E il giardino creò l’uomo a Casa Zegna

L’art to wear di Boglioli a Palazzo Reale insieme alla mostra ‘Timeless Time’ di Vincent Peters

Quali sono le connessioni esistenti tra moda e arte? In quali termini si svela il rapporto simbiotico tra questi due universi creativi? In sempre più occasioni la cultura contemporanea si nutre di ordinati sconfinamenti tra arte, fashion e design industriale, al punto da dare vita a collab e capsule collection destinate a sparire ancor prima di finire sugli scaffali di una boutique. E al di là di special edition e prestigiose sperimentazioni, è sempre maggiore la frequenza di progetti firmati da nomi altisonanti dell’arte e della fotografia, supportati da solide realtà del mondo fashion che creano un dialogo fatto di valori e contenuti, di aspirazioni, urgenza espressiva e bellezza – comun denominatore imprescindibile, che ambisce all’immortalità attraverso il processo creativo.

Boglioli mostra Milano
Boglioli F/W 2023-24

È il caso di Boglioli, storico marchio bresciano di alta sartoria che, durante la settimana della moda maschile, ha presentato la sua collezione Fall/Winter 2023-24, immersa nella cornice della Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale, a Milano. Per l’occasione, il brand di Gambara ha scelto di diventare partner ufficiale della mostra fotografica di Vincent Peters Timeless Time, creando una connessione di immediato accesso tra il linguaggio della moda e quello dell’arte fotografica. È il gesto, nella sua purezza, l’elemento di connessione che rende ogni capo un’opera d’arte, attraverso i suoi dettagli rifiniti a mano sul tavolo della sartoria, che accoglie le intenzioni dello stilista e le restituisce nell’atto creativo, esattamente come può avvenire nello studio di un artista. La collezione presentata offre una visione grintosa e inedita del classico maschile, traendo ispirazione dalle icone del cinema di Hollywood.

Le opere d’arte indossabili della collezione Boglioli F/W 2023-24

Dedicata a una generazione di uomini che amano sperimentare il proprio modo di vestire, la F/W 23-24 di Boglioli rilancia una rinnovata e dinamica interpretazione dei codici che regolano la sottile linea tra formale e informale, evocando a tratti il sogno hollywoodiano e l’ambizione a un’eleganza iconica, in cui ogni outfit diventa strumento di espressione personale, sorretta da capisaldi come qualità e artigianalità, trait d’union tra passato e presente. I classici capispalla cambiano aspetto e si modificano per creare nuovi modelli eclettici, caratterizzati da materiali fluidi e dall’attitude “ibrida” e sofisticata, sintesi di funzioni d’uso e stili diversi, che non hanno bisogno di rientrare in una connotazione definita, ma trovano la loro ragion d’essere nella libera interpretazione di variegate personalità.

Da giacca a camicia, da formale a casual chic, all’interno del guardaroba di Boglioli lo stesso capo offre diverse strade e chiavi d’interpretazione per l’uomo contemporaneo, che può contare su una selezione di materie prime rigorosamente Made in Italy, in cui prevalgono fibre naturali e materiali nobili soft touch, caratterizzati da effetti délavé e tinture in capo che hanno contraddistinto la storia di un brand le cui radici affondano in una storia che risale ai primi del Novecento.

Un guardaroba eterogeneo e raffinato, rigorosamente Made in Italy

Shetland e flanelle spazzolate o lavate artigianalmente fanno da apripista, all’interno della collezione, per ottenere una sensazione tattile soffice e accogliente. Lane luxury in filato 14 micron, iconiche di casa Boglioli, diventano inconfondibili marchi di fabbrica per la loro morbidezza effetto cashmere e per quella cifra stilistica del tinto in filo e in capo che s’ispira, per la F/W 23-24, ai colori della terra, della sabbia, al navy e all’azzurro della tempesta, per approdare al più contemporaneo verde acido.
Ma c’è anche un mondo discreto, fatto di un’eleganza impeccabile e rigorosa in cui sono il grigio antracite e il nero assoluto a definire il tono solenne di questa parte di collezione, mentre il velluto, liscio o a coste, è pensato per una destinazione luxury oriented, ma anche dallo spirito casual. L’intramontabile lana d’agnello viene lavorata sia in tinta unita che nella spina di pesce tono su tono, fino al bouclé.

Un percorso visivo unico, quasi immediato, conduce alla prima esposizione italiana del fotografo Vincent Peters, con la sua selezione di 90 fotografie in bianco e nero, realizzate tra il 2001 e il 2021 ed esposte nell’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale fino allo scorso 21 febbraio. Il tempo diventa l’elemento predominante di ogni immagine, è presente nella sua essenza più profonda e contiene tutte le forme della bellezza cui aspiriamo, espressa negli stati d’animo, nelle personalità celate e attraverso la consapevolezza e il rilascio delle proprie emozioni. Ed è questa la chiave di ricerca del foTografo di Brema (Germania), che rende figure carismatiche del grande schermo interpreti degli stati d’animo che emergono dalle loro lunghe conversazioni. Ci sono gesti che durano un’istante e che l’occhio nudo non riuscirebbe a cogliere.

Boglioli Milano Palazzo Reale
Ritratto di Vincent Peters

Timeless Time, racconto di una bellezza senza tempo ma intrisa di tempo nella sua essenza più profonda

Sono i primi anni newyorkesi, quelli in cui Peters viene notato da Giovanni Testino, fratello del celebre fotografo Mario, e da lì a poco si trova catapultato nel mondo della  fashion photography, firmando campagne pubblicitarie per marchi del calibro di Armani, Louis Vuitton, Celine, Miu Miu, Bottega Veneta, Hermès, Lancôme, Diesel, Dunhill, Guess, Hugo Boss, Adidas. Le sue opere sono state esposte in gallerie d’arte internazionali come Camera Work a Berlino, Fotografiska a Stoccolma e il prestigioso Art Basel in Svizzera.

Francesco Russo, Ceo di Boglioli, dichiara a riguardo: «Abbiamo scelto di essere partner della mostra di Vincent Peters perché crediamo che tra moda e arte fotografica ci sia un legame, sono due realtà che si uniscono per dar vita a molteplici storie, uniche e dal forte valore artistico. Ogni suo scatto è speciale e distintivo; allo stesso modo ogni creazione di Boglioli racconta la sua storia, grazie alle lavorazioni che consentono al capo stesso di assumere connotazioni sempre differenti, regalando un’esperienza visiva e tattile unica. Come la moda con Boglioli è in grado di raccontare percorsi affascinanti e sempre diversi attraverso tessuti e lavorazioni minuziose ed esclusive, anche la fotografia di Peters si distingue in ogni minimo dettaglio attraverso immagini che celebrano le più grandi icone della moda e del cinema, distinguendosi per i particolari attenti e sofisticati.
Nella suggestiva sala di Palazzo Reale abbiamo voluto presentare alcuni capi rappresentativi delle nuove collezioni uomo e donna, raccontando il Dna del brand: una forte attenzione per la ricerca di materiali esclusivi e pregiati, silhouette destrutturate e confortevoli, e uno spirito che vuole evolvere i canoni dell’eleganza ricercandone il futuro».

“Crediamo che tra moda e arte fotografica ci sia un legame, sono due realtà che si uniscono per dar vita a molteplici storie”

Charlize Theron, Emma Watson, Kim Basinger, Monica Bellucci, Laetitia Casta, Cindy Crawford, Penélope Cruz, Scarlett Johansson, sono alcune delle donne ritratte da Peters. I suoi scatti sono narrazioni oniriche, un sovrapporsi di strati che dialogano tra loro completandosi e da cui emergono storie intime, fiducia e complicità filtrate dall’obiettivo del fotografo, che fa della conversazione la sua chiave d’accesso a ciò che sta dietro il velo di Maya.

Mostra Vincent Peters Milano
Charlize Theron, New York, 2008

Mostra Milano Vincent Peters
Scarlett Johansson, New York, 2017

Nell’immagine in apertura, un outfit Boglioli Fall/Winter 2023-24

‘Icônes’, nella mostra di Venezia l’invisibile dietro alle icone dell’era contemporanea

A Venezia, a Punta della Dogana, è in corso fino al 26 novembre la mostra Icônes, ideata e realizzata da Emma Lavigne, direttrice della Pinault Collection, e Bruno Racine, direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, che offre nuovi spunti di riflessione sulle icone del nostro tempo e la loro essenza più intrinseca. Un segno, una finestra verso l’invisibile, che porta alla meditazione, alla contemplazione. “È partendo da questo presupposto, da questo desiderio di sviscerare il concetto di icona contemporanea che abbiamo creato questo percorso in grado di portare il visitatore in un itinerario contemplativo, in una dimensione intima, attraverso le quali riesci a guardarti dentro”. Così esprime Bruno Racine la genesi di questo progetto che a Venezia prende forma e si lega profondamente, per alcuni aspetti e connessioni con l’oriente bizantino.

L’icona è un simbolo che crea uno spazio magnetico attorno a sé – continua Racine – per questo abbiamo scelto opere che nella loro successione svolgono questa funzione aggregante, mettendo insieme orizzonti culturali diversi che creano una visione laica dell’esperienza artistica”, ognuna intrisa di una sua spiritualità unica e profonda, attraverso un percorso di oltre 80 opere, tra capolavori della Pinault Collection, lavori mai esposti prima di quest’occasione e installazioni site- specific di 30 artisti di diverse generazioni, nati tra il 1888 e il 1981. Fino ai riferimenti cinematografici, come quello del sovietico Tarkovskij, definiti dalla tradizione ortodossa e che analizzano “l’idea della libertà assoluta del potenziale spirituale dell’uomo”, la questione del divenire dell’invisibile e dello spirituale in un mondo contemporaneo, attraverso la poetica di Andrej Rublëv, film del grande regista russo dedicato al pittore di icone del XV secolo.

Icones mostra Venezia
Kimsooja, A Needle Woman, 1999 – 2000. Performance Video (ph. courtesy of Kimsooja Studio, © SIAE 2023)

“Non sono opere urlanti ma con tono gentile e pacato offrono il mistero della loro unicità”

Il percorso si apre con la Ttéia di fili d’oro di Lygia Pape, realizzata con 8 km di fili in rame placato d’oro che si intersecano e intrecciano, attraversando lo spazio e creando linee fantasma per esplorare e approfondire la consapevolezza delle relazioni spaziali. L’opera è in dialogo con quella di Lucio Fontana: il tema è la rifrazione della luce, ispirata dai raggi di luce che penetrano nell’oscurità e nella densità della foresta tropicale come nella penombra delle chiese o delle cattedrali.

Ttéia, Lygia Pape

Il film di Philippe Parreno La Quinta del Sordo, invece, è un gioco di storie e controstorie ispirate ai quattordici dipinti neri che Francisco Goya ha realizzato negli ultimi anni della sua vita: testamento pittorico di un artista ossessionato dai fantasmi del suo mondo interiore. Suggestioni dominate da panico e incendi, fino a un momento di pace in cui i suoni sono quelli dell’acqua del cinguettio degli uccellini e delle onde del mare, quasi come se l’artista ci suggerisse che non esiste un sentimento senza il suo opposto.

Le opere d’arte nel cuore di Punta della Dogana

Il Cubo dell’architetto Tadao Ando, nel cuore di Punta della Dogana, è dedicato al dialogo tra Danh Vo e Rudolf Stingel, le cui opere esprimono la simbologia e il rapporto tra la materia e l’impronta, che tradisce una storia, una testimonianza di un passaggio. L’artwork dell’autore vietnamita presenta delle pezze di velluto decolorate dalla luce e dal tempo, provenienti dai musei del Vaticano, mentre Stingel espone delle opere in cui il tema centrale è la loro modificazione materica in base all’intervento, al gesto, all’esperienza e all’interazione con essa: ha persino realizzato un calco di un frammento di una delle sue opere, dove il pubblico era invitato a lasciare liberamente le proprie tracce, in cui registra l’ultimo atto di quella gestualità, congelando lo stato dell’artwork a un tempo indefinito, creando un ponte temporale tra quegli istanti d’interazione e un presente imperturbabile.

Attorno allo stesso cubo, Joseph Kosuth mette in scena un dialogo tra Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, manifestando sopra ogni cosa la fede dell’artista nel potere dell’arte. Come scrive nel suo testo manifesto, Art after Philosophy, nel 1969, infatti, “può essere che, dopo la filosofia e la religione, l’arte sia un tentativo per soddisfare i bisogni spirituali dell’uomo”.

Le opere di Dineo Seshee Bopape e Camille Norment

E ancora, in Mothabeng di Dineo Seshee Bopape una cupola fatta di argilla, terra ed erbe si crepa sempre di più con le vibrazioni della musica che pervade lo spazio, facendo passare la luce tra le fenditure in maniera sempre maggiore. Il suo rapporto con lo spazio è vissuto attraverso il ricordo delle cave di marmo che hanno invaso la tranquillità del suo territorio, ma anche attraverso l’esperienza olfattiva dell’igloo realizzata in terra, argilla ed erbe aromatiche.

Icones mostra
Joseph Kosut, Un oggetto chiuso in sé stesso? (Adieux), 2022 (ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection)

Camille Norment, invece, nello spazio fa rivivere il suono – mezzo espressivo di spazio e tempo – con delle panche in legno simili a quelle delle chiese, che emettono vocalizzi a contatto e attraverso le persone che le sollecitano. I visitatori sono percorsi dalle vibrazioni delle onde sonore che introducono, mediante i gemiti dei cori gospel afroamericani, a uno spazio di esperienza sensoriale. L’emozione, lo stato di disagio, l’energia che assorbiamo e rilasciamo attraverso il nostro rapporto con lo spazio definisce l’unicità dell’esperienza, che non è altro che il mistero della vita.

Immagini metafisiche, visioni sciamaniche e rifrazioni

Agnes Martin, con la sua Blue-Grey Composition, caratterizzata da una purezza geometrica, dipinge immagini metafisiche ispirate a diverse spiritualità orientali, mentre David Hammons, definito lo “sciamano della città”, si serve del proprio corpo, vero e proprio leitmotiv della sua pratica, per rappresentare in maniera tangibile e diretta il corpo nero in una società americana che tende a renderlo invisibile. Nello specchio d’oro ricoperto da una coperta di canapa, l’autore vuole coprire la visione del lusso superficiale, e si fa sudario del suo corpo, raggiungendo una valenza a tratti mistica.

Kimsooja, infine, nel Torrino della Punta della Dogana espande il concetto di spazio e lo distorce attraverso l’opera To Breathe-Venice che, ricoprendo l’intero spazio di specchi, provoca una sensazione di assenza di gravità. Una leggerezza che si traduce in una percezione quasi mistica, accentuata dalla polifonia di canti tibetani, islamici e gregoriani.

Nell’immagine in apertura, l’opera di Lygia Pape Ttéia 1, C, esposta nella mostra Icônes di Punta della Dogana (ph. Paula Pape © Projeto Lygia Pape)

Talent to follow: Marco Rambaldi in finale al Woolmark Prize 2023

L’abbiamo incontrato in occasione dell’annuncio dei finalisti del Woolmark Prize 2023, un’edizione molto speciale per il nostro Paese perché Marco Rambaldi rappresenta, per la prima volta negli ultimi dieci anni, la creatività italiana all’interno di uno dei contest più importanti al mondo in materia di talent scouting. Basti pensare ai nomi d’inestimabile valore che sono emersi nella storia delle sue edizioni: da Yves Saint Laurent a Karl Lagerfeld (era il 25 novembre 1954 e quel giorno in giuria c’era Pierre Balmain), da Romeo Gigli nel ‘90 a Giorgio Armani nel ‘92.

Dalla vittoria del Next Generation 2014 alle passerelle milanesi, il percorso del designer bolognese

Classe 1990, bolognese, si fa notare immediatamente alla fine del suo corso di studi in Design della moda allo IUAV di Venezia, vincendo il Next Generation, promosso da Camera Nazionale della Moda Italiana, nel 2014. La sua creatività conquista il pubblico degli addetti ai lavori nuovamente nel 2015, con la collezione OUI, presentata a Palazzo Morando con il supporto di Vogue Talents e ancora nel febbraio 2017 al Fashion Hub Market, con la collezione POST. Nel 2018 vince la seconda edizione di Talents Lineapiù, per la sua peculiare visione estetica che passa attraverso un sapiente uso dei filati, per costruire una maglieria originale e dalla cifra stilistica riconoscibile.

Marco Rambaldi 2023
Un ritratto di Marco Rambaldi (ph. Cosimo Buccolieri)

Vogliamo anche le rose, il cortometraggio ispirato agli anni 70

La grande capacità di mettere a confronto i valori e le intenzioni di generazioni diverse ha dato vita a uno storytelling di grande impatto persuasivo: lo abbiamo visto nel cortometraggio presentato a WHITE nel febbraio 2018, che porta il titolo della collezione Fall/Winter 2018-19, da poco lanciata sulla passerella di Altaroma, Vogliamo anche le rose; riporta alla memoria il fervore degli anni 70, in cui i giovani si riunivano in lunghi cortei e vivevano la vita con una libertà e consapevolezza maggiori rispetto a quanto avviene ai giorni nostri, a causa di una società borghese che stabilisce i suoi rigidi confini tra quello che può esistere e ciò che non è accettabile.

Un messaggio potente a livello sociale, ma raccontato con la delicatezza dell’animo di Rambaldi, che colpisce dritto al cuore, anche attraverso protagonisti iconici come Valérie Taccarelli, una delle prime transessuali d’Italia, attivista per i diritti Lgbtq e tra le fondatrici del MIT (Movimento Identità Trans) di Bologna.

Upcycling e uncinetti

Ispirato dall’eredità degli uncinetti e dei centrini appartenuti alla bisnonna, ha assecondato quel desiderio di regalargli nuova vita in un contesto tutt’altro che legato alla tradizione. Nascono così i primi esperimenti di upcycling, figli di un’urgenza espressiva che lo renderà libero e sempre più vicino a una consapevolezza creativa e a un’identità che si riconosce nei suoi elementi più iconici. Primo fra tutti il cuore arcobaleno, suo manifesto, insieme al flottante cuore jacquard e il punto pizzo sul mohair, che diventano «simbolo di una donna forte, libera e non omologata», per usare le sue parole.

La moda, per come la intende Marco Rambaldi, è un mezzo per conoscere e comunicare se stessi, attraverso il proprio corpo, che diventa spazio espositivo di anime versatili, fluide e consapevoli di sé, libero da costrizioni borghesi e tabù. Un approccio che affonda le sue radici nei primi studi dello stilista, legati al mondo della comunicazione, perché la creatività senza una vera urgenza espressiva perde la grande opportunità di trasferire messaggi, valori e di offrire il proprio contributo a livello sociale.

In un momento storico in cui gran parte delle produzioni sono delocalizzate, quanto è importante per Marco Rambaldi l’artigianato Made In Italy che, tra l’altro, rappresenta un marchio di fabbrica all’interno delle collezioni?

La produzione locale è alla base del nostro lavoro. Tutta la parte degli uncinetti e dei ricami è fatta a mano in Italia, internamente all’azienda, soprattutto nell’ambito dei campioni. Per la produzione siamo aiutati da Sunvitale Studio: Alessandro e Giovanna, un duo bolognese esperto nella lavorazione a uncinetto, con cui creiamo capsule realizzate a mano. Poi c’è tutta quella parte della maglieria e dei tessuti che è artigianalizzata e confezionata a macchina, ma sempre all’interno del nostro territorio.

“I capi vengono presentati allo stesso modo anche sull’uomo, senza troppi vincoli di genere, esaltando le forme maschili esattamente come quelle femminili”

Come si fa a rendere attuale una collezione che ha alla base degli elementi a uncinetto? Sono due concetti apparentemente molto distanti, in cui tu hai trovato la chiave perfetta…

Sì, infatti, la mia intenzione fin dall’inizio è sempre stata quella di rielaborare tutto quel patrimonio di centrini ereditati dalla mia bisnonna, in un concetto di upcycling che potesse far dialogare la moda contemporanea con il valore artigianale del fatto a mano, spostando l’attenzione dal suo significato originale – legato esclusivamente ai lavori domestici femminili, in contrapposizione con la figura maschile – a quello di un elemento che va ad arricchire un powerful dress, che dà forza e vigore alla personalità femminile libera da un’identità nazional-popolare. Ma si tratta di capi che vengono presentati allo stesso modo anche sull’uomo, senza troppi vincoli di genere, esaltando le forme maschili esattamente come quelle femminili. Conclusioni a cui arriviamo naturalmente in corso d’opera, tra un fitting e un casting.

“L’ispirazione per la sfilata F/W 2023 nasce dalla riflessione sul momento della giornata in cui ognuno riesce a dedicarsi realmente a quello che desidera essere, libero da costrizioni borghesi”

Che tipo di ricerca fai sulla maglieria e sui filati?

È un metodo di ricerca nato in maniera molto naturale e che si è perfezionata negli anni in Dolce&Gabbana, quando sono diventato responsabile della maglieria. In quel periodo la passione per questo settore è cresciuta ulteriormente, lavorando con la ricerca punti e la ricerca fili che mi ha portato a consultare archivi come Modateca Deanna, uno dei luoghi più stimolanti per chi si occupa di knitwear.
Anche la vittoria del premio Lineapiù è stata importante, ci ha consentito di accedere ai loro archivi infiniti, da cui nasce una tale quantità di ispirazioni che spesso risulta difficile da controllare. Così come i mercatini e i second hand: quello in Montagnola a Bologna o il mercato delle pulci di Budapest.

Quali sono i mercati in cui sei più apprezzato, oltre a quello italiano?

Sicuramente quello orientale: Cina, Giappone, Corea del Sud; ma anche il Canada, grazie a Ssense.com, uno dei più importanti e-commerce, che ci ha scoperti diversi anni fa, permettendoci di espanderci in quell’area di mercato. Sono paesi in cui c’è più coraggio nell’osare con le trasparenze e gli abbinamenti, spesso realizzati con pezzi vintage o con diversi brand di ricerca, come apprendiamo con grande curiosità anche dai loro social.

“Abbiamo sviluppato la collezione basandoci sullo stile e i riferimenti alla moda degli anni 2000, con i suoi richiami al mondo fetish e alla sensualità”

A cosa ti sei ispirato per la sfilata F/W 2023-24?

L’ispirazione è nata leggendo le pagine del libro di Ettore Sottsass Di chi sono le case vuote, in cui c’è un capitolo dedicato alla notte che si chiama Quando il giorno sta per finire. Da lì è nata una riflessione sul momento della giornata in cui ognuno di noi riesce a dedicarsi realmente a quello che desidera essere, attraverso il proprio tempo e i vestiti che sceglie d’indossare, libero da costrizioni borghesi.

Abbiamo scelto come luogo di riferimento il Cocoricò, una location iconica in cui io stesso ho passato il mio tempo libero quand’ero più giovane, che per me rappresenta un tempio in cui ognuno poteva esprimere la propria personalità. La piramide, che abbiamo individuato come simbolo di quello spazio, simboleggia l’unione tra cielo e terra, emblema fondamentale di vita e pura energia, insieme alle stelle come la Supernova che dà il titolo alla collezione e che, esplodendo, dà luce a nuove forme di vita.
Queste vengono riportate sulla collezione sotto forma di stampe, sui capi in tulle e sul nostro denim realizzato in lana e cotone. Inoltre, abbiamo deciso di sviluppare l’intera collezione basandoci sullo stile e i riferimenti alla moda degli anni 2000, con i suoi richiami al mondo fetish e alla sensualità, che per noi ha rappresentato l’apice della libertà di espressione e della libertà sessuale, nel fashion, nella pubblicità dell’epoca e nei video musicali più rappresentativi. Lo abbiamo fatto introducendo l’utilizzo di capi in pelle (rigorosamente recuperata da deadstock), assemblati con le nostre tipiche lavorazioni a uncinetto; un messaggio di rivoluzione e rinascita di grande importanza, perché riteniamo che, a livello sociale, oggi stiamo assistendo a un processo involutivo che si sta muovendo nella realizzazione di nuove barriere, piuttosto che al suo abbattimento.

“Il cuore è la rappresentazione dell’amore universale e della gentilezza che dovrebbe stare alla base di qualsiasi attività quotidiana”

Tutto ruota intorno al cuore, le tue collezioni sono realizzate col cuore e rappresentate da cuori di ogni forma e colore.

Il cuore è la rappresentazione dell’amore universale e della gentilezza che dovrebbe stare alla base di qualsiasi attività quotidiana. Tutto è nato quando abbiamo realizzato le prime maglie coi cuori arcobaleno lavorati a jacquard, in positivo e negativo, che rappresentano un manifesto da indossare. Da lì in avanti, li abbiamo sempre mantenuti in tutte le collezioni, mutando le loro sfumature ma non il loro significato più profondo. In questa collezione il cuore, per esempio, si trasforma in pianeta che rientra nel circolo energetico e vitale dell’universo e interagisce con il serpente – simbolo di trasformazione e rigenerazione continua, attraverso il suo processo di ecdisi.

Marco Rambaldi
Marco Rambaldi (ph. Cosimo Buccolieri)

Nell’immagine in apertura, un ritratto del designer Marco Rambaldi (ph. Cosimo Buccolieri)

Eva Jospin è la protagonista di Carte Blanche 2023 di Ruinart

Si è da pochi giorni conclusa la settimana dedicata all’arte e al design, in cui Milano si trasforma in un vero museo a cielo aperto, tra installazioni monumentali e temporary gallery che coinvolgono i brand del lusso di ogni settore, promotori assoluti di una creatività originale e sempre più trasversale, in cui i confini tra arte, wine, food, design e moda diventano sempre più evanescenti.

Tra i protagonisti di questa narrativa dal carattere osmotico, la Maison Ruinart, che affida ogni anno a importanti artisti contemporanei il compito di reinterpretare in chiave artistica il suo patrimonio. L’edizione 2023 di Carte Blanche ha visto l’artista francese Eva Jospin (nota al pubblico modaiolo per aver realizzato la scenografia della sfilata Haute Couture Autunno/Inverno 2021 di Dior) dare la sua personale interpretazione del terroir del marchio, attraverso la creazione un paesaggio scultoreo dal titolo Promenade(s) elaborato attraverso sovrapposizioni e un’affinata tecnica di cesellatura di strati di cartone, capaci di rivelare scene teatrali e infiniti panorami possibili: l’opera diventa così rappresentazione di una successione di strati geologici e temporali, reali e immaginari di quello straordinario patrimonio della più antica Maison de Champagne.

Ruinart Eva Jospin
L’opera di Jospin presentata a marzo al Carreau du Temple parigino

Eva Jospin
Eva Jospin nelle crayères di Reims (ph. Mathie Bonnevie)

Dopo il lancio ufficiale al Carreau du Temple a Parigi l’8 marzo e in Italia in occasione di Miart, nella VIP Lounge Ruinart, le opere dell’artista saranno presentate nelle più importanti fiere di arte contemporanea di cui Ruinart è partner, da Art Basel Basilea a giugno, a Frieze e Paris + by Art Basel a ottobre, a Art Basel Miami Beach a dicembre.
“Con le mie opere non racconto una storia. Creo un mondo in cui la storia si svolge e si anima”, spiega Jospin.

Promenade(s)

I dettagli emergono nell’opera incasellati in un fitto paesaggio immaginifico, in cui minuziosi elementi architettonici prendono forma e si fondono con quelli della natura, raggiungendo un utopico equilibrio che non può fare a meno del rispetto di un ecosistema e della sua bellezza. L’ispirazione diventa così espressione materica di un mondo che ha nella terra il suo elemento principale: dal mondo sotterraneo delle crayères di Reims (le cave di gesso dove vengono affinate le bottiglie) alle radici e agli intrecci delle viti; dall’incoronazione dei re di Francia nella cattedrale di Reims, alla concessione del titolo nobiliare alla famiglia Ruinart da parte di Carlo X; dalla conversione delle vecchie cave di gesso in cantine, all’impegno di ampio respiro della Maison a sostegno della biodiversità.

Carte Blanche Ruinart
Ruinart Blanc de Blancs limited edition by Eva Jospin

Corrispondenze sensoriali: da Eva Jospin allo Chef Mattia Bianchi

L’interpretazione del terroir, della cultura e della storia di Ruinart è un viaggio che si esegue attraverso i cinque sensi. Esattamente come Jospin, lo Chef Mattia Bianchi – Executive Chef del Ristorante Amistà del Byblos Art Hotel Villa Amistà di Corrubbio, nel cuore della Valpolicella, una stella Michelin dal 2021 – trasforma la materia in un vero e proprio percorso narrativo, pezzi d’arte da svelare, condividere, sperimentare e assaporare.

Mattia, che ha conosciuto l’artista a Parigi, ha creato per Food For Art una riflessione sulla manualità e l’artigianalità, ispirandosi alle opere di Eva, nel rispetto del territorio, della sua stagionalità e delle sue eccellenze.

Ruinart Carte Blanche 2023
Food for Art 2023, Ruinart

Il pairing e il percorso narrativo di Mattia Bianchi

Dal passaggio nel suo laboratorio al ranch, lo chef ha scelto il tarassaco a fare da comun denominatore per questo percorso culinario che ha visto Ruinart Blancs de Blancs abbinato a un ceviche di salmerino, tarassaco e salsa Champagne e Dom Ruinart Blanc de Blancs 2010 insieme ai tortelli alle erbe spontanee, mosto di pera e Monte Veronese DOP.
Dom Ruinart Blanc de Blancs 2010 è una cuvée affinata 10 anni nelle cantine di gesso con il tappo in sughero. La sua sboccatura avviene artigianalmente, trait d’union nel percorso individuato da Bianchi.
Un percorso elaborato con carattere e un pizzico d’audacia nell’abbinamento di Ruinart Rosé con l’agnello brado e radici primaverili.

Infine, il Dom Ruinart Rosé 2009 composto per l’85% da chardonnay Grands Crusè e un 15% da pinot noir proveniente dal Grand Cru d’Aÿ, è stato abbinato al dessert che si presenta come un Microclima, pensato con pralinato di nocciole e fava tonka: un omaggio – anche visivo – all’opera di Jospin.

Ruinart Carte Blanche 2023
Microclima

Nell’immagine in apertura, Ruinart Blanc de Blancs limited edition by Eva Jospin

A tu per tu con Andrea Busato, General Manager di Timeway

Le nuove collezioni di una squadra di segnatempo tra le più popolari a livello internazionale, si fanno questa stagione portatrici di un’immagine fashion di grande valore stilistico, resa ancora più solida dall’accurata strategia di Timeway, divisione wholesale del gruppo internazionale Thom, retailer leader nel settore dell’orologeria e della gioielleria affordable luxury.

I cavalli di battaglia di Timeway: Tommy Hilfiger, Hugo Boss e Calvin Klein

Dai prodotti Tommy Hilfiger, brand ambassador del lifestyle preppy americano, che trova i suoi capisaldi nell’estetica Ivy League dei Kennedy e nell’intramontabile stile college, all’eleganza contemporanea degli orologi Hugo Boss, nati dalla collaborazione con il player americano dell’orologeria Movado, dedicata all’uomo dinamico che celebra la propria unicità e, per questa stagione, ha scelto Matteo Berrettini a rappresentare il fascino iconico del brand.
E ancora, lo stile audace e sensuale di Calvin Klein, caratterizzato da un design minimal – quasi architettonico – che ben si esprime nelle sue linee di orologi e gioielli Architectural Force e Lines, perfettamente allineate col motto pensato dal suo fondatore “pure, simple, modern is what I do best”.

A pochi mesi dal cambio della ragione sociale da Thom Trade Italy a Timeway Italy, incontriamo Andrea Busato, General Manager dell’azienda, che ci racconta il segreto di un successo costante e di un mercato in rapida crescita a livello globale. Una scelta effettuata «al fine di identificare meglio l’oggetto della nostra attività, ovvero il commercio di orologi e gioielli. È un nome semplice e internazionale. Ci muoviamo in un contesto molto competitivo e la cura di ogni aspetto è fondamentale per avere successo», così il manager commenta la scelta strategica di cambiare il nome della ragione sociale di un’azienda fortemente riconosciuta nel settore dei segnatempo dalla caratterizzazione strettamente fashion.

Fashion watch, uno status symbol senza tempo

Timeway orologi
Andrea Busato

Parliamo di segnatempo. Quanto è importante nella vita di una persona il tempo? È sicuramente un valore da custodire e un accessorio come un orologio non passa mai di moda, piuttosto si evolve insieme alla moda.

In effetti noi li chiamiamo ancora segnatempo, ma il vero valore di un orologio oggi è quello di rappresentare un oggetto di moda, uno status symbol, un accessorio per trasmettere la personalità di un uomo o una donna, i suoi gusti e il suo stile. Questo vale soprattutto nel segmento più legato alla moda, quello che proponiamo noi, in cui il core business è quello della collezione di stagione il cui stile si riflette totalmente nell’orologio e negli accessori che completano il look.

I marchi per cui siete distributori sono diversi e appartengono a heritage differenti. Identificate segmenti di pubblico per ogni brand?

Sicuramente l’accessorio rappresenta un entry point nell’universo di una determinata fashion house, quindi teniamo conto che il segmento del consumatore è, a prescindere dalla fascia d’età o dal genere, sicuramente più ampio perché l’orologio o il gioiello rappresentano oggetti del desiderio di più facile accesso al marchio. Poi esistono diverse caratterizzazioni che distinguono il pubblico di Tommy Hilfiger, più affascinato dallo stile preppy americano, ma anche più trasversale se parliamo di fascia d’età – dai teenager ai 45, rispetto a quello di Hugo Boss che è un po’ più business oriented, un uomo più attento all’aspetto tecnologico e non soltanto a quello stilistico, incline a scegliere un’estetica più sobria.

Calvin Klein orologi 2023
Un adv degli orologi Calvin Klein

“Il vero valore di un orologio è quello di rappresentare un oggetto di moda, uno status symbol, un accessorio per trasmettere la personalità di un uomo o una donna”

Il 2023 segna un anno di ripresa per il mercato della moda, con una conseguente rivoluzione del costume e dei sistemi di produzione in chiave più ecologica. Quanto tutto questo tocca il settore dell’orologeria?

Di certo la moda sta subendo una grande rivoluzione e in maniera sempre maggiore alcuni dei brand da noi distribuiti si rivolgono a un pubblico misto, perché è questo che il mercato richiede. Calvin Klein e Movado sono un esempio di questa scelta stilistica e di materiali che parlano a un pubblico maschile e femminile, indifferentemente. Per quello che riguarda l’attenzione all’ambiente e i nuovi cicli di produzione, faccio l’esempio di Adidas (che noi distribuiamo), che fa operazioni di questo tipo puntando al rispetto dell’ambiente e alla salvaguardia degli oceani.

In un’epoca in cui il retail si serve di nuovi linguaggi digitali per raggiungere le generazioni più giovani, avete mai pensato a strategie alternative come Intelligenza Artificiale o Metaverso?

Tutte le attività stabilite dalla fashion house per comunicare il brand, si riflettono sulla strategia che noi mettiamo in atto per tutto quello che concerne gli accessori. Questo può significare anche scegliere un testimonial come Matteo Berrettini, per raccontare i valori di un marchio come Boss e raggiungere un determinato segmento di pubblico.

«Quando vogliamo arrivare direttamente sul consumatore scegliamo canali digitali più tradizionali come l’e-commerce o lo stesso Instagram che è ormai diventato un canale tradizionale, scegliamo degli influencer e organizziamo eventi locali per attività drive to store. Per tutto quello che riguarda l’advertising, quella parte è curata dalla fashion house o dal licenziatario nel caso di Tommy Hilfiger. Vale anche per attività di nuova generazione come il metaverso, che sono gestite dai marchi: è il caso di Philipp Plein, che ha preso questa direzione».

“Nel nostro ruolo mettiamo a disposizione dei marchi la conoscenza del mercato e dei gusti dei consumatori, garantendo la tutela della brand equity

«Operiamo in un mercato decisamente interessante, dove i brand di moda spesso scelgono di completare la loro offerta attraverso la creazione di orologi e gioielli. L’ingresso in questi segmenti rappresenta per loro senza dubbio un’opportunità di business ma anche di comunicazione e di sviluppo della brand awareness. Il nostro ruolo di distributori si colloca alla fine della filiera che inizia con la fashion house, continua attraverso l’azienda licenziataria e arriva poi alla fase di distribuzione dei prodotti sul mercato attraverso di noi. Nel nostro ruolo mettiamo a disposizione dei marchi la conoscenza del mercato e dei gusti dei consumatori, garantendo la tutela della brand equity», spiega Busato sull’importante ruolo dell’azienda nel campo del retail e della distribuzione.

Cosa pensa del fenomeno smartwatch?

L’Apple Watch per posizionamento è un segmento a sé, poi ci sono quelli più tecnici con funzionalità destinate al mondo dello sport, quindi tutta una fascia di smartwatch più bassi ma meno appetibili. Per noi che lavoriamo con i marchi, notiamo che è più difficile da affrontare il tema perché gli elementi distintivi di ogni brand sono caratterizzati da cassa e cinturino che riflettono uno stile ben definito. Però, mai dire mai.

Quali sono i brand più venduti e quanti punti vendita contate in Europa?

Sicuramente Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Stroili, ma anche Alviero Martini 1a Classe riscuote un discreto successo. Timeway possiede oltre 1.000 punti vendita diretti tramite 7 banner retail e oltre 3.000 porte wholesale, oltre a 4 siti e-commerce, e può contare a livello internazionale circa 5.000 collaboratori.

Tommy Hilfiger orologio
Orologio Tommy Hilfiger

Nell’immagine in apertura, Matteo Berrettini con un orologio della collezione Hugo Boss Watches

Earth Day, a Torino un evento carbon neutral all’insegna di cultura, musica e condivisione

A pochi giorni dall’Earth Day (la Giornata Mondiale della Terra, l’occasione più importante dell’anno a livello globale in cui le popolazioni s’impegnano a trovare e realizzare strategie comuni e misure concrete per una reale riduzione delle emissioni dei gas serra), la Cavallerizza Reale e i Giardini Reali di Torino saranno luogo di un’iniziativa di grande portata, per la prima volta in contemporanea con la capitale italiana. Il capoluogo sabaudo, selezionato tra le 100 città europee che si impegneranno a portare a termine gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, si fa promotore di un evento carbon neutral, aperto al pubblico, creato da AWorld e Club Silencio, con il sostegno di Fondazione San Paolo, rivolto alla rigenerazione ecosostenibile dei territori e a una concreta transizione energetica, che non può prescindere da una sensibilizzazione e
uno stile di vita sostenibile del cittadino.

Elisa, Saturnino, Syria e i Marlene Kuntz sono solo alcuni degli artisti italiani presenti – anche attraverso un live concert di 5 ore di musica no stop – per coinvolgere le nuove generazioni, che hanno la forza di condizionare realmente le scelte dei governi di tutto il mondo.
Le celebrazioni dell’Earth Day Italia, a Roma e Torino, saranno trasmesse in streaming sulla piattaforma Rai Play, con collegamenti tra gli eventi nel corso dei momenti più salienti, anche attraverso RDS, radio ufficiale delle manifestazioni, e Factanza, che sarà media partner di Earth Day Torino sui canali social.

I Giardini Reali di Torino
I Giardini Reali di Torino – Ph. Federico Masini


Perché il 22 aprile

Il 22 aprile del 1970, 20 milioni di cittadini americani, rispondendo a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson, si mobilitarono in una storica manifestazione in difesa del nostro pianeta. Da allora le comunità di tutto il mondo, istituzioni e multinazionali non perdono l’occasione di celebrare questa giornata per imporre obiettivi che portino a una drastica riduzione di CO2, causa principale del cambiamento climatico e dei disastri ambientali ad esso collegati.

AWorld e Club Silencio

Un’intera giornata dedicata ad incontri, momenti di riflessione e attività realizzate per coinvolgere il pubblico, all’insegna del motto che suona come una nuova prospettiva per realizzare insieme la strada per l’innovazione, “Perché un clima di cambiamento può fermare il cambiamento del clima”.
Grazie a scelte di allestimento a basso impatto ambientale e alla misurazione e compensazione delle emissioni a cura di Climate Partner, l’iniziativa apre un dialogo sui temi più sensibili legati alla sostenibilità, con progetti esperienziali che stimolano la partecipazione attiva dei giovani under 35 alla vita culturale della città, attraverso il lavoro sinergico di Alessandro Armillotta, CEO e Co-Founder di AWorld, e Alberto Ferrari, Presidente di Club Silencio.

Cavallerizza Reale a Torino
Cavallerizza Reale a Torino – Ph. Federico Masini


L’App AWorld, la Caccia al Tesoro e le attività mindfulness

Raggiungere gli obiettivi più sfidanti, cambiare le proprie abitudini. È più facile e divertente attraverso l’app AWorld, che ha lanciato una challenge collettiva con un goal di grande valore: raggiungere 10.000 buone azioni per il Pianeta in soli 17 giorni. I 50 cittadini più attivi si aggiudicheranno l’accesso all’area del main stage del concerto. E per i più giovani “Sostenibilandia”, il laboratorio informativo che crea soluzioni per il futuro attraverso un linguaggio di facile accesso.

Attraverso la Caccia al Tesoro, i partecipanti impareranno a conoscere quali piccoli gesti concreti ognuno possa compiere quotidianamente per rendere la propria vita e città più sostenibile. Con il supporto di IOC – UNESCO per il Decennio del Mare, Partner dell’iniziativa, nei Giardini Reali i più piccoli, guidati dall’illustratrice ed educatrice ambientale Elisabetta Mitrovic, impareranno a costruire un contatto diretto con le zone naturali presenti nel proprio territorio e a raccontarle nel proprio “diario di natura”.
Per il pubblico più adulto, numerose attività dedicate di mindfulness, condotte dall’associazione Wake Up!

Cavallerizza Reale a Torino
Cavallerizza Reale a Torino – Ph. Federico Masini

L’installazione multisensoriale di Cubo Teatro con Gaia e l’operazione Bio Forest in tutta Italia

L’Earth Day è una grande occasione per creare operazioni culturali multisensoriali, come l’installazione immersiva curata da Girolamo Lucania (direttore artistico, regista e drammaturgo), una delle anime di Cubo Teatro, che vede esplodere la tematica della salvaguardia del pianeta e la denuncia del livello d’inquinamento dell’ambiente, attraverso una nuova chiave narrativa che unisce performance teatrale a visual art multimediale, con incursioni dall’universo audiovisivo che vedono una selezione di scene da Post Scriptum. Uno sguardo ottimista dalla fine del mondo, docu-serie in cui Barbascura veste i panni dell’ultimo uomo sulla Terra, per raccontare il presente a partire dal futuro. Un dialogo costante tra le forme d’arte più tradizionali e le tecnologie più avanzate, per mettere in atto nuove forme
di denuncia che sappiano creare nuova consapevolezza nel singolo individuo e soluzioni possibili.

L’Earth Day, inoltre, ha rappresentato un’occasione per Conad, che ha portato l’azienda alla piantagione di 11.000 alberi in 11 regioni italiane entro la primavera 2024, confermando l’impegno dell’insegna in progetti a tutela dell’ambiente e delle foreste.
Alle ore 15.30 la cantante Elisa insieme a Giuseppe Zuliani, Direttore Customer Marketing e Comunicazione di Conad, Rete Clima e AWorld daranno il via alla nuova grande operazione di forestazione, piantando un ippocastano all’interno dei Giardini Reali. L’iniziativa promuoverà nel corso dell’anno lo sviluppo di “Bio Forest” in Italia, foreste urbane e periurbane pensate per massimizzare l’impatto positivo sulla biodiversità.

Locandina dell'evento Earth day a Torino
Locandina dell’evento Earth day a Torino

Lo stile ibrido di ModaLisboa

Si è da poco conclusa la sessantesima edizione di Modalisboa, la fashion week che si svolge nella capitale portoghese e offre ogni stagione una proposta creativa avanguardistica della moda, con una particolare attenzione alla sostenibilità e alla tradizione artigianale di questo paese.

Il titolo di questa edizione – CORE – porta tutta l’essenza della cultura portoghese: dai ricami e i macramè di Béhen, alle sculture wearable di Valentim Quaresma, ai tagli contemporanei di Filipe Augusto, fino alle sperimentazioni upcycling ad alto impatto creativo, realizzate dai nuovi talenti con un’efficace maturità stilistica. Quello che è certo è che ancora una volta ModaLisboa ha convinto il pubblico degli addetti ai lavori, portando in passerella i suoi nomi più autorevoli, definiti da una maggiore consapevolezza commerciale, come Carlos Gil e Gonçalo Peixoto, insieme a quella creatività out of the box capace di portare innovazione nel panorama fashion internazionale, il più delle volte attraverso il linguaggio delle forme unisex che ha aperto già da qualche anno un nuovo capitolo della moda contemporanea.

Il palcoscenico multiculturale di Sangue Novo e la partnership con IED

Come ogni anno, ad aprire le sfilate sono stati i talenti di Sangue Novo: l’iniziativa, curata da Miguel Flor, che s’impegna concretamente e, attraverso linguaggi sempre più innovativi, a offrire spazio ai creativi di nuova generazione. Un palcoscenico internazionale di grande valore strategico che fornisce un contributo ad artisti e designer del futuro, attraverso importanti connection a livello mediatico, mantenendo alla base del proprio statuto totale libertà di espressione, necessaria alla realizzazione di una moda che sia in grado di rappresentare pensieri, avversioni e valori controcorrente di una generazione diversa e immune ai compromessi. Il suo impatto, a livello creativo, è un considerevole apporto di sperimentazioni a metà tra l’arte e la moda, fatte di infinite variabili di codici che possano dare voce a soggetti suburbani, digitali, post pandemici ma anche nostalgici, fortemente connessi con un antico passato e ricordi familiari.
Ines Barreto, vincitrice del Premio ModaLisboa X IED – Istituto Europeo di Design, si è meritata una borsa di studio che le darà l’opportunità di frequentare il Master in Fashion Design di Milano, del valore di 20.100 euro. A questo link, una scheda della designer portoghese.
Niuka Oliveira si è aggiudicata il Prémio ModaLisboa X Tintex Textiles Niuka, che prevede un contratto di tre settimane presso Tintex, per sviluppare una capsule collection, insieme a una borsa di studio di 1.500 euro. Un video della collezione della stilista nata a São Tomé è disponibile al seguente link.

I talenti di IED sulle passerelle di ModaLisboa

Uno degli aspetti più interessanti di ModaLisboa è la sua capacità di dare vita a nuovi stimoli, stagione dopo stagione, portando – all’interno dello spazio polivalente del Social Mitra – interessanti progetti in grado di ossigenare la moda europea con stimolanti visioni. Com’è avvenuto per i giovani designer selezionati da IED, per sfilare di fronte a un pubblico internazionale: Nicolò ArtibaniLorenzo AttanasioAlessandro BoniniGaia CeglieLuca De Prà e Maria Eleonora Pignata, che abbiamo avuto modo di conoscere nel corso di Fashion Graduate Italia.

Un’importante attività che ha reso con chiarezza il valore di una partnership e dello scambio culturale tra paesi che creano innovazione e promozione dei propri talenti, come Italia e Portogallo che in questo settore hanno molto da dire. Le proposte dei giovani designer del nostro Paese hanno portato in passerella una retrospettiva sull’individuo e la sua interiorità, offrendo uno sguardo personale sulla moda di oggi, filtrata dai cambiamenti e dai condizionamenti che la recente pandemia ha portato con sé.
Le collezioni dei talenti emergenti dello IED sono visibili nella sezione dedicata del sito ufficiale della fashion week.

Le collezioni di Valentim Quaresma, ARNDES e Béhen

MITHOLOGY è la collezione ispirata a riferimenti mitologici che Valentim Quaresma ha pensato in composizioni e texture post-apocalittiche, che utilizzano tecniche di manipolazione tessile manuale, con lana, poliestere, camoscio, pelle e colori come nero, marrone, grigio e oro. La visione futuristica presente nei gioielli dialoga con i codici di abbigliamento dell’epoca vittoriana.

Si intitola invece RANDOM 12 la collezione di ARNDES: uno studio depurativo ed evolutivo degli elementi caratteristici affrontati nel suo percorso. Si tratta di un impegno che articola l’estetica, la funzionalità, la qualità e l’impatto dei prodotti lungo il loro ciclo di vita, basato sulla sostenibilità ambientale, ecologica ma anche sociale.

Il dio delle piccole cose è il tema scelto da Béhen per rappresentare la sua idea di artigianalità nel mondo contemporaneo che abita. Il tempo che vola via e rende tutto effimero crea nella designer l’emergenza di fare il punto sull’importanza dei dettagli: i piedi nudi in riva al mare, i fiori di metallo, le tecniche ancestrali che si sperimentano attraverso il savoir faire e l’abilità nell’uso dei materiali innovativi come pelle di sughero e pelle d’uva. L’autunno/inverno 2023/2024 del marchio ritorna alle tecniche tradizionali, come il ricamo Madeira, il ricamo Viana do Castelo, la tessitura São Jorge, la Chita de Alcobaça, la stampa digitale su lino, la Latoaria, l’Arte Chocalheira, il taglio laser, le manipolazioni tessili e il ricamo Arraiolos su tessuti di vario genere come il lino, la lycra, il cotone, la lana, fino all’ottone, al metallo, alla finta pelliccia e allo sherpa.

Dal BIG BANG di Call Me Gorgeous ai volumi sciolti di Luís Carvalho

BIG BANG è la grande espansione. La creazione definitiva dell’universo di Call Me Gorgeous, di un tempo e uno spazio in cui la teoria dell’evoluzione si realizza finalmente nella differenza: dove ognuno può crescere fino a diventare una costellazione. Con una collezione che si avventura in una sfilata di storie e personalità: in ognuna, un nuovo big bang.

Il brand omonimo della designer Ana Duarte porta in passerella le arti marziali e il valore della parola hajime che significa “inizio” (初). La creativa, che pratica il judo dall’età di quattro anni, sviluppa il concetto nella sua visione più urbana portando questa disciplina direttamente nelle strade della città. Tra look unisex e silhouette ampie con cuciture a vista, la collezione richiama il colore manifesto di Duarte, il menta, e i judoka in combattimento. I materiali vanno dal cotone organico, al poliestere riciclato, alla lana e al neoprene, fino ai tessuti tecnici Bemberg™ e ReLiveTex®: fibre tracciate da tessuti di recupero dedicati a una collezione no season.

La collezione Filipe Augusto FW23 porta avanti il concept della stagione SS23, sviluppata in una prospettiva contemporanea di alcuni elementi dell’abbigliamento tradizionale portoghese, con dettagli che si concentrano sull’abbottonatura tramite nodi. I materiali provengono dal riutilizzo di avanzi di collezioni passate e da deadstock, nei tagli a tratti asimmetrici che vengono accentuati dall’utilizzo dei colori vividi come lo zafferano, la terra, la sabbia e i pastelli come il rosa e il celeste.

Il Dna della visione di Luís Carvalho ricorre nelle linee rette e nei volumi oversize, amplificati dalla creazione di diversi strati, su tessuti che danno una sensazione di fluidità a contatto con la pelle.

Le esclusive limited edition di Zacapa 23 celebrano la primavera

Zacapa 23, il pregiato rum guatemalteco che nasce dall’incontro di rum giovani e invecchiati fino a 23 anni, festeggia la primavera e i giorni di Pasqua con due esclusive limited edition, dedicate a tutti gli appassionati dell’alta pasticceria e del più piacevole dei rituali: la sobremesa, quel momento di relax post pasto in cui indugiare a tavola in conversazioni rilassate e intime, che raggiunge il suo momento più alto nella condivisione di sapori speciali.

Baci stellati per il distillato nato “sopra le nuvole”

Gli iconici Baci di Cracco creano un’inedita e variopinta Zacapa Limited Edition che sa di primavera, nelle sue tre varianti in cui la mandorla, il cioccolato e i frutti di bosco si fondono alle note di caramello, vaniglia e cacao, tipiche del prestigioso rum prodotto a 2300 mt sopra il livello del mare. Un’edizione da regalare e gustare in compagnia, naturalmente con un sorso di Zacapa 23, per sprigionare i suoi sentori di noce moscata, cuoio, tabacco e note di caffè perfettamente bilanciate dal finale speziato. Si può trovare online al prezzo di 70€ allo shop dello Chef Carlo Cracco.

La luxury experience con il brand londinese Brik Chocolate

Zacapa Brik Chocolate
Brik Chocolate per Zacapa

Una seconda limited, questa volta acquistabile su Rinascente.it, è composta da una selezionatissima proposta dolciaria realizzata con il luxury brand londinese Brik Chocolate.
Le proposte sono varie, si va da uno scenografico centrotavola di cioccolato destinato a fare breccia tra i vostri invitati, a cene o eventi speciali, a delle box di praline da gustare nei momenti di evasione per esaltare gli aromi di Zacapa 23. Ogni cioccolatino sprigiona le note di sapore ispirate al processo di distillazione e invecchiamento del rum, ed è modellato con la forma delle montagne guatemalteche da cui ha origine Zacapa 23.
Le confezioni contengono dodici cioccolatini da tre differenti gusti: chicchi di caffè tostati, vaniglia e macadamia, prugna e mandorla. Un’opera di alta artigianalità gastronomica realizzata con ingredienti naturali e senza conservanti, per intensificare l’esperienza di gusto di questo distillato che ama raccontarsi in maniera sempre diversa.

Zacapa 23 limited edition
Brik Chocolate per Zacapa

Nell’immagine in apertura, i Baci di Cracco per Zacapa

Avant Toi celebra il colore con la mostra ‘Rainbow’ al Mudec

Avant Toi, il brand di luxury cashmere con un approccio unico all’uso del colore, che ha reso le sue collezioni famose in tutto il mondo, è partner tecnico della mostra Rainbow. Colori e meraviglie fra miti, arti e scienza, in scena al Mudec – Museo delle Culture di Milano, dal 17 febbraio al 2 luglio 2023.
È dall’arte che ha origine l’opera del suo Direttore Artistico e Co-Founder Mirko Ghignone, che trasforma ogni capo, fatto di filati pregiati, in una tela d’artista, passando per la tecnica dell’action painting che conferisce a ogni esemplare l’energia e il fascino di una composizione irripetibile.

Questa coerenza estetica, che si rivela vincente sul percorso di un’azienda in grado di raccontarsi con uno storytelling che riflette la sua forte identità, si colloca in perfetta sintonia con il concept della mostra Rainbow, che come da titolo esplora e racconta “colori e meraviglie”, temi chiave del mondo di Avant Toi. Una realtà definita da un reale senso di appartenenza alla tradizione artigianale del Made In Italy, tramandata attraverso il linguaggio innovativo dell’universo cromatico che apre la strada a sperimentazioni unexpected, per atterrare su sfumature che evocano l’aurora boreale e le pigmentazioni del bosco, unito a un sapiente sviluppo delle forme contemporanee, che valorizzano il corpo e ogni suo movimento.

Il brand avvia col museo una serie di iniziative culturali, tra workshop e la ristampa di uno storico catalogo

La collaborazione del brand darà vita a una programmazione di live workshop aperti al pubblico, con laboratori di action painting curati da Mirko Ghignone che per l’occasione porterà una sua opera inedita come tributo alla mostra.

La partnership di Avant Toi ha reso possibile la ristampa di The Rainbow Book, il catalogo della storica mostra The Rainbow Show, allestita nel 1975 al De Young Museum di San Francisco e in vari luoghi della città.

Avant Toi collezione 2023
Un look Avant Toi Fall/Winter 2023-24 (ph. courtesy of Avant Toi)

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Mirko Ghiglione, Direttore Artistico e Co-Founder di Avant Toi (ph. courtesy of Avant Toi)

Quel rivetto che cambiò la storia del denim. Lunga vita al re Levi’s 501

Quando parliamo di jeans, la prima immagine che salta alla nostra mente è “il jeans con l’etichetta rossa”: il Levi’s 501®, padre di tutti i denim che a lui – che oggi compie 150 anni – si sono ispirati negli anni a venire per ambire al suo status symbol conquistato in anni di militanza nelle subculture, nei movimenti giovanili e nella street culture. Il jeans più famoso al mondo scoperchia i suoi archivi e riedita i suoi modelli più iconici per celebrare un secolo e mezzo di storia, di sogno americano e della community più grande al mondo.
E se Yves Saint Laurent ammise un giorno di voler essere stato lui l’inventore dei blue jeans, definendoli “la cosa più spettacolare, più pratica, più comoda e disinvolta” e ancora “un mix di espressione, modestia, sex appeal, semplicità – tutto ciò che desidero per i miei vestiti” – è, invece, di un sarto del Nevada e Levi Strauss l’invenzione di questo pantalone dotato di tasche rinforzate e rivetti in rame.

Levi's 501 storia
Un’adv d’archivio dei Levi’s 501® (ph. courtesy of Levi’s)

Un’intuizione che, con molte probabilità, non immaginavano che avrebbe dato vita all’indumento con la storia più lunga al mondo, in grado di sopravvivere e adattarsi ad epoche caratterizzate da valori ed esigenze diverse, e men che meno avrebbero mai pensato che quel capo avrebbe rappresentato un simbolo di ribellione e libertà di pensiero. L’indumento più contemporaneo del guardaroba di tutti i tempi, senza che gli sia stato mai richiesto di cambiare, al contrario sempre scelto e apprezzato per la sua essenza più autentica.

Dal successo dei rivetti a quello dei passanti

La caratteristica impuntura a doppio arco sulle tasche posteriori, creata nel 1873 – anno in cui ha inizio la lunga storia della Levi Strauss & Co. – viene registrata soltanto nel 1942.
È il momento di personalizzare e rendere ancora più riconoscibile questo indumento reso famoso dai suoi dettagli divenuti dei veri e propri marchi di fabbrica.
Dal patch in cuoio che fa la sua comparsa nel 1886, con i suoi two horses che cercano di strappare, tirandoli in direzioni opposte, un paio di jeans, interpretando perfettamente il concetto di resistenza, all’inconfondibile etichetta rossa, protetta da copyright dal 1936.

Levi's 501 patch
L’inconfondibile patch dei denim pants Levi’s (ph. courtesy of Levi’s)

Sono questi tratti distintivi, infatti, a far tornare l’asticella delle vendite dei Levi’s 501 al suo antico successo nel ‘25, in seguito a un tracollo dei profitti avvenuto nel ‘18. L’idea, di Milton Grunbaum – responsabile di produzione – e dei fratelli Stern – nipoti di Levi Strauss, è molto semplice, quanto di più vicino all’epoca contemporanea: chiedere direttamente al consumatore i miglioramenti da apportare a un prodotto già molto amato.

Sono gli anni ‘30 e lo stile cowboy, per chi vive in città, è già un trend. Tanto che Vogue dedica un editoriale alle vacanze nei dude ranch, eleggendo il Levi’s 501® dress code di un luogo affascinante e ruvido quanto basta per diventare il set di un filone hollywoodiano, i cui protagonisti, da John Wayne a Clint Eastwood, incarnavano la quintessenza del look 501®.

Dai sex symbol agli spot di culto

holland pop festival
Un poster realizzato per l’Holland Pop Festival, nel 1970 (ph. courtesy of Levi’s)

Da divisa ufficiale dei cowboy della West Coast, a capo essenziale durante la guerra, al punto da essere realizzati per coloro che erano impegnati nel lavoro di difesa, fino a vero e proprio oggetto del desiderio per greaser, mod, rocker e hippy tra gli anni ‘50 e ‘80. Il jeans Levi’s è già un’icona che viaggia a bordo di una macchina del tempo, trasformandosi in testimone di correnti artistiche, di stili e controculture che hanno segnato i capitoli della storia di intere generazioni, le stesse che l’hanno eletto simbolo di libertà, mentre cambiavano il mondo.

È la musica, con i suoi protagonisti, che scandisce il tempo della sua storia, così intensa e lastricata di momenti solenni, dei quali è stato interprete e significante col suo stile autentico e mai uguale a se stesso. Sono gli anni di Woodstock e dell’esplosione delle case discografiche, con le rock band, il jazz, la musica soul, rhythm and blues, la ska e i grandi maestri del country come Bob Dylan; ma anche delle proteste dei movimenti per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam.

Levi's 501 anni 80
Giovani in jeans sul muro di Berlino (ph. courtesy of Levi’s)

Nel 1961 Marilyn Monroe li rese ipersensuali quando li indossò sul set de Gli spostati, sotto la direzione di John Huston.
Dagli anni ‘70 ai giorni nostri i jeans 501® entrano di diritto nei guardaroba di ogni individuo a livello globale e varcano le passerelle del ready-to-wear di ogni fashion week, assumendo via via caratterizzazioni sempre inedite, con la naturalezza di un premio Oscar, destinato a stare sotto i riflettori per vivere infinite vite e interpretare drammi ed euforie di un’epoca, con il twist di un’autenticità impossibile da sradicare.

Un mito inossidabile, fra testimonial d’eccezione e pubblicità rimaste nell’immaginario collettivo

Simbolo di libertà, agente provocatore, veicolo di sensualità, tutto riassunto in un unico oggetto del desiderio: il jeans Levi’s 501®, che è riuscito a portare i suoi valori – compreso quello della libertà di essere se stessi, chiave inconfutabile del suo successo – dentro a spot diventati dei veri cult, come Laundrette del 1985 che ha scatenato una tempesta ormonale a livello globale, facendo emergere i protagonisti in un mix di desiderio irraggiungibile e modello di perfezione maschile. Tra questi il cantante Nick Kamen e un Brad Pitt alle prime armi, che già sapeva il fatto suo. E poi Camera del 1991 e Boombastic del 1995, sono solo alcuni degli spot che si sono trasformati in veri tormentoni in quei ruggenti anni ‘90.

Lo spot Laundrette, del 1985

Levis’ celebra i 150 anni del suo jeans simbolo con tre corti d’autore

Oggi sono le storie dei fans del 501® le protagoniste della nuova campagna – composta da tre corti, celebrativa dello storico denim – con un titolo solenne e rappresentativo: The Greatest Story Ever Worn, che dà il via a un anno di festeggiamenti. I primi spot – diretti da Martin de Thurah e Melina Matsoukas – attraverso un mix di storie originali e altre ispirate a fatti realmente accaduti, mettono in evidenza le tappe storiche del jeans 501® al fine di ispirare le nuove generazioni a scrivere nuovi entusiasmanti capitoli.

