A Forte dei Marmi inaugura Madeo, più che un ristorante, uno stile di vita

Riapre rinnovato nel design e con una nuova formula di intrattenimento lo storico ristorante Madeo al Forte, uno dei salotti più rinomati della prestigiosa località toscana, frequentato negli anni d’oro della Dolce vita dalla famiglia Agnelli, dai Moratti e dal jet set internazionale. Rilevato da Blue Water Group, società di consulting internazionale attiva nel settore nautico, il nuovo locale di tendenza della Versilia, facilmente raggiungibile dal centro di Forte dei Marmi e dotato di ampio parcheggio interno, è un luogo di ritrovo per una clientela sofisticata e attenta al dettaglio.

Madeo al Forte
La sala interna del Madeo al Forte

Cucina di qualità, musica, arte e intrattenimento nel cuore della Versilia

“Mancava in Versilia un locale che proponesse anche dinner show in stile Saint-Tropez e Lío di Ibiza. Madeo al Forte – raccontano i nuovi investitori – affianca alla cucina tradizionale di pesce d’alta qualità, presentata in due ambienti dallo stile diverso (teatro all’aperto e locale al chiuso), arte, musica dal vivo e intrattenimento, con 14 artisti di fama internazionale che hanno collaborato con il Moulin Rouge, Le Lido e Paradiso Latino di Parigi. Ogni sera dal 1 luglio i nostri clienti rimarranno stupiti dalle acrobazie e dagli spettacoli in programma che accompagneranno la cena dalle ore 22”.

Madeo al Forte ristorante
Un particolare del ristorante

Le proposte culinarie di Madeo al Forte, tradizione mediterranea in chiave contemporanea

La cucina di mare, che reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione mediterranea, gioca sulla seduzione della semplicità e sulla riconoscibilità del gusto; si avvale infatti della consulenza di Franco Bloisi, chef di grande esperienza e sensibilità.

La stagione del locale inaugura con gli imperdibili antipasti, tra cui il “Crudo Imperiale” (tartare di pesce bianco e tonno, gambero rosso, scampi, ostriche); quindi i primi con pasta fatta in casa come “Le Chicche della Nonna Madeo” (con crostacei, pecorino romano, datterini, basilico) seguiti da secondi scenografici nella presentazione ed equilibrati nel gusto, ad esempio la “Gran Catalana Madeo” (astice, scampi, mazzancolle, verdure croccanti e citronette). Classici e imperdibili le proposte dei dolci, su tutti il tiramisù scomposto, preparato sul momento dal personale di sala.

Il décor d’ispirazione nautica

Madeo al Forte cucina

L’ambiento interno è contraddistinto da un’eleganza sobria, discreta: il décor omaggia i leggendari Riva, Stradivari delle barche col loro primato di stile e bellezza. Immancabile, poi, il legno pregiato che sposa armoniosamente la raffinata mise en place dominata dal tovagliato bianco, col blu di Prussia che caratterizza le sedute.

Madeo al Forte bar
Un cocktail servito al bar del Madeo

Nel teatro esterno, incastonato in un curato giardino di piante e fiori, domina il rosso delle quinte, il palcoscenico ad angolo – delimitato da luci d’atmosfera- e il disegno originale delle sedute.
Grandi classici della mixology e un coinvolgente pianobar sotto le stelle, infine, renderanno le serate di Madeo al Forte davvero indimenticabili.

Madeo al Forte

Via G.B. Vico 75 – 55042 Forte dei Marmi (LU)

Telefono:  375 731 2555 

Orari: ristorante à la carte ore 19:30 – 23:30

Nell’immagine in apertura, gli ambienti interni del ristorante

La Rotonda Bistrò. A tavola la firma dello chef-star Tommaso Arrigoni

Il suggestivo porticato coperto illumina con la sua luce ambrata le serate estive del capoluogo lombardo, circondando i 12 mila metri quadrati di giardino della rinnovata location che ospita la Rotonda Bistrot con una proposta culinaria “fatta di piatti e gusti semplici, ma eseguiti con tecniche innovative” – così descrive il suo menù lo chef stellato Tommaso Arrigoni, la cui selezione è accompagnata dai cocktail ideati da 1930 SpeakEasy di Fabio “Benjamin” Cavagna.

