Volvo EX30 e Porta Nuova, un sodalizio nel segno della sostenibilità

Il varo globale della nuova Volvo EX30 nel quartiere di Porta Nuova, hot spot tra i più dinamici e green di Milano, permette di definire un parallelo tra il nuovo SUV compatto del marchio svedese, completamente elettrico e dall’impronta di carbonio più bassa di qualsiasi altra autovettura prodotta dalla casa, e il luogo che ne ha ospitato l’anteprima mondiale, primo quartiere metropolitano in assoluto con doppia certificazione di sostenibilità; un partner ideale, in grado di attrarre iniziative innovative ed “eco” a livello internazionale.

Il lancio della EX30 a Porta Nuova sottolinea poi, ancora una volta, la condivisione di valori in materia di impegno ambientale che unisce Volvo e COIMA, sviluppatore e gestore del quartiere, pensato – anche – in funzione della mobilità sostenibile.

Il nuovo SUV elettrico della casa, l’auto più sostenibile di sempre del marchio svedese

L’ultima arrivata in casa Volvo rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello per il brand che, intervenendo sulle emissioni nell’intero ciclo di produzione e vita dell’auto, ne ha ridotto l’impronta di carbonio complessiva, su 200.000 km di guida, a meno di 30 tonnellate, una riduzione pari al 25% rispetto ai precedenti modelli C40 e XC40 full electric.

Un risultato possibile grazie non solo all’elettrificazione, ma anche all’attenzione riservata alle singoli fasi produttive, all’approvvigionamento delle materie prime e alla supply chain, che ha consentito di ricorrere a minori quantità di alluminio e acciaio incrementando, per converso, l’impiego di materiali riciclati. Speculare l’approccio adottato per gli interni della EX30, con un’ampia gamma di soluzioni recycled e rinnovabili per sedili, portiere e cruscotto. Circa il 17% di tutte le componenti plastiche del SUV, ad esempio, risulta riciclato, una percentuale record per Volvo.

Bisogna infine evidenziare come il nuovo sport utility vehicle dell’azienda di Goterborg verrà assemblato in uno stabilimento alimentato, in larga parte, da energia neutrale sotto il profilo climatico, con l’utilizzo della tecnologia blockchain per tracciare le materie prime più importanti.

Volvo EX 30
La nuova Volvo EX30, l’auto più green di sempre del marchio

Porta Nuova, un distretto green all’avanguardia 

Porta Nuova, dal canto suo, può fregiarsi di un primato unico nel suo genere: è stato infatti il primo progetto di riqualificazione urbana a ottenere il prestigioso doppio riconoscimento LEED® e WELL® for Community da parte dell’US Green Building Council e dell’International WELL® Building Institute (IWBI); due certificazioni di rilievo, che prendono in esame gli aspetti sociali, ambientali ed economici dello sviluppo urbano. Proprio in virtù delle caratteristiche – virtuose – della zona, dove COIMA ha sviluppato un ambiente che fa dialogare al meglio natura e architettura, tra enormi spazi verdi, passerelle, aree ad hoc e progetti monumentali quali la Biblioteca degli Alberi, Milano è stata scelta per l’evento di reveal in anteprima mondiale della nuova Volvo.

L’impegno di Volvo e COIMA per la mobilità consapevole e sostenibile

«Siamo sempre stati convinti che il luogo ideale per mostrare al mondo la nostra nuova EX30 e le sue straordinarie valenze in chiave di sostenibilità fosse Milano e, in particolare, il quartiere di Porta Nuova», commenta il presidente di Volvo Car Italia Michele Crisci, che parla del quartiere meneghino come di un «esempio unico di sviluppo urbano avanzato e rispettoso dell’ambiente; da tempo, con gli amici di COIMA, collaboriamo a progetti congiunti che hanno come finalità la promozione della mobilità elettrica e la decarbonizzazione. Non è un caso che proprio in Porta Nuova sia collocato il Volvo Studio Milano».

Il manager preme su un altro aspetto: «Si dice sempre che la relazione fra auto in città è impossibile; noi vogliamo dimostrare che può essere vero il contrario. La nostra strategia legata alla mobilità elettrica favorisce l’integrazione fra auto e città. I servizi legati alla mobilità elettrica che proponiamo al pubblico costituiscono una risposta concreta valutabile in tonnellate di CO2 risparmiate. Sulla sostenibilità manteniamo le promesse e il nostro impegno incondizionato».

Volvo EX 30 Milano
Lo skyline di Porta Nuova, cornice d’eccezione del lancio del nuovo SUV Volvo

Da parte sua, Manfredi Catella, fondatore e CEO di COIMA, pone l’accento sulla «pianificazione di un sistema di mobilità sostenibile, prioritario sin dall’avvio del masterplan nel 2005», ed elenca le peculiarità “green” della zona, che risulta «priva di barriere architettoniche, con oltre il 75% degli edifici posto entro 800 metri da uno snodo principale dei trasporti pubblici; la disposizione del quartiere, interamente pedonalizzato, ha portato alla realizzazione di oltre 3,6 km di piste ciclabili, con completa separazione tra mobilità veicolare e “lenta”»; infine, precisa, «la scelta di Porta Nuova per presentare l’anteprima mondiale di Volvo rappresenta un passaggio importante nella sua transizione a luogo valoriale e d’impatto a cui si associano le best practice mondiali».

La decarbonizzazione di Porta Nuova, un progetto reale e tangibile

Volvo Car Italia e COIMA, del resto, hanno da tempo unito le forze per iniziative legate alla mobilità sostenibile; lo dimostrano due importanti progetti condivisi già realizzati, che mirano alla decarbonizzazione del distretto meneghino: l’installazione della prima stazione di ricarica elettrica veloce di Milano (2021) e il servizio di mobilità elettrica ELEC3City (2022).

Se il primo si inserisce in un percorso che prevede l’elettrificazione dell’intero quartiere, con conseguente riduzione delle emissioni di CO2, il secondo si configura come il primo esempio italiano di car-sharing elettrico legato a uno specifico distretto o area urbana, e promette di rendere facile e intuitivo l’utilizzo dell’auto in città – e non solo.

Nuova Volvo 2023

Nell’immagine in apertura, la nuova Volvo EX 30, svelata nell’avveniristico quartiere milanese di Porta Nuova

Crave Yourself

L’iconico lipstick Rouge Coco, ombretti, creme idratanti e altri capisaldi della linea di bellezza targata Chanel definiscono i trend beauty di stagione, nel segno della fluidità.

Editorial Chanel beauty
Face: Les Beiges Fluide Enluminer B10, Hydra Beauty; eyes: Tweed Cuivré Palette; lipstick: Rouge Coco N° 444 Gabrielle Chanel; all Chanel

Chanel beauty fashion
Face: Les Beiges Fluide Enluminer B10, Hydra Beauty; eyes: Tweed Cuivré Palette; lipstick: Rouge Coco N° 444 Gabrielle Chanel; all Chanel

Credits

Editor in Chief Federico Poletti

Photographer Vincenzo Valente

Make-up and Hair Claudia Ferri

Talent Federico Manelli @Indipendent MGMT

Face Les Beiges Fluide Enlumineur B10, Chanel

Face Hydra Beauty, Chanel

Eyes Tweed Cuivré Palette, Chanel

Lipstick Rouge Coco n°444 Gabrielle Chanel, Chanel

Linificio e Canapificio Nazionale, 150 anni di amore per le fibre naturali (e sostenibili)

Quest’anno il Linificio e Canapificio Nazionale, leader mondiale nella produzione – tra le più sostenibili in assoluto – dei filati di lino e canapa, festeggia un traguardo di grande rilievo. In occasione del suo 150esimo anniversario, infatti, l’azienda di Villa d’Almè, nel Bergamasco, apre le porte ai visitatori, invitandoli ad assistere alla mostra De Filo, che include opere inedite, diverse delle quali site specific, di importanti personalità dell’arte tessile e contemporanea.
L’inaugurazione, avvenuta lo scorso 20 maggio, ha dato la possibilità ai presenti di visitare anche gli spazi produttivi della prestigiosa realtà lombarda, fiore all’occhiello di quell’eccellenza tessile di cui può fregiarsi solo il Belpaese.  

La rassegna costituisce un’occasione unica per scoprire – o approfondire – la cultura del lino e le straordinarie peculiarità dell’industria tessile locale, proprio nell’anno in cui la città di Bergamo, insieme a quella di Brescia, è Capitale italiana della cultura.

mostra De Filo Bergamo
Locandina della mostra De Filo

Linificio e Canapificio Nazionale
L’allestimento dell’esposizione, negli spazi del Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè

Storia e filosofia dell’azienda bergamasca

Dal 1873, il Linificio e Canapificio Nazionale, ormai un riferimento a livello internazionale nel settore tessile, porta avanti una storia di amore incondizionato per le fibre naturali, espresso attraverso un profondo rispetto per la tradizione che, tuttavia, va di pari passo con la spinta all’innovazione e la spiccata sensibilità culturale e ambientale dell’impresa. Da esattamente un secolo e mezzo, infatti, l’azienda mantiene viva – e più rilevante che mai – la sua produzione, esaltando un know-how unico in un’industria che pure può vantare eccellenze note in tutto il mondo. A distinguerla dai competitor è la volontà, perseguita negli anni, di continuare a promuovere la cultura del lino e il ritorno alla coltivazione di questa fibra sul territorio nostrano, sperimentandone in parallelo applicazioni green all’avanguardia, in ambiti non strettamente legati al tessile.

De Filo mostra
Spettro, Matteo Berra

De Filo Bergamo
Thūmós 4.0, Daniela Frongia

Sono diversi, in effetti, i progetti di tutela ambientale che hanno caratterizzato nel tempo la storia del Linificio e Canapificio Nazionale, dall’utilizzo di reti naturali per il packaging alimentare (il progetto – brevettato – L!NCREDIBLE®) alle azioni per la salvaguardia dei fondali marini, in collaborazione con Marevivo, dalle collaborazioni con l’industria automobilistica alle iniziative di compensazione per tutelare la biodiversità, senza contare le numerose attività culturali, educative e di valorizzazione del territorio.

La mostra celebrativa dei 150 anni di storia dell’impresa

Nel 2023, quest’eccellenza manifatturiera tricolore vive un’annata irripetibile, intensa, ricca di novità ed eventi dedicati all’azienda, ai suoi protagonisti, al territorio in cui opera fin dagli inizi.
Prima fra tutti, ovviamente, l’exhibition De Filo, allestita all’interno della sede di Villa d’Almè, in provincia di Bergamo. L’esposizione si configura come un omaggio all’industria tessile italiana e alle possibili declinazioni “eco” della stessa, indagate attraverso molteplici interpretazioni artsy, per stimolare inedite riflessioni su umanità, relazioni, natura e industria.
Negli ampi locali dello stabilimento sono raccolti i lavori di oltre venti artisti, nomi di spicco della scena artistica nazionale (e non solo): si spazia, in questo senso, dalle opere site specific di Kaori Miyayama, Matteo Berra e dello street artist Moneyless, pensate e realizzate appositamente per gli ambienti industriali del Linificio, agli artwork di nomi del calibro di Matthew Attard, Daniela Frongia, Eva e Franco Mattes, Federica Patera e Andrea Sbra Perego, Mimmo Totaro.

Le tante declinazioni artistiche del concetto di “filato”

Il nome della rassegna si fa così portatore di molteplici significati e contrasti esperienziali, che giocano con la nozione di “de-filarsi”, per nascondersi o, al contrario, distinguersi virtuosamente; e con quella di “filare”, nel senso di stringersi o espandersi, tessere per proteggere o connettere qualcosa.
De filo, dunque, è da intendere nell’accezione della preposizione latina, “in merito al” ma anche “sul” filo. L’obiettivo della mostra, in definitiva, è trasmettere messaggi legati al Linificio, alla sua storia, ai suoi luoghi, ai suoi prodotti senza pari, frutto di un sapiente mix di tecnologia, evoluzioni pioneristiche e innovazione nel segno della sostenibilità; per farlo, si affida alla visione sui generis degli artisti, ossia coloro che, storicamente, hanno dimostrato di saper leggere meglio – e prima – di altri l’esprit du temps, restituendolo in forme tanto inconsuete quanto gravide di significato.

De Filo mostre
Filare tra le nuvole, Kaori Miyayama

Nell’immagine in apertura, l’opera Thūmós 4.0, realizzata da Daniela Frongia per la mostra De Filo

Everlasting

Cut-out grafici, pelle scura, abiti bodycon contrappuntati da capi dalle forme generose, accessori iconici caratterizzano le collezioni Spring/Summer 2023 uomo e donna di maison del livello di Chanel, Versace, Valentino, Ferragamo e Paul Smith.

Everlasting fashion
Total look Versace, gloves stylist’s own (MUA credits: Martina Pugliese, Matteo Bonalumi, Paolo Chiatello, Amanda Santarsia)

Everlasting men
Total look Dsquared2, cowboy hat Bonfilio (MUA credits: Patrycja Koerner, Azadeh Bozorgomid)

Everlasting fashion editorial
Total look Paul Smith, belt Chanel (MUA credits: Alex Mazzeffi, Leonardo Techera)

Everlasting MANINTOWN
Total look Ferragamo (MUA credits: Martina Pugliese, Matteo Bonalumi)

Credits

Credits

Editor in Chief Federico Poletti

Photographer Davide Musto

Production and styling Alessia Caliendo

Hair Daniele Villanueva and assistant Jeune Ange Milano

Make-up and beauty products Chanel

Ph. assistants Valentina Ciampaglia, Davide Simonelli

Post-production Filippo Cavalazzi – Zumstudio

Models Keone Pillay @Independent, Ou @No Logo, Giuseppe Allocca @Crew, Angelica F @Next Models, Tory Favaretto @Tank Agency, Karina Kotlyar @The Lab Models, Yeon Han @The One Models

Nell’immagine in apertura, i modelli indossano total look Versace, guanti stylist’s own (MUA credits: Martina Pugliese, Matteo Bonalumi, Paolo Chiatello, Amanda Santarsia)

Time & Tide

Pullover e giacche rigate, blouson, pantaloni candidi e altri capisaldi dello stile navy sposano l’essenzialità ricercata degli accessori must-have della stagione calda, orologi dall’appeal sportivo e occhiali da sole.

Time Tide editorial
Total look Ralph Lauren

Tide fashion editorial
Ribbed cotton jersey and trousers North Sails, watch and leather bracelets Tommy Hilfiger

Time men editorial
Total look Zegna, sunglasses Movitra

navy men fashion
Knitted polo shirt Cruciani, jeans Don The Fuller, watch Boss Watches

fashion editorial spring summer 2023 men
Waistcoat and trousers Santaniello, belt Gavazzeni, scarf Piacenza 1733

spring summer editorial men
Prince of Walesdouble-breasted blazer and jeans Boglioli, linen madarin collar shirt MCS, sunglasses Movitra

Manintown fashion editorial 2023
Cotton jersey and jacket North Sails, jeans Don The Fuller, two-tone watch Tommy Hilfiger

Credits

Photographer Federico Ghiani

Fashion Editor Rosamaria Coniglio

Grooming Simone Piacenti

Model Jhonata Meneghini @Elite

Boat sailing Sean provided by Sailsquare

Nell’immagine in apertura, il modello indossa maglia e pantaloni North Sails, orologio e bracciali di pelle Tommy Hilfiger

Unfinished Sympathy

Movimenti coordinati, gesti statuari e pose plastiche danno risalto ai particolari dei key pieces stagionali, completi, capispalla, jumpsuit e sneakers che arrivano dalle collezioni primavera/estate dei migliori brand internazionali, da Louis Vuitton ad Alexander McQueen, passando per Givenchy, Moncler, Diesel e Zegna.

Unfinished Sympathy fashion
Gaye (left): coat, pants and hat Moschino, sneakers Moncler; Aslan (right): suit Alexander McQueen, sneakers Zegna

Unfinished Sympathy fashion editorial
Aslan (left): jacket and pants Diesel; Gaye (right) total look Givenchy

Unfinished Sympathy magazine
Gaye (left): bomber and pants Diesel, sneakers Moncler; Aslan (right): jumpsuit, jacket and top Moschino, sneakers Diesel

Unfinished Sympathy fashion men
Jacket Alexander McQueen

Unfinished Sympathy menswear
Trousers Alexander McQueen, top Moschino, shoes Versace Jeans Couture

Unfinished Sympathy art
Drawing by Ohpinhana

Credits

Photographer Domenico Petralia @ProductionLink Agency

Stylist Emily Lee @W-MManagement

Grooming Augusto Picerni @W-MManagement using Armani Beauty

Hair Erisson Musella @Blend Management

Ph. assistants Joseph Perro, Cristina Potocean

Stylist assistant Chiara Senese

Videomaker Gabriele Compagni

Models Gaye @Brave Models and Aslan Tsallati @I Love Models

Drawing by Ohpinhana

Production Passepartout4u by Johannes March

Special thanks to Bar Studios

Nell’immagine in apertura, i modelli indossano (a sinistra) soprabito, pantaloni e cappello Moschino, sneakers Moncler, (a destra) completo Alexander McQueen, sneakers Zegna

‘Helmut Newton Legacy’, a Milano la retrospettiva dell’opera di un fotografo eterno

Le sale di Palazzo Reale, a Milano, ospitano fino al 25 giugno l’ampia retrospettiva Helmut Newton Legacy, tributo al centesimo anniversario della nascita del grande artista tedesco.
Attraverso duecentocinquanta tra fotografie e altri materiali, la mostra consente di ripercorrere, come un vero e proprio viaggio cronologico, l’opus di uno dei fotografi più importanti, amati e discussi del Novecento, che con le sue narrazioni del mondo femminile ha segnato in maniera indissolubile – e “indistruttibile” – la rappresentazione della moda contemporanea.

La curatela è affidata a Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino, e Denis Curti, direttore de Le Stanze della Fotografia a Venezia.

Helmut Newton mostre
Fashion. Melbourne, 1955 (ph. © Helmut Newton Foundation)

Gli inizi di una leggenda dell’obiettivo

Nato a Berlino nel 1920 da un’agiata famiglia borghese, Helmut Neustädter – questo il suo vero nome – rivela presto la sua passione per la fotografia. Prima di lasciare la città per sfuggire alla persecuzione degli ebrei sotto il nazismo, affianca la famosa fotografa Yva, quindi si sposta dapprima in Cina, poi a Singapore, per raggiungere infine l’Australia nel 1940, aprendo a Melbourne un piccolo studio col supporto della futura moglie, l’attrice June Brunell.

Newton si indirizza definitivamente verso il suo potente, immaginifico stile fotografico a Parigi, negli anni Sessanta, iniziando a collaborare con André Courrèges e scattando servizi per Vogue ed Elle, ma anche per conto di mostri sacri del fashion quali Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld.

Helmut Newton Milano
Italian Vogue. Como, 1996 (ph. © Helmut Newton Foundation)

La celebrazione della figura femminile attraverso la fotografia

Inizia così a catturare su pellicola l’esprit du temps, ridefinendo la fotografia di moda dal punto di vista sociale, culturale e artistico, innescando un’autentica rivoluzione che ha per oggetto il ruolo delle donne, che nei suoi scatti si pongono davanti all’uomo con assertività, determinate e imperiose, guardandolo negli occhi senza alcun timore; figure che irradiano coraggio, austerità e vigore in chiave erotica, per affermare in modo inequivocabile la centralità e sacralità del corpo; come spiega Curti, quello di Newton è «un erotismo pervasivo, mai pornografico, che racconta le sue e le nostre ossessioni».

Le sue sono foto cariche di eros, che tuttavia non scadono nel volgare, nel troppo esplicito; pose bondage e busti ortopedici sottendono, in realtà, una celebrazione della donna, della sua autonomia, del suo potere seduttivo.

Helmut Newton 2023
Machine Age, Thierry Mugler, American Vogue. Monte Carlo, 1995 (ph. © Helmut Newton Foundation)

Il percorso espositivo del museo milanese

Il percorso espositivo del museo è ritmato come un metronomo, ogni decennio viene scandito a mo’ di battito, non solo per sottolineare la trasformazione e metamorfosi della tecnica fotografica di Newton, ma anche per immergere il visitatore nelle varie evoluzioni della sua vita (e carriera). Dai debutti alle ultime creazioni, con una progressione in ordine temporale, i diversi decenni riepilogati nell’esposizione riflettono, infatti, tematiche e fasi lavorative ben definite, che la curatela frammenta in tre capitoli: la fotografia fashion, il nudo, il ritratto. Ne viene fuori una raccolta di scatti iconici e leggendari, cui si sommano immagini inedite, esclusive, tra polaroid e contact sheet, consentendo a chi osserva di comprendere appieno il processo creativo dietro alcune delle opere più significative di un maestro dell’obiettivo.

Helmut Newton mostra
Self-portrait. Monte Carlo, 1993 (ph. © Helmut Newton Foundation)

Nell’immagine in apertura, Helmut Newton, Amica. Milan,1982 (ph. © Helmut Newton Foundation)

Nothing but Flowers

Petali, corolle e ramages variopinti invadono le superfici dei pezzi chiavi del menswear primavera/estate 2023, tra giacche sciancrate, camicie fantasia e completi dal taglio over griffati (solo per fare qualche nome) Louis Vuitton, Dolce&Gabbana, Act N°1 e Pal Zileri.

Flowers fashion editorial
Total look Dolce&Gabbana

fashion editorial men spring summer 2023
Jacket Plus, silk trousers Act N°1, scarf Piacenza 1733, sunglasses Kyme, leather gloves Çanaku, shoes Premiata

fashion editorial men 2023
Blazer Pal Zileri, foulard Piacenza 1733

fashion editorial floreale
Total look Louis Vuitton

Credits

Production Fashion Art3.0

Photographer Daniela Rettore

Fashion Editor Rosamaria Coniglio

Grooming Simone Piacenti

Model Javier Darder @Fashion Model

Styling assistants Antonietta Randazzo, Elena Costantino

Nell’immagine in apertura, il modello indossa blazer Pal Zileri e foulard Piacenza 1733

MEDITERRANEO AL MAXXI E MANINTOWN PRESENTANO LA SERATA-EVENTO ‘HOT CHILD IN THE CITY’

Mediterraneo al MAXXI e MANINTOWN, un binomio d’eccezione nel segno del talento e della ricerca musicale, celebrato ieri giovedì 18 maggio con un appuntamento ad hoc. Lo speciale summer party Hot child in the City si è svolto nella cornice, a dir poco suggestiva, di Mediterraneo Ristorante e Giardino del MAXXI; una serata-evento per festeggiare il restyling dell’esterno del locale ispirato alle atmosfere del Sud Italia su idea del proprietario Alessandro Cantagallo, il lancio del nuovo menù a cura di Emanuele Pompili e il nuovo numero della testata, che dà particolare spazio alle voci più promettenti del panorama musicale italiano. Un lavoro di attenzione e scouting di new names che prende ora nuova forma sia nel formato print che in quello digitale.