Levi's Precious Cargo
Frame del video Precious Cargo (ph. courtesy of Levi’s)

Il primo corto, diretto da Matsoukas, si intitola Precious Cargo e racconta l’arrivo dei 501® negli anni ’70 a Kingston, in Giamaica, dove ognuno li interpretava e personalizzava, rendendoli unici.
Nel secondo corto, Fair Exchange, ambientato in un freddo inverno georgiano, con la regia di de Thurah e la direzione della fotografia dell’acclamato Kasper Tuxen, il 501® diventa un oggetto del desiderio. La storia ruota intorno a una mucca di famiglia che il figlio dei proprietari usa come moneta di scambio per acquistare un paio di jeans 501®, generando grandissimo sgomento tra i familiari.

Il terzo film, Legends Never Die, diretto sempre da de Thurah, è una riflessione sull’amore e sull’amicizia, che racconta la realizzazione dell’ultimo desiderio di un fan: quello d’indossare il 501® al proprio funerale, chiedendo agli amici di fare altrettanto quando parteciperanno alla cerimonia.

Nell’immagine in apertura, un frame del corto di Levi’s Precious Cargo, diretto da Melina Matsoukas (ph. courtesy of Levi’s)

L’anima rock di Marsem: eleganza sartoriale out of the box

In che direzione e con quali modalità si sta muovendo il concetto di evoluzione del classico? Qual è il nuovo linguaggio con cui l’alta sartoria, fatta di dettagli artigianali e tessuti accuratamente selezionati, riesce a interpretare valori e contraddizioni di una società dinamica e iper-comunicativa come quella contemporanea? Risponde a queste domande, e a molte altre, Antonio Semeraro – Direttore Creativo e fondatore di Marsēm insieme a Mario Monaco, che da Monopoli, a pochi chilometri da Bari, ha rieditato dettagli e proporzioni del classico maschile.
È da questi luoghi così cari alla tradizione sartoriale pugliese che l’evoluzione stilistica passa attraverso un’emozione: quella d’indossare un capo, rendendolo unico con la propria personalità. Un progetto nato con l’intento di realizzare capi autentici e definiti da una forte identità, in cui i codici distintivi dell’eleganza maschile potessero orbitare armoniosamente in una visione di rottura e al di sopra delle convenzioni. Un po’ come le due personalità dei soci fondatori, che dalla fusione dei loro nomi e cognomi hanno battezzato il brand che, in poco tempo, ha già riscosso il consenso del mercato – confermato da una presenza del marchio in 200 negozi e tre showroom in Italia – e si appresta, dopo sei anni dalla sua prima collezione, a debuttare con una FW 23-24 dedicata alla donna, all’interno del WHITE Show di febbraio, nei giorni della Milano Fashion Week.

“Con Marsēm ho sentito l’esigenza di realizzare la mia personale idea di moda, elaborando scelte stilistiche libere e indipendenti”

Come nasce Marsēm, quali sono le sue origini?

Ho sentito l’esigenza di realizzare la mia personale idea di moda, elaborando delle scelte stilistiche libere e indipendenti da quelli delle altre aziende in cui ho operato precedentemente. E quando abbiamo deciso di rendere concrete le nostre ambizioni, abbiamo realizzato fin dall’inizio che avremmo fatto rumore, soprattutto per il coraggio con cui abbiamo portato avanti il nostro progetto, con la consapevolezza di voler cambiare qualcosa, di utilizzare un linguaggio nuovo. Un approccio che per noi non significa tradire i valori del saper fare di questa terra ma, al contrario, metterli in risalto attraverso un sapore diverso, come farebbe uno chef con un piatto innovativo.

Una personalità poliedrica quella di Antonio Semeraro, che si apre a differenti universi creativi, quasi come un’esigenza espressiva, attraverso diverse forme e linguaggi. Uno di questi è il mondo dell’arredamento, rivolto in particolare alle attività commerciali che richiedono un approccio inedito e una visione estetica indipendente e di alto spessore creativo, da cui emerge tutta la sua personalità incline a comunicare attraverso il linguaggio materico, con elementi presi in prestito dalla cultura post-industriale.

“Vogliamo rompere convenzioni ed etichette, con l’intento di fondere stili e codici in una visione più ampia, in grado di rappresentare infinite personalità”

Qual è l’esigenza che si nasconde dietro allo stile unico del brand? da dove scaturisce la sua energia?

Il fattore “scatenante” che ci distingue dagli altri ha origine da un’emergenza: quella di rompere le convenzioni e le etichette, con l’intento di fondere stili e codici – come può essere il classico, lo streetwear, il punk – in una visione più ampia, che possa essere in grado di rappresentare infinite personalità. Questo succede perché ho sempre rifiutato le categorie e le divisioni in compartimenti stagni: noi possiamo essere qualsiasi cosa quando lo desideriamo. Sarà la mia passione per la musica rock, che mi ha spinto a voler dimostrare come lo stesso abito sartoriale possa assorbire le influenze culturali, generazionali, musicali e cinematografiche, tanto da avere un effetto e un gusto diverso a seconda di chi lo indossa. Io e Mario ne siamo la prova lampante.
Un altro elemento da non sottovalutare, nel mio percorso creativo, è la figura della donna come fonte d’ispirazione anche nella realizzazione delle collezioni maschili. Ci sono colori e dettagli della moda femminile che spesso diventano l’impulso e la guida su cui sviluppo la collezione maschile, che gli fa raggiungere quel twist che la rende così unica.

“I musicisti che meglio saprebbero rappresentare Marsēm sono i Måneskin, Jovanotti e Skin, ma guardiamo anche ad attori come Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart”

Parlando di musica, quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato? E quali i rappresentanti attuali della musica da cui vi sentireste rappresentati al meglio?

Sicuramente il genere rock, nello specifico i Nirvana che ascolto fin da piccolissimo, ma anche i Rolling Stones e David Bowie. Sono queste le icone musicali che in maniera sempre maggiore influenzano la moda di oggi e che, in tutta onestà, sono alla base della nostra visione fin dalle origini, quando abbiamo deciso di uscire con una collezione tutta blu, per dimostrare come un colore così classico potesse essere lo specchio di personalità out of the box, portando le generazioni più giovani a indossare l’abito, “il nostro abito sartoriale”. Fu allora che una testata giornalistica molto importante ci definì «The Gentleman Rock».
I rappresentanti musicali che meglio saprebbero rappresentare il mondo Marsēm sono sicuramente i Måneskin; Jovanotti per la sua personalità camaleontica; con Skin mi piacerebbe giocare a combinare capi destinati sia all’uomo che alla donna; ma guardiamo anche al cinema, sarei entusiasta di vestire il talento di Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart, che esteticamente mi ricorda mio padre e in diverse pellicole ha saputo tirar fuori una personalità dandy e molto strong.

Marsem collezione
Ph. Piero Migailo

Un incontro che ha dato origine a una profonda amicizia e una partnership solida, quello tra te e Mario Monaco. Anche questo è un ingrediente del vostro successo.

Anche se potremmo sembrare due personaggi molto differenti, abbiamo delle caratteristiche fondamentali che ci accomunano, come in tutti i rapporti legati da una profonda amicizia. Alla base del nostro c’è una fiducia che ci rende complici in ogni campo d’azione e che contribuisce a creare l’equilibrio perfetto tra sostegno reciproco e libertà d’azione, dandoci la spinta reciproca ad andare sempre un po’ più oltre il limite.

“La collezione FW 23-24 punta a mettere in risalto tutta la forza e la personalità della donna, in tutte le fasi della sua giornata”

Come sarà la donna di Marsēm che presenterete alla Milano Fashion Week?

La collezione donna dedicata alla stagione fall-winter 23-24 si esprime nella rappresentazione degli estremi, che passa dai volumi per approdare a un’attitude libera e audace. Fit iperslim si alternano a quelli oversize, offrendo un affresco della donna contemporanea sicura di sé, del proprio corpo e della propria capacità di contaminare l’eleganza, a volte sfacciata, con elementi rubati all’universo dello street style.

Una collezione raccontata attraverso l’iconico mood ispirato a Saturday Night Fever, da mixare e personalizzare con la versatilità che contraddistingue il brand, mettendo in risalto l’unicità che definisce ogni individuo, in un mix materico di tessuti, lane pregiate come quelle di Marzotto e variazioni cromatiche: capisaldi di un percorso creativo che punta a mettere in risalto tutta la forza e la personalità della donna, in tutte le fasi della sua giornata. Complice l’approfondita competenza sartoriale e l’attenta selezione di accessori e tessuti di pregio: aspetti che stanno alla base del Dna di Marsēm.

Marsem brand
Ph. Piero Migailo

Nell’immagine in apertura, Mario Monaco e Antonio Semeraro, fondatori di Marsēm (ph. Piero Migailo, courtesy of Marsēm)

Atmosfere ‘louche’ anni 70 e 80 allo show di Martine Rose a Pitti Uomo

A Pitti Immagine Uomo 103 la sfilata di Martine Rose è stato uno di quegli eventi carichi di aspettative, che hanno contribuito ad attrarre alla kermesse fiorentina un importante numero di addetti ai lavori, dall’Italia e dall’estero, per una delle possibili candidate alla direzione creativa dell’uomo di Louis Vuitton. La Loggia del Porcellino è stata il palcoscenico del primo show della designer al di fuori di Londra, per il quale ha pensato – con la complicità di un allestimento di specchi ad effetto – all’ambiente louche dei locali notturni degli anni ‘80 e ‘90, in cui risuonava la musica italo-house che ha conquistato la scena londinese e ha scandito il tempo della dancefloor fiorentina.
Il cast del défilé è il risultato di un mix di eroi locali, intercettati tra le strade di una Firenze in piena attività, tra i suoi abitanti intenti a compiere quei gesti comuni che fanno parte delle loro abitudini. Un approccio inclusivo in pieno stile Martine Rose, che non ha tradito l’aspetto che più di ogni altra cosa stakeholder e nuove generazioni hanno apprezzato della sua intenzione, fin dal suo debutto sulla scena londinese: l’osservazione onesta e imparziale della gente che tutti i giorni popola le strade e i locali della città. C’erano un orafo, calciatori della squadra fiorentina, protagonisti presi in prestito dallo scenario quotidiano del mercato rionale e amici del marchio dalla capitale inglese.

Silhouette deformate e un mix d’influenze alla maniera di Martine Rose

Martine Rose F/W 2023-24

L’atmosfera della dancefloor è l’ambientazione in cui prende vita lo studio che la designer ha dedicato a questa collezione, in cui i volumi degli abiti delle bambole vengono riprodotti in proporzioni umane, nelle loro forme non canoniche, con scollature e tagli rigidi. Silhouette deformate sono riportate nell’abbigliamento sportivo mixato con le giacche sartoriali, nello shearling versatile e nella maglieria.
Elemento aggregatore di una collezione credibile e ben bilanciata nell’intenzione di Martine Rose è l’elemento western americano, rievocato nelle giacche con frange tagliate al laser dalle maniche esagerate, frange volute anche sulle camicie in tulle a pois e seta lucente, pantaloni in denim a vita bassa e a gamba larga, maglieria in lana cotta e maglie in kid-mohair merino spazzolato.
Un punto di vista soggettivo riguarda la sartoria maschile proposta dalla stilista, la cui premessa lanciata dalla selezione musicale approda in silhouette ispirate alla New Wave: affilate, scarne e fluide, le giacche squadrate sono prive di decorazioni, con i revers rivoltati per un effetto minimal.

Gli accessori ready-made, la collab con Nike

Martine Rose F/W 2023-24

Le scarpe stravolgono gli archetipi del guardaroba maschile classico, impregnando gli stivali e le tradzionali ciabatte da gentiluomo con punte a forma di muso o di bulbo, e amplificando la costruzione squadrata dei mocassini ornati di catene.
Rivelando il prossimo capitolo della collaborazione di lunga data tra Nike e Martine Rose, in collezione debutta un nuovo modello blu e nero della Shox MR4, che presenta una stampa ispirata alle scarpe da ginnastica degli anni ’90. E ancora, la borsa Folded Boot Bag, ispirata a quelle con cui i calciatori portano gli scarpini, si trasforma e accoglie i codici di una pochette da sera per signore, mentre la Fuck-Up Bag – che completa i look da sera – è un sacchetto da shopping che porta, con il passo accelerato che fa lo slalom tra le strade di una città affollata, le scuse da parte di un ragazzo o una ragazza che sa di aver commesso un errore.

Martine Rose F/W 2023-24

Martine Rose Pitti Uomo
Il finale dello show

Nell’immagine in apertura, un look della collezione Martine Rose Fall/Winter 2023-24

Pitti Uomo 103: la moda sociale di Martine Rose e il debutto in passerella di Jan-Jan Van Essche

Pitti Immagine Uomo giunge alla sua edizione numero 103 e sceglie due designer dalle personalità indipendenti e tendenzialmente opposte, per dare vita a due passerelle che fanno da trait d’union tra il brand mix della fiera, legato alla tradizione artigianale, e quel lavoro di ricerca e sperimentazione estetica e concettuale che mira all’evoluzione del menswear contemporaneo. Due archetipi della moda che utilizzano percorsi e linguaggi differenti, con la stessa ambizione, quella di reincarnarsi in un nuovo concetto evoluto di stile, che raggiunge forme e soluzioni possibili tra i padiglioni della storica Fortezza da Basso.

Jan-Jan Van Essche fashion
Jan-Jan Van Essche (ph. by Wannes Cré/courtesy of Pitti Immagine)

Martine Rose, la designer anglo giamaicana – che ha riscosso il consenso del pubblico e degli stakeholder del settore grazie alla sua cifra underground ispirata al proprio heritage culturale – presenterà in anteprima la collezione Autunno-Inverno 2023/2024 della sua label, con un evento speciale a Firenze, nella Loggia del Porcellino.

La versione di Martine Rose: uno sguardo lucido sul contesto multiculturale urbano

Possiamo dire che la sua buona stella fu Demna Gvasalia, quando, da poco alla direzione creativa di Balenciaga, la scelse nel 2015 per lavorare insieme a lui alla sua prima collezione menswear del brand, che fu la SS 2017. Lei che ha esposto i loghi in primo piano come simbolo esasperato di una società consumistica e priva di originalità. Lei che, di contro, dà voce alla personalità della gente che popola la strada e definisce la direzione della sua cifra stilistica unica e riconoscibile, stravolgendo prima e ricostruendo successivamente attraverso forme, volumi e mix di materiali che affondano le loro radici all’interno di strati culturali diametralmente opposti, aprendo la strada a un’estetica inedita e rivoluzionaria.

Questa è la sua essenza e allo stesso tempo la sua forza, che le ha permesso di costruire il successo del suo marchio e ottenere la fiducia di brand e designer che a lei si sono affidati per la sua visione sempre autentica, coerente e originale. Da Nike a Napapijri – collaborazione iniziata lo stesso anno della celebre sfilata del suo marchio dentro il mercato di Tottenham, fino alla recente con Tommy Hilfiger, solo per citarne alcune. Il contesto subculturale è alla base dell’urgenza comunicativa della stilista che, attraverso le sue collezioni, induce il pubblico a riflettere su contenuti di carattere sociale e culturale, offrendo la sua interpretazione della moda che rappresenta sempre di più un importante contributo per l’evoluzione del costume e assume, ogni stagione, i tratti di un saggio dal carattere antropologico.

Martine Rose SS 2023
Martine Rose S/S 2023 (ph. courtesy of Pitti Immagine)

Prima sfilata per Jan-Jan Van Essche

Altro ospite d’eccezione di Pitti Immagine Uomo – sfilerà nel complesso di Santa Maria Novella – è il designer nato ad Anversa, laureatosi nel 2003 alla Royal Academy of Fine Arts della città belga, sostenitore di uno stile no-gender e iper-comfort, che porta la sua idea di moda a una condizione di estrema libertà, sia intellettuale che meramente estetica.
Dalla ricerca dei materiali all’uso di tecniche artigianali rubate alla tradizione antica, la sua visione, come una missione, lo conduce a coltivare un’attenzione per i suoi capi che si trova ad un punto d’incontro tra pregio e purezza.

Jan-Jan Van Essche collection
Jan-Jan Van Essche F/W 2022-23 (ph. courtesy of Pitti Immagine)

La sua COLLECTION#1 del 2010, Yukkuri (in giapponese “take it easy” o “step by step”), è il preludio di una poetica, la sua, che ancora oggi lascia alle forme libertà d’interpretazione, affidando al corpo e alla personalità dell’individuo il lusso e la libertà di modellare l’abito, caricandolo di un significato ancora più profondo, mai predefinito.
“Jan-Jan Van Essche è una figura appartata e tuttavia emblematica della moda maschile contemporanea, tanto che probabilmente lui sarebbe il primo a ritenere superflua qualsiasi affermazione sulla distinzione di genere, vuoi per ribadirla o vuoi per decretarne il superamento”, dichiara Lapo Cianchi, Direttore Comunicazione & Eventi Speciali di Pitti Immagine.“L’interesse è piuttosto nel generare ogni volta una versione diversa del medesimo modello di eleganza e naturalezza e nel trasmettere un’idea di libertà”.

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Jan-Jan Van Essche (ph. by Wannes Cré/courtesy of Pitti Immagine)

Capodanno da Coraje: il ristorante partenopeo-argentino nel cuore di Brera

Milano, si sa, è la città che meglio incarna il concetto di contaminazione di culture, sapori e costumi. In questo contesto mitteleuropeo, in cui ogni realtà trova il suo spazio e nella migliore versione possibile, è Brera che apre le sue porte a un luogo dai sapori inediti e soprattutto autentici. Siamo da Coraje, il ristorante di Agostina Gandolfo, dal concept design e dall’anima partenopea-argentina, in cui i sapori tradizionali della cucina mediterranea si fondono con ingredienti inaspettati e i piatti più sfiziosi di quella sudamericana. A partire dall’aperitivo con i signature cocktail caraibici, firmati e preparati dalle sapienti mani di David Lagos, a base di frutta fresca esotica, come maracuja e pompelmo rosa, spremuta al momento: un viaggio oltreoceano nel caratteristico quartiere degli artisti della città meneghina, reso possibile attraverso una rigorosa selezione di materie prime fatta da Agostina e il suo staff.

ristorante Coraje
L’interno del ristorante Coraje, nel cuore di Milano

Design contemporaneo e un menù aggiornato per un viaggio tra i sapori della tradizione

Dal bancone rosa ai dettagli oro, ai velluti ottanio dei divani, fino alle lampade dal design contemporaneo, la cui luce si fonde armoniosamente con l’ambiente del piano terra e del piano superiore. Coraje ci ospita sotto forma di un accogliente salotto dove trascorrere il proprio tempo dalla colazione alla cena, in cui ogni portata diventa una sorpresa, grazie al menù studiato dallo chef peruviano Ernesto Espinoza.

Ernesto Espinoza chef
Ernesto Espinoza

Coraje Milano
Gli ambienti raffinati del locale

Il menù di Natale: un percorso immersivo tra argentina, Perù e Mar Mediterraneo

Un percorso equilibrato in cui aromi speziati si sposano con i sapori freschi del Mar Mediterraneo, ma con il twist dell’influenza nikkei tipica dell’alta cucina contemporanea peruviana. Si inizia con tris di tartare e paccheri di Gragnano con vongole, cannolicchi e bottarga di muggine; nel filetto di ombrina con bisque di mare all’aji amarillo e manioca si avverte tutta la sua conoscenza del pesce “povero”, in quanto cresciuto in una famiglia di pescatori, che lo porta a creare piatti destinati ad esaltare il suo sapore autentico: un passato che diventa ispirazione e quasi una filosofia, nella scelta dell’utilizzo di tutte le parti del pesce per la realizzazione del brodo e delle salse, parti fondamentali che compongono l’unicità del piatto.

Ogni portata è accompagnata dalle migliori etichette di vini selezionate da Vincenzo Leone, sommelier e direttore di sala, per esaltare sapori ed equilibri, per far vivere al meglio un’esperienza di gusto da vivere tutti i giorni dell’anno, ma in modo particolare in questi di festa.

Coraje menù
Paccheri di Gragnano con vongole, cannolicchi e bottarga di muggine

A seguire il menù di Capodanno, con il panettone artigianale farcito di Coraje che non conosce termini di paragone

Tapas di mare

Sashimi di tonno rosso, tempura di calamaro e “leche de tigre” al peperoncino giallo sudamericano

Tortelli farciti di gambero rosso di Mazara con la sua bisque e tartare in emulsione di zafferano e dragoncello

Ricciola mediterranea servita su purea rustica di patate con cuore di palma e radicchio

Dopo mezzanotte

Cotechino tradizionale con lenticchie

Selva sudamericana

Granadilla, papaya, ananas, maracuja

Panettone Coraje accompagnato da varietà di salse al mascarpone, crema pasticcera e cioccolato

Coraje ristorante Ernesto Espinoza
Pa

Coraje natale
Decorazioni natalizie da Coraje

Nell’immagine in apertura, gli interni del ristorante di via Marco Formentini

“Spirits” natalizi da regalare e collezionare

Dal gin premium in bottiglia numerata alla vodka in edizione limitata, passando per lo champagne che rispetta l’ambiente, ma con un certo stile. Le bottiglie dedicate a questi giorni di festa sono create per sorprendere. Design rinnovati dai dettagli iridescenti, set completi per aspiranti barman, dentro raffinati cofanetti, diventano gli attrezzi del mestiere per chi vuole sperimentare un’inedita ricetta tra le mura della propria casa e condividere l’aroma di un distillato pregiato o un cocktail con il partner o gli amici.
Ogni brand racconta i suoi valori attraverso nuovi packaging che sono il risultato di veri e propri progetti creativi, dall’estetica innovativa e in linea con le esigenze dell’ambiente, portando sotto l’albero e nelle case tutto il proprio heritage, insieme a una visione aggiornata e consapevole, che incontra il gusto delle nuove generazioni di appassionati e collezionisti.

Monkey 47 Distiller’s Cut 2022, un’edizione limitata con un ingrediente insolito

Monkey 47 gin
La Limited Edition Monkey 47 Distiller’s Cut 2022

Esce soltanto una volta l’anno la Limited Edition Monkey 47 Distiller’s Cut 2022, prodotta per sole 4000 bottiglie in tutto il mondo, e composta con 48 botaniche. Volete sapere qual è la 48a selezionata per rendere questa versione 2022 del gin della Foresta Nera così unico? Il Galium Odoratum, la stellina odorosa che seduce con i suoi boccioli bianchi e il verde vivace delle foglie. Essiccata per diverse settimane, rilascia note di vaniglia, profumo di fieno appena tagliato, sentori dolci dati dalla cumarina, che vengono sapientemente dosati per creare un perfetto bilanciamento.

Wildlife Warrior Edition: le due imperdibili edizioni firmate Elephant Gin

Elephant Gin
La Wildlife Warrior Edition di Elephant Gin

Elephant Gin, creato da Tessa e Robin Gerlach, impegnato da sempre nella tutela della fauna selvatica africana, celebra le festività con due Wildlife Warrior Edition da regalare e un’attivazione in alcuni tra i migliori locali d’Italia per raccogliere fondi destinati alla Elephant Gin Foundation, la neonata piattaforma indipendente, con sede a Londra e senza scopo di lucro, nata dal desiderio di agire concretamente per la salvaguardia degli elefanti e del loro habitat naturale. Un ambizioso progetto creato dal marchio la scorsa estate, a garanzia di un impegno sostenibile e di lunga durata per la protezione della fauna selvatica africana. Il 15% del ricavato dei due limited pack con bottiglie numerate e impreziosite dalle illustrazioni di Martin Aveling e Mark Adlington, verrà donato alla Elephant Gin Foundation.

Belvedere Vodka Altitude Edition, la limited edition perfetta per l’après-ski

Belvedere Vodka limited
Belvedere Vodka Altitude Edition

Limited Edition in pink per Vodka Belvedere, che ha inaugurato la stagione sciistica con un nickname a tema nei colori della golden hour tipici dell’après ski: Belvedere Vodka Altitude Edition. Nella nuova bottiglia le cime innevate prendono il posto del Palazzo Reale di Varsavia, simbolo del marchio polacco, mentre i rami del suo emblematico albero si ricoprono di neve. Per l’occasione sono stati creati dei signature cocktail a base di Belvedere Vodka Altitude Edition, come l’Altitude Spiced Punch con succo di mela, menta piperita e americano Cocchi; l’Alpine Coffee corretto con sentore di miele; il Mountain Apple con succo di mela e lo Snow Kir, con sciroppo di cannella e crema di fico.

Dom Ruinart 2010, un’eccellenza 100% sostenibile

Dom Ruinart
Lo champagne Dom Ruinart 2010

Dopo il successo della Second Skin, la Maison Ruinart realizza, per il millesimato Dom Ruinart 2010, un’altra confezione ad alto impatto estetico e 100% sostenibile. Un chalk wrap pensato per il blanc de blancs per eccellenza che quest’anno sembra scolpito nel gesso, materia di cui sono ricchi il terroir e le cantine da cui provengono i raffinati vini Ruinart. Il coffret vellutato e morbido al tatto pone, ancora una volta, un occhio di riguardo sull’ambiente grazie al suo materiale riciclato e riciclabile all’infinito, definito dal suo elegante logo in oro applicato a mano e il “1729” inciso sulla chiusura ad evocare l’heritage di Ruinart, la più antica Maison de Champagne.

Elusive Expressions, la collezione di whisky ideale per un’esperienza di gusto indimenticabile

Elusive Expressions whisky

La Special Release di Scotch whisky è un momento culminante nell’agenda degli amanti del whisky. Si chiama Elusive Expressions ed è stata selezionata con cura dal Master Blender Craig Wilson: un’inedita collezione di otto whisky invecchiati ed elegantemente affinati, che regala un’esperienza di gusto rara e unica, capace di catturare la curiosità dei whisky lovers contemporanei. Troverete all’interno delle eleganti bottiglie, tutte da collezionare, nuovi affinamenti in botte per ottenere caratteri profondi e complessi, che danno vita a sapori inaspettati, mentre i grandi classici torbati acquistano nuovo slancio nell’interpretazione di Elusive Expressions. Con oltre trenta distillerie a disposizione, Wilson ha potuto attingere da più di dieci milioni di botti dal prestigioso catalogo Diageo.

Baileys, il protagonista delle feste natalizie

Baileys 2022
L’Irish Cream Baileys

Un grande classico delle feste natalizie, oltre ad essere l’Irish Cream più famoso al mondo, è Baileys che si presenta all’appuntamento con le festività con un’esclusiva campagna realizzata con lo chef Ernst Knam, Ambassador del brand e vero e proprio guru della pasticceria, tra i più amati in Italia. Lo spot televisivo – prodotto da Bedeschi Film sotto la direzione creativa del team Warner Bros – porta la sua vellutata dolcezza nelle fredde giornate invernali, svelando la prima creazione del pastry chef in esclusiva per il brand: una sacher rivisitata con agar agar al mango, uno strato di mousse al caffè e Baileys, guarnita con una gelée sempre al Baileys.

Mumm Grand Cordon Kraft Box, una scelta sofisticata ed eco-friendly

Mumm Grand Cordon Kraft Box
Mumm Grand Cordon Kraft Box

Con Mumm Grand Cordon Kraft Box, anche la Maison di Reims vuole ribadire il suo impegno per il pianeta. Un messaggio chiaro, una posizione risoluta che si traduce in una box dalla matericità naturale, deliberatamente grezza, realizzata in carta per il 93% riciclata, 100% riciclabile, a protezione del Grand Cordon, sofisticato Cuvée, disegnata da Ross Lovegrove in vetro riciclato, senza etichetta frontale, probabilmente la più leggera al mondo.

AW LAB lancia la sua campagna per il Natale 2022 all’insegna di inclusione e integrazione

Si chiama Together with Style ed è la nuova campagna natalizia che AW LAB ha realizzato, a supporto delle Onlus art4sport e Sport4Inclusion Network, per spingere e dare maggior valore ai temi dell’inclusività e dell’integrazione, attraverso il potere dello sport che aumenta la fiducia in se stessi e la consapevolezza nelle proprie qualità, oltre i limiti e le difficoltà. Lo sport, ancora una volta complice del percorso evolutivo della società, strumento di crescita e di riscatto per Nelson Mandela e uno dei più antichi aggregatori sociali della storia: basti pensare ai cinque cerchi olimpionici intrecciati, che simboleggiano la fratellanza sportiva. Lo sanno bene onlus come art4sport, una delle più attive del nostro Paese, e Sport4Inclusion Network, una rete di fondazioni che lavorano per la promozione e il sostegno delle discipline inclusive, operanti in Italia e Spagna.

AW LAB natale 2022
Lo scatto ufficiale della campagna di Natale 2022 AW LAB (ph. courtesy AW LAB)

Lo sport come veicolo d’inclusione sociale

Il tema dell’inclusione è sempre stato di fondamentale importanza, ma non facile da comunicare e soprattutto da infondere nel pensiero comune tanto da creare una nuova coscienza sociale. Ma ci sono campi d’azione, come lo sport, che sono stati in grado di dare una vera scossa all’opinione pubblica, rendendo importante e speciale quello che per molto tempo è stato un argomento marginale. È lo sport che ha trasformato sguardi indifferenti in occhi illuminati dai nuovi campioni dei nostri giorni, che con i loro sforzi hanno vinto sfide personali e sono diventati esempi positivi per tutti coloro che pensano di non essere all’altezza, solo perché partono da una condizione differente da quella di un comune individuo.

I protagonisti della campagna AW LAB

Ma è la loro unicità, unita alla forza di volontà, che li ha trasformati nei nuovi eroi del nostro tempo. I protagonisti della campagna di Natale AW LAB sono alcuni di questi esempi positivi, che si stanno affermando nelle rispettive discipline. Mayra Jerez, appassionata di danza moderna, è una degli atleti con disabilità che art4sport segue e supporta.

Mayra Jerez
Mayra Jerez in uno scatto della campagna (ph. courtesy AW LAB)

Alessandro Ossola, centometrista, rappresenta l’Italia nel mondo ed è stato tra i protagonisti delle ultime Paralimpiadi di Tokyo. Alessandro è anche un punto di riferimento per la formazione all’interno delle scuole.

Alessandro Ossola
L’atleta paralimpico Alessandro Ossola (ph. courtesy AW LAB)

Rylé Tuvierra, attivista per i diritti civili e per la sostenibilità, ha fondato a Barcellona The Fierce Walker Lab Agency, un’agenzia di marketing a supporto dei brand che creano una comunicazione inclusiva.

AW LAB campagna
L’attivista Rylé Tuvierra (ph. courtesy AW LAB)

Giuseppe Dave Seke, l’avete visto – e a volte no – nella serie TV Zero, in cui ha interpretato Omar, un ragazzo in grado di diventare invisibile: un superpotere scaturito dalla condizione a cui lo aveva costretto la società in cui viveva. La serie Netflix di Antonio Dikele Di Stefano, ispirata al romanzo Non ho mai avuto la mia età, ha consentito a Giuseppe di condividere la sua esperienza personale attraverso interviste e partecipazioni pubbliche legate al tema dell’integrazione.

Giuseppe Dave Seke
Giuseppe Dave Seke nella campagna natalizia di AW LAB (ph. courtesy AW LAB)

Tutti questi personaggi, insieme a tutti coloro che rappresentano, celebrano questo Natale all’insegna della condivisione, indossando alcuni dei più importanti brand di sport style internazionali come Nike, Adidas Originals, Converse, Vans e New Era.

Al link seguente, il video della campagna AW LAB

https://www.youtube.com/shorts/sYmsY7KqsdQ

Il secondo store Moscot a Roma è un esempio di estetica autentica e “Classiconic”

Moscot, brand eyewear born in New York con una storia lunga più di un secolo, ha da pochi giorni inaugurato un altro punto vendita nel cuore della capitale, che si aggiunge ai 21 situati tra New York City, Los Angeles, Londra, Roma, Seoul, Tokyo, Parigi e Milano.  
52 mq al di là del Tevere, in via Frattina, per il secondo spazio che il marchio dedica alla città eterna, che trova nelle sue antiche fondamenta e nella sua autenticità mai perduta, una profonda corrispondenza con i valori del brand. È il suo stile inconfondibile, infatti, sempre fedele a quei dettagli autentici e a un’estetica Classiconic™, caratterizzata da oggetti vintage, manufatti stravaganti e soffitti old school in latta, che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. La celebrazione di una cultura legata al sogno della Grande Mela che va dagli anni 30 fino ai 70, risuona come una Weltanschauung nei flagship store di ogni parte del mondo negli oggetti accuratamente selezionati, nel colore iconico dell’azienda, nel design senza tempo dei suoi occhiali e persino nella musica, che è parte integrante della Moscot culture. Modelli definiti da una cifra stilistica che persiste come un valore custodito negli anni e ha inizio quando il trisnonno Hayman, nel 1899, inizia a vendere occhiali da un carretto di legno sulla Orchard Street di New York, nel famoso quartiere Lower East Side.

Moscot Roma
L’esterno del nuovo negozio capitolino del brand (ph. courtesy of Moscot)

Approda nella capitale un nuovo tempio dell’occhialeria – e del lifestyle – newyorchese

“Roma è città di cultura, con una comunità artistica e cinematografica fiorente da molti anni. L’energia creativa e il passato ricco di storia di questa città ci ricordano il Lower East Side di New York, dove creativi che si esprimono nelle più diverse discipline si sono riuniti e hanno collaborato per decenni, afferma Harvey Moscot – esponente della quarta generazione e CEO del marchio.

Il loro prodotto sono occhiali che rappresentano, in ogni modello, il carattere e l’heritage dell’intero universo Moscot ispirato all’irresistibile downtown style: dalle montature ai colori, ogni dettaglio conserva quell’allure leggermente nostalgica che fa da ponte tra un’estetica vintage e uno stile che resiste al passare del tempo, dunque più contemporaneo di un pezzo d’avanguardia. “Nessuno sa raccontare la nostra storia autentica, lunga 108 anni e fatta di cinque generazioni meglio di noi – e lo facciamo soprattutto attraverso i nostri monomarca; la nostra nuova sede nel quartiere di piazza di Spagna a Roma non fa eccezione”. Così Zack Moscot, Chief Design Officer della label newyorchese, che abbiamo incontrato in occasione dell’apertura dell’ultimo flagship store.

Zack Moscot
Zack Moscot (ph. courtesy of Moscot)

Un brand icona nel mondo degli occhiali che può vantare una storia di oltre un secolo. Qual è il segreto per una vita così lunga e un mercato sempre in crescita?

Riteniamo che il nostro segreto sia rimanere fedeli a ciò che siamo senza riposare sugli allori, ricordando sempre il nostro passato ma evolvendoci, di generazione in generazione. La nostra missione è la stessa da oltre un secolo: offrire un’esperienza nel settore dell’ottica impeccabile e realizzata da mani esperte, con un design eccellente e di qualità superiore. Mio padre e io (quarta e quinta generazione) ci completiamo a vicenda, in quanto riusciamo a coniugare la tradizione all’interno di un mercato in continua crescita.

“La nostra missione è la stessa da oltre un secolo: offrire un’esperienza nel settore dell’ottica impeccabile e realizzata da mani esperte”

La seconda apertura nella capitale rappresenta il forte legame del marchio con la cultura e una città tra le più antiche del mondo, dalle profonde radici. Un aspetto che ha molto a che fare col DNA di Moscot. Il suo pubblico quali generazioni abbraccia maggiormente?

Crediamo che chi indossa Moscot abbia una certa mentalità al di là della provenienza o della fascia d’età. I nostri clienti sono creativi e pensatori indipendenti. Sono persone che, come dice sempre mio padre, “indossano la montatura – la montatura non indossa loro”. Fortunatamente, apprezzano sia la competenza ottica che la componente moda di ciò che offriamo e per questo siamo in grado di mantenere la loro fiducia. Tutto questo fa sì che il nostro universo riesca ad abbracciare diverse generazioni, dai tempi in cui mio nonno lavorava nel negozio, a mio padre, fino alla mia (millennial), e ora anche alla Gen Z.

“Il DNA del brand e l’estetica dei negozi sono un amalgama organico di cianfrusaglie e arte collezionate nel corso dei decenni”

Quali sono i modelli più amati dalla generazione più giovane?

La nostra montatura Lemtosh, apprezzata in tutto il mondo, attraversa generazioni, continenti e ogni forma di viso. Recentemente abbiamo riscontrato grande entusiasmo per le nostre montature più grosse e robuste, sia in acetato che in metallo, come le Dahven e le Smendrik.

Moscot  Lemtosh
L’iconica montatura Lemtosh (ph. courtesy of Moscot)

I negozi Moscot sono caratterizzati da affascinanti allestimenti, realizzati attraverso un’accurata ricerca di elementi vintage. Sembra che ogni oggetto al suo interno abbia un valore unico e una propria storia. Possiamo dire la stessa cosa dei modelli delle vostre collezioni? Esistono delle storie legate ad alcuni in particolare?

Sì e sì. Il DNA del brand e l’estetica dei nostri negozi sono un amalgama organico di cianfrusaglie e arte che il mio bisnonno e il nonno hanno collezionato nel corso dei decenni. Si dice che mio nonno collezionasse antiquariato e portasse a casa quegli oggetti solo perché mia nonna diceva: ”Qui non c’è posto per quello”. Ebbene, il manufatto finiva nel negozio (la casa di mio nonno, lontana da casa). Questo è uno dei motivi che spiega l’infinita varietà degli oggetti che si possono trovare in un negozio della griffe. In modo simile, le nostre montature Moscot Original sono la rappresentazione autentica della storia di New York. Abbiamo stili che risalgono agli anni 40, 50, 60, persino agli anni 70 e 80, e molti di questi nomi fanno riferimento a termini usati in famiglia, ereditati e basati su un passato unico e ricco di storia.

“L’identità del marchio è una rappresentazione autentica dei nostri 108 anni di attività, incarna la storia”

Il tipico colore giallo presente nei punti vendita e nella vostra brand identity cosa rappresenta?

Il mio bisnonno ha scelto l’iconico colore giallo Moscot a metà del XX secolo. Ricorda il giallo dei taxi di New York. Gli “occhi” stravaganti e il Pantone stesso divennero un’icona del Lower East Side di Manhattan e avrebbero mantenuto la loro integrità sulle insegne dei negozi di tutto il mondo. L’identità del marchio è una rappresentazione autentica dei nostri 108 anni di attività: incarna la storia attraverso i materiali e gli oggetti che vi sono contenuti. Ad esempio, i cassetti in caldo legno di ciliegio si rifanno a quelli originali del nostro storico negozio di Orchard Street, mentre il soffitto di latta riflette l’architettura newyorchese dei primi del ‘900.

Moscot storia
Foto d’archivio dello storico punto vendita del marchio a New York (ph. courtesy of Moscot)

Sappiamo che avete anche un rapporto speciale con la musica, ce ne volete parlare?

Mio padre ha sempre sognato di essere un musicista famoso. È bravissimo con la chitarra, ma purtroppo non sa cantare. Mio nonno gli disse: “Smetti di suonare e diventa oculista”. Era sveglio a scuola, quindi è stato un processo naturale; tuttavia, ha sempre mantenuto la passione per la musica. Mi ha cresciuto con una chitarra e ha sempre accolto la mia indole creativa, condividendo con me l’amore per l’arte e la buona musica. Un pomeriggio di pioggia, prese la chitarra e iniziò a suonare in negozio, la gente cominciò a entrare e ad ascoltarlo. In quel momento capì che poteva unire il suo amore per la musica alla gestione dell’attività: fu così che nacque Moscot Music, progetto che vede artisti emergenti esibirsi in diversi store del mondo. Lo facciamo da oltre un decennio, e questo testimonia l’evoluzione naturale del Lower East Side, che ha l’arte nel suo DNA, non a caso è il “nostro” quartiere.

“La sostenibilità nel design è, in definitiva, qualcosa che dura a lungo e le nostre montature e lenti durano per anni”

In un’epoca in cui soprattutto la generazione Z esige una particolare attenzione alla produzione sostenibile, come risponde un’azienda storica come la vostra? Avete messo in atto delle variazioni nel rispetto dell’ambiente all’interno del vostro ciclo di produzione?

Alla scuola di design ho imparato presto che la sostenibilità nel design è, in definitiva, qualcosa che dura a lungo e le nostre montature e lenti durano per anni e anni. Ho visto clienti entrare nei nostri negozi con lo stesso paio d’occhiali dopo un decennio. Francamente, cosa c’è di più sostenibile di questo? Significa meno montature, meno materiali, meno acquisti e quindi meno rifiuti

Cosa è cambiato in questi 108 anni di storia e cosa invece non cambierà mai?

Il modo in cui possiamo comunicare ai nostri clienti e in cui forniamo la nostra esperienza unica alla nostra clientela si sono evoluti, il nostro cliente si è evoluto. E mio padre, fortunatamente, ha abbracciato la rivoluzione digitale portandola all’interno del brand nel corso degli ultimi dieci anni. Ci piace l’idea di completare 108 anni di storia con un’esperienza digitale di grande impatto, che comunichi i tre pilastri fondamentali dell’azienda: storia, moda e umorismo.
Non cambierà mai il nostro impegno nel fornire le montature più belle in materiali di lusso, la tendenza a non prenderci troppo sul serio e, soprattutto, il desiderio umano di “vedere il mondo con chiarezza, di guardare bene”.

Il modello cult Moscot per eccellenza. Qual è? Lo possiamo individuare?

La nostra montatura Lemtosh è rinomata in tutto il mondo ed è diventata la nostra icona globale. Amata da persone di tutte le regioni, si adatta ad ogni tipologia di viso: Lemtosh è semplicemente Classiconic™.

Nell’immagine in apertura, gli interni della nuova boutique Moscot di via Frattina, a Roma (ph. courtesy of Moscot)

Il progetto di Mytech “The Freedom Cases” salva i bambini dell’Ucraina

Si chiama “The Freedom Cases” il progetto realizzato da Mytech, brand di riferimento nel settore del mototurismo, specializzato nella produzione di valigie e accessori su due ruote Made in Italy. Il nome s’ispira al concetto di libertà, alla base dei principi che guidano l’azienda, e alla libertà vuole ritornare: quella di cui hanno bisogno i bambini ucraini per ritornare a una vita normale, o a quello che più si avvicina a un quotidiano cui i loro coetanei più fortunati, nel resto del mondo, riescono ad accedere.

The Freedom Cases Mytech
“The Freedom Cases”: Filippo Fiumani aka MANI, don Michele Zanon, Laura Contò, Marika Lodirio e Simone Zignoli

Un’iniziativa che unisce lifestyle on the road e solidarietà

Da un gioco di parole – cases=argomenti=bauletti – a un’azione concreta e vero atto di responsabilità, nella scelta di devolvere l’intero ricavato della campagna di crowdfunding, attiva fino al 9 dicembre, all’Associazione Cavalieri delle Nubi di Don Michele Zanon, appassionato motociclista, da sempre in prima linea nell’assistenza umanitaria. L’Associazione, con i fondi raccolti, potrà ampliare il lavoro di supporto, iniziato a seguito dell’invasione russa, a cinque orfanotrofi della città di Leopoli, in Ucraina, che versano in una condizione precaria e difficile, non solo sotto l’aspetto economico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico, visto il protrarsi del conflitto. Un progetto generoso che canalizza l’energia di una passione come quella delle due ruote in un obiettivo più grande, destinato alla comunità globale e alla vita umana.

Tutti i fondi passano attraverso il portale www.retedeldono.it, attraverso il quale ognuno di noi può effettuare la propria donazione, per aiutare i bambini ucraini rimasti senza una famiglia e dare loro la chance di una vita libera. Un concetto che rientra nella sfera della normalità e a cui spesso nessuno fa più caso.
I donatori più generosi potranno ottenere tre opere esclusive firmate da performer e rider già noti al mondo dei motori: Filippo Fiumani aka MANI, artista e designer marchigiano; Pasquale Esposito di EvoSound, realtà conosciuta per le customizzazioni esclusive di auto; e l’adventure rider Simone Zignoli con Marika Lodirio, ragazza tetraplegica con la quale due anni fa ha condiviso un’incredibile esperienza on the road.

Filippo Fiumani MANI
Filippo Fiumani aka MANI

bauletto MyTech
L’esclusivo bauletto Mytech customizzato da Pasquale Esposito di EvoSound

Il tema della libertà esplorato dagli artisti selezionati da Mytech

Pezzi d’autore, unici ed esclusivi, che attraverso immagini e colori parlano non solo della libertà nell’ambito del viaggio, ma rientrano nel campo della libertà d’espressione, di vivere e connettersi con ciò che ci circonda.
«Abbiamo chiesto ai nostri “artisti” di personalizzare i bauletti Model X attraverso una grafica che interpretasse il tema della libertà: valore che, da sempre, fa parte del DNA di Mytech e di tutto il mondo delle due ruote. Non abbiamo posto alcun limite alla loro creatività, proprio per sottolineare che la libertà individuale e sociale è un diritto da preservare e difendere in ogni sua espressione, soprattutto in un momento storico come questo che, paradossalmente, sembra essere messo in discussione non solo in Ucraina, ma anche in altre zone del mondo, come in Iran, dove le donne vedono il proprio diritto alla libertà assottigliarsi giorno dopo giorno», conclude Laura Contò, Marketing Manager Mytech.

MyTech progetti
Il modello firmato da Simone Zignoli e Marika Lodirio

Nell’immagine in apertura, il bauletto Model X Mytech personalizzato da Filippo Fiumani aka MANI

Krug: lo champagne con il pallino della musica incontra il Maestro Ryuichi Sakamoto

Un appuntamento tra i più attesi nel mondo dello champagne è quello in cui Krug si racconta al suo pubblico internazionale attraverso il linguaggio universale della musica. Ed è in un’annata così speciale come quella del 2008 che la Maison di Reims ha scelto un vero Master of Sound che ha rivoluzionato il mondo della musica classica contemporanea, per interpretare, con il suo timbro inconfondibile, tre edizioni tra le più carismatiche della storia di Krug: Krug Clos du Mesnil 2008, Krug 2008 e Krug Grande Cuvée 164ème Édition.

È il Maestro Ryuichi Sakamoto il protagonista di questa edizione dal titolo SEEING SOUND, HEARING KRUG che la Maison Krug ha realizzato con degli eventi su scala globale, presentati in oltre 15 Paesi, attraverso un’esperienza di suono 3D con l’ausilio degli speaker Devialet Phantom, per accompagnare la community people di Krug in un’esperienza immersiva in grado di far percepire l’essenza e l’atmosfera dei luoghi della Maison. Grazie anche al menù studiato dallo chef Paolo Lavezzini nel rispetto del territorio “in cui ogni piatto è stato pensato per rendere omaggio alla Maison e al suo lavoro incomparabile che da secoli produce uno Champagne che è risultato di studio e devozione per la terra. Questo è ciò che cerco di fare anche io con la mia cucina: osservazione e devozione per la natura e il territorio che mi circonda” – conclude Lavezzini.

SEEING SOUND, HEARING KRUG

Nasce così il più recente dei capitoli che legano indissolubilmente Krug al mondo della musica, in un dialogo metaforico in cui gli appezzamenti e i vigneti sono parte di un’orchestra che ogni anno contribuiscono a creare la più bella delle sinfonie. Fatta eccezione per quello di Clos Du Mesnil, un vigneto molto particolare che Julie Cavil, prima Chef de Cave della Maison Krug – definisce un vigneto in centro città. Nel 2008, lo Chardonnay di Clos du Mesnil ha espresso una purezza così originale da dover rappresentare necessariamente un mondo a sé: Krug Clos du Mesnil 2008 è il solista di questo scenario. Accanto a lui la 164a Édition di Krug Grande Cuvée, composta a partire dalla vendemmia 2008 ed è un blend di 127 vini di 11 annate diverse, dal 1990 al 2008: risultato del sogno di Joseph Krug di creare ogni anno l’espressione più generosa dello Champagne, a prescindere dalle variazioni climatiche.

Krug Clos du Mesnil 2008

In progetto Seeing sound, hearing krug è stato realizzato in 18 mesi, dal momento in cui il Maestro Ryuichi Sakamoto accetta di fare questo viaggio con l’universo dello Champagne di Reims e invia una squadra di operatori a registrare il suono di questi luoghi per comporre la sua Suite in tre movimenti.

Le esperienze immersive a New York, Londra e Tokyo

Tre esperienze immersive multisensoriali sono state ospitate dalle tre metropoli multiculturali per eccellenza – New York, Londra e Tokyo – con un’orchestra acustica live composta da 36 musicisti, scelti da Ryuichi Sakamoto e dal suo storico primo violino.

Il maestro Ryuichi Sakamoto

Per tutti coloro che volessero vivere l’esperienza sonora Seeing sound, hearing krug è disponibile la sinfonia in audio stereo e surround su Krug.com e piattaforme di streaming, per riprodurre la sensazione di essere fisicamente presenti nella sala concerti con Ryuichi Sakamoto.

Marco Rambaldi è tra gli otto finalisti dell’International Woolmark Prize 2023

È stata annunciata ieri la selezione dei designer finalisti del Woolmark Prize 2023, all’interno della quale compare il nome di un italiano – per la prima volta negli ultimi dieci anni. È Marco Rambaldi, infatti, uno dei talenti selezionati che porterà e rappresenterà la creatività italiana all’interno di uno dei contest più importanti al mondo in fatto di talent scouting, insieme agli altri sette provenienti da tutto il mondo: A. Roege Hove, Danimarca / Bluemarble, Francia / Lagos Space Programme, Nigeria / MAXXIJ, Corea del Sud / Paolina Russo, Regno Unito / Rhude, USA / Robyn Lynch, Irlanda.

Un premio di duplice rilevanza il Woolmark Prize, non soltanto per il supporto fornito ai designer nel corso di tutte le fasi della produzione delle collezioni che partecipano al contest – dalla lavorazione iniziale del filo al trattamento più giusto per il tessuto, in base alla forma e all’obiettivo finale che si vuole raggiungere – ma anche per il fondamentale link con importanti realtà commerciali a cui tutti i designer finalisti accedono, visto che le collezioni prodotte finiscono nel bacino di vendita degli importanti canali partner di The Woolmark Company.

Quel filo di lana merino testimone dei processi evolutivi della moda

Woolmark Prize 2023
Gli otto finalisti del premio (ph. courtesy of The Woolmark Company)

Tema di questa edizione che porta il titolo di Dialogue è il passaggio, agli stake-holder del settore, di una visione originale e indipendente che è quella dei designer di nuova generazione che, attraverso il processo creativo e produttivo, danno valore e nuova forma a un materiale antico, pregiato e sostenibile come la lana merino. Un tema presente nel DNA di The Woolmark Company che si è rinnovato di pari passo con l’evoluzione della moda e dei suoi protagonisti. Basti pensare ai nomi d’inestimabile valore che sono emersi nella storia delle sue edizioni: da Yves Saint Laurent a Karl Lagerfeld (era il 25 novembre 1954 e quel giorno in giuria c’era Pierre Balmain), a Romeo Gigli nel ’90 e Giorgio Armani nel 1992.

Il sostegno economico e il tutoring: strumenti per i talenti di oggi e la moda di domani

Ogni finalista riceverà una sovvenzione di 60,000 dollari australiani (circa 38.800 euro) per lo sviluppo di una collezione in lana Merino e sarà supportato dal programma di formazione e tutoring, che include il mentoring dei leader del settore, come: Gabriella Karefa-Johnson, Global Fashion Editor-at-Large di Vogue e stylist; Holli Rogers, Chief Brand Officer di Farfetch; Sara Sozzani Maino, Scouting and Educational Initiatives Advisor per Vogue Italia e International Brand Ambassador di Camera Nazionale della Moda Italiana; Shaway Yeh, fondatrice di YehYehYeh and Group Style Editorial Director di Modern Media Group; Sinéad Burke, insegnante, scrittrice e attivista; e Tim Blanks, Editor-at-Large di Business of Fashion.

Marco Rambaldi: orgoglio Made In Italy

Marco Rambaldi brand
Marco Rambaldi (ph. courtesy of The Woolmark Company)

Designer bolognese, classe 1990, Rambaldi si è distinto per la sua passione e una particolare competenza nell’attribuire forma e significato al vasto mondo della maglieria. Ispirato dall’eredità degli uncinetti e i centrini appartenuti alla bisnonna, ha assecondato quel desiderio di regalargli nuova vita in un contesto non necessariamente tradizionale. Nascono così i primi esperimenti di upcycling, figli di un’urgenza espressiva che lo renderà libero e sempre più vicino a una consapevolezza creativa e a un’identità che si riconosce nei suoi elementi più iconici. I cuori arcobaleno sono il suo manifesto, insieme al flottante cuore jacquard e il punto pizzo sul mohair che diventano “simbolo di una donna forte, libera e non omologata”, per usare le sue parole.
“La maglieria è un terreno molto stimolante per me perché da un filo puoi far nascere tutto quello che desideri, partendo da zero, senza limitazioni di struttura o superficie. Ti permette di dare libero sfogo alla tua creatività”. La sua è una creatività al servizio di una moda che sa guardarsi intorno e offre all’estetica e alla sua narrativa la possibilità di elaborare un messaggio per tutte le generazioni protagoniste di questo periodo storico che non può fare a meno, per lo stilista, di mettere in evidenza e dar voce a temi di riflessione di attualità e di natura sociale, partendo dal presupposto che tutto quello che facciamo ha un impatto sulle nostre vite e su quelle delle persone lontane da noi anche chilometri di distanza.

Nell’immagine in apertura, i finalisti dell’edizione 2023 dell’International Woolmark Prize (ph. courtesy of The Woolmark Company)

I giovani designer della IUAD incontrano la moda di Positano

Si è da poco conclusa la seconda edizione del Positano Fashion Day: progetto Made in IUAD che ha l’obiettivo di valorizzare l’alta qualità della Moda Positano, attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti e delle aziende del territorio che hanno messo a disposizione dei ragazzi i loro iconici tessuti.

Nove i laboratori di sartoria artigianale e 12 gli studenti del Triennio dell’Accademia che hanno dato la loro interpretazione aggiornata di quello stile inconfondibile riconosciuto in tutto il mondo sotto la definizione di moda Positano, al fine di promuoverla con proposte di grande impatto e in grado di dare una risposta ai gusti evoluti della nuova generazione. Dai look più romantici a vere e proprie sperimentazioni, gli outfit sono stati realizzati attingendo ai pregiati tessuti locali. Pizzo sangallo, lino, ricami e applicazioni consuete della sartoria tipica di questa zona prendono vita su abiti, casacche, tute, blazer attraverso forme inedite e tagli all’avanguardia, che trovano corrispondenze con la creatività che troviamo sulle passerelle internazionali.

La piazza ad anfiteatro di Positano è così diventata la cornice di un evento che ha visto alternarsi performance musicali e sfilate degli studenti e dei produttori locali, con la guida di Cinzia Malvini, voce autorevole del giornalismo di moda e del costume italiano, che ha scandito il ritmo della serata coinvolgendo il pubblico presente.

Il vincitore della seconda edizione di Positano Fashion Day

Una giuria di giornalisti ha dato il proprio contributo all’iter dell’assegnazione del premio al giovane designer che ha creato la collezione più centrata e consapevole, assegnando a Thomas Ferrarese il titolo di questa seconda edizione di Positano Fashion Day. La sua interpretazione si è collocata in un perfetto equilibrio tra la femminilità dello stile Positano, definito da lunghi abiti in lino e cotone, e una visione contemporanea e aggiornata, ottenuta attraverso la scollatura esasperata e la pettorina scivolata dei maxi abiti per mettere in evidenza il top in maglia cut-out, caricando di fascino tagli e profili indefiniti. La poetica dell’errore e del valore dell’imperfezione è un tema ricorrente tra i designer di nuova generazione di tutto il mondo.
Thomas Ferrarese ci ha confessato di essere un vero fan della genialità visionaria di Elsa Schiaparelli, in cui il corpo libero diventa veicolo di comunicazione di una creatività che si esprime attraverso codici e forme dove arte e moda si fondono completamente. Il corpo: punto di partenza e di arrivo dell’ispirazione di Thomas (giovane designer con le idee chiare e una visione matura), che desidera far diventare tramite di un’estetica no-gender e simbolo del suo impegno sociale, da cui la moda non può e non deve prescindere.

Un look di Thomas Ferrarese

Un progetto che crea evoluzione e valorizza la tradizione

Un’iniziativa che dà valore e crea rinnovamento allo stesso tempo, per dare continuità a quella tradizione tessile che affonda le sue radici nella costiera amalfitana. Gli studenti hanno dato libero sfogo alla propria creatività realizzando collezioni dal carattere disruptive, identificando la loro ispirazione, pur profondamente diversa, negli aspetti più affascinanti di questo territorio e reinterpretandone la leggerezza, il colore, il mix di tessuti in un percorso creativo che riflette i più recenti trend della moda di ricerca.

Francesca Piana, ad esempio, s’ispira ai colori delle maioliche e introduce i colori acidi, facendo dialogare tessuti fluttuanti con reti fluo e microfibre; Carmine Miranda crea dei kimoni e li decora con ricami che ricordano la tecnica giapponese del kintsugi; Vincenzo Savinelli propone per l’uomo capi classici come camicie e pantaloni destinati a un uso quotidiano, declinati su preziosi macramè; Adriana Rignelli descrive una femminilità sensuale che evoca le principesse cyber-punk dell’era web3 attraverso volumi scultorei e drappeggi in cui tulle e macramè si alternano ai corpetti sofisticati e sensuali.


Un progetto ambizioso, nato da una profonda amicizia e dall’azione sinergica di Michele Lettieri – Presidente della IUAD – e Giuseppe Vespoli – Assessore Turismo e Cultura, alimentato dall’energia dei giovani creativi di una scuola tutta italiana, che mira finalmente a una revisione estetica del costume, quanto più  possibile  di rottura, ma che tiene conto dei valore dei nostri tessuti e della qualità dei nostri processi produttivi.

Nell’immagine in apertura, uno dei look presentati al Positano Fashion Day dagli studenti della IUAD

Il nuovo menù di Rotonda Bistrò dedicato ai sapori autunnali firmato Tommaso Arrigoni

Il nuovo menù della Rotonda Bistrò messo a punto dallo chef Tommaso Arrigoni definisce le tappe di un percorso di gusto dedicato alle tipicità gastronomiche autunnali. Sapori semplici ma autentici, che portano sul piatto colori e profumi di una stagione che offre dalla terra molti elementi alla cucina mediterranea. A rendere unica l’esperienza di gusto creata dallo stellato di Innocenti Evasioni, l’eccellente proposta enologica, resa possibile grazie alla partnership con Vindome: l’app dedicata all’investimento sui vini, semplice da usare, che ha permesso a utenti di nuova generazione e neofiti del settore enologico di affacciarsi e lasciarsi conquistare dall’universo dei vini, con un focus particolare sulle cantine francesi, portatrici di un fascino e un metodo riconosciuti in tutto il mondo.

Rotonda della Besana ristorante
La Rotonda della Besana

Il pairing dei piatti con la selezione di Vindome

È qui, tra le storiche mura della Rotonda della Besana, che le etichette più prestigiose e dai rating altissimi, finora considerate inaccessibili al grande pubblico, entrano nella carta dei vini di Rotonda Bistrò, offrendo un’esperienza di gusto inedita. Dall’uovo CBT, signature dish del bistrot rivisitato in chiave autunnale con polpa di zucca leggermente senapata, pane di recupero alle erbe e grana padano, agli gnocchi con funghi porcini, fontina ed erbe aromatiche, abbinati a un Les Arums de Lagrange 2019 by Château Lagrange 3ème Grand Cru Classé, bianco d’eccezione apprezzato da appassionati e investitori francesi, che troverete sull’app Vindome a un rating di 91/100.

Oppure lo stinco con funghi alle erbe, che trova il suo perfetto abbinamento in uno Château Latour Martillac 2018 Grand Cru Classé Pessac-Léognan, valutato 93+/100. Per chiudere con dolci come il plumcake con mela al caramello e gelato alla vaniglia accompagnato da uno straordinario Château Suduiraut 2005 Grand Cru Classé Sauternes, che vanta 97/100 di rating. Gli ospiti del locale, inoltre, avranno l’opportunità di scoprire il funzionamento di Vindome direttamente al tavolo, attraverso speciali QR code tramite i quali scaricare l’app e approcciare il mondo del wine investment attraverso una user experience diretta, proprio mentre gustano una selezione di quei vini direttamente in carta.

Il fascino dell’essenziale nell’architettura e nel design interno

L’eleganza palladiana del loggiato, definita da una ricerca delle proporzioni armoniche e una serenità compositiva, in cui la luce calibrata attraversa lo spazio creato da quel bilanciamento perfetto tra pieni e vuoti, crea l’atmosfera ideale per il pubblico che s’identifica in un luogo discreto e raccolto per la cena. La luce è complice dell’eleganza pacata di questo locale, curato nei minimi dettagli dallo studio OBR, del duo Palo Brescia e Tommaso Principi, nella realizzazione di un progetto architettonico che non ha voluto sovvertire i tratti ecclesiastici del luogo ma ha elaborato un concept contemporaneo attraverso l’arredo essenziale, ispirato proprio alla cultura monacale: moderni tavoli fratini e una lunga panca dialogano con la pavimentazione in cotto.

Una visione che fa seguito al percorso effettuato negli anni da Pasquale Formisano, fotografo che al design ha dedicato la sua ricerca e fondatore di Rotonda Bistrò. Il progetto, in continua evoluzione, si affaccia a una nuova visione, accompagnata dalle luci della sera e dai mesi più freddi, ed è rivolto a un pubblico più consapevole in tema di ricerca gastronomica e di atmosfera, definita da un concept ricercato ed essenziale.

Vindome vino
Vindome

Nell’immagine in apertura, il bar della Rotonda Bistrò

ModaLisboa segna il sentiero per una nuova identità creativa, indipendente e sostenibile

Si è conclusa da pochi giorni ModaLisboa, la Fashion Week portoghese con un approccio aperto sulla libertà creativa e un occhio attento a tematiche di natura etica che hanno un peso non solo sulle nostre vite, ma anche sul mercato globale. Dall’urgenza climatica a una posizione concreta sul valore dei diritti umani, fino alla profonda riflessione sull’industria della moda a livello globale, la cui urgenza è quella di un indirizzo più pratico verso una transizione ecologica definitiva.
Ma più di ogni cosa ModaLisboa porta alta la bandiera che sostiene la libertà di identità.

Partiamo da una domanda. Anzi due. Fino a che punto le fashion week internazionali devono delineare un’estetica universale tale da indirizzare il gusto di una quantità così massiva di pubblico? È giusto che le passerelle contribuiscano alla creazione di tendenze uniformate per il mercato di tutto il mondo?
La messa in atto di produzioni dalle proporzioni ingestibili, che rispondono a un desiderio di omologazione alle regole del costume, è la diretta conseguenza del fenomeno imitativo realizzato dai colossi della grande distribuzione. Una direzione antitetica può essere quella di iniziare a dare maggior valore a proposte creative veramente libere e indipendenti che non richiedono una produzione iper impattante sul nostro pianeta, anzi la rifiutano, essendo realizzate attraverso sistemi di upcycling o artigianalità uniche, difficili da replicare in serie.