La magia di un luogo che trova la sua ragion d’essere nel rispetto e la valorizzazione per l’origine della struttura: l’ex Chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri – grazie al lavoro dello studio OBR che ha pensato un sofisticato design di arredo, essenziale e ispirato proprio alla cultura monacale: è qui che moderni tavoli fratini e una lunga panca dialogano con la pavimentazione in cotto. «Quando Rotonda Bistrò ha preso forma, da subito ci siamo posti il problema del rispetto di questi spazi. Infatti, abbiamo scelto di affidare alla matita dello studio OBR, del duo Palo Brescia e Tommaso Principi, la realizzazione del progetto architettonico. Ogni nostra azione è dettata dalla scelta di rispettare la Rotonda della Besana e aggiungere opportunità qualitative allo stile di vita che si può assaporare qui», racconta Pasquale Formisano, fondatore e project manager di Rotonda Bistrò.

Rotonda Bistro Milano
La Rotonda Bistrò in notturna

Dal concept alla cucina, un percorso che celebra l’autenticità

Si aggiunge, così, al MUBA – Museo dei bambini, caposaldo della tradizione formativo-educativa della Rotonda Bistrò, un nuovo concept che parte dalla condivisione di uno spazio incantevole, in cui l’interno dell’architettura tardo barocca si sposa con l’accogliente giardino esterno protetto dal suo colonnato, in cui il “menù educativo” dello chef Arrigoni fa da fil rouge a un’estetica del buon gusto che esalta l’eccellenza della cucina italiana.

la Rotonda Bistrò Milano
Il bar di Rotonda Bistrò

Ingredienti di altissima qualità e provenienza certificata come salumi D.O.P. e IGP, primi piatti interregionali rieditati in chiave contemporanea, come gli gnocchetti di patate con sugo di crostacei e topinambur, le uova CBT servite in graziose ceramiche che ne ricordano la forma, in tre sfiziose varianti: dalla spuma di piselli, fave e katsuobushi, alla fonduta di grana padano e carciofi arrosto o alla spuma di patata tartufata e crostone di polenta. La guancetta di maiale confit con riduzione di carne su purea di sedano rapa e, se non lo avete ancora provato, val la pena di tornare per l’hamburger di manzetta Prussiana JDC.
Una proposta pensata per tutta la famiglia, con le mezze porzioni dedicate ai più piccoli che sono pronti ad avvicinarsi al gusto della buona tavola.

Grandi classici rivisitati da un vero filosofo della miscelazione, Benjamin Cavagna di 1930, che si dedica ai cocktail and spirits addicted che possono gustarsi delle originali varianti dell’Americano con un flavour mix d’autore, come l’Americano della Besana, il Paloma Negra, o il Negroni in Vigna, vero fiore all’occhiello di questa esclusiva drink list.

Le Petit Chef, arriva in Italia lo show-cooking immersivo

Dopo il successo ottenuto nelle principali città internazionali arriva in Italia, in anteprima all’Aleph Rome Hotel, nel cuore storico della Città Eterna, Le Petit Chef. Si tratta di uno show immersivo multisensoriale creato nel 2015 dal collettivo artistico Skullmapping, che vede come protagonista un piccolo cuoco animato e virtuale.