Una serata all’insegna della creatività, del cinema e della musica grazie anche al live dj set di Andy dei BluVertigo che scandirà con la sua performance la serata.

Proprio in questa occasione MANINTOWN ha presentato il suo ultimo numero dedicato alla Musica dando risalto alla nuova scena musicale italiana, che si sta rinnovando negli ultimi anni, anche grazie ai talent show da cui escono tante promesse di domani. Tra le cover è in testa Levante che, dopo Sanremo e la maternità, torna con nuovi progetti tra musica e cinema, poi MR Rain, i Coma Cose, fino ai giovani come il duo I Santi Francesi e gIANMARIA. Non potevano mancare almeno due Cover dedicate al Cinema che vedono Federica Sabatini e Domenico Cuomo oggi riconosciuto per il ruolo di Gianni CardioTrap in Mare Fuori.

Presenti all’evento, inoltre, numerose celebrities tra cui Leo Gassman, Gabrio Gentilini, Christian Roberto, Roberto Oliveri, Barbara Foria, Desiree Popper, Giulia Schiavo e tanti altri.

New Fits Come In…

Sartoria rivisitata, completi dal sapore workwear, tagli precisi, accessori bold. Sono questi i cardini dell’editoriale pubblicato sul numero 13 di MANINTOWN, incentrato su capi e accessori firmati, tra gli altri, Louis Vuitton, Hermès, Prada, Valentino e Tom Ford.

New Fits MANINTOWN
Total look Zegna, sunglasses Tod’s

New Fits fashion
Total look Etro

New Fits MANINTOWN
Total look Valentino

Credits

Production Fashion Art3.0

Photographer Marco Palumbo

Fashion Editor Rosamaria Coniglio

Stylist Federico Toretti


Nell’immagine in apertura, il modello indossa total look Valentino

Eurovision mania: in quali paesi è più popolare?

L’Eurovision Song Contest è, da tempo, la più attesa e seguita competizione musicale europea, capace di tenere incollati alla tv milioni di spettatori sparsi nel Vecchio Continente – e non solo. Eppure la kermesse (l’edizione 2023, la numero 57, ha preso il via il 9 maggio alla Liverpool Arena) non è popolare in tutta Europa allo stesso modo, come sanno bene gli italiani, che per anni l’hanno dominata, competendo per la vittoria finale (conquistata, prima dell’exploit dei Måneskin nel 2021, da Gigliola Cinquetti nel 1964 e da Toto Cutugno nel ‘90), per poi sostanzialmente disinteressarsene negli anni ‘90 e, infine, tornare ad appassionarsi alla gara negli ultimi dieci anni, un processo di “rinascita” che ha toccato il culmine nel trionfo della rock band romana, con la conseguente organizzazione dell’evento nel 2022, a Torino.

Ma quanto “tira”, oggi, l’Eurovision nel Belpaese? E negli altri stati? Holidu (portale dedicato alla prenotazione di case e appartamenti vacanza tra i più rilevanti d’Europa) si è occupato dell’argomento, stilando la classifica dei paesi in cui il contest è maggiormente popolare, considerando il numero di ricerche web in rapporto alla popolazione.

Eurovision Song Contest 2023

L’Eurovision, molto più di una semplice gara musicale…

Va innanzitutto precisato che, se nelle prime edizioni (quella d’esordio si tenne in Svizzera, nel 1956) l’obiettivo principale dell’Eurovision Song Contest era celebrare la pace e unire il continente dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, col passare del tempo tale proposito è divenuto una realtà consolidata, pur tra alti e bassi, e così la competizione canora si è tramutata in un autentico fenomeno di costume, un simbolo pop paneuropeo.
Poco importa, dunque, che il livello musicale generale – con le dovute, lodevoli eccezioni – sia tutto fuorché elevato, come del resto conta relativamente l’eterogeneità dell’offerta musicale, che spazia tra ballad drammatiche, brani pop, sonorità etniche folkloristiche e quant’altro: alla fine, tutti gli europei da decenni si ritrovano uniti davanti allo schermo, ascoltando per una settimana le stesse canzoni e celebrando, così, l’unicità di ciascuna cultura. Senza dimenticare che in ballo, per il paese vincitore, c’è una vetrina di visibilità annuale e l’opportunità di attrarre quantità considerevoli di turisti, con un indotto tutt’altro che trascurabile.

Eurovision concorso
Ph. AFP

Il podio

A dominare la classifica delle nazioni più appassionate all’ESC è la Spagna, che secondo i dati raccolti da Holidu vanta un volume di ricerca complessivo di 625.000; nonostante l’ultimo successo risalga al lontano 1969, a ravvivare l’interesse dei fan iberici è stato probabilmente, l’anno passato, il terzo posto del brano SloMo di Chanel, miglior risultato dal 1995. Nel 2023, a gareggiare per la Spagna è Blanca Paloma con Eaea, tra i favoriti dei bookmakers; i suoi connazionali possono quindi aspettarsi un show di alto livello.

In seconda posizione, la Svezia (volume di ricerca totale su 100.000 abitanti: 900), che d’altra parte ottenne la prima vittoria già nel 1974 con la hit Waterloo degli ABBA. Il paese scandinavo, inoltre, è il secondo più vincente nella storia del concorso, con due trionfi solo nell’ultimo decennio, che spera ora di replicare con Tattoo di Loreen (già vincitrice nel 2012 con Euphoria).
Chiude il podio la Grecia, in gara nel 2023 con What They Say (Victor Vernicos): L’Eurovision è parte integrante dell’identità nazionale ellenica, cui offre la chance di esprimere musicalmente un patrimonio culturale che non teme confronti.

Le altre posizioni della classifica di Holidu

Al quarto posto, la Lituania, stato dallo ricca scena musicale tradizionale, riproposta spesso sui palchi della manifestazione; sebbene non l’abbia mai vinta, il volume di ricerca totale totale su 100.000 abitanti del paese baltico è pari a 839.
Segue il Regno Unito, che accoglie l’ESC dopo ben 25 anni al posto dell’Ucraina, vincitrice dell’edizione 2022 ma impossibilitata, per ovvi motivi, ad ospitare la finale; oltremanica i piazzamenti sono stati a lungo ben poco lusinghieri, ma un anno fa gli inglesi hanno conquistato un ottimo secondo posto, e adesso sperano di ottenere l’agognato trofeo di vetro con I Wrote a Song di Mae Muller.

In sesta posizione troviamo la Finlandia, che negli anni si è distinta per le proposte spesso innovative dei suoi rappresentanti, tanto da vincere con una canzone metal dei Lordi nel 2006. A seguire, settima, l’Italia, che ha risalito rapidamente la china di questa particolare graduatoria sull’onda del successo di Zitti e buoni dei Måneskin, con conseguente finalissima 2022 al PalaOlimpico torinese: occhi puntati, stavolta, sul vincitore di Sanremo Marco Mengoni. Il cantante, originario di Ronciglione, a pochi mesi di distanza dal trionfo in Liguria si esibirà all’Eurovision con Due vite, a dieci anni esatti di distanza da L’essenziale.
Scorrendo ancora la “top 10”, ecco poi – nell’ordine – Norvegia, Irlanda e Paesi Bassi.

Fonte e classifica completa di tutte le posizioni, con volumi di ricerca e punteggio per ciascun paese, sono disponibili alla pagina www.holidu.it/casa-vacanze/europa#eurovision-mania.

Nell’immagine in apertura, il palco dell’Eurovision Song Contest 2023, alla Liverpool Arena.

Maria Esposito, la rivelazione di ‘Mare fuori 3’

Difficile immaginare un esordio migliore, più dirompente di quello di un ruolo chiave nella serie tv del momento, divenuta rapidamente un autentico tormentone, con ascolti e un fandom degni delle megaproduzioni hollywoodiane. È esattamente ciò che è avvenuto a Maria Esposito, 19enne formatasi all’Accademia di recitazione di Napoli, salita alla ribalta interpretando Rosa Ricci nella terza stagione di Mare fuori, seguitissimo serial Rai incentrato su un gruppo di ragazzi reclusi in un carcere minorile partenopeo, tra i quali – appunto – il suo alter ego sullo schermo, figlia di un boss della camorra che, nel corso delle puntate, finirà per avere una storia d’amore col “nemico” Carmine Di Salvo (alias Massimiliano Caiazzo), esponente apicale del clan rivale.

Per MANINTOWN, ritratta da Davide Musto, la giovane attrice interpreta una parte per lei inusuale, quella della mannequin, sfoggiando con estrema nonchalance capi statement di brand come Versace, Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Mother e Alabama Muse.

Maria Esposito Mare fuori
Dress Calvin Klein, faux fur Alabama Muse 

Maria Esposito intervista
Dress Versace, boots Dr. Martens 

Credits

Talent Maria Esposito

Editor in Chief Federico Poletti

Photographer Davide Musto

Stylist Stefania Sciortino

Make-up & hair Francesca Giulini using Cotril

Ph. assistant Valentina Ciampaglia

Location Coho Loft 

Nell’immagine in apertura, Maria Esposito indossa total look Tommy Hilfiger x Shawn Mendes

Pretty Vacant

Il modello Francesco Testa indossa per MANINTOWN i pezzi “hot” della nuova stagione, tra maglie retrò dalle fantasie optical (Gucci), camicie istoriate da grafismi barocchi (Versace), giacche fittamente ricamate di cristalli (Dolce&Gabbana), trench rivisitati (JordanLuca), completi finestrati in pelle (Moschino).

MANINTOWN editorial
Jacket, shirt and trousers Dolce&Gabbana, shoes Giuseppe Zanotti

Versace men 2023
Total look Versace

Moschino men 2023
Total look Moschino

JordanLuca men 2023
Coat JordanLuca

Credits

Photographer Davide Musto

Stylist Simone Folli

Ph. assistant Davide Simonelli

Stylist assistants Nadia Mistri, Jacopo Venturi

Grooming Mara Bottoni

Model Francesco Testa @Models Scouting Milano

Nell’immagine in apertura, il modello indossa giacca e camicia Dolce&Gabbana

Shimmering Dark

Chiome ossigenate, superfici luminose, forme affusolate, trasparenze outré, capi e accessori eye-catching (firmati, tra gli altri, Diesel, Jimmy Choo, Moncler, Casadei, Karl Lagerfeld). Il racconto visivo dell’editoriale Shimmering Dark si articola in scatti d’impatto, dalle cromie rigorosamente sature.
Protagonista degli scatti, Alessia Labate, creativa eclettica che spazia tra musica, produzione e content creation.

Gentile Milano
Dress Richmond, jacket Gentile Milano, shoes Casadei, sunglasses Arnette, bag Jimmy Choo

Shimmering fashion editorial
Total look Richmond

Diesel donna 2023
Total look Diesel

Credits

Talent Alessia Labate

Photographer Antonio Mercurio

Stylist Julie Wozniak

Stylist assistants Sofi Forcucci, Chiara Campanozzi

Make-up Rossella Pastore

Hair Alessandro Pompili

Nell’immagine in apertura, Alessia Labate indossa total look Gentile Milano

ME Fashion Award, il premio che rende omaggio e unisce big e nuovi talenti del made in Italy

Dall’eleganza timeless della stilista Raffaella Curiel all’arte orafa del maestro Gerardo Sacco, passando per la couture sostenibile del designer Tiziano Guardini: al Palacultura di Messina è andata in scena la prima edizione del ME Fashion Award, il premio dedicato ai big della moda italiana, ai nuovi talenti e ai messinesi famosi nel mondo. Un riconoscimento che vuole valorizzare non solo la moda, ma anche l’artigianalità e il saper fare italiano. L’iniziativa è ideata e organizzata da Patrizia Casale, owner di E-Motion, la società che da vent’anni organizza e promuove eventi fashion nella città dello Stretto: un progetto ambizioso, realizzato con il sostegno del Comune e della Camera di Commercio di Messina, di Confartigianato e Sicindustria e con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana.

ME Fashion Award premi
Tiziano Guardini riceve il primo ME Fashion Award

I new talent della moda tricolore premiati a Messina

Per due giorni il Palacultura messinese è stato l’headquarter dell’intera manifestazione, che ha alternato momenti social, sfilate e talk con le personalità della moda e della cultura coinvolte e premiate. Per il settore fashion hanno ricevuto l’ambito premio 23é, brand siciliano di accessori eco-sostenibili creato da Deborah Correnti e Mirco Marchetti; De Santis By Martin Alvarez, maison milanese di prêt-à-porter le cui straordinarie declinazioni di colore richiamano a una femminilità contemporanea e ricercata, che riscuote vasti consensi anche negli Stati Uniti.

ME Fashion Award premio
De Santis By Martin Alvarez

E ancora, tra i premiati, Gianluca Alibrando, couturier siciliano tra i più acclamati nei red carpet internazionali, Mauro Scalia, artefice dei total look di famose pop star e Pescepazzo, marchio di borse che fa capo a Laura Mendolia, classe 1992, che nel 2018 ha lanciato la sua linea prendendo spunto dal nome di una filastrocca che l’amata nonna Cettina, pittrice e fotografa subacquea di grande talento, le recitava quand’era bambina.

Gianluca Alibrando ME Fashion Award
Gianluca Alibrando

Pescepazzo ME Fashion Award
Pescepazzo

Il ritorno di Gerardo Sacco e Raffaella Curiel, il riconoscimento al designer “green” Tiziano Guardini

Cameo della serata, il ritorno del gioielliere Gerardo Sacco e della stilista Raffaella Curiel, che a circa trent’anni anni dallo storico défilé di Donna sotto le stelle sulla scalinata di piazza di Spagna a Roma, hanno sfilato insieme. Dodici i look che si sono alternati in passerella, arricchiti con i gioielli ispirati alla mitologia della Magna Grecia del maestro crotonese, illustre firma dell’arte orafa italiana.
Tra i vincitori dell’award anche Tiziano Guardini, giovane designer romano che fa della sostenibilità la sua filosofia, utilizzando materiali non convenzionali come gli aghi di pino o le cortecce degli alberi, trasformati in capi sartoriali per diventare sogni da indossare, fino alla “seta non violenta”, ottenuta tramite un meticoloso procedimento di lavorazione che rinuncia a bollire il bozzolo del baco, per ricavare il filato solo in seguito alla metamorfosi del bruco in farfalla. Guardini è uno dei nomi più importanti del panorama fashion sostenibile: è stato il primo ad aggiudicarsi, nel 2017, il premio Franca Sozzani Award For Best Emerging Designer.

ME Fashion Award Tiziano Guardini
Un outfit Tiziano Guardini

Una rassegna che coniuga ambizione globale e attenzione alle eccellenze “locali”

Nel coté culturale della manifestazione è stata rilevante la presenza del Museo Del Costume della Moda Siciliana di Mirto, insieme a quella di Chiara Trombetta, giornalista professionista specializzata nella creazione di progetti editoriali, eventi e strategie digitali per le aziende che, dal 2022, dirige la Business Unit Media and Events di StartupItalia.
Sono saliti sul palco anche Aldo Sacchetti, illustratore per diverse maison del lusso, e Zive, tra i più noti esponenti della street art.

Hanno condotto la prima edizione del ME Fashion Award la giornalista Marika Micalizzi e il ballerino e coreografo Davide Telleri, presentatori di un progetto che vuol essere un contenitore di idee e luogo ideale d’incontro, un ponte fra generazioni diverse, un evento di promozione del made in Italy con un’ambizione globale ma una visione e attenzione “locali”.

ME Fashion Award Raffaella Curiel
Gerardo Sacco e Raffaella Curiel

Nell’immagine in apertura, un’immagina della prima edizione del ME Fashion Award

Mariana Falace tra i protagonisti della seconda stagione di ‘A casa tutti bene’

Andrà in onda dal 5 maggio, su Sky, la seconda stagione di A casa tutti bene di Gabriele Muccino, titolo rivelazione del 2022, che non a caso si era aggiudicato il Nastro d’argento come miglior serie dell’anno. Reboot del film eponimo, campione d’incassi nel 2018, progetto televisivo d’esordio di uno dei registi più noti e premiati della scena italiana – e non solo, prodotto da Sky Studios e Andrea e Raffaella Leone per Lotus Production, il serial torna a raccontare le vicende – a dir poco tormentate – dei Ristuccia, al centro di otto episodi che, a detta dello stesso Muccino, mostreranno «l’evoluzione di tutti gli errori commessi dai personaggi fino ad ora».

A casa tutti bene può vantare un cast d’eccezione, riconfermato pressoché in toto, da Laura Morante a Francesco Scianna, da Silvia D’Amico a Mariana Falace, che interpreta Regina, amante di Diego (alias Antonio Folletto), uno dei membri della “complicata” famiglia al centro della storia.
Classe 1994, nata a Castellammare di Stabia, Falace si è trasferita a Roma nel 2018 per studiare recitazione all’Accademia Duse International, fondata da Francesca De Sapio; il coronamento di un sogno, per la giovane interprete campana, attratta dalla recitazione fin da quando aveva solo sei anni e, in compagnia del nonno, assisté alla prima di una pièce shakespeariana al Theatre Royal Drury Lane, a Londra.

Da Verdone a Muccino, una carriera in rapida ascesa

Talentuosa e determinata, l’attrice è stata scritturata nel 2019 da Carlo Verdone per il ruolo della figlia del protagonista della sua commedia Si vive una volta sola, uscita nel 2021, in cui ha condiviso il set, oltre a Verdone, con Anna Foglietta, Rocco Papaleo e Max Tortora.

A casa tutti bene cast
Ph. Andrea Ciccalè

Nel 2020, quindi, è arrivato il ruolo principale, al fianco di Francesco Scianna, nel corto di Muccino Open your eyes, presentato durante la 15esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Un anno dopo, proprio l’acclamato autore de L’ultimo bacio e Sette anime l’ha voluta nel titolo con cui si è affacciato alla serialità. Sempre nel 2021, un altro progetto di prim’ordine, È stata la mano di Dio di Sorrentino.
Ora gli episodi inediti di A casa tutti bene, nei quali la “sua” Regina sarà, ancora una volta, uno dei personaggi chiave della saga della famiglia Ristuccia.

A casa tutti bene 2
Mariana Falace con Antonio Folletto in una scena de A casa tutti bene 2 (ph. courtesy of Sky Italia)

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Mariana Falace (ph. Andrea Ciccalè)

Play with music: Il nuovo contest di AW LAB per giovani artisti emergenti

AW LAB introduce un nuovo format dedicato ai nuovi talenti della musica italiana e spagnola

La prima edizione riporta le performance live all’interno degli store AW LAB dove i giovani aspiranti artisti avranno l’opportunità di esibirsi dal vivo e davanti ad un pubblico di appassionati di musica. Il contest ha l’obiettivo di scoprire una selezione dei nuovi protagonisti della scena musicale di Italia e Spagna. Saranno infatti coinvolte le città di Milano, Napoli, Barcellona e Madrid. 

PLAY WITH MUSIC conta sulla partecipazione in qualità di ambassador di artisti quali, Colla Zio, Yung Snapp, Cora Novoa e Kyne. Saranno loro a condurre le quattro tappe in store, animando gli eventi con performance live e supportando gli artisti in gara.

Immagine tratta dalla campagna Play With Music

Quale sarà il premio e come partecipare

I due vincitori delle quattro tappe avranno la possibilità di esibirsi sul palco di due dei più importanti festival europei come il Sequoie Music Park di Bologna dove condivideranno il palco con artisti del calibro di MR.RAIN, Tananai, James Bay, Carmen Consoli, Articolo 31, e il Cruilla Festival di Barcellona dove si esibiranno, tra gli altri, Alt-J e Moderat.

Si potrà partecipare al contest caricando un proprio videoclip tra il 17 aprile e il 5 maggio sul sito di AW LAB. La call to action sarà proposta anche da Spotify, media partner ufficiale di PLAY WITH MUSIC. 

Gli appuntamenti per le esibizioni

PLAY WITH MUSIC è un progetto nato in collaborazione con adidas Originals, Puma, Reebok Converse e New Era che durante gli eventi saranno presenti nei touchpoint di AW LAB. Gli appuntamenti per le esibizioni in store sono: Milano 18 Maggio, Napoli 25 Maggio, Barcellona 6 Giugno, Madrid 8 Giugno. Scopri come partecipare QUI .

Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata, un vino simbolo di artigianalità, cultura e tradizione siciliana

Moda e vino potranno sembrare due mondi lontani, eppure hanno in comune più di quanto si pensi: entrambi simbolo del miglior Made in Italy, mettono a frutto creatività e artigianalità, passione e cura dei dettagli, elementi indispensabili tanto per ottenere un vino di qualità, quanto per realizzare un capo sartoriale degno di una passerella dell’alta moda. La pensano così anche Donnafugata e Dolce&Gabbana, la cui collaborazione vede la luce nel 2020 dando vita ad una collezione di etichette divenute un cult tra gli appassionati. Prodotte in edizioni limitate – ça va sans dire – e personalizzate con creatività in puro stile Dolce&Gabbana.

Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, del resto, hanno avviato in tempi non sospetti varie collaborazioni con realtà italiane d’eccellenza per esaltare i valori alla base del proprio DNA e rappresentare un inconfondibile stile di vita: dal design SMEG al food di Pasta Di Martino e Fiasconaro, fino alla nuova partnership con Bialetti che celebra il rito italiano del caffè.
Nel caso del vino, il minimo comun denominatore della collaborazione è rappresentato dall’amore incondizionato per la Sicilia: se l’azienda vitivinicola Donnafugata lega, infatti, la propria attività al genius loci dei territori dell’isola, da quello di Contessa Entellina all’Etna, il brand di moda, da sempre, trae linfa dall’immaginario siciliano, tra pizzi, rosari, colori, echi barocchi e folclore tradizionale.