La Lisboa Fashion Week

Tra nuovi brand e marchi più established della creatività portoghese, la moda di Lisbona si è evoluta in qualità e proposta creativa. Luís Buchinho ha portato tagli inediti per dare un gusto sofisticato a una moda che si rifiuta di essere scontata a tutti i costi, ma inserita in un contesto cento per cento urban.

Maria Clara, già vincitrice del premio ModaLisboa x Tintex all’edizione di Sangue Novo nel marzo 2022, si è laureata in Fashion Design presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Lisbona, nel 2018. Ha completato le sue competenze nel campo della maglieria a Londra alla Central Saint Martins.
Questa collezione, creata in collaborazione con l’azienda tessile, in linea con i valori di sostenibilità di Tintex, ha scelto di riutilizzare la maglieria in stock insieme a tutto ciò che è considerato rifiuto: colletti difettosi, scarti e test di produzione. La tecnica di stampa manuale e tradizionale del ricamo di Madeira è nuovamente incorporata nelle creazioni, con l’aiuto di Bordal, Casa de Bordados e Fábrica Madeirense. Oltre all’utilizzo dei suoi disegni antichi e storici, è stata fornita la speciale “pittura blu” di questa casa, una miscela creata in collaborazione con il Laboratorio dell’Università di Madeira, per la produzione di una pasta più naturale e sostenibile.

Trionfo di drappeggi e zafferano sulla collezione di Buzina: rendono l’elastico un segno distintivo della collezione, determinandone forme e volumi. Il volume rientra nella sua poetica e nel suo linguaggio, che trova nel dialogo col movimento un’unica via di comunicazione per esprimere carattere e femminilità.

 

Buzina brand
Buzina

Le collezioni di Filipe Augusto e Kolovrat

L’uomo di Filipe Augusto dà seguito a questo progetto evolutivo che mette il corpo al centro di uno storytelling che si avvale di elementi dell’abbigliamento tradizionale portoghese, con dettagli che si concentrano sull’abbottonatura tramite nodi, più frequenti in capi come sciarpe e grembiuli. Elementi preziosi che prendono forme diverse, utili a valorizzare la personalità di quell’uomo che ha qualcosa da dire: pizzi, light lurex e silk velvet si intervallano con microfibre essenziali. E ancora camicie, linee sartoriali rivisitate da drappeggi e nuovi tagli diventano mezzo di espressione del sé.

Ispirazione antico Egitto per l’uomo e la donna di Kolovrat che in maniera quasi teatrale offre una visione antagonista di quello che ha prodotto precedentemente, abituando il suo stesso pubblico ad aspettarsi sempre qualcosa d’inedito. Capi a metà tra un paesaggio lunare e un futuro fantasy che trae Ispirazione dalla simbologia della civiltà egiziana. Luoghi e simboli così lontani da essere ricondotti alla bellezza dell’universo e di entità extraterrestri.
Simboli primitivi su tuniche fluttuanti riportano la nostra attenzione alla libera espressione dell’anima e del fascino dell’universo, di cui noi rappresentiamo solo una piccola parte.

La consapevolezza artigianale di Valentim Quaresma, l’ispirazione cinematografica di Nuno Baltazar

Valentim Quaresma porta la sua consapevolezza artigianale ancora una volta al servizio della moda, i cui confini con l’arte diventano sempre più indelebili, contribuendo all’evoluzione del gusto attraverso la sperimentazione di materiali e forme a metà strada tra scultura e fashion. Il suo marchio è stato lanciato dopo aver ricevuto il premio ITS#7 a Trieste nel 2008.


La moda è un veicolo di comunicazione molto potente il cui ruolo non deve fermarsi alla pura creazione di un concetto estetico, ma deve diventare – attraverso la bellezza – una piattaforma per veicolare messaggi profondi e rivolti all’attualità, in grado di captare l’attenzione del pubblico, il più vasto possibile.

Così Nuno Baltazar sceglie prendere ispirazione dal film cult Grey Gardens – Dive per sempre, il film che racconta la vera storia di due eccentriche e stravaganti donne, madre e figlia, conosciute come Big Edie e Little Edie, rispettivamente zia e cugina di Jacqueline Kennedy. La loro vita fatta di sfarzo, ricchezza e fama si trasformò presto in miseria e degrado. Ecco che la passerella si trasforma in un mix di stile contemporaneo definito da paillettes color block con l’aggiunta del fazzoletto sulla testa di ogni modella, per ricordarci l’importanza di indossare ogni creazione con la consapevolezza di quanto sia importante alimentare le proprie ambizioni e difendere la libertà di portarle avanti.

Sangue Novo

Sul fronte di Sangue Novo – lo special project di ModaLisboa che tutte le stagioni dà risalto alla nuova generazione di creativi della scuola portoghese – sono diversi i nomi che ci hanno colpito per originalità, consapevolezza stilistica e identità creativa.
I protagonisti di Sangue Novo, in questi quattro giorni, sono spinti a esprimere liberamente il proprio stile, andando a toccare il cuore e la personalità di chi si identifica in quello specifico zeitgeist, in una dimensione estetica nuova basata sulla contaminazione tra moda e arte, libera da canoni e tendenze che rappresentano le strozzature per la creatività e per una produzione più sostenibile, dedicata a infinite tipologie di pubblico.

I nuovi creativi della scena portoghese

In questo senso, è sempre maggiore il numero di giovani che trovano consenso nella distinzione al posto di una società omologata e schiava del consenso ottenuto attraverso il codice stilistico. Ad esempio Veehana, il brand di João Viana che ha studiato Graphic Design con specializzazione in multimedia presso la scuola artistica Soares do Reis, a Porto, per approfondire la sua comunicazione ed esprimere idee e pensieri in modo organizzato e obiettivo. Ha lavorato per un anno in un atelier di oreficeria, dove ha messo in pratica il suo gusto per il lavoro manuale. Nel 2021 si è laureata in fashion design presso Modatex Porto e ha avviato il suo marchio, Veehana, dove attualmente lavora.

Inês Barreto lavora sul concetto di autosabotaggio e di sindrome dell’impostore con cui molti individui si trovano ad avere a che fare quando si trovano di fronte a una nuova impresa da affrontare. È in questo contesto, infatti, che la designer laureata al Modatex di Porto si concentra sul concetto di narrazione vissuta più e più volte, che rappresenta il momento di massima vulnerabilità in cui si trova per la prima volta l’impostore, approdando in due possibili soluzioni: liberarci dai nostri pensieri tossici o essere consumati da essi, arrivando in ogni caso alla conclusione che sia noi che il nostro lavoro siamo privi di significato. Il suo rapporto con la moda trascende l’idea di creare abiti, ma affonda nella parte più profonda della sua anima, lavorando sempre attraverso narrazioni che canalizzino la sua voce.

Tra i designer emergenti Molly98 e Niuka Oliveira

Il marchio Molly98 è stato creato dalla designer Maria Duque alla fine del 2019, come identità artistica incentrata sulla creazione d’arte da materiali esistenti. Molly98 è diventata una tendenza slow fashion più alternativa rivolta allo streetwear e al clubwear, basata sul principio dell’economia circolare, zero sprechi e consumo consapevole, con l’obiettivo di creare un impatto rigenerativo nel settore. Questa collezione nasce dall’ispirazione trovata nei dintorni dello stilista: l’ambiente rurale tipico della campagna di Ribatejo, dove è cresciuta e ha trascorso gran parte della sua infanzia. Nella ricerca di influenze, ha sentito i limiti dell’estetica alternativa, che l’hanno portata a un’introspezione elementi tipici del popolo portoghese che ha sentito più vicini a lei. La tipica “tuga” con i suoi trofei e sciarpe delle società sportive alle pareti del bar, il naperon ricamato dalla nonna sopra i mobili, i cugini immigrati che tornano ogni estate vestiti con le magliette della nazionale.

Niuka Oliveira ha studiato anche lei alla Modatex di Porto, presenta una collezione che si focalizza sulle forme organiche della materia. Il suo titolo Emotional Diary è basato sull’opera Blue Tissues, di Rudolfo Quintas, una serie di 28 disegni che rappresentano un autoritratto sulle emozioni interiori nel tempo. Il lavoro ha richiesto tre mesi per essere completato e il metodo della ripetizione è stato utilizzato come sistema per rivelare la variazione emotiva come un autoritratto. L’emozione è rappresentata in modo pratico e visivo, attraverso la manipolazione di forme con materiali diversi. È così che la designer ricerca un’identità organica che serva da punto di partenza per lo sviluppo della collezione, rivelando un aspetto naturale e l’organicità plastica presente negli studi sulle forme.

Nell’immagine in apertura, foto dal backstage di una collezione presentata a ModaLisboa (ph. by Emil Huseynzade)

CORE: atterra a Milano. L’hub internazionale che crea connection e scambio culturale

A pochi giorni dalla chiusura della settimana della moda, Milano sembra non avere nessuna intenzione di togliersi i riflettori di dosso e torna a far parlare di sé annunciando l’apertura di un luogo di grande spessore in termini di evoluzione sociale e culturale a livello internazionale. Il suo nome la dice lunga, CORE: infatti è l’esclusivo club ideato e fondato da Jennie e Dangene Enterprise nel 2005, che ha l’obiettivo di sviluppare interazioni, creando continue opportunità d’incontro tra i soci di ogni provenienza e generazione, dentro e fuori dalle sue mura.

Core Club Milano
Il Culinary Lab del nuovo CORE Club Milano

Si tratta del primo hub internazionale in Europa in cui il valore principale è la trasformazione, che suona come una missione. Di un valore inestimabile per la società globale perché significa ossigenarla attraverso la costruzione di nuove connessioni e lo scambio culturale. Per questo motivo il suo programma prevede una vera e propria curatela culturale settimanale, gestita e curata dalle più rilevanti personalità di ogni ambito.
CORE: diventa così un crocevia di incontri legati alla cultura nel senso più ampio del termine. L’interscambio d’interessi nel campo dell’arte, dell’architettura, del cibo, del turismo, della musica e di ogni settore che riguardi la vita di ogni individuo, sono alla base dell’attività quotidiana di CORE: dalla sede di New York, a quella di Milano (in corso Matteotti 14) a quella di San Francisco.

Cross Contamination concept: generare un epicentro di idee espresse e condivise nella più completa libertà

Stiamo vivendo un nuovo umanesimo culturale, un momento storico a livello globale in cui ogni settore si evolve con estrema rapidità in chiave digitale e in un’ottica sostenibile. Milano è centro nevralgico di culture che ben rappresenta lo zeitgeist – lo spirito di questo tempo – che fonde la sua tradizione industriale con l’evoluzione del design, della moda, dell’arte e delle nuove figure professionali di epoca digitale, insieme a una nuova food culture che guarda con particolare attenzione al benessere.  
CORE: significa innovazione attraverso il valore della community. Vale la pena di considerare questa notizia come un’opportunità per riflettere su quanto sia importante alimentare la curiosità come un valore in grado di condurre la società a un cambiamento evolutivo e al contempo verso qualcosa di unexpected.

club Milano novità 2022
Lo speakeasy della sede milanese del club in corso Matteotti

Un inno alla diversità come valore aggiunto, che inizia dai molteplici luoghi di provenienza dei propri soci e passa attraverso l’approccio cross-generazionale: CORE: può contare, infatti, su un 30 per cento di “young game changer”, di grande importanza per mediare visione innovativa, rivoluzione creativa e linguaggio di nuova generazione con il know-how di chi dispone di strumenti ed esperienza per poter realizzare sogni e progetti, attraverso il grande potere della sinergia; che si aggiunge a una distribuzione sistemica della community che prevede un 30 per cento di soci milanesi, 30 per cento da altre regioni d’Italia e 30 per cento dal resto del mondo.

Una global food experience creata da uno chef tutto italiano

Ed è al talento dello chef italiano Michele Brogioni che è stata affidata la direzione artistica del concept gastronomico di CORE:, dopo una lunga lista di esperienze internazionali di prim’ordine: dalla Locanda Dell’Amorosa a Sinalunga (Siena) a Il Falconiere, Relais & Chateaux di Cortona (Arezzo), portando inoltre quest’ultimo a conquistare la prestigiosa Stella della Guida Michelin; e ancora dall’Out of Blue Resort di Creta per proseguire a Mosca, nei ristoranti Maison-Dellos, poi a Le Duc ed infine al Turandot. Nel 2016, Michele Brogioni viene scelto da Giorgio Armani come Executive Chef di Armani Restaurant a New York.
Nominato Global Culinary Director di CORE:, selezionerà un resident chef e delle brigate in grado di portare avanti l’approccio di curatela a 360° anche in chiave gastronomica, adattando il menù alle diverse aree dedicate all’accoglienza presenti nella struttura (speakeasy bar, “ristorante sociale” e laboratorio gastronomico/wine tasting/mixology rispettivamente al primo, secondo e quarto piano del palazzo situato nei pressi di piazza San Babila).

Michele Brogioni
Michele Brogioni

Una scelta, quella di Jennie e Dangene Enterprise, in assoluta coerenza con la loro visione della città di Milano, guida dell’espressione più contemporanea e all’avanguardia d’Italia. “In CORE:, che fa della cultura e dell’incontro di personalità illuminate di tutto il mondo il suo punto di forza distintivo” – spiega Jennie Enterprise – “non potevamo trascurare l’offerta gastronomica che è essa stessa cultura, condivisione di saperi e cibo per l’anima e la mente. Michele è quindi la sintesi perfetta di internazionalità e italianità: una mano competente e attenta in grado di fare da ponte tra i due continenti”.
Una contaminazione di sapori mediterranei e dal mondo, elaborati sapientemente nel rispetto della stagionalità e delle specialità della cultura meneghina, per rendere CORE: MILANO anche un’esperienza per il palato.

Nell’immagine in apertura, Dangene e Jennie Enterprise

The Franca Sozzani Fund for Preventive Genomics

Un altro progetto che porta la moda sul piano dell’attualità firmato Franca Sozzani. Dal sogno all’evento a sfondo benefico: una mostra destinata alla vendita di una selezione di abiti indossati dall’ex direttrice di Vogue Italia, negli spazi della Fondazione Sozzani in via Tazzoli 3, aperta al pubblico fino al 30 ottobre.

In mostra il fascino vintage degli abiti indossati dall’iconica direttrice di Vogue Italia

Un’iniziativa che vuole essere anche un invito a riflettere sul disastroso impatto della sovrapproduzione della moda sull’ambiente e sull’importanza delle diverse soluzioni legate a un’economia circolare. Da qui la scelta di condividere parte del suo guardaroba che vede anche alcuni pezzi unici, trovati curiosando nei mercatini e nei negozi vintage da lei tanto amati. Le sue scelte di stile, indipendenti dalle tendenze del momento, creazioni di Azzedine Alaïa, Prada, Yves Saint Laurent, GucciValentino, Miu Miu, Alberta Ferretti o accessori di Fendi, Louis Vuitton, fino alle iconiche Manolo Blahnik.

Franca Sozzani style
Alcuni degli abiti appartenuti alla direttrice di Vogue Italia in mostra alla Fondazione Sozzani

“La bellezza del vintage sta nel poter mescolare il vecchio con il nuovo, pezzi del passato con designer più recenti, e mescolarli insieme, creando uno stile che non appartiene a nessun altro. La scoperta di un pezzo vintage unico è un momento magico. Diventi proprietario di qualcosa che è solo tuo, automaticamente sei diverso, crei il tuo stile e sei inimitabile”.

I 25 pezzi tracciati su blockchain

Una selezione speciale di 25 pezzi, inoltre, è fornita di un QR code che permette di leggere la storia dell’abito, di tracciare e aggiornare i passaggi di proprietà attraverso la piattaforma SPIN by lablaco. Un valore aggiunto per chi dovesse acquistare uno dei capi selezionati.

Francesco Carrozzini Franca Sozzani
Francesco Carrozzini con Franca Sozzani (in Valentino), in un ritratto di Bruce Weber

La moda oltre la moda

Sono pezzi ambasciatori di un’eleganza senza tempo, espressione di un’anima libera che, attraverso quel radar personale per il talento e la creatività, è riuscita a far parlare la moda di verità, con coerenza e coraggio, rivoluzionando completamente il suo linguaggio editoriale.
Temi urgenti, raccontati attraverso una visione dissacrante della moda, diventano il leitmotiv delle pagine di Vogue Italia, attirando l’attenzione di un pubblico trasversale sull’emergenza climatica o il “Rebranding Africa”, che ha puntato i riflettori su giovani stilisti, artisti e musicisti africani. Oppure sulla violenza sulle donne, che l’ha portata a diventare Ambasciatrice per Fashion 4 Development (una collaborazione globale tra l’industria della moda e le Nazioni Unite), avviando progetti mirati all’indipendenza femminile e creando opportunità di lavoro nell’agricoltura e nella moda. Nel 2014 Sozzani ha avviato il Vintage Project, un negozio permanente con abiti e accessori dei più importanti marchi fashion, con l’obiettivo di raccogliere fondi in favore dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia) per sostenere la ricerca e la prevenzione del cancro.

Franca Sozzani guardaroba

E la sua opera continua con Franca Fund, i cui profitti saranno devoluti al The Franca Sozzani Fund for Preventive Genomics, Harvard Medical School. L’obiettivo del fondo è raggiungere i migliori risultati nella ricerca e nella difesa della genomica preventiva in modo che tutti, indipendentemente dall’etnia o dalla provenienza socioeconomica, possano avere accesso a strategie personalizzate per promuovere la salute.

Franca Sozzani Vogue Italia

Nell’immagine in apertura, Franca Sozzani col figlio Francesco Carrozzini in un frame del documentario Franca: Chaos and Creation

Cosa ci ha lasciato il PLUG-MI e la sua celebrazione dell’urban culture a Milano

Si è concluso da pochi giorni il PLUG-MI, il Festival che celebra la urban culture ideato e promosso da Fandango Club Creators, negli storici spazi del Superstudio di via Tortona a Milano, cuore della moda di ricerca del capoluogo lombardo che ha visto anni di evoluzioni e trasformazioni di un’estetica fashion destinata ad aggiornarsi con la stessa velocità del linguaggio delle nuove generazioni.

Un evento, il PLUG-MI, che ha valorizzato nuove modalità e sperimentazioni che i giganti dello sportswear hanno messo in campo per dare una nuova espressione di sé, attraverso il coinvolgimento di artisti, creativi della generazione web3 e nuovi imprenditori visionari che hanno fatto della sostenibilità l’unica strada perseguibile.

Una live performance nello stage Cupra di PLUG-MI


È qui che, ai piedi del Cupra main stage, ha preso il via un programma di live performance: dai due enfant prodige della scena rap italiana SHIVA e RHOVE, alle esibizioni di Miles e dei Planet Funk. Numerosi altri live hanno fatto scatenare il pubblico di PLUG-MI: Don Said, Mida sponsored by Openstage, Sgamo, Soul Tripping sponsored by adidas Eyewear e infine Capozanarky, Inoki ft. Adriana & Dj Arden e Sethu sponsored by PHOBIA.

E ancora, installazioni e workshop hanno dato vita a un format evoluto in cui i veri protagonisti sono ricerca e sperimentazione, con l’obiettivo di portare sul mercato la personalizzazione dello stile e la valorizzazione di un’estetica che guarda all’unicità dell’individuo. Grazie a collaborazioni esclusive e contaminazioni tra arte e moda che approdano in una visione antagonista di nuova generazione, prodotto di un panorama culturale che si adatta a utenti più consapevoli in tema di sostenibilità e che prendono le distanze da ogni presupposto di omologazione.

I finalisti del progetto “BE P-ART powered by Reebok”, la live performance di Tvboy all’evento di Cupra

Sullo stage di PLUG-MI è stato annunciato domenica il vincitore del progetto “BE P-ART powered by Reebok”. Il contest ha visto protagonisti giovani talenti della urban creativity che hanno interpretato l’iconica sneaker Classic Leather OG come una tela bianca, seguendo la propria ispirazione. Gli artisti nel corso del mese di luglio hanno caricato sulla piattaforma le opere, ottenendo l’opportunità di vincere un outfit completo firmato Reebok, insieme alla conversione del proprio artwork in NFT in mostra durante l’evento milanese. Una giuria tecnica-artistica, all’interno della quale spiccano due nomi noti al mondo NFT ossia Giovanni Motta e Mendacia Veritatis, ha analizzato gli oltre 130 progetti pervenuti e ha premiato le opere “Classic future” di Mattia Sarti (@just_mattia_sarti), “Mewtallized” di Riccardo Piacenza (@rcrd.pcnz) e “Reebokwave” di Svccy (alias Matteo Succi, @vaporwave_svccy).

Reebok sneakers capsule 2022
“Reebokwave” di Svccy 

Un messaggio positivo che ha contagiato la città di Milano anche attraverso eventi esplosivi che hanno valorizzato la connection tra la urban culture e l’unconventional brand automotive Cupra, sempre attento ad aggiornare il proprio linguaggio per raggiungere la sfera d’interesse delle nuove generazioni. È questo lo spirito dell’evento che è andato in scena al Cupra Garage, che ha visto una live performance di Tvboy, all’opera nella customizzazione di una sneaker poi messa all’asta e un’esposizione dei migliori modelli collezionati da Jacopo De Carli, celebre restauratore delle calzature più iconiche.

Tvboy Milano
Tvboy all’evento organizzato da Cupra

Tvboy sneakers
Jacopo De Carli con le sneakers personalizzate da Tvboy

Eastpak presenta capsule collection sostenibili, Lotta Leggenda celebra le sue sneakers iconiche

L’iniziativa di Eastpak RE-BUILT TO RESIST, che punta a ridurre gli sprechi dei materiali danneggiati riutilizzandoli in modo creativo e sostenibile, realizzando prodotti unici e dal design non convenzionale, è atterrata al Plug-Mi con una collab straordinaria con il team di Re-Vibe che ha sviluppato, nel corso di live workshop che hanno visto il coinvolgimento del pubblico, mini-capsule upcycling definite da una forte carica di coolness.

Eastpak collezioni sostenibili 2022
RE-BUILT TO RESIST, l’iniziativa organizzata da Eastpack a PLUG-MI

Eastpak collezioni sostenibili 2022
Uno zaino della capsule collection RE-BUILT TO RESIST

Negli spazi del Plug-Mi Lotto ha presentato la linea di calzature Lotto Leggenda 2022, che celebra le grandi icone del passato. Occasione ghiotta per gli sneakerheads più appassionati, che hanno avuto l’occasione di richiedere la customizzazione delle Lotto Leggenda al giovane designer italiano Morris Spagnol (@_morrispagnol_), che nelle sue creazioni mixa la sua passione per l’arte a quella per lo sport e la urban culture.

Lotto leggenda sneakers 2022
Un modello di Lotto Leggenda

TY1 e Guè Pequeno ospiti d’eccezione del brand Plus Design

Plus Design – custom partner del Festival – è il marchio lanciato nel 2020 da Ibrahim Fadi, che nella sua area Custom Garage ha messo a disposizione un team di artisti e professionisti per personalizzare sneaker, accessori e capi d’abbigliamento. Ospiti d’eccezione come TY1 – DJ e produttore discografico – e Guè Pequeno, produttore discografico e rapper, hanno espresso a più voci il link tra il brand, la sua community e la cultura metropolitana. Un’experience che apre la strada a nuovi codici di comunicazione con il pubblico, in un rinnovato equilibrio tra ricerca, artigianalità e sperimentazione che volge lo sguardo a un’estetica contemporanea dall’anima green.

Plus Design Milano
Una sneaker customizzata durante il workshop di Plus Design

Nell’immagine in apertura, la performance di RHOVE a PLUG-MI 2022

Ferrari svela la sua special edition Giallo Modena che celebra 75 anni di storia del brand

L’inconfondibile giallo Modena, colore dello stemma della città del patron della casa del Cavallino Rampante Enzo Ferrari, torna a illuminare la livrea della monoposto F-75, regina della casa di Maranello, che scalderà l’asfalto del Gran Premio D’Italia di F1 sulla pista dell’Autodromo Nazionale di Monza domenica 11 settembre.

Leclerc Sainz Ferrari 2022
Charles Leclerc e Carlos Sainz posano davanti alla monoposto F-75 nello store Ferrari (ph. by Alberto Feltrin, courtesy Ferrari)


I colori della nuova livrea, svelata ieri pomeriggio 7 settembre dai due piloti Charles Leclerc e Carlos Sainz, all’interno del flagship store di via Berchet a Milano, saranno anche i protagonisti di una limited edition di accessori, realizzati da casa Ferrari, attraverso le partnership di prestigio con Bell Racing Helmets, Puma e Ray-Ban, per celebrare i suoi 75 anni di storia. La collezione dedicata all’anniversario è composta da una t-shirt in jersey con loghi sponsor, gli occhiali da sole unisex in metallo e fibra di carbonio e i caschi in scala 1:1 e 1:2 dei due campioni Charles Leclerc e Carlos Sainz, da scoprire sull’e-store ferrari.com e all’interno delle boutique Ferrari in cui l’heritage del brand incontra l’evoluzione estetica e tecnologica che va incontro alle esigenze della nuova generazione, in un lifestyle completo dedicato all’universo della casa di Maranello.

Leclerc Sainz Ferrari piloti
Leclerc e Sainz indossano maglie nell’inconfondibile tono di giallo della casa (ph. by Alberto Feltrin, courtesy Ferrari)

Una storia ultradecennale nel segno dell’inconfondibile giallo della casa

Una storia ricca di eventi lega questo pantone alla storia del marchio fondato dall’ingegnere, pilota e visionario Enzo Ferrari, che ha inizio con la fondazione della Scuderia nel 1929 e prosegue con la nascita dell’azienda nel 1947; da allora il mito del cavallino nero continua ad attrarre l’interesse di appassionati e neofiti da ogni parte del mondo.


Pare che la prima ispirazione per una Ferrari gialla sia nata da Fiamma Breschi, vedova del pilota Luigi Musso e amica del fondatore, che suggerì di portare una vettura di quel colore a un salone che ispirò, in seguito, il Giallo Fly adottato per la prima volta su una 275 GTB. Ma il suo esordio sulle piste si deve alla 195 Inter Berlinetta di Salvatore Ammendola che debuttò per la prima volta nella Coppa Inter-Europa il 15 aprile del 1951, per poi riapparire a più riprese sulle quattro ruote, sui caschi e sulle divise dei piloti degli anni ‘50 e ’60 della Scuderia Ferrari e, in anni più recenti, fu riportato sull’asfalto da campioni di classe come Michael Schumacher, Rubens Barrichello, Felipe Massa e Fernando Alonso. Fino all’iconico logo del GP numero 1000 della Scuderia in Formula 1, in Giallo Modena, seconda anima della casa emiliana.

Nell’immagine in apertura, Charles Leclerc e Carlos Sainz all’evento di presentazione nel flagship store Ferrari di Milano (ph. by Alberto Feltrin, courtesy Ferrari)

Il futuro dell’upcycling esiste già e si chiama Revibe

Si chiama Revibe e si muove con la velocità e la stessa energia di una community. Una startup di appena un anno, nata dal coraggio e dall’intraprendenza di 4 giovani italiani che hanno scelto Parigi per costruire la loro vita e un progetto visionario, in piena pandemia. Sono Ettore Maria Carfagnini, Elia Maino, Fabio Diroma e Gabriele Barbieri, che hanno scalato la nuova frontiera del marketplace dedicato ai designer indipendenti che operano nell’ambito della produzione upcycling, ma con il valore aggiunto del supporto concreto e continuo della produzione.

Revibe brand fashion

Una vera conquista in tema di sostenibilità, in un momento storico in cui il livello di sovrapproduzione del settore tessile ha raggiunto il punto di non ritorno e anche i sistemi di produzione rispettosi dell’ambiente non risolvono del tutto il problema. Esiste, infatti, un altro preoccupante aspetto dell’inquinamento prodotto dal sistema moda, che ha a che fare con tessuti non utilizzati, collezioni invendute e guardaroba rinnovati più del necessario, che stanno materialmente intossicando intere località del nostro pianeta e il cui smaltimento causa una produzione di CO2 insostenibile per la Terra. Per questo motivo l’upcycling diventa il sistema di produzione più innovativo, dando nuova vita a tessuti e capi già esistenti, a un costo di produzione ragionevole per i giovani talenti di tutto il mondo che stanno portando una ventata di freschezza ai codici stilistici del fashion system di nuova generazione.

Sostenibilità e rivoluzione estetica in più di 100 brand da tutta Europa

Tanto di cappello, quindi, per i fondatori visionari di Revibe che, in pochi mesi, hanno raggiunto più di 100 brand di ricerca selezionati in più di 12 paesi europei. Un successo destinato a crescere a ritmi sempre più elevati, grazie a un’operazione mirata di servizi integrati che sostengono il marchio dalla creazione, alla commercializzazione, fino alla comunicazione, diventando un vero e proprio punto di riferimento per i creativi dell’upcycling: i veri visionari della moda zero waste del futuro.

Un’attività che mira, tra l’altro, a trovare risposte concrete alle esigenze della Generazione Z, la più sensibile alle cause del cambiamento climatico e la più predisposta e impegnata a trovare una soluzione. Ma non è tutto, la stessa Gen Z è quella che chiede una rivoluzione stilistica in termini di codici estetici e di fluidità di genere. Grazie alla sua selezione di creativi da tutta Europa, e a un programma di collaborazione con le migliori scuole di moda, Revibe offre una risposta qualitativa che fonde il valore artigianale a quello della ricerca di tessuti innovativi e un approccio estetico antagonista e all’avanguardia.

Revibe è promoter di una “Extended producer responsibility”

Revibe, inoltre, è impegnato costantemente nella selezione di aziende che incarnano il concetto di “Extended producer responsibility” (EPR); per i neofiti del tema, si parla sostanzialmente del principio in base al quale “chi inquina paga”, uno schema obbligatorio per tutte le aziende tessili europee. Nello specifico, si tratta di una politica ambientale per la quale il produttore di un bene è responsabile anche per la fase post-consumo, ovvero per la sua gestione una volta diventato rifiuto. Al produttore viene data, quindi, una significativa responsabilità, dal punto di vista finanziario ed etico, per il trattamento e lo smaltimento dei prodotti al termine del loro ciclo di vita.
Rientra, per fare un esempio, in un tema di etica e di responsabilità la scelta di produrre in “pre-order” una determinata categoria di articoli disponibili all’acquisto, ma non ancora pronti per essere spediti, in quanto soggetti a realizzazione e personalizzazione su misura. Un approccio che, oltre a rendere il capo o accessorio assolutamente unico per il consumatore, si pone come soluzione al problema degli stock invenduti.

La community di Revibe tra eventi live e workshop

Essere parte di una vera community è uno degli elementi di forza di una realtà come Revibe, che attraverso workshop dal vivo e attivazioni di vendita al dettaglio in tutta Europa, mette in connessione il consumatore finale con i designer. Un approccio che permette all’utente di essere parte del cambiamento, rafforzando e portando linfa vitale alla mission di Revibe.
I clienti finali sono invitati a unirsi ai designer nella creazione del proprio capo upcycling, rielaborando capi d’abbigliamento vintage e scarti tessili forniti dall’azienda e dai suoi partner.

workshop moda sostenibile 2022
Un workshop organizzato da Revibe

Nell’immagine in apertura, Elia Maino ed Ettore Maria Carfagnini, tra i fondatori di Revibe

Scopri l’iconico cocktail di Hemingway, con la Daiquiri Week e Compagnia dei Caraibi

Torna l’appuntamento con l’International Daiquiri Day, come ogni anno il 19 luglio per celebrare il famoso cocktail che prende il nome dal villaggio cubano di nome Daiquiri dove è stata realizzata la sua miscela. Si dice che il merito sia di un ufficiale del corpo dei Marine che, durante la guerra tra Stati Uniti e Spagna, in seguito all’affondamento della nave Maine nel porto dell’Avana, entrò in un locale e, non riuscendo a bere il rum liscio, si fece allungare il distillato con succo di lime e zucchero. Una miscela di successo che conquistò anche Ernest Hemingway e il Presidente John F. Kennedy.

Rum Diplomatico porta il suo signature Planas Daiquiri in tutta Italia

È Rum Diplomático, il rum super premium di Compagnia dei Caraibi, preparato in condizioni ambientali eccellenti ai piedi delle Ande, a rendere omaggio a questo cocktail dalla storia così affascinante. E lo fa attraverso un calendario di eventi che si svolgeranno in tutta Italia fino al 24 luglio, con il suo signature Planas Daiquiri in oltre 15 locali. L’iniziativa segue la prestigiosa collaborazione del 2021 a Milano con lo Chef Canzian, offrendo questa volta l’opportunità di gustare da nord a sud il cocktail icona di Hemingway, inserito nelle drink list al pubblico con la ricetta speciale a base di Rum Diplomático Planas, rum bianco invecchiato fino a sei anni dagli aromi freschi, tropicali e leggermente fruttati che con il suo 47% di abv offre una maggiore morbidezza e un finale delicato ma pronunciato. Un’occasione unica, quella della Daiquiri Week di Compagnia dei Caraibi, per scoprire Diplomático e rivivere le atmosfere caraibiche di un must have della mixology internazionale.

Rum Diplomatico Planas
Rum Diplomático Planas

Scopri qui dove gustare Daiquiri preparati dalle sapienti mani dei migliori bartender d’Italia e mettiti alla prova con la ricetta di Planas Daiquiri.

La ricetta del celebre drink amato da “Papa”

50 ml Diplomático Planas

20 ml succo di lime fresco

15 ml sciroppo di zucchero

Versare tutti gli ingredienti in uno shaker. Completare con ghiaccio. Shakerare. Versare in una coppa di vetro e guarnire con uno spicchio di lime.

Nell’immagine in apertura, il Rum Diplomático Planas, distribuito da Compagnia dei Caraibi

The Boys in the Band

In esclusiva per ManInTown il cast di The Boys in the Band. L’opera teatrale del drammaturgo statunitense Mart Crowley, in un’inedita versione tutta italiana allestita da Giorgio Bozzo, che ha debuttato a New York nel 1968 rimanendo in scena per oltre mille repliche, e diventando una pièce-manifesto del movimento LGBTQ+. Una versione cinematografica, realizzata nel 2020, è visibile su Netflix, sotto la regia di Joe Mantello e con un cast stellare del calibro di Jim Parsons, Zachary Quinto, Matt Bomer, Andrew Rannells, Charlie Carver.

The Boys in the Band teatro
Il cast di The Boys in the Band (ph. Andrea Colzani, styling Rosamaria Coniglio)

Una festa per il compleanno del caro amico Harold, scritto da Mart Crowley con traduzione e adattamento a cura di Costantino Della Gherardesca. La scena, scandita da un susseguirsi di emozioni, si svolge in un appartamento su due piani all’altezza della 50th a New York. Un’opera di grande attualità, in un’epoca in cui ancora troppe persone non si sentono libere di esprimere i propri sentimenti e la propria individualità.

Tra gli invitati si presenta anche Alan, un vecchio amico dei tempi del college del proprietario di casa -Michael (Francesco Aricò) – a New York per lavoro, che dice di aver disperata necessità di parlare con lui. Alan rimane coinvolto, suo malgrado, in un crescendo di bevute, screzi, battute pesanti che culminano con l’arrivo di un giovane Midnight Cowboy – una marchetta assoldata come regalo di compleanno – e infine di Harold, il festeggiato. Ed è proprio quando l’atmosfera si è fatta elettrica che Michael costringe tutti i convenuti a partecipare a un gioco che si rivela brutale per molti di coloro che vi prendono parte. Ma non sarà lui ad essere il vincitore della serata.

The Boys in the Band italiano
ph. Andrea Colzani, styling Rosamaria Coniglio

Lo spettacolo, che è andato in scena alla Sala Umberto di Roma dal 26 aprile al 1° maggio, riprenderà la rappresentazione nel resto dei teatri italiani nel corso della stagione autunnale.

The Boys in the Band Donald
Gabrio Gentilini (Donald): giacca Maison Laponte, pantaloni Zegna, collana De Liguoro, scarpe Ferragamo

Credits

Photographer Andrea Colzani

Fashion Editor Rosamaria Coniglio

Styling assistant Federica Mele

Grooming Chiara Viola

Si ringrazia per la location Archiproducts Milano – Archiproducts.com

Nell’immagine in apertura, il cast di The Boys in the Band

Compagnia dei Caraibi approva il primo report di sostenibilità per gli anni 2020 e 2021

Il percorso verso uno stile di vita e un piano aziendale sostenibile e che tenga concretamente conto delle esigenze del nostro pianeta, è un’importante dichiarazione d’identità e responsabilità per un’azienda, di fronte al mercato e i suoi consumatori. È uno degli obiettivi di Compagnia dei Caraibi S.p.A. – azienda di Vidracco (TO) leader nell’importazione, sviluppo, brand building e distribuzione di distillati, vini e soft drink di fascia da premium a ultra-premium e prestige di tutto il mondo, nonché di craft beer italiane – che ha approvato su base volontaria il suo primo Report di Sostenibilità con riferimento agli anni 2020 e 2021.

Una scelta di natura etica, ma anche di sviluppo e comunicazione dei propri valori, di fronte agli stakeholder del settore e alle nuove generazioni di consumatori sempre più evoluti in termini di consapevolezza ed esigenze etiche. A questo proposito, il Report di Sostenibilità ha l’obiettivo di testimoniare il costante e concreto impegno del gruppo in ambito ambientale, culturale, sociale e di gender equality, dopo aver chiuso il 2021 in forte crescita, con ricavi per oltre 42 milioni di euro e più di 1.4 milioni di litri di prodotto venduti.

Il 2021 è stato un anno di profonde trasformazioni per Compagnia dei Caraibi – racconta Edelberto Baracco, CEO di Compagnia dei Caraibi – abbiamo affrontato l’impegnativo percorso che ci ha portato alla quotazione sul mercato Euronext Growth Milan. Un percorso grazie al quale, oltre ad una maggiore solidità patrimoniale, abbiamo potuto dotarci di una Governance e una struttura organizzativa adeguata all’ambiziosa strategia di crescita che abbiamo definito. […] Attraverso questo primo Report di Sostenibilità abbiamo cercato di illustrare in modo semplice, ma completo, il contesto in cui operiamo e presentare la nostra performance di sostenibilità in riferimento sia ai risultati aziendali, sia alle questioni di sviluppo sostenibile globale”.

Compagnia dei Caraibi azienda
Edelberto Baracco, CEO di Compagnia dei Caraibi

Le azioni condotte da Compagnia dei Caraibi per l’ambiente

In termini ambientali sono diverse le azioni intraprese dalla società. Nel 2018 nella sede operativa di Colleretto Giacosa è stato installato un impianto fotovoltaico che produce annualmente circa 72.000 kWh di energia elettrica, in parte utilizzata e in parte immessa in rete e venduta. Tutta l’energia elettrica consumata proviene da fonti di energia rinnovabile.
Dal 2021 l’azienda si impegna a calcolare e compensare ogni anno la propria Carbon Footprint sulla base della norma ISO 14064.

Nel 2021 sono stati acquistati 1025 crediti di carbonio provenienti da un progetto forestale in Amazzonia chiamato “Maisa REDD+ Project – Cairari Moju, Stato del Pará (Brasile)” al fine di diventare Climate Neutral, e portare a zero l’impatto impatto climatico relativo all’attività aziendale 2020.
A inizio del 2022 è stata calcolata l’impronta dell’anno precedente: il dato, in corso di certificazione, porterà l’azienda alla compensazione delle 1070 tonnellate di CO2 emesse nel corso del 2021.

Il gruppo è attivo oltre che nella compensazione, anche nella riduzione: in quest’ottica è stato definito per il 2022 un obiettivo di riduzione del 5% delle emissioni di gas serra sul fatturato (calcolata in tonnellate per milione di euro di ricavi), anche attraverso i comportamenti virtuosi dei dipendenti coinvolti a contribuire nel proprio agire quotidiano al raggiungimento di tale obiettivo.

Compagnia dei Caraibi per la cultura

Le iniziative relative alla cultura hanno trovato formalizzazione nel 2021 come nuovo pilastro dello statuto aziendale, che riconosce l’importanza dell’arte figurativa, letteraria, musicale ed estetica, come valori di condivisione, positività e bellezza. Compagnia dei Caraibi ha così avviato collaborazioni in qualità di partner e sponsor con associazioni, festival, iniziative locali e nazionali per promuovere eventi culturali e artistici a beneficio della comunità, affermando i valori in cui crede anche al di fuori del proprio core business. La presenza di Compagnia dei Caraibi è diventata consueta in manifestazioni come SeeYouSound International Music Film Festival, Affordable Art Fair, oggi (un)fair, e l’UlisseFest.

Compagnia dei Caraibi per il sociale

In risposta alla crescita della società, anche il tema del capitale umano è stato valorizzato in modo coerente. Se negli ultimi 4 anni, infatti, i dipendenti sono passati da 39 a 49, è cresciuta visibilmente la presenza di nuove figure professionali che ha portato l’organico dell’azienda a un 47% di presenza femminile e a un’età media dei dipendenti di 36,8 anni. 

È stato effettuato un sondaggio aziendale per valutare il grado di soddisfazione generale su tematiche quali possibilità di crescita, livello di stress e salario percepito. L’obiettivo è quello di creare un ambiente lavorativo nel quale le persone coinvolte possano sentirsi a proprio agio e in cui favorire la crescita professionale e personale, alimentando il senso di appartenenza, basato su relazioni positive e sulla valorizzazione delle diverse identità, del rispetto dell’ambiente e dell’assoluta considerazione dei fattori di salute e sicurezza di tutti i collaboratori.

Nell’ottica di consentire ai dipendenti di conciliare la vita professionale a uno stile di vita qualitativamente tutelato, l’azienda ha inoltre adottato la modalità di lavoro ibrida (in presenza e in smart working) in maniera permanente per consentire ai dipendenti di gestire al meglio vita professionale e privata.

Gender equality: codice etico e valore culturale

Inclusione e diversità sono due concetti centrali della people strategy di Compagnia dei Caraibi che include nella sua politica aziendale una cultura laica della social equality con una massima attenzione alla gender equality e al contrasto della discriminazione in ogni sua declinazione. Come da Statuto e Codice Etico, ha tra i suoi obiettivi principali la “centralità, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane”.

Nell’immagine in apertura, il Vermouth Riserva Carlo Alberto di Compagnia dei Caraibi (ph. Lorenzo Tridente)

‘Trame di memoria’, Accademia IUAD e Lanificio Cerruti per l’edizione 2022 del Graduate

Che cos’è la memoria? perché ne proteggiamo e celebriamo il valore?
Custode delle nostre tradizioni e della storia dei grandi uomini che le hanno messe insieme, è quanto di più prezioso possegga una civiltà per potersi evolvere e per formare una nuova generazione di talenti.
È questo il fil rouge che Accademia IUAD e Lanificio F.lli Cerruti dal 1881 hanno costruito insieme per il Graduate 2022 in un’esposizione dal titolo Trame di Memoria, inaugurata a Napoli a Palazzo delle Arti il 7 luglio e aperta al pubblico fino al 17 del mese.

Una mostra che offre al pubblico il punto di vista della generazione dei designer del futuro, chiamati a riflettere sul tema della memoria, liberi di scegliere gli strumenti per loro più idonei e una selezione di tessuti d’archivio del Lanificio Cerruti. Il risultato è un affascinante percorso creativo e introspettivo che analizza tutti gli aspetti della memoria che hanno un peso nella vita dell’individuo.

Alcune delle opere che troverete al PAN fino al 17 luglio

Iuad Napoli
Approdi Invisibili, Stefano Mosca

Approdi Invisibili di Stefano Mosca è un polittico che affronta il tema della memoria come momento di autoanalisi, elaborazione del dolore e crescita personale; da sofferenza e catarsi a una serie di rappresentazioni simboliche dei momenti più cari e spensierati che riportano all’infanzia e all’adolescenza. Legami familiari ed esperienze che hanno fatto da apripista ad amicizie indissolubili rimangono trascritte per sempre nella trama di un boro giapponese, l’opera di Chiara Buoninconti che in Indossare un Ricordo esprime la sua necessità di preservare i momenti carichi di significato, attraverso l’arte del riciclo e rammendo dei kimoni effettuata, a regola d’arte, tramite le tradizionali impunture giapponesi del sashiko. Il tessuto Cerruti al suo interno rappresenta l’anima originale, la tradizione che si tramanda nel tempo.

finalisti graduate 2022
Indossare un ricordo: il Boro giapponese, Chiara Buoninconti

Con L’Inverno dei Ricordi Valentina Derudi affronta il tema del morbo di Alzheimer, piazzando un corpo umano vuoto (rivestito per metà di tessuto del Lanificio Cerruti, perché lentamente si sta spogliando della sua memoria) e rannicchiato su se stesso, dalla cui testa volano via istantanee di ricordi che il soggetto stesso non è più in grado di trattenere. Valentina invita i visitatori a intervenire in maniera attiva sull’opera, scrivendo un ricordo e lasciandolo dentro quel corpo vuoto. L’opera verrà donata a un centro Alzheimer di Monza.

Accademia Iuad Napoli 2022
L’Inverno dei Ricordi, Valentina Derudi

Ad aprire il percorso espositivo le foto più belle che Nino Cerruti ha selezionato insieme a Michele Lettieri (Presidente Accademia IUAD) dai bauli aperti nella villa di Saint-Tropez del designer. E ancora le creazioni dei graduated che hanno sfilato al Forte dei Marmi insieme a Lanificio Cerruti: un’occasione che i ragazzi hanno preso al volo per dar vita alla loro visione di eleganza dedicata all’uomo e alla donna del futuro, in una nuova consapevolezza e armonia tra tagli aggiornati e savoir-faire artigianale.

mostra Pan Napoli
L’exhibition Trame di Memoria al PAN napoletano

L’eredità del Signor Nino

Il desiderio di Mr. Nino, così era chiamato in tutto il mondo, era di dar voce ai giovani e alle loro idee; fu tra i primi a credere nell’evoluzione stilistica del costume attraverso la visione delle nuove generazioni. Ecco perché fu una gioia per lui condividere gli spazi e i materiali della sua azienda progettata da Vico Magistretti con i ragazzi della IUAD. Lanificio F.lli Cerruti è un marchio intriso di storia e tradizione, un mondo fatto non solo di abbigliamento, ma di lifestyle, celebrato per il prestigio e la raffinatezza.

Un Passato Confortevole, Christian Gallo e Stefano Adric; Il Viale dei Ricordi, Federica Guadagno; Sganciaricordi di Maria Napolitano

Nino Cerruti è stato tra i pochi designer ad aver mantenuto una coerenza estetica e stilistica nel tempo, alimentando di volta in volta il proprio il mito, vestendo gli attori e le attrici di Hollywood (da Richard Gere a Jack Nicholson, da Michael Douglas al favoloso abito in pizzo creato per Sharon Stone, solo per citarne alcuni) e persino le teste coronate d’Europa con le sue creazioni che mixavano buon gusto e personalità, al punto da entrare nelle sceneggiature delle pellicole che hanno fatto la storia del cinema; “You can’t bleach a Cerruti, out of the question”, dice Christian Bale nei panni del finanziere Patrick Bateman in American Psycho. Ecco la scelta del Lanificio F.lli Cerruti di collaborare con IUAD, che da più di quarant’anni opera nel campo della formazione nelle discipline della moda e del design, portatrice della tradizione sartoriale napoletana e di innovazione e artigianalità nel design.
Non a caso Giovanni Vietti, il presidente dell’Unione Industriale Biellese, definì Cerruti un visionario, una persona acuta e mai banale, uno stilista fuoriclasse.

Bon Souvenirs, Micol Piizzarelli; Passato-Presente, Ilaria Califano, Alessandra Elefante, Alessia Nocera

Nell’immagine in apertura, la facciata del Palazzo delle Arti Napoli, sede della mostra allestita da Accademia IUAD e Lanificio Cerruti

The deep fashion hiking – Editorial

Uno scenario incontaminato, punteggiato da cime maestose, foreste e specchi d’acqua, fa da cornice a capi e accessori statement della prossima stagione Fall/Winter, tra anorak, giubbotti di matrice utility, parka waterproof, balaclava e cappelli a tesa larga, firmati tra gli altri Alanui, Mykita, KNT, Woolrich e C.P. Company.

mountain fashion style
Anorak Canada Goose

mountain fashion mens
Coat, shirt and hat Woolrich, long boots Camper Lab, sunglasses Bally

coat Alanui men
Fringed coat, cardigan and pants Alanui, boots RBRSL, balaclava and hat Ferruccio Vecchi

men's fashion parka jackets
Jacket and pants KNT

mountain photoshoot fashion
Jacket Noskra, sunglasses Tom Ford

Credits

Photographer Federico Ghiani

Fashion editor Rosamaria Coniglio

Grooming Antonio Navoni

Model Marcelo Lima @Independentmgmt

Nell’immagine in apertura, il modello indossa anorak Canada Goose

‘L’altra forma delle cose’, la nuova installazione di Emilio Vavarella a Casa Zegna

Un bosco in pixel, raccontato sulle lane pregiate di capre di Bielmonte, sui tessuti realizzati a San Patrignano e perfino su filati sintetici, ottenendo risultati e suggestioni dal diverso impatto emotivo. È l’opera di Emilio Vavarella L’altra forma delle cose, basata sulla ricerca di un equilibrio tra un concetto, un’idea e la sua formalizzazione (il codice genetico dell’abete rosso nel caso specifico).

Un’opera che trae e restituisce energia dal percorso che Ermenegildo Zegna ha portato avanti nel corso della sua vita dando vita a tutta la panoramica che sovrasta la fabbrica, al fine di poterlo condividere con la gente del luogo e con tutti coloro che desiderano visitarlo, favorendo quel processo armonico tra bellezza del paesaggio e ricerca artistica, anche attraverso il coinvolgimento dei talenti di nuova generazione.

Casa Zegna opere d'arte
Emilio Vavarella davanti all’opera esposta nella sede del marchio

Un’impresa ambiziosa in cui è riuscito, non senza il costante impegno di una squadra di esperti nella gestione del territorio, sia dal punto di vista ambientale che culturale” racconta Anna Zegna – terza generazione di una famiglia che ha portato avanti il lavoro iniziato dal fondatore con coerenza e passione, proseguendo il percorso in chiave sempre più evoluta. Dal suolo alla vegetazione variegata dei boschi, un vero e proprio ecosistema realizzato attraverso un team aggiornato di biologi, paesaggisti, geologi, fino a un gruppo di esperti specializzato sulle sorgenti, per arrivare alle iniziative culturali. Una filosofia che non è altro che il frutto della lungimiranza e dell’ispirazione di Ermenegildo Zegna che si evolve, ancora oggi, in un rinnovato punto di vista tecnologico e in costante dialogo con il cambiamento culturale della generazione contemporanea.

Casa Zegna – arte e ricerca nel suo Dna

L’attività di famiglia, fortemente connessa con il tema dell’arte e della bellezza, viene raccontata per la prima volta da Ettore Olivero Pistoletto – padre di Michelangelo. A quell’epoca Ermenegildo Zegna chiamò l’architetto Otto Maraini, il nonno di Dacia, per progettare la sua villa e il paesaggista Pietro Porcinai per il giardino. Due eccellenze per aiutarlo a creare la sua grande opera, in stretta comunicazione con la sua azienda e col territorio che egli contribuì a rendere incantevole, attraverso una visione democratica dell’arte, perché potesse uscire dai musei ed entrare in osmosi con la vita delle persone.
Un ecosistema sostenibile immaginato dalla personalità visionaria di Ermenegildo Zegna, il cui percorso continua attraverso il dialogo con Città dell’Arte e Fondazione Pistoletto.

Zegna opere d'arte
L’altra forma delle cose, Emilio Vavarella


Ogni progetto artistico che nasce in questo luogo si lega all’altro, come membri di una famiglia, connessi da un unico Dna. Così è stato per il progetto Zegna Forest, nato per rinnovare tutto l’impianto dei boschi di vecchia generazione, grazie al supporto di Ilaria Bonacossa che crea l’occasione, per Anna Zegna, di entrare in contatto con Emilio Vavarella e – sempre a proposito di boschi – sviluppare il progetto L’altra forma delle cose (AAS47692 / Picea abies). Dove tutti vedono cortecce e foglie, lui visualizza e formalizza dati che si estendono su lane di capre Bielmonte che pascolano all’interno dell’Oasi, o su un tessuto di San Patrignano con cui il marchio collabora da tempo, creando un dialogo di continuità tra la materia, il contenuto dell’opera e il loro luogo di provenienza. E chi l’avrebbe mai detto che nell’origine della parola “code” si nasconda il significato di “cuore del tronco dell’albero”.
Un’operazione che si rivela in un’espansione di possibilità espressive e trova soluzioni diverse a seconda dei materiali usati, perfino le fibre di polimeri sintetici.

L’opera di Emilio Vavarella


Un percorso dinamico quello di Emilio Vavarella, che fa seguito a Genesis -The other shape of me. Una video installazione che “documenta un lungo processo performativo durante il quale un grande tessuto che codifica e contiene tutte le mie informazioni genetiche viene prodotto da mia madre utilizzando uno dei primi computer della storia, il telaio Jacquard. Focalizzandosi sui piccoli gesti di mia madre, e sui movimenti automatici del telaio meccanico, ‘Genesis’ offre una riflessione sul rapporto tra vita, informazione e riproducibilità tecnica, e sulla relazione tra vita biologica, meccanica e computazionale” – racconta l’artista.
Un’intuizione che diventa opera d’arte, con un concept forte che chiude il cerchio di un ciclo vitale, collegandosi all’origine del primo computer che guarda caso trattasi di un telaio tessile.
E sul tessuto, la forma d’espressione che fa da trait d’union tra l’umano e l’evoluzione tecnologica, Emilio Vavarella riporta il codice genetico della natura: come una triade già rodata che si ripresenta in una forma nuova.

Emilio Vavarella
L’altra forma delle cose, Emilio Vavarella

Un lavoro interdisciplinare che agisce su diversi campi di ricerca, che sceglie di usare sempre materiali diversi in ogni sua opera e qualora si trovi a usare lo stesso materiale, lo fa comunque in modo diverso.
Vavarella si reputa un rinascimentale che non mette, però, l’uomo al centro della sua ricerca, ma il risultato dell’azione umana che è riposta nelle relazioni tra l’ambiente e l’azione umana. Il valore umanistico della tecnologia, programmata per codificare una visione personale della natura. Un’epigenetica che trova espressione nell’ironia di codificare qualcosa di così potente e onnicomprensivo.

Torna dopo due anni il Kappa FuturFestival al Parco Dora di Torino

Il Kappa FuturFestival, il festival italiano dal respiro internazionale dedicato alla musica elettronica torna, dopo due anni, a far vibrare di energia il Parco Dora di Torino con i suoi oltre 70 artisti che si alterneranno sui suoi 4 stage.
L’evento sarà raccontato dalla personale visione di Oliviero Toscani, attraverso il suo progetto in continua evoluzione “Razza Umana”; vedrà esibirsi artisti del calibro di Carl Cox, Carl Craig, insieme alle nuove star della scena techno-house globale come Amelie Lens, Peggy Gou, The Blessed Madonna, Honey Dijon. Arricchisce ulteriormente la line up di Kappa® FuturFestival una selezione di nomi che rappresenta appieno il valore artistico del festival piemontese, da anni il più importante evento open air nel campo della musica elettronica.

festival musica Torino 2022

A completare il programma lo show esclusivo di Diplo, uno dei dj/produttori di maggior successo su scala globale, capace di combinare pop futurista e sound underground. 
E ancora i giovani talenti Michael Bibi, Pawsa, Anotr o Dennis Cruz, a dimostrazione della grande attenzione verso lo scouting sui nuovi protagonisti della club culture.

Kappa futur festival

Kappa festival 2022

Un in-store party con Dj Set ha aperto le danze il 29 giugno presso lo store Robe di Kappa® di via Lagrange, a Torino.

Torna a giugno il Cigognola Summer Festival

Si terrà dal 9 al 12 giugno la seconda edizione del Cigognola Summer Festival, la manifestazione culturale, ideata da Gabriele Moratti, che unisce alla cultura vitivinicola delle colline dell’Oltrepò Pavese il meglio dei protagonisti della scena internazionale della musica e della danza, sotto la direzione artistica di Paolo Gavazzeni ed Emilie Fouilloux, che abbiamo incontrato per farci raccontare le interessanti novità legate alle performance ideate insieme alle eccellenti personalità artistiche selezionate, che il pubblico presente avrà l’occasione d’incontrare nei giorni della manifestazione.  

Quattro serate di musica classica e danza, in cui i giovani talenti, per la maggior parte italiani, ma tutti con un curriculum affermato a livello interazionale, si esibiscono per celebrare il valore e la bellezza di un luogo incantevole contraddistinto da una cultura vitivinicola antica, attraverso un programma culturale di grande sensibilità artistica in cui appassionati e neofiti potranno scoprire il significato di uno spettacolo trasversale.
Talenti di ogni disciplina sperimentano, con un entusiasmo fuori dal comune, lo scambio e la condivisione di specialità che si fondono all’interno dello stesso palcoscenico, come alcuni passi a due su una musica eseguita dal vivo, spiegano Emilie Fouilloux – responsabile dei progetti creativi del Castello di Cigognola e direttrice artistica del Festival per la parte dedicata alla danza, che si è appena esibita al Galà di San Patrignano con alcuni ballerini dell’Opéra di Parigi – e Paolo Gavazzeni – direttore del canale televisivo Classica HD, regista e personalità di riferimento nel mondo della lirica.

La Scala cameristi
I cameristi della Scala

Un calendario di eventi in cui la parola d’ordine è condivisione

“Un dialogo così aperto con il territorio e le istituzioni non è una cosa scontata” continua Paolo Gavazzeni, che sottolinea il grande coinvolgimento del Comune di Pavia con il Teatro Fraschini e il Collegio Ghislieri, che sarà sede di una presentazione viva e spettacolare, alla presenza di tutti gli artisti.

Il lavoro di team del duo è di fondamentale importanza per l’attenzione con cui ha curato ogni dettaglio di questo calendario di eventi in cui l’obiettivo primario, quello di voler emozionare, rappresenta il fil rouge di una tela su cui hanno voluto ricamare un percorso artistico dedicato non solo al pubblico più esperto, ma anche a chi desidera avvicinarsi con la curiosità della prima volta a uno spettacolo di musica e danza nelle suggestive cornici di Piazza Castello all’aperto o del Teatro Fraschini di Pavia.

Cigognola summer festival
Emilie Fouilloux e Paolo Gavazzeni

“Il nostro augurio è che per molti questo sia il primo approccio alla bellezza, e di riuscire a trasmettere questo importante lavoro di condivisione cui musicisti e ballerini hanno lavorato intensamente, mettendo insieme tutta la loro passione e il loro talento all’interno dello stesso spettacolo, portando sul palco performance che desideravano interpretare, che sentivano veramente proprie”, spiega Fouilloux.

“Volevamo prenderci la responsabilità d’individuare dei talenti in grado di passare un messaggio di valore artistico, ma soprattutto un messaggio di vita che riguarda una passione che diventa una professione, che va a toccare le corde del loro vibrare umano. E spero he questo abbia un valore anche per le nuove generazioni che si avvicinano all’universo della danza e della musica”, dichiara Gavazzeni.

Proust Roland petit
Il ballerino della Scala Gabriele Corrado (a destra) in Proust di Roland Petit

Dal concerto del 9 giugno diretto da Giulio Prandi alla serata conclusiva del 12 giungo, gli appuntamenti principali della manifestazione

All’interno di un ricco calendario, stilato in più di sei mesi, l’esibizione del Direttore Artistico del Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri di Pavia Giulio Prandi – insignito del Premio Abbiati 2019 della Critica Musicale Italiana quale “miglior iniziativa musicale” – che dirigerà il concerto del 9 giugno, dopo aver diretto orchestra e coro al Teatro Filarmonico della Fondazione Arena di Verona. Quella del violinista Giovanni Andrea Zanon, vincitore di prestigiosi riconoscimenti e concorsi in Italia e all’estero, noto anche al grande pubblico per la recente esibizione durante la cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici invernali di Pechino.
Quella della violoncellista Erica Piccotti, Premio ICMA come “Young Artist of the Year” nel 2020, impegnata già da anni in un’intensa attività concertistica, come solista e in formazioni cameristiche; è previsto anche il concerto del pianista Filippo Gorini, vincitore del Primo Premio e del Premio del Pubblico al Concorso Telekom-Beethoven di Bonn nel 2015, una carriera in costante ascesa che lo ha portato sui maggiori palcoscenici internazionali. I tre artisti eseguiranno musiche di Johannes Brahms, tra cui il celebre Trio op. 8.

Giovanni Zanon
Giovanni Andrea Zanon
Erica Piccotti
Erica Picotti

Nella quarta e ultima serata, quella del 12 giugno, sarà il Teatro Fraschini di Pavia ad aprire le sue porte al pubblico per lo spettacolo conclusivo Le Stelle del Cigognola Summer Festival. Un suggestivo incontro tra musica e danza, in cui si esibiranno nuovamente i ballerini del Teatro alla Scala, con la partecipazione di Zanon, Piccotti, Gorini, del sopranista Federico Fiorio e del maestro Giulio Prandi al pianoforte.

Filippo Ggorini
Filippo Gorini (ph. Marco Borggreve)

Nell’immagine in apertura, il castello di Cigognola

‘AB Infinite 1’, l’opera in divenire di Andrea Bonaceto con DART Milano alla Permanente

È l’ultima installazione che porta la firma di Andrea Bonaceto, da pochi giorni esposta al Museo della Permanente di Milano. Il titolo AB Infinite 1 – oltre a richiamare le iniziali dell’artista – fa riferimento all’NFT reportage della vita dell’artista, un viaggio immersivo che va ab infinito, all’origine (simboleggiato dal numero 1), in cui il pubblico diventa parte integrante dell’opera, attraverso le sue interazioni operate registrando il proprio account sul sito web www.abinfinite1.com e includendo sui propri canali social Instagram e Twitter l’hashtag #abinfinite1. Un approccio interattivo rivoluzionario che fonde le esperienze quotidiane degli utenti con l’opera d’arte di Bonaceto, grazie al sistema della blockchain Algorand.