Le petit chef show
Le Petit Chef

Lo spettacolo si svolge a tavola, nel vero senso della parola. Infatti i tavoli del Ristorante 1930 dell’Hotel (dal giovedì alla domenica), grazie a tecniche di videomapping e di realtà aumentata, diventano veri e propri display animati, palcoscenici perfetti per il piccolo cuoco che prepara virtualmente, tra mille avventure (e buffe disavventure) le pietanze, direttamente sui piatti dei commensali. Ecco allora che, nella penombra della sala, nascono sotto gli occhi degli avventori raffinatezze culinarie ricercate e prelibate, mentre le Petit Chef taglia verdure giganti, si tuffa in mare rincorrendo pesci, litiga con un octopus, si arrampica sulle stoviglie e “spara” panna montata tenendosi in equilibrio sopra una forchetta.

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Le Petit Chef

Una volta finita la proiezione, il piatto virtuale sparisce e viene servito quello reale, permettendo così agli spettatori di assaggiare ciò che hanno appena visto. Lo show si ripete poi per tutte le portate, rendendo l’esperienza sempre più divertente e avvincente.
Per soddisfare le esigenze di tutti i palati Le Petit Chef propone quattro menù da cinque portate, che includono carne, pesce e opzioni vegetariane. Tra i piatti da scegliere ci sono il risotto con astice, caviale Oscietra, crema di salicornia e lime, la millefoglie di melanzane e scamorza; ancora, il filetto di manzo al punto rosa con variazione di ortaggi, verdure e salsa al vino rosso e lo sformatino al cioccolato fondente con gelato alla vaniglia.

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Le Petit Chef
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Le Petit Chef

Oggi più che mai, il cibo è al centro delle nostre pratiche di condivisione sociale delle emozioni. Mangiare non significa soltanto nutrire il corpo, ma sta diventando sempre più un’esperienza completa, che coinvolge tutti i sensi e regala benessere fisico e mentale. Le Petit Chef offre l’occasione di trascorrere del tempo spensierato con gli amici o la famiglia, permettendo agli adulti di tornare un po’ bambini e offrendo ai più piccoli un’esperienza ludica indimenticabile.

Johnnie Walker arriva in Italia con ‘Keep Walking Together’

Il premium whisky Johnnie Walker si affaccia alla scena italiana con l’iniziativa Keep Walking Together, che celebra il ritorno della musica dal vivo con una serie di concerti itineranti che si terranno tra aprile e maggio in alcune delle città più emblematiche per la canzone italiana.
Tre serate in puro stile Spaghetti Unplugged, durante le quali artisti emergenti si confronteranno con star della musica, dando vita a una festa ancor prima che un concerto: l’occasione perfetta per rendere omaggio alla musica che ci ha sempre accompagnato, seppur a distanza, negli ultimi anni.

Ad inaugurare la manifestazione il 6 aprile, all’Apollo di Milano, sarà Tananai, volto milanese sulla cresta dell’onda dopo l’esperienza sul palco dello scorso Sanremo (con Sesso occasionale). E non sarà solo. Dopo Milano, il testimone passerà quindi a Roma, il 4 maggio all’Alcazar, ed infine a Bologna il 18 maggio al Locomotiv Club, con altri due ospiti e “padroni di casa” d’eccezione.

Il percorso di Keep Walking Together prende vita due anni fa in altri paesi con una serie di concerti, volti a dare visibilità a band e talenti emergenti e a coinvolgere addetti ai lavori e club in un momento particolarmente delicato per l’industria musicale. La piattaforma è stata promossa da alcuni dei principali esponenti della musica internazionale, come i cantanti Dani Martín in Spagna e Konstantinos Argiros in Grecia. Il whisky numero 1 al mondo, dal sapore inconfondibile, promuoverà l’iniziativa ed offrirà agli ospiti la possibilità di brindare durante la rassegna di eventi con alcuni dei suoi signature drink, vivendo l’emozione dei concerti in prima fila.

Ora più che mai Johnnie Walker invita a sposare la filosofia del Keep Walking, festeggiando il presente con al proprio fianco le persone che ci hanno fatto compagnia e supportato per arrivarci, brindando al futuro perché questo cammino di sentimenti, gioia e convivialità prosegua ulteriormente.