Rosa Dolce Gabbana Donnafugata
Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata (ph. by Salvo Alibrio)

Rosa, ambasciatore di due eccellenze del Made in Italy

Tutti i vini co-firmati Dolce&Gabbana e DonnafugataRosa, Tancredi, Isolano e Cuordilava – esprimono i valori di alta artigianalità (atout fondamentale del “fatto in Italia”), della passione e dell’innovazione; vini che si distinguono per la spiccata personalità ed eleganza.
Il primo vino nato dalla collaborazione è Rosa, un seducente rosato il cui nome è stato scelto proprio per enfatizzare il colore che lo contraddistingue e rende unico. È nato da un blend originale di due vitigni autoctoni, tra i più importanti della tradizione dell’isola: il Nerello Mascalese e il Nocera, da territori e vigneti straordinari. Il primo, infatti, proviene dalle pendici dell’Etna, dove la natura vulcanica dei terreni e il microclima danno vita a note di particolare mineralità e delicatezza floreale. L’accattivante componente fruttata deriva invece dalle uve Nocera prodotte nella Tenuta di Contessa Entellina.
Dolce&Gabbana ha raccolto la sfida di curare l’immagine coordinata del vino, creando un packaging originalissimo, ispirato all’estetica variopinta del carretto siciliano, emblema di artigianalità e della cultura dell’isola.

Dolce&Gabbana Donnafugata
Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata (ph. by Salvo Alibrio)

Le caratteristiche del rosato firmato Donnafugata e Dolce&Gabbana

Contraddistinto da una seducente tonalità pink, tenue e brillante al tempo stesso, questo rosato Sicilia Doc presenta un ampio bouquet, con delicate note floreali e fruttate che spaziano dal gelsomino ai petali di rosa, dalla pesca al bergamotto. Un vino di spiccata fragranza, piacevolissimo anche al palato per la mineralità e finezza.

Perfetto per un aperitivo, Rosa trova l’abbinamento ideale con crudi di pesce, pietanze vegetariane e carni delicate.
Oltre alla classica bottiglia da 750 ml, è disponibile anche nel formato Magnum da 1,5 litri, per celebrare speciali occasioni conviviali. Con i suoi astucci personalizzati, Rosa rappresenta anche un’idea regalo decisamente glamour.

Donnafugata Dolce Gabbana
Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata (ph. by Roberto Di Girolamo)

Nell’immagine in apertura, Rosa Dolce&Gabbana e Donnafugata

Rêve romantique

Grattacieli e place to be cittadini, che definiscono il nuovo scenario urbano milanese, fanno da sfondo all’editoriale Rêve romantique. Il modello Antonio Tortorella, fotografato per l’occasione da Davide Pavan, si aggira per le vie di Milano indossando gli outfit più rappresentativi delle collezioni primavera/estate 2023 di maison come Gucci, Ferragamo, Dolce&Gabbana e Celine Homme, alternati a capi e accessori griffati – tra gli altri – Egonlab, Ludovic de Saint Sernin, Alan Crocetti.

Alan Crocetti gioielli
Necklace Alan Crocetti, jeans Egonlab, boots Sonora

 Dolce&Gabbana pe 2023
Total look Dolce&Gabbana

 Egonlab men
Total look Egonlab

Egonlab brand
Total look Egonlab

Ludovic de Saint Sernin men
Leather top and briefs Ludovic de Saint Sernin

Ludovic de Saint Sernin
Leather top and briefs Ludovic de Saint Sernin

Ferragamo man 2023
Total look Ferragamo

Celine Homme outfit
Total look Celine Homme

Celine Homme fashion
Total look Celine Homme

Celine Homme 2023
Total look Celine Homme

Credits

Model Antonio Tortorella @I Love Models

Photographer Davide Pavan

Stylist Nicola Destro

Producer Jessica Lovato

Stylist Assistant Giulia Sangaletti

Make-up and hair Valeria Stefanelli

Nell’immagine in apertura: il modello indossa total look Celine Homme

Wine Calls Design, il temporary show di MANINTOWN per la Milano Design Week

MANINTOWN presenta il primo numero The Art of Wine, speciale dedicato interamente al mondo del vino, indagato attraverso le sue molteplici interazioni con l’arte e il design. Un progetto curato, per la parte editoriale, dal sommelier, gastronomo, autore radiofonico e televisivo Andrea Amadei, per quella grafica dall’illustratore Jacopo Ascari, che ha creato per noi tre straordinari artwork, tra cui la copertina e la mappa dell’Italia.


L’esposizione presso lo spazio Top Tag vede la partecipazione di numerosi interior designer e artisti: tra loro Riccardo Puglielli, che presenta per la prima volta il tavolo in marmo Hera, richiamo alle linee déco, che ricerca un impossibile equilibrio fra arte e funzionalità, solidità e leggerezza, eleganza e praticità, realizzato nei pregiati marmi policromi di Breccia Medicea dell’Acquasanta.

Francesco Buonfino lancia il suo progetto di tappeti handmade ricchi di simbologie, dal titolo Motus et Signa.

Francesco Maria Messina, presente con opere quali il tavolo Plinio, ispirato al Vesuvio.

E ancora, Daria Dazzan che arricchisce la tavola con ceramiche fatte a mano e i coloratissimi vasi della collezione Onda.

Mariano Franzetti autore di sculture che fondono estro, ricercatezza e sottile ironia.

Enrico Girotti con lapiega WD, marchio capace di far dialogare la durezza e resistenza del metallo con l’armonia di linee nette, precise al millimetro.

Le creazioni di Kutnia che pongono l’accento sulla pregevolezza dei tessuti turchi.

I lavori del ceramista e artista Niccolò Rossi.

I gioielli scultorei di Arlo Haisek, sublimazione delle tecniche tradizionali dell’oreficeria. 

Infine, le proposte di Bici&Radici, «negozio o meglio, bottega dove ricevere consigli e scambiare conoscenze», per usare le parole degli ideatori, che nello store di piazza Morbegno uniscono le loro passioni, vale a dire due ruote e cultura del verde, mettendo insieme biciclette e fiori coltivati con tecniche uniche, accessori e composizioni sui generis, lontane da un’estetica artificiosa ed eccessivamente ordinata, che esaltano i contrasti presenti nella flora naturale.


Con questo nuovo magazine, MANINTOWN offre ai lettori una serie di spunti e percorsi alternativi sulla ricchezza enogastronomica del Belpaese, dando voce a nuovi produttori, realtà, territori e personaggi, tutti da scoprire.

MANINTOWN #13, Editor’s Letter

È in uscita, venerdì 21 aprile, il numero speciale dedicato alla Musica/Voices, cui si aggiunge una sezione dedicata alla Moda vista nelle sue contaminazioni con l’Arte. Un supplemento che rivedremo anche sul numero dedicato al Cinema/Faces di ottobre. Con Hot Child in the City vogliamo dare risalto alla nuova scena musicale italiana che si sta rinnovando negli ultimi anni, anche grazie ai talent show da cui escono tante promesse di domani.
Tra le nostre otto cover stories spicca Levante che, dopo Sanremo e la maternità, torna con nuovi progetti tra musica e cinema, confermando il talento poliedrico e lo stile unico di questo personaggio. Poi, Mr. Rain (al secolo Mattia Balardi), che avevamo già scattato lo scorso anno, oggi nella testa di tutti con il suo Supereroi, presentato al Festival di Sanremo. E ancora, i Coma_Cose, band a cui avevamo dedicato una cover diversi anni fa e che oggi ha ricevuto il meritato riconoscimento con un successo in forte crescita.
Tra i giovani abbiamo puntato sul duo dei Santi Francesi, reduci dalla vittoria di X Factor, che rappresentano perfettamente il nostro mood Hot Child in the City/ Runnin’ wild and lookin’ pretty. E sempre restando nel mondo upcoming,  gIANMARIA, su cui avevamo scommesso già a Sanremo Giovani e che è arrivato al Festival con il brano Mostro. Non potevano mancare almeno due cover dedicate al Cinema/Faces. Una vede protagonista Domenico Cuomo, oggi riconosciuto per il ruolo di Gianni Cardiotrap in Mare fuori, che si rivelerà prossimamente in nuove e importanti produzioni. E per il cinema al femminile abbiamo scelto Federica Sabatini, tra le protagoniste della seconda stagione di Suburra – La serie, sua prima produzione di respiro internazionale. Last but not least, cover per la Fashion Issue, il modello metà francese, metà italiano Lucas Barski, già protagonista di campagne per importanti brand e che vedremo presto conquistare la fashion scene internazionale.

FashRev_Mrkt, a Milano il mercato urbano dedicato alla moda sostenibile

La rilevanza, nella scena della moda contemporanea, di concetti quali ricicloupcycling, tracciabilità, circolarità delle materie prime e altre pratiche legate alla sostenibilità, è – per fortuna – un dato di fatto incontrovertibile, al centro dei discorsi di aziende, istituzioni, addetti ai lavori e consumatori. Affinché tali precetti non restino però intenzioni lodevoli o poco più, utili ai fini dei famigerato greenwashing ma ben poco funzionali a un reale cambiamento dello status quo che, nei decenni, ha reso il fashion uno degli ambiti più inquinanti in assoluto, è fondamentale che proprio il pubblico abbia la possibilità di conoscere in maniera approfondita determinate tematiche, di tastarne con mano processi, obiettivi, risultati.

Va esattamente in questa direzione FashRev_Mrkt, mercato urbano promosso da Fashion Revolution Italia che riunisce, in un unico spazio, quei brand che, attraverso le loro collezioni, si fanno portavoce dei valori e dei principi, etici e produttivi, perseguiti dalla ONG fondata da Orsola de Castro e Carry Sommers nel 2013, dopo la tragedia di Rana Plaza, in Bangladesh, nella quale morirono 1138 persone, tutte impiegate – o, per meglio dire, sfruttate – nel settore tessile.
A ospitarlo saranno gli spazi della Fondazione Sozzani, in via Tazzoli 3 (Milano), pronta ad accogliere i visitatori dalle 11 alle 19.30 di venerdì 21 e sabato 22 aprile.

Commentando l’iniziativa, la country coordinator e presidente di Fashion Revolution Italia, Marina Spadafora, sottolinea come la Fashion Revolution Week che si appresta a cominciare sia «speciale per noi, ricorre infatti nel decimo anniversario del crollo del Rana Plaza. A distanza di dieci anni ci siamo chiesti cosa è cambiato e, per trovare una risposta, con FashRev_Mrkt abbiamo voluto dare spazio a marchi positivi ed etici, nati per evitare che tragedie come quella possano ripetersi».

Marina Spadafora
Un ritratto di Marina Spadafora

I brand presenti e il programma del mercato urban di Fashion Revolution Italia

Il mercato sui generis organizzato dalla ONG rappresenta, dunque, la cornice ideale per il lavoro di una serie eterogenea di designer e label, selezionate col contributo della piattaforma Must Had e accomunate dalla consapevolezza del fatto che, nella moda odierna, non debba esserci spazio per ingiustize sociali, sprechi, uso di materiali o tecniche inquinanti e altre procedure che, oltre ad essere moralmente riprovevoli, attentano alla salute (sempre più compromessa) della Terra; tra di loro, EndeleaFarma 282, Cantoprimo, TMMT, W. Camice, Kechic, PECORANERA, SALAD, Sunvitale Studio, TOOLS, Vuschichè e Close the Loop, solo per fare qualche nome.

Fashion Revolution Italia
Fashion Revolution Italia

Durante la serata inaugurale della kermesse, giovedì 20 aprile, è prevista – alle 19 – la proiezione di un episodio di Junk, docuserie co-prodotta da Will e Sky Italia che racconta l’impatto (devastante) della cosiddetta fast fashion su ambiente e persone, concentrandosi proprio sulle storie e immagini di chi, quotidianamente, ne subisce gli effetti deleteri. A seguire, Marina Spadafora ricapitolerà i passi avanti compiuti dall’organizzazione che presiede negli ultimi due lustri e presenterà la campagna Good Clothes Fair Pay, un’iniziativa lanciata a livello comunitario nel 2022, per chiedere al Parlamento Europeo una legge a tutela del pagamento di stipendi dignitosi per tutti i lavoratori dell’industria dell’abbigliamento; perché, oggi più che mai, la salute del Pianeta passa anche e soprattutto da quella delle persone che lo abitano.

Fashion Revolution Italia

Nell’immagine in apertura, foto di una campagna promossa da Fashion Revolution Italia

La Taipei Fashion Week F/W 2023 al via in una location d’eccezione

Nell’abbondanza di settimane della moda, ormai sparse in tutto il mondo, si pone la questione sul senso e i benefici di questi eventi, legata all’aggiunta di ulteriori luoghi sulla mappa internazionale del fashion. Nel caso della Taipei Fashion Week, ad esempio, il pubblico specializzato potrebbe chiedersi perché l’opening show della manifestazione si sia tenuto a Tainan invece che nella principale città dell’isola.
In tutto questo, c’è di sicuro un innegabile vantaggio economico da parte delle strutture regionali, che riguarda specificamente la creazione di nuovi posti di lavoro, necessari per allestire una settimana della moda, oppure i ricavi aggiuntivi di cui beneficiano il settore della gastronomia e quello dell’hôtellerie. Bisogna poi aggiungere, ovviamente, che i designer partecipanti vogliono dimostrare ciò che sanno e possono fare.

Come visitatore, tuttavia, c’è una motivazione davvero forte alla base del viaggio, che per alcuni può essere molto lungo: un’ospitalità senza fine! In alcuni frangenti della fashion week taiwanese ci possono essere lievi barriere linguistiche, anche solo per registrarsi a una sfilata, ma una volta superati piccoli ostacoli del genere si può assistere a un benvenuto decisamente caloroso, raro in altre kermesse della moda.

Taipei Fashion Week 2023
Lo show d’apertura della fashion week taiwainese

Una location d’eccezione per l’apertura della rassegna

La Taipei Fashion Week, avviata solamente sei anni fa, si è sempre data il compito di stabilire un dialogo tra performance tradizionale, artigianato e moda. Secondo i responsabili, da ben 360 anni le persone si recano al tempio Nankunshen Daitian per esprimere i loro desideri, e Tainan è anche nota per un patrimonio artigianale di lungo corso. Era quindi chiaro che l’apertura della fashion week avrebbe dovuto avere luogo all’altro capo dell’isola, a Tainan. Circa due terzi degli ospiti, in viaggio da Taipei, si sono adeguati a quest’indicazione, che ricorda in qualche modo il Festival di Hyères, in cui gli addetti ai lavori compiono un pellegrinaggio speciale nel sud della Francia.
Lo show d’apertura, tenutosi per la prima volta al tempio Nankunshen Daitian di Tainan il 22 marzo, è visto come un complemento dei défilé ospitati nella sede principale della rassegna, il Songshan Culture and Creative Park di Taipei.

fashion week Taipei
Taipei Fashion Week F/W 2023-24

Obiettivi e valori della Taipei Fashion Week F/W 2023-24

Per la stagione Fall/Winter 2023-24, la Taipei Fashion Week include una sfilata di moda sostenibile, 12 di singoli brand (tra cui lo show New Breed, con tre giovani, talentuosi designer) e tre interscolastiche, riservate agli studenti di sette scuole specializzate.

Secondo i promotori di questo grande evento fashion, i cinque pilastri della TFW sono sostenibilità, funzionalità, diversità, “crossover” di stile, umanità. Lo scopo è mettere l’artigianato tradizionale taiwanese in primo piano, avvicinandosi così all’obiettivo di diventare la quarta settimana della moda per importanza nella regione asiatica. Le probabilità di riuscita, in questo senso, sembrano buone, e i feedback dei partecipanti lo confermano. Gli organizzatori, inoltre, si propongono di far incontrare l’industria tessile e gli stilisti emergenti, così da passare da un affascinante abbigliamento funzionale a un abbigliamento up to date.
Durante la sfilata inaugurale, diventa chiaro che il piano sta funzionando: una craftsmanship eccezionale, tramandata di generazione in generazione, ed elementi fashion squisitamente contemporanei si uniscono in collezioni uniche nel loro genere. La mise en scène delle passerelle incorpora performance artistiche, savoir-faire artigianale e moda, tra musica classica, opera tradizionale e teatro d’ombre, soluzioni ricorrenti nelle presentazioni dei 70 look firmati da sette label (TANGTSUNGCHIENJust In XX, BOB Jian, C JEAN, Gioia Pan, WEI TZU-YUAN e YENLINE).

BOB Jian
BOB Jian F/W 2023-24

Lo spettacolo dello show d’apertura

Oltre ai fuochi d’artificio, per dare il via alla serata sul tempio vengono proiettati il fashion film e il video promozionale F/W 2023-24 del regista Zhun Zhang e di Yingting He, maestro dell’obiettivo. È il loro primo tentativo di combinare il tradizionale video culturale e l’intelligenza artificiale (Deforum Stable Diffusion), per dare alle immagini una texture a mo’ di dipinto astratto, completando i raffinati movimenti degli artisti reclutati, aggiungendo così un livello ulteriore all’effetto visivo d’insieme. Stando alle loro parole, hanno seguito Joanne Chih-Chiao Tseng da una prospettiva in terza persona di cambiamento, integrazione e connessione, unendo memoria culturale e moda contemporanea per realizzare un look completamente nuovo.
Inoltre, per aiutare i brand ad espandersi sia nel mercato regionale che in quello estero, per questa stagione è stato lanciato il Taipei Fashion Week Shop, nel SOGO Department Store Fuxin Branch, che vende oltre 40 marchi di stilisti provenienti da diversi settori.

La Taipei Fashion Week si svolge dal 22 marzo al 9 aprile, con le principali attività concentrate nei giorni dal 24 al 29 marzo, presso il Songshan Cultural and Creative Park.

Gioia Pan
Gioia Pan F/W 2023-24

fashion week Taiwan

Nell’immagine in apertura, un momento dello show inaugurale della Taipei Fashion Week F/W 2023-24

The Art of Wine

Il nuovo verticale by MANINTOWN

Dopo il numero pilota lanciato durante la scorsa Milano Wine Week, siamo orgogliosi di annunciare il primo The Art of Wine, uno speciale dedicato interamente al mondo del vino, visto anche attraverso le sue interazioni con l’arte e il design. Per guidare questo ambizioso progetto, abbiamo chiesto ad Andrea Amadei, sommelier e gastronomo, autore radiofonico e televisivo, di sviluppare insieme un format editoriale inedito, per comunicare questo settore con un taglio più coinvolgente e curioso, andando alla scoperta delle numerose eccellenze che caratterizzano il Bel Paese. È nato così un primo issue da collezione di 120 pagine, che racconta in modo polifonico un panorama ricco di bellezze, da nord a sud della penisola, grazie alla ricerca dei numerosi autori, giornalisti ed esperti guidati da Andrea per questo primo numero, che sarà anche distribuito durante il Salone del Mobile a Milano.

E, sempre per la volontà di utilizzare un linguaggio più artistico ed emozionale, abbiamo lavorato con l’illustratore Jacopo Ascari, che ha creato tre straordinari artwork per la copertina dello speciale, la mappa dell’Italia con alcune delle realtà più interessanti presentate nello speciale, e infine per la quarta di copertina, che interpreta in modo onirico e gioioso Destination Gusto, food&wine e-commerce dedicato alle eccellenze nostrane del gusto. Con questo nuovo magazine – diretto da Andrea Amadei – vogliamo ofrire una serie di spunti e percorsi alternativi nel ricco panorama enogastronomico del Paese, dando voce a produttori, realtà, territori e personaggi da scoprire.

Buon viaggio!

Federico Poletti, Editor in Chief MANINTOWN – Massimo Pozzi Chiesa, General Manager MI HUB Agency | MANINTOWN

Wine in Town

Come si abbina uno speciale sul vino a un giornale che parla di talent e moda? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare. Il vino piace a tutte le persone sensibili al bello perché è una delle più grandi bellezze del mondo. È l’uomo che dipinge a quattro mani con la natura trasformando qualcosa di estremamente deperibile come un grappolo d’uva, in una bevanda dalla vita potenzialmente decennale, in grado di evolvere e acquisire valore negli anni. Pensandoci non è poi così diverso da un abito di seta che nasce dalle secrezioni di un piccolo baco.

MANINTOWN crede nel fascino del vino e in tutto ciò che esso rappresenta, dalla sua anima più conviviale e schietta fino al lusso e all’eleganza che l’hanno trasformato oggi in uno dei beni d’investimento (e di consolazione) più ricercati.
Per le prossime sei edizioni (in uscita per Vinitaly, Salone del Mobile e Milano Wine Week) i lettori troveranno The Art of Wine, compendio dedicato al nettare di bacco e alle sue connessioni con i mondi dell’arte e del design. Ogni numero racconterà le cantine che hanno legato il loro lavoro a quello di pittori, stilisti, scultori, architetti, artigiani e musicisti. Luoghi e bottiglie da scoprire, assaporare e collezionare in cantina.

Non mancheranno le tendenze che guidano il settore, con le interviste alle personalità di riferimento, i progetti più visionari e le storie dei pionieri che hanno saputo rivoluzionare il mondo del buon bere. Arte e design si fondano su capacità d’immaginazione e progettazione. Quindi, spazio alle innovazioni di processo e ai più curiosi sistemi di coltivazione della vite con cui nei secoli l’uomo ha disegnato il paesaggio attorno a sé.
Uno sguardo sarà sempre rivolto all’ospitalità e alla cucina moderna, senza dimenticare l’olio extravergine d’oliva, i distillati e le birre artigianali, elementi che completano la cultura del sommelier e arricchiscono l’esperienza della lettura e della buona tavola.
Il racconto sarà improntato sull’Italia, Paese che viviamo ogni giorno e che non smettiamo mai di scoprire, ma in ogni numero inseriremo una destinazione oltreconfine, per la sete dei viaggiatori che vorranno spingersi più lontano, ovviamente sempre armati di cavatappi.