AB Infinite 1, Andrea Bonaceto

L’opera, presentata per la prima volta a Londra il 16 maggio in un’installazione interattiva che ha avvolto interamente l‘esterno dell’edificio del flagship store di Flannels a Oxford Street, si trova adesso in esclusiva in Italia, grazie al supporto di DART, per poi continuare il suo tour in giro per il mondo ed infine essere battuta all’asta. AB Infinite 1 rappresenta in maniera esplicita e concreta la filosofia dell’artista, nella sua visione democratica e inclusiva in cui tutti proveniamo dalla stessa fonte e nel valore dell’opera d’arte come espressione di un ciclo vitale in continuo mutamento, alimentato dall’ideatore quanto dal suo fruitore.

Gli abbiamo posto qualche domanda, per conoscere più da vicino il suo punto di vista su una società in rapida evoluzione.

Andrea Bonaceto (ph. Alice Ambrogio)

Intervista all’artista Andrea Bonaceto

Come e perché sei arrivato a realizzare opere NFT?

È stato un processo molto organico e naturale. Ho cominciando lavorando su carta da stampante con matite e pennarelli. Successivamente, sono passato a colori acrilici su tela e cartoncino. Dopo essermi reso conto che i colori acrilici hanno una forte uniformità cromatica, ho pensato che il medium digitale potesse rendere giustizia alle mie idee. Ed è successo nel 2019 e 2020, i primi anni in cui gli NFT cominciavano ad affacciarsi sul mondo dell’arte. Ho subito compreso la portata del cambiamento apportata da questa nuova tecnologia, è stato allora che ho realizzato le mie prime opere NFT.

Ci racconti il tuo rapporto tra arte fisica e digitale? ti servi di entrambe e le fai convivere o preferisci lavorare direttamente in digitale?

Lavoro sia nell’ambito dell’arte fisica che di quella digitale. Le mie prime opere acriliche sono state una serie di paesaggi astratti e 33 ritratti di amici e familiari. Tuttora alterno opere digitali ad opere fisiche. Mi piace la dimensione plastica della creazione dell’opera fisica, in cui il colore si può toccare con mano ed ha uno spessore. L’opera fisica però non permette una rappresentazione su larga scala e non ha quella dinamicità che può avere il corrispettivo digitale. Interpreto l’NFT come un altro strumento creativo che mi permette di rendere l’opera digitale ancora più unica, potendo farla influenzare da ogni tipo di input a mia discrezione.
In sintesi, sia il mondo fisico che digitale sono interessanti per me. Entrambi hanno le loro peculiarità e caratteristiche. Ma è molto importante per me spaziare fra questi due mondi. Lavorando su una dinamicità che offre continuamente nuovi spunti creativi. 

AB Infinite 1, Andrea Bonaceto

In che modo è cambiato il rapporto col mercato e le gallerie?

Le gallerie hanno sempre un ruolo importante ma quello che è cambiato è il rapporto di forza fra la galleria e l’artista. Nell’ambito digitale NFT gli artisti hanno la possibilità di avere un contatto diretto con i loro collezionisti. La galleria in questo caso non è più la sola garante delle interazioni con i collezionisti, ma è l’artista stesso a costruire il suo rapporto diretto con il suo pubblico. Il ruolo della galleria, quindi, diventa quello di ampliare questo gruppo di interesse che già l’artista ha, ed elevare il suo profilo sia da un punto di vista di visibilità che concettuale.

Quali sono i metaversi con cui preferisci lavorare e per quale motivo?

Il metaverso io lo definisco come un mondo digitale basato sul database decentralizzato della blockchain, in cui è possibile interagire con tutto ciò che ci circonda, come facciamo nella vita di tutti i giorni nel modo reale. Fra i metaversi di prima generazione menzionerei Somnium Space, che permette anche un’esperienza di realtà virtuale, ma anche Decentraland e Cryptovoxels. Non ho lavorato direttamente con loro, ma diverse mie opere sono costantemente esposte in questi ambiti. 
Qualche mese fa, ho avuto la possibilità di collaborare con un piccolo metaverso focalizzato principalmente sul settore dell’arte che si chiama Arium: lì ho creato la mia galleria personale sotto forma di una piramide bianca, con la punta dorata, e ho invitato alcuni miei collezionisti a visitarla per vedere le mie opere. Da un punto di vista grafico è un’esperienza ancora embrionale, però è stato interessante sperimentare.
Un metaverso di seconda generazione che prova a migliorare molto il lato grafico è ad esempio Mona Gallery. Dobbiamo anche osservare da vicino grandi società come Epic Games, Meta e altre che stanno lavorando al loro metaverso. La mia speranza è che queste esperienze, che hanno sicuramente un grande valore da un punto di vista grafico e di facile utilizzo, mantengano l’ethos di decentralizzazione e trasparenza proprio della tecnologia blockchain.

L’opera di Bonaceto alla mostra DART 2121. NFT ART OF THE FUTURE, al Museo della Permanente

Come immagini un futuro nell’arte in evoluzione, visto dove siamo arrivati in questo momento?

Gli NFT e la blockchain costituiscono il cambio di paradigma più importante della nostra generazione. L’arte è solo la punta dell’iceberg di questo cambiamento, verrà sublimata verso una dimensione più politica e sociale. In un mondo in cui automazione, robotica ed intelligenza artificiale stanno crescendo in maniera esponenziale, dobbiamo strutturare una società in cui gli individui esistono per quello che veramente sono, in maniera autentica. 
Questo è il compito dell’arte – liberare l’individuo dalle sovrastrutture imposte dalla società in un modello preistorico, che vuole ognuno di noi vivere in una dimensione puramente operativa, unidimensionale e non autentica, con l’unico scopo di ricoprire una certa mansione all’interno della società. Già oggi, e sempre di più in futuro, queste mansioni verranno prese in carico dall’automazione che robotica ed intelligenza artificiale porteranno. Questa non è una mia opinione ma un dato di fatto. 
Quindi voglio immaginare un futuro in cui l’arte è un mezzo e non un fine. Viviamo già una fase in cui interpretare l’arte solo come un fine è anacronistico. Arte vuol dire essere coerenti con se stessi – è lo strumento attraverso il quale gli individui possono ottenere gradi sempre maggiori di libertà, che io credo sia il fine più alto dell’essere umano. NFT e blockchain sono solo un mezzo per velocizzare questo cambiamento già in atto.

La Rotonda Bistrò. A tavola la firma dello chef-star Tommaso Arrigoni

Il suggestivo porticato coperto illumina con la sua luce ambrata le serate estive del capoluogo lombardo, circondando i 12 mila metri quadrati di giardino della rinnovata location che ospita la Rotonda Bistrot con una proposta culinaria “fatta di piatti e gusti semplici, ma eseguiti con tecniche innovative” – così descrive il suo menù lo chef stellato Tommaso Arrigoni, la cui selezione è accompagnata dai cocktail ideati da 1930 SpeakEasy di Fabio “Benjamin” Cavagna.

La magia di un luogo che trova la sua ragion d’essere nel rispetto e la valorizzazione per l’origine della struttura: l’ex Chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri – grazie al lavoro dello studio OBR che ha pensato un sofisticato design di arredo, essenziale e ispirato proprio alla cultura monacale: è qui che moderni tavoli fratini e una lunga panca dialogano con la pavimentazione in cotto. «Quando Rotonda Bistrò ha preso forma, da subito ci siamo posti il problema del rispetto di questi spazi. Infatti, abbiamo scelto di affidare alla matita dello studio OBR, del duo Palo Brescia e Tommaso Principi, la realizzazione del progetto architettonico. Ogni nostra azione è dettata dalla scelta di rispettare la Rotonda della Besana e aggiungere opportunità qualitative allo stile di vita che si può assaporare qui», racconta Pasquale Formisano, fondatore e project manager di Rotonda Bistrò.

Rotonda Bistro Milano
La Rotonda Bistrò in notturna

Dal concept alla cucina, un percorso che celebra l’autenticità

Si aggiunge, così, al MUBA – Museo dei bambini, caposaldo della tradizione formativo-educativa della Rotonda Bistrò, un nuovo concept che parte dalla condivisione di uno spazio incantevole, in cui l’interno dell’architettura tardo barocca si sposa con l’accogliente giardino esterno protetto dal suo colonnato, in cui il “menù educativo” dello chef Arrigoni fa da fil rouge a un’estetica del buon gusto che esalta l’eccellenza della cucina italiana.

la Rotonda Bistrò Milano
Il bar di Rotonda Bistrò

Ingredienti di altissima qualità e provenienza certificata come salumi D.O.P. e IGP, primi piatti interregionali rieditati in chiave contemporanea, come gli gnocchetti di patate con sugo di crostacei e topinambur, le uova CBT servite in graziose ceramiche che ne ricordano la forma, in tre sfiziose varianti: dalla spuma di piselli, fave e katsuobushi, alla fonduta di grana padano e carciofi arrosto o alla spuma di patata tartufata e crostone di polenta. La guancetta di maiale confit con riduzione di carne su purea di sedano rapa e, se non lo avete ancora provato, val la pena di tornare per l’hamburger di manzetta Prussiana JDC.
Una proposta pensata per tutta la famiglia, con le mezze porzioni dedicate ai più piccoli che sono pronti ad avvicinarsi al gusto della buona tavola.

Grandi classici rivisitati da un vero filosofo della miscelazione, Benjamin Cavagna di 1930, che si dedica ai cocktail and spirits addicted che possono gustarsi delle originali varianti dell’Americano con un flavour mix d’autore, come l’Americano della Besana, il Paloma Negra, o il Negroni in Vigna, vero fiore all’occhiello di questa esclusiva drink list.

Riflessioni cromatiche al Mia Photo Art Fair 2022

Si è chiuso il primo maggio il Mia Photo Art Fair 2022 nei nuovi spazi del Superstudio Maxi di zona Famagosta, in una resiliente Milano che, nel suo instancabile processo di rivalutazione, si rifiuta quasi di mostrare i segni di una pandemia che si appresta a diventare un ricordo.  
Evento di riferimento, ormai, nella città meneghina per i collezionisti dell’istantanea, ha l’obiettivo di dare una sempre maggiore linfa vitale al mercato internazionale dell’arte e della fotografia in particolare, dando spazio ai nuovi linguaggi e punti di vista che entrano in relazione con questa forma d’arte dalle infinite evoluzioni.
È, infatti, la nuova creazione di codici, disinteressati dai punti cardinali che hanno fatto la storia della fotografia, ad emergere tra corridoi e sale espositive di questa nuova edizione della fiera, alleggerita dal peso delle ultimi due anni di incertezze e cautele che, se non altro, hanno offerto diversi spunti di riflessione e coraggio di sperimentare nuove strade e prospettive.

I progetti più rilevanti visti a Mia Photo Art Fair

Larissa Ambachtsheer artist
Larissa Ambachtsheer, Red Lemon, 2017

Di particolare rilevanza, per la modalità narrativa, nella scelta dell’uso del colore è il panorama olandese che ha esposto i suoi artisti con Five Dutch Talents della Project 2.0 / Gallery – l’Aia (NL), all’interno della quale ha attirato l’attenzione del pubblico Larissa Ambachtsheer, non a caso selezionata per rappresentare l’identità visiva di MIA FAIR 2022 con le sue nature morte, in cui i soggetti sono svuotati del loro significato originale e rieditati per catturare l’interesse nella loro elaborazione cromatica. Lavoro che trova connessioni con il linguaggio escapista di Sanja Marušić, che rappresenta azioni umane di natura quotidiana in contesti surreali, conferendogli una connotazione più astratta dove tempo e luogo esistono solo a livello d’immaginazione e di un’intima e personale interpretazione del fruitore. È qui che i suoi paesaggi e le infinite variabili del linguaggio del corpo si fondono in una danza cromatica. “Cerco di creare un mondo separato dalla realtà. Ecco perché spesso creo autonomamente i miei costumi, quindi quello che indosso non fa riferimento a un momento temporale specifico. L’evasione ha sempre un ruolo fondamentale nel mio lavoro, per me e per lo spettatore” spiega Sanja Marušić.

INVISIBILE di Roberto Polillo e All Of My Heart di Laura Pellerej

Un linguaggio empatico è poi quello di Roberto Polillo nella sua raccolta INVISIBILE, che rappresenta una realtà impalpabile fatta di suggestioni in cui luoghi, paesaggi, architetture e persone che li abitano si fondono in un unico flusso vitale in cui la luce, ça va sans dire, è il fil rouge della straordinaria varietà di paesaggi urbani e naturali appartenenti ad ogni angolo del pianeta. Si crea così una dinamica ed evocativa rappresentazione dell’energia contenuta in questi luoghi, da percepire attraverso le vibrazioni delle sue sfumature.

Roberto Polillo: Myanmar Yangon, 2015; India (Taj Mahal), 2018; Tokio, 2017

Laura Pellerej, nella serie All Of My Heart, presenta un viaggio attraverso il cuore, che coinvolge gli stati d’animo con cui la maggior parte degli uomini si trova a scontrarsi. Un momento di riflessione, sull’anima e la carne, che si presenta come un lavoro scultoreo creato a mani nude, soggetto dopo soggetto e cristallizzato, alla fine, con lo strumento fotografico. Quelle immagini, accuratamente preparate, sono lì a ricordare quanto sia importante soffermarsi a dare il giusto valore alle esperienze – dalle più strazianti e quelle più belle – laddove la consapevolezza di esse ha un profondo valore di congiunzione con il senso della nostra vita.

“Ascolta il cuore,
quando rimbomba nella gola,
toccalo quando pulsa sotto la pelle.
È fastidioso il cuore, perché non sa mentire.
Testimone scomodo, si veste, si traveste, si ricuce, si nasconde sotto mille corazze”
.

Immagini della serie All Of My Heart, di Laura Pellerej

Nell’immagine in apertura, Towers of Miami di Roberto Polillo

When art is a fashion affair

Il mondo dell’arte influenza in maniera sempre più incalzante quello della moda, ispirando creazioni dalla forte identità, non solo dal punto di vista creativo, ma per il valore di esclusività che ne deriva, visto il numero limitato di esemplari prodotti.
L’occasione è ghiotta per i brand più attirati dal settore che hanno approfittato del miart – l’evento che la città di Milano dedica alle gallerie e agli artisti più quotati dai primi del 900 alle avanguardie di settore – per dedicare speciali capsule ai nuovi interpreti delle arti visive e dei linguaggi del nostro tempo, con l’obiettivo di arricchire le collezioni di una nuova allure.
La manifestazione, che intende dare il via ad una nuova fase, il primo movimento di una forma musicale in più parti, e di una concreta accelerazione per il settore, ha visto consegnare i premi  LCA per Emergent, Premio Herno e Premio Acquisizione Covivio.

Premio LCA per ‘Emergent’: galleria Sans Titre

Il Premio LCA per Emergent, del valore di 4.000 euro, è stato assegnato alla galleria Sans titre (2016), Parigi. È stata invece Corvi-Mora, Londra la galleria vincitrice della settima edizione del Premio Herno, con opere di opere di Sam Bakewell, Dee Ferris, e Jem Perucchini all’interno della sezione Established.
Il riconoscimento, del valore di 10.000 euro, è stato assegnato allo stand con il miglior progetto espositivo dalla giuria internazionale composta da Diana Baldon (Direttore, Kunsthal Aarhus, Copenaghen) Stella Bottai (Curator-at-Large, Aspen Art Museum, Aspen) e Ines Grosso (Capo Curatore, Serralves, Porto).

Una delle opere della galleria Corvi-Mora, vincitrice del Premio Herno

Per la prima edizione del Premio Acquisizione Covivio, dedicato alla sezione Emergent, è stata selezionata l’artista Pamela Diamante  portata a miart dalla Galleria Gilda Lavia, Roma – a cui verrà commissionata un’opera site-specific con un investimento fino a 20.000 euro. L’opera prodotta, in linea con la filosofia di Covivio di promozione di artisti talentuosi ed emergenti, verrà installata in un immobile del business district Symbiosis di Milano progettato dallo studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel.

MODA E ARTE FUORI SALONE

Up To You Anthology, brand fondato da Nicolò Gavazzi, giovane imprenditore con una consolidata esperienza nel management di aziende quali Boffi e De Padova, porta avanti una missione che invita l’arte a sposare la moda attraverso un linguaggio libero e indipendente dalle dinamiche commerciali del fashion system. Il suo obiettivo, infatti, è quello di raccontare il mondo della borsa attraverso la visione estetica dei maggiori esponenti del design industriale, sfidandoli a cimentarsi in un campo diverso dal loro e invitandoli a interpretare la propria idea di questo accessorio con una chiave di lettura autentica e personale.

Borsa di Regine Schumann
Borsa di Regine Schumann

Guest star quali Nendo, Giulio Cappellini, Naoto Fukasawa, Vincent Van Duysen, David Chipperfield e Zaha Hadid Design Studio hanno accettato questa sfida, realizzando ciascuno un modello di borsa inedito e mai uguale a se stesso, dando vita a un vero e proprio oggetto da collezione che ogni stagione si arricchisce del contributo di nuovi talenti straordinari. Tra gli ultimi esemplari della tedesca Regine Schumann, protagonista al MIART con la sua Light Art sempre attraverso Dep Art Gallery in un’esposizione di luce che arriva al fruitore attraverso la percezione del colore, concetto che ritroviamo anche nelle sue borse che vivono attraverso le vibrazioni cromatiche scaturite dal rapporto unico e speciale tra la materia e la luce.

Antony Morato X Marco Lodola alla galleria Brera Site

Tra gli eventi collaterali, la galleria Brera Site ha ospitato Marco Lodola e Antony Morato per esporre la bellezza e la forza della contaminazione, in un’atmosfera immersiva che utilizza i codici pop delle luci al neon e dei led per rappresentare sagome di una società sintetizzata nelle icone anni 50 della bell’Italia che per l’occasione prendono vita, in un’edizione limitata, su t-shirt e felpe della collezione Antony Morato.
Una collaborazione, quella con Antony Morato, nata in modo naturale sulla base di passioni comuni, riferimenti e linguaggi. La cultura pop non può che abbracciare la moda quando questa le consente di esprimere al meglio il suo linguaggio inclusivo e universale” dichiara Marco Lodola.
Sempre più frequenti le occasioni in cui arte e moda scelgono la via del linguaggio semplice e immediato, con lo scopo comune di allargare il mondo dell’arte ad un pubblico ampio e sempre più aperto a sperimentazioni.

Nell’immagine in apertura, un’opera al neon di Regine Schumann

Moda Lisboa Metaphysical porta in passerella la rivoluzione creativa delle nuove generazioni

Si è da poco conclusa l’ultima edizione della moda portoghese che ha visto sfilare le collezioni della prossima stagione autunno inverno 22-23. La manifestazione che, per un ritorno quasi totale alle performance live dei talenti che hanno scelto Lisbona come piazza internazionale per presentare le loro collezioni, è stata battezzata con l’appellativo Metaphysical e si è confermata, ancora una volta, una fucina di creatività dal profilo indipendente da determinati standard estetici da cui la maggior parte delle fashion week fanno fatica a liberarsi.
Le passerelle di Moda Lisboa, che ogni stagione si adattano a nuovi paesaggi urbani, per questa edizione sono state ospitate dall’Hub Criativo do Beato, con l’obiettivo principale di dare fiato ai designer della nuova generazione che hanno una progettazione rivolta alla sperimentazione aperta a infinite possibilità per tagli, volumi, mix di tessuti e materiali assolutamente inaspettati.
In questa nuova edizione i designer hanno dato libera espressione al corpo e maschile e femminile in una visione fluida e attrattiva allo stesso tempo, a tratti disturbante, trasformando l’esperienza visiva in una performance per gli stakeholder del settore e i protagonisti stessi della passerella che si sono trovati a interpretare forme, pesi e materiali con responsabilità e consapevolezza.

Filipe Cerejo apre la sua sfilata con un trench riformulato nei volumi e nello styling.  Il suo stile libero e completamente ri-strutturato propone un’interpretazione e una personalizzazione dei capi non convenzionale e stravolti nell’utilizzo, con il risultato di un total look disruptive negli equilibri delle forme e dei tagli talmente definito e credibile da convincere la giuria di Sangue Novo (Associação ModaLisboa, il Presidente Miguel Flor, la designer Constança Entrudo, la stylist Nelly Gonçalves, Massimiliano Giornetti Direttore del Polimoda, Federico Poletti Direttore di Man In Town e Pedro Silva Head of Industrialization di Tintex Textiles) a conferirgli il primo premio, permettendogli di approfondire e maturare il suo percorso all’interno del corso di Fashion Designer al Polimoda.
Sangue Novo – la competizione dedicata ai talenti emergenti della moda – offre tutte le stagioni nuove opportunità e visibilità ai giovani designer che lottano duramente per affermarsi nel settore, dando un importante contributo al processo evolutivo del panorama fashion globale.

Maria Clara  ha vinto il Premio United Colors of Benetton e il Tintex Textiles Award che le ha permesso di ottenere un’esperienza di tre settimane all’interno di Tintex Textiles, in cui produrrà una capsule collection firmata insieme all’azienda, oltre a un premio in denaro di 2000 euro. La designer ha colpito la giuria per la sua abilità nella lavorazione della maglieria, congiunta con una fresca originalità dei tagli e delle strutture, assegnando nuova identità ad ogni tessuto o componente del capo. I materiali assumono importanza quasi più della forma stessa e ti costringono a soffermarti su ogni singolo dettaglio, come i bottoni customizzati e le borchie battute a mano, perché il valore di ogni cosa sta nei suoi dettagli fatti d’infinite imperfezioni, quelle che creano distinzione e unicità. Maria Clara usa il linguaggio punk e lo fonde con il mistero delle lunghe tuniche che ricordano luoghi lontani, insieme alla sapiente lavorazione della maglieria fatta di pesi spessi, borchie e piercing. Il plus è l’utilizzo di ricami tipici di Madeira in inchiostro blu.

Ivan Hunga Garcia F/W 2022-23

Il premio dedicato ai giovani designer del futuro pone l’attenzione proprio su quelle menti più audaci che hanno qualcosa da dire e trovano linguaggi inediti per farlo, a volte creando forti elementi di disturbo, provocando, costringendo alla riflessione. È il caso di Ivan Hunga Garcia che porta in passerella una vera e propria performance in cui protagonista è la sperimentazione nelle sue possibili variabili che emergono nel rapporto tra corpo umano e natura.  Uno studio coraggioso quello di Ivan, che ha scelto di mettere in scena una collezione fatta di sensazioni e di stati emotivi più che di prodotti finiti destinati a finire dietro una vetrina.
È qui che la moda entra in osmosi con l’arte, attraverso una narrazione graffiante che vede la condizione umana nel suo rapporto con la natura, nella sua materia più pura, attraverso materiali sviluppati con colture batteriche ed ecosistemi botanici.

Veehana F/W 2022-23

Veehana esprime l’arte manifatturiera della scuola portoghese, che non perde mai un’occasione per portare in passerella le sue maestranze del knitwear d’avanguardia. Una maglieria evoluta, quella di Veehana, che porta la sua esperienza manuale approfondita nel campo dell’oreficeria, nei pesi impalpabili della maglieria di pregio, in cui il filato si posa sul corpo creando strutture inaspettate fatte di giochi di trasparenze e capi preziosi, che non sono altro che la rappresentazione di un mondo creato dall’uomo idealizzato e poi destinato a marcire insieme al suo corpo.

Tra i nomi già avviati nel settore che hanno dato il senso dell’innovazione a questa settimana della moda rivolta allo studio dell’evoluzione del costume, la performance di Constança Entrudo, giovane promessa del pensiero indipendente della moda, laureata alla Central Saint Martins con una laurea in Textile Design. La sua competenza creativa che la contraddistingue soprattutto per il suo savoir faire nel mix di tessuti fatti a mano la le ha aperto le porte dell’ufficio stile di Balmain, Peter Pilotto e Marques’Almeida. Vincitrice del premio The Who’s Next Prize, nel settembre 2019, a Lille, in Francia, ha presentato una collezione/performance ispirata ai dipinti astratti di Adolf Gottlieb Burst, in cui i motivi del sole dipinti a mano – attraverso l’uso di materiali come mohair e tela di cotone – creano composizioni solari, creando l’illusione di trovarsi vicino al sole, come parte integrante dell’universo, in continua evoluzione “Always in process. Never being resolved, finished”.

Béhen debutta a ModaLisboa per la prima volta nel marzo 2020, con l’ambizione di valorizzare le arti tradizionali portoghesi inserendole nelle collezioni moda dal sapore contemporaneo. Da allora ha viaggiato per il Portogallo alla ricerca di tessuti antichi. Nel suo progetto ci sono due valori fondamentali: l’impatto ambientale attraverso l’upcycling, per il quale il marchio è stato riconosciuto, ma anche l’impatto sociale, attraverso la ricerca di chi pratica lavori antichi, tramandati nel tempo. Oggi Béhen continua a puntare sulle maestranze locali nella lotta alla scomparsa dei saperi legati al tessile, una missione che le è valso il primo premio per l’imprenditoria femminile AWE assegnato dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Portogallo, che le ha permesso di aprire il suo primo studio/negozio nel cuore di Lisbona.

Quella di Lisbona è una fashion week che persegue insistentemente e coraggiosamente la missione di dare voce alla creatività dei designer, ma soprattutto alla libertà di esprimersi con onestà intellettuale, con l’obiettivo ambizioso, e per nulla facile, di inserirsi in un progetto concreto che abbia il coraggio di non snaturare il loro lavoro e rimanere fedele al loro concept, perché è soltanto attraverso il rischio che può esserci un’evoluzione del costume. Le proposte dei giovani designer rappresentano uno studio approfondito dei desideri e delle necessità della nuova generazione. Necessità che non possiamo ignorare ma che deve rientrare nel processo di rivoluzione estetica, fatto di scambio di visioni diverse ed elaborate con differenti strumenti, spesso e addirittura meglio se inconsueti. Una chiave di lettura aperta alla realizzazione di nuove forme d’arte in cui il costume rappresenta un altro linguaggio di comunicazione, in grado d’interpretare il messaggio del periodo storico a cui appartiene. È qui, grazie a realtà come queste, in cui si dà spazio alla libera creatività, che la moda trova nuovo impulso per esprimersi.

L’uomo sofisticato e contemporaneo di Cravo Studios, fondato da Carolina Moreira dopo la sua carriera accademica nel Regno Unito, mette insieme tutti quegli elementi che hanno definito la moda maschile delle ultime due stagioni, dalle stampe digitali sotto gli abiti sartoriali in velluto rivisitati nella forma, con inserti di vuoti, utili a conferire un tocco di eccentricità ma gestiti consapevolmente. Silhouette oversize e stampe ispirate agli archivi di famiglia, con pezzi che normalmente si vedono nel guardaroba di una donna, fanno appello alla convalida della vulnerabilità e fragilità di tutti gli uomini.

Ines Manuel Baptista F/W 2022-23

Ines Manuel Baptista, vincitrice di Sangue Novo due stagioni fa, ottenendo un posto al Polimoda, è un esempio positivo del valore di questo progetto che l’ha resa ancora più matura e decisa, vestendo il corpo con l’abilità di un architetto e riportando in primo piano il valore di un’eleganza sofisticata dove i veri protagonisti sono i materiali importanti e i volumi.
Filipe Augusto, vincitore dell’edizione 2018 di Sangue Novo, dipinge un uomo senza particolari stravolgimenti, ma apportando alcuni elementi che diano una connotazione caratteriale alla collezione, rinnovando la forma della spalla in chiave architettonica e lavorando su colori e tessuti spalmati o pettorine in lattice sopra maglieria o camicie.

Luis Buchinho non è sicuramente nuovo nel mondo delle sfilate portoghesi e la sua carriera di designer è disseminata di riconoscimenti, non senza un perché, vista l’ultima collezione che trasuda sicurezza e savoir faire nel suo richiamo ai volumi anni 90 e nella sua sapiente declinazione di pelle e tessuti in plissé, drappeggi e forme grafiche, alleggerite qua e là da tagli laser su top gonne. È il trionfo del cappotto con una carta d’identità del pezzo forte, perché Luis Buchinho se decide di coprire tute, top e abiti di una tale fattura, può farlo solo con capispalla che non vorresti mai toglierti di dosso o che almeno rispecchi quello che nascondi sotto.

La collezione creata da Valentim Quaresma insieme ad Ana Salazar è l’esaltazione dell’arte scultorea applicata al fashion. Il suo lavoro affonda le sue radici proprio in Italia, quando nel 2008 vince il premio “Collezione di accessori dell’anno” al concorso internazionale ITS (International Talent Support) a Trieste. Da allora inizia a presentare le sue collezioni a livello internazionale nelle fiere di ricerca come Bread and Butter a Barcellona, 080 Moda di Barcellona, Fashionclash a Maastricht, Paesi Bassi, Cesis Fashion Art Festival in Lettonia, Bijorca a Parigi, ad Arnheme a Londra. Uno spettacolo tra i più attesi, il suo show alle sfilate di Lisbona, per l’impulso creativo che si serve della forza materica delle sue sculture che prendono vita insieme alle forme inedite dei capi, in un passaggio ormai noto nel percorso creativo di Quaresma che va dall’upcycling all’arte pura.

Valentim Quaresma F/W 2022-23

La Hechicera è il “ron” esuberante che celebra l’abbondanza e il rinascimento colombiano

È stato presentato a Milano, in un clima immersivo di sapori colombiani, La Hechicera – il rum che custodisce tutta la ricchezza di emozioni di una terra che sta vivendo il suo rinascimento: la Colombia.
A raccontare il mix di blend pregiati invecchiati da 12 a 21 anni e maturati in botti ex bourbon c’erano Paolo Guasco brand Manager de La Hechicera e Miguel Riascos, managing director e co-founder, terza generazione di una famiglia i cui valori hanno a che fare con la magia delle esperienze e con la passione per un’attività di altissima qualità. Ed è il nonno che ha rivoluzionato il metodo di distillazione, utilizzando quello del Maestro Ronero Giraldo Mituoka e l’invecchiamento rigorosamente con metodo Solera, con botti a piramide, fino a 21 anni.



Hechicera significa incantatrice, per un rum che come una pozione si pone l’obiettivo di sedurre e “incantare” col suo aroma, evocando lo spirito libero, seducente ed esotico di un luogo popolato da uccelli variopinti ed altri animali misteriosi come la mantide religiosa, impressa sulla ceralacca blu cobalto che sigilla l’etichetta della bottiglia, un colore acceso che evoca freschezza e contemporaneità.
Un rum che conquista con sentori di caffè e vaniglia, avvolti da spire di cioccolato, platano e mentolo; conquista il palato con un distinto aroma di cannella, espresso e spezie come pepe nero e chili, cioccolato fondente e confettura di prugne.  

Bentornate sfilate. La moda maschile torna in passerella con un’identità più forte e codici evoluti

La moda maschile dedicata alla FW 22-23 ha idee chiare e guarda al futuro, lasciandosi alle spalle paure e momenti di stallo che hanno caratterizzato le stagioni precedenti, riportando sotto i riflettori tutto il bagaglio creativo di designer autorevoli ed emergenti illuminati, unito a un saper fare tutto italiano di cui i marchi rappresentanti del Bel Paese si fregiano da generazioni.

I fratelli Caten rimangono fedeli al loro slogan “Born in Canada, Made in Italy” e aprono la prima sfilata del 2022 – Dsquared2 – con uno speech grintoso e positivo, legato alla necessità di non fermarsi e sull’importanza di esserci fisicamente, per lanciare un messaggio di coraggio al mercato e per poter ricominciare a vivere a pieno la vita con le bellezza che il mondo ha da offrire. Non a caso il tema del viaggio è centrale e di grande impulso. La ricongiunzione con il mondo, con i luoghi d’oltreoceano da raggiungere con il cuore dell’esploratore, torna sulle passerelle con uno stile libero e connesso con la natura.
Scarpe da trekking ferrate e zaino in spalla, i poncho multicolor, maglie di lana grossa i cui motivi jacquard ci riportano allo stile degli abitanti delle montagne peruviane, una capsule in collaborazione con Invicta in versione outdoor porta sulle spalle un baglio di ottimismo verso il futuro. Per arrivare alla versione rivisitata in chiave metropolitana, in un mix di giacconi in paillettes e piumini tecnici dalle varianti cromatiche audaci, pantaloni in microfibra di nylon sotto giacche in lana check, pronti per il tempo di tornare a ballare e vivere insieme la vita frenetica della città.



Zegna raggiunge la vetta di un percorso desiderato ed elaborato con grande attenzione da Alessandro Sartori che aggiorna definitivamente i codici maschili, eliminando ogni legame con il classico come lo abbiamo conosciuto fino a questa stagione. Un processo, a dirla tutta, che il Direttore Creativo della Maison porta avanti da un anno e che raggiunge un livello di maturazione massima con l’uomo della FW 22-23 rivoluzionando forme, tagli e introducendo texture innovative, frutto di un mix evoluto di filati pregiati come la lana effetto astrakan per il cappotto chiuso dalla sua sottile cintura in cuoio e portato sopra un anorak che a primo impatto può sembrare un tessuto tecnico, ma si rivela un’elaborazione sapiente della seta, declinata anche sui pantaloni.
Il completo tre pezzi cambia volto e l’outfit diventa modulabile e intercambiabile per essere indossato indoor e outdoor, con una sola condizione: un grande amore per il dettaglio, raccontato attraverso la stratificazione di forme e funzioni che rappresentano il tone of voice della collezione.  La giacca a trapezio è aperta lungo i fianchi per rendere fluido e libero ogni movimento, mentre la camicia lascia il posto a bluse super fittate in seta tecnica, create per avere vita autonoma o per assumere una nuova connotazione insieme agli altri capi di collezione, creando nuove sovrapposizioni e shapes inedite.
La maglieria si riassume sotto la nuova etichetta “Oasi Cashmere”, firma di una qualità controllata meticolosamente in ogni suo singolo passaggio. L’arte del rammendo definisce la nuova estetica della maglieria, che in alcuni esemplari mette in mostra il fascino degli inserti a contrasto tra il diritto e il rovescio, effetto di una lavorazione fatta a mano e destinata a durare nel tempo, come ogni capo della collezione.
L’importanza dell’artigianalità è raccontata attraverso una performance del coreografo francese Sadeck Waff – girata all’Oasi Zegna – che in un percorso dinamico con punti vista in continua evoluzione (in linea con il linguaggio della Maison) fa riferimento alle 160 mani (80 artigiani) che hanno creato la collezione dell’uomo nuovo di Zegna.



Altri brand che hanno fatto la storia dell’alta sartoria italiana presentano progetti innovativi come quello dei fratelli Mariano e Walter De Matteis, terza generazione di casa Kiton, che col progetto KNT sperimentano nuovi linguaggi attraverso forme e tessuti innovativi, caratterizzati da una vestibilità ultra comfort e adatta, volendo, all’uomo e alla donna indistintamente. L’attenzione al dettaglio e lo studio approfondito dei nuovi materiali che vanno ad arricchire la personalità della collezione non tradisce il savoir faire della tradizione di famiglia e porta contaminazioni dal mondo dello streetwear in una collezione preziosa al tatto, creata con la cura sartoriale impeccabile di chi è cresciuto nel cuore del tailoring partenopeo. Il tessuto sottovetro ha una lucentezza d’ispirazione anni 90, in una pregiata microfibra soft touch e un interno in piuma d’oca. Una sensazione tattile di comfort e sicurezza che investe tutta la collezione, studiata e ottenuta su ogni superficie attraverso ricerca e tecnologia. Dalla lana 100% waterproof dei cappotti e delle overshirt, ai pile di cashmere, fino ai giubbotti in limited edition e le nuove giacche doppiopetto, massima espressione di un’eleganza aggiornata al luxury comfort di nuova generazione.



La definisce sport couture il designer turco Serdar Uzuntas, che torna a Milano Moda Uomo con una collezione ispirata alla disciplina olimpionica della scherma, sull’onda dei meritati successi della nazionale Italiana, a cui lo stilista ha deciso di rendere omaggio attraverso la sua nuova collezione FW 22-23. La sua dinner shirt presenta i dettagli più riconoscibili della tenuta da scherma, che Serdar inserisce sotto la giacca da smoking in velluto o i capi in pelle creati attraverso un ciclo di produzione sostenibile.
Tessuti pregiati e tecnici come lane, neoprene, cotone e pelle si fondono in un color mix a contrasto per colpire il cuore con un colpo di spada, dando voce a un’eleganza energica e dai toni positivi. Giallo, arancione, rosso e cachi fanno da padroni di casa insieme al nero e a tinte neutre come grigi, blu navy e bianco. Non mancano tessuti e cerniere upcycled e bottoni in oro galvanizzato a rappresentare un dettaglio unico sui capi, spesso segnati da toppe a cuore su tutta la collezione, come un monito a non perdere mai di vista il lato più umano che c’è in ognuno di noi. Completano la collezione gli occhiali fatti a mano e le calzature in crochet, made in Florence dalle mani dell’artigiano Elif Malkoclar, che realizza ogni modello all’interno del suo omonimo atelier.


Serdar

Miuccia e Raf Simons portano nella passerella di Prada 10 attori hollywoodiani, riportando in alto l’asticella del desiderio delle sue performance con uno stile tuonante, fatto di cappotti strutturati con inserti in pelo sui polsi e pantaloni dal taglio largo per raccontare un’eleganza curata ma comoda, da portare tutti i giorni, nella vita reale e da tutti coloro che lo desiderano. “Gli attori sono interpreti della realtà, chiamati a dar voce alla verità attraverso le loro interpretazioni”.
La scenografia è di Amo, che riedita il Deposito della Fondazione Prada come un palcoscenico in cui viene rappresentata la realtà, che coinvolge come nella trama di un film ognuno di noi.



Andrea Incontri presenta il suo nuovo progetto creativo partendo dall’evoluzione del simbolo del suo nuovo marchio: la lettera I ispirata alla forma simbolica di una casa industriale, una dimora sostenibile, un hub creativo in cui prende forma lo scambio di idee. Questo simbolo cucito su ogni capo è la rappresentazione del libero pensiero, di una identità autentica ma connessa con le altre. La scelta dei materiali è basata sul pieno rispetto per l’ambiente, a partire dal rifiuto di utilizzare pelle di origine animale. Una collezione raccontata attraverso un manifesto fotografico curato da Giampaolo Sgura che individua sette personalità, scattate e riprese con l’obiettivo di scovare la verità di ognuno di loro, di noi. Gioia, rancore, meraviglia, disagio, allucinazione, stanchezza, esaltazione, sono rappresentazioni autentiche della natura umana che Andrea Incontri vuole rappresentare con onestà intellettuale.



Il Paisley di Kean Etro sfila tra le mura dell’Università Bocconi, raccontando l’uomo e le sue infinite vite con la complicità della letteratura espressa attraverso un plotone di giovani in fieri, che affrontano l’avventura della vita con un libro in tasca, perché l’evoluzione dell’uomo non può prescindere dalle parole di chi è passato da qui prima di noi. Ogni capo e la sua rappresentazione si arricchiscono di un significato più profondo: il cappotto, il soprabito da giardinaggio, il pullover inteso anche come outerwear, il caftano, il duvet, la giacca, la camicia stampata, il maglione con lo slogan-calembour. I guizzi della lingua di Etro seguono questo nuovo ordine: la rosa è declinata come parola latina su camicie e fodere, o si presenta in forma botanica e stilizzata; il lupo, specie per la cui conservazione Etro si impegna dal 2020 insieme al WWF, è un intarsio o un jacquard.



Together è il titolo che il designer portoghese David Catalan dedica a questa stagione di ritorno di sfilate in presenza. La sua ispirazione è legata alla sartorialità delle uniformi scolastiche inglesi degli anni 60 e 70 e a un dress code britannico da cui è sempre stato attratto. Da qui gli elementi preppy rivisitati in chiave comfort e funzionale e il denim che porta con sé la sua identità worker textile, contaminando e sperimentando il codice stilistico della collezione caratterizzata dagli iconici rombi di un impeccabile, classico british, libero dalle stagionalità della moda. Nel più autentico approccio di David Catalan, egli rende omaggio alle sue umili origini proponendo una moda indossabile con un taglio umoristico e di evasione.



Miguel Vieira ci riporta alle origini del suo vero DNA: Il nero, una dominante nei suoi fashion show che viene rieditato in chiave rock e postmoderna con trattamenti tecnici sui tessuti e accessori a tratti irriverenti. Gli accessori sono il tocco finale. Orecchini, fasce per capelli, cappelli e stivali da neve completano il look di un nomade urbano con audacia e marcata personalità. Libero.



Anche il guardaroba aggiornato di Boglioli fa appello alla libertà di espressione e a uno stile più disinvolto, stravolgendo il concetto classico di eleganza per raccontare un nuovo concetto di Made in Italy, più libero dagli schemi, cosmopolita ed eclettico per vocazione. Giacche fatte per essere indossate anche da lei, con forme rivoluzionate che strizzano l’occhio all’universo dell’outwear con pezzi classici reinventati con trattamenti innovativi e modellistiche nuove. Il risultato è quello di capi leggeri e caldi che fanno affidamento a imbottiture in selezionati materiali tecnici.
Parka, field jacket, trapunte, bomber e husky vengono declinati in vari materiali come shetland, flanella, panni di lana, tutti «water repellent». Il cashmere è il protagonista assoluto del nuovo guardaroba firmato Boglioli, sviluppato in tutte le categorie, dalle giacche alla maglieria alle camicie, sia nella tinta unita che nelle fantasie sofisticate come la resca, il principe di galles e nei punti più ricchi l’hopsack e la tela.
Four Elements è la capsule che celebra la storia e le origini di Boglioli, dedicata a un atteggiamento più responsabile e consapevole nei confronti del territorio e dell’ambiente.
L’iconica K-Jacket decostruita e tinta in capo in cashmere, da 20 anni protagonista del guardaroba Boglioli, diventa al 100 per cento eco sostenibile: realizzata in cachemire riciclato, ottenuto rigenerando la fibra tramite il riciclo di scarti di produzione e indumenti usati in cashmere. La Tintoria Emiliana, azienda dove la tintura in capo viene realizzata, è stata una delle prime tintorie ad aderire all’organizzazione ZDHC di Amsterdam, stabilendo dei nuovi standard per il controllo dei processi di produzione. Un’impresa sostenibile in senso ecologico, che assume scelte in grado di abbassare l’impatto ambientale delle proprie attività produttive contenendo i consumi.



Dopo il debutto al Pitti Immagine Uomo, torna tra gli appuntamenti di Milano Moda Husky in una versione decisamente rinnovata e fashionista. Padroni di casa Saverio e Alessandra Moschillo che svelano il capo iconico della collezione autunno-inverno 2022/23: Papillon. Ispirato all’omonima pellicola del 1973 diretta da Franklin Schaffner con Steve McQueen e Dustin Hoffman, tratta dal romanzo autobiografico di Henri Charrière, la giacca si propone come un nuovo must have del guardaroba maschile che scardina le regole e le definizioni di capospalla, unendo i principi dell’activewear e dell’attenzione sartoriale, per un nuovo dress code: smart-formalwear. Un 2 in 1 che parte dall’iconico Husky per diventare ancora più innovativo e funzionale. A comporlo è uno shell in nylon bordeaux e un gilet picot nero in cashmere e pura lana vergine, ideale per poter essere indossato in ogni stagione.
La storica giacca Husky, nata nel 1965 per mano dell’aviatore americano Steve Gulyas e sua moglie Edna, chiamata Husky come il loro cane, rinasce così grazie all’expertise produttiva di Saverio Moschillo. Ai capi tradizionali vengono aggiunti nuovi modelli, tagli e colori dall’allure contemporanea, rafforzati nel carattere per i loro dettagli e per una qualità Made in Italy tanto cara a Saverio Moschillo: “La qualità si produce non s’inventa” .



A Pitti Immagine Uomo l’evoluzione della moda passa dai materiali di pregio alla sostenibilità

A Pitti Immagine Uomo l’Italia ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza della situazione. Alla 101esima edizione del Salone Internazionale di riferimento per la moda maschile, le aziende hanno tirato fuori l’artiglieria pesante, portando collezioni definite da volumi aggiornati, tagli e materiali di nuova generazione. L’innovazione tecnologica, rivolta soprattutto a una produzione certificata e sostenibile, dà vita a materie prime a basso impatto ambientale o a selezioni di pregio provenienti dai migliori rappresentanti del settore tessile e manifatturiero del Made In Italy.
Una risposta che suona come una dichiarazione importante da parte dei marchi presenti che hanno dato conferma di quanto il Made In Italy rappresenti il cuore pulsante dell’economia del nostro Paese.

I giganti della sostenibilità 

Dai pionieri della sostenibilità, un incontro con gli stakeholder del settore promosso da Ecoalf che apre l’anno nuovo con un punteggio di 99.1 sulla certificazione B Corp. Javier Goyenech, Fondatore e Presidente del brand spagnolo, posizionato al primo posto nella classifica dei brand fashion certificati, ha incontrato buyer e stampa del settore e ha raccontato gli ultimi risultati raggiunti attraverso la produzione di cappotti realizzati con il filato del mare di Ecoalf – creato con bottiglie di plastica raccolte dai fondali marini grazie al progetto Upcycling the Oceans della Fondazione Ecoalf. L’importanza di mettere il pianeta in primo piano, lavorando costantemente con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1.5ºC.

Pitti Immagine
Ecoalf


Anche Save The Duck registra – in tutta la sua collezione – un incremento dei materiali 100% riciclati ed ecosostenibili, con tessuti e imbottiture realizzati da PET ottenuto dal riciclo di bottiglie di plastica. Il 2022, anno del suo decimo anniversario, rappresenta un anno di conferma e di solidificazione della mission di Save The Duck che conferma la sua partnership con Wildaid, associazione che lavora per la tutela della fauna selvatica, attraverso la protezione di cinque nuove specie: rinoceronte, tigre, pinguino, leone ed elefante. Abbiamo visto la sua capsule collection genderless “Pro-Tech” creata in collaborazione con il designer Edward Crutchley nel segno dell’inclusività.

Save the Duck

Ksenia Schnaider che nel 2021 ha compiuto dieci anni di attività, è uno degli esempi internazionali di moda responsabile ad alto tasso di coolness, attraverso un processo creativo che smonta e rimonta patchwork di felpe, cardigan e denim in una libera costruzione di un look est-europeo tanto amato dalle sorelle Hadid.

Ksenia Schnaider


Tombolini, grande classico della sartorial italiana, presenta Zero Impact: il primo abito 100% biodegradabile e lavabile in lavatrice, compresi I Bottini, l’etichetta e la sua gruccia, grazie all’utilizzo di sole fibre e materiali organici. Le tecniche produttive avanzate limitano i consumi di acqua e CO2.

Tombolini

Smart heritage dal mondo della calzatura

Il mondo della calzatura si racconta in un’ottica rinnovata, revisionando codici e restituendo valore a una tradizione aggiornata attraverso l’uso di nuove tecnologie. Arthur Arbesser X Baldinini è il progetto dal forte impatto cromatico “una capsule giocosa” racconta il designer austriaco.
Composta da cinque modelli uomo e donna che rendono omaggio all’heritage Baldinini con un twist rinnovato che strizza l’occhio alle nuove generazioni. Mocassini, stringate e texani decorati da grafismi optical black & white creati on paper e riportati su cavallino.

Arthur Arbesser X Baldinini

Gavazzeni esplora il concetto d’innovazione nel mondo della pelletteria dedicata all’uomo e alla donna, rivoluzionando le collezioni nei volumi e nell’utilizzo di tinture naturali su borse e cinture dipinte dall’effetto delavè e laserate a mano che vengono aggiornate anche grazie a nuovi intrecci artigianali e a una selezione di fibbie lavorate e nichel free. Rivoluzione anche nel campo commerciale, garantendo un’offerta al compratore sempre disponibile nel corso di tutta la stagione.

Green George che ha appena concluso il suo 50esimo anno sul mercato, porta al Salone tutto il savoir faire calzaturiero di Montegranaro, culla artigianale del nostro Paese. Il suo stile riflette nei dettagli quello del distinguished gentleman, massima espressione di un’eleganza raccontata attraverso dettagli difficili da riprodurre al di fuori della stessa fabbrica.

Pitti Immagine Uomo
George Green

È il caso di brogue, mocassini e monk strap sottoposte a dei lavaggi specifici per ottenere un affascinante effetto vintage e raggiungere quell’irresistibile “impeccabile imperfezione”. La collezione della FW22-23 presenta suole in gomma dal sapore più fresco e contemporaneo e varianti con microtagli accanto al classico inconfondibile mocassino.

Arte e moda a Pitti Immagine Uomo, l’installazione del marchio Cuoio di Toscana

Cuoio di Toscana

Cuoio di Toscana ha triplicato il suo accordo con il mondo delle avanguardie artistiche, in occasione dell’edizione 101 di Pitti Immagine Uomo a Firenze. Sottolineando l’autenticità, l’identità green e la longeva bellezza dei suoi pellami in cuoio, trattati con procedimenti vegetali, il consorzio delle concerie, ha arruolato tre artisti internazionali per rafforzare l’impatto sociale del suo messaggio all’insegna della sostenibilità.

Cuoio di Toscana

Un’istallazione di scatole bianche con riportato il suo claim “Do not handle with care” che punta ad esprimere in modo conciso, diretto e inequivocabile un suo mantra di sempre: la bellezza come quella del cuoio, fatta di imperfezioni naturali. Greg Jager ha creato un’istallazione con i residui della lavorazione del cuoio nel segno dell’upcycling e del less waste.

DART porta la prima esposizione di criptoarte al Museo della Permanente di Milano

In cover FABIO GIAMPIETRO, Metamorphosis – The Eye

Stiamo assistendo nel concreto agli effetti di una vera transizione digitale che si riflette in maniera rapida e decisiva su tutti i settori del nostro universo, a cui attribuiamo un valore, dal mondo dell’arte ai beni di lusso.  Metaverso e NFT sono i temi che hanno monopolizzato il dibattito culturale dell’era post pandemica o inter-pandemica – visto che ci siamo ancora dentro –  rivoluzionando definitivamente gli equilibri del collezionismo e del rapporto tra gli stakeholder del mondo dell’arte, complice la vendita della casa d’aste Christie’s di un’opera di Beeple “Everydays: the first 5000 days” per 69,3 milioni di dollari nel Marzo 2021, stabilendo un record assoluto per un’opera d’arte digitale e rendendo Mike Winkelmann (vero nome di Beeple) il terzo artista vivente più costoso mai andato all’asta.

Siamo nell’era dell’arte NFT – non fungible token – che certifica proprietà e autenticità di un’opera scritta su Blockchain.
La prima esposizione di arte collettiva NFT in Italia viene ospitata dal Museo della Permanente di Milano (aperta al pubblico fino al 6 febbraio 2022), da sempre adibito all’arte tradizionale, grazie all’ambizioso progetto curato da DART (Dynamic Art Museum) ideato da Piergiulio Lanza e realizzato insieme all’Arch. Riccardo Manfrin che hanno permesso la creazione del primo catalogo di criptoarte al mondo, facendola entrare nel circuito ufficiale della storia dell’arte.

La mostra 2121

La mostra, intitolata “2121” è stata creata grazie alla collaborazione di WRONG THEORY e di Alessandro Brunello (Co-Founder & Co-CEO dell’ExchangeBibipom.com), Alan Tonetti (Founder & CEO di TaoDust) e Serena Tabacchi, curatrice della collezione «Dystopian Vision» e direttrice del MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art. .

L’esposizione prende vita in un percorso espositivo basato sull’interazione tra essere umano e opera digitale che in alcuni casi si tratta di una digitalizzazione dell’opera fisica. La mostra vede i principali esponenti del movimento Blue Chip (artisti già affermati nel settore degli NFT) e OG (acronimo per Old Guy, utilizzato per identificare i pionieri del campo degli NFT).
Una Tratto importante della Crypto Art, è che spesso gli artisti stessi si dedicano al collezionismo di opere NFT.
Una corrente che vede gli artisti connessi a livello globale alla continua ricerca di nuove sperimentazioni creative da condividere e collezionare.

Gli artisti in esposizione presso la mostra 2121 curata da DART

Tra gli artisti italiani Federico Clapis, Alessandro Bavari, Alessio De Vecchi, Andrea Chiampo, Mattia Giordano; Fabio Giampietro, Giovanni Motta, Davide Petraroli, Annibale Siconolfi, Andrea Bonaceto. E ancora tra i più acclamati e conosciuti artisti a livello mondiale: Aeforia, Lucas Aguirre, Alotta Money; Alpha Centauri Kid, Alessandro Bavari, Bakaarts, Billelis, Bored Ape Yacht Club, Gary Cartlidge, Coldie, Crypto Punks, Etienne Crauss, Mattia Cuttini, Dangiuz; Diewiththemostlikes, Donnoh, Dotpigeon, Jesse Draxler, Jan Hakon Erichsen, Eskalator, Frenetik Void Giant Swan, Mattia Giordano, Gmunk, Raf Grasseetti; Grebenshyo, Hackatao, Nate Hill, Janne, Jarvin, Trevor Jones; Matt Kane, Raphael Lacoste, Lushsux, Tim Maxwell, Neurocolor, Rare Pepe, Oveck Reyes, Robness, Sinclair, Six N. Five, Skygolpe, Fabiano Speziari, Thomas Strokes Iii, Toomuchlag; Pindar Van Arman, Vexx, Jonathan Wolfe, Xcopy, Xsullo, Ondrej Zunka, Sarah Zucke.

Piattaforme NFT e smart contract

I market place più noti dove è possibile introdursi nel mercato d’arte degli NFT e sono SuperRare, OpenSea, CryptoPunks, Nonfingible. Il valore delle opere acquistate sale molto più rapidamente rispetto al mercato tradizionale e – udite udite – per la prima volta gli artisti, all’interno di queste piattaforme, concludono le loro vendite ai collezionisti attraverso smart contract che vanno a stipulare in maniera assolutamente autonoma, andando a sostituire l’intermediario: una vera rivoluzione dal punto di vista dell’indipendenza dell’artista. Inoltre, a ogni suo passaggio di mano dopo la prima vendita, l’artista continua a percepire una percentuale, un diritto d’autore che vale per l’eternità.

Le bottiglie più ricercate per brindare con stile

Illuminare, condividere, lasciar andare antiche abitudini per accoglierne di nuove e stimolanti. 
L’arte del bere bene si riconduce a una tradizione antichissima e non può prescindere da ricerca, disciplina e attenzione all’innovazione. Il periodo delle festività è l’occasione per lanciare sul mercato confezioni ed edizioni speciali da mettere sotto l’albero o da presentare come cadeau all’ultimo party dell’anno. Un’occasione per brindare all’anno nuovo tra aromi degni nota e la migliore compagnia, se possibile.
Dalle bollicine più pregiate con una coffret cento per cento sostenibile, al gin dai sapori mediterranei custodito dentro la lanterna bianca che ci riporta su spiagge esotiche, personalizzata con una decorazione stellata, perfetta per ricreare l’atmosfera natalizia con la luce di una candela; fino al whisky numero uno al mondo direttamente dal Paese del Sol Levante.
Le maison si rinnovano nell’outfit mantenendo lo standard qualitativo e rispettando le aspettative di appassionati e collezionisti, in un mix di joie de vivre e nuove visioni eleganti e poetiche per raccontare il mondo dei vini e dei distillati attraverso il dono dell’immaginazione.

Ruinart Blanc De Blanc “Second Skin” Magnum size. Un coffret che atteso due anni di ricerca e sviluppo per raggiungere la sua perfezione e rispecchiare lo standard qualitativo e il savoir faire del suo champagne. Una confezione realizzata al 99% in carta, riciclabile e sagomata per seguire le curve della bottiglia. La confezione “second skin” è stata sviluppata dalle manifatture partner Pusterla 1880 e James Cropper. La manifattura James Cropper è stata fondata nel 1845, sulle rive del Lake District National Park tra Scozia e Inghilterra, dove ha sviluppato il suo know-how unico.

Gin Mare è un gin mediterraneo aromatizzato con quattro botanici principali: basilico dall’Italia, timo dalla Turchia, rosmarino dalla Grecia, agrumi dalla Spagna e l’oliva Arbequina, cultivar tipica della Catalonia. Accanto ai classici ginepro, coriandolo e cardamomo questi profumi mediterranei creano un gin dai tipici sentori e ricordi delle coste mediterranee.

Yamazaki è noto agli estimatori del genere per essere uno dei miglior whisky del mondo, il Suntory Yamazaki Single Malt è un apprezzatissimo whisky giapponese torbato, dal sapore speziato e dolce. La sua distilleria si trova nella prefettura di Osaka. Il prezzo per una bottiglia invecchiata 25 anni è di oltre 400 euro, molto di più se parliamo di una limited edition o di un invecchiamento ancora più lungo.

Heritage 176 è un blend esclusivo di Belvedere Vodka Pure con un distillato di malto di segale. Con il suo carattere forte, deciso, ottimo per essere gustato liscio, on the rocks, ma anche in miscelazione. Heritage 176 è il frutto di un processo derivante dalle più antiche tecniche di maltazione e tostatura della segale, utilizzate dai primissimi rye distillers per rivelarne gli aromi più profondi e distintivi: un procedimento a fuoco creato per esaltare le caratteristiche della segale che altrimenti sarebbero rimaste nascoste o sepolte, usato nell’antichità in Polonia per raggiungere il perfetto processo di maltazione – kilning – nei forni a 176 gradi Fahrenheit, conferendo a questo distillato un profilo ricco e corposo. 

Monkey 47 Nella sua ricetta originale che risale al colonnello inglese Montgomery Collins della Royal Air Force. Un gin realizzato a mano e rigorosamente non filtrato, la cui complessità ed eleganza impareggiabili sono da attribuire alle 47 botaniche e spezie di vari continenti e all’acqua di sorgente estremamente dolce e pura della Foresta Nera.

La Box Cocktails di Natale di Nio Cocktails custodisce sei cocktail in edizione limitata, racchiusi in un packaging decorato con motivi iridescenti, perfetta da regalare o come benvenuto per i propri ospiti. Le spezie invernali e i liquori artigianali arricchiscono le ricette a base di Rum, Gin e Whisky di qualità premium.

Baileys Chocolat Luxe. Tutta l’intensità dell’Irish cream, pregiato whiskey irlandese e del cioccolato belga in un mix unico e inconfondibile, una vera icona della tradizione natalizia.

Perché la musica non può fare a meno di XFactor

A pochi giorni dalla conclusione di XFactor 2021, con una finale esplosiva e ricca di colpi di scena – compreso il suo vincitore Baltimora – possiamo affermare con orgoglio che la musica live è tornata in grande stile per il pubblico italiano. Chi ha avuto la fortuna di assistere allo spettacolo al Forum, è stato investito dall’energia del palazzetto illuminato da led fluo e animato da un corpo di ballo che tra un flash mob e l’altro ha scandito il ritmo del parterre, in un susseguirsi di duetti tra giudici e concorrenti su pedane plananti sul palazzetto e performance che ci hanno fatto rivivere il percorso degli artisti di questa controversa edizione di XFactor. Tema caldo, Ludovico Tersigni, conduttore di questa edizione che ci ha conquistato proprio per la sua capacità di sostenere sul palco le naturali imperfezioni di chi si trova su quel palco per la prima volta, accettando la titanica impresa di succedere al fenomeno Cattelan. 

Ospiti internazionali della serata i Maneskin – padroni di casa – che hanno letteralmente infuocato il palazzetto con il loro look glam-rock firmato Gucci e i Coldplay, complici ideali di un’atmosfera dai colori e sound super pop, celebrato da un arcobaleno scenografico letteralmente esplosivo.



Al di là di ogni possibile schieramento o delusione provocata dalla vittoria o l’uscita prematura dei protagonisti del talent show più amato al mondo in fatto di musica, non gli si può negare il fatto di avere riportato alla luce tutta l’energia che solo un vero live musicale può contenere nella sua complessa impalcatura. XFactor, infatti, nelle sue 15 edizioni ha sempre fatto tuonare palco e spalti senza risparmiarsi e anche quest’anno è stato fedele al suo DNA, con scenografie trasformiste di grande impatto visivo in cui ogni talent è stato raccontato da light designer, coreografi, costumisti e scenografi che hanno lavorato per mettere in scena piccoli universi ispirati nella forma e nei contenuti ai maestri dell’arte moderna e contemporanea.

Una vera boccata d’aria in un periodo storico come quello da cui siamo stati investiti, in cui l’intrattenimento televisivo e radiofonico dedica sempre meno spazio allo scouting di nuove voci, XFactor riesce a proporre sempre nuovi volti, decisamente meno mainstream – vedi Erio, Gianmaria, Fellow e i Baltimora, veri animali da palcoscenico, che speriamo di ascoltare ancora – e lo fa attraverso una spettacolarizzazione intensa e arrangiamenti un po’ più liberi dagli schemi, con tutte le carte in regola per assicurare quell’effetto “Wow” quando la tv è sempre meno in grado di stupirci.
E se ci chiediamo perché all’estero questo format ha perso credito nel settore di riferimento e interesse nel pubblico a casa, la risposta sta nel fatto che la qualità del format italiano, dal livello di spettacolarizzazione, allo scouting dei talent, non teme termini di paragone. Non sono poche le voci protagoniste del panorama musicale scoperte dentro il talent, e vale la pena di ricordare che i Maneskin, che il mondo ci invidia, non erano in cima al podio. È proprio il caso di dirlo “Italians do it better”!

Drumohr – Quel filo di cashmere di quarta generazione

È noto ai più con l’appellativo di biscottino. L’inconfondibile motivo “razor blade” diventato famoso per le sue infinite combinazioni cromatiche e che prende il suo nome da una battuta di Gianni Agnelli che trovò in quel disegno un’incredibile somiglianza con un “pavesino”. Un battesimo fortunato che ha dato il nome a un tema iconico che ha conquistato il guardaroba dei reali d’Inghilterra e di volti noti come quello di Audrey Hepburn, e ha contribuito al successo di quella pregiata fibra di cashmere, una delle più riconoscibili a prima vista, sotto il marchio di fabbrica Drumohr, fiore all’occhiello del Made In Italy dal 2006, la cui trama custodisce una storia legata alla tradizione tessile, lunga più di un secolo.
Filippo e Michele Ciocca rappresentano la quarta generazione di un’impresa che incarna tutti gli aspetti legati all’eccellenza del nostro Paese nel mondo. Il gruppo Ciocca, con più di 100 anni di storia alle spalle, raggiunge il successo nel settore delle calze, implementando sempre di più le tecniche di produzione e realizzando le collezioni dei brand più famosi del lusso: da Gucci a Celinè, a Paul Smith, solo per citarne alcuni.