Stock Italia presenta Mijenta e la campagna #JOINYOURRABBIT

Dopo il lancio ufficiale di Mijenta presso La Punta de Agave di Roma, Stock Spirits Italia ha selezionato in tutta Italia 100 tra i più esclusivi bar manager, bartender ed esperti di settore ai quali è stato inviato uno speciale gift pack con all’interno una bottiglia di tequila Mijenta Blanco e una teca contenente un coniglio di origami numerato, creato appositamente per il progetto dall’origamista Federica Salvatori.



Tra questi Bruno Vanzan, Fabio Bacchi, Giorgio Fadda, Max La Rosa (Divan Japonais Frascati), Lucio D’Orsi (Dry Martini Sorrento), Manfredi Samperi (Al Settantasette Viterbo), Alex Frezza (L’Antiquario Napoli), Alberto Corvi
(The Doping club).
Ad ispirare il progetto #JOINYOURRABBIT è stata la famosa leggenda azteca di Mayahuel, dea della procreazione, e Patecatl, dio dell’agave, la cui unione produsse quattrocento conigli, amanti della buona compagnia e del buon bere.



Il commento di Armando Vernazza

Ci siamo innamorati subito di Mijenta – racconta il Direttore Marketing & Commerciale di Stock Spirits Italia, Armando Vernazza – un brand di cui subito abbiamo riconosciuto il grande potenziale grazie all’altissima qualità del distillato, alla professionalità della Maestra Tequilera e alle nobilissime caratteristiche valoriali alla base: minimizzazione dell’impatto ambientale e sostegno per le piccole realtà artigianali locali. L’idea dei conigli è ispirata dai valori su cui si basa l’azienda: sostenibilità, comunità, artigianalità e autenticità. Siamo felici dunque di ampliare il nostro portfolio dedicato al mondo dei cocktail bar esplorando per la prima volta i distillati d’agave e focalizzandoci sul tequila premium, che registra performance di crescita a doppia cifra”.
Numerosi i riconoscimenti ottenuti a livello internazionale. Al concorso “The Spirits Business Tequila Mezcal Masters 2022” di Londra, Mijenta Reposado ha vinto la medaglia “MASTER” concorrendo nel segmento ultra premium, insieme ai marchi più prestigiosi a livello internazionale, premiata da un panel tra i più prestigiosi barman ed esperti di settore.



È un’ulteriore conferma della qualità artigianale e del profilo inconfondibile che la Maestra Tequilera del Messico, Ana Maria Romero, è riuscita a conferire a Mijenta. Mijenta Reposado è invecchiata da sei a otto mesi in una miscela di botti di quercia bianca americana, quercia francese e di acacia.

La Hechicera è il “ron” esuberante che celebra l’abbondanza e il rinascimento colombiano

È stato presentato a Milano, in un clima immersivo di sapori colombiani, La Hechicera – il rum che custodisce tutta la ricchezza di emozioni di una terra che sta vivendo il suo rinascimento: la Colombia.
A raccontare il mix di blend pregiati invecchiati da 12 a 21 anni e maturati in botti ex bourbon c’erano Paolo Guasco brand Manager de La Hechicera e Miguel Riascos, managing director e co-founder, terza generazione di una famiglia i cui valori hanno a che fare con la magia delle esperienze e con la passione per un’attività di altissima qualità. Ed è il nonno che ha rivoluzionato il metodo di distillazione, utilizzando quello del Maestro Ronero Giraldo Mituoka e l’invecchiamento rigorosamente con metodo Solera, con botti a piramide, fino a 21 anni.