I contenuti sono curati da giornalisti, sommelier, comunicatori e addetti al settore, invitati a scrivere di ciò che più li affascina. Libertà e sincerità sono necessari al racconto del vino. Per questo motivo, all’interno del magazine, gli sponsor saranno sempre ben distinti dai contributi redazionali. La pubblicità è necessaria per sostenerci, ma nessun interesse economico ci impedirà di scrivere di quello in cui crediamo.
In ultimo, non certo per importanza, il nostro linguaggio sarà il più semplice possibile, coinvolgente e comprensibile a tutti, perché il vino è di tutti, ha radici ma arriva ovunque, ha genere ma non ha sesso. È una delle più grandi bellezze al mondo e può essere davvero alla portata di ognuno di noi.

Buona lettura!

Andrea Amadei

Nell’immagine in apertura, la cover del nuovo speciale di MANINTOWN The Art of Wine, opera dell’illustratore Jacopo Ascari

Models to follow: Jinwoo

Lunghi capelli scuri, lineamenti fini, fisico asciutto e longilineo: quella di Jinwoo (modello sudcoreano, 25 anni, ha all’attivo lavori per brand come Moncler, Premiata o Savage) è la classica presenza difficile da ignorare. Nelle immagini realizzate per MANINTOWN dal fotografo Davide Simonelli (scatti dal sapore cinematografico, che enfatizzano gesti, postura e naturale eleganza del soggetto ritratto), lo vediamo aggirarsi per le vie di Milano.

Spaziando tra outfit dal flair classico e altri più eccentrici, indossa, con piglio disinvolto e ricercato al tempo stesso, gli evergreen del guardaroba pour homme, vale a dire overcoat avvolgenti, blazer gessati, caban e dolcevita scuri, ai quali provvedono a dare il necessario twist motivi animalier, volumi scivolati e accessori grintosi.

models editorial
Coat Songzio, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

Model black white editorial
Coat Songzio, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

fashion brand Corea
Coat Songzio, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

We11done brand
Jacket We11done, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

Savage brand
Jacket We11done, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

Dolce & Gabbana uomo
Jacket Dolce&Gabbana, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

Dolce Gabbana blazer
Jacket Dolce&Gabbana, sweater Savage, bootcut jeans Masimo Dutti

Credits

Model Jinwoo @Boom Models Agency

Photographer Davide Simonelli

Grooming Mattia Pedretti

Nell’immagine in apertura, Jinwoo indossa cappotto Songzio, maglia Savage

Sebago Sunglasses, gli occhiali che esaltano l’estetica preppy del marchio

Dal 1964, anno di fondazione dell’azienda a Westbrook, nel Maine, Sebago è sinonimo di preppy, l’abbigliamento caratteristico degli universitari dell’Ivy League americana, un’estetica collegiale “elevata”, sofisticata e dégagé in egual misura, che nel tempo ha sedotto schiere di studenti – e non solo – ai quattro angoli del mondo, ammaliati dai capi e accessori del marchio, a cominciare dai mitici penny loafer, i mocassini con mascherina dall’appeal raffinato, e dalle scarpe da barca Docksides, con suola in gomma antiscivolo.

Ora, dopo aver rivoluzionato il mondo fashion con proposte outdoor e indoor divenute emblemi dell’estetica habillé della casa, frutto di lavorazioni rigorosamente artigianali e di una cura minuziosa dei dettagli, che rendono unico ogni articolo, il brand a stelle e strisce, per la stagione primavera/estate 2023, arricchisce il proprio vocabolario di stile con un nuovo lemma, fedele – of course – ai valori che ne hanno decretato il successo internazionale.
Si tratta della linea Sebago Sunglasses, una collezione di occhialeria unica nel suo genere, legata a doppio filo con l’heritage della griffe americana. Ogni occhiale, infatti, richiama sia nel nome che nel design i mocassini sopracitati, simbolo di un’eleganza timeless che ha conquistato fan ad ogni latitudine, contaminando outfit e abitudini vestimentarie disparate.

Sebago occhiali 2023
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)

Quattro montature dal gusto classy, simbolo di un’eleganza senza tempo

Sono quattro, in particolare, i modelli intorno ai quali è imperniato il debutto nell’eyewear, che si candidano già a diventare iconici: innanzitutto Joe, occhiale dalla linea panto (ossia over e smussata) lievemente squadrata; poi Portland, che si distingue per i volumi stondati e l’ampio ponte a chiave; Paul, modello rettangolare dalla silhouette cat-eye; infine Dan, panto “canonici” che si adattano facilmente a qualsiasi forma del viso.
Quattro sunglasses dal gusto clean, classico, cui i materiali di pregio che hanno sancito la fortuna del brand danno il necessario twist. Trasparenti, nere o tartarugate, declinate in varianti opache o lucide, le montature sono proposte in diverse cromie, in nuance con la calzatura cui fanno riferimento; ad accomunarle – e contrassegnarle – è però il logo “penny loafer”, riprodotto sulle cerniere, e il design delle aste, ispirato all’inconfondibile suola moc delle scarpe.

Sebago occhiali primavera estate 2023
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)

Ogni paio è accompagnato da un packaging esclusivo in pelle, marchiato Sebago e completo di panno pulente in microfibra, su cui è impressa la storia della label. Un tributo a tutti gli effetti, che vuole celebrare a dovere l’importanza di quelle peculiarità stilistiche che hanno cambiato – e continuano a farlo – i codici tradizionali del ready-to-wear. L’eyewear Sebago, dunque, rielabora con brio l’estetica preppy, arricchendola con mille spunti per abbinamenti e total look. Una linea di occhialeria che ha riscosso consensi fin dalla presentazione ufficiale della collezione, lo scorso febbraio, quant’è stata svelata nella cornice d’eccezione del MIDO Eyewear Show di Milano, principale evento internazionale dedicato all’eyewear, visitato quest’anno da oltre 52.000 presenze e più di 1.200 espositori da tutto il mondo.

Sebago occhiali da sole
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)

Sebago accessori
Sebago Sunglasses P/E 2023 (ph. courtesy of Sebago)

‘Bis!’, il nuovo podcast di Colapesce Dimartino sul loro Sanremo

Dal 15 marzo è disponibile, su tutte le piattaforme digitali, la seconda “incursione” del duo musicale Colapesce Dimartino nel mondo – in continua, rapidissima espansione – dei podcast. Bis!, questo il titolo, si presenta come la seconda stagione (o sequel che dir si voglia) della trasmissione radio di debutto, Big! (Storia leggerissima di qualcosa che non rifaremo), e documenta l’atteso ritorno al Festival sanremese, dopo l’exploit nel 2021 con Musica leggerissima, di Lorenzo Urciulli e Antonio Dimartino (questi i veri nomi dei due artisti siciliani).

Scritto e prodotto da Marco Rip e Giacomo De Poli per Dopcast e LifeGate Radio, Bis! Colapesce e Dimartino a Sanremo riparte dal desiderio di seguire passo per passo il loro secondo festival, portando l’ascoltatore dietro le quinte della rassegna musicale italiana per eccellenza, per certi versi una prima volta (bisogna infatti considerare che il debutto all’Ariston, nel 2021, era avvenuto nel pieno del lockdown, senza il pubblico in sala, durante un’edizione atipica sotto tutti i punti di vista), documentando, attraverso un format assai inusuale, la settimana più frenetica della canzone italica.

Colapesce Dimartino podcast
Bis!, il nuovo podcast del duo

Un documentario “parlato”, che racconta in presa diretta il festival musicale italiano per antonomasia

Il nuovo podcast aggiunge capitoli inediti al precedente racconto e, in generale, alla storia di Colapesce Dimartino, musicisti tra i più ricercati e importanti della scena italiana dell’ultimo decennio, desiderosi – e capaci – di rimettersi sempre in gioco, anteponendo a tutto la loro poetica.
Rispetto a Big!, registrato quasi del tutto da remoto attraverso messaggi vocali, lunghe chiacchierate a distanza e qualche scena catturate dall’entourage, Bis! può definirsi un autentico documentario, realizzato in presa diretta nei vari ambienti del Festival. Una produzione sfaccettata e rigorosamente “sul campo”, in grado di districarsi tra situazioni e contesti completamente diversi, nonché di alternare un punto di vista oggettivo, di testimonianza diretta a momenti introspettivi e altri di pura vivacità. Il risultato appare come un “film sonoro” unico nel suo genere, immersivo, che ci trasposta a fianco dei protagonisti, facendoci rivivere la quotidianità e l’atmosfera del backstage sanremese.

Un next chapter che segue il grande successo di Big!, incluso due anni fa da Apple tra i migliori podcast, piazzatosi al secondo posto nella classifica di quelli più ascoltati su Spotify, infine candidato agli Oscar italiani della categoria come miglior podcast audio-documentario.
Colapesce Dimartino, invece, non hanno ormai più bisogno di presentazioni. Alla 73esima edizione della kermesse canora hanno presentato il singolo Splash, già certificato disco d’oro, con cui hanno vinto sia il Premio della critica Mia Martini che quello della sala stampa Lucio Dalla. Dopo il bis a Sanremo, il duo sarà impegnato nel Club Tour 2023, in partenza a novembre 2023, che li porterà (durante le prime tappe) all’Estragon di Bologna, alla Casa della Musica di Napoli, all’Atlantico di Roma, alla Venaria Reale e al Teatro della Concordia (Torino) e all’Alcatraz milanese, rispettivamente il 23, 30 novembre, 1, 4 e 5 dicembre.

Nell’immagine in apertura, Colapesce Dimartino fotografati da Chiara Mirelli

See Right Through You. Mirroring Identities & The Modern Narcissus

Un dialogo di stile ispirato al mito di Narciso, in cui l’estetica (e il guardaroba) di lui risulta speculare a quella di lei e viceversa, tra suit dalle linee scivolate, denim lavorato, superfici brillanti o dall’effetto destroyed, accessori di carattere griffati, tra gli altri, Celine, Versace, Diesel, Vivienne Westwood e Çanaku. A firmarlo, per MANINTOWN, sono la stylist Jessica Iorio e il fotografo Alberto Alicata, con l’art direction di Fabrizio Bezzi.

Celine by Hedi Slimane 2023
Kristyna: total look Celine by Hedi Slimane; Valentyn: total look Celine Homme by Hedi Slimane

JordanLuca brand
Total look JordanLuca, boots Marsèll

Diesel uomo collezioni
Valentyn: total look Diesel; Kristyna: shirt Aniye By, boots Marsèll

Celine Hedi Slimane uomo
Valentyn: jacket Celine by Hedi Slimane; Kristyna: top Grifoni

Vivienne Westwood uomo collezione
Valentyn: jumpsuit Vivienne Westwood; Kristyna: total look Diesel

Çanaku brand
Shirt and gloves Çanaku, pants Grifoni, boots Marsèll

Versace collezione 2023
Valentyn: shirt Grifoni; Kristyna: total look Versace

Manintown fashion editorial
Valentyn: top Versace; Kristyna: dress VI Valentina Ilardi, earrings Adais

Credits

Art direction Fabrizio Bezzi

Photographer Alberto Alicata

Stylist Jessica Iorio

Ph. assistant Filippo Di Pietra

Stylist assistant Benedetta De Martino

Make-up Giuseppe Paladino

Hair Alessia Bonotto @Blend Management

Casting Co,Ma castingMartina Amadori, Costanza Carozzo

Talents Valentyn Boiko @Yu Agency, Kristyna Koshkina @Fabbrica Milano

Nell’immagine in apertura, Valentyn indossa top Versace, Kristyna indossa abito VI Valentina Ilardi, orecchini Adais

Beauty Formula, il centro milanese d’avanguardia che unisce estetica e medicina

Da esattamente un anno, a Milano, nel centralissimo corso Buenois Aires (arteria principale del vivace quartiere di Porta Venezia), opera un centro medico estetico che ha fatto dell’avanguardia, della costante innovazione la propria ragion d’essere, emergendo da subito nel variegato panorama cittadino che ruota intorno al benessere, alla cura di sé. Beauty Formula, questo il suo nome, si distingue perché riunisce, nella medesima struttura, medici chirurgi estetici e professionisti del settore altamente qualificati, riconosciuti per l’elevata competenza nelle rispettive discipline, in grado di fornire ai pazienti un approccio sui generis, multidisciplinare, imperniato sull’ascolto – e la conseguente soddisfazione – dei loro bisogni.

Trattamenti innovativi, tagliati su misura per le specifiche esigenze di ciascun cliente

Beauty Formula Milano
Una foto del centro

A rendere unica nel suo genere la clinica è la metodologia ultra-innovativa, che sfrutta le apparecchiature più recenti e sofisticate. Un’expertise al servizio dei clienti, con i quali s’instaura un fondamentale rapporto di ascolto e cura delle specifiche necessità, per seguirli in ogni fase del trattamento.

Il focus, da Beauty Formula, è sui trattamenti di medicina estetica non invasiva, cioè quelli specificamente pensati per la cura di viso e corpo, per il ringiovanimento, per il rimodellamento e la prevenzione dei segni del tempo. Nell’ampia varietà di servizi offerti, quello di punta è rappresentato senz’altro da Thermage FLX, terapia avanguardistica mirata a ringiovanire il volto, da eseguire in una sola seduta poiché rilascia energia controllata tra i 58 e 63 gradi, con risultati che si mantengono a distanza di anni.

Durante il trattamento (che può associarsi a una blanda sedazione, per rilassarsi e godere della massima tranquillità) vengono inviati degli impulsi, subito avvertiti dal paziente, che percepisce per una frazione di secondo una profonda sensazione di calore, preceduta e seguita (e dunque smorzata all’istante) dal raffreddamento a spruzzo, per ridurre al minimo il fastidio. 
Senza interventi chirurgici né iniezioni, Thermage FLX permette di levigare la cute, distendendola, modellandola e facendola risplendere, così da rinvigorire contorno e profili del viso, rinnovando il collagene naturalmente presente nel derma, che in questo modo non è scalfito da incisioni o punti di sutura.

Thermage FLX
Il trattamento Thermage FLX

Ricerca e ascolto al servizio del benessere esteriore, per far risplendere anche quello interiore

Il claim del centro sintetizza, in maniera efficace, la sua filosofia, ossia “valorizzare la bellezza naturale di tutte le persone, per migliorarne l’aspetto in modo che si sentano in armonia con se stessi”; una vera e propria ode al benessere esteriore, che non può non impattare positivamente su quello interiore, equilibrando alla perfezione le due dimensioni – inscindibili – della bellezza, corpo e spirito.

Ogni trattamento e protocollo applicato da Beauty Formula si configura come un processo a più tappe, incardinato rigorosamente sulla scienza e il pensiero alla base del suo operato. Il minimo comun denominatore? La volontà di migliorare aspetto e qualità della pelle, minimizzare i segni dell’invecchiamento cutaneo, correggere gli inestetismi, il tutto preservando l’armoniosità dei lineamenti e la naturalezza – e assoluta sicurezza – delle procedure.

Nell’immagine in apertura, una foto del centro medico estetico Beauty Formula, a Milano

NH Bologna de la Gare, comfort e ricercatezza nel cuore del capoluogo emiliano

Bologna la dotta, Bologna la rossa, Bologna la grassa, Bologna la turrita… Per il capoluogo dell’Emilia Romagna, un concentrato di arte, cultura, eccellenze enogastronomiche, fermenti giovanili – e non solo – che teme ben pochi confronti, gli aggettivi si sprecano. Per godersi appieno il soggiorno nella città felsinea, appoggiandosi a un albergo di grande prestigio e appeal, una soluzione ottimale è rappresentata dall’hotel NH Bologna de la Gare, che – come suggerisce il nome – sorge a pochi passi dalla stazione ferroviaria, nella centralissima piazza XX settembre. Una posizione strategica, poiché consente di raggiungere, con una piacevole passeggiata, i principali monumenti e luoghi d’interesse bolognesi, dalla celeberrima piazza Maggiore, dove svetta l’imponente mole gotica della basilica di San Petronio, alle due torri simbolo Garisenda e degli Asinelli (distanti appena una quindicina di minuti a piedi), che ne dominano e caratterizzano lo skyline, senza contare i vari locali e store che affollano il centro.

NH Bologna Sky Bar
La vista dallo Sky Bar 507 dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Un indirizzo raffinato, pensato per soddisfare le esigenze più diverse, dal meeting al soggiorno romantico

L’hotel conta 156 camere, tutte dal raffinato stile classico, all’insegna del comfort assoluto. Quelle superior, in particolare, risultano assai spaziose, mentre le room per famiglie sono perfette per chi viaggia con i bambini. All’ultimo piano dell’edificio, sette Junior suite e due suite, oltre a tutti gli atout del caso (dai salottini privati alla Technogym Bike disponibile 24 ore su 24), garantiscono una vista impagabile su Bologna.

NH Bologna suite
Interno di una junior suite (ph. courtesy of NH Hotel Group)

NH Bologna de la Gare, poi, offre la possibilità di ospitare qualsiasi evento, potendo contare su sette sale riunioni, la cui capienza può superare le duecento persone; spazi ideali per organizzare meeting lavorativi o convention, dotati di ogni attrezzatura, dai videoproiettori ai fogli mobili; lato catering, invece, la struttura mette a disposizione degli ospiti stuzzichini gourmet, bevande o pietanze più elaborate, disponibili nel ristorante Amarcord.

Quest’ultimo costituisce l’ennesimo fiore all’occhiello dell’indirizzo bolognese della catena, un locale moderno, contemporaneo, dagli arredi eleganti e ricercati, in cui proposte d’avanguardia e capisaldi della cucina tradizionale, come la pasta fatta – rigorosamente – in casa convivono in armonia, esaltati dall’atmosfera soffusa, ricercata; qualità che ne fanno un autentico place to be, dove ritrovarsi per qualsiasi occasione, dal pranzo di lavoro alla cena intima.

NH Bologna hotel ristorante
Il ristorante Amarcord, all’interno dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)

L’offerta gourmet dell’hotel, dal ristorante di design al rooftop bar estivo

Per chi preferisca drink e pietanze più “easy”, ecco poi il raffinato lobby bar interno, aperto tutti i giorni dalle 10 a mezzanotte, che accoglie gli avventori con le sue linee minimal, l’arredamento in stile contemporary chic, le cromie neutre, che contribuiscono a definire il tono rilassato e raccolto dell’ambiente, inondato di luce naturale grazie alle ampie finestre che corrono sui lati. Nella carta, oltre alla lista dei cocktail, una ricca selezione di rum e grappe, senza dimenticare le ghiottonerie assortite del menù, nel caso ci si voglia concedere uno stuzzichino.

NH Bologna hotel bar
Il bar dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Durante la bella stagione, inoltre, gli ospiti possono beneficiare di un’ulteriore “chicca”, lo scenografico Sky Bar 507, situato sulla terrazza della suite 507, appunto; un “temporary summer bar” dove rilassarsi al tramonto, godendosi la vista formidabile sulla città mentre, magari, si sorseggia un drink accompagnato da qualche snack. Aperto fino al 20 settembre tutti i giorni, dalle 18 alle 21, è il luogo d’elezione per cominciare una serata bolognese nel miglior modo possibile.

NH Bologna camere
Una camera del NH Bologna de la Gare (ph. courtesy of NH Hotel Group)

NH Bologna de la Gare

Piazza XX Settembre, 2, 40121 Bologna Italia

Tel: +39 051 281611

[email protected]

www.nh-hotels.it/hotel/nh-bologna-de-la-gare

Nell’immagine in apertura, lo Sky Bar 507, sul rooftop dell’hotel NH Bologna de la Gare (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Glenfiddich“TIME REIMAGINED”: Tre whisky rarissimi

L’azienda Velier, da oltre 60 anni è uno dei principali distributori di liquori e distillati in tutta Italia.Tra questi, Glenfiddich ha annunciato il lancio della collezione Time Reimagined, una straordinaria collezione di eccezionali single malt whiskies invecchiati rappresenta l’espressione definitiva del tempo ed è l’apice dello stile caratteristico della distilleria Glenfiddich.

Ognuno è modellato dal costante trascorrere del tempo ed è presentato in una confezione unica, espressione di una artigianalità su misura. La collezione Time Reimagined consiste di tre straordinari single malt whiskies ognuno dei quali cattura un momento nel tempo. Questi whiskies sono invecchiati per molti decenni sviluppando una ricchezza ed una profondità aromatica che raramente può essere trovata. Il più raro all’interno di questa collezione altamente ricercata è il 50YO; una sbalorditiva rappresentazione del Tempo Simultaneo, che esplora le condizioni e gli effetti paralleli e complessi che hanno influenzato questo liquido raffinato. Il 40 Year Old rappresenta il Tempo Cumulativo, portando attenzione alle stratificazioni di aromi all’interno del suo liquido rese possibili dal processo di assemblaggio delle rimanenze, sperimentato per primo da Glenfiddich, dove alcune single botti vengono selezionate e unite con il precedente assemblaggio di 40 YO. A completare la collezione un 30 Year Old, che incarna il concetto di Tempo Sospeso, il momento in cui il Malt Master sospende l’invecchiamento del whisky, mostrando la più pura espressione del carattere della distilleria.

Dal 1960, solo tre Malt Masters sono stati al timone, supervisionando il paziente sviluppo di queste botti rare e preziose. Diversi decenni più tardi, questi single malts hanno raggiunto l’apice della loro maturità ed ora sono pronti per essere imbottigliati.

Lo straordinario packaging esterno creato per tutti e tre i whisky, destruttura visivamente e porta orgogliosamente in vita queste articolazioni del tempo in una forma spettacolare, raccontando la loro storia attraverso tecniche di design anticonformiste e dirompenti. Il perfetto contrappunto a questi whiskies che sono rimasti a maturare tranquillamente ed evolvere nello Speyside in Scozia, per decenni.

A Black & White Fashion Story – Backstage

A seguire, le immagini di backstage dell’editoriale A Black & White Fashion Story, che esalta, attraverso la sofisticatezza assoluta del B/N, la preziosità delle creazioni ready-to-wear dei marchi più blasonati, da Chanel a Versace, da Valentino ad Etro.