L’azienda nasce a Milano, ma il bisnonno decide al momento giusto di spostare il suo headquarter in Franciacorta, a Quinzano D’Oglio, dove l’impresa di famiglia si rinnova, di generazione in generazione,  con progetti sempre nuovi, diversificando il prodotto grazie all’instancabile visione del papà Luigi e dei figli Michele e Filippo che hanno avuto il merito di credere, prima di tutto, come il nonno, nel più grande valore della famiglia Ciocca, quella di tutte le persone che hanno contribuito al suo successo e che hanno popolato la cittadella dalle sue origini.
Agli esordi i collegamenti con la città erano molto difficili, e fu quella la prima grande visione del nonno, che ha tirato le fila dell’azienda per 60 anni, riuscendo a mettere insieme i migliori operai, i pochi e più qualificati – per lo più cecoslovacchi – a far funzionare le macchine industriali dell’epoca.
Scopriamo le loro attività e il loro senso di appartenenza, attraverso momenti di aggregazione, come i campeggi organizzati tra le famiglie del luogo – con tanto di lambrette, fisarmoniche e sassofoni – per condividere un tempo libero di qualità, documentato dagli album fotografici d’epoca. Dai registri antichi, scritti con penna e calamaio, con una grafia impeccabile di chi non contrattava il fascino delle parole con la velocità d’archiviazione di un personal computer, scopriamo i bilanci del 17 ottobre 1912, in cui l’azienda partiva da 15.000 lire. Una storia che risuona come una favola perché rappresenta uno dei più grandi esempi di italianità e d’impegno costante volto a raggiungere quella soglia d’eccellenza che contraddistingue l’autenticità del Made In Italy a livello internazionale.
La stessa che entra a far parte di una pagina di storia della nostra società, quando si facevano strada i primi esempi di vera emancipazione femminile, che con eleganza e portamento entrava nelle fabbriche, concorrendo alla realizzazione della nuova generazione di donne. Dai racconti di papà Luigi, appassionato d’arte, man mano che ci addentriamo nel cuore pulsante dell’azienda, scopriamo le opere commissionate ad artisti del panorama contemporaneo, per raccontare l’universo della calza in una visione sempre inedita.



Tradizione e innovazione: una storia d’amore senza fine che richiede attenzione ed equilibrio reciproco. L’azienda ha visto diversificare la sua produzione – per impulso di Filippo e Michele – attraverso l’acquisizione di marchi come Drumohr, Rossopuro, Dalmine, Sozzi, Gian Marco Venturi e Stefano Ricci, creando un prodotto variegato in grado di rispondere alle diverse esigenze del mercato internazionale.
Abbiamo cercato sempre nuovi progetti satelliti per mantenere questo dinosauro in via d’estinzione e Drumhor é uno di questi” racconta Michele Ciocca, parlando dello storico brand di Drumfries (Scozia), in un mix di amore e profondo rispetto per l’azienda di famiglia che – in una visione che fa da trade-union tra tradizione, evoluzione stilistica e tecnologica – non perde occasione per avviare nuovi e ambiziosi progetti in grado di tradurre il know-how del gruppo Ciocca in una risposta coerente con la richiesta del mercato. Come il total look di Drumohr, che nel colore e nelle rifiniture impeccabili – come il pantalone con doppia pences e cimosa interna con l’istituzionale fantasia biscottino – offre alla clientela di nuova generazione un’eleganza Made in Italy aggiornata e sostenibile nella produzione.  È lo stesso Michele, infatti, a illustrarci l’obiettivo dell’azienda di raggiungere un piano di produzione a zero emissioni, grazie all’introduzione di macchinari e sistemi energetici sempre più sostenibili.
L’introduzione del total look, arriva in seguito all’impegno dell’azienda in periodo covid che ha introdotto nuovi macchinari per la produzione dei camici, attività di grande rilievo che ha messo in luce il grande senso civico delle imprese nostrane che in casa Drumohr si è poi trasformata in un progetto più ampio, col rientrare dell’emergenza.
Dai laboratori, in cui l’umidità deve mantenersi costante per evitare sbalzi nel trattamento dei filati, al magazzino pieno di bobine, Michele racconta dell’importanza del lavoro di ricerca delle materie prime e della precisione di ogni fase della tessitura che inizia tutte le mattine alle 6, in un ambiente rigorosamente privo di finestre, per mantenere alti gli standard di qualità e l’elasticità della trama identica in tutti i periodi dell’anno, nel corso del quale vengono prodotte circa 200 mila maglie. Ogni esemplare attraversa dai 2 ai 3 passaggi per raggiungere lo standard desiderato, le trame più sottili e pregiate subiscono un prestiro, due lavaggi e un’altra passata di stiro.

Una moda etica quella di casa Drumohr, fatta di filati cashmere seta, del famoso garzato, di lino stretch, e del neoarrivato total look, tagliato e prodotto interamente tra le mura dell’azienda, in maniera quasi autosufficiente, attraverso pannelli fotovoltaici di ultima generazione e l’obiettivo ambizioso di arrivare a zero emissioni.



Una produzione completa e complessa nella selezione di materiali e trame originali in cui le sovrapposizioni di righe orizzontali e verticali sulla maglieria rigorosamente in cashmere 100% e cotone cashmere, si combinano in un equilibrio grafico e cromatico rinnovato, raccontando la nuova attenzione per un’eleganza casual di altissima qualità da parte delle nuove generazioni.  I tagli sono comfort – nelle giacche sfoderate che prendono ispirazione dalle worker jacket – e la vestibilità impeccabile, complice una selezione di tessuti piacevoli al tatto che si sovrappongono in un mix and match di righe, leitmotiv della collezione che lascia grande spazio a una nuova creatività dedicata alla donna.
Il brand è presente oggi nei migliori department store del mondo come Lane Crawford Hong Kong, Le Bon Marché, Beams, Barneys New York ed Excelsior Milano, oltre ai 3 negozi monomarca in Italia, a Milano, Alassio e Torino e i 350 rivenditori multimarca nel mondo.

I piatti dello Chef stellato Paolo Griffa sono la dedica di Ruinart al mondo dell’arte

Una cena stellata ad alta quota firmata dallo Chef Paolo Griffa che ha celebrato uno champagne con una lunga tradizione e allo stesso tempo estremamente innovativo nella suggestiva cornice alpina del ristorante Petit Royal all’interno del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur.

Un menù ispirato alle opere dell’artista David Shrigley – ultimo di una lunga serie di artisti a cui la Maison si accosta nel rispetto di una tradizione legata al binomio champagne – cultura, al quale viene data carta bianca per creare delle opere d’arte che sappiano interpretare lo spirito di Ruinart: un percorso di contaminazione ambizioso che non a caso prende il nome di Carte Blanche.
Una storia d’amore tra Maison Ruinart e il mondo dell’arte che ha inizio durante il regno di Luigi XIV, quando Dom Thierry Ruinart, lo zio del fondatore diventa “Master of Art” nel 1674. Da allora, la storia di questo champagne è andata di pari passo con la missione di supportare le nuove generazioni dei talenti creativi che si sono succedute nel tempo.



David Shrigley, visual artist dotato di una vivace ironia, è riuscito a tradurre la filosofia del brand attraverso una serie di opere riunite sotto il nome di “Unconventional Bubbles” che attraverso la matericità della scultura e la potenza visiva delle arti visive ha interpretato il processo di vinificazione di Ruinart, presentato al pubblico in occasione del Miart a a Milano.

Paolo Griffa, stella Michelin dal 2019, da quest’anno all’interno del circuito Ruinart Assemblage 1729, il network della più antica Maison de Champagne che include selezionati ristoranti italiani, ha disegnato un percorso di gusto caratterizzato da una visione estetica di grande impatto visivo, ispirato alle opere di Shrigley che ben interpretano le bottiglie e il processo di vinificazione della Maison e dal concept disruptive come l’universo poliedrico di Ruinart.
Dal mosaico di verdure ispirato all’opera d’arte “Thousands of bottles of champagne! In a giant hole in the ground” ai bottoni ripieni di patate, erbe e funghi, che evocano l’immagine, vista dall’alto, delle bottiglie che riposano nelle cave in attesa di raggiungere il livello di perfezione richiesto dalla qualità della Maison Ruinart e della diversa personalità che ogni bottiglia è in grado di custodire nel suo processo di vinificazione che anche di David Shrigley ha rappresentato nel suo “Each bottle is the same and Each Bottle is different”. Fino alla sua “Break Second Skin”, che nasconde una faraona cotta con foglie di fico e spinaci, servita insieme a un martello per vivere insieme una vera esperienza “di rottura” e di stupore, nel sapore e nell’estetica. La Second Skin di Ruinart, unicamente in carta riciclabile va a sostituire i vecchi coiffeur in versione gioiello senza impattare l’ambiente, da un mese disponibile nel suo formato magnum.
E infine, “upside-down” un dessert coperto da una cloche che quando viene alzata il piatto rimane apparentemente vuoto, in quanto il dolce rimane nella cloche. Si tratta di una cheescake alla vaniglia, pan di spagna al miele d’acacia e tè al matcha. Per completare il dolce fragoline di bosco, fragole, lamponi, mirtilli e un gel di yuzu che dono al piatto una nota acida e agrumata.



Ogni piatto pensato a regola d’arte dallo chef stellato Paolo Griffa sono le tappe di un percorso gastronomico che, come un sottofondo musicale, sono stati accompagnati da Ruinart Blanc de Blancs, Ruinart Vintage 2011,  Ruinart Rosé, Ruinart Rosé, sapientemente raccontati da Silvia Rossetto, senior Marketing Manager della Maison Ruinart.


New collab d’autore e a ritmo di musica per sneakers da collezionare

Nuove irresistibili collaborazioni dall’universo delle sneakers. I brand che hanno fatto la storia dello streetwear, cercano sempre nuove strade per contaminare la propria tradizione estetica e sperimentare vesti inedite, raccontandosi attraverso l’ispirazione di artisti, icone della musica e fashion designer provenienti da mondi e culture a volte opposte. Un approccio sempre più comune nel processo creativo, ma mai uguale a se stesso, perché una collab per definizione rivoluziona la visione del brand, per dar vita a collezioni completamente rinnovate e, nella maggior parte dei casi, in edizione limitata, da aggiudicarsi in tempo record e collezionare.  

Ultima proposta dal mercato delle collab arriva da Saucony, che firma con Trinidad Jame$, il rapper multi-platino nato a Trinidad e di base ad Atlanta, un’interpretazione in limited edition dell’iconica Jazz 81. Si chiama Jazz 81 Saucony x Hommewrk e sarà disponibile per gli amanti del brand dal 26 novembre, con una versione multivitaminica per celebrare il paese d’origine dell’artista. Le diverse tonalità di rosso intenso tipiche della Sorrel, la famosissima bevanda dell’isola caraibica, realizzata con petali di ibisco essiccati, sono state riprodotte sulla pelle bottalata e sulla tomaia in premium suede di questo accattivante modello, tra dettagli in TPU rosa semi-trasparente sul puntale, sul rinforzo del tallone e sull’iconico logo del brand.



Anche PUMA e il brand californiano di skateboard Santa Cruz hanno unito le forze per creare una collezione completa che irrompe nei codici stilistici di PUMA, con l’estetica street appartenente all’universo degli skater di Santa Cruz, che dagli anni 70 incarna l’essenza del lifestyle californiano.
All’interno della collezione PUMA x SANTA CRUZ prende vita una delle grafiche più iconiche della library di Santa Cruz, Screaming Hand di Jim Phillip, in una palette di colori accesi e appariscenti, su tutti gli articoli della collezione. 

In qualità di leader nel mondo dello skate, Santa Cruz aggiunge il suo tocco alla classica PUMA Suede che si presenta con una tomaia nera con formstrip verde lime e la grafica “Shark Dot” di Santa Cruz sul lato.  La versione femminile presenta la suola platform e due colorazioni monocromatiche: nero e verde lime, entrambe caratterizzate dalla grafica Santa Cruz Dot Reflection stampata su tomaia e intersuola.



Q-ART code è l’ambizioso progetto NFT di Moaconcept per supportare gli artisti emergenti. Questo perché il suo fondatore, Matteo Tugliani, vive l’arte come una vera filosofia di vita e nel DNA delle sue Moaconcept, create nel 2015, abita il costante desiderio di promuovere l’arte e la creatività dei giovani artisti indipendenti, legando la loro opera alla riqualificazione di ambienti urbani, come avvenuto recentemente a Montevarchi dove 5 artisti hanno realizzato opere d’arte in diversi luoghi della città. Questa stagione, attraverso la tecnologia NFT (Non-Fungible-Token) che coinvolge in prima persona il cliente, ancora una volta il brand devolverà parte del ricavato delle sue sneakers per supportare la realizzazione di un’opera creativa di riqualificazione urbana. La semplice scansione del QR code permette ai clienti di scegliere un’opera e diventare titolari del certificato NFT che ne attesta ufficialmente il supporto.
I soggetti dei primi NFT di cui i clienti potranno diventare titolari sono le opere di create a Montevarchi, realizzate durante il recente Moaconcept Tribute.


Filippo Contri: the intimate performer

Filippo Contri sembra essere nato per stare sul palcoscenico. Un performer che non sente il bisogno di urlare, ma la cui presenza basta a riempire lo spazio circostante, scavando e restituendo il senso ad ogni parola detta, andando a riscoprire il valore profondo di ogni sentimento nei cassetti dei ricordi, con il favore del tempo. Dopo gli esordi dentro una vita apparentemente destinata a una strada diversa, è stato scelto per stare davanti alle telecamere, perché quella vocazione, che era nella sua stessa natura, qualcuno l’aveva vista con chiarezza, illuminandogli la strada. E quando appartieni a qualcosa, non ti resta che assecondarla e iniziare a crederci davvero.
Lo vediamo in questi giorni su Prime Video nella serie Vita da Carlo in cui interpreta Giovanni, il figlio di Carlo Verdone. Ci ha raccontato salite e discese che l’hanno portato fin qui e i progetti collaterali, tra cinema, laboratori e teatro, figli di una personalità forte e volitiva, e di una sempre maggiore consapevolezza di se stesso, misto a una buona dose di autoironia.



Filippo, passione per il cinema fin da piccolo. Ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo in svariati modi e fasi differenti, proviamo a raccontare tutto dalle origini?

È una passione tramandata dai miei genitori, con i quali passavo il mio tempo libero andando spesso al cinema, ma anche tra le mura di casa – ricordo che eravamo pieni di dvd – se non dalle scuole elementari, dove seguivo con entusiasmo il laboratorio teatrale, che poi ho continuato con sempre maggiore interesse. Solo che col passare degli anni l’impegno si fa più intenso e io come tutti i ragazzini, volevo uscire con le ragazze e giocare a calcio. Intorno ai 14 anni il mio interesse matura, perché sento di essere perfettamente a mio agio quanto mi trovo in mezzo alla gente. Riesco a percepire il fascino di poter trasmettere qualcosa al pubblico con la sana esuberanza che mi contraddistingue.
A 14 anni mia madre mi manda a studiare cinema e confesso che all’epoca io andavo a imparare a fare i monologhi per conquistare la ragazza di cui andavo matto.
Nel 2009 ottengo una parte in Amore 14 di Federico Moccia. Fatto sta, che la mia percezione di questa professione rimane ancora relegata tra quelle destinazioni lontane e troppo difficili da raggiungere. Perciò, finisco gli studi, mi laureo in economia e inizio a lavorare all’estero. Tornato a Roma avvio una discreta carriera in Deloitte, rifiutando occasioni che mi si sono presentate per strada, come il corto della Campari di Sorrentino per la quale sono stato fermato per strada per fare un casting serissimo che era andato bene perché in effetti il giorno dopo mi è arrivata la notizia che ero stato preso, era il 2016 e non mi sentivo a mio agio nel fare un’esperienza sapendo che non avrei avuto modo di approfondire questa strada.

Un paio d’anni dopo, una ragazza mi chiama per chiedermi di girare un video per il Grande Fratello e dopo un po’ di tempo mi chiamano da Cinecittà e mi ritrovo di fronte a una decina di autori che vogliono conoscermi, così tra un provino e un mucchio di risate mi chiedono di partecipare al reality. In quel momento la mia personalità era centrata ma temevo che potesse trattarsi dell’ennesima illusione.



Però non lo è stata…

No, pare, perché quando sono uscito dal Grande Fratello, ero a tavola con Enrico Lucherini e Barbara D’Urso, a un certo punto, proprio Enrico – dall’alto della sua esperienza – si alza da tavola e mi dice che io dovevo fare l’attore. Questa cosa mi ha dato una carica incredibile che mi ha spinto a studiare e a tirare fuori tutta l’energia che avevo dentro. Dunque, cercai il corso più adatto a me, il migliore a cui potessi accedere e lo trovai nella formazione di Alessandro Prete: iniziai a studiare, lasciandomi trasportare dal mio sesto senso e dagli eventi.

Entri in una nuova fase. Che cosa cambia?

Mi rendo conto che la recitazione può insegnarmi a essere me stesso: può sviscerare le mie emozioni, e può rendermi libero di prendermi sul serio o di far finta, posso sognare mettendoci tutta la mia creatività, lavorando approfonditamente su questo e arrivare a sentirmi migliore. La pratica della recitazione mi ha permesso di riportarmi indietro nel tempo, a quando avevo 15 anni, imparando a conoscermi meglio, facendomi delle domande sulla mia vita personale.

Una sensazione profonda che sentii quando, nel 2019, presi parte al cortometraggio Happy Birthday, di One More Pictures con Rai Cinema, presentato alla 76° mostra del Cinema di Venezia, in cui viene raccontata la personalità degli Hikikomori, insieme a Genny De Nucci e Fortunato Cerlino, per la regia di Lorenzo Giovenga. Lì il mio principe azzurro non era altro che un avatar del padre e quello che ho sentito quando ho interpretato quel personaggio è stato il senso di responsabilità nel non potermi permettere lo stupore per non deludere mia figlia.



Ogni esperienza è un tassello in più non tanto nella tua formazione, ma nel raggiungimento di una nuova consapevolezza personale.

Si è sicuramente un settore difficile, è innegabile, ma se lo affronti con convinzione e passione, lavorando su te stesso, sicuramente quell’energia ti porta da qualche parte. Dico questo perché, una delle cose che mi ha dato più fastidio in questi anni è stato l’atteggiamento di molti, quasi a volerti scoraggiare a fare questo lavoro. Nella vita, come per tutte le scelte che un individuo fa, le possibilità sono bassissime, ma se lavori con dedizione qualcosa si muove, ed è quello che fa la differenza. Nulla è casuale e nulla è impossibile.

2020 l’anno della svolta “in tutti i sensi”

Il 2020 è stato l’anno in cuiho preso un piccolo ruolo con il regista Riccardo Antonaroli – ne La Svolta con Ludovica Martino e Andrea Lattanzi.

Ho avuto l’onore di fare la pubblicità per la BMW (mondo) diretto ma soprattutto doppiato da Jan Wentz!


Maglia LES HOMMES

E poi arriva Carlo Verdone…

Si, è il momento in cui stai veramente iniziando ad appassionarti a quello che si prova quando riesci a sentire dentro la recitazione, il gusto di un jeans non troppo largo, ma neanche troppo comodo, il ricordo dietro un bacio, imparare a rimanere calmo e insistere.

Un giorno, mentre facevo le prove di Nero a Metà, in cui ero protagonista in una puntata con Gobbo Diaz e Claudio Amendola, mi arriva una telefonata in cui mi comunicano che ho preso la serie di Carlo Verdone in cui interpreto la parte del figlio. Un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Avevo solo il pensiero di fare bene quello che stavo facendo, entrare in quella realtà e godere di quello che avevo tra le mani e così è stato. Dopo che fai un’esperienza del genere, tutte le altre ti sembrano molto più piccole, anche se le altre sono ugualmente grandi.



Come dicevi prima, quando hai la possibilità di farti conoscere, arrivano anche i provini e altre opportunità. La perseveranza paga?

Sicuramente! Infatti, subito dopo è arrivata un’altra opportunità con la serie Impero per la regia di Fabio Resinaro e Nicolò Marzano che ruota attorno all’universo del calciomercato e dei procuratori sportivi, con Francesco Montanari, e ti rendi conto che le cose sono cambiate. Ti sembra di essere arrivato a quello che desideravi, lavorando duro tutti i giorni, ma soprattutto rischiando, abbandonando anche un lavoro certo che mi avrebbe portato successo.

Ma meno male che siamo abbastanza matti da assecondare il sesto senso e cambiare strada! Adesso quando vedo uno in giacca e cravatta non vedo l’ora di metterla “in scena”

Cosa che ho fatto durante un’esercitazione teatrale molto personale:
Ho iniziato ad aprire i regali che mi avrebbe fatto mio padre dall’anno in cui è mancato, ad oggi.



Ce li racconteresti questi regali che parlano di te e di lui?
È stato interessante immaginare come mi potrebbe vedere mio padre in questa rivoluzione che sto vivendo, mi sono chiesto se mi avrebbe appoggiato e come lo avrebbe fatto. Ignorandomi e facendo finta di niente o sostenendomi e accompagnandomi a vedere dei film, come “Favolacce”, da un consumatore vecchio stampo.

Mi è piaciuto immaginare una serie di regali: da un paio di scarpe belle alla locandina di The Disaster Artist in cui James Franco è produttore, regista e attore. Una delle mie pellicole preferite in cui risuona il mantra “Non permettere mai a nessuno di dire che non puoi fare una cosa”.
Ma anche un completino di calcio della Roma, per non dimenticare la tua tradizione, il gioco, il divertimento e le tue origini – una serie di messaggi che lui mi avrebbe voluto mandare visti in maniera più intima e profonda.
Una pistola perché quand’ero bambino mi piaceva giocare con le pistole giocattolo, dunque sono andato a creare dei presupposti per ritornare a giocare. Una volta giocai carte con lui. Tutto questo vestito con i suoi abiti da lavoro, proprio quelli, giacca e cravatta.



Cosa vorresti suggerire a chi desidera seguire il tuo stesso percorso?

È la libertà che ti può condurre alla felicità, a volte non ce ne rendiamo conto. Adesso sono cosciente che ho raggiunto un livello autocoscienza che prima non avevo, è una costante ricerca di qualcosa che ci fa stare bene, che basta a me, senza doverla necessariamente divulgare.

Per fare questo ho iniziato a sperimentare, a scrivere insieme a un gruppo di amici. Sfruttando anche quello che ho imparato dal mio primo lavoro – “Faccio delle presentazioni che neanche Elon Musk” – stiamo realizzando un lungometraggio sul tema della cancellazione dei colori in politica. “PUTSCH” – seguaci – scritto da Costanza Bongiorni, diretto da Marco Armando Piccinini e soggetto ideato da me, parla di un giovane influencer che crea un partito politico insieme ad altri influencer, sotto il nome di Nuovo Mondo, basato su dei valori più nobili di oggi: ecosocialismo e retaggi culturali della nostra nazione, presentato da un trailer già pronto di grande impatto.
Un progetto ambizioso, scritto in due anni, con l’intento di promuovere volti nuovi attraverso un tema di grande attualità.
Questo è solo uno degli ultimi progetti che rappresentano la somma di tutte le esperienze condivise con le persone che incontri in questo meraviglioso percorso.

Look cover: canotta e pants LES HOMMES

Photographer and art direction: Davide Musto

Styling and interview: Rosamaria Coniglio

Production: Alessia Caliendo

Location: Coho Loft Roma

Food: Avocado Bar Roma

CATCHING THE MOON – A GRAVITY NOVEL

“The winter is coming”! Questo novembre segna lo spartiacque tra un anno che volge al termine, con i suoi controsensi, le evoluzioni di uno stile libero e valori estetici rinnovati da interpretare con determinazione. Con la complicità di un’accurata selezione d’icone di stile senza tempo, gli irrinunciabili accessori col pedigree per muoversi con successo nella giungla urbana.  





Photography: Umberto Gorra

Creative director: Gianmarco Chianese

Piove ancora: il nuovo album di Silent Bob & Sick Budd

Dopo lo straordinario successo virale del suo primo album d’esordio “Piano B” che solo su Spotify ha superato oltre 50 milioni di ascolti, esce Venerdì 5 Novembre in fisico e digitale “Piove ancora” l’atteso nuovo album di Silent Bob, una delle migliori penne della nuova scena urban contemporanea. Il disco in uscita su etichetta Bullz Records, licenza esclusiva Believe Artist Services, è prodotto interamente da Sick Budd, geniale producer che insieme a Silent Bob ha saputo disegnare un’identità musicale unica ed inconfondibile.



“All’inizio non sapevo da dove partire per scrivere questo disco – dichiara Silent Bob – Continuavo a scrivere pezzi e registrare provini ma niente andava come doveva e come volevo.

Era iniziato da poco il primo lockdown e mi trovavo con una casa affollata e senza privacy e tante insoddisfazioni. Una strana sensazione di fallimento mi perseguita da sempre ma pensavo si sarebbe affievolita dopo il successo del mio primo disco. Dopo settimane senza ascoltare musica o guardarmi allo specchio, all’improvviso una notte mi sono sentito come trainato da una forza esterna che mi ha finalmente spinto a scrivere tutto quello che volevo, come volevo, senza più pensare a chi c’era fuori e a cosa volesse da me. E’ così che quella notte nacque Piove Ancora, il brano che ha dato poi il via all’intero nuovo album. Da lì in poi sono riuscito ad approcciarmi ad ogni mood ed a ogni nuovo brano come volevo davvero. Era passato già molto dall’uscita del primo disco e tutto quel periodo di fermo di tristezza e di solitudine mi ha aveva inevitabilmente fatto crescere. Ero diverso dagli anni prima, lo sentivo. Non mi serviva più l’aiuto o la compagnia di altre persone, avevo tutto dentro quello che volevo esprimere. Ho scavato per mesi dentro di me senza trovare nulla ma quando stavo per mollare e crollare definitivamente, ecco una luce.  Piove Ancora è stato scritto da un ragazzo che scava senza sosta per trovare il peggio di sé stesso, una sorta di autolesionismo. Quando lo trova, come fosse un tesoro oscuro, lo fa suo e lo trasforma in parole. Piove Ancora è la lucida trascrizione della tempesta che avevo dentro di me e che spesso si ripresenta. Ogni brano che ho scritto è servito come a ripulire il disastro che era rimasto, a buttare fuori i vetri rotti e i cocci che si erano accumulati. Quello che vedono i tuoi occhi può sembrare più bello e più sereno ma se all’interno c’è ancora maltempo, nulla ti può soddisfare.

Ora che ho sputato fuori tutto e tutto è tornato pulito e limpido, all’interno non sono comunque tranquillo perché so che come sempre pioverà ancora.”

Grazie ad un sound ammaliatore che rimane nelle orecchie sin dai primi ascolti “PIOVE ANCORA” è un disco di autentica verità che unisce in un tutt’uno davvero inedito e sorprendente l’inconfondibile flow di Silent Bob e il tappeto sonoro a tratti old school e black di Sick Budd, una coppia ormai di fatto che negli anni è diventata affiatata, creando un legame indissolubile.

La rabbia che contraddistingue la scrittura di Silent Bob è la stessa di due anni fa, l’insoddisfazione maggiore e il processo di riflessione indotto dallo stato di isolamento anche a causa dei vari lockdown gli hanno consentito di scavare più a fondo nel suo essere artista portando a galla un’ “anima black” ancora più intensa. “Piove ancora” intende sancire la presenza stabile di Silent Bob nel panorama musicale contemporaneo, confermandosi a pieno titolo tra le nuove leve più interessanti ed originali della nuova scena italiana.

Il disco s’impreziosisce inoltre di collaborazioni con alcuni degli artisti più significativi della scena urban: da Emis Killa nel brano “Potevamo”, a Speranza in “9×19” non manca il feat con Drast (Psicologi) in “Baci di Giuda”, tutte collaborazioni sono dettate da reciproca stima artistica e personale.

Silent Bob al secolo Edoardo Fontana, è un giovane artista classe 1999 che arriva dalla provincia pavese capace di unire retaggi di un suono moderno con l’attitude del classico Rap in stile anni ‘90. In lui coesistono in perfetto equilibrio molteplici sfumature ed influenze musicali: dalle melodie della Trap, all’eleganza del Jazz, senza dimenticare il dolore del Blues e la rabbia autentica del Rap.

Dopo il più classico dei percorsi alla scoperta dell’Hip-Hop tra jam e battle di freestyle, nel 2017 partecipa ad un contest e si guadagna un posto nel roster di Bullz Records, etichetta indipendente milanese. Fondamentale nel disegnare la sua identità sonora e musicale è l’incontro con Sick Budd, beatmaker, producer socio della label, che lo porta ad una costante evoluzione della scrittura, via via più semplice e concentrata sul significato, e ad una sempre più caratterizzante valorizzazione del timbro.



TRACKLIST – PIOVE ANCORA

  1. Da 0 a 100

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Oh no

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Potevamo (feat. Emis Killa)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Emiliano Rudolf Giambelli

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Emis Killa

  • Gucci falsa

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Baci di Giuda (feat. Drast)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Marco De Cesaris

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Drast

  • Blood nero

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Piove ancora

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • AK

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Sotto controllo

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. OK

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Me VS Me

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Come il mondo

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Vedova nera

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. 9×19 (feat. Speranza)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Ugo Scicolone

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Speranza

  1. Pezzi di strada

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

Ufficio stampa e comunicazione SILENT BOB & SICK BUDD

Christian Moioli – [email protected] – cell.366/8135202

Alla settima edizione di Fashion Graduate Italia, i giovani creativi della moda del futuro

Si sono concluse il 25 ottobre le sfilate in presenza della settima edizione di Fashion Graduate Italia, la prima e unica fashion week gratuita e aperta al pubblico, promossa dall’Associazione Piattaforma Sistema Formativo Moda, volta a promuovere i volti delle nuove generazioni di creativi. Una risorsa da tutelare e sostenere, nell’ottica di fornire gli strumenti adeguati alla crescita del sistema moda di nuova generazione nel mercato mondiale. Il prezioso contributo delle Accademie, Istituti e Scuole di moda italiane, approda a FashionGraduateItalia2021|ComeUp! Una manifestazione di tre giorni di sfilate, esposizioni, talk, masterclass, workshop e job placement.

Una reazione positiva a due anni di comunicazione esclusivamente digitale, un nuovo momento di aggregazione e di confronto in cui i materiali e l’artigianalità sono stati i grandi protagonisti di questo evento, arricchito da uno storytelling sulla vita e le esperienze all’interno delle scuole di moda, attraverso oltre 70 video pillole di making-of, girati direttamente dagli studenti delle scuole partecipanti.

La settimana si è aperta con i progetti dei talenti diplomati in Fashion Design di Ied Italia. Dalle forme essenziali ma lontane dalle strutture convenzionali di Chiara Autiero, a quelle scultoree interpretate in una varietà di bianchi di Paolo Belleri; Dara Silva Bulleri celebra l’eredità culturale afrobrasiliana assecondando i loro tipici canoni estetici e spirituali, Andrea De Simone ha disegnato una collezione che intende abbattere differenze culturali e sociali, elogiando la diversità individuale e l’unicità di ognuno; Yoana Dimitrova parte dalla bellezza del Monte Everest per realizzare capi ispirati alla fusione tra natura e anima, alla tradizione di luoghi lontani, al viaggio fisico, ma anche emotivo e culturale. Alessia Giacchetta racconta l’individuo facendo perno sulla sua memoria, i ricordi e le esperienze che ne determinano la personalità; Valeria Nicoletti vuole superare la paura del nemico che ci ha sopraffatti rendendoci tutti uguali, concentrandosi un nuovo concetto di bellezza e Gaia Romoli pone nuovamente l’attenzione sul volto che nei mesi di pandemia è stato privato della sua espressività e, per questo, in ogni suo outfit riporta un’emozione, un’espressione facciale, uno stato d’animo.


Dall’Accademia di Costume e Moda, gli studenti del Master in “Alta Moda, Fashion Design” hanno fatto sfilare dettagli di alta manifattura, tra motivi floreali sapientemente applicati in una rinnovata immagine che mette indiscutibilmente in primo piano la ricerca dei materiali preziosi, in un progetto sostenuto da Maison Valentino, Tessitura Stamperia Luigi Verga e Museoa Cristobal Balenciaga. Dai tulle, a sete e taffetà nelle creazioni di Angelo Raffaele Masciello e Caterina Ciavattella, e nei tagli asimmetrici dei pellami rivisitati nella visione futuristica di Ehtnesh Delle Curti. La couture maestosa di Isabella Giovannini, fatta di volumi sofisticati tra velluti e broccati, si contrappone alle suggestioni rock, dalla personalità più audace ma non per questo meno preziosa di Paula Ferandez Alvarez, definita da tubini e corsetti in pelle laserata fino a prendere le sembianze di una rete. Come i pattern delle tuniche tanto amate dal maestro Klimt, sono i pavet di chiffon che in un gioco cromatico si fondono sugli abiti blazer e i long dress di Silvia Manzara.

@danieleventurelliphotos

Zih Ling Chen e Louis Lanting, sono gli studenti di Domus Academy hanno reinterpretato gli iconici brand PepsiMAX (Zih Ling Chen) e Rockstar (Louis Lanting) in collezioni moda innovative e sostenibili che verranno esposte presso alcune sedi PepsiCo, tra cui il Design Centre di New York.

IDENTITA’ è la parola d’ordine di questa edizione che ha visto dieci collezioni degli alunni di Accademia della Moda Iuad. Personalità autentiche messe a confronto, che esprimono attraverso il valore del costume – profondamente radicato nel nostro paese – la libera espressione di una società fatta di uomini e donne dallo stile libero da preconcetti di genere, in cui gli unici valori che contano davvero sono sartorialità e artigianalità che si scompongono come il cubo di Rubik o con la tecnica del kintsugi giapponese, ma anche uno sguardo a tecniche a telaio filippine o il macramè che dà vita ad un metissage tra Oriente ed Occidente. Tutto questo legato dal comun denominatore della sostenibilità attraverso il recupero e la trasformazione degli scarti di tessuto.

La collezione “homo homini lupus” di Raffaella Petraccaro presenta l’individuo nel suo egoismo, in una società  alienata da una routine fatta di sete di successo, lavoro e produzione nevrotica.


Il progetto “Episodio 22” è un flash della mia mente, del suo ideatore, Michele Ricci che ha come protagonista un’identità che è una tela grezza in cui i contrasti convivono. L’interiorità della donna viene esasperata da lla sua a senza volto attraverso un uso sapiente di maglieria, calze a rete che ricoprono il corpo nella sua totalità.

Michelle Giambi con il suo progetto “Yowai” si basa sulla tecnica kintsugi giapponese, una derivazione della filosofia wabisabi, nella quale il tema dell’imperfezione rappresenta un valore.

La collezione ‘Contesto’ di Elena Sofia Casolaro unisce attraverso il macramè e un match insolito di materiali, Oriente ed Occidente. Un lavoro attento ai dettagli artigianali in corda si posa su tuniche in lana e cappotti in pelle.

“Ala ala” è una collezione che rappresenta la cultura e le origini filippine di Johna Mae Gardose, le lavorazioni tipiche del suo paese come la tessitura a telaio, si sposano con i volumi delle maniche a sbuffo.


Annalisa Palmisano si ispira, per la sua collezione “Incastro perfetto” al cubo di Rubik e combina sartoria con modellistica sperimentale. Una composizione di tagli netti, rielaborano la struttura dei capi, tra vuoti e pieni, enfatizzando le forme attraverso lo spessore della lana.


Raffaella Cinquegrana rilancia una couture di volumi, in un trionfo di tulle e tricot. Quasi ad evocare un ricordo d’infanzia o un non luogo romantico mai esistito, ma costruito con sapiente abilità.

NABA, Nuova Accademia di Belle Arti ha presentato un progettoquantomai attuale, “NABA-PLANET dresses”fortemente incentrata sulla necessità del pianeta che abitiamo di vestirsi di nuovi valori e di identificare nuovi linguaggi per raccontare la moda, ponendo al centro il senso di responsabilità e di consapevolezza come strumento creativo, senza tradire i valori estetici su cui si basa la nostra tradizione di moda e costume. I progetti che hanno sfilato sono stati quelli di Nicola Cudazzo, Marco Santini, Lucia Carmagnola, Francesca Quagliano, Oliver Stromsater, Andrea Boccadoro del Triennio in Fashion Design e Silvia Cannarella, Julia Cristina Salvarani Diez, Bartu Basoglu, Matteo Turchi, Arianna Gaudioso del Biennio Specialistico in Fashion and Textile Design.

NABA, Nuova Accademia di Belle Arti_photographer Davide Marchesi
Naba Arianna Gaudioso

“TIT’S UP” è la nuova campagna di Chitè Milano – la prima lingerie sartoriale Made In Italy

Crediamo nei 35 secondi che quotidianamente ogni donna dovrebbe dedicarsi, al mattino, di fronte allo specchio: uno spazio in cui racchiudere il tempo per connettersi con la propria essenza. Fiere, vulnerabili, coraggiose. 35 secondi per ritrovare l’equilibrio con sé stesse e con il mondo. Crediamo nel valore immenso di questo tempo minuscolo, perché ognuna possa ritrovarsi e amarsi nella propria pelle e nel proprio corpo, per essere in grado di amare il mondo. C’è chi dice “petto in fuori”: un gesto che solleva il cuore per gettarlo oltre l’ostacolo senza guardarsi indietro. Da donna a donna, noi diciamo: oggi, domani e sempre, TITS UP!” dichiarano Chiara Marconi e Federica Tiranti, founders di Chitè Milano.

Con queste parole le fondatrici di Chitè Milano, Chiara Marconi e Federica Tiranti, rispettivamente CEO e Direttore Creativo, celebrano il senso profondo di un brand sostenibile di lingerie creata per tutte le donne, per valorizzarle attraverso la ricerca di tessuti preziosi come la seta e una selezione accurata di dettagli esclusivi, come un merletto che sembra essere stato recuperato dal baule di un corredo d’altri tempi. Una campagna, quella di Chitè, che mostra tutta la bellezza del corpo femminile, quella che appartiene a ogni tipo di donna, di ogni età, peso forma o etnia. Chitè è la prima lingerie totalmente artigianale, creato da donne per le donne, in laboratori artigianali indipendenti nel cuore delle Langhe – in Piemonte – con un caratteristico design raffinato e dalle linee delicate che diventano una carezza per il corpo.

Dalle capsule collection create col recupero di materiali “pregiati” che altrimenti andrebbero dismessi, ai made to order – prodotti customizzati, fatti su misura – per rispondere a un’idea di comfort e gusto estetico creato a posta per te, sotto il concept rivoluzionario di MyChitè.
Partendo dall’idea vincente che l’empowerment femminile parte dall’amore per se stesse e per la propria “libera” femminilità.

Haroun Fall rischia tutto. “Attraverso il cinema voglio cambiare il mondo”

L’abbiamo scoperto attraverso il successo della serie “Zero” di produzione Netflix, ma possiamo assicurarvi che una carriera brillante è sulla strada Haroun, affascinante talento di questa seconda generazione di attori che sta restituendo valore e identità al cinema italiano. Ha un modo di approcciare al suo lavoro quasi come una missione, volta a costruire, tassello dopo tassello, un percorso artistico definito e selezionato da sceneggiature che abbiano un senso profondo e una finalità oggettiva, che riescano a trasmettere un messaggio importante. Haroun ha le idee chiare e la sua passione per questo lavoro, come in tutto quello in cui si mette, ha il peso di tutta l’energia che ogni giorno si alimenta nella ricerca di progetti sempre più ambiziosi, di ruoli complessi e importanti, di un’interpretazione in grado di dare a ogni storia una sua caratterizzazione originale. Haroun vive ogni istante con una motivazione straordinaria, caricando di significato esperienze, oggetti e pensieri che alla maggior parte degli individui passano accanto con la rapidità di un treno ad alta velocità.

Quello a cui vorrei arrivare è avere la possibilità di scegliere i progetti più adatti al mio percorso per poter essere fedele alla mia identità


Haroun Fall e Madior Fall

Parliamo delle tue origini e del tuo primo approccio alla recitazione. Da cosa sei rimasto affascinato in prima battuta, del mondo del teatro o del cinema? chi ti ha sostenuto?
La cosa che più mi fa piacere delle mie origini è che ha un legame molto forte col percorso che ho fatto per arrivare al mondo dello spettacolo, perché sono stato affidato all’età di 8 mesi e poi ho fatto un reinserimento in famiglia. Questo passaggio ha inciso moltissimo sul mio stato emotivo e sulla mia identità personale, al punto che da bambino mi è stato diagnosticato un iperattivismo. Fu allora che i miei genitori hanno deciso d’iscrivermi a un corso di teatro, che mi ha permesso di dare sfogo a tutta quella energia, e poi di appassionarmi a questa professione.
Ricordo che nel corso di quelle prime esperienze interpretai uno dei bravi dei promessi sposi, e lì, per la prima volta, entrai nell’ottica del significato d’interpretare il ruolo di qualcuno che fosse diverso da me, di essere un altro. Mi ha fatto scoprire la possibilità di vivere emozioni che altri potevano aver vissuto, condividendone debolezze e fragilità.
Una docente del Teatro Nuovo di Torino, Franca Dorato, mi venne a vedere e fu la prima persona a convincermi di tentare un’audizione, e di studiare in una scuola che avesse nel suo programma un percorso artistico. Ho passato 6 anni in questa scuola, e più crescevo, più mi rendevo conto di quanto fosse importante avere la responsabilità d’interpretare un ruolo. Terminati gli studi, riuscii ad entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, da dove sono usciti anche Miguel Gobbo Diaz, io e Germano Gentile, solo tre persone accettate. Essere la terza persona di colore a entrare in Accademia mi ha fatto sentire un forte senso di responsabilità: potevo rappresentare la voce di coloro che quella voce non potevano averla.

I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in questo. Sono cresciuto secondo il principio che devi fare bene quello che ti piace, perché determinerà la tua felicità e il tuo scopo, i soldi sono una conseguenza. C’è un percorso artistico molto importante alla base, sfruttare il proprio talento.

Ma c’è anche un’altra persona che ha avuto un ruolo fondamentale sulla mia formazione: Luca Rubenni, il mio manager. Lui mi ha sempre spinto a fare provini su personaggi fuori ruolo, personaggi non scritti a posta per me. Con la consapevolezza che fosse l’unico modo per rompere il sistema, per aprire un varco per farmi notare, interpretando personaggi che non fossero i soliti clichè destinati agli attori di colore.
Il nostro obiettivo comune è quello di entrare nell’industria cinematografica attraverso la preparazione, con un approccio meritocratico, fatto di passione e lavoro costante. È per questo che non voglio sprecare neanche un’occasione che la vita mi presenta, e rendere le persone che mi hanno selezionato, fiere della loro scelta.


Haroun Fall e Madior Fall

Ogni fase della nostra vita è segnata da progetti che stabiliscono la nostra direzione e ne forgiano la personalità. Qual è la tua direzione personale adesso? Cosa vuoi trasferire alla gente che vede recitare?

Non esiste un’unica direzione. In questo momento io sono diviso tra famiglia – che è un vero macrocosmo – e il lavoro, attraverso il quale voglio trasmettere valori e personalità, al di là del mercato, con la possibilità di scegliere i progetti più interessanti. È di fondamentale importanza approfondire l’aspetto sociale, attraverso l’arte. La nostra società si sta muovendo verso un bipolarismo che si prende gioco dei diritti delle persone, soprattutto dopo la pandemia. A questo proposito io ho la fortuna di essere un megafono per la gente e cerco costantemente di rispettare e far valere l’opinione di un mondo al di fuori di me, lottare per quello che per me è giusto. Su questo non mi tirerò mai indietro. Perché se da un lato è un mio diritto, in questa fase della mia vita diventa un mio dovere non interrompere le lotte che intere generazioni hanno fato per i loro diritti: dalle donne alle persone di colore, perché noi siamo il frutto di migliaia di anni di storia. Al di là del mercato, è importante prendersi il rischio di quello che comporta quest’impegno e fare ciò che è giusto.

Hai coraggio e valori autentici che ti contraddistinguono da molti altri artisti della tua generazione.

Faccio parte di un’Italia di nuova generazione che sta ritrovando una nuova identità cinematografica. Ci sono nomi importanti che stanno elevando il valor del cinema italiano: da Matteo Garrone a Paolo Sorrentino, a Mattero Rovere. Anche Pietro Castellitto sta facendo un percorso molto interessante. Credo che tutti abbiamo il dovere di pensare dove stiamo andando, e seguire il nostro percorso senza aver paura di essere giudicati. Per me vince l’essere umano, vince chi ha un obiettivo.

Se dovessi scegliere un personaggio più consono alla tua personalità, chi vorresti interpretare?

Senza dubbio quello di Leone Giacovacci, raccontata nel libro di Mauro Valeri “Il Nero di Roma”. È la storia di un pugile nigeriano che scappa dall’Italia durante l’epoca fascista e si rifugiai in una nave mercantile inglese. A Parigi cambia identità e si fa chiamare Jack Walker. Riesce a diventare un pugile di successo sotto il fascismo di Mussolini. Vince tutti i match, ma non gli fanno vincere il titolo europeo perché osteggiato da Mussolini per il colore della sua pelle e finisce la sua vita da portiere di un hotel a Milano. Una storia vera ricca di significato. Un pezzo della nostra storia italiana, di chi come tanta gente ha difficoltà ad essere riconosciuto italiano all’interno del proprio Paese, dove veniva chiamato il “mulatto di Trastevere”
Palomar ha acquistato i diritti per farne un film.

Un’altra storia che vale la pena di essere raccontata è legata a uno scandalo giudiziario in America.
Kalief Browder è finito nel carcere di Rikers Island, dove si scopre essere stato vittima di terribili violenze, a 16 anni, per il furto di un portafoglio. Era il 2010. Non è mai stato processato. Non gli è mai stata contestata alcuna accusa. Lui ha sempre negato di aver rubato. Dei mille giorni passati in carcere, Kalief ne ha trascorsi circa seicento in cella d’isolamento. A Rikers Island, nel febbraio 2012, ha cercato di uccidersi più volte, finendo per riuscirci. 



Il biopic a livello cinematografico è il mezzo più potente per trasmettere con efficacia storie portatrici di valori che facciano da denuncia e rappresentino uno strumento per cambiare le cose nella nostra società.
Dovremmo usare un
codice di comunicazione internazionale, con l’intenzione – a priori – di lanciare le nostre produzioni all’estero. 

Hai dei modelli cinematografici a cui fai riferimento o che hanno indiscutibilmente fatto parte della tua formazione?

Il primo che mi viene in mente è Denzel Washington che con la sua preparazione e il livello culturale del suo lavoro è un esempio vivo di questa professione, che non può prescindere da sentimento emozione e cultura. Lui è uno di quelli che ha saputo scegliere i suoi progetti ed è sempre rimasto fedele al suo percorso, per me un faro nel buio.
Uno dei registi che ha rivoluzionato il cinema dell’epoca moderna è senza dubbio David Lynch con Mulholland Drive – un punto di riferimento – e Christopher Nolan con Inception – un vero capolavoro.
Martin Scorsese, parte fondamentale della storia del cinema che molto ha in comune col nostro Neorealismo. Ma anche Leonardo di Caprio è un attore e un produttore straordinario che col suo attivismo sta veramente facendo la differenza.
Di John Carpenter mi piace il suo metodo, schematico e minimalista, con un’attenzione particolare al racconto dei soggetti “invisibili”, i meno fortunati della società.

So che ami la musica e, tra l’altro, balli molto bene. I tuoi artisti preferiti?

Etta James, Whitney Houston, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, sono modelli di rifermento per la musica e posso dire che nel mondo pop l’unica che può cogliere questa importante eredità è Beyoncè, o Michael Jackson al maschile, che è stato un performer e artista straordinario.
Mi piace Kanye West che negli ultimi anni ha avuto modo di affrontare il tema del controllo della mente, a causa del suo bipolarismo, apprezzo il modo in cui ha imparato ad affrontarlo. Ma anche Amy Winehouse, Tony Bennett – cito nomi del passato perché è l’eredità che ci portiamo dietro per creare la musica che stiamo creando adesso. Adele è straordinaria, che tra l’altro è il nome che ho dato a mia figlia.
Tra l’altro io canto e il genere che preferisco di più è il musical, di cui ho fatto qualche esperienza in teatro.
Adoro Le Miserable, Rent, Billy Elliott, Jakyl & Hyde con la sua Confrontation.
Il musical è una forma d’arte molto complessa per un artista perché ti costringe fare i conti col tuo corpo: devi saper ballare, cantare e recitare contemporaneamente. Quando parlo di musical, mi riferisco a quello teatrale, non cinematografico.

In questo Paese dovremmo dare una connotazione al teatro più democratica e anche più accogliente, come proposta per i giovani, ma soprattutto che diventi più accessibile ai ceti sociali diversi, anche a livello economico. Il teatro ti aiuta ad imparare meglio la lingua, innamorarti e sentirti parte del paese in vivi. È una cosa su cui la politica dovrebbe lavorare. La cultura è il motore, l’alimentazione della nostra società, la strada verso la costituzione di una civiltà, ce l’hanno insegnato i greci secoli fa.


Haroun Fall e Madior fall

La gioia di una famiglia così giovane è una scelta controcorrente rispetto all’Italia del nostro tempo. Ti reputi un ragazzo fortunato?

Purtroppo, questa società non ti mette nelle condizioni di desiderare qualcosa di diverso da noi, come dedicarti al progetto di una famiglia con un altro essere umano. Ti fa perdere l’idea di investire a lungo termine, perché siamo ormai abituati a un sistema consumistico anche emotivo. Quindi riuscire a decidere di rischiare e trovare una persona con cui costruire un progetto di vita è difficile sia per i valori da cui siamo bombardati, sia dal punto di vista economico.
Fare un investimento su un’altra persona significa anche fare una rinuncia, ma è importante tenere presente che tutto quello che nella vita ha un valore, implica una rinuncia su qualcos’altro.
Io ho avuto mia figlia nel 2020, un momento in cui il mondo – dopo la pandemia – ci ha un po’ cambiati. Per me rilanciare su un’altra vita è una scommessa positiva per il futuro.
Insegnare a un’altra persona a vivere mentre io sto imparando a vivere. Non voglio fare gli stessi errori che hanno fatto i miei genitori biologici, ma continuare il percorso che hanno fatto i miei genitori adottivi, aiutandomi a superare i miei limiti, le mie paure e per arrivare alla consapevolezza di quale direzione volessi intraprendere, imparando ad accettare me stesso in relazione agli altri, perseguendo obiettivi e ambizioni. Quello che spero è di poter trasmettere la stessa cosa a mia figlia, avendo uno scarto generazionale minore, avendola avuto così giovane. Credo che non ci sia una scelta più bella di quella della vita.

Hai uno stile decisamente ricercato, il tuo rapporto con la moda va oltre il concetto di fashion victim.

L’estetica è importante ma senza contenuti non ha alcun senso.
La moda è un costume di scena. La possibilità di vestirmi e di cambiarmi mi dà la possibilità di essere un’altra persona, di esprimermi e di essere quello che voglio essere in quel momento, è talmente istantaneo l’impatto visivo iniziale con la gente che mi piace poter scegliere come pormi, attraverso i vestiti. Ultimamente sono attratto da Rick Owens, Balenciaga e Balmain: Oliver Rousting sta facendo un lavoro rivoluzionario anche nel suo rapporto con l’ambiente.
Sono attratto dalle forme più complesse, dal design di ricerca
Il lavoro di Kanye West con Adidas lo trovo veramente originale, interpretando in un modo più sofisticato l’universo dello street style.

Consiglieresti due libri ai nostri lettori?

Due libri: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” e “Sunset Limited” di Cormac McCarthy da cui è stato tratto un film con Samuel L. Jackson. Una drammaturgia contemporanea in cui il bianco e il nero (così sono definiti) vivono chiusi in un appartamento confrontandosi e scontrandosi su temi esistenziali, ad un ritmo serrato di botta e risposta.


Photographer: Davide Musto

Fashion Editor: Rosamaria Coniglio

Grooming: Claudio Furini

Haroun e Madior wear John Richmond

Breitling accende ancora una volta i motori delle auto storiche del Trofeo Milano

Si è conclusa la 15ª edizione del Trofeo Milano, un appuntamento ormai irrinunciabile per tutti gli appassionati del genere, che ha visto sfilare le auto e moto storiche del Club Milanese Automotoveicoli d’ Epoca. Come da tradizione, Breiting, celebre strumento di precisione di casa svizzera, ha patrocinato l’evento in un suggestivo percorso che ha coinvolto circa 80 auto e 30 moto costruite entro il 1970, dall’Ippodromo di san Siro al celebre Museo di Alfa Romeo ad Arese, fino al consueto rientro tra le mura del Castello Sforzesco sotto le suggestive luci del tramonto, alla presenza dell’influencer Gian Maria Sainato e di Gian Maria Gabbiani – campione mondiale di Offshore e pilota italiano di Gran Turismo.

In questo contesto esclusivo per gli appassionati di autoveicoli d’epoca, tra modelli passati alla storia e affascinanti prototipi mai lanciati sul mercato, Breitling ha lanciato tre modelli da collezione dedicati alle classiche auto sportive degli anni ’60. I Top Time Classic Cars si ispirano infatti all’eleganza senza tempo della Chevrolet Corvette, alla Ford Mustang e alla Shelby Cobra, tre icone della cultura automobilistica americana.

Dalla Sala Giulia del Museo Alfa Romeo, che ha riaperto nel 2015 con un criterio espositivo rinnovato per raccontare la storia dell’Alfa – con 180 macchine e 200 motori – Patrizia Aste, Amministratore Delegato di Breitling Italia, ha trasmesso tutto il valore del brand in un suggestivo excursus della storia dei suoi modelli più iconici.

La sua figura ha portato in casa Breitling, un approccio ancora più dinamico su diversi livelli d’interesse: dal solido piano dell’Heritage del brand al coinvolgimento dei nuovi protagonisti nazionali e internazionali del settore dello sport d’azione, andando a toccare universi competitivi meno scontati ma sempre di alto profilo e grazie a progetti speciali sorprendenti di ampie vedute per appassionati e players del settore che riescono a trovare spunti di sempre maggiore in un brand in continua evoluzione.

La passione per il mondo dell’alta orologeria è sempre stata presente nel DNA di Patrizia Aste?

A onor del vero mi è venuta strada facendo, perché all’inizio della mia carriera ero nel mondo del lusso e dello sport, elementi in ogni caso presenti nell’universo Breitling. Quando sono entrata in Breiltling ho sviluppato negli anni passione e conoscenza per un settore così ricco di valori che può veramente restituirti moltissimo.

Qual è il segreto di una visione così aperta e trasversale? Sicuramente il tuo know- how che affonda se sue radici anche dal mondo dello sport spiega il tuo approccio strategico più dinamico.

Il processo di vendita non riguarda solo il rapporto finale tra prodotto e consumatore, ma implica un processo di fidelizzazione e innamoramento dei valori del brand che deve essere completo e continuativo. Deve mettere insieme un mondo esperienziale. Sicuramente per me è stata un’attitudine naturale valorizzare tutte le realtà che esistono attorno a un prodotto che parecchio da raccontare come Breitling.

In un momento così decisivo per il futuro del nostro pianeta, le scelte delle aziende produttrici hanno un ruolo fondamentale e Breitling ha dimostrato più volte di saper prendere parte al tema del cambiamento, attraverso attività concrete, volte a preservare l’ambiente. Cosa c’è in cantiere per il futuro del brand sul piano della sostenibilità?

Breitling è molto all’avanguardia rispetto al settore orologiero, abbiamo una divisione specializzata a livello internazionale che ha i suoi rappresentanti nei vari paesi: si tratta di un gruppo di giovani appassionati che ci coinvolgono nei loro progetti e ci aiutano a cambiare le nostre abitudini. Il passo forte è stato il cambio totale del packaging Breitling, due volte sostenibile perché fatta al 100% con bottiglie in pet riciclato, che si compone e scompone come un origami, e diventando molto piatto nel trasporto, ci permettendo di risparmiare co2 in fase di trasporto.

Ovviamente per chi lo desiderasse, può avere la scatola tradizionale, ma lì è richiesta una donazione che va a compensare l’impatto ambientale della loro scelta, offrendo un contributo volontario alla SUGi per ripristinare la biodiversità e rigenerare gli ecosistemi delle foreste urbane.

Inoltre, i nostri cinturini in ECONYL® sono interamente ricavati da reti da pesca recuperate dai fondali marini.

Breitling nel mondo femminile. Sembra un tema molto presente all’interno del progetto Breitling. Il recepito sul pubblico è altrettanto forte? Prevedete iniziative esclusive dedicate a questo pubblico in futuro?

La donna rappresenta il 50% del mercato orologiero, sia per la passione femminile che porta le donne ad acquistare una gamma alta di esemplari, sia per la scelta maschile di regalarlo al pubblico femminile.

Noi abbiamo dedicato alla donna due modelli iconici dell’Heritage del brand: il Chronomat e il Navitimer, creando delle versioni che possono essere indossate anche da un polso più sottile. I Superocean Pastel Paradise sono delle capsule collection create in nuances più fashion – limitate nella produzione – che permettono delle evasioni un po’ più modaiole e colorate. 

Inoltre, in occasione del lancio de Chronomat 36 e 32, abbiamo scelto di raccontare il mondo femminile attraverso la Spotlight Squad con Misty Copeland e Yao Chen e Charlize Theron: donne che al di là del loro fascino, hanno raggiunto importanti traguardi, e sono portatrici di importanti valori umani, attraverso concrete opere filantropiche, donne in cui ci riconosciamo.

Si parla tanto di nuove generazioni. Qual è la strada giusta per coinvolgere il pubblico della cosiddetta generazione Z?

È bene ascoltarla perché loro sono portatori di valori, e le nostre azioni hanno un riflesso sul loro giudizio. Il nostro progetto “Clean up” in tutte le parti del mondo, grazie all’aiuto di varie organizzazioni, è un’opera di sensibilizzazione molto importante che abbraccia i messaggi valoriali molto cari alla nuova generazione. Lo facciamo anche abbracciando il mondo del surf che fa appealing sui ragazzi, con atleti di grido come kelly Slater che ha un suo brand di abbigliamento sostenibile Outerknown, impegnata a migliorare le condizioni delle persone e del pianeta.

Una curiosità per il nostro pubblico, per una donna dalla personalità così forte e apprezzata dal settore. Qual è il modello che preferisci di tutte le collezioni Breitling?

Naturalmente ne indosso parecchi, mi piace cambiarli, avendone la possibilità. Ma mi sento sempre a mio agio con il cronografo maschile al polso, mi piace l’orologio di taglia generosa. Al momento il Super Chronomat 44mm con una cassa piuttosto sportiva che può contare su una meccanica molto raffinata, in acciaio oro rosso, un bel contrasto tra lo sportivo, un’eleganza raffinata e una meccanica di precisione eccellente.

breitling
Gian Maria Sainato

Il suo hashtag #Squadonamission, si fa interprete della personalità vincente di un brand che ha molto da dire a livello di cronometraggio sportivo e in tema di motori. I suoi valori si raccontano attraverso uno storytelling dinamico, fatto di esempi positivi che attingono dalla vita dei protagonisti del panorama cinematografico hollywoodiano come Brad Pitt, Charlize Teron e Adam Driver, a quella dei grandi campioni del mondo dello sport come il campione di surf kelly Slater, Toni Cairoli, Vincenzo Nibali, solo per citarne alcuni.

Grandi personalità provenienti da mondi diversi che raccontano le diverse personalità del mondo Breitling: da quello del Navitimer nato per le esigenze dei piloti professionisti che avevano bisogno di uno strumento che gli permettesse di leggere il calcolo della navigazione e del consumo di carburante terrestre, questo strumento di precisione è stato scelto anche dai protagonisti dell’universo musicale jazz. La sua versione Chronomat è stata indossata dalle frecce tricolore che insieme ai suoi piloti hanno creato 1983 l’iconico modello a loro dedicato. Nel 2020, in occasione del rilancio dell’intera collezione Chronomat, Breitling presenta anche la nuova, ultimissima edizione limitata dell’iconico orologio simbolo di un’epoca, il Chronomat B01 42 Frecce Tricolori, le cui caratteristiche distintive ricordano l’originario, omonimo modello degli anni ’80 e lo rendono immediatamente riconoscibile. La collezione Premier Heritage rende omaggio alla vera Founder Squad del brand: tre generazioni di uomini che hanno cambiato la storia del cronometraggio e reso Breitling quello che è oggi.  
Inconfondibile il Breitling Top Time caratterizzato dal suo quadrante Zorro indossato da James Bond nel celebre film Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) del 1965.

Lumenis ti porta nella “NuEra Tight”

L’innovazione si fa strada nel mondo dell’estetica d’alta gamma.
Un sistema rivoluzionario è arrivato dove nessuno, fino ad ora, era stato in grado di portare a buon fine la propria sperimentazione. Parliamo di uno standard in cui sicurezza ed efficacia sono due realtà costanti e concrete.
Da Lumenis, azienda israeliana pioniera nello sviluppo delle sorgenti ottiche per la chirurgia, nasce NuEra Tight: dispositivo d’avanguardia in grado di attuare contemporaneamente diversi protocolli di trattamento, nel corso della stessa seduta, in base ai diversi strati cutanei presenti nel paziente.

NuEra Tight è dotato, infatti, di diversi protocolli in grado di adattarsi al tipo di inestetismo del paziente: un sistema estremamente intelligente che rende ogni trattamento veramente unico, perché unico è ogni individuo. Questo grazie al controllo automatico della temperatura durante il trattamento, adattando, in questo modo, la potenza alle specifiche caratteristiche del paziente.
“Questo sistema arriva a correggere anche l’errore minimo che può fare l’operatore creando una temperatura costante, grazie al software che regola il calore in base a quello che registra la sonda, garantendo il risultato senza fare danno al paziente”, spiega Andrea Dazzan – Clinical Manger.


Un livello di personalizzazione straordinaria che già dalla seconda seduta riesce a far percepire i primi risultati”. Ci racconta il Dr Erik Geiger, il quale aggiunge che trattandosi di un macchinario medicale di grande precisione, necessita di una visita preventiva per studiare quale trattamento è indicato per le necessità del paziente. Ma qual è il campo d’azione di questo strumento innovativo? “Dalla riduzione del grasso, al rilassamento cutaneo, fino a una visibile riduzione delle rughe e della cellulite. Questo avviene attraverso le alte frequenze e il controllo automatico e personalizzato della temperatura (tecnologia focalRF) che stimola l’attività dei fibroblasti e migliora il flusso sanguigno, stimolando la produzione di collagene che va a rigenerare e rimodellare la parte trattata. Un vero trattamento custom made per il paziente” conclude il Dr Geiger.