Hechicera significa incantatrice, per un rum che come una pozione si pone l’obiettivo di sedurre e “incantare” col suo aroma, evocando lo spirito libero, seducente ed esotico di un luogo popolato da uccelli variopinti ed altri animali misteriosi come la mantide religiosa, impressa sulla ceralacca blu cobalto che sigilla l’etichetta della bottiglia, un colore acceso che evoca freschezza e contemporaneità.
Un rum che conquista con sentori di caffè e vaniglia, avvolti da spire di cioccolato, platano e mentolo; conquista il palato con un distinto aroma di cannella, espresso e spezie come pepe nero e chili, cioccolato fondente e confettura di prugne.  

Stefano Nincevich, esploratore poliedrico del buon bere

Un «agitatore culturale, secondo la storica dell’arte Jacqueline Ceresoli, un «grande ricercatore e professionista» per Dario Comini, patron del Nottingham Forest di Milano, un «osservatore attento, preciso e al tempo stesso disincantato della nostra realtà», stando a Salvatore Calabrese, il “maestro” dei barman di tutto il mondo. Viene descritto così Stefano Nincevich nella pre e postfazione del suo libro bestseller Cocktail Safari. Un viaggio avventuroso nella storia di 70 drink. Per me che l’ho intervistato, Stefano è un esploratore “costruttivista” del buon bere, un uomo di cultura dalle sette vite come un gatto che, complice il suo modo di raccontare e raccontarsi, merita una conoscenza non superficiale, bensì più profonda e approfondita della sua persona. Si descrive lui stesso come un «costruttivista, modernista, un astronauta della mente proiettato verso il futuro». Bastano queste tre definizioni per capire che, oltre ad essere una firma storica di Bargiornale, Nincevich è molto altro. Provo a raccontarvelo.

Stefano è in primis «un fan del rock, di questo mix esplosivo di attitudine, cultura e ignoranza; un fan del rock come contenitore incontenibile e incontinente, bello in quanto sincero, vario e perché, in fin dei conti, tutto quel che ho fatto è sempre stato molto vario». Sette vite come un gatto, si diceva all’inizio: «Sono autore di programmi tv, documentari, conduttore, giornalista professionista, precedentemente laureato in scienze politiche con una tesi di tipo sociologico legato alla musica (sulla Beatlemania), sono stefanobargiornale (tutto attaccato, come te lo sto dicendo) e, da un paio di mesi, vesto felicemente i panni di Ninja Nincevich, samurai della comunicazione di Engine, non solo un buon gin, ma un mix esplosivo di moda, arte, musica e motori. Ovviamente molto di quello che ho elencato è legato alla mia persona, al mio carattere. Lo stesso Cocktail Safari, per esempio, è stato voluto così; un libro diverso, per scelta, che unisse tutte le mie passioni».


Cunene Photography per Cocktail Safari

Cocktail Safari, uscito alla fine del 2016, è frutto di 16 anni di ricerche, di «viaggi intorno al mondo dove ho avuto la possibilità di conoscere a tu per tu i vari drink. Sono andato direttamente nei posti dove sono stati creati». Un antropologo del gusto quindi, che nel suo volume racconta di 73 drink (tutti rigorosamente in ordine alfabetico) che «hanno storie da raccontare e sono sexy dal punto di vista della narrazione». Doppia sia la prefazione, a cura di Jacqueline Ceresoli (storica e critica dell’arte) e Fulvio Piccinino (il maggiore esperto di liquoristica in Italia) che la postfazione, con gli interventi di due cari amici come Salvatore Calabrese e Dario Comini

Numerose sono, secondo Stefano, le affinità tra cocktail e musica: «È una questione di ritmica, come con lo shaker, e di balance, come il jazz. Pensa a come è fatto un drink: si apre, si chiude, si colora, svanisce, si chiarifica, ha delle dinamiche, come la musica. Parti allegro, poi torni, chiudi, fai un riff, ritorni, fai una pausa e, quando tutto sembra scomparso, boom! L’orchestra inizia a suonare, fiato alle trombe, tutto ricomincia, poi piacevolmente arriva altro e tu resti stupito…». Così è un drink: un ritmo inaspettato di sapori che alla fine ti sorprende.