Swim Robe, leather pants and shoes Versace (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)

Dress Alessandro Vigilante, crystal mesh helmet and synthetic hair Ilariusss (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)

Left: jacket, pants and shoes Chanel; right: jumpsuit, jacket and shoes Chanel (MUA: Patrycja Koerner, Azadeh Bozorgomid, Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)

In tutto il servizio, ph. by Davide Simonelli

Nell’immagine in apertura, dress Roberto Cavalli

A Black & White Fashion Story

La raffinatezza senza tempo del bianco e nero, lucentezze viniliche, silhouette precise al millimetro, superfici che svelano la pelle attraverso intagli, traforature, dettagli cut-out. Sono le coordinate stilistiche del nuovo fashion editorial di MANINTOWN, che, attraverso la visione delle principiali maison (negli scatti si alternano capi e accessori griffati, tra le altre, Chanel, Versace, Valentino, Etro, Ferragamo, Roberto Cavalli, Giuseppe Zanotti, Issey Miyake), passa in rassegna i best of delle attuali collezioni menswear e womenswear.

Sergio Rossi sandali
Mantella dress Avaro Figlio, Rubens hat Bonfilio Hats, Godiva white patent leather sandal Sergio Rossi (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)

Alessandro Vigilante 2023
Dress Alessandro Vigilante, crystal mesh helmet and synthetic hair Ilariusss, sandals Sergio Rossi (MUA: Paolo Mistrorigo and Veronica Marra)

Dsquared2 suit
Hawaii jacket and pants Dsquared2, cowboy hat Bonfilio Hats (MUA: Patrycja Koerner and Azadeh Bozorgomid)

Ferragamo uomo 2023
Vest and trousers Ferragamo (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)

Etro uomo 2023
Sweater, pants and shoes Etro (MUA: Amanda Santarsia)

Versace men 2023
Swim Robe, leather pants and shoes Versace (MUA: Martina Pugliese and Matteo Bonalumi)

Versace woman 2023
Left: Swim Robe, leather pants and shoes Versace; right: knit top and pants Versace, shoes Giuseppe Zanotti, gloves stylist’s archive (MUA: Martina Pugliese, Matteo Bonalumi, Paolo Chiatello, Amanda Santarsia)

Versace top maglia
Knit top and pants Versace, shoes Giuseppe Zanotti, gloves stylist’s archive (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)

Issey Miyake plissé
Jacket, gilet and pants Issey Miyake, sandals Giuseppe Zanotti (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)

Valentino uomo 2023
Sweater, jumpsuit, minaudière and sneakers Valentino (MUA: Paolo Chiatello and Amanda Santarsia)

Paul Smith donna 2023
Blazer and trousers Paul Smith, shoes Philosophy di Lorenzo Serafini, accessories stylist’s archive (MUA: Alex Mazzeffi and Leonardo Techera)
 

Roberto Cavalli dress
Dress Roberto Cavalli, shoes Giuseppe Zanotti (MUA: Gianandrea Ghiardello)

Valentino donna 2023
Left: jumpsuit and pumps Valentino; right: sweater, jumpsuit, minaudière and sneakers Valentino (MUA: Paolo Chiatello, Amanda Santarsia and Gianandrea Ghiardello)

Credits

Photographer Davide Musto

Production and styling Alessia Caliendo

Hair Daniele Villanueva and assistant Jeune Ange Milano

Make-up and beauty products Chanel

Ph. assistants Valentina Ciampaglia, Davide Simonelli

Post-production Filippo Cavalazzi – Zumstudio

Models Keone Pillay @Independent, Ou @No Logo, Giuseppe Allocca @Crew, Angelica F @Next Models, Tory Favaretto @Tank Agency, Karina Kotlyar @The Lab Models, Yeon Han @The One Models

Nell’immagine in apertura, le modelle indossano total look Chanel (MUA: Patrycja Koerner, Azadeh Bozorgomi, Alex Mazzeffi, Leonardo Techera)

Ylenia Minniti

Una figura dalla grazia eterea si muove, leggiadra, in un’assolata giornata invernale, sullo sfondo di un’architettura industriale ormai délabré. È Ylenia Minniti, ballerina siciliana che, in parallelo alla danza (dove si è affermata ai massimi livelli, calcando i palcoscenici più prestigiosi, dalla Scala di Milano all’Arena di Verona), porta avanti una carriera altrettanto fruttuosa nel mondo fashion, inanellando lavori per nomi del calibro di Vogue, Numéro e Valentino. A ritrarla, nelle foto in esclusiva per MANINTOWN, il fotografo Claudio Carpi, che insieme allo stylist Simone Folli crea un racconto per immagini che si avvale di mise di grande impatto firmate, tra gli altri, Versace, Moschino e Dolce&Gabbana.

Moda danza editoriale
Dress Moschino, gloves Duecci

“La danza è un’arte che unisce più elementi, credo sia questo ad affascinarmi maggiormente”

Sia Ylenia che Claudio hanno condiviso con noi alcune riflessioni sullo shooting e, in generale, sul loro percorso creativo e professionale.

Dichiara a proposito Ylenia: “Essere sul set per questo editoriale è stato magico. La moda è sempre stata una mia passione e, ad oggi, è anche parte integrante della mia vita e del mio lavoro; ovviamente quando si mescola alla danza, come nel caso in questione, per me è davvero un momento speciale”.

Valentino Pink PP
Total look Valentino

“La danza è un’arte che unisce più elementi, credo sia questo ad affascinarmi maggiormente, da sempre. Devi essere un atleta come pure un interprete, e poi c’è la musica, altro elemento fondamentale… Ci sono ritmo e sentimento”.

“Penso che esprimere un’emozione col corpo e farla comprendere ad un pubblico sia estremamente complesso, per questo lo è anche il lavoro del danzatore, che ti chiede e pretende tanto, ma riesce a regalarti emozioni intense, per me è stato così”.

Valentino abito rosa
Total look Valentino

“Tra i prossimi step professionali ci sarà sicuramente la coreografia, la vedo come la naturale evoluzione del mio percorso. Mi piacerebbe in futuro creare qualcosa di mio, ma credo che per farlo aspetterò ancora un po’. In generale mi ritengo una persona sempre in cerca di stimoli, quindi mi sento pronta ad esplorare nuove strade, in ambito artistico”.

“Non esiste una mia foto nella quale non sia alla ricerca della bellezza, impercettibile misto di sensualità, intensità e semplicità”

Valentino dress pink
Total look Valentino

Claudio, da parte sua, si dice colpito dalla “bellezza antica, atemporale di Ylenia. Ci siamo scambiati un po’ di idee con Simone Folli, mio caro amico, ed è nato il desiderio di realizzare un lavoro sul ballo, sulla forza delicata, sul controllo di un corpo in movimento, la sua leggerezza catturata in uno scatto, con elementi fluidi, colorati, vivi. Dopo un’accurata ricerca, ho individuato l’interprete ideale della nostra storia in Ylenia Minniti, ballerina professionista, giovane donna dalla forte personalità. L’incontro con Simone e Ylenia mi ha permesso di fermare il tempo nello scatto, interpretando la moda di stagione nei suoi movimenti liberi e leggeri”.

Versace tailleur
Dress and accessories Versace, tights Emilio Cavallini

“Sono nato e cresciuto nel mondo del cinema, a Roma. ll primo lavoro che ricordo nitidamente fu sul set di Federico Fellini, durante le riprese di E la nave va alla stazione Termini, un’esperienza unica, indelebile”. 

“Fedele al ritratto e al cinema, realizzo campagne pubblicitarie per i grandi studios di Hollywood, tra le più famose quelle di Matrix Reloaded e Road House”.

“La bellezza ci circonda, è solo diventata più timida. Non mi stancherò mai di catturarla per il tempo di uno scatto”

Dolce Gabbana donna 2023
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo, shoes Le Silla

“Non esiste una mia foto nella quale non sia alla ricerca della bellezza, impercettibile misto di sensualità, intensità e semplicità. La fotografia per me è un viaggio tra memoria e realtà. Come tutti, mi porto dentro immagini del passato, per molti versi fuori dal tempo, che mi hanno segnato per la loro forza, la loro bellezza, la loro verità, come quelle della travolgente e struggente Maria Callas in Medea di Pasolini, oppure i movimenti ammalianti della performer e cantante METTE, mentre ballava durante la presentazione della collezione di Alexander McQueen pre autunno/inverno 2022, realizzata nei depositi industriali di Los Angeles Downtown”.

“La bellezza ci circonda, è solo diventata più timida. Non mi stancherò mai di catturarla per il tempo di uno scatto, guardandola poi volare via, inconsapevole di ciò che mi ha lasciato”.

Le Silla shoes
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo, shoes Le Silla

Emilio Cavallini body
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo

Dolce Gabbana cappa
Glitter cape coat Dolce&Gabbana, bodysuit Emilio Cavallini, earrings and ring Lost in Echo

Il video dell’editoriale

Credits

Talent Ylenia Minniti

Photographer Claudio Carpi

Stylist Simone Folli

Mua Alessia Motta

Hair Matteo Bartolini using Leonor Greyl, Oribe

Stylist assistants Nadia Mistri, Luna Crispino, Micaela Varani

Video Claudia Campoli

Nell’immagine in apertura, Ylenia Minniti indossa total look Valentino

‘Made in Milan’, una mostra omaggia la capitale della moda italiana e internazionale

Durante la Milano Fashion Week dedicata al womenswear autunno/inverno 2023-24, va in scena – grazie a CAMERA SHOWROOM MILANO – il primo capitolo del progetto MADE IN MILAN – URBANISTICA DELLA MODA, retrospettiva che si focalizza su sei importanti stilisti italiani, particolarmente rappresentativi di quel milieu fashion meneghino che, dalla metà degli anni Settanta, ha iniziato ad emergere e affermarsi (anche) all’estero. L’esposizione sarà visitabile venerdì 24 febbraio 2023 dalle ore 19:00 alle ore 21:00, presso i Chiostri di San Barnaba (Via San Barnaba 48).

Prendendo ispirazione dal titolo del documentario dedicato ad Armani da Martin Scorsese, la rassegna  mette in dialogo le illustrazioni di Jacopo Ascari, che ha catturato col suo segno inconfondibile alcuni luoghi milanesi legati a doppio filo al fashion, e i look di sei stilisti che, col loro straordinario lavoro, hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita e sviluppo della moda tricolore.
Per questo primo step dell’iniziativa la scelta dei designer è ricaduta su Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Mila Schön (marchio che verrà rilanciato proprio nel corso di questa fashion week, ), Krizia, Ottavio e Rosita Missoni, Giorgio Armani.

Made in Milan mostra
Le vetrine della Rinascente che lanciarono il “Put Together” dei Missoni (artwork by Jacopo Ascari)

Un dialogo visivo tra luoghi simbolo del fashion meneghino e spettacolari creazioni dei maestri del Made in Italy

Il percorso espositivo, all’interno della sala affrescata dei chiostri di San Barnaba, è dominato da installazioni scenografiche composte, per ogni stilista, da due outfit, cui vengono associate le maxi illustrazioni realizzate ad hoc da Ascari, così da visualizzare scorci cittadini divenuti, nel tempo, simboli della – fruttuosa – unione tra architettura e moda. Se le vetrine della Rinascente dialogano con due look del 1971 e 1972 con il tipico stile “Put Together” firmato Missoni (provenienti dall’archivio della griffe), l’illustrazione di via Gesù, storico quartier generale di Versace, viene accostato a due rare creazioni couture di Gianni Versace (una del 1984, in maglia metallica, l’altra in pelle ricamata, risalente al 1997, l’ultima collezione firmata dal celebre couturier calabrese), entrambe provenienti dalla collezione di Franco Jacassi| Vintage Delirium.

Missoni archivio
Capi Missoni della collezione 1991

E ancora, l’artwork di Palazzo Ferré in via Pontaccio o lo storico Spazio Krizia di via Manin sono accostati ad abiti da sera della collezione alta moda 1988/89 di Gianfranco Ferré (courtesy Centro di Ricerca Gianfranco Ferré) e a due mise Krizia con tipico motivo animalier risalenti agli anni Novanta, conservati in Modateca Deanna. Il disegno con le storiche vetrine di Mila Schön in via Montenapoleone, infine, è al fianco di due abiti iconici del brand, quello con tagli di Lucio Fontana e il classico dress a righe bianche-nere, mentre l’architettura di Tadao Ando per il Teatro Armani e la storica sede Armani di via Borgonuovo dialogano con due abiti da sera firmati Armani (look degli anni 2000, dall’archivio Modateca Deanna).

Versace via Gesù
L’headquarter milanese di Versace in via Gesù (artwork by Jacopo Ascari)

La retrospettiva celebra il connubio tra moda e urbanistica milanese

Commenta a riguardo Federico Poletti, curatore della mostra: «Con questo progetto vogliamo far riscoprire e rendere omaggio ai creativi che hanno scelto e reso grande Milano con le loro creazioni, creando un corto circuito tra urbanistica e moda, passato e futuro, grandi stilisti e nuove generazioni. Un format in cui la creatività di Jacopo Ascari convive con una serie di abiti preziosi, provenienti dalla collezione di Franco Jacassi, l’archivio Missoni, Modateca Deanna e il Centro di Ricerca Gianfranco Ferrè. È il primo capitolo di un progetto che vuole raccontare la città attraverso la moda, e viceversa».

Gli fa eco Jacopo Ascari, illustratore e creative director: «Con le tavole realizzate per la mostra mi sono dato l’ambizioso l’obiettivo di raccontare la tensione verso il futuro che caratterizza quei luoghi di Milano dove la moda si è fatta grande, sfruttando quell’essere incubatore unico al mondo per l’affermarsi delle arti che oggi caratterizzano la città. Nel riflettere sul rapporto tra Milano e la Moda non ho voluto rappresentare luoghi semplicemente statici, ma due realtà che si plasmano a vicenda in coaguli di nodi intrecciati e nuove idee».

“Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo, o la propria visione, è tra le cose più belle in assoluto”

Mauro Galligari, direttore della comunicazione di CSM, da parte sua precisa che «chi lavora nella moda può farlo in due modi. C’è chi guarda solo al fatturato, alle vendite, in pratica ai numeri e che il sistema vuole sempre in crescita, perché business is business. E c’è invece chi svolge il proprio lavoro guardando soprattutto alla parte creativa; cercando di innovare, provando ad inventare cose nuove.

È questo secondo modo di lavorare, più creativo, che ha permesso alla moda quel continuo rinnovarsi nel suo percorso, perché è grazie a persone visionarie, piene di creatività e soprattutto coraggiose, che si sono sperimentati nuovi percorsi, nuove traiettorie, nuove formule. Alcune poi si sono interrotte, altre invece hanno avuto successo ed hanno sviluppato nel loro divenire anche il business. Lavorare nella moda e guardare solo ed esclusivamente al fatturato, credo sia una cosa molto triste. Lavorare nella moda e lasciare il proprio segno creativo o la propria visione, credo sia tra le cose più belle e meravigliose».

Franco Jacassi, collezionista e founder di Vintage Delirium, pone l’accento sulla metropoli lombarda, sostenendo che «Milano forse è ancora da scoprire… Con i suoi palazzi, i suoi giardini, i suoi angoli meravigliosi, i suoi musei… Da Roma al medioevo, al design. Qualcuno dice che supererà Parigi. Milano comunque è sempre stata una meta per lo shopping e i grandi stilisti hanno attirato l’interesse del mondo verso di essa. Ricordo gli anni in cui per vedere una sfilata si faceva a pugni… Già allora avevamo superato Parigi, almeno nelle settimane della moda e del design. Sono quindi felicissimo di questa nuova iniziativa, che vuol far ricordare e riscoprire quel mondo».

Teatro Armani
I due luoghi simbolo di Armani a Milano, il Teatro Armani e la sede storica di via Borgonuovo (artwork by Jacopo Ascari)

Il Piccolo Lab, un tempio del dolce nel cuore di Milano

Una piccola (come da nome) boutique gourmet, pensata per soddisfare le esigenze dei foodie più smaliziati come dei “semplici” avventori che si ritrovino per caso a passare davanti alla sua vetrina; si potrebbe definire così Il Piccolo Lab, laboratorio di pasticceria dolce e salata in via Presolana, a Porta Romana, uno dei quartieri più dinamici e, al tempo stesso, eleganti di Milano. Un indirizzo consacrato alla golosità, dove tutto, dagli spazi agli allestimenti, fino alle proposte gastronomiche, intende trasmettere una sensazione di intimità, di (sofisticata) rilassatezza, come da volontà della titolare, Federica Gaboardi, che nel dicembre 2019 ha deciso di inseguire il suo sogno, un locale tutto suo nel cuore della metropoli lombarda.

Piccolo Lab Milano

Un indirizzo consacrato alle proposte gourmet, dolci e salate

Il suo percorso, professionale e di vita, l’ha portata a laurearsi in marketing, per decidere poi di assecondare la passione più grande, quella per la pasticceria, appunto, lavorando nelle cucine di Bulgari e collaborando coi migliori ristoranti di Barcellona, a cominciare da Espai Sucre, autentico tempio catalano del dessert, che vanta una carta composta esclusivamente da torte, sorbetti, gelati e affini.
Completata la sua formazione, decide di tornare in Italia e intraprendere un percorso in solitaria, aprendo il Piccolo Lab, con cui realizza menù ricercati per i catering in ufficio, le produzioni media, eventi e feste varie, nonché proposte su misura per chiunque desideri festeggiare a casa, ma seguito da una private chef d’eccezione.

Piccolo Lab dolci

Federica segue in prima persona, minuziosamente, l’intero processo di preparazione delle pietanze, dalla scelta degli ingredienti (rispettosi, il più possibile, del ciclo naturale delle stagioni) alle portate finali con cui deliziare il palato dei clienti. Le brioche del locale, dolci o salati, risultano ad esempio immancabilmente soffici e fragranti, preparate esclusivamente con burro francese.

Un laboratorio piccolo nelle dimensioni, ma animato da un’esperienza e una passione gigantesche, messe al servizio di un solo obiettivo, accompagnare il cliente in un’esperienza culinaria completa, dall’antipasto al dolce, che pur esaltando il gusto sposa i precetti del mangiar sano.

Il Piccolo Lab

dolci Milano laboratori

Nell’immagine in apertura, una torta esposta nella vetrina de Il Piccolo Lab

Ultimo presenta il disco ‘Alba’, anticipato dall’omonimo brano di Sanremo

Dallo scorso venerdì è disponibile, in formato fisico e su tutte le piattaforme online, il nuovo disco – il secondo prodotto dall’etichetta personale Ultimo Records – di Ultimo, Alba.
Il nuovo progetto discografico di Niccolò Moriconi (questo il vero nome del cantautore romano) è il risultato di un anno intero di viaggi, leva indispensabile per comporre brani come Vieni nel mio cuore, scritto a Los Angeles, o Ti va di stare bene, realizzato durante la sua permanenza a Londra. Senza dimenticare la canzone che dà il titolo all’album, che ha ottenuto riscontri lusinghieri al 73esimo Festival di Sanremo, dove Ultimo si è classificato quarto, e solo nell’ultima settimana ha conquistato la Top 10 su Apple Music, Spotify e Amazon Music, raggiungendo 6.3 milioni di stream sulle piattaforme; su TikTok, poi, risulta essere la quinta hit di maggior popolarità.

Ultimo 2023
Ultimo (ph. by Giulia Parmigiani)

Un album che rappresenta un nuovo inizio cui ambire, ché «tutti abbiamo un’alba dentro, basta guardare»

Quella di Alba, sostiene l’artista, è una nuova luce, che rappresenta simbolicamente uno squarcio nelle atmosfere decisamente più cupe del quarto disco Solo, uscito nel 2021, certificato triplo Disco di platino. Alba è infatti rinascita, è guardarsi dentro e voler ricominciare, un nuovo inizio cui ognuno può ambire, perché «tutti abbiamo un’alba dentro, basta solo guardare». La canzone, spiega Moriconi, «disegna una connessione con la parte più nascosta di me. Quella parte che tutti abbiamo ma che, purtroppo, tendiamo a perdere di vista. È una lettera per chiunque voglia guardarsi dentro e provare a ricominciare. È rivolta all’essere umano, alle sue fragilità, al bisogno che sente di superare i suoi limiti».

Ultimo Alba
La cover del nuovo disco Alba

La tracklist comprende però diversi altri titoli, da Tornare a te («tra le mie preferite. È la fotografia della malinconia, spiegata con frasi quasi “spruzzate”, in un vero e proprio flusso di coscienza», puntualizza) ad Amare («la canzone d’amore per eccellenza. Un amore che va a gonfie vele, un amore che esprime salvezza»), da Tu («molto legato al sound R&B più melodico. In un attimo mi ritrovo a una cena a lume di candela, a New York») a Vivo per vivere, un «brano “fresco”. C’è una frase che mi rappresenta appieno: “resta con me, mentre cammino da solo”».

Molta dell’energia riversata da Ultimo nel suo nuovo lavoro deriva dai palchi – regolarmente sold-out – degli stadi calcati durante la scorsa estate, nonché dalla carica in vista di quelli che lo aspettano nel corso dell’anno col tour La Favola Continua…, che prenderà il via allo stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro il 1° luglio, farà tappa a Roma, allo stadio Olimpico, per due date (7-8 luglio) da tutto esaurito, e chiuderà in bellezza a San Siro, a Milano, il 17 e 18 luglio.

I live rimangono, quindi, il principale motore del cantante, una spinta indispensabile per realizzare musica. Guarda proprio agli stadi anche il sound di Alba, più ricercato e consapevole, a testimoniare la maturazione di un artista che, a soli 27 anni, vanta già 56 Dischi di platino e 18 d’oro.

Alba, video ufficiale

Nell’immagine in apertura, Ultimo fotografato da Giulia Parmigiani

Il primo album e un tour, il percorso artistico di Will dopo Sanremo

Fresco di partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo, dove ha presentato il brano Stupido, Will (nome d’arte di William Busetti, cantautore 23enne originario di Vittorio Veneto) è determinato a intraprendere una nuova fase del suo percorso di crescita, creativa e umana. Lo certifica l’uscita, qualche giorno fa, del suo primo album Manchester, disponibile sia in formato fisico (cd e lp, anche in versione autografata, in esclusiva nello store Universal Music) che digitale, pubblicato dall’etichetta Capitol Records (Univesal Music Italy); oltre alla canzone sanremese, di fatto un’anticipazione del progetto, contiene altre 15 tracce; una tracklist composita, che comprende successi come Estate – già certificato Disco di platino, Anno Luce, Capolavoro, Chi sono veramente, Domani che fai?, Più forte di me, che nell’insieme possono vantare oltre 100 milioni di stream. 