Il Marina Militare Nastro Rosa promuove il Made In Italy e le eccellenze del nostro territorio

FOTO di Pietro Lucerni @pietrolucerniphotography

Si è concluso da poche settimane il Nastro Rosa Tour: un percorso in barca a vela tra le coste più belle d’Italia che ha celebrato il ritorno alle attività sportive di gruppo – in un sistema di massima sicurezza con equipaggi di massimo 3 persone – tra 8 suggestive tappe in cui gareggiano le 3 anime della vela: il double mixed offshore, le barche high performance e il kite foiling, eletta nuova disciplina olimpica a Parigi 2024 e in questa occasione strutturata in chiave di staffetta, con squadre miste, che ha reso la regata ancora più avvincente.

Riccardo Simoneschi

Abbiamo incontrato Riccardo Simoneschi – Presidente di Sailing Series International (SSI), azienda leader nella realizzazione di eventi “su misura”, specializzata – tra le altre cose – nelle principali competizioni velistiche internazionali. Simoneschi, che vanta un bagaglio esperienziale nel campo del management e della progettazione delle imbarcazioni, oltre ad avere ottenuto una serie di titoli importanti nel corso della sua carriera di timoniere, ci ha aperto le porte dell’affascinante mondo del Nastro Rosa Tour. Un ambizioso progetto, realizzato in stretta partnership con Difesa Servizi SpA, Società che si occupa di valorizzare gli asset del Ministero della Difesa da cui dipende,  volto a dare risalto ai luoghi più rappresentativi delle coste italiane, valorizzando tipicità ed eccellenze locali, da Genova a Civitavecchia, Gaeta, Napoli, Brindisi, Bari, Marina di Ravenna, fino all’ultima di Venezia.

Un giro d’Italia in regata, un percorso che utilizza il linguaggio della tradizione velistica, profondamente radicata nella nostra cultura, per portare avanti i valori italiani e promuovere i luoghi della nostra penisola nei suoi aspetti più autentici, che non sempre hanno la possibilità di essere messi in evidenza, ma che rappresentano parte fondamentale del nostro patrimonio culturale, come i fari e gli edifici costieri.
Un punto di vista innovativo su cui è essenziale puntare l’attenzione investire per il successo del nostro paese. “Un focus difficile da far arrivare al pubblico, che, proprio per questo motivo, richiede tutta la nostra attenzione e tutto il nostro impegno per raggiungere il cuore e l’attenzione della gente” dichiara Riccardo Simoneschi.

Il Nastro Rosa è l’aspetto di collegamento tra il nostro sport e tutti i valori e in progetti che portiamo avanti con Difesa Servizi e con la Marina Militare. Un percorso che si sviluppa attraverso i fari italiani, una risorsa importante da promuovere sulle nostre coste, insieme alla bellezza dell’Italia con il progetto Valore Paese Italia con l’aviazione francofona e i cammini” – “Non è un caso se tutte le nostre barche hanno il nome di un faro italiano”.
A tal proposito, l’impresa impegnativa ma di grande impatto sul pubblico, è già riuscita nella rivalutazione da parte dei privati di ben 60 fari che sono diventati luoghi d’ospitalità e oasi ambientali, conservando comuni valori e funzione.

Un programma che è stato, inoltre, arricchito da talk che hanno affrontato temi cari all’universo marino, come quello della posidonia, pianta diffusa solo in Italia e in minima parte nel nord dell’Australia, di vitale importanza per l’ossigenazione del nostro pianeta. E ancora la salvaguardia e la pulizia dei mari, affrontate con un approccio più scientifico grazie a WawingMeadows, associazione no-profit a questo dedicata.

A conclusione del Giro d’Italia, una cerimonia di premiazione, si è svolta nell’affascinante contesto dell’Arsenale Militare di Venezia, alla presenza di importanti cariche istituzionali che ha visto l’assegnazione del titolo Europeo (Bona-Zorzi) e Mondiale (D’Ali-Rossi) offshore e, tra gli altri,  del Trofeo Amerigo Vespucci -Capo di Stato Maggiore della Marina – attribuito al migliore equipaggio rappresentante le Forze Armate: ad aggiudicarselo è stato il Diam 24 della Marina Militare, condotto da Uberto Crivelli  Visconti, Francesco Linares e Giulio Calabrò.

Un secondo capitolo del Nastro Rosa “veloce” partirà il 6 novembre da Venezia e farà il giro d’Italia in 15 giorni, senza soste, fino ad arrivare a Genova.

  Il segnale di un nuovo inizio, carico di positività, con l’obiettivo di non fermarsi più. Complice – come sempre – il mare.

Krug Echoes racconta le sue nuove eccellenze attraverso la voce di Vhelade e le proposte culinarie dello chef Antonino Cannavacciuolo

Milano è stata la sede di un evento magico, in cui sapori mediterranei – creati dallo Chef Antonino Cannavacciuolo Ambassador – e suggestioni musicali hanno scandito il ritmo di Krug 2008 Classic Beauty e Krug Grande Cuvée 164esima edizione.
Vhelade, in un sapiente mix di ritmi black e influenze underground, ha dato voce a questi Champagne attraverso un esercizio di stile che è culminato in una personalissima formulazione di Krug Echoes: il progetto musicale di Krug, creato ad hoc per raccontare il carattere dei suoi Champagne, disponibile su Krug.com e Krug soundcloud, nato per intensificare l’esperienza di degustazione. La sua voce robusta e dirompente ha pervaso l’ambiente con un sound carismatico e persistente come l’annata 2008, con un equilibrio di elementi sonori costanti in cui nessuno prende il sopravvento.
Krug Gran Cuvée 164esima edizione è la creazione che al di lá di quell’annata racconta tutto quello che lo champagne può offrire, caratterizzato una maggiore ricchezza e una leggera patina data dal tempo. Con energia, ritmo incalzante e una voce limpida Velade ha interpretato questo Gran Cuvée che si contraddistingue per il suo gusto elegante e un aroma impossibile da raggiungere con vini provenienti da una singola annata.

Questo straordinario Gran Cuvée, infatti, nasce da un blend di 127 vini provenienti da 11 differenti annate, scelte dalla più antica del 1990 alla più recente del 2008 che si può riassumente in una composizione finale composta per il 48% di Pinot Noir, 35% Chardonnay e 17% Meunier.
Il profilo preciso e armonioso di Krug 2008 prende forma dopo 12 anni di riposo nelle cantine, per raggiungere equilibrio e raffinatezza.

 Dal 1843 questa tradizione rispetta il sogno di Monsieur Joseph Krug. Quello di offrire ogni anno e in un’unica imbottigliatura, una visione unica e irripetibile del migliore champagne, creata indipendentemente delle possibili condizioni climatiche degli anni precedenti. “Classic Beauty” è stata definita questa edizione da Julie Cavil – Chef De Caves Krug – e dalla sua equipe di enologi, per il suo gusto persistente, bilanciato e preciso: “Una bellezza classica da gustare ad occhi chiusi, ascoltando i nuovi Krug Echoes”, commenta Olivier Krug, sesta generazione della famiglia Krug e Direttore della Maison.

Krug 2008 accompagna alla perfezione diversi piatti deliziosi, sia di mare che di terra, tra cui la tartare di ostriche con emulsione di aragosta, tagliatelle con cozze e basilico, terrina di coniglio con acetosella, o piatti preparati con erbe aromatiche, come origano e timo. Si abbina bene anche con i dessert che offrono un certo contrasto di vivacità e rotondità, come la meringata di limone al frutto della passione”. Ci spiega Julie Cavil.
E noi lo abbiamo gustato attraverso una selezione di piatti studiati ad hoc dallo Chef Antonino Cannavacciuolo che ha messo in risalto il gusto di Krug 2008 Classic Beauty e Krug Grande Cuvée 164esima edizione.
Scampo di Sicilia alla pizzaiola, maionese di acqua di polpo (per Krug2008)
Riso carnaroli con bottarga e midollo (per Krug Grand Cuvèe 164esima edizione)

United Colors of Ghali è la favola urban di Benetton e del poeta rap che ha conquistato Milano

Il linguaggio immediato, intriso di speranza e positività, che ha affascinato gusti e cuore di giovani ma anche di generazioni che l’hanno preceduto, entra in connessione ancora una volta con lo storico brand di Ponzano Veneto, “Benetton” attraverso il lancio di una inclusive capsule collection, il cui nome raccoglie tutti valori dei due protagonisti di questo ambizioso progetto: United Colors of Ghali.

La collezione disegnata da Ghali in persona, “stilosa e comfy” per usare le parole dell’artista – e pensata davvero per tutti – è un messaggio di multiculturalità e integrazione.
I colori accesi del rosso e del verde brillante, si mixano col bianco e marrone, attraverso righe e micropattern che raccontano suggestioni di luoghi lontani appartenenti alla cultura di Ghali, che a soli 27 anni ha venduto più di un milione e mezzo di dischi e collaborato con vere pop star del panorama nazionale e internazionale.
Felpe dalla vestibilità XXL e polo da rugby con una moon patch in panno si mixa con un lettering color pop che urla per esteso il nome dell’artista, mentre sul bomber l’iniziale di Ghali trova posto sullo storico logo Benetton, presente anche sulle hijab colorate in nylon per le ragazze, in una fresca contaminazione che riesce a raggiungere il linguaggio delle nuove generazioni. Tutti i look hanno un’intera collezione di accessori e cappellini da baseball ricamati.

Una scelta importante” – commenta l’AD di Benetton Massimo Renon – che segue il precedente progetto della playlist di Spotify United Sounds of Benetton: quasi 8 ore di musica che si presenta come un viaggio tra luoghi e generazioni diverse, selezionata dal cantante col suo indiscusso spirito di ricerca.
 “Siamo orgogliosi che la capsule possa finalmente essere a disposizione della gente” conclude Renon.

La capsule è stata presentata il 21 settembre nel corso di un evento che ha rimesso in connessione i players della moda presenti alla Milano fashion Week, sarà disponibile online e in selezionati negozi United Colors of Benetton a partire dal 30 settembre.
Inoltre, nel mese di ottobre ottobre, Benetton porterà la Ghali experience e la capsule collection nelle province italiane, con un tour in camper che farà tappa a Milano, Verona, Livorno, Arezzo, Napoli, Bari, Lecce e Roma. In attesa della seconda drop della collezione è prevista per novembre.

Due navicelle luccicanti, due iconici Airstream che faranno sosta nelle periferie delle città, luoghi particolarmente cari a Ghali, cresciuto a Baggio, quartiere dell’hinterland milanese da cui partirà il tour. Tre le emozionanti esperienze che coinvolgeranno il pubblico all’interno dei trailer personalizati dai loghi dell’universo Benetton: l’incontro con Ghali, la visione dell’intera collezione creata dall’artista e la possibilità di vedere un vero studio di registrazione in cui il rapper e il suo team continueranno a lavorare al loro ultimo progetto musicale.

I fan che avranno acquistato un capo della collezione e lo indosseranno durante una delle tappe del tour potranno essere tra i primi a incontrare l’artista. È lo stesso Ghali a sottolineare sul suo profilo Instagram: “United Colors of Ghali è per tutte le età. Dai neonati ai fratelli maggiori, fino ai genitori, trasversale come la musica che produciamo”.
Non perdetevi la tappa di Milano – Baggio, Piazza Anita Garibaldi – il 1 ottobre dalle 14 alle 19.

Il “Lato Emotivo” di Matteo Paolillo – un guaglione tutto cinema, musica e poesia

Vero talento del nuovo panorama cinematografico italiano, l’abbiamo scoperto grazie alla prima stagione della serie partenopea Mare Fuori in onda su RAI Play, in cui convivono le diverse realtà sociali di un’Italia di nuova generazione, dietro le sbarre di un carcere minorile in cui si finisce per una cattiva condotta, di cui non sempre si è colpevoli. All’interno delle mura di quell’istituto penitenziario, situato sull’isola di Nisida, quel panorama mozzafiato fa da sfondo a un tema sensibile che si dipana tra giochi di ruolo e di potere, specchio freddo e calibrato degli stessi che ritroviamo nel mondo, al di fuori di quella struttura, che per molti diventa un luogo di protezione da una società che ha già scelto per loro un destino infame.
Accompagnata da una colonna sonora che scandisce il tempo e le emozioni dei protagonisti, ‘O mar for, interpretata dallo stesso Paolillo, in arte Icaro, e da Raiz, il frontman della storica band trip-hop napoletana Almamegretta, questa serie – che vedrà la sua seconda stagione il prossimo autunno – racconta le vicende di un gruppo di giovani che si ritrova in un ambiente apparentemente ostile, realizzando che la via d’uscita agli ostacoli di quel luogo, si può trovare solo attingendo a una sensibilità che ognuno di noi ha il dovere di tirare fuori. L’amore, in tutte le sue forme, che riesce a trovar posto anche in seno alle personalità più oscure e diventando anch’esso, a tratti, strumento di potere.

Qualcuno combatte per sfuggire a un destino che lo tiene in ostaggio dalla nascita, qualcun altro ci riesce con le proprie gambe o gettando il cuore oltre la siepe, attraverso le note di un piano o i versi di una poesia. Come Edoardo, il personaggio interpretato da Matteo Paolillo, un attore camaleontico dalla personalità equilibrata ed estremamente riflessiva, che sul tema della violenza e della rivalsa ha scritto a lungo, per musica e anche un’opera teatrale.

Cosa ti ha spinto a diventare un attore?
La mia famiglia ha un negozio di fiori, e mio padre, da sempre, è stato un grande appassionato di cinema, questo mi ha portato a respirare l’amore per le grandi pellicole fin da bambino. Finché, a 13 anni, nel mio quartiere, Brignano, un amico di mio padre decide di organizzare uno spettacolo. Sono stato attratto dall’idea di mettermi alla prova e da allora è stato amore. Ho iniziato con il mio primo laboratorio teatrale, 3 anni a Baronissi poi altri 3 a Salerno, con un’altra compagnia fino ad arrivare alla fine degli anni del liceo, quando devi decidere cosa vuoi essere nella vita. E il teatro doveva essere decisamente la mia strada.
A 18 anni mi sono trasferito a Roma e ho continuato a studiare all’Accademia.

Quindi tu hai una lunga formazione teatrale.
Si. Tra l’altro, Io per anni mi sono dedicato al teatro didattico, sulla base del concetto sviluppato da Enrico Gattinara nel suo libro “Come Dante può salvarti la vita” – Conoscere fa sempre la differenza.
Il valore della cultura nella vita di ognuno di noi può fare davvero la differenza tra vivere o morire, tra fortuna e miseria, tra resistenza e disperazione.
È un percorso che mi rende felice perché può veramente migliorare la vita delle persone, “l’arte, in tutte le sue forme”.
L’educazione è una cosa molto importante, un tema su cui ho riflettuto molto e di cui ho parlato anche al Giffoni Film Festival, che per me significa anche l’educazione all’utilizzo della tecnologia che va assolutamente gestita.

Che lavoro hai fatto per riuscire a interpretare così bene una testa calda come Edoardo?
Per la prima stagione il percorso che ho fatto è il lavoro sull’animale, mi sono ispirato alla tigre che nella serie è l’indole nascosta di Edoardo che poi prende il sopravvento.
Se non avessi conosciuto l’arte e la bellezza cosa sarei stato?” Sono partito da questo, prendendo ispirazione dalle persone conosciute per strada ma anche da quelle sconosciute, che hanno attirato la mia attenzione. E poi il lavoro sulla lingua, fondamentale: Antonio Orefice in questo mi ha aiutato moltissimo.

Cosa hanno in comune Edoardo e Matteo?
Sicuramente l’approccio con la poesia, la sensibilità di sapere scrivere delle rime. Tutto il resto è stato faticoso, specialmente sulla seconda stagione, è stata dura rimanere dentro il personaggio 10 ore al giorno, ma ancora più difficile uscirne. Infatti, una cosa importante nella formazione di un attore è il fatto di riuscire a liberarsi del proprio personaggio, al di là del riuscire ad entrarci.

Vuoi raccontarci una vicenda, o curiosità che può essere divertente per i nostri lettori, che si è verificata durante le riprese di Mare Fuori?
Una scena del 7° episodio in cui ero dentro una stanza insieme agli altri ragazzi della gang. Entra il comandante, facciamo questa scena con Ivan in piano sequenza di circa 2-3 minuti. Tra me e il comandante c’è Antonio Orefice, la faina, che alla fine della scena fa una battuta: “C’amma fa …
Che al di là dell’espressione in sé, è stato il modo in cui l’ha detto che ci ha fatto morir da ridere.
È stato un gioco di sguardi continui tra me e il comandante in cui alla fine non siamo più riusciti a trattenerci. Abbiamo dovuto fare 14 take, pensavamo che non ne saremmo più usciti.
Alla fine, è stato preso l’ultimo take in cui si vede che guardo per terra per non scoppiare a ridere.
È stato divertente ma molto complicato.


È stato fondamentale anche il lavoro che ha fatto Carmine Elia che ci ha aiutato a tirare fuori il massimo e trovarci liberi di esprimersi.
Abbiamo letto insieme i dialoghi e, soprattutto nella seconda serie, abbiamo collaborato per la stesura della sceneggiatura, legando tanto con tutto il cast.
Uno dei primi giorni di set, per esempio, mentre giravo una scena con Ludovica, dopo 3-4 take mi ha detto “non ci stai su questa scena, cambia qualcosa”. Da quel momento in poi ho capito che potevo fidarmi molto di lui, perché rappresentava una vera guida per migliorare la qualità della nostra performance. Questo tipo di rapporto di fiducia ti permette di osare, di andare oltre, con la consapevolezza che la sua guida può consigliarti come fare, se dovessi esagerare o sbagliare strada.
È stato strano ma molto bello ricevere tanta fiducia, nonostante fossimo tutti così giovani.
Anche Milena Cocozza che è una donna piena di energia, molto punk e “veramente tosta”. Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui ha gestito il set.  La sua energia e la sua passione mi hanno coinvolto moltissimo, riuscendo anche a superare le tensioni e far andare il set come deve andare.

Ivan Silvestrini, il maestro dei piani sequenza, ha accettato molte delle nostre proposte e coreografato le scene. Due registi molto diversi con i quali si è creato un legame forte che andato al di là del lavoro, con tutti noi.

Con chi, invece, si è creato un rapporto particolare tra i protagonisti della serie?
Durante la prima stagione ho legato con alcuni ragazzi, invece quest’anno ho approfondito molto di più con Antonio Rescio, il ragazzo che fa Totò. Si è creato un legame molto profondo di cui vado molto fiero perché lui è capace di farti sorridere anche mentre stai piangendo.
Lui non vuole far ridere – lui è così – lui s’incazza per certe cose e magari poi ti chiede ma perché ridi?
Siamo stati in un posto in cui abbiamo scoperto (in seguito) essere stati anche Massimo Troisi e Pino Daniele, davanti al mare. Lì abbiamo scrittouna poesia e parlato dell’arte e della vita.
Poi abbiamo trovarto una loro immagine che mostrava che si trovavano nello stesso posto e ci siamo chiesti: “chissà che cosa si saranno detti“.
Alcuni lo paragonano a Massimo Troisi perché ha quella spostaneità genuina e pura, che fa sorridere anche delle cose tristi, sono grato al cielo per averci fatti incotare perché m’ispira tanto, vorrei creare ancora qualcosa con lui, al di là di Mare Fuori. Ormai anche nella vita facciamo una scena dopo l’altra.

Quali sono i tuoi modelli nel cinema italiano e straniero?
Tendenzialmente vado a periodi. Su mare fuori 2 mi sono ispirato molto Cyllian Murphy che ho rivisto più e più volte. Pablo Escobar di Narcos e poi Luca Marinelli è proprio numero 1.
Adesso sto seguendo due ragazzi: Carpenzano che è avanguardia pura per il suo modo di recitare e il Divin Codino di Andrea Arcangeli, un vero neoclassico.

Sei molto giovane ma hai le idee chiare e un talento molto spiccato anche per la musica, oltre che per la recitazione. Hai in programma di lavorare contemporaneamente su entrambe le strade?
Io sostengo che l’arte ha una sola fonte, poi può avere tante forme.
In questo periodo ho scritto uno spettacolo in 5 atti che mi piacerebbe portare in teatro.
Ho scritto una nuova canzone per Mare Fuori, che non sarà la sigla e sto anche preparando il videoclip e uscirà in concomitanza con la serie.

Se non avessi fatto l’attore cosa saresti stato?
Non lo so, il fatto è che non riesco a pensare a un’altra vita

Che rapporto hai con i social?
Uso IG principalmene per portare il mio messaggio.
Certo adesso mi rendo conto che l’immagine è importante per veicolare il mio pensiero o per la promozione del mio lavoro. Ma dobbiamo molto riflettere sulle modalità in cui vengono utilizzati, non dobbiamo essere schiavi della tecnologia, perché ci ha fatto perdere il lato emotivo.

Carolina Crescentini, la Direttrice del carcere dice: “L’amore è visto come una forma di riscatto, può avere molte forme ma mai quello della violenza”.
Qual è la forma d’amore che hai sentito di più a questo punto della tua vita?
Io ho scritto una canzone sulla violenza sulle donne che uscirà a breve. Sto riflettendo molto su queste tematiche. La cosa più importante su cui bisogna puntare è l’educazione all’amore.
Lo vediamo come qualcosa di complicato, di dannoso, non riusciamo spesso ad accettare i sentimenti.
Io penso che i social e la tecnologia ci stanno conducendo sempre di più verso una direzione di chiusura.
Secondo me le persone violente sono così perchè non riescono ad accettare o addirittura a conoscere l’amore, bisogna educare all’amore.

In una sua canzone ‘O Mar Fa Paura canta: “Ho paura della morte, Dell’amore nient’affatto”
Inutile conoscere la storia se poi non sei educato all’amore. L’arte e la cultura in generale devono guidarci a una migliore percezione dei sentimenti e ad accettarli prima di tutto. Perché nella nostra società c’è la convinzione che i nostri sentimenti influiscano molto sulla nostra produttività, che possano rappresentare una debolezza. Questo spesso ci rende individualisti e a tratti aggressivi e finiamo per perdere la capacità di gestire la rabbia. Ma l’essere umano da solo muore, l’indipendenza alla lunga uccide.

Hai un personaggio ideale che ti piacerebbe interpretare?
Un pilota
Un pugile e qualcosa in costume
Un pazzo
Un ragazzo disabile, infatti feci pure un provino per un ragazzo in sedia rotelle

Foto Davide Musto @davide_musto
Fashion Director Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Assistenti fotografo  Dario Tucci @dariotucciph – Edoardo Russi @edoardorussiph
Grooming Maria Esposito per Simone Belli @maria.esposito.makeup @simonebellimakeup
Location NH Collection Palazzo Cinquecento

Milano Design Week – Rick Owens apre la strada ai designer di domani

La Milano Design Week ha aperto quest’anno – eccezionalmente nel mese di settembre – con i tradizionali eventi fuori salone, che hanno restituito alla città di Milano la sua linfa vitale, motore di una metropoli che raccoglie curiosi, cultori e operatori del settore, stimolati dalla ricerca di un gusto inedito che faccia da apripista al design di domani.
Protagonista e oggetto di grande attenzione sono sempre gli allestimenti di grande impatto, curati da illustri star del mondo dell’arte e del fashion system, che non perdono l’occasione di sperimentare nuove visioni, in una svariata offerta di location d’eccezione che disegnano la mappa di questa manifestazione irrinunciabile e mai uguale a se stessa.  

Allo SPAZIO CB32, un dialogo attraverso le forme, lo stile e le opere di artisti italiani emergenti, in una loro interpretazione e visione dell’opera di Rick Owens. Il progetto, curato dalla Philia Gallery di New York, vede artisti italiani che si manifestano attraverso il fascino dell’esasperazione primitiva della materia declinata sul minimalismo delle forme del design contemporaneo.

dAM Atelier, Draga & Aurel, Lorenzo Bini, Agustina Bottoni, Samuel Costantini, Cara and Davide
Pietro Franceschini, Rick Owens, Morghen Studio

 Rick Owens:My furniture is my couture. I’m using rare materials and artisans with specialized skills to create unique, one-of-a-kind objects.”

Le creazioni di Samuel Costantini, attraverso l’uso del rame, del bronzo e dell’ottone, evocano le pareti rocciose della Gola del Furlo, un luogo scolpito dalla forza del fiume Candigliano, in un tempo lungo millenni. Ogni oggetto è unico e diverso, creato con l’anima di chi proviene da quei luoghi, lasciando una parte di sé in ogni elemento che li racconta.

Come UNDERWOOD, i portacandele realizzati in ottone, che ricordano pezzi di corteccia staccata dal tronco, tracce rimaste di una natura che cambia forma nel suo naturale processo di cambiamento.

Un premio per l’arte. PIO ALFERANO 2021 con la direzione artistica di Vittorio Sgarbi

Siamo prossimi alla IXa edizione del Premio Pio Alferano che si terrà la sera del 4 settembre nel Belvedere San Costabile di Castellabate (SA) sotto la direzione artistica di Vittorio Sgarbi. Un evento il cui obiettivo è la tutela e la valorizzazione dell’arte italiana, in un percorso d’influenze e continuità tra i grandi Maestri e i protagonisti dell’arte contemporanea. Questa manifestazione, organizzata dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, è realizzato con il sostegno della Regione Campania attraverso la SCABEC, Società campana beni culturali e del Comune di Castellabate.

Una serata molto importante, soprattutto dopo un anno di grande difficoltà espressiva per il panorama artistico del nostro Paese, che vuole dare risalto a personalità nazionali e internazionali che si sono particolarmente distinte per il loro impegno a favore dell’arte, della cultura, dell’ambiente, dell’imprenditoria e del sociale. I nomi che riceveranno questo riconoscimento sono Keith Sciberras, storico dell’arte; Gigi D’alessio, cantautore; Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del MIC; Federico Palmaroli, in arte OSHO, vignettista; Gennaro Sangiuliano, direttore Tg2; Luca Miniero, regista; Eleonora Ivone, attrice e regista; Angelo Longoni, regista e scrittore.

Tema centrale e sinergico, che investe le settimane che precedono la serata dell’evento, è Caravaggio e la contemporaneità stilistica e tematica della sua opera, attraverso il suo rapporto concettuale con Pier Paolo Pasolini. Un punto di vista interessante che si dipana attraverso due mostre curate da Vittorio Sgarbi. Caravaggio Pasolini e altri: una rassegna di pittura, scultura e fotografia dalla metà del Novecento ai nostri giorni che vede l’esposizione del Seppellimento di santa Lucia da Caravaggio, prestata dal FEC (Ministero dell’Interno), realizzata dalla Factum Arte di Madrid attraverso una tecnica computerizzata particolarmente sofisticata. A cui viene affiancata un’opera di Nicola Verlato, pittore, scultore e architetto contemporaneo che al Maestro Michelangelo Merisi dichiaratamente si ispira, il Ritrovamento del corpo di Pasolini.

Seguono altre opere di artisti viventi che sentono ancora forte il debito nei confronti di Caravaggio: Nicola Samorì, Rocco Normanno, Giovanni Gasparro, Roberto Ferri, Neve (Danilo Pistone), Giuseppe Colombo, Eros Renzetti e lo scultore Livio Scarpella.

Nella sezione fotografica, accanto a un ritratto di Pasolini realizzato in giovane età da Massimo Listri e ad alcune testimonianze intime di Dino Pedriali, un tuffo nel Neorealismo di Franco Pinna con il suo intenso sguardo fotografico dedicato al Mandrione (1956), la borgata romana amata da Pasolini;

Un’altra interessante mostra è l’antologica di opere della pittrice svizzera Paulette Milesi, esponente di un cromatismo lirico che oscilla fra sperimentazione astratta e figurazione primaria, con testi di Vittorio Sgarbi e Gianluca Marziani.

LA FONDAZIONE

La Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito è nata nel 2012 per onorare la memoria del Generale dei Carabinieri Pio Alferano, distintosi per la sua strenua difesa in favore della legalità e dell’arte negli anni Settanta, nei quali ebbe un ruolo determinante al comando del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. Sotto la sua guida e grazie alla sua attività investigativa, furono ritrovate inestimabili opere d’arte che erano state illecitamente sottratte.

Antony Morato lancia una partnership con lo street-artist TVBoy per la stagione AI 21

Il linguaggio irriverente e mordace dello street artist Salvatore Benintende, in arte TVBoy, si fa interprete della visione creativa di Antony Morato, su felpe, t-shirt e accessori della collezione Autunno-Inverno 2021-2022. L’autore delle immagini satiriche che hanno dato la parola ai muri di tutta Italia, con il suo stile neo-pop, fondeil suo messaggio originale sulle icone della società odierna, con lo stile contemporaneo del brand partenopeo.

Un punto di vista ironico e satirico su celebrità della musica – da David Bowie a Prince, da George Michael a Lou Reed – si affiancano ad opere universalmente riconosciute quale “L’urlo” di Edvard Munch, fino alla reinterpretazione della parola “L O V E” come concetto di amore globale e inclusivo.

Un evento, in occasione del ritorno in presenza della Milano Design Week, l’8 settembre 2021, presso gli spazi di Tortona37 (sede dello showroom milanese del brand) celebrerà questa collaborazione, riproducendo una vera e propria galleria a cielo aperto in cui maxi stampe, installazioni creative e una caleidoscopica sequenza di colori, faranno da padrone accompagnati da musica e operatori del settore che potranno assistere all’esclusiva live performance dell’artista di origine palermitana durante la realizzazione di un’opera, per vivere l’emozione della creazione, che s’identifica con i valori di un brand come Antony Morato che, da sempre, supporta l’arte e la cultura di nuova generazione.  

Mi ha sempre affascinato l’idea della pop art che rende accessibile un’opera d’arte. La community Antony Morato è attenta alle tendenze e conosce bene gli scenari culturali internazionali: ospitare TvBoy nella nostra collezione, significa ascoltare le loro esigenze e interpretare la loro necessità espressiva in modo semplice e immediato, nel pieno rispetto della dignità artistica di un talento riconosciuto a livello internazionale.” spiega Lello Caldarelli, CEO di Antony Morato.

Stefania Spampinato – A passi di danza dalla Sicilia a Hollywood

È ormai a tutti nota come la Dottoressa Carina De Luca che ha portato una tempesta di energia alla longeva serie tv Grey’s Anatomy, dalla sua 14a stagione. A cominciare dalle spassose conversazioni col fratello Andrew (Giacomo Gianniotti), in un rapidissimo ritmo di botta e risposta, con un carico di gesticolare e accento siciliano, che non ci hanno messo molto a conquistare il pubblico, il suo ruolo ha alzato il livello dell’attenzione degli appassionati della serie, in un momento in cui alcuni personaggi chiave della storia dell’ospedale più famoso del mondo, erano scomparsi. Non che questo avrebbe mai portato i fan ad abbandonare le vicende dei protagonisti del Grey Sloan, ma – senza dubbio – già dalle prime puntate nei panni della Dottoressa che studia le cellule cerebrali femminili durante l’orgasmo, Stefania entra a gamba tesa nelle corde del suo pubblico.

Il suo personaggio, Carina, che riflette la solare personalità dell’attrice e il suo sorriso ipnotico, oltre ad essere portatore sano di buon umore – che non è poco, garantito – è anche protagonista di una storia d’amore importante con la Dottoressa Robbins, puntando i riflettori sulla bellezza e il valore dell’amore libero e lontano dai pregiudizi, tema che Shonda Rhimes (sceneggiatrice e produttrice della serie) affronta con disinvolta franchezza, attraverso le storie di tutti i personaggi, mixando pepe, ironia e componente tragica, con un equilibrio magistrale che non sarebbe possibile senza attori dalla personalità forte e trainante come quella della siciliana Stefania Spampinato.

Abbiamo avuto la fortuna d’incontrarla a Roma, durante una pausa dalle riprese a Los Angeles, e ci siamo fatti raccontare il suo approccio col palco, le tappe che l’hanno portata al successo e i suoi obiettivi e siamo convinti che arriverà ovunque, perché ha il talento, insieme al fuoco e l’energia del vulcano della terra da cui proviene, oltre a una bellezza che incanta, ma questo potete vederlo da soli, attraverso l’obiettivo di Davide Musto in total look Dolce & Gabbana.

Ci racconti il segreto del successo del tuo personaggio all’interno di Grey’s Anatomy?
Sicuramente quell’elemento di spontanea italianità. Quando abbiamo girato il primo episodio, diretto da Jesse Williams (l’affascinante Dr. Jackson Avery), in cui Carina e Andrew discutono animatamente in siciliano, abbiamo lavorato molto d’improvvisazione, e la produzione l’ha trovato così divertente che ha pensato di lasciare la scena in lingua originale. Il pubblico l’ha adorata”.

Una passione per il mondo del cinema che ti ha coinvolto fin da bambina?
“In realtà da ragazzina volevo fare l’avvocato, affascinata dai principi della professione dopo aver visto Codice D’Onore, poi abbiamo capito che era la passione per il cinema e per lo spettacolo in generale a crescere e a voler venir fuori e in questo i miei genitori mi hanno sostenuta”

In che modo? Da dove hai iniziato da giovanissima?
“Ho iniziato a studiare danza, prima la classica e poi ho proseguito con la moderna. Mi ricordo che durante i primi anni mia madre mi cuciva i vestiti per il saggio, col tempo è diventata così brava che ha iniziato a farli per tutta la scuola”.

Quando sei andata via dalla Sicilia?
“Dopo il diploma mi sono trasferita a Milano, dove ho studiato Arte e continuato a ballare, finché non ho deciso di andare a Londra dove ho lavorato come ballerina in produzioni come The Voice, Xfactor, e in vari spettacoli con importanti nomi tra cui Kylie Minogue e grossi brand commerciali che mi hanno permesso di viaggiare molto.
Quando decisi di spostarmi in America, andai a Los Angeles, e capii che per continuare a ballare avrei dovuto ripartire da zero – lì era quella la prassi – e quando, per caso, un giorno andai a seguire una lezione di recitazione con un’amica, ne fui conquistata: capii che avrei dedicato il mio tempo a questo”.

Non solo Grey’s Anatomy, Glee e Station19, la fortunata serie satellite del medical drama di Shonda Rhimes. Hai recitato in Italia anche con Siani, come ti sei trovata con il cinema italiano?
“Con Siani ho recitato ne “Il giorno più bello del mondo” e con lui mi sono trovata molto bene: mi ha messo in testa il pallino della regia a cui ho deciso di dedicarmi. L’ho osservato a lungo, saltando tra lui e il montaggio, nelle pause tra una scena e l’altra. Mi piace la parte del cinema italiano, quella più vera, più spontanea, che riesce a riflettere realmente le vite delle persone, anche nei suoi aspetti più difficili da accettare, o nei suoi sentimenti più profondi, che trovi solo scavando”.

Con quale nome italiano ti piacerebbe lavorare?
Un regista con cui mi piacerebbe lavorare é il Muccino di Sette anime o comunque interpretare drammi interiori come La Scelta di Sophie

Che progetti hai per il futuro?
Ho deciso di trascorre la pausa dalle riprese di Grey’s Anatomy a Modica, nella mia terra, dove girerò un corto che racconta il rapporto madre – figlia, un primo vero approccio alla regia in cui esplorerò quello che è stato anche il mio rapporto con mia madre. Da quando sono andata via, all’età di 18 anni, abbiamo mantenuto un intenso rapporto epistolare, un uso antico ma profondo per raccontarsi e sentirsi vicine, finchè non l’ho persa 5 anni fa.

Photographer Davide Musto @davide_musto
Styling & Interview di Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Hair&Makeup Marta Ricci per Simone Belli @marta_ricci_mua @simonebellimakeup
Photographer assistant Dario Tucci @dariotucciph e Edoardo Russi @edoardorussiph
Total look Dolce&Gabbana @dolcegabbana

La cucina gentile di Comi107

Un’atmosfera familiare è il primo messaggio di benvenuto che potete aspettarvi da Comi107 in via Borgo Vico, 107 a Como. Quello culinario, contemporaneo e genuino allo stesso tempo, è il secondo, più lungo e articolato. Due aspetti non da poco, in un momento storico in cui la gentilezza e la possibilità di stare a proprio agio fuori dalle mura di casa, non si danno per scontate. Lo sanno bene Federico Comi e la moglie Tiani Taurisano che sul rito dell’accoglienza e di un’atmosfera rilassata hanno costruito le fondamenta della loro attività.
Fa la sua parte la selezione contemporanea di un bianco di carattere come il Nymphae: blend di sauvignon e timorasso del Monferrato, seguito da un Solis Vis, uve diTimorasso vinificate in purezza, entrambi della Tenuta Montemagno.

Complice di un’atmosfera priva di barriere è il bilanciamento dei sapori della memoria di casa, sapientemente mixati con quelli delle tradizioni locali lontane, retaggi dei viaggi di Federico in Colorado e in Messico, da cui ha assorbito un utilizzo variegato della patata e del mais. Mix che ritroviamo nel delicato duetto del polpo su crema e chips di topinambur.
Un percorso d’innovazione e contaminazione non invasivo e rispettoso dei sapori genuini della materia prima. Soprattutto quando si tratta di pesce, sua antica passione da bambino, quando il suo parco giochi era la pescheria in cui si perdeva per conoscere tutti i segreti dei pesci più buoni, per poterli reinventare nella forma e stupire col sapore: così è l’effetto scoppiettante delle uova di pesce volante sullo spaghetto di calamaro cotto a bassa temperatura con mela verde e tabasco verde, o della capasanta arrosto con burrata, mayonese di riccio di mare, riccio, insalata riccia e granita di salicornia. 

Dalla nonna ha appreso l’arte del raviolo, e potete credermi, quello con ripieno di rana pescatrice, datterino giallo, pomodoro confit leggermente affumicato e cipolla rossa è un piatto che tocca il cuore. A proposito di cuore, quello a sorpresa con crema al limone e frutto della passione dentro la meringa estiva, è una fresca rivelazione.

Silvio Campara – Ceo di Golden Goose – svela il segreto dietro al successo di quella Perfect Imperfection

Quando entri a contatto con una realtà come quella di Golden Goose, dal suo interno, vieni investito da una tempesta di valori inaspettati, che comunicano su più livelli una realtà che non somiglia a quella di nessun altro. A partire dall’impatto visivo della nuova sede di via Ercole Marelli a Milano, sorta da due capannoni di origine industriale, che s’ispira – con fedeli richiami affettivi – alla prima sede storica di Marghera.
Il design industriale che lo caratterizza si fonde con un elemento di grande accoglienza d’ispirazione giapponese: il grande patio centrale costituito da una grande vasca con sassi neri da cui emerge la statua della Vergine, simbolo del grande valore della famiglia, collocata non perfettamente al centro – scelta naturale per un pensiero non scontato come quello di Golden Goose – una realtà che non cede all’artificio della perfezione, dall’identificazione suoi valori a ogni sua rappresentazione.

L’attenzione romantica ai dettagli legati ai momenti più importanti della sua storia – come le panche all’ingresso, ricavate dagli scaffali del primo storage a Marghera – sono registrati in ogni angolo della struttura, restaurata nel massimo rispetto del suo progetto originario, perché il valore di una storia non può prescindere dalle sue origini e dal rispetto di tutto ciò che la compone, compresa la nuova struttura che va ad ospitare la sua nuova e rivoluzionaria sede. Un luogo di aggregazione e di scambio di opinioni, con una visione illuminata dell’individuo, il cui punto di vista ha una forza e un valore forte quanto quella del suo consumatore.
Una visione orizzontale di una realtà aziendale gentile e proiettata in un futuro sostenibile, anche dal punto di vista umano. E non è pura teoria, il ristorante della “famiglia Golden Goose” attinge le sue materie prime dall’orto idroponico, mentre e-bike e macchine elettriche sono sempre a disposizione dei suoi componenti.

Questo è anche il tema centrale su cui si sviluppano le 248 pagine del libro che celebra i vent’anni di storia dell’azienda: “The Perfect Imperfection of Golden Goose” per il quale è stato di scelto di far parlare i veri testimoni di quest’affascinante percorso, dagli artigiani che hanno sperimentato inconsueti sistemi di lavorazione – seguendo con entusiasmo le idee dei fondatori Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo – agli showroom che per primi hanno creduto nel loro visionario progetto.
Un sogno diventato realtà, quando hanno creato i primi esemplari della collezione ready to wear, assemblando pezzi di ricerca scovati nei mercati di tutto il mondo, dando origine a un fenomeno unico che ha raggiunto un successo spropositato a livello globale, prima con l’abbigliamento, poi con l’uscita delle prime distressed sneakers, simbolo di quel principio di storia unica e straordinaria che ogni oggetto custodisce, aumentando il suo valore, e creando un processo d’identificazione totale da parte del suo pubblico, “l’ultimo miglio dell’azienda” – così lo descrive il CEO Silvio Campara – presente in alcuni processi creativi del prodotto, attraverso i suoi contest e le iniziative che coinvolgono la voce del consumatore finale.

Dopo una serie di goal in Mc Queen, Armani e alcune operazioni del fondo Style Capital guidato da Roberta Benaglia, Silvio Campara ha preso le redini dell’azienda otto anni fa, aumentando il suo valore commerciale con la lungimiranza creativa dello startupper, che gli ha permesso di costruire attorno a Golden Goose una percezione solida e spettacolare sul pubblico già esistente e su quello acquisito in seguito. Nel corso di una conversazione, all’interno di una galvanizzante Dream Room, la sua low-profile attitude lo porta a precisare che lui non ha inventato niente, ma bisogna dargli il merito di aver moltiplicato il successo e il fatturato di un brand basato su codici unici e originali, proiettando i suoi valori verso il futuro, mettendo d’accordo tutte le generazioni e ponendosi al di sopra di mode e tendenze.
Un‘atmosfera accogliente e familiare contraddistingue quel luogo, che scatena in pochissimo tempo un senso di appartenenza, perché questa è la direzione di un’azienda che mette al primo posto valori come autenticità e rifiuto di ogni tipo di omologazione. Il segreto del suo un successo s’identifica in uno slogan del suo “Golden ManifestoDon’t be perfect – Be Younique: un ingrediente semplice ma difficile da rispettare con coerenza, senza cadere nella tentazione di cercare una bellezza perfetta e artificiosa. Perché i momenti più affascinanti della vita di un individuo sono pervasi di imperfezioni che rendono ogni esperienza e ogni persona assolutamente perfetta. Così ogni prodotto Golden Goose è pervaso da questo leale riferimento alla vita con tutte le sue affascinanti imprecisioni, che trovano il loro posto su ogni calzatura o capo prezioso come una firma che non può fare a meno di ricordare quanta storia possa raccontare un lembo di pelle tagliato a mano e il suo percorso nelle mani di un artigiano, prima di raggiungere quell’inconfondibile aspetto vintage sofisticato, perché fatto da una vera artigianalità percepibile, e supportata da un atteggiamento aziendale che non ha mai cambiato linguaggio, forte di un prodotto senza tempo.

Una visione rivoluzionaria nell’universo dei brand di lusso, portata avanti da una linea di pensiero, volta a nutrire l’anima di quest’azienda con il contributo di tutte le persone che compongono la famiglia di Golden Goose, compresi gli utenti che si riconoscono in essa, “Inspiring Everyone to Be a Star”. Un approccio inclusivo che trova la sua più grande espressione in vere e proprie “conversation”: un canale diretto che l’azienda ha voluto stabilire con i suoi clienti di tutto il mondo per mettere ancora una volta le persone con le loro ambizioni e azioni al centro dell’universo gentile di Golden Goose.

Ecco qual è il segreto di un successo su scala mondiale che non ha avuto bisogno di campagne commerciali su riviste patinate, ma si è diffuso attraverso il passaparola di chi ha sentito il senso di appartenenza dei confronti di un’azienda che non ha mai tradito quei principi su cui è stata fondata. Per questo motivo, ancora oggi, ogni sneaker viene rigorosamente fatta a mano da artigiani che stabiliscono con ogni calzatura un contatto quasi personale. Sono Paolo e Vanni, con il loro grembiule e i loro strumenti, insieme a tutti i componenti di questa Golden Family che tirano fuori la star che vive in loro, liberi di esprimersi in un progetto inclusivo che gli appartiene. Quella stella imperfetta presente nelle distressed sneakerse dall’aspetto vissuto che le hanno rese un’icona, insieme al resto dei capi preziosi e la meticolosa ricerca di elementi hand-made che sembrano appena usciti dalla bottega di un artigiano, sono la firma indelebile dello stile inconfondibile di Golden Goose.

A Future Together è la campagna di Ferragamo firmata da Wim Wenders : una libera visione aperta al futuro

Un approccio positivo con lo sguardo rivolto a un domani carico di opzioni, una visione libera da un passato che ha esaurito le sue risposte e aperta al futuro possibile. Questo è il tema del cortometraggio firmato da Wim Wenders: regista visionario che ha collezionato tre nomination agli Oscar e che si fa interprete della collezione FW21-22 di Ferragamo dal carattere provocatorio e futuristico, in cui esperienza e tradizione artigianale con una storia lunga quasi un secolo, esplorano i codici estetici delle nuove generazioni, attraverso la collezione Future Positive.

Wim Wenders – Ferragamo FW21-22

Messa in risalto dall’architettura futuristica e dalla volta materica in acciaio a conchiglia, nella sede di City Life a Milano, la collezione emerge nelle sue forme contemporanee e nella vivacità dei colori dell’installazione di Pascale Marthine Tayou che guardano con slancio e positività a un futuro nelle mani di una nuova generazione, impegnata a costruire i propri linguaggi di comunicazione. Il cortometraggio del regista tedesco racconta, con uno sguardo fresco e rinnovato, l’eterna bellezza di un prodotto artigianale senza tempo, che supera i suoi stessi canoni estetici tradizionali.

Una meta-storia, quella di A Future Together, in cui Wim Wenders segue il lavoro di una giovane regista – l’astro nascente del cinema italiano Gaia Girace – alle prese con un cast e un’avventura sci-fi. La ripresa si sposta dalla narrativa futuristica alle prime fasi di una storia d’amore che nasce sul set, facendoci empatizzare con l’aspetto umano di una generazione che vive le stesse emozioni di quelle che l’hanno preceduta.  In questo secondo piano che si sviluppa nel presente, è complice l’altro protagonista della storia – il tecnico del suono della troupe – affascinante e di poche parole, interpretato dal musicista e modello svedese Felix Sandman. Una terza dimensione, quella fotografica, va a completare i gradi di percezione di questa campagna, con un portfolio composto da 24 accattivanti immagini scattate da Vito Fernicola.

“Inventare una storia intrisa di energia positiva nella cornice di un set futuristico è una vera sfida, dal momento che il futuro viene generalmente considerato cupo e distopico. Ma a volte, proprio quando costretto a superare tanti ostacoli, il risultato può avere un’aura di bellezza ancora più grande. Ed è esattamente quello che è successo con la campagna Ferragamo. Oltre alla benedizione del sole, che ha squarciato il cielo grigio di Milano donando la miglior luce possibile alle nostre location futuristiche, anche i due giovani protagonisti hanno espresso tutta la loro luminosità e il loro fascino. Ma sono i capi della collezione a dimostrarsi ancora più radiosi e spettacolari. Non abbiamo fatto altro che immortalare l’improvvisa esplosione di bellezza che avevamo davanti agli occhi.” Dichiara Wenders

La collaborazione con Wim Wenders per questa campagna segna il nuovo capitolo di una storia che è intimamente legata all’evoluzione della settima arte, a partire dal 1923 con l’apertura dell’Hollywood Boot Shop voluta dal fondatore Salvatore Ferragamo.


Al Castello Di Cigognola si è concluso il primo festival che ha visto protagonisti quattro universi artistici d’eccellenza

Il valore di una performance dal vivo affonda le sue radici nella parte più profonda della nostra cultura e rappresenta la linfa vitale di una tradizione consolidata nel nostro DNA. L’Italia, culla e fondamento della pièce teatrale, torna ad ospitare attraverso le sue location suggestive che esaltano il suo stesso patrimonio storico-artistico, attività culturali che vedono protagonisti i maggiori rappresentanti della scena internazionale.
Ripartono festival, opere teatrali e concerti dal vivo che non solo rappresentano la linfa vitale per il risveglio di una coscienza culturale, dopo la lunga chiusura causata dalla pandemia, ma contribuiscono a far ripartire la grande macchina economica così importante per tutti gli operatori del settore del mondo dell’arte e della musica.

All’interno di questo panorama in fermento, si è conclusa la prima edizione del Cigognola Summer Festival, per iniziativa di Letizia e Gabriele Moratti, in collaborazione con Emilie Fouilloux, responsabile dei progetti creativi del Castello di Cigognola, tesoro storico artistico dell’Oltrepò Pavese e dimora storica della famiglia, con l’esibizione dei ballerini dell’Opéra National de Paris.

Un circuito di eventi che ha messo insieme artisti del panorama internazionale al servizio dell’arte e della musica nei linguaggi più amati dal suo pubblico: dalla jazz performance con il Carlo Milanese Quintet e il pianista Andrea Pozza, al concerto dell’orchestra dei Cameratisti della Scala di Milano e il violino solista Francesco Manara nell’eclettico concerto “Le Otto Stagioni”, al trasporto della lirica con le voci del soprano Sara Cappellini Maggiore e il tenore Alessandro Fantoni accompagnati al pianoforte da Danilo Dellepiane, fino alla performance della serata di chiusura dei ballerini dell’Opéra di Parigi. Un percorso che ha visto alternarsi un grande classico come Il Lago dei cigni con la coreografia di Rudolf Nureyev che ha dato il benvenuto al pubblico tra le celebri note di Tchaïkovski, per alzare il ritmo sui suoni acustici di Tom Willems, che hanno accompagnato i movimenti vorticosi di Letizia Galloni, Axel Ibot, per essere catapultati su una gestualità evoluta, interprete dell’ipnotico Tormented Love di Stravinsky.
La storia di questo percorso intorno al mondo della danza cambia frequenza, con la vitalità delle note di Formidabile di Charles Aznavour, grazie all’energica performance di Antoine kirscher.
Nella Balade di Nick Coutsier e Axel Ibot, la musica di Tchaïkovski prende le sembianze dei corpi nei loro movimenti fluidi e simbiotici, avvolti da una scena in cui la passione si scompone nelle sfumature del rosso.  
Chiude lo spettacolo un’altra coreografia firmata da Rudolf Nureyev, interpretata da Bianca Scudamore, Antoine kirscher per il Don Chisciotte di Ludwig Minkus.

Il patrimonio vitivinicolo locale è stato il secondo grande protagonista della manifestazione che ha offerto ai presenti una selezione di bollicine da uve Pinot Nero della linea metodo classico Moratti, allevate sui pendii che circondano lo stesso Castello.

I proventi della vendita dei biglietti per assistere a questa esibizione sono stati devoluti all’Associazione senza scopo di lucro What Dance Can Do, che organizza programmi di danza ed eventi per bambini e adolescenti resi vulnerabili dalla povertà, dalla malattia o dall’esilio. 
“Questa prima edizione del Cigognola Summer Festival è stata, come ci eravamo proposti, un’occasione preziosa per promuovere l’Oltrepò pavese. È un territorio che amo, a cui è legata la storia della mia famiglia. Per valorizzarne le potenzialità abbiamo voluto un progetto attento all’innovazione e al futuro.

Il Festival, inoltre, ci ha concesso l’opportunità di dare il nostro sostegno a una causa che ci sta a cuore. Nella manifestazione, infatti, ha trovato spazio una raccolta fondi a scopo benefico in favore della Midnight Foundation, associazione per la ricerca oncologica.” Con queste parole Gabriele Moratti esprime la sua soddisfazione per il buon esito di una rassegna che ha in programma un futuro ricco di nuove edizioni.

La nuova campagna Tagliatore vibra di suggestioni rock anni 70

Scatti rubati dalla scena di un film, in una sala prove in cui arte e musica si fondono per creare l’atmosfera della campagna House of Tagliatore Music FW2021 firmata da Paolo Zerbini.

Un mondo in cui il look, nei suoi dettagli, forme e colori riflette uno status di appartenenza a una società che non può prescindere da determinati valori estetici, che sono all’origine del suo bagaglio culturale. Un’eleganza rinnovata, il cui stile viene caratterizzato da una lucida contaminazione di elementi rubati al mondo dell’informale, ma contraddistinti dal pregio dell’alta sartoria italiana.

E se torna ad essere alta l’attenzione sui materiali che vanno a comporre un pezzo sartoriale senza tempo, come il velluto spesso a coste, i tweed che hanno definito lo stile di un’epoca nelle scene dei suoi cult movie, sono le variazioni cromatiche, sfumature insolite, ma minuziosamente matchate, a fare la differenza e a dare a quei capi pregiati una personalità contemporanea.
Sono le passioni da sempre coltivate da Pino Lerario, eclettico direttore creativo e anima dell’azienda, l’ispirazione per la creazione di un’altra storia in cui l’arte e la musica assurgono alla loro funzione unificatrice, per raccontare due collezioni versatili, quelle di Tagliatore e Tagliatore 0205, attraverso il ritorno alla complicità e alla condivisione.

L’iconico design di Vandutch e l’expertise innovativa di Cantiere del Pardo sono il binomio vincente per il nuovo 32

Un nuovo esemplare, fedele all’accattivante design di Vandutch, va ad arricchire la flotta più desiderata da celebrities e influencers di Miami.
Linee seducenti e un innato carisma sono gli ingredienti che lo hanno portato a un successo oltreoceano. Un consenso che è valsa l’acquisizione del marchio olandese da parte dello storico forlivese Cantiere del Pardo, la cui attenzione ai materiali di alta qualità e l’esperienza ingegneristica di una realtà Made in Italy consolidata, hanno aumentato il prestigio di una flotta dai valori estetici inconfondibili, adesso ancora più desiderabile nel panorama mondiale dei luxury yachts.
Il VD32, nuovo arrivato della flotta e presentato alla stampa nella suggestiva cornice della Torre San Marco a Gardone Riviera, Lago di Garda, dal Presidente Luigi Servidati e dal Ceo Fabio Planamente, rappresenta l’oggetto del desiderio per appassionati e neofiti del mondo delle barche a motore. Dal nuovo centro di distribuzione di Moniga, tutto italiano, infatti il VD32 si presenta come un vero gioiello dell’automotive su acqua, affidabile e semplice da gestire autonomamente, che riflette tutto il fascino dei volumi del brand, ma con proporzioni più allungate e spazi sfruttati al massimo per essere vissuto in totale comfort.

Un modello capace di sedurre al primo sguardo, perché al Presidente Gigi Servidati è bastato mettere in acqua uno dei primi esemplari e fare un tour tra i suoi luoghi del cuore, sul Lago di Garda, per conquistare, in poche ore, uno dei suoi acquirenti che non è riuscito a resistere all’idea di possedere quest’imbarcazione dal look seducente, sulla strada giusta per diventare un vero status symbol nel mercato europeo, anche grazie alle aperture degli showroom di Ibiza e Saint Tropez, oltre a quello di Miami.

Il suo design originale è stato fonte d’ispirazione per brand di lusso come Dior, Hublot, Mc Laren (solo per citarne alcuni), con cui può vantare special issue e customizzazioni che hanno fatto andare fuori di testa nomi altisonanti del jet set americano, sentendosi, in questi anni di grandi successi, parte di un club esclusivo, lo stesso che continua a trovare la sua massima espressione nella raffinata clientela europea che può decidere di personalizzare il proprio VD32 (che si aggiunge al 40 48 56 e 75) grazie a un’ampia gamma di tessuti e pattern per le cuscinerie di bordo, nei dettagli e nella ricca proposta di verniciature disponibili.

Pardo, proprietario dei marchi Grand Soleil YachtsPardo Yachts e l’ultimo arrivato VanDutch è stato acquisito da Wise Equity per il 60%, lasciando ai manager storici Luigi Servidati e Fabio Planamente il 40%, aumentando considerevolmente le risorse per lo sviluppo di nuovi modelli innovativi, sia a vela che a motore, per soddisfare le esigenze di armatori e appassionati, che vedono nello storico cantiere Made in Italy un produttore costante di qualità ed eccellenza. Una realtà che si evolve in un percorso che guarda al futuro, nel massimo rispetto per l’ambiente, grazie a cicli di produzione rinnovati e una ricerca volta a trovare soluzioni sempre nuove per non impattare sul mare e i suoi preziosi fondali.

Vindome è l’app alla portata di tutti, per investire sui vini pregiati. È l’era dello smart wine investment

Una nuova opportunità dal mondo del wine trading, si accende per chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo affascinante settore, o per chi ne è già stato conquistato, ma desidera una chiave d’accesso più semplice e immediata.
La categoria di investimento alternativo con maggiore crescita dopo l’arte, che ha registrato incrementi a due cifre, persino in pieno lockdown.

Quest’impresa visionaria è nata da una conversazione tra due amiche, la CEO Ingrid Brodin e Victoria Palatnik, con un affermato wine merchant alla fine del 2018, davanti a un calice di rosso (Ça va sans dire), per trovare un canale di comunicazione efficace con le nuove generazioni. Vindome, per l’appunto, è la risposta che permette di avvicinarsi a questo universo, con un metodo e un’innovativa gamma di strumenti, volti a semplificare lo studio dei rating degli En Primeur, ovvero i vini ancora in botte e, perché no, provare a investire guidati da una maggiore consapevolezza.

Un’app che apre le porte a una nuova era per consumatori e collezionisti, la prima in grado di spiegare in maniera completa e con un linguaggio semplice e immediato, le dinamiche fondamentali per investire sui vini giusti, semplificandone i procedimenti. Uno strumento innovativo per dedicarsi, in tutta serenità, a una passione fatta di gusto e di attesa, il cui andamento non volatile, non soggetto alle regole dei mercati, richiede solo i suoi tempi, quelli di una maturazione ottimale che culmina nel suo valore in bottiglia.
Questo sistema si fonda su una tradizione, fiore all’occhiello, delle vigne di Bordeaux già dal XVIII secolo, che chiama a raccolta gli esperti del settore di tutto il mondo, dalla stampa, agli enologi, ai ristoratori più accreditati, mantenendo alto il prestigio delle vigne del Bordeaux e dei suoi chateaux.

Una settimana cruciale che detta le sorti e i trend del settore e che Vindome segue dal vivo, mettendo in vendita in tempo reale sui suoi canali gli En Primeur sui quali investire, al netto di dazi e IVA, prima del loro imbottigliamento e immissione sul mercato. Chiusa questa plenaria annuale per gli eruditi del settore, Vindome rivela giorno per giorno i singoli rating delle etichette contemporaneamente alla loro messa in vendita, permettendo così agli utenti di cominciare a investire e aggiudicarsi le bottiglie più prestigiose, da cui trarre profitto sfruttando l’aumento di prezzo della bottiglia, una volta messa in commercio. Un esempio? Puoi riuscire a comprare un Margaux meno di 20 euro in attesa del rialzo del suo prezzo di mercato.
Per essere aggiornati sulle quotazioni e l’andamento della campagna basterà seguire i canali social di Vindome, in particolare twitter (@vindome_wine), o sottoscrivere la newsletter dedicata all’indirizzo [email protected].

L’emozione continua, seguendo l’andamento del vino su cui hai puntato, e quando cominci ad avvicinarti al periodo del suo apogeo, inizia la valorizzazione massima e i prezzi iniziano a lievitare, fino al momento di vendere o di condividerlo con chi desideri.

Un sistema tenuto in piedi da una logistica impeccabile, che mette d’accordo la regolamentazione dei vari paesi, punto di forza numero uno che ha conquistato la fiducia di grandi collezionisti e ristoratori di portata internazionale, semplificando la vita di chi vende e chi acquista, con transazioni rapide e dinamiche. Altra carta vincente di questo rivoluzionario sistema è la registrazione di ogni vino sulla blockchain, attraverso la quale si può controllare, provenienza e percorso di ogni vino, prima di ogni acquisto.
Caratterizzati da un costo notevolmente inferiore rispetto a quello futuro di mercato, gli En Primeur o, come vengono anche definiti, i “Futures dei vini”, costituiscono un’opportunità di acquisto di vini rari, prodotti in quantità limitate, e consentono di trarne un considerevole profitto, in alcuni casi anche più del doppio.
Ci sono, poi, nuovi progetti di aziende del Bordeaux che investono sulla biodinamica, tema di grande interesse per i giovani che scelgono di focalizzare i loro investimenti sui mercati green.

Una vera rivoluzione del wine trading, che mette d’accordo produttori e consumatori, abbassando tutti i confini legati a tempo e logistica, e che accompagna i suoi utenti dall’acquisto, al consumo e alla rivendita più vantaggiosa, con vere e proprie occasioni che danno accesso a vini di pregio, a cifre più basse rispetto ai normali valori di mercato.



Arazzi Animalier: l’arte social pop di Michele Tombolini al Salotto Di Milano

L’arte è una lente d’ingrandimento sul mondo, che ci costringe a non ignorare orrori e contraddizioni del nostro tempo. In un percorso in cui il confine tra ironia e denuncia si assottiglia fino a scomparire completamente, prende forma la poetica di Michele Tombolini, in un universo social pop, fatto di collage, pittura, scultura e istallazioni che raggiungono, a tratti, i nuovi codici multimediali.

A questo privilegio non vuole rinunciare Michele Tombolini. Quello di avere un canale di comunicazione diretto e immediato col pubblico, per dar voce a chi non l’ha abbastanza forte da poter essere ascoltato.

Come può essere quella di una bambina, vittima di violenze domestiche, e non solo. Una bambina a cui hanno rubato l’infanzia e contaminato la libertà, necessaria per far volare la fantasia. Ed è con quella fantasia che l’artista, nel 2014, denuncia uno degli scandali più diffusi al mondo, come a volergliela restituire, rappresentata attraverso una farfalla, nella sua opera Butterfly, che s’inserisce nel progetto internazionale Indelible Marks, sulla facciata di un bel palazzo su Krossener Strasse (civico 36). L’artista, che non lascia nulla al caso, ha voluto rappresentare l’opera di 30 metri in un luogo emblematico per questa tematica, proprio nei pressi di una scuola.

Ed è proprio Berlino che, come una seconda casa, lo ha accolto per nutrirlo di quella che è ora diventata la sua poetica, che influenzata dall’affascinante universo della street-art, è fatta di murales, stickers e collage. Impreziositi da elementi che fanno chiaro riferimento alle sue radici, nei tessuti preziosi degli arazzi veneziani, a lui tanto cari anche perché il suo studio degli anni a Venezia, si trovava vicino alla fabbrica di Rubelli, tessutaio di prestigio da generazioni.