Nincevich non ha mai fatto recensioni negative né di luoghi né di cocktail. Analisi critiche sì, perché convinto sostenitore, come il giornale per cui tuttora collabora, della necessità di fornire modelli a cui ispirarsi e da cui prendere spunto per migliorare. «I menù – racconta – devono essere chiari, il più delle volte sono fatti per essere letti da altri barman e non dalla gente normale».



Nella vita come in un concerto rock, secondo Jim Morrison, non dovrebbero esserci regole o limitazioni. Dovrebbe essere possibile tutto. La vita a tempo di rock di Stefano Nincevich lo dimostra.

Playlist consigliata da Stefano alla fine della lettura dell’articolo:

Per l’immagine in apertura, credits: ph. by Antonella Bozzini

Imàgo e Salon, un incontro d’autore all’Hotel Hassler

Il 26 novembre, all’interno dell’hotel Hassler di Roma (di proprietà del General Manager Roberto Wirth), il ristorante Imàgo ospita un evento unico: l’incontro tra le pregiate bollicine di Salon e l’arte culinaria dello chef stellato Andrea Antonini.

Una serata che si annuncia indimenticabile, quella che si terrà nel ristorante Imàgo all’interno dell’esclusivo Hotel Hassler, che si  affaccia sulle meravigliose Trinità dei Monti e Piazza di Spagna. Lo champagne Blanc de Blanc, molto apprezzato dalla critica enogastronomica internazionale, incontra la cucina eclettica dell’Executive Chef Andrea Antonini, una stella Michelin nonché vincitore del riconoscimento Miglior giovane talento per Identità Golose 2021. 

“Sono molto fiero che una prestigiosissima casa di Champagne come Salon abbia scelto Imàgo come location di questo bellissimo evento, riconoscendo il grande impegno che, giorno per giorno, impieghiamo per ricercare l’eccellenza assoluta nella proposta gastronomica e nell’accoglienza dei nostri ospiti”, racconta Roberto Wirth, proprietario e general manager dell’Hotel Hassler.



La storia centenaria di Salon ci porta nella Francia del 1905, anno di fondazione della casa vinicola per volontà dell’imprenditore Eugène-Aimé Salon. La crescita del brand è lenta ma ben consolidata: è nel 1920 che la casa vinicola promuove le sue bollicine nel mondo, esportanto il sapore intenso del suo Blanc de Blanc, oltre confine. I grappoli d’uva maturano ne “Il giardino del Salon” che si estende per un ettaro di terra e in altri diciannove piccoli appezzamenti a Le Mesnil-sur-Oger selezionati da Eugène-Aimé all’inizio del XX secolo. L’esclusività dello champagne Salon è raccontato dalle annate prodotte: solo 37 nel XX secolo.

Le prelibatezze dai sapori mediterranei, cucinate da chef Antonini, saranno accompagnate da due bottiglie del 2004, due bottiglie del 2006, due bottiglie del 2007 e una magnum del 2008. A guidare la degustazione sarà l’head sommelier Alessio Bricoli dell’Hotel Hassler che abbinerà le bollicine a un menù ricco di sapori. 

S’inizierà con un Crudo misto di mare per continuare con un Carciofo e animelle, si passerà agli Scampi e cime di rapa in raviolo, Riso acido con spugnole nocciole e fegatini di pollo e cacao e Pollo alla cacciatora, per finire con un omaggio alla Francia con una Tarte Tatin e camomilla.

“Siamo stati contattati dal sig. Ceretto per conto di Didier Dupont per organizzare una degustazione dei suoi vini con i miei piatti. – rivela lo chef Antonini – Sono stato onorato di sapere che avrebbe avuto il piacere di gustarli nella loro autenticità, senza alcuna modifica. Questa richiesta mi ha riempito d’orgoglio. Ho scelto, dunque, tra i piatti del menu attuale di Imàgo, quelli più adatti a esaltare le caratteristiche organolettiche degli champagne”.