L’album dà forma compiuta al mondo dell’artista, intriso di verità e spontaneità, capace di raccontare le piccole – ma significative – cose del quotidiano con un’autenticità spiazzante, cogliendo quella dimensione cristallina della vita di tutti i giorni che solo un cantautore è in grado di trasformare in musica. Nonostante la giovane età, Will conferma dunque di avere una vena estremamente versatile, la capacità di muoversi con disinvoltura tra generi e stili diversi, pur mantenendo una sua cifra, assolutamente riconoscibile.

Will Manchester
La cover di Manchester

Manchester, primo album del cantautore che, dice, «rappresenta al meglio il mio viaggio»

Ad accompagnare il disco, l’omonimo “instore tour”, partito lo scorso sabato 11 febbraio proprio da Sanremo e proseguito a Padova, Milano, Roma, Bologna e Torino. A maggio, invece, il ritorno alle esibizioni live con lo Stupido Tour Venti23, organizzato e prodotto da Magellano Concerti, che farà tappa innanzitutto a Milano, il 3, presso i Magazzini Generali, per poi spostarsi a Padova (4 maggio, Hall) e nella capitale, l’11, all’Orion (per tutte le info su date e biglietti, magellanoconcerti.it).

È lo stesso Will a descrivere l’album come «il frutto degli ultimi tre anni di lavoro, in cui mi presento per quello che sono realmente, senza filtri né costruzioni»; e precisa: «Manchester rappresenta al meglio il mio viaggio, facendomi scoprire lati di me che non conoscevo sino a definire la mia vera identità musicale, un album che in qualche modo ripercorre i miei ultimi anni, da quando ho iniziato a scrivere i primi testi fino a Sanremo. È sicuramente un tributo alle mie origini. Parte della mia famiglia è di Manchester, quella cultura anglosassone l’ho sempre respirata, fa parte di me e del mio modo di vivere e concepire anche la musica, soprattutto nelle influenze e nelle sonorità pop britanniche. Mi rispecchia in tutta la mia essenza, spero davvero che arrivi la sincerità di questo progetto a cui tengo in maniera particolare».

Will cantante

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Will

Homi fashion&jewels exhibition torna protagonista a Fieramilano

Oltre 500 brand i brand protagonisti dell’evento espositivo divenuto punto di riferimento per l’artigianato creativo di qualità del settore

Homi Fashion&Jewels Exhibition, unico evento espositivo completamente dedicato all’accessorio moda, all’abbigliamento e al gioiello torna con una nuova edizione dal 17 al 20 febbraio in fieramilano (Rho) con un format rinnovato e da una ricca proposta che lo conferma punto di riferimento dell’intero settore. Una vetrina dalla forte vocazione internazionale capace di rappresentare l’eccellenza e le tendenze del futuro che ospita oltre 500 brand, il 39 % dei quali provenienti da 22 diversi paesi Europei, tra i quali Francia, Grecia e Spagna sono i più rappresentativi.

Rinnovata la collaborazione con Poli.Design con due specifiche aree tendenza e tante novità

Collezioni sempre più attuali, innovative e tecnologiche con focus sulla sostenibilità, sociale e ambientale, saranno presenti per ispirare con gli ultimi trend della moda e avvicinare sempre più gli operatori del settore a quelle che sono le esigenze del mercatoUn viaggio ideale alla scoperta di quelle proposte primavera/estate 23 sempre più caratterizzate da elementi di ricerca, innovazione e creatività, per raccontare le ispirazioni nate all’insegna della libertà di espressione, dell’avanguardia e dell’essenzialità. 

Tante novità anche nelle proposte dello spazio The incubator-Tuttepazzeperbijoux, a cura di Maria Elena Capelli, che si conferma un’area di successo con quindici brand che in particolare si rivolgono ai concept store e gioiellerie che ricercano pezzi unici o fatti a mano, caratterizzati da originalità e alta qualità. 

Un hub per scoprire le tendenze del domani, amplificato anche dalla rinnovata collaborazione con Poli.Design, che ha dato vita in questa edizione all’area espositiva VISIONAIRES– che accoglie creazioni di 120 designer internazionali che propongono la loro visione futura- e allo spazio multimediale DESIGN DIRECTION Fashion Forecast 2025 che racconterà indicazioni, idee e spunti di riflessione sull’evoluzione dei trend e del costume tracciano le linee guida del prossimo biennio.

Infine, gli operatori potranno sfruttare a pieno l’esperienza fieristica, ritrovando in parziale contemporaneità – dal 19 al 22 febbraio – sempre in fieramilano, MICAM Milano, Salone Internazionale della Calzatura, MIPELSalone internazionale della pelletteria e dell’accessorio moda, TheOneMilano, Salone Internazionale dell’Outerwear e dell’Haute-à-porter.

NH Firenze, l’hotel perfetto per scoprire la culla del Rinascimento

Firenze è una città traboccante di cultura, arte, storia, tradizione. Ogni angolo del capoluogo toscano nasconde, infatti, una bellezza senza pari. Visitarla in inverno, poi, ha un fascino tutto particolare, senza contare che porta con sé numerosi vantaggi, dall’abbattere i tempi per visitare i celebri musei cittadini, Uffizi su tutti, all’entrare facilmente nei tipici ristoranti fiorentini, fino alla possibilità di passeggiare per le meravigliose strade e vicoli della culla del Rinascimento apprezzandone ogni dettaglio, senza la confusione tipica dell’alta stagione.

hotel NH Firenze
Un tavolino a bordo piscina sul terrazzo dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Una struttura di charme moderna e polivalente

Punto perfetto in cui fare base per un weekend invernale è l’hotel NH Firenze. Nel cuore della centralissima Porta al Prato, vicino a una delle porte storiche delle antiche mura e di fronte al parco delle Cascine, lo spazio verde più grande della città, la struttura vanta una posizione decisamente strategica: con una passeggiata di qualche minuto lungo le rive dell’Arno, è possibile raggiungere lo spettacolare Duomo e il quartiere dello shopping di San Lorenzo.

A seguito di una recente ristrutturazione, le 152 camere presentano ora uno stile moderno e sofisticato; sono tutte dotate di impianto di climatizzazione (disponibile in ogni stagione), wi-fi gratuito, grande televisore a schermo piatto e minibar. Le Junior Suite, invece, godono di ampi terrazzi panoramici, mentre le stanze Superior XL si affacciano sulle Cascine, offrendo un notevolissimo scorcio sul suggestivo panorama cittadino.

NH hotel Firenze
Ph. courtesy of NH Hotel Group

Narciso, il concept food & drink dell’hotel fiorentino

Che si abbia in programma un aperitivo con gli amici, una cena di lavoro o un appuntamento formale, NH Firenze è la scelta giusta. L’hotel ospita al proprio interno Narciso, nuovo concept food & drink, distribuito su aree diverse dello storico palazzo di piazza Vittorio Veneto: se d’inverno occupa l’area adiacente alla lobby, che comprende bar e ristorante, d’estate si trasferisce sul rooftop panoramico, col suo formidabile colpo d’occhio sul paesaggio fiorentino.
La proposta gastronomica del ristorante è imperniata sui migliori piatti della tradizione toscana e italiana; il bar è il luogo ideale per un drink in compagnia, il rooftop bar a bordo piscina vanta una location unica, di grande impatto, soprattutto al tramonto, quando si può ammirare lo spettacolare skyline di Firenze, dominato dalla cupola del Brunelleschi. 

Hotel Firenze NH ristorante
Il ristorante dell’hotel NH Firenze (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Oltre a essere un punto d’appoggio ottimale per il weekend, un altro atout dell’hotel NH Firenze è il segmento meeting ed eventi. In questo senso, il moderno centro congressi della struttura ne fa una cornice naturale per convegni e incontri d’affari, con nove sale dotate delle più avanzate tecnologie, che arrivano ad ospitare fino a 130 persone. 

NH Firenze camere
Una camera dell’hotel (ph. courtesy of NH Hotel Group)

NH Firenze suite
Il terrazzo della Junior Suite (ph. courtesy of NH Hotel Group)

www.nh-hotels.it/hotel/nh-firenze

Nell’immagine in apertura, il rooftop bar dell’hotel NH Firenze, con vista sullo spettacolare panorama cittadino (ph. courtesy of NH Hotel Group)

Monopoly e McArthurGlen, un progetto speciale che fonde lifestyle e sociale

Corso Lifestyle, Piazza dei Gioielli, Viale Rosa Shocking, Bastioni Gran Classe, Viale dei desideri fashion: sono solo alcune delle (fantasiose) proprietà che costituiscono l’ossatura di un Monopoly inedito, unico nel suo genere, realizzato in edizione limitata per La Reggia Designer Outlet, il centro McArthurGlen più grande del Mezzogiorno.
Il gruppo specializzato in shopping center, pioniere degli outlet griffati con i suoi 25 indirizzi in nove stati, dentro e fuori dal Vecchio Continente (Usa, Canada, Francia, Germania, Spagna…), unisce infatti le forze col celeberrimo gioco da tavolo Hasbro, firmando una special editon su misura, la prima in assoluto di questo tipo.

Una collaborazione inedita, che strizza l’occhio al fashion world

Monopoly McArthurGlen
L’edizione speciale di Monopoly realizzata per La Reggia Designer Outlet (ph. courtesy McArthurGlen)

Monopoly, in effetti, per le sue collaborazioni lim-ed sceglie solamente luoghi o marchi di gran prestigio, dal Louvre al Four Season, dal mitico Ritz Carlton parigino ai luxury hotel The Peninsula di Hong Kong. L’edizione in tandem con McArthurGlen costituisce quindi un unicum, la prima interamente dedicata al mondo della moda; la dinamica del gioco rimane immutata, con la costruzione di case e alberghi che siano il più redditizi possibili, la possibilità di finire in prigione, le carte da pescare e così via, ma le pedine si muovono su un tabellone personalizzato ad hoc, lungo strade, imprevisti e probabilità che riproducono la struttura dei designer outlet della catena, strizzando l’occhio al fashion biz.

Creato da Elizabeth Magie all’inizio del Novecento e messo in vendita, per la prima volta, alla metà degli anni Trenta, il Monopoly non ha bisogno di presentazioni; a quasi novant’anni dalla sua comparsa, rimane uno dei giochi da tavolo più venduti e amati in assoluto, e può vantare una quantità di giocatori che ha dell’incredibile, se si pensa che circa un miliardo di persone (in 114 nazioni e 47 lingue) hanno avuto a che fare, almeno una volta, con l’iconico tabellone verde. Nella sola Italia, ne vengono tutt’oggi venduti 200.000 pezzi l’anno.

McArthurGlen Monopoly
Ph. courtesy McArthurGlen

Il risvolto sociale del progetto di Monopoly e McArthurGlen 

L’edizione speciale per la Reggia Designer Outlet è un dono che il McArthurGlen ha voluto per premiare la propria clientela, ma presenta anche un encomiabile risvolto sociale. Da febbraio, infatti, il Monopoly La Reggia è protagonista di un’iniziativa inedita presso il Real Albergo dei Poveri (tra gli edifici più grandi d’Europa, utilizzato nei decenni per svariate iniziative solidali in favore di minorenni, orfani, sordomuti, persone in condizioni economiche precarie…), al cui interno è ospitato l’ASD Konokan, centro sportivo per le attività motorie dell’Associazione La Scintilla Onlus.

Lo scorso 7 febbraio, un Monopoly gigante, con un monumentale tabellone di 8 x 8 metri (riproduzione fedele di quello della limited edition), ha trasformato la struttura nel cuore di Napoli in un’enorme area giochi, con tanto di Mr Monopoly in carne e ossa a intrattenere i ragazzi dell’associazione e tutti i presenti. Chi lo desiderava, inoltre, ha potuto avere una copia del game con una donazione all’onlus; La Reggia, infatti, donerà all’associazione le scatole del gioco, per raccogliere fondi destinati a sostenere le numerose attività che coinvolgono i suoi volontari.

Il progetto, precisa Fabio Rinaldi, Centre manager dell’outlet McArthurGlen in provincia di Caserta, «ci consente di portare un po’ de La Reggia nelle case e nei momenti spensierati dei nostri clienti. In un’epoca iperdigitalizzata, il Monopoly è un ritorno al gioco, alla socialità, allo stare insieme tra amici e famiglia, intorno ad un tavolo. Proprio per questo, abbiamo deciso che non sarà in vendita, è un nostro dono. Associare il nostro brand a quello del più celebre gioco da tavolo ci inorgoglisce, consentendoci di aggiungere un nuovo tassello in un percorso di crescita culturale prima ancora che commerciale».

Monopoly edizione speciale

Nell’immagine in apertura, il maxi tabellone dell’edizione speciale di Monopoly per McArthurGlen, installato a La Reggia Designer Outlet (ph. courtesy McArthurGlen)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #6

La serata conclusiva del Festival numero 73 ha visto il trionfo (annunciato, in realtà) di Marco Mengoni con Due vite, seguito sul podio, nell’ordine, da Lazza e Mr. Rain. Tanti i momenti degni di nota che hanno scandito la lunga diretta Rai, conclusasi come ormai d’abitudine a notte fonda, dallo show di Rosa Chemical, che ha baciato Fedez tra lo stupore generale dei presenti, ad Ornella Vanoni che ha eseguito i principali successi della sua lunga, gloriosa carriera (e deprecato la qualità dei carciofi milanesi, così, d’emblée), dalla semi-gaffe di Gino Paoli sui tradimenti di suoi illustri colleghi all’ospitata, apprezzatissima, dei Depeche Mode.

A colpire l’attenzione di Jacopo Ascari, durante la finale, sono stati proprio alcuni dei nomi menzionati, a partire dal vincitore, in suit Versace smanicato; e poi la signora della musica italica, in Dior rosso fiammante come la sua celebre chioma; l’irrefrenabile Rosa Chemical, nuovamente in Moschino, abbigliato con cravatta, camicia bianca dalle aperture maliziose, gonna di pelle e stivaloni lucidi; l’ennesimo selfie del terzetto dei conduttori (Chiara Ferragni in Schiaparelli, Amadeus in Gai Mattiolo, Gianni Morandi in Giorgio Armani); l’attrice Luisa Ranieri, in una sensuale mise Versace tutta spacchi e cut-out; Levante, in total look Etro composto da minidress ricamato, calze velate e plateau mastodontici.

Sanremo 2023 vincitore
Marco Mengoni in Versace e gioielli Tiffany & Co. (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 Ornella Vanoni
Ornella Vanoni in Dior (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 Rosa Chemical bacio
Fedez e Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 finale
Gianni Morandi, Chiara Ferragni e Amadeus (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 Luisa Ranieri
Luisa Ranieri in Versace (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 Levante
Levante in Etro (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, il selfie dei conduttori della finale di Sanremo 2023, Gianni Morandi, Chiara Ferragni e Amadeus (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #5

Tra supermodel convertitesi da tempo alla musica e rentrée all’Ariston di pezzi da novanta dello showbiz italiano, ieri nella città dei fiori è andata in scena la serata delle cover (vinta da colui che si appresta a diventare, con ogni probabilità, l’asso pigliatutto del Festival 2023, Marco Mengoni).

Nelle illustrazioni di Jacopo Ascari trovano posto stavolta la co-presentatrice Chiara Francini, ieratica nel suo scenografico gown Moschino, accessoriato da preziosi Crivelli; il duetto ad alto contenuto di nostalgia di Olly (in Çanaku) e Lorella Cuccarini, vestita CHB, sulle note del tormentone 80s La notte vola; l’interpretazione, da parte di Colapesce Dimartino, del classicone Azzurro, per cui hanno arruolato nientemeno che Carla Bruni, fasciata in una tuta vintage di Versace (già indossata a un gala degli anni ‘90, quand’era tra le top model predilette da Gianni), illuminata dai monili della collezione Serpenti Alta Gioielleria Bulgari; le esibizioni in coppia di Lazza ed Emma (rispettivamente in Missoni e GCDS) e Ariete e Sangiovanni, sul palco con look collegiali Marni en pendant.

Sanremo 73 Chiara Francini
Chiara Francini in Moschino e Crivelli (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 Lorella Cuccarini
Olly in Çanaku e Lorella Cuccarini in CHB (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 Carla Bruni
Colapesce di Martino e Carla Bruni, in Versace vintage e Bulgari (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 Lazza
Lazza ed Emma in GCDS e Missoni (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 Sangiovanni
Ariete e Sangiovanni in Marni (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, il duetto di Olly e Lorella Cuccarini sul palco di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)

Foulon: un nuovo brand nel mondo dell’eleganza maschile

FOULON è il nuovo brand del mondo del fashion, che produce capi e accessori realizzati solo con pellami e tessuti naturali. Pensato per l’uomo che ama l’eleganza senza tempo ci presenta capi iconici che accompagnano chi li sceglie, disegnati per diventarne parte integrante e durare una vita intera.

Il progetto nasce dall’idea di una produzione artigianale esclusiva, dove la qualità ha un prezzo legato al valore di ogni singolo momento di lavorazione sartoriale dei capi. Un brand che è sinonimo di stile, di eleganza, una riflessione sul futuro della moda e del lusso, per riportare al centro l’autenticità dei materiali, la qualità e l’eccellenza dell’artigianato italiano.


“FOULON per me è una riflessione, che parte dal desiderio – spiega Francesco di Napoli Pinillos, CEO di FOULON, imprenditore italo-spagnolo – di ritrovare il piacere dei materiali naturali, della voglia di risentire il profumo della pelle, la setosità del camoscio e la sottile imperfezione dei capi fatti a mano.”



Ci rivolgiamo a chi ama il bello e l’esclusivo in tutte le sue forme: automobili, arte, design, viaggi. Una collezione con pochi modelli, ma intramontabili, evergreen, realizzati utilizzando esclusivamente pellami pregiati, provenienti da fornitori certificati per la loro sostenibilità. Proprio la sostenibilità per FOULON è il risultato di una scelta minuziosa di una filiera di alto artigianato italiano, che rispetta l’uomo, i suoi tempi e l’ambiente, in ogni fase di progettazione e lavorazione.

‘Unity’, la campagna Spring/Summer 2023 di Antony Morato

Unità e unicità rappresentano, da sempre, i pilastri valoriali delle collezioni firmate Antony Morato, che per la campagna pubblicitaria Spring/Summer 2023 sceglie come fil rouge il concetto – emblematico – di “Unity”.

Realizzata dal fotografo Javier Biosca, l’adv si sviluppa su tre temi cardine, che riflettono altrettante dimensioni della S/S 2023 della griffe. Così se il mondo “Fashion” presenta capi, accessori e outfit che guardano ai principali trend stagionali del menswear, sottolineando il carattere eclettico, trasversale delle proposte targate Antony Morato, quello “Suits” è centrato sull’interpretazione del brand di un must assoluto del guardaroba, il completo di stampo formale, declinato in silhouette affilate e cromie bold quali indaco, celeste o verde salvia. La parte “Denim”, infine, celebra un mito inossidabile della moda (e, più in generale, dell’abbigliamento), quella tela blu capace, nei decenni, di vestire intere generazioni, indifferentemente da età, etnie o categorie sociali; da Morato, i differenti fit dei jeans di stagione vengono esaltati dall’abbinamento con semplici t-shirt bianche, per mise di gusto minimal indossate, nelle immagini della campagna, da soggetti a piedi nudi.

Antony Morato spring summer 2023
La campagna Spring/Summer 2023 del marchio (ph. by Javier Biosca, courtesy of Antony Morato)

Il gruppo come dimensione naturale di esperienza, che esalta le singole personalità e stili

Le foto dell’advertising campaign ritraggono gruppi di uomini su uno sfondo bianco, quasi asettico, per far spiccare ancora di più le silhouette grafiche del marchio. I protagonisti, appartenenti a varie etnie, trasmettono un forte senso di complicità, di interazione, dando vita a scene dinamiche che evidenziano una concezione della mascolinità plurale, eterogenea, votata all’internazionalità, complessa nella sua diversità ma ben definita nel suo spirito di appartenenza, di condivisione degli stessi valori. Per questi uomini contemporanei, charmant e stilosi, il gruppo diventa dunque una dimensione naturale di esperienza ed espressione, perché non cancella il singolo, al contrario, lo esalta.

I protagonisti della campagna Antony Morato sono figure metropolitane, sicure di sé, curiose per natura, che pur distinguendosi per un forte carattere e un’attitudine del tutto peculiare, riconoscono nel gruppo un idem sentire, cementato dai medesimi riferimenti culturali, da un’identica disinvoltura nell’esprimere la propria personalità, che emerge in maniera spontanea e decisa al tempo stesso. I piani degli scatti cambiano, stringendosi o allargandosi sui modelli, ribadendo un’idea di dinamismo e collettività in cui l’individualità trova un senso compiuto nell’unità del gruppo; risulta naturale, perciò, la scelta del termine “Unity” come payoff di ogni immagine, con un font ispirato all’arte urbana e ai graffiti, codici rappresentativi delle generazioni a cui la campagna e la collezione S/S del brand sono dedicate.

Antony Morato campagna
Ph. by Javier Biosca, courtesy of Antony Morato

Nell’immagine in apertura, uno scatto della campagna adv S/S 2023 di Antony Morato (ph. by Javier Biosca, courtesy of Antony Morato)

Tommy Collection, la Primavera 2023 celebra la street culture

Tommy Hilfiger presenta oggi il nuovo capitolo stilistico della label Tommy Collection by Tommy Jeans. Il marchio nell’orbita del gruppo PVH Corp., che affonda le proprie radici nell’estetica hip-hop degli anni ‘80 e ‘90, per la collezione Primavera 2023 interpreta da par suo i codici della street culture internazionale, filtrandoli attraverso un’ottica spiccatamente progressista e “local”; il riferimento, nello specifico, è l’arte del Lowriding Chicano giapponese, imperniato sulla personalizzazione delle automobili, tra scocche lucidissime e sospensioni modificate ad arte.