La sua vivace rappresentazione della realtà, anche nelle tematiche più crude, affrontate in maniera del tutto dissacrante, accompagna il percorso creato dal gallerista Cristian Contini insieme a Fulvio Granocchia al Salotto di Milano, in mostra fino al 18 luglio.

Con una vena irriverente Donuts Saved (2016) rappresenta l’arrivo dei migranti su un donut gonfiabile, sostituito con spirito dissacrante al gommone su cui aggrappano tutte le loro speranze, senza la certezza di riuscire a trovare terra ferma, vittime di un sistema che su questa speranza ha pianificato un sistema di guadagno a cui è difficile rinunciare per chi sta al potere.  

Il tema dei migranti l’ha ripreso in un intervento che ha fatto parlare di sé appena un anno fa, quando ha applicato una X sulla bocca del Piccolo Migrante di Banksy comparso a Venezia nel maggio 2019 (che ha poi rimosso dopo 24 ore), per rafforzare il messaggio dell’artista anche a distanza di un anno dalla sua comparsa.

Nel periodo precovid, i suoi collage dal sapore surrealista evocano un presagio di solitudine, asocialità e di privazione della libertà. Una rappresentazione curiosa di una realtà ancora non accaduta, ma non lontana da quella che poi è diventata attualità. Segno di uno sguardo attento e consapevole della realtà e di un assoluto rigetto nei confronti dell’indifferenza.

Sempre al covid, alla questione vaccini in particolare, s’ispirano altri arazzi in cui il tema centrale è il raggiungimento dell’immunità di gregge, con tutti gli errori del caso in cui le persone sono state vittime e cavie di un virus e di un sistema politico, in una doppia accezione che vuole essere quasi un invito a vivere la vita da individuo consapevole, senza rientrare in quell’informazione di massa che uniforma come animali di un gregge.

È un messaggio di speranza l’ultima installazione dell’artista X Square, presentata al centro della piazzetta di Calle Corte Legrenzi il 18 giugno. Due dita incrociate che verranno presentate nelle principali piazze del mondo per ispirare ottimismo nelle persone che sono state colpite direttamente o indirettamente da un virus di cui ancora non si conosce la reale provenienza ma contro il quale l’artista risponde con l’amore, perché il suo lavoro, nella denuncia e nel sostegno, è sempre rivolto ai più deboli e alle vittime di un mondo sempre più difficile da abitare.

L’uomo nuovo di Zegna

Ho ricombinato l’artigianato di lusso e ridefinito costruzioni che liberano l’uomo pur mantenendo il carattere distintivo del marchio, con modelli tanto facili da indossare quanto originali e creativi. La chiave di tutto è la funzione“, afferma Alessandro Sartori, Direttore artistico di Zegna per raccontare la nuova visione della spring summer 2022.

In una collezione in cui nulla è come sembra, Alessandro Sartori ha dato ad ogni capo una o più vite possibili. Una camicia modulabile riesce a ridursi fino a due taglie, mentre i capi intercambiabili creano infinite possibilità di look.
Linee definite e forme impeccabili non sono sinonimo di rigidità, ma si traducono in un’assoluta libertà di movimento grazie a tagli studiati ad hoc e tessuti impalpabili, imbottiture ultralight dall’effetto visivo impercettibile e morbide pelli.
Una sorta di uniforme costituita da capi dalle forme simili e modulabili, con sfumature studiate per funzionare insieme.

I tessuti sono grandi protagonisti all’interno di questa collezione, forte d’importanti acquisizioni delle migliori aziende tessili del Made In Italy che ha consentito alla Maison di costituire un laboratorio d’eccellenza di filati di lusso, utilizzati su tagli e forme rivoluzionati, fino alla work jacket, reinventata nella sua essenza. Materiali morbidi accompagnano il corpo nei suoi movimenti, assecondando la sua struttura naturale: l’eleganza del capo, prezioso nei suoi tagli e ricercato nei tessuti, viene permeata da una connotazione comfort chic.
Un inno al pragmatismo del workwear estratto dallo streetwear anni 40, tanto caro ad Alessandro Sartori, a cui attinge per reinterpretare il cambiamento progressivo.
Il fitting è maschile ma queste forme sono state create per essere indossate anche dal corpo di una donna che può “scegliere” di comprarlo per sé, invece di rubarlo al guardaroba di lui.

Tagli vivo su sete imbottite, le stesse utilizzate per pantaloni, camicie e t-shirt: è lo sviluppo di un concept molto più grande che passa attraverso la costruzione dei capi di un guardaroba, ma si radica in una scelta di gusto, di uno stile di vita più etico, in cui lusso e manifattura di pregio coincidono nella creazione di pezzi importanti e no gender, destinati a durare nel tempo. L’evoluzione di un processo creativo già iniziato nelle stagioni precedenti, il cui fascino consiste proprio nell’assistere a questa trasformazione estetica e concettuale che Alessandro Sartori fotografa per la SS22 come (New)Set: un codice nuovo e fluido, per un uomo che ha messo in discussione certezze, abitudini, e che riprende contatto col mondo, ma in un a maniera completamente rinnovata, dinamica e libera.

Un non luogo per rappresentare la contaminazione di asfalto cittadino del mondo artificiale e il verde di un paesaggio naturale che l’uomo evoluto riesce a far convivere attraverso il progresso, che passa necessariamente da una nuova visione stilistica.
L’alta sartorialità affonda le sue radici in una nuova ricerca di materiali e costruzioni, per dar vita a degli outfit che si muovono dal formalwear al leisurewear, dall’indoor all’outdoor, in accordo con le nuove esigenze di oggi, seguendo un imprescindibile criterio di artigianalità concepito con estrema attenzione su ogni pezzo della collezione, accessori compresi.

Ogni capo ha un’anima che prende forma a seconda di chi li abita, frutto di uno studio approfondito, volto a liberarlo da definizioni o vincoli di utilizzo. Come il rivoluzionario coat in lana liquida (cinzata) creato in una sola taglia, capace di cadere a fisicità diverse allo stesso modo.
Tessuti innovativi concorrono a dare unicità ad ogni singolo pezzo, scelta mirata di uomo che compra poco e bene, capace di distinguersi per il suo stile inedito fatto di dettagli artigianali. Dall’effetto paper presente nelle camicie e nelle borse, alle sete imbottite, tecnica ripresa persino nelle scarpe imbottite di pelle sottilissima, canapa e twill di lino sovratinti, un leggerissimo, e irresistibile al tatto, misto lana Bielmonte che prende il suo nome dal primo paese dell’Oasi Zegna.




Birò è il veicolo elettrico di nuova generazione. Visione di Matteo Maestri, fondatore di Estrima, nata per restituire valore al tuo tempo

In un momento in cui la ripresa economica e imprenditoriale italiana non può prescindere dalla sostenibilità, abbiamo deciso d’incontrare Matteo Maestri, fondatore di Birò: il più piccolo veicolo elettrico a 4 ruote per il trasporto coperto di due persone, in grado di ridurre i consumi e sfiancanti interventi di manutenzione.

La sua missione di semplificare la vita dei suoi utenti, parte già dal nome: “immediato e foneticamente simpatico” lo definisce Matteo Maestri, e in un paio di regioni d’Italia è un gergo dialettale che sta ad indicare i piccoli carretti di una volta: un’evocazione a un mezzo pratico e piccolo per la città. Un’alternativa allo scooter, di cilindrata 50cc con una velocità massima di 45km/h, o 125 cc con velocità massima di 60km/h.


Perché il primo obiettivo di Birò per Matteo Maestri, visionario imprenditore con un know how familiare di tre generazioni nel settore della produzione di cabine per macchine per movimento da terra, era quello di trovare una soluzione legata al mondo della mobilità che migliorasse concretamente lo stile di vita delle persone, in termini di agilità, riducendo al massimo gli spazi e di recupero di tempo prezioso, il vero lusso dei nostri tempi. Un valore da proteggere ma soprattutto da ritrovare, evitando inutili  code in mezzo al traffico e ore perse a cercare parcheggi a misura di suv.
Nel 2008 nasce Estrima, nome che deriva dall’anagramma del suo cognome Maestri, a segnare così la profonda relazione e legame con la famiglia. In poco tempo l’azienda di Pordenone convince tutti: uomini e donne, attenti ai problemi ambientali e alla necessità di ottimizzare il proprio tempo, si lasciano conquistare da questo veicolo rivoluzionario che, come alternativa allo scooter, coperto, su quattro ruote e con visibilità a 345°, offre un beneficio in termini di risoluzione di tempo e riduzione di stress.

Dovevamo pensare a un mezzo di trasporto che fosse totalmente nuovo, da qui l’immagine un po’ futuristica, che si distanziasse sia dall’idea di scooter che di auto. Per questo motivo abbiamo dovuto pensare a una tecnica produttiva completamente diversa, lasciando solo lo chassis di sicurezza”. Forte di un’esperienza familiare solida di generazioni, Matteo maestri ha pensato allo sviluppo di una cabina, la più piccola e solida possibile.

Per usare una citazione di Antoine de Saint-Exupéry: La perfezione si raggiunge non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non vi è più niente da togliere” – aggiunge Matteo Maestri – “Noi abbiamo eliminato anche la carrozzeria, per rendere Birò semplice da capire, da guidare e veloce da parcheggiare. Perché viviamo in una società bombardata da un milione d’informazioni e spesso troppe e inutili opzioni di scelta sono fonte di stress. La nostra filosofia è quella di creare delle soluzioni tecniche per ridurre le opzioni di scelta.
“Abbiamo lasciato ciò che è veramente importante per garantire sicurezza al veicolo e lo abbiamo addolcito e colorato, uscendo dalla logica di verniciatura ormai obsoleta”.

Anche in questo caso entriamo in una nuova logica vincente e libera dalle dinamiche di un processo produttivo che limita la libertà di scelta del consumatore, perché Birò può essere personalizzata con la tecnica del wrapping e la customizzazione può essere cambiata tutte le volte che il cliente lo desidera.
Un veicolo elettrico il cui successo in Italia e in Europa ha portato all’apertura di un monomarca ad Amsterdam, in cui questo veicolo super cool a zero emissioni spopola, a cui seguiranno molto presto nuove aperture nelle principali capitali europee.

L’azienda si evolve trovando sempre nuove soluzioni per semplificare la vita ai suoi utenti, dando valore al loro tempo e tenendo conto dei loro spazi. Nel 2013, infatti, Estrima introduce Re-Move, il sistema che consente di rimuovere la batteria con un semplice movimento, permettendo di trasporla con un comodo trolley così da poterla ricaricare ovunque, anche alla presa di casa.

Nel 2020 Maestri viene affiancato da due nuovi soci che apportano grande esperienza manageriale e imprenditoriale: Ludovico Maggiore, con un notevole background nel mondo dei servizi dedicati alla mobilità e del noleggio di veicoli; Ermes Fornasier, con considerevole abilità nella gestione e sviluppo di aziende in crescita in vari settori, in particolare nell’automotive.

Vicario5 recupera Villa Piovene e rilancia le imprese locali con una moda sostenibile e rigorosamente Made In Italy

Artwork Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_

Siamo a Villa Conte Piovene, a Brendola, sede di Vicario5, tra i colli vicentini, brand artigianale e sostenibile nato dall’agenzia di Stefano Lora nel 2014, con l’idea di andare incontro alle nuove esigenze del mercato femminile, alimentate, oggi più che mai, da un equilibrio perfetto tra praticità e femminilità.  
Un prodotto quotidiano per il lavoro e il tempo libero, fatto di tessuti organici e con una forte connotazione veneta, un richiamo costante all’estetica delle ville che popolano i colli berici, nei loro fregi e stucchi che ritornano come leitmotiv della collezione. Questa visione crede fermamente nel coinvolgimento dei fornitori locali, delle maestranze depositarie della nostra tradizione, con i loro filati biologici di produzione locale, e con l’autenticità dei loro decori e stampe definite con cura e dedizione artigianale.
Il nome del brand deriva proprio da questo luogo che la ospita: l’antica casa del vicario al n5.
Quest’attenzione alla valorizzazione della storia e della cultura dell’epoca, insieme al rispetto per l’ambiente, sono il motore quotidiano di uno slancio emozionale che si riflette nell’anima della collezione.

Una villa d’insediamento del 700 di 2.800 mq che fu luogo di ritrovo e di scambio d’idee dei nobili dell’epoca, soprattutto dietro la spinta di Adele, moglie di Felice Piovene. Una coppia illuminata che sognava l’unità di Italia e scelse questo territorio per trascorrere le vacanze, restaurando la propria dimora secondo il gusto neoclassico: uno stile sobrio, definito da un bugnato gentile e rustico sulla facciata, il cui fregio della scalinata riprende il Borromini di Sant’Ivo alla Sapienza. Le statue poste in alto, quasi a vegliare sull’intero paesaggio su cui si affaccia la villa, rappresentano con molta probabilità il Giudizio di Paride con Atena, Afrodite e Giunone col suo pavone, scelto dal proprietario della villa per fare un omaggio alla bellezza e intelligenza della moglie.
Sulla facciata è presente il motto “giustizia e onore” che viene ripreso nelle eleganti ceramiche prodotte a Nove, in cui si ripetono i fregi presenti nella villa insieme al motivo della scalinata e i pavoni presenti nel giardino, secondo la tradizione veneta.

Una passeggiata per raggiungere l’albero monumentale che sovrasta la vallata, un cedro del Libano, il luogo preferito di Adele, dov’era solita soffermarsi per cena.
Adele è un tema ricorrente in alcuni pezzi della collezione di Vicario 5, in una versione tutta stilizzata, ci racconta Alice Verza, designer del brand. Così come i pattern degli abiti riprendono il fregio della scalinata della facciata.
La collezione SS22 è divisa per temi e per materiali, prestando sempre alta l’attenzione nei confronti del territorio e delle sue eccellenze.
Composta da fibre biologica certificate, le collezioni presentano stampe dei luoghi più suggestivi del territorio, come Burano, Murano e Torcello che si sviluppano su ogni capo, come un viaggio.
Una collezione pratica ma ricca di dettagli pregiati, come il cotone canestro con tessuti di carta, una lavorazione delicata fatta di filati di provenienza interamente italiana. C’è tutto il valore di una produzione originale, in cui ogni pattern è stato creato ad hoc per loro, su fibre lino e cotone.


Ultimo arrivato in Vicario 5 è una linea di occhiali da sole, caratterizzati da un design fresco e innovativo, con il disegno della villa serigrafata sulla montatura.
Anche la homewear è composta interamente di tessuto organico certificato, jersey di lino, lino cotone, tutti esemplari in cui è presente il QR code da cui è possibile verificare i passaggi di produzione.
Una linea comfort ma super chic, fino alla tuta dai tagli ricercati perché, anche nel tempo libero, l’occhio vuole sempre la sua parte.



DART lancia un nuovo format museale dinamico a Milano – Museo della Permanente “xx Il Grande 900 Italiano” e “I capolavori delle collezioni private”

L’arte ci insegna ad osservare e a trarre significato dalle cose, ci fornisce una chiave di lettura della società contemporanea e ci abitua a coltivare il pensiero critico.
Dopo un lungo periodo di stasi per il mondo dell’arte e dell’intrattenimento dal vivo, Milano riapre le porte del Museo della Permanente con una chiave rivoluzionaria, forgiata da Piergiulio Lanza e Riccardo Manfrin.
Si chiama DART (Dynamic Art Museum), l’ambizioso progetto che fa da ponte tra il mondo del collezionismo privato e il pubblico. Un nuovo format espositivo, capace di mettere insieme oltre 120 capolavori provenienti da collezioni private di tutto il mondo, altrimenti impossibili da scoprire, perché la maggior parte di esse vengono custodite gelosamente nelle case dei collezionisti o nelle safety house.

“Il ruolo del collezionista è fondamentale” racconta Piergiulio Lanza “perché i privati investono in catalogazione e restauro, e senza il loro contributo la maggior parte delle opere andrebbero perse di vista o rovinate”

Due piani, per due periodi storici di straordinario fervore artistico, ospiteranno dal 5 giugno al 1 agosto 2021 la mostra “XX – Il Grande 900 Italiano” con una selezione di capolavori di artisti tra cui Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Achille Perilli, e un’altra selezione di capolavori di maestri quali Caravaggio, Tiziano, Artemisia Gentileschi, Canaletto, provenienti da collezioni private prestigiose.

Attraverso una carrellata in compagnia di Pierluigi Lanza, scopriamo opere inedite o viste molto raramente, che ci restituiscono, in molti casi, un punto di vista inaspettato dell’artista, traendo dall’opera d’arte quell’impagabile senso di stupore.
Lo troviamo nelle terracotte di De Chirico, così distanti dall’immaginario collettivo dell’artista, eppure così importanti per comprendere il suo percorso: come l’Ippolito e il suo cavallo in terracotta che precede il famoso dipinto di quindici anni.

Un Boldini dal registro a tratti trasgressivo, nella sua rappresentazione di Donna sdraiata in lettura, la cui pennellata più violenta in alcuni punti, rende il senso della velocità e una visione insolita della sua opera.
Un’interessante sperimentazione materica di Piero Manzoni con delle Chiavi inglesi in olio e catrame su tela. Uno dei concetti spaziali di Lucio Fontana ancora soltanto dipinto su un piatto di ceramica.
Protagonisti di un periodo di grande effervescenza artistica e sperimentazione, che scopriamo essere stati influenzati, nei loro percorsi, da correnti lontane da quelle per le quali sono conosciuti, è il caso di un olio su tela astratto senza titolo di Enrico Castellani che pochi anni dopo si dedicherà con estrema precisione alle estroflessioni, per arrivare a un affascinante Achille Perilli nella sua versione più materica.

“Al piano superiore c’è la vera anima di Dart” spiega Piergiulio Lanza “sono pezzi iconici, assolutamente liberi da un percorso espositivo”
Un esemplare di Venere allo specchio di Tiziano; una straordinaria pala preparatoria per La Morte della Vergine Maria, in cui emerge la cucitura della tela e la concentrazione del dolore straziante di Maddalena; due interessanti ritratti di Caterina Sandella nelle diverse versioni di Tiziano e di Tintoretto.  

L’esposizione dinamica di Dart, oltre a prevedere l’arrivo continuo di nuove opere d’arte, durante i mesi d’apertura della mostra, ha in programma stimolanti incontri infrasettimanali con storici dell’arte che forniranno al pubblico, approfondimenti e chiavi di lettura inedite sulla vita degli artisti. Un invito a tornare più volte, per fruire appieno di un format costruito con la passione di chi l’arte ama condividerla, non semplicemente metterla in mostra.



Ten C, asso della Flight Jacket e Anorak, presenta la sua nuova campagna in un luogo poetico e immaginario.

Ten C, il brand famoso per i suoi capi d’ispirazione militare, ha presentato, dietro la direzione creativa del fondatore Alessandro Pungetti, la nuova campagna SS22, attraverso un video proiezioni dal sapore onirico, presso lo studio monumentale, a Duinstraat, Antwerp.

La leggerezza di un’orchidea viene proiettata, a cadenza ritmata, in un luogo in cui si fanno portatrici di un messaggio trasparenze, luci e ombre che raccontano l’evoluzione del tessuto iconico TenC, l’Original Japanese Jersey, trasparente, appunto, e leggero, nella nuova variante cromatica, verde assenzio.

Ten C campaign SS22

La collezione è composta dai cavalli di battaglia del brand in cotone OJJ 9 oz: Flight Jacket, il Parka, l’Anorak, la Jeans Jacket e la Short Field Jacket; pantaloni, bermuda e felpe con un twist: il trattamento old chic che ne esalta la struttura.

Novità della stagione è il Nylon Crinkle Rip-Stop, tessuto estremamente resistente e trasparente che viene nastrato. I capi sono stati termo saldati nei punti di rinforzo e nei dettagli come tasche applicate, zip e cappucci per conferire maggiore struttura e contrasti a questo tessuto ultralight.

La ricerca tecnologica va di pari passo con l’evoluzione creativa, che ha visto la partecipazione di Gang Box, nome d’arte di Moya Garrison-Msingwana, artista ed illustratore di Toronto, che ha realizzato alcune illustrazioni sull’iconico Artic Down Parka, restituendogli un nuovo look attraverso la sua interpretazione insolita e molto personale. La capsule comprende, inoltre, 3 t-shirt e una felpa, sviluppati unicamente nei colori bianco e nero, con un tocco del classico arancione Ten c.

Ferrari presenta a Maranello la sua collezione moda: sostenibile, audace, fluida.

«La passione non si può descrivere, si può solo viverla», Enzo Ferrari.

Una passione che la casa di Maranello porta nel suo DNA dalla prima intuizione del suo fondatore.
E da un’ispirazione all’altra, il cavallino rampante si è posato ancora una volta su un ambizioso progetto, che vede protagonista una collezione moda per la donna, l’uomo e il bambino, con la direzione creativa di Rocco Iannone. Una collezione fluida che entra in contatto con le nuove generazioni, fatta di tessuti multifunzionali e sostenibili, colori primari che evocano a tratti i valori cromatici istituzionali e forme innovative che definiscono una nuova estetica, intrepida e decisa. Capispalla, pantaloni e abiti sono costruiti con qualità sartoriale e dettagli artigiani impeccabili, segni di riconoscimento della moda italiana nel mondo.

F come Ferrari. Un’iniziale simbolo di uno stile di vita che si fa interprete di un universo riconoscibile nelle tre eccellenze del Made in Italy nel mondo: Fashion – Food – Furniture. Un concept in continuo sviluppo con la linea di abbigliamento Ferrari, i Musei Ferrari, il Ristorante Cavallino a Maranello, l’e-commerce, le boutique monobrand e il mondo di Ferrari Entertainment con le gare di E-Sports dedicate ai tifosi.
La collezione moda, da un’idea del Chief Brand Diversification Officer Nicola Boari,  è parte di questo viaggio che, tappa dopo tappa, ha contribuito a delineare un vero e proprio status symbol che risponde alle caratteristiche imprescindibili di eccellenza e artigianalità di Ferrari, il cui design è fortemente ispirato dall’anatomia umana, una chiave stilistica che si esplicita nella caratteristica ergonomica dei modelli delle sue automobili. Una simbiosi tra due mondi non molto distanti tra loro, due punte di diamante del nostro Made In Italy.

Un’auto è un veicolo che viene indossato. Un capo di abbigliamento può essere concepito allo stesso modo.
Materia, colore, design e funzione si fondono, avvolgendo il corpo e aumentandone le funzioni, rimodellando, proteggendo, esaltandone le forme.

In passerella per la collezione Ferrari Moda anche un cappotto in pelle marrone con inserti rossi sulle spalle
Cappotto con cintura in pelle rosso Ferrari della collezione donna
Cappotto in pelle marrone per lui con inserti rosso Ferrari
Abito lungo smanicato bianco della collezione Ferrari Donna
Un giubbino marrone e verde abbinato alla gonna longuette rosso Ferrari
Cappotto al ginocchio per lei con stampa Ferrari
Giaccone rosso con inserti gialli della collezione Ferrari Uomo
In passerella a Maranello un maglione abbinato alla longuette bianca con cintura rosso Ferrari
Completo sportivo per lui: maglione rosso Ferrari e pantaloni blu elettrico
Ferrari Donna: giaccone sportivo indossato su pantaloncini al ginocchio
Cappotto rosso e blu della collezione Ferrari Uomo
Giubbino con zip per lei della collezione Ferrari Moda
Lungo impermeabile nero con cintura a marchio Ferrari per lui
Giubbino nero su completo fantasia rosso Ferrari per lui

8 Giugno – Ecoalf celebra il World Oceans Day con un documentario e una mostra dedicata agli eroi del mare

L’8 giugno è una data importante a livello mondiale. Una giornata in cui attenzioni ed energie devono convergere su un tema di vitale importanza. Riflettori puntati, dunque, sull’importanza per popolazioni e multinazionali di questo pianeta, di dare una svolta radicale alle nostre abitudini.

Ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 2008, la Giornata Mondiale degli Oceani trae tuttavia origine dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sviluppo (UNCNED) che si svolse a Rio De Janeiro in Brasile proprio l’8 giugno del 1992. In quell’occasione due organizzazioni canadesi, il Canada’s International Centre for Ocean Development (ICOD) e l’Ocean Institute of Canada (OIC) insistettero sull’importanza di istituire una giornata mondiale di sensibilizzazione sugli Oceani che svolgono un ruolo essenziale per la salute della Terra e di tutte le specie che la popolano, esseri umani compresi.

Questa giornata mira a sensibilizzare le coscienze di tutto il mondo su nuove e concrete modalità per ridurre le cause di d’inquinamento che stanno soffocando l’ecosistema marino e di conseguenza la nostra maggiore fonte d’ossigeno, causando l’impoverimento del numero degli esemplari e la perdita, già in corso, delle biodiversità.

An Ode to the Ocean heroes, il documentario creato da Ecoalf

Ecoalf, da sempre in prima linea nel trovare soluzioni e azioni concrete per ridurre l’inquinamento degli oceani, pioniere di una moda 100% sostenibile, per l’occasione ha creato un beve documentario e ha dedicato una mostra a chi in quei mari passa la sua intera esistenza e lotta tutti i giorni in prima persona, per salvaguardia delle acque che rappresentano la loro seconda casa. Sono ritratti di pescatori, veri eroi dei nostri oceani che s’impegnano nella rimozione di oltre 700 tonnellate di plastica dal fondo dell’oceano, ogni volta che tirano su le loro reti dalle acque.  La mostra digitale ha il potere di raggiungere chiunque attraverso la rete e ha lo scopo di onorare questi pescatori, militanti dei mari di tutto il mondo, un esercito di più di 3000 pescatori attivi nella salvaguardia delle acque della Spagna, Thailandia, Grecia e Italia. Un bel risultato, se consideriamo che questa battaglia è partita da 3 pescatori di un porto di Villajoyosa, e va avanti con un obiettivo sempre più ambizioso: raggiungere più di 10.000 pescatori entro il 2025 e recuperare ogni anno 1.000 tonnellate di rifiuti dal Mar Mediterraneo.

A questo link sarà possibile visualizzare la mostra https://ecoalf.com/en/p/digital-exhibition-146?_adin=1133736124

 Questi uomini, la cui esistenza fa la differenza nella storia di questo pianeta, hanno dei nomi che questa mostra urla a gran voce perché possano arrivare alle orecchie di tutti e possano rappresentare un esempio per tutte le generazioni, presenti e future. Sono Pedro V. Ivars di Valencia, Toni Abad di Girona, Eduard Abad di Girona, Nacho Llorca di Valencia, Alessio Curella di Civitavecchia, Xavi Ivars di Alicante, Silvye Deso di Girona, Jose ino di Galicia, Sami Giam greco, Yaser Daoulat greco.

 

Le borse surrealiste di Lucrezia Kauffmann raccontano il suo mondo fuori dall’ordinario

Il binomio arte e artigianalità porta alta la bandiera del Made In Italy con le creazioni di Lucrezia Kauffmann. Designer surrealista di borse d’alta pelletteria che nel 2016 crea la prima Icon Bag della sua collezione, ispirata al collettivo fondato da Ettore Sottsass che ha definito il Menphis Design.
Forme geometriche e colori audaci diventano così il comun denominatore di una collezione versatile e priva di stagionalità: nasce LK The One, la creazione numero 1 di Lucrezia, terza generazione di pellettieri che di ricerca e qualità della materia prima ne respira fin da bambina e, di quell’eredità, porta con sé il prezioso valore del rispetto della tradizione artigianale, in una rivoluzionaria collezione, in cui simmetrie sapientemente studiate si fondono con il mondo candy, in rigorose rifiniture di vitello abrasivato che si declina in tinte pastello dipinte a mano, quasi come una cifra stilistica.
Come la zip centrale che attraversa quasi tutti i modelli, ricordando i tagli di Lucio Fontana, in un superamento spaziale della forma solida e riconoscibile, mai banale. Pregiati piedini cubici con impresse le sue iniziali, su cui poggia ogni preziosa borsa della sua collezione, sono le fondamenta di un progetto destinato a durare nel tempo.


Un altro dei punti saldi del pensiero della giovane designer che farà molto parlare di sé: la qualità come definitiva contrapposizione al fast fashion. E uno studio mirato alla produzione di una collezione fatta di materiali veramente sostenibili, come la pelle vegetale.

Nel frattempo, ci godiamo il frutto di una ricerca accurata e destinata a durare per generazioni come quella ispirata alla Valle dei Templi, Swing end stars un’ispirazione anni 30 con piedini fatti ad hoc a forma di Stella, o la Eden, in uscita, trapuntata e decorata con fiori che s’ispirano allo stile liberty e, per la prima volta tra le sue creazioni, in dimensioni anche grandi.

L’irresistibile Candy Menphis è caratterizzata un sapiente melange di colori pastello e le texture laterali interamente dipinte a mano ricordano gli zuccherini colorati degli iconici dolci americani. Accanto a lei la Circus Menphis presenta deliziose applicazioni colorate sulla patella, pelle specchiata e preziosi dettagli swarovski.

Il suo background tecnico da modellista abbigliamento, dalla sartoria di costume national alle confezioni di abiti da sposa al Luxor group di Firenze, con nomi come dell’acqua, la richiama a un pensiero fisso per il futuro legato al mondo dell’abbigliamento. Un capo: una luxury jacket in pelle rifinita meticolosamente in ogni dettaglio, come si faceva nelle concerie di una volta.



L’astro-coach di Massimo Giannone – Giugno 2021

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul IL del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_



ARIETE

In una canzone di Domenico Modugno,”Nel blu dipinto di blu”il cantante vuol trasmettere leggerezza attraverso colori, note , tutti i sogni nell’alba svaniscono e conducono allo sguardo verso le stelle e volare, volare. In una parte della canzone descrive il suo entusiasmo in tal modo:

E volavo, volavo felice più in alto del sole/ ed ancora più su/mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù/ una musica dolce suonava soltanto per me. Sembra che questa canzone sia stata scritta dal cantante insieme a Franco Migliacci in uno dei giorni più tristi della sua vita. Questo ad indicarci come da un evento drastico, un grande dolore, può nascere un’autentica meraviglia.

Cari amici dell’Ariete, quando le situazioni che ci circondano tendono ad affliggerci o a privarci della visione futura, bisogna farsi pervadere dall’entusiasmo e dalla voglia di fare. Perché è proprio nelle fasi di grande difficoltà, di grande tensione che possiamo realizzare, attraverso una continua ricerca, le idee vincenti e realizzare grandi progetti.

In ambito affettivo, bisognerà metter via i cattivi pensieri e realizzare una nuova emanazione che si risolve in una grande fiducia in noi stessi, per poter migliorare la nostra condizione. Ma è necessario trovare una volontà, evitando le chiusure e la non disponibilità.

In ambito lavorativo, Saturno in Acquario vi conferirà una sorta di saggezza dettata dall’esperienza di sacrificio, che avete vissuto negli ultimi anni. Grandi cambiamenti in atto che esigeranno da voi un’enorme concentrazione ed una fame di stimoli. Un percorso fantastico si sta attuando.

“La passione è tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua”, così diceva Gabriele D’Annunzio, scrittore.

Il sentiero è: ENTUSIASMO

Nella cultura greca il termine entusiasmo, indicava un’esaltazione fisica o psichica, si era pervasi da una divinità che in qualche modo rendeva folli. Platone lo distingueva associandolo alle divinità, Apollo conduceva al delirio profetico, Dioniso il delirio mistico, le Muse delirio poetico ed Afrodite delirio amoroso. Una sorta di stacco dalla realtà, pervasi da un delirio che una divinità suscitava conducendo l’essere in una dimensione non razionale, dove l’intelletto non agisce ed è un’energia superiore ad avere il sopravvento. In effetti attraverso il libero fluire delle energie, l’incomprensibile può trasformarsi in una meravigliosa realtà, attraverso i valori ed i sentimenti che in qualche modo hanno vinto l’ego.



TORO

Mi ha colpito una frase del Vangelo di Matteo: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, chi perderà la propria vita per causa mia la ritroverà”. Ciò mi conduce verso una riflessione, si può risorgere dalle proprie ceneri, soltanto attraversando le porte del sacrificio, della sofferenza, percorso necessario per la purificazione dell’animo e per condurre la salita dell’animo verso l’evoluzione, a piccoli gradini, sino a raggiungere una luce immensa fatta di bellezza e purezza. Anche Dante nelle sue opere ci parla di un percorso simile, per raggiungere il Paradiso, l’essere dovrà conoscere l’Inferno, percorso necessario di comprensione, perché è solo attraverso la conoscenza del male che si raggiunge il bene.

Anche Jung, famoso psicologo ad esempio, asserisce che chi vuol fare il percorso dello psicologo, per poter essere d’aiuto nel profondo, dovrà andare oltre la conoscenza delle letture, dovrà toccare ed osservare con i propri occhi le dinamiche che circondano l’essere umano dalle più orribili alle più belle. Mi ricordo una frase di mio padre,” la vera esperienza te la darà la strada”, e ne ho fatto tesoro.

Cari amici del Toro, con una grande saggezza, e profondità d’animo, sarete in grado di apportare un profondo cambiamento in voi, un percorso difficile e sacrificante, esperienze necessarie che attraverso il dolore vi condurranno verso un viaggio di crescita, di rinascita e soprattutto di empatia verso gli altri. Solo attraversato tali vie, sarete in grado di comprendere e donare con la vostra essenza.

In ambito affettivo, vivrete un’intensa fase di autocritica, di ricerca nell’animo, dei perché di ciò che accade nel vostro quotidiano affettivo, invece del solito atteggiamento, sarete comprensivi ed empatici verso chi vi ama, anche se saranno nella condizione del torto. Come un vecchio saggio che sa, ascolterete e con un sorriso, o una gestualità, manifesterete vicinanza.

In ambito lavorativo, con Giove e Nettuno in Pesci, sarete in grado di avere la giusta visione dell’agire, e di comprendere le necessità di chi collabora con voi. Adotterete una visione lungimirante e saprete sostenere chi è in difficoltà.

“Comprendere gli esseri umani è intelligenza, comprendere se stessi è saggezza”, così asseriva Lao Tse, filosofo cinese.

Il sentiero è: EMPATIA

Con una capacità empatica di coglierei valori più profondi, ed il giusto atteggiamento verso voi stessi e le persone che vi circondano, riuscirete ad equilibrare le tensioni nel vostro quotidiano e attraverso una profonda riflessione, accederete ad uno stato d’animo in grado di mettervi in una connessione con gli altri, riconoscendo le emozioni ed accettando così anche i punti di vista altrui. Afferrerete così il senso di ogni cosa e condividerete con un linguaggio dedito ed empatico.



GEMELLI

In una poesia di Gerald Parks, “Gente di confine”, il poeta e scrittore americano si augura il superamento dei confini e  in una parte dei versi emana così la sua manifestazione poetica:

“Provinciale è la gente:/la sua provincia è il mondo./e sa che la terra si lavora per sempre/ senza congedo, ed è altera che dura, e mare e cielo sono i soli confini. Ora uno strano/ silenzio/copre i vigneti: la guerra/è una storia per ragazzi il vino /non cambia da secoli, e la vita ripete/ in ogni stagione la sua verità.” Un modo di suggerirci del poeta che tutto è convenzionale, la gente si adegua all’ambiente con una sorta di provincialità, e stabilisce dei confini per convenienza. Bisognerebbe cambiare punto di osservazione per comprendere che da un’altra ottica, o da un tempo successivo si potranno osservare tale abitudini, ma intanto la vite, la vita, prosegue nel suo corso a prescindere dagli stessi confini.

Cari amici dei Gemelli, una fase importante della vostra esistenza è iniziata ma, in qualche modo le energie astrali, il nodo nel segno, e Mercurio il sostenitore della vostra comunicazione, che porta con sé conoscenze e sapere, stimolerà vostro intelletto e vi condurrà verso l’essenza delle cose, una profondità tale che, esigerà che il vostro animo sia libero dalle invasioni altrui.

Una nuova visione, un cammino di purificazione, di alleggerimento, una luce che vi farà crescere,

realizzare, ma soprattutto, tornare a sognare e costruire mete ricche di armonie.

In ambito affettivo, una profonda visione delle dinamiche comportamentali vi pervaderà, cercherete di liberarvi da atteggiamenti di dipendenza dalle persone che amate, tensioni che per voi non sono più necessarie e, attraverso questa consapevolezza, renderete stabile e costruttivo il vostro rapporto.

In ambito lavorativo, stabilirete dei confini, e con assertività, gestirete i rapporti professionali e non permetterete a colleghi o superiori di concedersi delle libertà ed in qualche modo imporrete i vostri diritti. Con garbo e gentilezza, vi farete rispettare.

“Ogni uomo confonde limiti del suo campo visivo con i confini del mondo”, così sosteneva Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco.

Il sentiero è: STABILIRE CONFINI PRECISI

La demarcazione nella scienza è un confine che si è reso necessario affinché la scienza si distinguesse dalle pseudo scienze. Un limite necessario per impedire delle conferme ad eventi basati solo su teorie che in realtà non hanno conferme. Durante questa fase, il vostro percorso necessita di liberarsi di ciò che non vi serve, non permettete che gli altri portino i loro pesi in casa vostra o nel vostro animo. Per far ciò, attraverso gentili chiarimenti, sarà necessario imporre dei limiti, che non devono essere valicati, da ego o necessità altrui.



CANCRO

Daniel Goleman, psicologo americano, in una delle sue più famose frasi diceva:” State attenti e sarete felici”. L’attenzione conduce l’individuo trovare le chiavi di soluzione, del successo. Concentrandoci, alleniamo la nostra mente come si può fare con qualsiasi muscolo del nostro corpo, come fanno gli atleti che, per raggiungere i loro obiettivi, sfidando le loro potenzialità, sino ad andare oltre i limiti pensati. Porre un focus sugli obiettivi aiuterà a trovare le soluzioni e a renderci più facile la nostra vita, staccandoci magari dall’utilizzo di tecnologie che impoveriscono la nostra mente, o ci conducono attraverso i loro processi, a non allenare il processo solutivo mentale, innato nell’uomo. Ascoltando i propri sensi e la creatività, si alimenteranno le nostre capacità, purificandoci dai pensieri negativi che limitano le nostre possibilità, con gratitudine, per quello che possediamo. Attraverso valori e virtù, gli individui avranno la via per risolvere, per trovare e per innalzare il proprio spirito verso una meta di crescita personale e spirituale.

Cari amici del Cancro, con Venere e Marte nel segno, avrete la speciale possibilità di apportare notevoli cambiamenti nella vostra esistenza, energie intense, gusto e senso del bello, unito alle giuste emozioni, potranno condurvi verso sogni lungamente desiderati, sarà necessario però avere la visione chiara di ciò che si vuole ed un focus mirato verso l’obiettivo.

In ambito affettivo, spostando gli schemi soliti, ed eliminando gli atteggiamenti non utili alla vostra relazione, magari attraverso il perdono di eventi passati, sarete in grado di individuare gli aspetti ripetitivi nella vostra relazione. La mediazione è un ottimo sentiero per il vostro essere.

In ambito lavorativo, immense energie saranno conferite da Marte, approfittate di questa fase, attraverso una grande concentrazione ed una visione lungimirante, svilupperete percorsi di grande soddisfazione professionale, con l’efficacia dei vostri propositi, inizia una nuova e soddisfacente era del successo.

“I fattori di distrazione più potenti sono le nostre emozioni: tutto ciò che è in grado di suscitare in noi forti sensazioni attira la nostra attenzione”, così diceva Davide Goleman, psicologo.

Il sentiero è: IL FOCUS

Rimanere focalizzato nei propri obiettivi, aiuta a comprendere le dinamiche da seguire in ogni ambito della nostra esistenza. Non avere la visione chiara di ciò che si vuole, avere incertezze, non solo ci fa perdere tempo, ma ci fa anche vivere situazioni che si potevano evitare, soprattutto da un punto di vista emozionale. È consigliabile avere le idee chiare, non farsi distrarre dal bisogno immediato. Fate una lista delle cose utili e di quelle che è preferibile scartare, attraverso la calma, e mantenendo l’attenzione verso la meta che vorrete raggiungere, vi avvierete verso la direzione più consona e sicuramente otterrete risultati migliori.



LEONE

Attraverso un pensiero positivo è possibile trasformare gli eventi negativi in un’opportunità, superando gli schemi della mente e, con fiducia, accettare le esperienze che la vita ci dona.

Secondo Louise Hay, ogni nostro pensiero crea la nostra realtà, quello che pensiamo oggi in qualche modo conduce l’essere, a realizzare ciò che desidera fermamente.

Bisogna quindi riprogrammare i propri pensieri per avere una manifestazione della realtà più armonica, più vicino a ciò che desideriamo, in accordo con le energie che ci circondano.

Avete mai sentito parlare della legge dell’attrazione? Noi emaniamo migliaia di pensieri durante la nostra giornata e, spesso, quelli negativi hanno il sopravvento. Per cambiare le dinamiche di quello che non va nella nostra esistenza è necessario credere in ciò che si desidera fermamente e tendere ad eliminare i pensieri negativi. In tal modo le energie cosmiche ci verranno incontro per sostenerci ed aiutarci a realizzare i nostri sogni.

Cari amici del Leone, Saturno in Acquario vi porrà dinanzi a delle scelte, sarà necessaria la forza del volere, per conquistare le mete che vi siete prefissati, facendo attenzione a non abbassare la vostra energia.

In ambito affettivo si esige una chiara visione di ciò che desiderate dal vostro partner, attraverso una profonda coscienza. Per evolvere il vostro rapporto, dovrete attuare ogni desiderio di chi vi ama, avrete una splendida crescita emozionale e la relazione si innalzerà di un gradino evolutivo.

Nel lavoro, sarete in grado di far cambiar rotta ad i vostri pensieri, in tal modo sarete sostenuti, per il vostro fare altruista, e comprensivo dei limiti altrui. Siate essenziali e senz’altro la vostra autonomia crescerà.

“Quando ti alzi la mattina, ricorda quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare, Marco Aurelio, imperatore romano.

Il sentiero è: MIGLIORARE LA QUALITA’ DEI PENSIERI

Essere sempre in tensione per le problematiche da affrontare, non vi aiuterà a trovare le soluzioni più consone. È necessario un atteggiamento ottimista e propositivo per migliorare la qualità della vostra vita, convincendo il proprio sé di avere le caratteristiche mentali e spirituali e credendo fermamente che ad ogni cosa esiste una soluzione, basta osservare ogni cosa da un’ottica positiva e cercando di allontanare i pensieri negativi.



VERGINE

Osservare con gli occhi dell’anima, e non con la mente ci mette in contatto con il mondo delle energie, che guidano gli esseri verso un risveglio, verso ciò che da pace e serenità ma soprattutto visione chiara al proprio io.

Nella cultura greca, Dioniso è una divinità, figlio di Zeus, Bacco per i romani, collegato alla linfa vitale che scorre nei vegetali. Questa divinità è collegata alla prosperità, all’abbondanza, alla vite e al vino.

Si racconta che si invaghì di un giovane fanciullo umano, e che una visione della mortalità del giovane, condusse la divinità a proteggerlo per impedire che l’evento si realizzasse.

Ma per ogni essere umano arriva il momento della fine, e Dioniso trovò il fanciullo in un campo morto, scoppiò in lacrime e si appoggiò al suo bastone, nulla aveva potuto fare per lui, il suo tempo era giunto alla fine. Dalle sue lacrime, nacque una pianticella che velocemente si attorcigliò al suo bastone e, da essa, un frutto a forma di baccello (la forma delle sue lacrime), un frutto di speranza e prosperità per l’uomo, la vite e l’uva. Tutto ciò per indicarci che da un percorso di sofferenza può sempre venir fuori una nuova possibilità, una prosperità donata dal dolore, ma che in sé contiene la gioia ed il piacere.

Cari amici della Vergine, Nettuno opposto al vostro segno è indicatore di un percorso sacrificante, per condurvi ad una crescita, ad una nuova dimensione della vita, percorrendo vie dolorose ma che vi faranno raggiungere la meta, i succosi frutti di ciò che desiderate.

In ambito affettivo, le alternanze saranno tante ma, attraverso una grande comprensione ed una ulteriore maturità acquisita, sarete in grado di trasmettere i giusti consigli a chi vi ama e piuttosto che il giudizio, utilizzerete una comprensione amorevole che vi renderà unici, in pieno e vissuto amore.

In ambito lavorativo, tanta sarà la stanchezza, le mansioni affidate sono di gestione di persone e situazioni complesse. Avrete però la visione e la carica giusta per aiutare e trasmettere i giusti valori alle persone che collaborano con voi.

“Considero più valoroso chi sopraffà i propri desideri che non colui che conquista i propri nemici; perché la vittoria più dura è contro se stessi”, Aristotele, filosofo greco

Il sentiero è: ELEVAZIONE

È il momento di attuare una profonda evoluzione del sé, la comprensione fisica e materiale non è più sufficiente, è il momento del percorso dello spirito delle cose, ossia il ritorno agli archetipi ed alle essenze di ogni cosa. In tal modo avrete l’occasione di vincere i vostri aspetti  negativi e realizzare nel modo più consono ed armonico la vostra realtà. Una nuova linfa vitale, per affrontare ogni campo della propria esistenza in un modo più profondo, senza paure ma con una grande comprensione e coscienza, per meglio attirare le armonie di cui si necessita.



BILANCIA

In una canzone di Michael Jackson, Earth Song, il cantante ci spiega che dobbiamo comprendere le ferite che abbiamo inflitto alla terra, ascoltare le sue grida di dolore che giungono alle nostre orecchie e fare qualcosa per tornare al rispetto, anche dei mari che stiamo distruggendo.

E’ necessario comprendere che la terra, ci dona i suoi amorevoli frutti, ma bisogna fare in modo per tutelarla da noi stessi che, ciechi e sordi, non avvertiamo i segnali che essa stessa ci lancia come monito,  per comprendere dobbiamo lavorare su di noi, e trasformare in qualità, gli errori fatti nel nostro percorso di vita.

Cari amici della Bilancia, è giunto un tempo di consapevolezza e rispetto di voi stessi, dovrete comprendere che se fate del male a voi, lo fate anche all’ambiente che vi circonda. La mente inganna, l’intelligenza e l’amorevolezza del cuore vi aiuterà.

In ambito affettivo, potrete tornare alla gioia del vivere, scaricando pensieri negativi che in questa fase vi affliggono e vengono trasferiti attraverso la vostra gestualità, verso le persone che amate. Cercate di trasformarli, attraverso una nuova consapevolezza, e rendetevi conto, che voi stessi state creando una realtà autopunitiva, basta cambiare energie e il vostro quotidiano tornerà a fiorire.

In ambito lavorativo, con Saturno ancora in Acquario, l’eccesso di raziocinio, potrebbe impedirvi di cogliere i frutti migliori di questa fase. Anticipare troppo, preservando per evitare pericoli, potrebbe in realtà farvi vivere una sorta di pessimismo che bloccherà le vostre iniziative professionali. Affrontate il vostro quotidiano con volere positivo, e cercate di non rimandare troppo.

“Chi insegna ai propri figli il rispetto per l’ambiente e l’amore per gli animali, forse non lo sa, ma sta costruendo un futuro migliore”, Rinaldo Sidoli, Ecologista.

Il sentiero è: PRESERVARE

Mi capita spesso di entrare in contatto con la natura e trovare dei cartelli che dicono: non raccogliete i fiori, lasciate pulito, una raccomandazione al rispetto di ciò che ci circonda perché rispettando rispettiamo noi stessi. Se stabiliamo un rapporto armonico con ciò che ci circonda creiamo armonia e ci sentiremo più leggeri, più in accordo con le energie universali.



SCORPIONE

Secondo Aristotele, la persuasione è l’arte di indurre le persone a compiere determinate azioni che normalmente non compirebbero se non lo chiedessimo loro. Bisogna condurre l’interlocutore da un punto di partenza, ad un punto di arrivo, l’obiettivo. Una sorta di potere la persuasione, attraverso il suo utilizzo, le società ci spingono verso un’idea, verso un acquisto, verso una visione. Chi ha sete di conoscenza approfondita, resiste di più agli stimoli persuasivi della società informatizzata perché ha necessità di confrontarsi con ciò che rappresenta il suo io, che necessita di spiegazioni ulteriori, per accettare una realtà che sconosce.

Cari amici dello Scorpione, Urano In Toro vi spronerà a cambiamenti repentini in ogni vostro ambito, ma si esigerà una persuasione degli altri a seguirvi nei vostri obiettivi. Siate dolci e cauti nell’imporre un vostro volere e cercate di dare più spiegazioni possibili, se siete certi di un percorso, aiuterete così a venirvi incontro.

In ambito affettivo, le strategie non avranno grandi risultati, ma se adotterete un atteggiamento empatico verso chi vi ama riuscirete a convincerli della bontà delle vostre iniziative. Un consiglio: ripetete spesso che avete bisogno del loro sostegno.

In ambito lavorativo, per convincere il vostro team, o chi collabora con voi, dovrete esporre con grande chiarezza i vostri intenti, magari modulando il timbro di voce che dovrà essere dolce e persuasivo. Con il sostegno di Plutone in Capricorno saprete gestire ogni difficoltà e ribalterete ogni situazione a vostro favore.

“E’ la ripetizione delle affermazioni che porta gli altri a credere. E quando il credere diventa una convinzione profonda le cose iniziano ad accadere”, Muhammad Ali, pugile.

Il sentiero è: PERSUADERE

Spesso gli altri interlocutori oppongono resistenza, non amano aderire ad iniziative che sconoscono, bisognerà stimolare gli altri alla riflessione per condurli al vostro obiettivo. Attraverso una comunicazione credibile sincera e trasmettendo il giusto esempio sarete in grado di conquistare le simpatie.



SAGITTARIO

Platone in merito alla ricerca si esprime così: “Così vive e con questi pensieri, chi ama la filosofia: e continua a pensare e a dedicarsi alle sue occupazioni, ma si mantiene sempre fedele in ogni cosa e sempre fedele alla filosofia e a quello stile di vita che meglio di ogni altro lo può rendere intelligente…”, ogni parola acquista un senso se non restiamo indifferenti se suscita in noi una tensione o degli interrogativi.

Un viaggio per cercare delle verità, che via via gli individui incontrano nel vivere il quotidiano, per andare verso una meta che come diceva Aristotele dovrà essere un bene supremo, non solo per noi, ma per la comunità.

Cari amici del Sagittario, Con Mercurio in Gemelli, la vostra parola avrà un grande peso: sarà necessario dosare con intelligenza e ricercare le vie più consone da seguire, senza farvi vincere dal bisogno, evitando in tal modo tensioni e critiche.

In ambito affettivo, l’esigenza di ricercare nuovi equilibri di coppia vi spronerà al meglio del vostro sé, saprete aprirvi con chiarezza e delicatezza nei confronti di chi vi ama ed alimenterete una sintonia elevata, rafforzando la comprensione e la condivisione.

In ambito lavorativo, la vostra necessità di crescita sarà gratificata dalla fame di sapere, dalla vostra curiosità innata nel percorrere strade rischiose, ma che vi condurranno al successo delle vostre iniziative. Gratificate anche le idee degli altri.

“Un cuore che cerca sente bene che qualcosa gli mancava, un cuore che ha perduto sa di cosa è stato privato” – Goethe.

Il sentiero è: RICERCARE

È nella vivacità, nella curiosità della ricerca che gli esseri conducono sentieri per dare spiegazione ai perché. Sin da bambini attraverso la curiosità scopriamo e comprendiamo il mondo che ci circonda. Non bisogna mai smettere di essere curiosi, anche se gli ostacoli della vita ci distraggono, perché  la vita è una continua scoperta, l’impossibile può divenire realtà.



CAPRICORNO

Assegnare con giudizio, a ciascuno la parte che gli spetta, significa riconoscere chi ha originato una qualsiasi cosa.  Socrate si può ritenere uno dei primi martiri per la sua etica e la morale, per il suo credo, è stato condannato a morte, ma nei suoi dialoghi ha lasciato e trasmesso immensi insegnamenti che ancor oggi hanno un valore attuale, e i suoi insegnamenti sono imprescindibili e unici.

Nella nostra epoca chi ha prodotto un contenuto, una canzone, o altro, è tutelato dalla legge, attraverso il copyright, una regolamentazione che si è resa ancor più necessaria, visto soprattutto l’utilizzo delle nuove tecnologie, con internet e i vari social.

Una chiarezza di proprietà che è anche rispetto per chi ha prodotto uno scritto o realizzato un contenuto originale.

Cari amici del Capricorno, Venere in opposizione potrà alimentare il vostro ego e magari farvi eccedere nel vantarvi di cose che non sono vostre, o manifestare atteggiamenti che non coincidono con la vostra realtà. Una forma di amarezza o di malinconia, potrebbe farvi commettere errori, per evitarli, il percorso sarà la sincerità e la chiarezza, attribuendo ad ogni cosa il giusto valore e la giusta essenza.

In ambito affettivo, l’eccessiva sicurezza di sé, potrebbe condurvi verso un comportamento scorretto nei confronti di chi amate. Fatevi sempre una domanda prima di agire: è giusto? Riconoscerete così la bontà del vostro agire, e, attraverso una visione più chiara, sarete onesti con voi stessi e con gli altri.

In ambito lavorativo, dovrete comprendere quali sono le priorità, riconoscere i vostri limiti e se non siete in grado di portar a termine un vostro progetto, accettatelo e attribuite il giusto valore alle cose da fare. Attribuite magari il vostro incarico ad altri.

“Tutti cercano qualcuno a cui dare la colpa”, Tom Waits, cantautore statunitense.

Il sentiero è: ATTRIBUIRE

Ogni individuo ha un ruolo fondamentale nell’attribuire chi è nel proprio ambiente, cioè ogni persona è unica, attraverso il rispetto sia nel singolo che nelle comunità, creiamo un’armonia che attraverso una consapevolezza, dona visione interpretative uniche di chi ha creato o generato qualcosa. In sintesi, raccontatevi quali sono i vostri problemi e non attribuiteli agli altri.



ACQUARIO

La catarsi è un termine greco che descrive il liberarsi da affetti e conflitti attraverso la rielaborazione dei traumi vissuti, ossia la purificazione. Solo attraverso la comprensione del perché soffriamo, risalendo agli archetipi passati si potrà ritornare a fluire nel modo consono. Un viaggio nel nostro passato per sciogliere dei nodi che si sono creati, e liberarci da pesi che hanno impedito la serenità quotidiana.

Anche il contatto con la natura è un valido aiuto, come un ritorno alle origini, circondandoci del bello che ci è stato donato, se non è possibile vivere questo contatto si consiglia di utilizzare delle piante negli vostri ambienti, esse aiutano alla concentrazione ed alleviano lo stress e soprattutto purificano l’aria. I photos e le sansevierie sono consigliate ad esempio per gli ambienti domestici.

Cari amici dell’Acquario, Saturno nel vostro segno vi esorterà alla profondità, alla responsabilità ed anche alla praticità. Avvertirete una grande necessità del nuovo, della rinascita spirituale e di vita, sarete molto attenti ed oculati nelle vostre scelte, e selezionerete le persone con cui condividere il vostro quotidiano.

In ambito affettivo, molti del segno vivranno la necessità di ricostruire le relazioni, si sono conclusi dei cicli, ma il percorso è lento, non preoccupatevi, e gioite, gli astri sono a favore vostro e se siete single vivrete una fase ricca di note liete. Le coppie torneranno in armonia.

In ambito lavorativo, avrete un’ottima visione di azione, non mancheranno le difficoltà da fronteggiare visto Urano in Toro ma saprete gestire ogni situazione con la vostra innata sensibilità e grazia. Notizie piacevoli per i giovani del segno.

“La purezza e la semplicità sono le due ali con le quali l’uomo si eleva al di sopra delle cose terrene”, Tommaso da Kempis, monaco tedesco.

Il sentiero è: PURIFICARE

È necessario un percorso di pulizia mentale che attraverso l’accumulo vi ha condotto a somatizzare energie e pensieri pesanti. Il doverli fronteggiare, il dover rinascere, soprattutto senza l’aiuto di nessuno, non vi ha reso facile il cammino. Sono consigliate tecniche di respiro o di meditazione per tornare a vibrare alto e godere delle energie favorevoli.



PESCI

Per Platone, l’intuizione era la conoscenza immediata dei principio primi. Cioè quella che si produce nell’intelletto consente di giungere alle verità supreme.

In una canzone di John Lennon Intuition del 1973, il cantante descrive come attraverso le intuizioni si può viaggiare ovunque. Nel testo in italiano dice: Ah l’intuizione porta lì/ L’intuito mi porta ovunque/ I miei istinti funzionano perfettamente/ Ho dovuto imparare ad usarli per /sopravvivere…..

Un senso, attraverso cui si possono prevedere e prevenire eventi, è innato nell’uomo, per proteggerlo attraverso le energie superiori, da ogni tipo di pericolo.

Cari amici dei Pesci, con Giove e Nettuno nel vostro segno le vostre capacità saranno incrementate dal favore degli astri. Giove il pianeta della fortuna e del successo porterà serenità e soddisfazione personale e Nettuno vi condurrà a modificare la vostra realtà attraverso un’immaginazione unica e creativa.

In ambito affettivo, vincerete le vostre ansie, attraverso l’istinto e la curiosità che vi tuteleranno anticipando gli eventi. Qualche dubbio potrebbe ritardare questo processo, ma vi avvierete comunque, ad un periodo di ispirazioni di coppia meraviglioso.

In ambito lavorativo, una sorta di genialità vi ispirerà al meglio delle vostre potenzialità, intuirete come rapportarvi con i colleghi con il vostro anticipare, influirete sugli avvenimenti professionali. Prevarrà comunque il sentimento sulla razionalità. Ottima fase per gli investimenti.

“L’intuizione è la voce dell’angelo e probabilmente non dovrebbe essere ignorata. Ascolta le tue intuizioni, presta attenzione tuo intuito, non respingere i tuoi pensieri casuali, ispirazioni, idee.Il Cielo parla in frammenti in discorsi.
Gli Angeli sussurrano velocemente. Lo fanno mentre volano”, così sosteneva Neale Donald Walsh, autore americano.

Il sentiero è: INTUIRE

Capire in anticipo come muoversi, sarà una delle priorità di questa fase, un fiuto eccezionale e un istinto unico vi accompagneranno, ma dovrete utilizzare il primo istinto, senza ragionarci troppo, altrimenti ci sarà il rischio di errare. Ci sono cose che avvertiamo inspiegabilmente, c’è un sapere che ci arriva come un’intuizione. Un sapere trascendentale concepito dalla logica, ma che attinge da una dimensione più grande, l’universo.

Onesto, trasparente, determinato Leo

Una voce calda, un grido forte che sa rappresentare dolore, delusione, ma anche fiducia nella vita e un’energia esplosiva che reagisce ad errori e ostacoli, con una maturità a tratti spiazzante.
Leo Gassmann, cantautore con un cognome importante che gli ha permesso d’immergersi completamente nell’ambiente a lui tanto familiare del cinema e del teatro, fino a comprendere quanto il suo fascino non bastasse alla sua sete di verità.

Dopo un’impennata di consensi alla dodicesima edizione di XFactor che ha portato in semifinale il suo primo inedito Piume, arriva la vittoria sul palco dell’Ariston tra le nuove proposte 2020 di Sanremo con il brano Vai bene così che precede di poche ore l’uscita del suo album Strike.
Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’uscita del suo ultimo singolo Down per farci svelare i dettagli di una personalità così consapevole e introspettiva. Ci piace descriverlo come direbbe anche Coelho nella sua MR Fonda “un bravo guerriero della luce, che predispone di un carattere sagace, nonostante possa essere precoce”.

Cosa ti ha spinto verso la musica essendo circondato da una famiglia che ha dedicato la sua vita al teatro e al cinema, cosa ha portato nella tua formazione quello che hai respirato per tutti gli anni della tua crescita?

Parliamo sempre di arte. Mio nonno diceva che si recita per essere ciò che non si è, t’immedesimi in ciò che nella vita non potresti mai essere. Nella musica è tutto il contrario: devi dare tutto te stesso per far emergere la parte più profonda di te, e più vero riesci ad essere, migliore sarà la tua performance. Crescere dietro le quinte di un teatro o di un set cinematografico mi ha fatto capire che mi trovavo dentro a qualcosa che non mi apparteneva completamente, perché il mio desiderio è sempre stato quello di esprimere e raccontare la vita attraverso i suoi dolori e le sue difficoltà, tirare fuori ogni suo aspetto attraverso le esperienze di chi la vive con le proprie debolezze e il coraggio di andare avanti.

Xfactor e San Remo sono stati per te due momenti d’esordio che ti hanno portato alla notorietà e soprattutto ci hanno fatto capire che piaci alla gente e che piace il tuo modo di fare musica.

Xfactor per me è stata una scuola musicale, andai lì perché non conoscevo nessuno che facesse musica e avevo bisogno di un punto da cui partire e nuove amicizie che mantengo ancora adesso come i Bowland, Martina, Anastasio, una penna molto speciale con cui mi confronto spesso.

Nella tua musica è molto presente questo tema della caduta e del sapersi rialzare. Leggo in molte tue canzoni una visione positivista e possibilista della vita, una saggezza a cui non siamo più abituati. Da “Vai Bene Così” a “Down”, il tuo ultimo successo, questo è un aspetto rivelatore della tua personalità.

Si sono contento che questo messaggio riesca a venir fuori perché io mi ritengo una persona abbastanza fortunata perché ho avuto modo d’incontrare persone che mi hanno dato gli strumenti per affrontare i momenti più difficili, e quello che mi piacerebbe fare è portare un messaggio di positività, in un momento storico in cui siamo bombardati di notizie negative senza via d’uscita, quando, in realtà, in questa vita una via d’uscita c’è sempre.

E si, è un po’ il tema che approfondisco in Down, il mio ultimo singolo. Parla deimostri presenti nelle nostre vite, di cui la gente cerca di liberarsi, sbagliando, perché invece dovremmo imparare ad accettarne le condizioni e conviverci, perché un giorno saranno il nostro punto di forza per superare traumi e brutte esperienze.

Down è anche una grande evoluzione che sto cercando di fare attraverso la mia musica, ci sono delle novità a livello sonoro, tra cui l’utilizzo dell’auto-tune, è il frutto di sperimentazioni a cui ho avuto modo di dedicarmi in questo lungo periodo di arresto forzato che è diventato ricerca e ispirazione, che ho condiviso con le persone di cui più mi fido.

Scrivi sempre da solo le tue canzoni?

Si, il primo album l’ho scritto interamente io. La cosa che un po’ è cambiata in quest’ultimo anno, pieno di lavoro, è stata avere la fortuna di partecipare a Sanremo e confrontarmi con altri artisti che mi hanno aiutato ad ispirarmi nei contenuti.

Qual é la canzone che più ti rappresenta?

Direi Down al momento, perché parla di determinate situazioni che ho vissuto di recente, di alcuni mostri che era necessario che affrontassi, con cui ho imparato a convivere e che ho trasformato in musica. Ovviamente ogni brano che ho scritto è legato a specifici momenti della mia, senza i quali non sarei quello che sono oggi.

In “Cosa sarà di noi” chi era quel folle che ti ha avvisato che le stelle ti proteggono da lontano?

Era il mio nonno che quando ha doppiato Mufasa, il Re Leone, ha detto “che i grandi Re del passato ci guardano da quelle stelle, perciò quando ti senti solo ricordati che quei Re saranno sempre lì per guidarti”.

Il tema del tempo che scorre e con lui la vita, l’importanza di lasciare un segno, una memoria di sé sono temi che hanno un certo peso. Li affronti in Mr Fonda. Chi era?

Questo brano è dedicato a Peter Fonda che è stato uno dei miei maestri di vita, una sorta di figura paterna che mi ha convinto a credere nei miei sogni e ad andare in fondo per raggiungere i miei obiettivi.

In alcuni brani il tuo timbro mi ricorda Brunori. Cosa ne pensi?

Adoro Brunori e ho tutta la collezione dei suoi album, dal primo all’ultimo. Penso sia il ponte tra il grande cantautorato italiano e quello che è rimasto di oggi, perché ha un modo di comunicare senza tempo, è l’unico artista che ha ancora un legame con i grandi cantautori come Dalla, De Andrè, De Gregori.

E altri generi musicali, altri artisti che hanno fatto parte della tua formazione?

A me non piace l’idea di seguire solo un genere musicale, quindi la mia formazione ha spaziato da dai The Nineteen Seventy Five all’alternative pop con nomi come i Bon Iver che hanno fatto evolvere la musica come contenuti e ricerca del suono. Ma sono anche cresciuto con i Coldplay, gli Oasis e la musica dei Rolling Stones, fino a Machine Gun Kelly. La cosa più importante per me è che s’inizi a vedere anche in Italia il germe dell’evoluzione, della libertà d’espressione che riesce ad avere la musica all’estero, e per esempio la vittoria dei Maneskin quest’anno su un palco tradizionale come quello di Sanremo è una grande conquista per tutti, per il valore e l’evoluzione della musica italiana.

Photographer: Davide Musto @davide_musto
Fashion Director: Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Grooming: Maria Esposito @maria.esposito.makeup @simonebellimakeup @simonebellireal
Si ringrazia l’Hotel NH Collection Roma Vittorio Veneto
I.C.E. Independent Celebrities Endorsement

Il 24 agosto tutti sotto il palco dell’Arena Civica a Milano per il Football Rock Live

Sono stati finalmente svelati i primi nomi degli artisti e dei calciatori che saliranno sul palco dell’Arena Civica di Milano il 24 agosto, per l’evento dell’anno: il Football Rock Live.

Da un’idea di Helga Leoni, questo spettacolo illuminato da grandi stelle della musica, riaccende gli amplificatori del fantastico mondo della musica live, sotto la frase “bandiera” IL RISPETTO CAMBIA IL MONDO. FOOTBALL ROCK INIZIO IO, INSIEME SIAMO INSUPERABILI”.
La direzione casting, a cura di Maya Sound www.mayasound.net/ equella artistica di Saturnino, vede annunciare i primi nomi delle voci che riscalderanno l’atmosfera dell’evento, nato da un’idea lungimirante del noto agente sportivo Helga Leoni.

Stiamo lavorando con passione e determinazione per formare un cast artistico da Champions League che vi sveleremo in tre tempi e questo è il primo” dichiara Anna Merzari (Maya Sound), si tratta di Oscar AntonBoro BoroMichele Bravi, Clementino, Jake La Furia, Alice Merton, Shade, Alvaro Soler e Nina Zilli i primi artisti che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa di Football Rock Live.

Per il mondo del calcio, sia maschile che femminile invece, salgono sul palco: Robin Gosens (Atalanta), Matteo Darmian (Inter), Alessandro Bastoni (Inter), Ciro Immobile (Lazio), Andrea Ranocchia (Inter), Regina Elena Baresi (Inter), Veronica Boquete (Milan), Francesco Caputo (Sassuolo), Kristin Carrer (Juventus), Remo Freuler (Atalanta), Valentina Giacinti (Milan), Manuela Giugliano (Roma), Pepe Reina (Lazio) Chiara Marchitelli (Inter),  Giuseppe Marotta (Inter), Weston McKennie (Juventus), Daniele Padelli (Inter), Lorenzo Pellegrini (Roma), Linda Tucceri Cimini (Milan) , Jordan Veretout (Roma), Christian Kouame (Fiorentina), Spillo AltobelliLuis Alberto (Lazio), Sergej Milinkovic-Savic (Lazio) ed Eleonora Goldoni (Napoli).

Tanti calciatori avrebbero voluto essere delle Rock Star e viceversa molti artisti avrebbero voluto fare i calciatori. Questa la filosofia alla base di Football Rock Live. I calciatori, coordinati da Letterio Pino (Responsabile Coordinamento Calciatori Football Rock),insieme agli artisti formeranno delle coppie o collettivi, performance uniche, jam session, dj set. 

Football Rock Live è prima di tutto un concerto con un obiettivo charity ben preciso, infatti parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza alla Onlus “INSUPERABILI” -www.insuperabili.eu- associazione che dal 2012 si occupa di rendere possibile l’attività sportiva e calcistica a ragazzi con disabilità cognitiva, relazionale, affettivo emotiva, comportamentale, fisica, motoria e sensoriale.

Attraverso il calcio, il progetto Insuperabili mira a garantire la crescita e l’integrazione di ragazzi con disabilità all’interno della società, individuando in questo sport uno strumento di socializzazione e integrazione che con il divertimento e l’allenamento può portare miglioramenti a livello di salute psico-fisica, alla soddisfazione personale e più in generale alla qualità della vita del singolo atleta.

I biglietti per partecipare all’evento si potranno acquistare sulla piattaforma A-LIVE, sul sito ufficiale di Football Rock e in tutti i punti vendita autorizzati, ma non perdetevi gli approfondimenti di Radio 105, partner ufficiale dell’evento.

Sito: http://footballrock.it

Instagram: https://instagram.com/footballrock_

Facebook: https://www.facebook.com/footballrock.live/

Oakley rivela Kato

La nuova frontiera degli occhiali sportivisi chiama Kato ed è l’ultima rivoluzione di casa Oakley, l’azienda Californiana dal look avveniristico per la sua struttura che ricorda un’astronave appena atterrata nel deserto. Dal suo headquarter si spinge oltre i confini della performance e ridefinisce il concetto di estetica, coinvolgendo gli atleti più esigenti per raggiungere risultati sempre più vicini alla perfezione.

Kato si adatta ai contorni del viso, creando un effetto mascherina, con un plus che è la carta d’identità di casa Oakley: una nitidezza visiva senza paragoni, ottenuta da studi approfonditi che hanno richiesto la collaborazione di atleti stellari che hanno testato, in fase di prototipo, la loro resistenza e performance. Solo dopo il loro feedback, si è giunti al modello definitivo, con le sue caratteristiche di calzata impeccabile e leggerezza delle aste in O Matter™, con terminali sovrastampati in Unobtainium® che assicurano il massimo del comfort e livelli ottimali di aderenza, anche se indossati tutta la giornata.
Come la maggior parte dei modelli top dell’azienda di Foothill Ranch, anche Kato è disponibile con lenti Prizm™, fiore all’occhiello della ricerca Oakley, progettate per ottimizzare colori e contrasti e offrire così una visione più ricca di dettagli.

Oakley Experience

Gli atleti del Team Oakley provenienti da tutto il mondo, tra cui Juju Smith-Schuster, Mikaela Shiffrin, Mark Cavendish, Rohit Sharma, Seth “Scump” Abner, Valentino Rossi e Patrick Mahomes, hanno ricevuto un misterioso pacchetto con istruzioni a tempo. Aprendolo, hanno scoperto un insolito oggetto che li ha guidati in un viaggio in realtà aumentata.
Nel momento clou si sono aperte porte simili a quelle di un’astronave, svelando la rivoluzionaria
montatura. In questa esperienza ibrida e immersiva le tecnologie fisiche, digitali e social hanno dato vita
a un’avventura formidabile, in grado di colpire l’immaginazione e incoraggiare gli atleti a superare con
fiducia ogni limite.

Per permettere ai clienti di scoprire in anteprima il prodotto e la straordinaria sorpresa virtuale, il giocatore di football americano Juju Smith-Schuster ha condiviso dall’account Instagram di Oakley la sua esperienza di unboxing e ha fatto
una diretta dal suo profilo personale, mostrando ai follower la propria reazione di fronte all’esperienza di
realtà aumentata e al prodotto.

È l’ennesima conquista nell’universo degli occhiali sportivi  su cui Oakley ha costruito la propria identità fin dal lancio di Eyeshade nel 1984, col suo design anticonformista, passando per l’avanguardistico Over The Top, presentato a Sydney nel 2000, fino a Jawbreaker del 2015.


Dall’agente 007 a Cody Simpson – Barton Perreira e Versace dedicano due modelli all’uomo Alpha

Quattro occhiali da collezione dedicati agli appassionati dell’affascinante agente segreto della corona inglese 007 e altri tre ad un irresistibile Cody Simpson, nuotatore, cantante e sex symbol indiscusso. Sono l’incarnazione di uomini talentuosi e ispiranti per successo e carisma, e le aziende più autorevoli del settore dell’alta occhialeria, a loro dedica accattivanti capsule, con forme di stagione rinnovate, nelle sfumature e nei materiali più lucenti e leggeri.

In attesa dell’uscita del nuovo capitolo della saga 007 No Time to Die, nelle sale del Regno Unito, in anteprima mondiale il 30 settembre 2021, mediante la Universal Pictures International, Barton Perreira, il luxury brand di occhiali fondato da Bill Barton e Patty Perreira, annuncia il lancio della seconda edizione di questi esclusivi occhiali da sole dedicati all’agente segreto più famoso al mondo.

La 25a pellicola dedicata alla saga di James Bond ha ispirato una partnership tra EON Productions Limited e Barton Perreira da cui è nata BP x 007 che aggiunge quattro nuove varianti colore per l’occhiale da sole Joe, già presente nella precedente capsule collection composta da tre occhiali da sole indossati dai protagonisti del film.

Questa seconda edizione della collaborazione aggiunge una classica montatura rettangolare con finitura lucida in pregiato acetato giapponese.  L’ispirazione alle quattro esclusive location del nuovo film No Time To Die, tra cui Matera in Italia, Port Antonio in Giamaica, Hakadal in Norvegia e El Nido di L’Avana, a Cuba è in pieno stile Barton Perreira che ai luoghi più suggestivi del mondo s’ispira dal 2007 col culto dell’artigianalità e una meticolosa attenzione al dettaglio.

È dedicata al grintoso Cody Simpson, la nuova capsule uomo Versace Eyewear che reinterpreta l’iconica Medusa della Maison, inserita a rilievo, attraverso la tecnica di fusione, creando così una collezione audace per chi vuole riconoscersi in una personalità forte come quella del musicista e nuotatore australiano.

Dalla classica forma pilot con l’iconica Medusa fusa tra i due ponti e integrata nelle aste con lavorazione a giorno. Alla mascherina dal look futuristico con lenti antiriflesso, caratterizzati da un look ricco di sfumature oro e argento, anche nelle lenti specchiate.
La linea si completa con un pilot da vista, dal design sottile a doppio ponte, con aste argento, canna di fucile e nero.

Lo stile libero di Tagliatore

Tagliatore ha affidato la sua campagna spring-summer 2021 al fotografo inglese Brett Lloyd, ambientata in un luogo immaginario chiamato Hotel Volontè, dove l’uomo e la donna, rivelano i dettagli del loro ultimo incontro. Un paesaggio urbano immobile e disabitato, privo di suoni, quasi ad evocare la metamorfosi raggiunta dalle città in quest’ultimo anno per le conseguenze della pandemia.   

In un gioco di luci e ombre, la loro inquietudine si fonde alla passione, in un movimento continuo tra gli spazi e le strutture di un’architettura contemporanea e minimalista, che ben si sposa con la natura sofisticata e consapevole dell’uomo e della donna Tagliatore, complici verso un futuro libero.

Un’interpretazione onirica della realtà e slegata da ogni vincolo, è quella che ha voluto dare Pino Lerario, eclettico direttore creativo e anima di Tagliatore.  In un anno di grande svolta come quello che stiamo vivendo, un messaggio di grande valore, che lascia spazio ad infinite visioni e personalità, accompagna lo stile senza tempo fatto di dettagli e materiali evoluti, creati per dar forma al movimento, in una combinazione di colori caldi che rievocano le sfumature della terra e del sole e l’armonia di un celeste orizzonte che guarda al futuro.


L’astro-coach di Massimo Giannone – Maggio 2021

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul IL del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_



ARIETE

Nel periodo della nostra infanzia, la curiosità, il non essere saturi di conoscenze dona ai bambini la possibilità di gioire, di sorprendersi dinanzi ad ogni nuova opportunità che appare nel loro quotidiano. Essi sono liberi dalle castrazioni sociali e dalle paure che in genere ci limitano nell’affrontare novità. Per superare  gli eventi che ci affliggono bisognerebbe tornare a guardare la realtà con la visione dei bimbi che attraverso una purezza dell’animo trasformano il problema in opportunità di conoscenza.

Cari amici dell’Ariete, la vostra situazione emozionale non risulta essere appagante, anzi molti eventi esterni e un vostro mentale non disponibile alle condivisioni, potrebbe alimentare lo stress quotidiano, siate propositivi e cercate di non saturare la mente con pensieri negativi.

 In ambito affettivo, alcune situazioni familiari agitano il vostro stato d’animo e potrebbe portarvi a discussioni o incomprensioni con la persona amata. È arrivato il momento di non farsi vincere da questo stato d’animo e superare le tensioni confrontandosi con leggerezza.

In ambito lavorativo, necessitate di maggiore stabilità e la situazione del momento non vi suggerirà equilibri ma una visione pessimistica che potrebbe incidere sui risultati professionali che vi siete preposti. Cercate di comunicare senza rabbia o tensione.

“La vera pace non è semplicemente l’assenza di tensione: è la presenza della giustizia”, così diceva Martin Luther King.

Il sentiero è:

Vivere perennemente sotto una tensione mentale, impedisce di aiutarci, di trovare le vie che sono necessarie per riequilibrare il nostro quotidiano. Bisognerebbe tornare ad atteggiamenti di ingenuità, di leggerezza, forse anche privi della logica che costringe noi adulti ad affrontare tutto nell’immediato, mentre sarebbe necessario un fluire, un’attesa di tempi migliori. Il rigore alimenta le tensioni, immaginiamo di doverci evolvere in altre situazioni, varcando così la soglia di un nostro nuovo divenire, più armonico, più consono a noi.



TORO

Il romanticismo è stato un movimento artistico e culturale del diciottesimo secolo, ma è sempre stato uno stato d’animo, sentimentale, appassionato e sognante, in grado di suscitare emozioni, di creare atmosfere indimenticabili, attraverso una gestualità o una manifestazione del proprio io.

Osservare la nostra realtà con tale sentimento, trasforma ogni situazione in un’emozionante vibrazione di esseri che si avvicinano con rispetto e manifestazione di grazia dell’animo.

Cari amici del Toro, con Mercurio, il primo del mese e Venere ed Urano nel segno trasmetterete attraverso la vostra parola dolce e sensibile, emozioni e forti sentimenti in ogni ambito del vostro quotidiano, focalizzandovi sul donare e sul comprendere, attirerete energie fantastiche che vi faranno gioire.

In ambito affettivo, le vostre parole verso le persone che amate vibreranno d’intense profondità, di vibrazioni sentimentali che susciteranno forti emozioni al partner, si creerà un ambiente sognante e romantico ricco di passioni e momenti che rimarranno nel diario del vostro cammino insieme. I vostri desideri saranno ricambiati e riceverete preziose attenzioni.

In ambito lavorativo, con Giove in Pesci da metà mese, i vostri stimoli e le esigenze di novità saranno appagate da novità liete ed inattese, gli ostacoli saranno superati grazie ad un elevato fiuto, che vi permetterà di cogliere ogni occasione al volo. 

“Dire la parola romanticismo è dire arte moderna – cioè, intimità, spiritualità, colore, aspirazione verso l’infinito, espressa con ogni mezzo artistico a disposizione”, così asseriva Charles Baudelaire, poeta e scrittore francese.

Il sentiero è:

Nessun filtro. Osservare il quotidiano e vivere come una favola continua che attraverso le esperienze degli attimi, insegna con il suo tocco magico, che quel che accade può essere trasformato in un’occasione per sfidare noi stessi. Con un atteggiamento romantico e sognatore ogni cosa può essere trasformata in una nuova meravigliosa realtà. 



GEMELLI

Le personalità di parecchie divinità greche possono essere utilizzate come metafore per affrontare, attraverso dei modelli, le situazioni che accadono nel nostro quotidiano, nelle nostre relazioni per affrontare attraverso la comprensione archetipica, i conflitti che l’animo si pone nel suo quotidiano. Una chiave di lettura, per aiutarsi a superare convinzioni radicate in noi e migliorarci, attivando così un nuovo percorso, in grado di darci nuovi strumenti e nuovi obiettivi che, attraverso le esperienze, sapremo poi riconoscere e trattare per ciò che sono realmente.

Cari amici dei Gemelli, con Mercurio e Venere nel segno, avrete dalla vostra il giusto modo di comunicare e trasferire le vostre emozioni, le vostre idee, il bello che è in voi, attraverso la comprensione dei bisogni altrui.

In ambito affettivo, il dialogo sarà la vostra arma vincente, saprete trasferire la leggerezza e le giuste emozioni alle persone care, saprete affrontare le incomprensioni di coppia con una vicinanza elevata ed un forte senso di protezione. I giovani del segno ed i single avvertiranno una maturità dell’animo e traspariranno entusiasmo e voglia di fare.

In ambito lavorativo, è il momento di guardare al futuro con più fiducia e responsabilità. Obiettivi chiari e nulla deve essere dettato dal caso. Valutate ogni cosa prima di dare il vostro consenso, dedicandovi alle vostre necessità e dando più valore al vostro tempo. Nettuno in Pesci potrebbe distogliervi dalla vostra centratura, evitate i vizi, e gli eccessi di ogni genere.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, così asseriva Primo Levi, scrittore.

Il sentiero è

Ogni giorno, attraverso la ragione cerchiamo di afferrare e comprendere le esperienze quotidiane che arrivano per insegnarci e migliorarci. L’universo è amorevole e cerca, attraverso le esperienze, di donarci la via migliore, più consona a noi, basta non ostinarsi a voler fare di testa nostra ed accettare che ogni cosa ha il suo tempo di soluzione, nessuno forzatura ma solo fluire.



CANCRO

Nel percorrere qualsiasi sfida, trovate la forza energetica adatta significa comprendere e adattarsi alle leggi universali.

Ascoltando la canzone dei Coldplay, Viva la Vida, il testo si ispirai un celebre quadro di Frida, pittrice messicana, amata per il suo ottimismo. La canzone parla di re, cavalieri e missionari con molti riferimenti religiosi con una tendenza a dare una visione suggestiva ed ottimistica al senso della vita anche dinanzi ad eventi cruenti. Una sorta di lotta alle autorità, ma essendo umani, anche dall’essere pervasi di emozioni.
“Mi ha sempre affascinato quell’idea di finire la tua vita e poi venire giudicato” così in un tratto la canzone descrive il fine della vita, con una sorta di fascino religioso da raggiungere attraverso la propria fine, per giungere al giudizio e comprendere nelle stesso momento.

Cari amici del Cancro, con Marte nel segno avrete grandi energie per fronteggiare il vostro quotidiano, ma sarà necessario un equilibrio, e soprattutto vincere gli stati d’animo che potrebbero farvi eccedere e non utilizzare al meglio le opportunità che si presenteranno.

In ambito affettivo, una grande profondità d’animo una tendenza alle passioni intense ed un giusto rapportarsi con chi vi ama, renderà fantastica questa vostra fase. Cercate di donare dedizione, chiarezza e fedeltà, rassicurando chi vi ama, con sentimento e vicinanza.

In ambito lavorativo, saprete gestire con grande forza e determinazione ogni ostacolo, e non saranno pochi, con chiarezza di obiettivi e un fiuto che vi aiuterà a precedere o scansare ogni problema. Gli astri vi consigliano di fondere rigore ed emozioni.

Il sentiero è

L’energia hai il compito di animare la materia, per compiere un qualsiasi lavoro è necessario dosare le energie, renderle armoniche al processo che vogliamo attuare, e soprattutto evitare gli eccessi e gli sprechi. Attraverso la loro comprensione, ci si avvia a percepire che ogni energia si trasforma, assume un’altra forma ma non perde le caratteristiche generali. La nostra realtà è energia ed essa è l’elemento base di ogni cosa del nostro universo. Dosarla significa utilizzarla nel modo consono.



LEONE

Ci sono diverse figure mitologiche greche che indicano un percorso dinanzi al rischio, I Ciclopi ad esempio avevano una visione ridotta perché avevano un solo occhio in mezzo alla fronte. Queste figure mitologiche ci indicano che il rischio non può essere calcolato, non si conosce come si verificherà, si conosce soltanto il danno che può causare. Come gli avvenimenti naturali come catastrofi, terremoti o altro ancora, ne conosciamo la potenza distruttiva ma non sappiamo con precisione tempi e luoghi in cui si manifesteranno. Unica via è la prevenzione, la coscienza nell’arginare prima, in modo da attutire l’eventuale problema.

In definitiva, inutile star male prima degli eventi, bisogna approfondire le proprie conoscenze e cercare di fare il proprio meglio per non farsi trovare impreparati.

Cari amici del Leone, le difficoltà e le problematiche da fronteggiare saranno svariate Giove e Saturno, ancora opposti al vostro segno, sono indicatori di prove ma, con la giusta visione ed una sana prevenzione troverete modo di tamponare gli ostacoli e trovare valide soluzioni. Niente ansie e soprattutto nervosismi, concentrazione e spirito ottimistico vi aiuteranno.

In ambito affettivo, sarà necessario tollerare alcuni atteggiamenti fastidiosi della persona amata o dei vostri cari. Invece di reagire impulsivamente, cercare di andargli incontro spiegando il vostro momento difficile e la vostra esigenza di armonia e serenità necessari ad affrontare questa vostra fase difficoltosa.

In ambito lavorativo, non dovrete commettere l’errore di sorvolare dinanzi alle situazioni spinose ma sarà necessaria una visione a lungo termine, evitando così di alimentare ulteriori nervosismi e disappunti nel vostro ambito professionale.

“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”, Erasmo da Rotterdam, filosofo olandese.

Il sentiero è

Avere la giusta visione nel proporsi dinanzi agli altri in ogni settore del nostro quotidiano, ci dispone all’apertura, al confronto chiaro ed amorevole, ad un modo consono nel fronteggiare ostacoli e difficoltà. Trovare la giusta visione significa anche aver risolto ogni cosa che ci affligge, la via per la nostra serenità.



VERGINE

Sant’ Agostino insegna che la pazienza è quando tolleriamo ogni male ed attraverso la quale possiamo raggiungere sentieri benefici e confortanti non solo per noi ma anche per l’ambiente che ci circonda.

Chi non ha pazienza spesso viene vinto da un’energia che gli impedisce il miglioramento e quasi sempre si dispone alla sofferenza. Accettare e pazientare dispone l’animo verso il futuro che si rivelerà con più leggerezza, comprendendo così gli eventi, e che il tempo metterà in ordine il disordine.

Cari amici della Vergine, la paura e l’impazienza potrebbero farvi commettere errori di non facile soluzione, la cautela e la calma risultano essere le vie più opportune, tollerare ed attendere vi daranno modo nel tempo di arrivare con più serenità alle situazioni future.

In ambito affettivo, Venere, Nettuno e Sole in opposizione, vi porteranno una sorta di oscurantismo dell’animo, una non comprensione di chi amate e una paura di commettere errori che poi non sarete più in grado di risolvere. Bisognerà invece dar fiducia e cercare di evitare disagi e preoccupazioni alle persone amate. Siate gioiosi a prescindere.

In ambito lavorativo, le occasioni da sfruttare saranno parecchie basta non farsi vincere dalle emozioni e tornare ad un controllo cercando di distinguere e separare la mente dal cuore. Le conferme arriveranno e sicuramente troverete il modo in questo ambito attraverso la vostra innata precisione, di riprendervi ed operare per il meglio. Fate respiri profondi ed attendete i momenti opportuni.

“Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine”, così diceva Confucio, filosofo cinese.

Il sentiero è

La pazienza è una delle più grandi virtù, essa ci predispone ad agire nei momenti migliori, lasciar scorrere lungo il fiume ed agire al momento opportuno, dona ai soggetti la profondità e la maturità nell’affrontare ogni argomento della propria esistenza. Ed inoltre la cautela attenua i fattori di rischio. Si potranno così vincere amarezze ed ansie date dalle cose che sconosciamo, rafforzando anche la volontà.



BILANCIA

Nella mitologia greca si racconta del mito di Aracne, una fanciulla che aveva la meravigliosa arte di tessere. Tale era la sua bravura che sfido la dea Atena, conosciuta come una grande tessitrice, nel tessere la migliore tela. In effetti Aracne creò con le sue immagini di divinità che sembravano uscire dalla tela stessa creando la miglior tela per stessa ammissione della Dea. Ma la divinità si infuriò per questa perdita e punì la fanciulla a pendere da un albero ed a non tessere più con le mani, ma per l’eternità con la bocca, trasformandola in un ragno. Una condanna perché era più abile della divinità. La rabbia e la carenza di sensibilità accecano gli esseri, e malgrado la posizione di rilievo, non si sfidano le divinità, non bisogna adottare presunzione nella propria arte del fare, ma ringraziare con gratitudine, per il dono ricevuto.

Cari amici della Bilancia, con Mercurio favorevole che vi predisporrà ad un dialogo profondo ed a stimoli intellettivi elevati, avrete la capacità di attrarre le opportunità che desiderate, ma è necessaria una grande umiltà ed un atteggiamento non prevaricatori nei confronti degli altri.

In ambito affettivo, con una verbalità dolce e comprensiva, stimolerete al meglio la persona amata ed i vostri cari e per mano li condurrete verso lidi sereni, verso la soluzione delle loro fragilità. Stimolerete al meglio in tal modo l’intimità di coppia e le relazioni familiari.

In ambito lavorativo, si esige una grande sensibilità verso partner professionali o colleghi, evitare in tal modo tensioni e scontri in questo ambito. Esprimendo con chiarezza e delicatezza le vostre necessità, potrete impostare dei rapporti basati sulla correttezza e sulla chiarezza.

“La sensibilità l’abito più elegante e prezioso cui l’intelligenza possa vestirsi”, così asseriva Osho, maestro spirituale.

Il sentiero è:

Avere la sensibilità di comprendere ed essere partecipi verso le emozioni delle persone a cui teniamo, porta al controllo degli istinti, ad un diverso modo di reagire, perché attraverso la comprensione, la capacità di giudizio è più elevata, più vicina agli altri. Non siate indifferenti ma solidali e sicuramente sarete amati per questo atteggiamento.



SCORPIONE

Percepire senza razionalizzare con la mente è una qualità del cuore, dona ai più sensibili possibilità di captare anticipatamente gli eventi, svegliandoci da una realtà illusoria.

In una canzone dei The Sun, “le opportunità che ho perso”, il testo esorta ognuno di noi a comprendere che c’è sempre la possibilità di scegliere, che l’essenza di ogni cosa è l’AMORE, con cui affrontiamo ogni argomento della nostra esistenza. Un invito a credere nella forza che è insita in ognuno di noi, e a comprendere che gli eventi negativi possono trasformarsi in un’opportunità di crescita per ogni individuo.

Cari amici dello Scorpione, Mercurio in Toro nei primi giorni del mese, ed Urano nel segno, suggeriscono una profondità del cuore nell’agire in ogni ambito del vostro quotidiano. Una parola detta col cuore rasserena gli altrui animi e vi farà evitare gli impulsi deterrenti.

In ambito affettivo, per mantenere la vostra serenità di coppia, gli astri vi suggeriscono di ascoltare le vostre emozioni ma anche di star attenti a non farsi vincere da esse. Con complicità ed amorevolezza impedire agli istinti di avere il sopravvento.

In ambito lavorativo, Giove stimolerà al meglio la vostra creatività, con una visione lungimirante godrete di stabilità ed un senso critico profondo. Eviterete così le insidie che si presenteranno e in più se aggiungete cuore nelle vostre iniziative riceverete rispetto e gratifiche.

“La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossano dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore”, così diceva Audrey Hepburn, attrice britannica.

Il sentiero è:

Emanare attraverso il cuore e non la mente, ci dona un percorso meraviglioso, ci fa percepire se una persona, una situazione, è adatta a noi e prestare attenzioni dinanzi ad alcune futilità. Inoltre aiuta gli altri ad agire con correttezza, attraverso una sorta di connessione ad un energia più alta, più pura. Come se il cuore già sapesse il divenire, e attraverso una sua armonica conoscenza, vorrebbe aiutarci a percorrere la via migliore.



SAGITTARIO

In una canzone di Fabrizio de Andrè, “Amico fragile”, il cantautore descrive della sconfitta di chi ha scelto il ruolo del giudice, del moralista e del libertario. Un pezzo che racconta il fallimento di un artista perché il mondo non si rende conto che invece essi stessi sono un’opportunità. In un tratto della canzone il cantautore emana così: 

“Potevo attraversare litri e litri di corallo

per raggiungere un posto
che si chiamasse arrivederci”.

Una meravigliosa riflessione dell’artista, dettata forse dal dolore di non aver compreso esso stesso, il proprio limite, di non aver osservatori, essere “molto più ubriaco” delle stesse persone che in qualche modo aveva giudicato, avviandosi attraverso un dolore, verso una crescita dell’animo.

Cari amici del Sagittario, con Mercurio e Venere in aspetto di opposizione, la vostra parola ed i vostri sentimenti ed emozioni vivranno una sorta di fragilità a causa delle grandi sensibilità in voi ed alla vostra maturità raggiunta.

In ambito affettivo il dialogo sarà un po’ acceso e non sarà facile il confronto, non sarete facilmente compresi, piuttosto sarà facile ricevere delle critiche o atteggiamenti ingiusti nei vostri confronti. Siate amorevoli e magari rimandate il confronto ad una fase più armonica.

In ambito lavorativo potrete ricevere notizie che vi infastidiranno, o che vi suggeriranno ansia e tensione. Invece di reagire con determinazione, è preferibile l’ascolto ed un atteggiamento al momento accomodante. I giovani del segno dovranno accettare una critica.

“L’amore più forte è quello di manifestare le proprie fragilità”, così diceva Paulo Coelho

Il sentiero è:

Andare oltre i propri limiti, vincere le proprie necessità per essere vicini alle persone a cui teniamo, è un atto di amore molto grande che purifica l’animo e dona strumenti validi per ricostruire le armonie ed aiuta chi ci ama a venirci incontro.



CAPRICORNO

Ci sono diversi modi di approcciare ai demoni che si manifestano nel nostro intimo, nel nostro quotidiano, essi hanno un potente effetto su di noi ed è quindi necessario saperli riconoscere per affrontarli nel miglior modo possibile. Ognuno di noi sperimenta le emozioni in modo diverso dagli altri simili, nel caso personale una via molto intensa e positiva è cercare di vincere i timori e i sensi di colpa. Dopo aver percepito ciò, bisogna eliminare, un po’ per volta, le emozioni negative. Soprattutto cercando di vincere le rabbie.

Cari amici del Capricorno, con Marte in opposizione, vivrete un calo energetico, una sorta di insoddisfazione che potrebbe far emergere emozioni negative ed atteggiamenti eccessivi nei confronti di chi vi ama. Bisognerà cambiare il proprio modo di emanare e di agire, onde evitare situazioni di instabilità.

In ambito affettivo, la tristezza e l’incomprensione sono troppo dolorose per voi, vi sentirete non compresi e trascurati e con le vostre stesse emozioni potreste non sopportare più l’ambiente che vi circonda. Il successo dinanzi a queste situazioni sarà il controllo.

In ambito lavorativo, sarete un po’ stanchi e demotivati soprattutto perché le situazioni faticano a decollare ed anche perché pensavate di poter raggiungere prima delle gratifiche. Piuttosto che affliggervi, cercate invece di utilizzare al meglio le vostre chance ed il vostro tempo, magari investendo in formazione.

“Innanzitutto l’emozione! Soltanto dopo la comprensione, così diceva Paul Gauguin, pittore francese.

Il sentiero è:

Per vincere le proprie emozioni ed evitare di commettere errori che successivamente non sarebbero di facile soluzione, bisogna fermarsi a riflettere e trovare il controllo della situazione, attraverso delle tecniche come meditazione, tendenza al rilassamento, bisognerà considerare cosa è più utile per noi imparando così a riconoscere gli eventi ancor prima delle loro realizzazione contrastandoli attraverso la comprensione di ciò che è positivo o negativo per noi.



ACQUARIO

Nella mitologia greca, è molto noto il mito di Apollo e Dafne, figlia di Gea e Peneo, la ninfa dedita a Diana che ha scelto di rinunciare all’amore. Apollo se ne innamora, ma essa per sfuggire alle avance ed alla tentazione di cedere, chiede aiuto al padre e si trasforma nella pianta di alloro, sacra agli dei. Una metamorfosi per donarsi aiuto, un processo di trasformazione necessaria per vincere i limiti umani ed elevarsi al superamento della sofferenza. 

Cari amici dell’Acquario, con Giove sino a metà mese e Saturno nel segno, attraverso un processo di sublimazione avrete modo di superare le vostre fragilità. Una predisposizione necessaria per evolversi da bruco a splendida farfalla anche se ciò comporterà delle rinunce.

In ambito affettivo, finalmente le novità arriveranno, ma niente sarà donato a voi con facilità, bisognerà vincere le proprie ansie ed accettare gli insegnamenti che Saturno in qualche modo vi impone attraverso un volere forte ed una coerenza, saprete gestire le vostre fragilità.

In ambito lavorativo, sarà necessaria tanta grinta e soprattutto un vincere l’apprensione con visione lucida e determinazione. Evitate di farvi toccare dai limiti altrui e cercate di procedere con sicurezza ed efficienza. Un aiuto in più vi sarà donato dalla vostra grande capacità di ragionamento.

“Il dolore ha dei limiti, ma non l’apprensione, perché ci addoloriamo per ciò che sappiamo che è accaduto, ma temiamo tutto ciò che ci può accadere”, così diceva Plinio il Vecchio, filosofo.

Il sentiero è:

Quando uno stato di inquietudine ci pervade, bisogna mettere da parte i pensieri dolorosi e rivolgere la mente verso fotogrammi della vita positivi. È necessario anche evitare le situazioni che ci dispongono all’attesa altrimenti le preoccupazioni, i timori, le paure si alimentano. Una predisposizione alla calma e alla serenità a prescindere, aiutano a ritrovare la tranquillità. Una mutazione è necessaria per raggiungere l’evoluzione, un nuovo gradino della propria esistenza che consacrerà la vostra realizzazione e, attraverso il superamento delle proprie barriere, vi condurrà verso cieli limpidi e sereni.



PESCI

La canzone di Achille Lauro, “Rolls Royce”, racconta di una vita non serena, dove è difficoltoso essere spensierati, le persone di cui parla hanno a che fare con gli eccessi, nella droga, nei limiti umani valicati. Persone che malgrado abbiano raggiunto il successo, non sono stati in grado di gestirlo emozionalmente, e per non farsi annientare dal sistema hanno optato verso una via di non ritorno, verso una mancanza di rispetto verso il sé. Una paura, una fragilità che conduce gli esseri ad una sorta di auto distruzione o di auto punizione. Ed in un estremo di follia si vuol raggiungere una notorietà e poi magari anche morire.

Cari amici dei Pesci, Nettuno è il pianeta che in astrologia indica i sogni e la fantasia con una sorta di tendenza al di fuori della norma, ma in aspetti negativi suggerisce i vizi, o la visione degli estremi, come le dipendenze, la droga. Nel vostro segno può indicare una visione al di fuori dei canoni tradizionali con genialità se in aspetto positivo, ma con aspetti negativi le risultanti possono essere disastrose per l’individuo, mai andare verso gli estremi, è necessario un controllo ed un lavoro per l’amore per il sé e gli altri, attraverso la fiducia ed il rispetto.

In ambito affettivo, l’eccessivo sentimentalismo può condurvi ad immense insoddisfazioni se non ricambiati con egual intensità. Piuttosto che danneggiarvi con pensieri negativi giocate con la fantasia e soprattutto evitate di imporre il volere, piuttosto spiegate col cuore le vostre necessità. Evitate le ambiguità.

In ambito lavorativo, l’intuito di questa fase sarà particolarmente elevato, avrete in questo ambito un’ottima capacità di ragionamento ed un’ottima visione del futuro. State però lontani da pregiudizi e se gli eventi sono troppo ripetitivi, evitate gli eccessi di giudizio.

“Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare”, cosi sosteneva William Shakespeare, drammaturgo inglese.

Il sentiero è:

L’insicurezza e la paura del rischio, possono condurre le persone ad eccessi. Argomenti come la gelosia, l’invidia, il sentirsi superiori o inferiori agli altri predispone ad estremi la personalità ed il suo agire. È sempre preferibile una via mediana, creare delle connessioni armoniche con rispetto di noi e degli altri.

“Anti” è il nuovo album firmato da Gionnyscandal

Dopo l’uscita di “Salvami” e “Coca & Whisky”, attraverso “Anti” Gionny lancia un bellissimo messaggio di libertà in ogni suo genere, sdoganando ogni tabù: la libertà di essere come si vuole, la libertà di amare qualsiasi sesso, essendo di qualsiasi sesso, mostrandosi per quello che si è veramente, senza filtri e false ipocrisie di sorta.
Nella copertina del disco l’artista si rivela così per la prima volta senza veli, nudo, accompagnato solo dalla sua inseparabile chitarra.

In questo disco sono finalmente io – dichiara GionnyScandal– ho raggiunto una nuova maturità e consapevolezza del mio essere artista, sono libero da ansie, paranoie e inutili paure …. ora finalmente quando sono in studio sono felice della musica che sto facendo, non che prima non lo fossi, ma la mia vera identità è sempre stata questa. Mi mancava suonare la chitarra distorta, mi mancava scrivere senza filtri, GionnyScandal, quello autentico, è questo”.

Il disco, contenente ben 14 brani, s’impreziosisce di una grande collaborazione internazionale, quella con Pierre Bouvier, il cantante dei Simple Plan, una delle band pop punk più famose e importanti del mondo. Gionny duetta con lui in “Nicotina” realizzando uno dei più grandi sogni della sua vita. Anti è un disco di grande impatto e carico di energia che rivela un GionnyScandal che non ha paura a mostrarsi nella sua essenza più profonda; un artista versatile e autentico, dotato di una sensibilità rara, un talento unico nella scena musicale contemporanea italiana in grado di muoversi in diversi range, spaziando tra differenti generi e stili musicali.

Fenomeno da milioni di views, GionnyScandal, al secolo Gionata Ruggieri, nel corso degli anni è riuscito a conquistare il grande pubblico. Le sue canzoni sono state ascoltate 190 Milioni di volte sulle principali piattaforme di streaming e i suoi video hanno superato oltre 200 Milioni di view su YouTube, dove conta oltre mezzo milione di iscritti. L’artista è molto forte anche sui social dove sia Instagram che Facebook contano oltre 350.000 follower, ma è su TikTok che i numeri raggiungono livelli stratosferici con oltre 650.000 follower.

Gionny tornerà live nel 2022! L’artista ha già annunciato due irrinunciabili appuntamenti dal vivo il prossimo 10 febbraio all’Alcatraz di Milano e l’11 febbraio all’Hiroshima Mon Amour di Torino. I biglietti sono disponibili su Ticketone al seguente link https://www.ticketone.it/artist/gionnyscandal/

TRACKLIST “ANTI”

1. CHE NE SAI TE

2. GIORNI TRISTI

3. DEMONI

4. 3e33

5. DESIRÈE

6. NICOTINA FEAT PIERRE BOUVIER from SIMPLE PLAN

7. KILLER

8. MOSTRO SOTTO AL LETTO

9. NUVOLE

10. BALLO CON IL DIAVOLO

11. PROSSIMA FERMATA TU

12. COCA & WHISKY

13. SALVAMI

Style meets music Icons – Fred Perry firma la campagna 2021 con i Gorillaz

Il mondo della musica e i suoi protagonisti hanno, da sempre, nel loro dna un forte valore aspirazionale per i creatori di moda. In un incontro trasversale di generazioni, questi due universi condividono valori ora più che mai importanti, come quello della creatività, della bellezza e dello spirito d’aggregazione, trovando la loro identificazione in campagne di grande impatto emozionale che arrivano dritte al cuore del pubblico.

Come quella che ha per protagonisti i Gorillaz, l’iconica band britannica fondata nel 1998 dal musicista Damon Albarn e dal disegnatore Jamie Hewlett, per rappresentare lo storico brand Fred Perry, conosciuto da tutti per le famose polo disegnate negli anni ’50 dal tre volte campione di Wimbledon, che ha dato a questi iconici capi il proprio nome.

La campagna 2021 raffigura i componenti della band in 2D, con le Fred Perry Shirt M3 One Colour e M12 Twin Tipped, caratterizzate dall’iconico Laurel Wreath ricamato sul petto e ancora prodotte a Leicester, in Inghilterra, con i macchinari tradizionali.

Dopo essere state adottate da 60 anni di generazioni di ribelli, è il batterista Russel Hobbs a confessare: “La mia prima Fred Perry Shirt in realtà non era mia, apparteneva ad Arthur Ashe. Arthur era un incrocio tra Barack Obama e Denzel Washington. Era un artista e aveva stile. Portava i capelli afro, un paio di pantaloncini e, naturalmente, la classica polo da tennis Fred Perry. Ha anche fatto un disco chiamato “How To Play Tennise io ho quel disco. Non so ancora giocare a tennis però amo quella polo

La più grande band virtuale al mondo, con 20 anni di successi alle spalle, è composta dal frontman 2D, dal chitarrista Noodle, dal batterista Russel Hobbs e dal bassista Murdoc Niccals.

Ognuno di loro ha realizzato un’intervista speciale e una playlist con i suoi brani preferiti, online su fredperry.com/subculture. Vietato lasciarsele scappare.

Addio Alber Elbaz, lo stilista che aveva capito le donne

Amato da tutto il mondo della moda, Alber Elbaz ci ha sorpreso ancora un’ultima volta, lasciando la sua ultima creatura AZ Factory (gruppo Richemont) in corso d’opera, un progetto nato per andare incontro alle esigenze delle donne, facendole sentire uniche e speciali, indipendentemente dalla loro taglia o età.
Il presidente di Richemont, Johann Rupert ha dichiarato: «È stato con shock ed enorme tristezza che ho appreso dell’improvvisa scomparsa di Alber. Aveva una reputazione ampiamente meritata come una delle figure più brillanti e amate del settore. Mi ha sempre colpito per la sua intelligenza, sensibilità, generosità e creatività sfrenata. Il suo senso della bellezza e l’empatia hanno lasciato un’impronta indelebile».

Lo stilista israeliano è venuto a mancare, a soli 59 anni, nella sua amata Parigi, per le conseguenze del covid19.
Gli inizi in Guy Laroche, la nomina di direttore creativo in Yves Saint Laurent è il sogno che si avvera, fino all’approdo in Gucci, dove presto viene sostituito da Tom Ford. Una breve collaborazione con la Signora Mandelli che gli apre le porte della sua casa di moda e l’impresa per cui è ricordato dai più: aver riacceso i riflettori della maison Lanvin in un’ottica fresca e rinnovata. Quel periodo della sua direzione creativa che va dal 2001 al 2005, viene ricordato da chi ha lavorato con lui, come un’esperienza fuori dal comune, in cui Elbaz riporta tutto su una dimensione basata sul valore umano, con un’altissima considerazione di ogni individuo, qualsiasi fosse il suo ruolo all’interno dell’azienda.
Con occhiali spessi e vistosi ruban in seta, si presentava al pubblico per dichiarare una visione fatta di volumi e ruches strutturate, vita sempre in evidenza, in un vero atto di esaltazione femminile ben riuscita.

Yves Saint Laurent e Alber Elbaz

Da sempre contraddistinto da una profondità d’animo e una visione autentica della bellezza, che trovano adito nel suo costante lavoro sulla consapevolezza del corpo. “Everyone wants to be young and skinny. This is awful. Curves are marvelous. Wrinkles are hypnotizing. Why not just be happy with who you are?
Non a caso fu molto amato dalle donne più ricercate di Hollywood, che hanno scelto i suoi abiti per varcare il red carpet, come l’indimenticabile Meryl Streep che con un suo Lanvin ritirò l’Oscar per la sua interpretazione in The Iron Lady.
Dopo la chiusura con Lanvin, lasciata per incomprensioni con l’azienda, fu Tod’s a chiamarlo per firmare una capsule dal nome “Happy Moments by Alber Elbaz”.

Meryl Streep alla cerimonia degli Oscar in Lanvin


Freddy Carter – il misterioso Kaz Brekker di Shadow and Bone

Photographer: Joseph Sinclair
Stylist: Ella Gaskell
Groomer: Nadia Altinbas

Se vi siete lasciati conquistare da quel filone di fantasy caro anche agli adulti, in cui una serie articolata di eventi s’intreccia con le avventure di protagonisti dalla personalità complessa, in luoghi mai esistiti, ma rappresentati con il culto meticoloso di un mondo reale, non vorrete perdervi Tenebre e Ossa, tratto dal primo romanzo della dilogia fantasy (Six of Crows) ambientata nel mondo dei Grisha, scritta dall’autrice americana Leigh Bardugo.
Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, Alina Starkov, un’orfana adolescente che cresce a Ravka, un mondo fantastico ispirato alla Russia degli zar dell’800, con costumi ed effetti speciali da togliere il fiato.

In vista dell’uscita su Netflix, la Mondadori ha ripubblicato il romanzo con una nuova grafica e con il titolo “Tenebre e Ossa” il 3 novembre 2020.
Freddy Carter, regista in piena fase creativa, a dispetto del momento pandemico, è anche un attore straordinario che in Shadow and Bone interpreta i panni di Kaz Brekker, un uomo d’affari, di quelli che non faresti proprio alla luce del sole però.
Come si riesce a percepire dalla sua attività di regista, col suo “N.89”, anche il Freddy Carter attore riesce a mixare una sottile e tagliente ironia, a situazioni tragiche o d’emergenza, con un ritmo inaspettato, da lasciarti quasi stordito. Mettendo in scena vicende e rapporti tra i personaggi nella maniera più originale possibile.

Mr Brekker è un individuo dal pensiero freddo e distaccato, che nasconde un passato che si rivelerà sicuramente illuminante sul suo temperamento, responsabile anche del suo fascino misterioso. I suoi occhi tradiscono un dolore irrisolto, misto a sete di vendetta, di cui ancora non si conoscono i dettagli. Solo un furbo uomo d’affari poco avvezzo a fidarsi perfino dei suoi amici più cari, anche se le 8 puntate della serie ci riservano molte sorprese sui personaggi e la loro evoluzione.

Classe 1993, ha passato gli anni della sua formazione alla Oxford School of Drama. Alle prime esperienze teatrali sono seguite le prime performance sul grande schermo nel film Wonder Woman in cui interpreta un soldato, ma è il ruolo di Peter, detto Pin, in Free Rein a rendergli la notorietà che merita.

Sappiamo che hai scritto e prodotto anche un cortometraggio “No. 89” con Caroline Ford e tuo fratello Tom Austen. Ce ne vuoi parlare?

Penso che “No 89” sia uno dei miei risultati di cui vado più orgoglioso. Vedere crescere un progetto, dall’idea iniziale, attraverso la produzione, fino al suo completamento è stato davvero appagante e interessante. È stato un piacere lavorare con Caroline e Tom, sono entrambi attori così talentuosi che ha reso il mio lavoro molto facile. Sono stato colpito sicuramente dal virus della regia poiché attualmente sto lavorando al mio secondo cortometraggio “Broken Gargoyles”, che dovrebbe essere girato nelle prossime settimane.

In quale serie ti sei trovato più a tuo agio? Oltre all’apparentemente freddo Mr Brekker, ti abbiamo visto interpretare anche i panni di Pin Hawthorne in Free Rein.

Sono stato molto fortunato a lavorare su un’ampia varietà di programmi TV con toni, temi e destinatari davvero diversi. Mi è piaciuto molto lavorare su Free Rein, è abbastanza raro interpretare lo stesso personaggio per tre anni – mi sentivo come se sapessi davvero chi fosse Pin alla fine.
Ammetto però che Kaz Brekker è stato sicuramente il mio ruolo preferito fino ad oggi, è così complesso e c’è sempre di più sotto la superficie che è una grande sfida come attore.

A proposito, ti piace andare a cavallo? Quali altri hobby ha Freddy Carter fuori dal set?

Adoro andare a cavallo, mi manca davvero e spero di poter tornare a farlo presto. La mia passione principale al di fuori della recitazione è la fotografia, ho iniziato a scattare foto dei miei compagni di cast sul set durante Free Rein, è nato come diversivo per passare il tempo e me ne sono subito innamorato, è un modo per ricordare tutte queste emozionanti avventure che ho la fortuna di vivere.

Shadow and Bone è un inno all’amicizia, al nessuno si salva da solo, all’importanza di un’alleanza per raggiungere i propri obiettivi. Che ruolo ha giocato, nella tua esperienza di vita, la presenza di un complice? Vuoi raccontarci un’esperienza in particolare?

Questo è verissimo, il tema di una “famiglia trovata” o di una “famiglia prescelta” era così importante nei libri e penso che sia altrettanto evidente nello show televisivo.
Penso di aver avuto un’esperienza simile con il cast di “Shadow and Bone” a Budapest. Siamo arrivati ​​tutti da soli in questa nuova città, nessuno di noi si conosceva prima, ma siamo diventati molto vicini e abbiamo formato una piccola famiglia.

Che progetti hai in cantiere? Sia come regista che come attore?

Sono molto entusiasta di iniziare a girare molto presto una nuova miniserie TV chiamata “Masters of the Air” per AppleTV. Lavorerò con lo stesso team di “Band of Brothers” e The Pacific “, il che è un po’ un sogno che si avvera per me perché ho amato quelle serie nei miei anni di crescita.
Come regista, ci stiamo preparando a girare “Broken Gargoyles” a Londra tra poche settimane!

Cosa significa oggi essere un regista? Ha una responsabilità nella scelta dei temi da raccontare?

Penso che sia davvero importante che ci sia qualche elemento di speranza nelle storie che raccontiamo e nelle storie che consumiamo. La pandemia e i vari blocchi hanno dimostrato quanto siano importanti l’intrattenimento e le arti per il benessere delle persone, quindi finché gli artisti del mondo non perdono la speranza, andrà tutto bene.


100 anni di Gucci – Aria è una passerella di celebrazione e rinascita

Anno di rinascita – anno di celebrazioni. Il centenario di Gucci coincide con l’ultimo atto della fase pandemica e si profila di buon auspicio per una ripresa economica e creativa. La sfilata Aria, presentata attraverso un film codiretto da Alessandro Michele e Floria Sigismondi – che ha già firmato la recente campagna di Gucci Bloom con Angelica Huston – è solo il primo di una serie di eventi e progetti, scaturiti dal genio creativo di Alessandro Michele, che si faranno portatori di una celebrazione lunga e personalissima come la storia della Maison. In una celebrazione del passato come atto di consapevolezza del presente e catalizzatore del futuro.

Della musica si è occupato lo stesso Michele, col remix di Lawrence Rothman, le cui variabilità sonore si spostano da Gucci Gang di Lil Pump a Gucci On My Bag di Mier.

Aria come inno alla libertà dai rigidi codici di stile, firma intellettuale del Direttore Creativo che con l’utilizzo fluido di linee morbide, chemisier di seta e suits in velluto dai colori brillanti e dettagli preziosi come gioielli, ha emancipato la moda dai vincoli di genere.
Aria come punto d’arrivo dei 94 modelli, importanti e carichi di significato che, dopo aver attraversato un paesaggio notturno metropolitano caratterizzato da luci al neon e una dark room, giungono in un giardino segreto in cui la natura torna rigogliosa e protagonista di un mondo nuovo e rigenerato.

Una revisione di tutto quello che ha fatto la storia di Gucci, ibridandola di nuove “riserve di energia che possiedono in potenza una vita ulteriore” per usare le sue parole “Nel mio lavoro, accarezzo le radici del passato per produrre infiorescenze inattese, scolpendo la materia attraverso innesti e potature. A questa capacità di riabitare il già dato faccio appello”

Ad alterare l’ordine di questo percorso di memoria, il gioco provocatorio di alcuni capi all’interno della collezione che Alessandro Michele si è divertito ad hackerare con il logo di BALENCIAGA (come nella JACKIE 1971) che, badate bene, non ha nulla a che vedere con una capsule collection.

I riferimenti al mondo lussuoso e sexy di Tom Ford e a quello equestre, radicato nell’heritage del brand, s’intrecciano senza scivolare nella nostalgia, ma riproponendo visioni riconoscibili in una lettura rinnovata e rinvigorita di futuro.  

Il richiamo all’Hotel Savoy di Londra, così caro a Guccio Gucci dove lavorò prima del suo rientro a Firenze per aprire la Guccio Gucci nel 1921.

Il logo ripetuto e messo in risalto dalla luce dei cristalli swarowsky, insieme alla banda bicolore istituzionale completamente rieditata e rivoluzionata nella forma in abiti e gonne. 

Rigenerazione e prime volte, come gli articoli di alta gioielleria della linea Orto Deliciarum che per la prima volta vengono inclusi in sfilata: un’anteprima dei nuovi articoli di alta gioielleria di Gucci.

“Attraversare l’ora in cui tutto ebbe origine è per me una grande responsabilità e un
gioioso privilegio. Significa poter aprire le serrature della storia e sostare sull’orlo del
cominciamento. Significa immergersi in quella sorgente natale per rivivere il vagito
e l’apparire al mondo.”
Dichiara il Direttore Creativo Alessandro Michele

It’s all about Melancholia

Sono la band rivelazione dell’ultima edizione di XFactor.
Già dalla loro prima audizione abbiamo capito che i Melancholia avrebbero contribuito a tenere alto lo share della 14a edizione del talent show prodotto da Freemantle, con i loro inediti potenti ed esplosivi come le loro performance.  

Lo scetticismo iniziale sul grande schermo e poi il precasting, il momento in cui hanno iniziato a crederci e a fidarsi di un mondo a lustrini che per fortuna ce li ha fatti scoprire.
Il format televisivo ci metteva un po’ paura, ma dagli autori ai produttori, al nostro super giudice Manuel, tutti ci hanno lasciati liberi di esprimerci al massimo e ci hanno fatto crescere senza snaturarci”, ci racconta Benedetta, voce energica e instancabile, portatrice sana di buonumore, tra due fraterni complici senza compromessi, Fabio (synth) e Filippo (chitarra), che compensano l’esuberanza della frontgirl con imperturbabile temperamento zen degno di un monaco buddhista.

Amici praticamente da sempre, hanno iniziato come band acustica. Poi si sono convertiti al rock elettronico e l’intuizione ha dato ragione alla band di Foligno che, dopo il successo televisivo e tre milioni e mezzo di ascolti su Spotify, hanno firmato con Radar concerti che li porterà a vivere l’emozione dei live, dopo un anno difficilissimo per tutto il mondo dello spettacolo.

Ma in attesa di vederli sul palco, sarà un live streaming, a maggio, a renderli protagonisti della loro prossima performance, in cui pare che vogliano esibirsi con nuovo pezzo, in attesa dell’uscita del loro singolo a settembre e un album entro la fine dell’anno.

Chiudete gli occhi ed esprimete un desiderio. Dove vi piacerebbe fare il primo live?
La risposta arriva corale. “All’Alcatraz! qua a Milano, dove abbiamo visto il primo concerto insieme poco dopo esserci conosciuti. Ma sarebbe bello anche a un festival, come lo Sziget, sul Danubio.”

E chi avete visto all’Alcatraz? Ve lo ricorderete per tutta la vita.
I Twenty One Pilots, li adoriamo e sono stati una grande fonte d’ispirazione per noi.

La vostra canzone che più sentite dentro in questo momento, ce la raccontereste anche con un verso?
Di sicuro “I’m giving up” perché credo sia un po’ il cuore delle paure. Quando sentiamo di doverci arrendere di fronte a tante difficicoltà, e a volte questa sensazione è così forte da inondare tutto quello che hai intorno, ma alla fine arrivi alla consapevolezza che nella realtà dei fatti ci sarà sempre qualcosa con la quale tu non riuscirai a non combattere e che ti trascinerai dietro, anche se magari ti farà malissimo, ma ti porterà a scavarti ancora più nel profondo.
Nel nostro caso può essere la voglia di scrivere e di suonare ad esempio, che è vitale, ma allo stesso tempo ci prosciuga.
i will love you 
even if you want to kill me 
i will want you
even if you want me dead
i will kiss you 
even if i’ll spit up blood 
i will hug you 
even if you’ll break my bones”

Ci risponde Benedetta che scrive tutti i testi con la passione che la contraddistingue, appassionata, tra le altre cose, dei film di Lars Von Trier e divoratrice dei libri Chuck Palahniuk e dei grandi romanzieri russi come Čechov e Bulgakov.

Discutete mai?
Benedetta: La verità è che io sono molto dura e loro sono molto carini.
Fabio: Diciamo che siamo due cuscini.

Una curiosità su di voi.
Benedetta: Filippo dorme con l’amuchina in mano e ieri in treno ci ha regalato la versione smart perché si è addormentato con la bustina monodose.
Ogni carnevale Fabio si veste da drag queen ed è incredibilmente bravo, ci ha dato grandi e trasformiste versioni di sè. Filippo: Benedetta ha la testa in perenne attività, non dorme! Ascolta la musica 24 ore su 24, divora film e legge tantissimo, anche con la musica!

Se dovessero proporvi di partecipare a un festival italiano lo fareste?
Guarda ci stiamo pensando e stiamo pure sperimentando qualcosa in italiano o bilingue.

Vi piacerebbe fare una collaborazione con un altro artista o gruppo? Se si chi sarebbe?
I Twenty One Pilot, ovviamente. E anche i Moderat


Photographer: Federico Ghiani @ghianinson
Interview, production and styling: Rosamaria Coniglio @rosamaria_coniglio
Make-up: Barbara Ciccognani @barbie.ciccognani_makeup
Hair Stylist: Angelo Rosauliana @angelorosauliana
Supporter: Amarsi Fragrances https://amarsi-fragrances.com/

Javier Goyeneche – 10 anni di Ecoalf e un nuovo modello di business 100% sostenibile

È stata presentata ieri a Milano la nuova collezione Ecoalf 1.0
Capi essenziali e un design classico e senza tempo, per entrare nel nostro guardaroba e durare nel tempo. Questa collezione, oltre ad essere stata prodotta in maniera 100% sostenibile, in filato del mare – Ocean Yarn – derivato dalle bottiglie di plastica riciclate raccolte dai fondali marini, è il punto di partenza per uno stile di vita veramente sostenibile.
La sua silouette è impeccabile e ogni dettaglio è rifinito con una cura scrupolosa, da renderli esclusivi ed eterni, per essere indossati negli anni futuri ed essere mixati con pochi capi stagionali in più.

Per un uso più etico del guardaroba in cui la qualità si sostituisce alla quantità.
Materiali riciclati e una riduzione d’acqua e di emissioni di CO2 sempre maggiore sono alcuni dei principi che stanno alla base della produzione di Ecoalf, insieme a una ricerca sempre più accurata che mira a ottenere fibre vegetali all’avanguardia, per un maggiore rispetto della natura tutta, animali compresi. Come il Kapok, una fibra morbida e setosa, ricavata dalla cellulosa naturale estratta dalla frutta essiccata dell’albero da cui prende il nome.

“La linea 1.0 è la realizzazione di un sogno. Quando ho creato Ecoalf nel 2009 questa era la qualità, l’estetica e l’innovazione che volevo che ogni prodotto avesse. Ci sono voluti 10 anni di ricerca e determinazione, ma questa linea per me è un grande traguardo.”
Queste le parole di Javier Goyeneche, fondatore di Ecoalf e pioniere di una moda 100% ecosostenibile, a cui abbiamo quale strada bisogna percorrere per creare un sistema di produzione completamente sostenibile che sia in grado di creare un cambiamento.  

È necessario pensare a un nuovo modello di business che già dal design consenta di rispettare il sistema di produzione circolare, fino alla distribuzione e al riutilizzo dei materiali, in un ciclo che può essere infinito. Ma per fare questo bisogna cambiare il modello attuale, riducendo i cicli di sovrapproduzione, da cui il mercato è sommerso, e concentrare le collezioni più sulla qualità che sulla quantità.

Sottolinea, inoltre, quanto siano dannose per l’ambiente le campagne sul Black Friday, nemico indiscusso del pianeta, in cui vengono acquistate quantità enormi di capi di cui non abbiamo veramente bisogno e che finiscono per generare materiale di scarto difficile da smaltire, per non parlare delle emissioni di CO2 e materiale inquinante causati dal numero elevatissimo di spedizioni e imballaggio.

Il tuo impegno costante ha contribuito a creare consapevolezza nel consumatore, ma anche nelle aziende più giovani che si affacciano al mondo della moda con un approccio più sostenibile. Abbiamo parlato di materiali recuperati dalla pulizia dei mari o delle sempre più innovative fibre vegetali. Si riesce ad essere sostenibili anche nell’uso dei colori?

Assolutamente si. Un esempio è la capsule collection creata in collaborazione con la top model Blanca Padilla, composta da 8 pezzi unisex in cotone organico, colorata con tinture ricavate da piante, radici o frutta. L’aspetto affascinante è che ogni colore, essendo 100% organico, non è mai identico su ogni capo.

La linea Premium 1.0 apre le porte alla vera innovazione nel sistema produttivo, ma pone soprattutto le basi per un mercato 100% sostenibile, basato su regole etiche ben definite e sull’utilizzo di materiali completamente sostenibili. Un esempio? Il trench oversize Mos in cotone riciclato risparmia 1.466 litri di acqua e riduce le emissioni di CO2 di ben 5kg.