Reminiscenze hip-hop e influenze nipponiche nella nuova collezione del brand

La Tommy Collection Spring ‘23 si compone di 55 articoli, un upgrade decisamente contemporaneo dell’archivio della griffe. I pezzi più rappresentativi dello stile Tommy Jeans sono dunque riletti per la bella stagione prossima ventura: si va dalla giacca Chicago Windbreaker nel rosso e blu emblematico del brand, declinata in una versione che presenta maniche rimovibili, ai pantaloni Aiden, jeans dal lavaggio medio e volumi più che rilassati; come del resto i parka color block, la giacca in denim smanicata, i capi dal sapore preppy quali gilet e maglia da hockey in nylon. Tutte le proposte della linea stagionale giocano su proporzioni e stratificazioni, mescolando liberamente influenze preppy, skate e hip-hop. I capisaldi dello sportswear, in particolare, vengono reinterpretati attraverso un caleidoscopio di culture (e subculture) eterogenee, così da infondere un boost creativo nelle classiche silhouette Tommy.

La campagna Spring ‘23 guarda alla scena lowrider del Giappone

La campagna pubblicitaria Spring ‘23 esalta il carattere poliedrico e, allo stesso tempo, versatile dei capi; è il risultato di un mix di istantanee – opera del fotografo londinese Theo Cottle – legate dal filo conduttore dell’azione, tra momenti out of the box e ritratti intimi della comunità lowrider del Giappone.
Il cast comprende proprietari di garage americani, rapper e tatuatori, un collettivo che simboleggia in modo efficace l’ispirazione adrenalinica del ready-to-wear primaverile. A immortalare questa comunità di cultori del lowriding, il videografo Yohai Haga Peta (@yoheipeta), che ambienta le sue frenetiche scene, un concentrato di topoi della cultura automobilistica e street cali-messicana, tra piloti che rimbalzano e guidano lungo le strade di Tokyo, nel quartiere di Shibuya, uno dei più caratteristici della capitale nipponica.

Tommy Collection adv 2023
Un’immagina della campagna Tommy Collection Spring ’23 (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)

Tommy Collection campagna
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger

La collezione sarà disponibile, dal 10 febbraio, sul sito ufficiale  tommy.com e in selezionati store Tommy Jeans in tutto il mondo. Per un’ulteriore, vivida immersione nelle atmosfere e riferimenti che hanno informato le creazioni per la primavera 2023, è sufficiente accedere ai canali sociali @TommyJeans, #TommyJeans e #TommyCollection, unendosi – digitalmente – alla community del marchio, un unicum che tiene insieme musica, streetwear e cultura, nel segno della creatività.

Tommy Collection primavera estate
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger

Tommy Hilfiger Jeans 2023
Ph. courtesy of Tommy Hilfiger

Nell’immagine in apertura, uno scatto della campagna Spring ’23 di Tommy Collection (ph. courtesy of Tommy Hilfiger)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #4

La quarta serata del Festival della Canzone Italiana va in archivio con le esibizioni dei 28 artisti in gara; Jacopo Ascari, al solito, ritrae per noi alcuni di loro: Mara Sattei, impeccabile col suo sofisticatissimo tuxedo by Giorgio Armani Privé (e gioielli Chopard), Mr. Rain in gessato décontracté GCDS (accessoriati da preziosi della collezione Belle Epoque di Damiani), gIANMARIA interamente di bianco (MSGM) vestito, Madame con un ensemble nei toni del blu elettrico di Off-White. In più, la co-conduttrice Paola Egonu, che per l’occasione ha sfoderato diverse creazioni di Re Giorgio, dall’abito scivolato tipo peplo color avorio al suit Emporio Armani, cosparso di punti luce, e i Måneskin, trionfatori dell’edizione 2021 e, ormai, delle classifiche e arene di mezzo mondo, fedeli come sempre all’estetica iperglam targata Gucci.

Mara Sattei Sanremo 2023
Mara Sattei in Giorgio Armani Privé e Chopard (artwork by Jacopo Ascari)

Mr Rain Sanremo 2023
Mr. Rain in GCDS (artwork by Jacopo Ascari)

Gianmaria Sanremo 2023
gIANMARIA in MSGM (artwork by Jacopo Ascari)

Madame Sanremo 2023
Madame in Off-White (artwork by Jacopo Ascari)

Paola Egonu Sanremo
Paola Egonu in Emporio Armani (artwork by Jacopo Ascari)

Maneskin Sanremo 2023
I Måneskin in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, Mara Sattei canta alla quarta serata del Festival (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #3

Jacopo Ascari ritrae, per MANINTOWN, cantanti, conduttori e ospiti della terza serata del Festival. A stimolare la creatività dell’illustratore emiliano, stavolta, l’attivista di origini iraniane Pegah Moshir Pour e Drusilla Foer, co-conduttrice della passata edizione, che hanno portato in scena un toccante, sentito discorso in favore sulla libertà dell’Iran, e la seconda co-host di Sanremo 73, la giornalista Francesca Fagnani (che ha alternato mise di Giorgio Armani Privé, completate da gioielli Pasquale Bruni e décolletées Roger Vivier); oltre, naturalmente, ai big in gara, a cominciare dal ritorno di Paola & Chiara, seguite all’Ariston dallo stylist Nick Cerioni (che ha scelto abiti lunghi Dolce&Gabbana, rilucenti di paillettes, e gioielli Swarovski), per proseguire poi con Tananai (anche lui supportato per il look da Cerioni, in spezzato dal flair retrò Gucci) e Rosa Chemical, vestito con un completo scuro custom made Moschino, arricchito da spilloni da balia e dettagli fetish.

Sanremo Drusilla Iran
Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo Francesca Fagnani
Francesca Fagnani in Giorgio Armani Privé, Pasquale Bruni e Roger Vivier (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo Paola & Chiara
Paola & Chiara in Dolce&Gabbana e Swarovski (artwork by Jacopo Ascari)

Tananai Sanremo 73
Tananai in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)

Rosa Chemical Sanremo 73
Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, Rosa Chemical in Moschino a Sanremo 73 (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #2

Sanremo ha finalmente preso il via, sul palcoscenico scintillante dell’Ariston si sono alternati i primi big in gara, da Marco Mengoni in total leather Versace ad Anna Oxa con un completo scurissimo, crepuscolare, sottilmente decadente, da Elodie (avvolta in una voluminosa eco-fur Valentino Haute Couture) a Mara Sattei, sofisticata nel suo long dress della linea Giorgio Armani Privé. Senza dimenticare i due superospiti della prima serata (nonché trionfatori della scorsa edizione con Brividi), Blanco e Mahmood, né le mise della co-conduttrice d’eccezione di questo 73esimo Festival, Chiara Ferragni, che ha sfoggiato outfit signé Dior.

Marco Mengoni Versace
Marco Mengoni in Versace (artwork by Jacopo Ascari)

Anna Oxa Sanremo 2023
Anna Oxa (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 Elodie
Elodie in Valentino Haute Couture (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo Mara Sattei
Mara Sattei in Giorgio Armani Privé (artwork by Jacopo Ascari)

Blanco e Mahmood Sanremo 2023
Blanco e Mahmood (artwork by Jacopo Ascari)

Chiara Ferragni Dior Sanremo
Chiara Ferragni in Dior (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, Blanco e Mahmood, ospiti della prima serata di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari #1

Non sarebbe Sanremo senza un red carpet inaugurale, che sancisce ufficialmente l’avvio di questa edizione della rassegna canora italiana par excellence. Davanti al Teatro Ariston, sfilano tutti i Big in gara: Jacopo Ascari, in esclusiva per MANINTOWN, ha colto alcuni dei best look avvicendatisi sul tappeto rosso, dall’outfit Versace di Marco Mengoni, elegante e dégagé al tempo stesso, al suit finestrato Etro di Levante, passando per Paola & Chiara in abiti – identici – bling bling firmati Dolce&Gabbana, Rosa Chemical con una mise patchwork di Moschino, Tananai in completo di pelle scura Gucci, Mr. Rain in cappotto gessato, denim con tasconi e stringate animalier.

Marco Mengoni Sanremo 73
Marco Mengoni in Versace sul red carpet inaugurale di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)

Levante Sanremo 73
Levante in Etro (artwork by Jacopo Ascari)

Paola e Chiara Sanremo 73
Paola & Chiara in Dolce&Gabbana (artwork by Jacopo Ascari)

Rosa Chemical Sanremo 73
Rosa Chemical in Moschino (artwork by Jacopo Ascari)

Tananai Sanremo 73
Tananai in Gucci (artwork by Jacopo Ascari)

Mr Rain Sanremo 73
Mr. Rain (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, Paola & Chiara sul red carpet sanremese in Dolce&Gabbana (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 73 nei disegni di Jacopo Ascari

Si alza il sipario sul Festival di Sanremo 2023. Per una visione inedita, dal tocco sognante e variopinto, della rassegna canora più nota – e apprezzata – dagli italiani, MANINTOWN ha chiesto all’illustratore Jacopo Ascari di interpretare, col suo inconfondibile, coloratissimo tratto, i protagonisti di questa 73esima edizione, giorno per giorno.
Si comincia proprio con i padroni di casa, ovvero Amadeus e Gianni Morandi, affiancati sul palco dell’Ariston, nelle prossime serate, da diverse co-presentatrici di spicco, dalla regina delle influencer nostrane – e non solo – Chiara Ferragni alla giornalista Francesca Fagnani, conduttrice della trasmissione cult Belve, dall’attrice Chiara Francini alla pallavolista della nazionale italiana Paola Egonu, che nel 2022, insieme alle compagne di squadra, ha vinto la medaglia d’oro alla Volleyball Nations League.

Teatro Ariston Sanremo 2023
L’esterno del Teatro Ariston (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 scenografia
Il palcoscenico della 73esima edizione (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 conduttori
I conduttori di Sanremo 2023 (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 co-conduttrici
Le co-conduttrici dell’edizione numero 73 (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo 2023 Paola Egonu
Paola Egonu (artwork by Jacopo Ascari)

Sanremo Chiara Ferragni
Chiara Francini e Chiara Ferragni (artwork by Jacopo Ascari)

Francesca Fagnani Sanremo
Francesca Fagnani (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, il Teatro Ariston visto da Jacopo Ascari

Hotel Papadopoli Venezia, la meta ideale per carnevale 2023

L’hotel Papadopoli Venezia si trova nel cuore della città, immerso nel verde dell’omonimo parco, a poca distanza dal Canal Grande. La sua vicinanza alla principale via d’acqua di Venezia consente di visitare facilmente tutti i luoghi iconici della laguna e di soggiornare in un ambiente elegante, raffinato e senza tempo.

Una storia veneziana

Le origini dell’hotel Papadopoli risalgono agli inizi del XIX secolo e raccontano la storia di un dono d’amore da parte del conte Spiridione Papadopoli, che fece costruire un’elegante residenza estiva con un grande parco per la giovane moglie Teresa Mosconi.

Il cosiddetto “Giardino Papadopoli” è stato progettato e realizzato dall’architetto e pittore Francesco Bagnara, meglio conosciuto come scenografo del Teatro La Fenice. Il palazzo Papadopoli-Foresti e il suo parco divennero presto luoghi famosi e privilegiati dell’alta società.

Il giardino d’inverno

L’hotel Papadopoli oggi

Durante la realizzazione dell’Hotel Papadopoli, l’architetto paesaggista Pietro Porcinai coinvolto nel progetto, decise di riprodurre un Giardino d’Inverno (oggi ristorante), per offrire un omaggio intelligente e sensibile all’antico conte Papadopoli e ripristinare l’originale dialogo tra paesaggio interno ed esterno. Grazie alla sua incantevole atmosfera, il ristorante oggi è una cornice magnifica e unica per cene romantiche, matrimoni ed eventi speciali.  Anche la Terrazza Lounge Bar & Kitchen è una zona lounge da scoprire, ideale per un rituale del tè, un cocktail sofisticato o per assaggiare i deliziosi sapori della laguna in un’atmosfera intima combinata con una splendida vista sui canali.

La suite Vivaldi

La struttura nel complesso conta 100 camere e suite che riflettono l’eleganza e lo splendore di uno stile veneziano del XVIII secolo rivisitato, offrendo una vista straordinaria sul Canale dei Tolentini e sui Giardini Papadopoli. Tutte le camere sono finemente arredate e dotate di ogni comfort. 

Hotel Papadopoli

La posizione strategica inoltre lo rende un punto di partenza perfetto per esplorare la cultura, l’arte e la storia di Venezia. A cominciare dalla Scuola Grande di San Rocco con i capolavori del Tintoretto e ancora la Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari con l’Assunta, opera di Tiziano e della Scuola Grande dei Carmini. Il ponte di Rialto e Piazza San Marco sono raggiungibili inoltre a piedi in circa 20 minuti.

Il carnevale di Venezia

In occasione del Carnevale di Venezia 2023, l’Hotel Papadopoli, organizzerà un Carnival Party a tema Bridgerton, la celebre serie cult di Netflix che racconta le vicende dell’alta società londinese del XIX secolo. Il 18 febbraio l’incantevole cornice del Giardino d’Inverno ospiterà una cena con intrattenimento accompagnata da un menù d’eccezione. Dress code rigorosamente a tema Regency che prende ispirazione proprio dalla serie.

Nel resto della città, il titolo del carnevale è “Take your Time for the Original Signs” . Sarà spirato allo zodiaco, ancora una volta sotto la firma del direttore artistico e scenografo del Teatro La Fenice Massimo Checchetto. Un’edizione che nasce sotto il segno del Leone di San Marco e che prenderà avvio sabato 4 febbraio con l’Opening Parade “Original Dreamers” lungo il Canal Grande, per concludersi martedì grasso 21 febbraio con l’intenzione di proporre un mix di eventi in grado di coinvolgere tutte le fasce di età e spingere veneziani e ospiti a vestirsi in maschera.

Clicca qui per scoprire di più sul Bridgerton Carnival Party”.

Testo, la tre giorni fiorentina di Pitti Immagine dedicata all’editoria

Dopo i riscontri lusinghieri dell’edizione di debutto, un anno fa, la Stazione Leopolda di Firenze si prepara ad accogliere nuovamente Testo, una tre giorni (dal 24 al 26 febbraio) per conoscere e comprendere il mondo dell’editoria e, più in generale, della lettura, approfondendone le dinamiche, osservandole dal punto di vista degli addetti ai lavori, cioè tutte quelle figure che, a vario titolo, sono partecipi della trasformazione di un manoscritto in libro. L’appuntamento, un’idea della libreria Todo Modo, è organizzato da Pitti Immagine, in collaborazione con la Leopolda.

La fiera si propone di spiegare come nasca un libro, come arrivi al lettore finale, permettendo ai visitatori di immergersi in un universo vivido di parole e carta, attraverso una selezione ragionata di pubblicazioni e, in parallelo, un programma assai corposo tra laboratori, talk, incontri e percorsi di lettura.
Un’occasione unica per confrontarsi con insider, autori di punta della scena editoriale nostrana (e non solo) e case editrici, ben 107 in questa seconda edizione; l’elenco è eterogeneo, comprende realtà storiche quali Mondadori, Einaudi, Bompiani o Adelphi come pure nuovi, dinamici protagonisti del settore, ad esempio Blackie, NNE, NERO; e ancora, prestigiosi indipendenti (Il Saggiatore, Marcos Y Marcos, Iperborea, Fandango), Coconino Press (che ha contribuito in modo decisivo a rendere il fumetto un genere letterario a tutti gli effetti), Humboldt Books (specializzata in narrativa di viaggio).

Testo Pitti 2023
Ph. courtesy of Pitti Immagine

Talk, presentazioni e approfondimenti sulla lettura invadono le sale della Leopolda

Il percorso, come già nel 2022, è suddiviso in stazioni, sette per la precisione, pensate per mettere in relazione pubblico ed editori, librai, direttori di biblioteche, oltre ovviamente agli scrittori. Tra questi ultimi, nomi eccellenti della narrativa contemporanea, da Niccolò Ammaniti a Marco Missiroli, passando per Alessandro Piperno, Emanuele Trevi, Paolo Nori, Carlo Lucarelli, Mario Desiati (vincitore, con Spatriati, dell’ultimo Premio Strega).

L’allestimento, a cura di Alessandro Moradei, occupa le due navate della Stazione: ogni editore propone un ristretto numero di titoli, evitando sovrabbondanza visiva o pile di volumi sui tavoli; spazi nei quali, grazie al confronto coi professionisti dell’industria, i lettori possono immergersi appieno nello spirito delle proposte.

Testo Firenze 2023
Ph. courtesy of Pitti Immagine

Per quanto riguarda le stazioni, puntano a ricreare il ciclo di vita dei libri attraverso sette tappe, ciascuna delle quali (il Manoscritto, il Risvolto, la Traduzione, il Segno, il Racconto, la Libreria, il Lettore) descrive nel dettaglio uno specifico step. Nel ruolo di Capistazione, responsabili del calendario di presentazioni ed eventi vari, Luca Briasco (editor di narrativa straniera, traduttore ed editore di minimum fax), Andrea Gessner di Nottetempo, Beatrice Masini (traduttrice, scrittrice, direttrice di divisione da Bompiani), le fondatrici di Humboldt Books Giovanna Silva e Chiara Carpenter, Leonardo G. Luccone (direttore dell’agenzia letteraria e studio editoriale Oblique), i fondatori di Todo Modo, Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani, e infine il responsabile delle relazioni internazionali della Fondazione Teatro della Toscana, Riccardo Ventrella.

Nell’arco delle tre giornate della kermesse, poi, interverranno figure di spicco dell’editoria internazionale, invitate per raccontarla dall’interno: si possono citare, fra le tante, la presidente di Adelphi Teresa Cremisi; il direttore della Fiera di Francoforte, Juergen Boos; Barbara Epler dell’americana New Directions, famosa per le sue pubblicazioni innovative; Luca Sofri, Francesco Costa e Matteo Caccia de il Post.

Una manifestazione corale che si apre alla città, coinvolgendo istituzioni e luoghi simbolo di Firenze

Ad infittire ulteriormente il programma, i laboratori tematici (legati alle sette stazioni, con cui condividono l’obiettivo di fondo del racconto su “Come si diventa un libro”), gli omaggi ai mostri sacri della letteratura (da Shakespeare a Dante, da Proust ad Anna Achmatova), le Consultazioni poetiche, che offrono la possibilità di ricevere un ristoro letterario o musicale sotto forma di prescrizione poetica, a seguito di una libera conversazione.

Numerose, poi, le collaborazioni che coinvolgono istituzioni culturali e luoghi storici della città, dal Gabinetto Viesseux alla Stamperia Braille della Regione Toscana, dalla Santa Maddalena Foundation – Premio Gregor von Rezzori al Cinema La Compagnia.

La manifestazione si conferma, dunque, legata a doppio filo col capoluogo toscano; lo ribadisce il Direttore Generale di Pitti Agostino Poletto, precisando che «Testo intrattiene con Firenze, i suoi luoghi e soggetti un rapporto aperto e di scambio, non occasionale: ne fa anzi un motivo distintivo delle sue attività. E ciò avviene a maggior ragione quando il contenuto del progetto – in questo caso l’industria editoriale e la cura della lettura – rimanda a una vocazione rilevante e di riferimento nazionale nel profilo economico, sociale e culturale della città». Sempre Poletto, parlando di «sfida è ancora più stimolante» rispetto a quella dell’esordio, a febbraio 2022, chiosa: «Anche quest’anno TESTO porterà alla Stazione Leopolda percorsi intersecati fra loro in modo da creare una mappa di tutto l’ambiente editoriale finalmente chiara e omogenea. Il merito va a una regia collettiva che, come avviene per molte delle manifestazioni di Pitti, vive del contributo di tutti».

Testo festival Leopolda
Ph. courtesy of Pitti Immagine

Nell’immagine in apertura, un talk della prima edizione di Testo, nel febbraio 2022 (ph. by AKAstudio-collective, courtesy of Pitti Immagine)

Festival di Sanremo 2023, i duetti della 73esima edizione

Ci si avvicina inesorabilmente a quello che è ormai l’appuntamento clou del panorama musicale nostrano, il Festival di Sanremo, che si svolgerà quest’anno dal 7 all’11 febbraio.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione della kermesse, qualche giorno fa, il conduttore e direttore artistico Amadeus (riconfermatissimo, dopo gli ascolti monstre delle ultime edizioni) ha confermato che, come da tradizione, la quarta serata dello show sarà riservata ai duetti, con i big in gara affiancati da un collega nell’esecuzione di un brano a loro scelta, tra quelli usciti nel periodo che va dal 1980 al 2000.

La serata delle cover fa il pieno di grandi nomi

Sul palco del teatro Ariston, venerdì 10 febbraio, si alterneranno dunque nomi di peso della scena canora italiana, dal favorito della vigilia Marco Mengoni, che ha scelto di esibirsi col Kingdom Choir, a J-Ax in tandem col sodale di lungo corso Fedez (al Festival anche in qualità di ospite della “trasmissione parallela”, sulla nave da crociera, e presentatore di Muschio Selvaggio, per l’occasione in trasferta sugli schermi Rai), dalla coppia d’assi ElisaGiorgia a Mara Sattei feature Noemi; e ancora, Ultimo con Eros Ramazzotti, Colapesce Dimartino con Carla Bruni, i Coma_Cose coi Baustelle, il rapper LDA (figlio di Gigi D’Alessio) con Alex Britti, il vincitore di Sanremo Giovani 2022 gIANMARIA con Manuel Agnelli.

A seguire, l’elenco completo dei duetti della 73esima edizione del festival nazionalpopolare per eccellenza.

Eros Ramazzotti 2023
Eros Ramazzotti, tra i guest d’eccezione di Sanremo 2023, al fianco di Ultimo (ph. Nuță Lucian)

Anna Oxa con il deejay iLjard Shava – Un’emozione da poco (Anna Oxa)

Ariete con Sangiovanni – Centro di gravità permanente (Franco Battiato)

Articolo 31 con Fedez – medley degli Articolo 31

Colapesce Dimartino con Carla BruniAzzurro (Adriano Celentano)

Colla Zio con Ditonellapiaga – Salirò (Daniele Silvestri)

Coma_Cose con i Baustelle – Sarà perché ti amo (Ricchi e Poveri)

Elodie con BigMama – American Woman (The Guest Who)

Gianluca Grignani con Arisa – Destinazione Paradiso (Gianluca Grignani)

gIANMARIA con Manuel Agnelli – Quello che non c’è (Afterhours)

Giorgia con Elisa – medley di Luce (Elisa) e Di sole e d’azzurro (Giorgia)

Cugini di Campagna con Paolo Vallesi – La forza della vita (Paolo Vallesi) e Anima mia (Cugini di Campagna)

Lazza con Emma e Laura Marzadori – La fine (Tiziano Ferro)

LDA con Alex Britti – Oggi sono io (Alex Britti)

Leo Gassmann con Edoardo Bennato e il Quartetto Flegreo – medley di Edoardo Bennato

Levante con Renzo Rubino – Vivere (Vasco Rossi)

Madame con Izi – Via del Campo (Fabrizio De Andrè)

Mara Sattei con Noemi – L’amour toujour (Gigi D’Agostino)

Marco Mengoni con il Kingdom Choir – Let it be (Beatles)

Modà con Le Vibrazioni – Vieni da me (Le Vibrazioni)

Mr. Rain con Fasma – Qualcosa di grande (Lunapop)

Olly con Lorella Cuccarini – La notte vola (Lorella Cuccarini)

Paola & Chiara con Mark & Kremont – medley di Paola & Chiara

Rosa Chemical con Rose Villain – America (Gianna Nannini)

Sethu con Bnkr44 – Charlie fa il surf (Baustelle)

Will con Michele Zarrillo – Cinque giorni (Michele Zarrillo)

Shari con Salmo – medley di Zucchero Fornaciari

Tananai con Don Joe – Vorrei cantare come Biagio (Simone Cristicchi)

Ultimo con Eros Ramazzotti – medley di Eros Ramazzotti

Nell’immagine in apertura, Ultimo con Amadeus e Gianni Morandi durante la finale di Sanremo Giovani (ph. Ansa)

Fratelli Tallia di Delfino, guardare al passato per proiettarsi nel futuro

Un heritage straordinario, pluridecennale, con radici ben salde nel Biellese (territorio sinonimo, da sempre, di maestria tessile), unito alla voglia di continuare a migliorarsi, proiettandosi costantemente in avanti. Si potrebbe riassumere così l’identità di Fratelli Tallia di Delfino, lanificio di Strona che, proprio nel 2023, taglia il significativo traguardo dei 120 anni d’attività. La collezione primavera/estate 2024, dunque, non può che celebrare il savoir-faire di cui il nome è espressione da oltre un secolo, la sua ragion d’essere, ovvero la ricerca (meticolosa) delle materie prime più preziose, che si accompagna a design distintivi, massimamente curati, riconoscibili al primo sguardo.

Fratelli Tallia di Delfino
Un tessuto Fratelli Tallia di Delfino (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)

Le nuove bunch Gentleman’s Wardrobe per la P/E 2024

L’eccellenza delle fibre naturali dà vita a una gamma di tessuti sofisticati e, al tempo stesso, versatili, pensati per vestire a regola d’arte in contesti diversi, dagli appuntamenti business agli eventi serali formali. Il fil rouge, di nuovo, è l’attenzione a un futuro innovativo e consapevole, che non può prescindere, tuttavia, dal solido passato dell’azienda, a cui attingere liberamente.
Le due nuove bunch Gentleman’s Wardrobe (esclusivo servizio di Fratelli Tallia di Delfino dedicato ai brand più raffinati) rappresentano alla perfezione questa filosofia.
Ad ispirare la bunch Archivio 1903, come suggerisce il nome, sono infatti i tessuti che hanno fatto la storia del lanificio, una rivisitazione contemporanea delle collezioni in questo senso più rappresentative.

Nasce invece dalla collaborazione con il Linificio e Canapificio Nazionale (tra i marchi europei più antichi), altro emblema del saper fare italiano, l’altra novità di stagione, la Lino d’Italia Selection. Con l’obiettivo di coniugare al meglio creatività e know-how artigiano, il Linificio e Canapificio Nazionale riporta nel nostro Paese, dopo più di sessant’anni, la coltivazione del lino, privilegiando la selezione di semi puri, in grado di garantire una finezza superiore. La selezione, realizzata con una materia prima d’eccezione, è frutto della primissima fioritura dei campi.

Fratelli Tallia di Delfino tessuti
Fratelli Tallia di Delfino, Gentleman’s Wardrobe (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)

Le novità presentate dall’azienda a Milano Unica

Per l’edizione di Milano Unica di quest’anno, in calendario dal 31 gennaio al 2 febbraio, viene poi presentata l’innovativa APP Gentleman’s Wardrobe, che punta a facilitare, a rendere ancora più immediata la selezione dei pregiati tessuti dell’azienda. Gli utenti avranno così la possibilità di scegliere e acquistare le varie tipologie di prodotto, verificandone la disponibilità.
Un’autentica esperienza immersiva, ricorrendo a tecnologie di realtà aumentata e virtuale (dalle animazioni digitali alle visualizzazioni tridimensionali), fa sì che i tessuti della collezione prendano vita, enfatizzandone in maniera inedita le peculiarità.

Il focus sulla significativa ricorrenza dei 120 anni caratterizzerà, nel corso dei prossimi mesi, tutte le iniziative di Fratelli Tallia di Delfino, compresa l’emissione, da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, di un francobollo appartenente alla serie tematica “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”, celebrativa appunto del 120° anniversario.

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Campioni di tessuto dell’azienda (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)

Nell’immagine in apertura, la nuova bunch Gentleman’s Wardrobe del lanificio Fratelli Tallia di Delfino (ph. courtesy of Fratelli Tallia di Delfino)

Pitti Uomo 103 highlight: i brand raccontano le collezioni A/I 2023

Giunto alla 103esima edizione, Pitti Immagine Uomo si conferma un appuntamento irrinunciabile per avere una visione d’insieme sul menswear che sarà, nello specifico quello per l’Autunno/Inverno 2023-24, anticipato dalle proposte delle centinaia di brand presenti al salone, divisi per sezioni ad hoc, dalla storica sezione Futuro Maschile a Superstyling, da Fantastic Classic a Dynamic Attitude.
Ad illustrare a MANINTOWN i tratti distintivi delle rispettive collezioni per la prossima stagione fredda, fornendo dei preziosi insight sullo stato dell’arte della moda uomo contemporanea, presidenti, manager e direttori creativi di marchi di caratura internazionale, da Herno ad Arav Group, a Pitti per il (ri)lancio della label Richmond X, passando per KNT, People of Shibuya, Avant Toi, Antony Morato, Ciesse Piumini, Jeckerson.

Nell’immagine in apertura, l’ingresso del padiglione centrale di Pitti Immagine Uomo 103 (ph. by AKAstudio-collective)

Pitti Uomo 103 highlight: the SIGN

Con la 103esima edizione del salone, Pitti Immagine Uomo ha aperto all’universo del design grazie a the SIGN, un’area speciale in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Ghost Studio; una selezione di complementi d’arredo, oggetti e pezzi décor ad alto contenuto d’innovazione e creatività, firmati da designer, brand e realtà capaci di ispirare e offrire nuovi spunti creativi e di business, inseriti non a caso nel percorso della sezione Superstyling, che comprende le collezioni di ricerca della fiera.

Tra i marchi che hanno preso parte al progetto, Slide (azienda che vanta collaborazioni con i pesi massimi del design internazionale, da Alessandro Mendini a Marcel Wanders passando per Karim Rashid, Paola Navone e Fabio Novembre), Situér Milano (presente già allo scorso Pitti), True, Studio Bojola, Sekkei Sustainable Design, The House of Lyria. E ancora, le creazioni sui generis di Iammi, Bidone Design, Robirenzi, Holypop e Insulti Luminosi.

Nell’immagine in apertura, lo stand di Sekkei Sustainable Design nell’area the SIGN (ph. by AKAstudio-collective)

Pitti Uomo 103 highlight: S|Style sustainable style

Pitti Uomo 103 ha registrato la presenza, per la sesta volta, di S|Style sustainable style, progetto espositivo che dà spazio alle collezioni di giovani marchi e designer affermati, accomunate dalla volontà di unire ricerca creativa e attenzione all’ambiente.

Protagonisti dell’iniziativa, i brand Dhruv Kapoor, Isnurh, Kemkes, Margn, Maxime, Non Confunditur, Permu, Junk, Waste Yarn Project e Piumestudio. Nel video che segue, gli highlight dell’edizione numero sei di S|Style. 

Nell’immagine in apertura, l’area S|Style sustainable style a Pitti Immagine Uomo 103 (ph. by AKAstudio-collective)

The new male wardrobe

Essentials che non possono mancare in nessun armadio maschile (tra gli altri blazer, completi, pantaloni dall’aplomb sartoriale, camicie fantasia), capi in nuance brillanti – dal verde acqua al malva, all’arancione – o impreziositi da applicazioni elaborate, per conferire un twist inedito all’outfit di turno, accessori vezzosi, su tutti il foulard legato al collo. Nell’editoriale scattato per MANINTOWN dai fotografi Giovanni Gori e Andrea Aldrovandi, i pezzi chiave delle collezioni menswear di maison storiche e designer emergenti, da Zegna ad Emporio Armani, passando per Corneliani, N°21, Antonio Marras, Marsēm, Matteo Lamandini, Giordano Mercante.

Antonio Marras men
Sacha and Bar wear total looks Antonio Marras

Corneliani collezioni
Sacha wears total look Corneliani

Zegna 2023
Alexandre wears total look Zegna

N°21 uomo collezioni
Alexandre wears total look N°21

Hevò brand
Alexandre wears total look Hevò, bandana stylist’s own; Bas wears total look Giordano Mercante, glasses SNOB Milano

Credits

Photographers Giovanni Gori and Andrea Aldrovandi for Total Black (www.total.black)

Stylist Stefano Guerrini

Stylist asssistants Lorenzo Iacobone, Evelyn Fogar

Casting director and producer Laura Stella Motta INSTAGRAM @laura_stella_motta

Make-up artist and hair stylist Rossano Fasano INSTAGRAM @rossanofasano

Models Sacha Benoit @The Lab Models, Alexandre Valotto @United For Models, Bas Laduc @Independent Management

Nell’immagine in apertura, Sacha indossa total look Marsēm, bandana stylist’s own; Alexandre indossa total look MTL Studio by Matteo Lamandini, orecchini model’s own

‘Extinction’, guerre e impoverimento culturale al centro della mostra di Max Papeschi

Dallo scorso 19 gennaio la Fondazione Stelline, storica istituzione meneghina radicata nel cuore della città, accoglie il primo capitolo del nuovo progetto artistico di Max Papeschi, autore che, dall’approdo nel mondo dell’arte contemporanea, nel 2008, si è imposto come uno dei nomi più influenti e prolifici della scena nazionale (e non solo), realizzando oltre sessanta personali e prendendo parte a cento mostre collettive in numerosi paesi e sedi, dall’hub culturale WeGil, a Roma, all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, dalla Gama Gallery di Istanbul al parigino Point Éphémère.

Max Papeschi
Extinction. Chapter one

On show fino al 19 febbraio, Extinction (questo il titolo dell’esposizione, nata dalla collaborazione con Flavia Vago e AIIO) rappresenta il primo capitolo di un racconto in tre atti volto a sviscerare, in luoghi e tempi diversi ma sempre in chiave ironica, quasi parodistica, gli aspetti più assurdi della civiltà contemporanea, mettendosi idealmente nei panni di un archeologo del futuro che estrapola dai suoi scavi “messaggi terrestri originali”, esattamente com’è avvenuto, secoli fa, per popoli antichi come Aztechi o Cretesi, di cui si hanno tuttora poche informazioni certe.
Nel caso specifico, l’indagine dell’artista riguarda due tematiche assai stringenti, la guerra – tornata a devastare, nel 2022, il territorio europeo – e l’impoverimento culturale che caratterizza la nostra epoca.

Max Papeschi mostra Milano
La locandina della mostra

Un’esposizione immersiva, tra sculture in terracotta e videoinstallazioni frutto dell’AI

Max Papeschi artista
Le sculture che compongono l’opera Zwergen Dämmerung

La grande mostra-installazione, all’interno del palazzo di corso Magenta, presenta il lavoro dell’autore milanese in un’inedita versione “tridimensionale”, immersiva. Protagoniste assolute, 54 sculture in terracotta e quattro videoinstallazioni frutto dell’intelligenza artificiale, che giocano sul sottile confine tra vero e falso, rendendo la stessa comunicazione un’opera d’arte a tutti gli effetti, integrata nell’exhibition. Le prime compongono l’installazione Zwergen Dämmerung (traducibile come “crepuscolo dei nani”), decine di statue alte 1,80 metri, nelle quali le teste di banali nani da giardino vengono innestate sui corpi del celeberrimo esercito di terracotta, una delle principali scoperte archeologiche del XX secolo, rinvenuto nella tomba del primo imperatore Qin Shihuang, vicino Xi’an, in Cina.

Max Papeschi opere

Papeschi l’ha concepita come una sorta di fermo immagine della temperie odierna, che cristallizza le due grandi questioni sopracitate, guerra e immiserimento della cultura, che oltre a smentire l’idea di fine della storia teorizzata, a suo tempo, dallo studioso Francis Fukuyama, proiettano sull’umanità l’ombra lunga di un altro devastante conflitto mondiale. Figure (definite, nel comunicato della mostra, «cariatidi antitetiche») che mescolano irrimediabilmente alto e basso, esprimendo anche un ulteriore tipo di distruzione, quella provocata dall’impoverimento culturale generalizzato, perché come sosteneva già Karl Kraus «quando il sole della cultura è basso all’orizzonte, i nani hanno l’aspetto di giganti».
Le videoinstallazioni, invece, suggellano l’excursus espositivo con Snow White Overdrive, che sfrutta i processi elaborativi dell’intelligenza artificiale AIIO per mostrare forme differenti delle opere.

Il mix di tecniche, ispirazioni e linguaggi espressivi definisce un’atmosfera incantevole e spaventosa al tempo stesso

Il filo conduttore dell’operazione è di stampo chiaramente cinematografico. L’art direction di Flavia Vago, in tandem con l’allestimento scenografico di Giovanni Musica, prende spunto da Alien; il percorso si configura così come un viaggio alla scoperta di una dimensione ignota, proprio come nel capolavoro sci-fi di Ridley Scott. Il light design, che ricorda l’interno dell’astronave del film, e il sound design, realizzato a partire dal suono originale di alcuni pianeti del nostro sistema solare, fanno sprofondare il visitatore in un’atmosfera onirica, surreale eppure tremendamente familiare, provocando a un tempo incanto e atterrimento.

Per stabilire un link con la sua produzione precedente, composta da collage digitali – qui totalmente assenti, Papeschi ricorre a medium espressivi per lui inediti, opposti: da una parte, l’arte classica, nel caso in questione la terracotta, con cui ha plasmato l’esercito di gnomi; dall’altra, dati digitali per loro natura smaterializzati, impalpabili, che danno vita ad artwork 3D in computer animation, rielaborati da AIIO grazie alla collaborazione con Michele Ronchetti.

Max Papeschi 2023
Max Papeschi con le sculture esposte alla Fondazione Stelline

Extinction. Chapter one, spiega la curatrice, è «diffondere, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani»

L’obiettivo «ambizioso e potente» del progetto, sostiene la curatrice, Stefania Morici, è quello di «diffondere il più possibile, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani». Extinction. Chapter one, spiega, «affronta il tema dell’estinzione della razza umana e dei rischi reali che stiamo correndo, evidenziando i paradossi e la complessità del nostro vivere, i punti deboli delle società moderne. Un incubo collettivo dal quale Papeschi ci esorta a uscire e ribellarci, mettendoci davanti a scenari futuri e lanciando un monito sul nostro avvenire. Un invito alla consapevolezza e a un cambio reale di direzione».
La mostra, organizzata da Fondazione Stelline e Arteventi, è patrocinata dal Ministero della Cultura, da Regione Lombardia e da Comune di Milano. È stata realizzata grazie un network di partner importanti, tra i quali MI Hub Agency, il main sponsor ArTI, Gobbetto Resine e Relco.

MAX PAPESCHI. EXTINCTION | CHAPTER ONE

A cura di Stefania Morici

20 gennaio – 19 febbraio 2023

Orario: martedì – domenica, h. 10.00-20.00 (chiuso il lunedì)

Ingresso gratuito

Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano

Info: [email protected] | stelline.it

Nell’immagine in apertura, una veduta della mostra Extinction. Chapter one, allestita alla Fondazione Stelline di corso Magenta

Aurora Ruffino e Caterina Shulha, protagoniste di ‘Blackout – Vite sospese’

Nella nuova digital cover di MANINTOWN sono ritratte, insieme, due talentuose, bellissime attrici italiane, che di recente hanno condiviso il set della serie Blackout – Vite sospese, dal 23 gennaio su Rai1: Aurora Ruffino e Caterina Shulha.

Blackout Rai attrici
Caterina Shulha (left): dress DAVII; Aurora Ruffino (right): dress Gianluca Saitto, boots Giuseppe Zanotti

La prima, amata dal pubblico per i ruoli interpretati in tanti, fortunati serial e film (tra gli altri Braccialetti rossi, I Medici, Un passo dal cielo, Noi, Bianca come il latte, rossa come il sangue), per l’occasione, ci ha parlato dell’intenso rapporto che si è creato col suo alter ego sullo schermo, Lidia («attraverso una fase di trasformazione in cui, come lei , sto capendo che devo contare solo su me stessa. Quei vuoti che sentiamo tutti, non li può riempire nessuno se non noi stessi»), dell’esperienza sul set con Alessandro Preziosi, di malattia mentale, un tema che la sta molto a cuore; e ancora, dell’importanza assoluta dell’empatia, specie per i bambini, e del sottile confine tra strumentalizzazione e sensibilizzazione: «Alcuni affrontano i propri problemi cercando compassione. Cercano amore impietosendo le persone. Non mi appartiene, la sofferenza non andrebbe mai sfruttata».
Per leggere l’intervista con Aurora Ruffino, cliccate qui.

Aurora Ruffino stile
Dress Gianluca Saitto

Aurora Ruffino Venezia
Upcycling coat Simon Cracker

Due attrici bellissime, volitive e impegnate (anche) fuori dal set

La seconda è un volto noto al pubblico per i ruoli interpreti in numerosi film e serie di rilievo, dal recente The Land of Dreams a Tutta colpa di Freud, da L’uomo del labirinto a Nero a metà.
Nell’ampia conversazione che potete leggere nell’articolo dedicato, tocca molteplici argomenti, dal ruolo interpretato nel nuovo serial Rai (riguardo le parti interpretate, si ritiene fortunata perché «ho avuto la fortuna di interpretare ruoli diversissimi tra loro. Questo mi porta a staccarmi da quella che sono io. È divertente») ai pregiudizi con cui ha a che fare in quanto (giovane) madre di tre bambini, rispetto ai quali dice che «dovremmo imparare a vivere senza ascoltare le opinioni altrui e, soprattutto, senza dare giudizi né consigli agli altri su come vivere».

Si è poi soffermata sullo sforzo per far conoscere alle persone la reale situazione del suo paese d’origine, la Bielorussia («grazie anche al mio lavoro posso raccontare e informare. È il minimo che possa fare”), sulla spinosa questione delle molestie nel settore dello spettacolo, sul piacere che prova nel tornare sui set come modella, anche se, precisa, «preferisco recitare: è più liberatorio e hai una voce da usare».
L’intervista completa al link https://manintown.com/caterina-shulha/2023/01/23/

Caterina Shulha Venezia
Top and coulotte VI VALENTINA ILARDI, skirt Gilberto Calzolari

Caterina Shulha serie
Dress Maison Laponte, boots Giuseppe Zanotti

Blackout vite sospese
Aurora Ruffino (left): top Gianluca Saitto, knitted skirt Drumohr, boots Giuseppe Zanotti; Caterina Shulha (right): body Not After Ten by Veronica Ferraro, knitted skirt Drumohr, boots Giuseppe Zanotti

Credits

Talent Aurora Ruffino, Caterina Shulha

Photographer Davide Musto

Fashion Editor Rosamaria Coniglio

Ph. assistant Valentina Ciampaglia

Styling assistant Antonietta Ragusa

MUA Francesca Giulini @Cotril (per Aurora Ruffino), Vanessa Forlini @Making Beauty Management (per Caterina Shulha)

Hair Christian Vigliotta @Making Beauty Management

Press office Lorella Di Carlo

Nell’immagine in apertura, per Caterina Shulha abito DAVII; per Aurora Ruffino abito Gianluca Saitto, scarpe Giuseppe Zanotti

Will: da Sanremo Giovani al palco dell’Ariston

Will dopo aver superato con successo la finalissima di Sanremo Giovani con il brano “Le cose più importanti”, sarà grande protagonista dal prossimo 7 Febbraio al Festival di Sanremo 2023 e presenterà il brano “Stupido”. Il giovane artista che negli ultimi anni è riuscito a conquistarsi con costanza e determinazione un posto nella scena musicale contemporanea italiana si prepara così a calcare per la prima volta l’ambitissimo palco dell’Ariston tra i Big della canzone italiana. 


Will al secolo William Busetti, è una delle penne più originali, fresche e carismatiche della nuova scena pop urban contemporanea, una vera e propria icona che a poco più di 20 anni si è fatto notare con la sola forza della sua musica e delle sue parole. Il suo mondo è intriso di autentica verità, una dimensione sincera in grado di raccontare la realtà delle piccole cose con una spontaneità disarmante, rivelando quell’anima cristallina del vivere quotidiano che solamente un cantautore è in grado di cogliere. Un giovane artista estremamente versatile e capace di muoversi con fluidità tra differenti generi e stili pur conservando la sua unicità. Attraverso una ricerca musicale, mai scontata e prevedibile, il sound, lo stile e i testi di Will sono ormai assolutamente riconoscibili nel panorama italiano.

“Stupido” che sarà presentato per la prima volta proprio sul palco dell’Ariston uscirà nella settimana del Festival su etichetta Capitol Records (Universal Music Italy).


“Stupido è un brano in cui tutti si possono ritrovare – dichiara Will – molti di noi è infatti capitato almeno una volta nella vita di sentirsi stupidi, facendo delle cose stupide anche per amore. Il tema principale di stupido ruota attorno alle molteplici declinazioni e sfaccettature dell’amore, inteso nella sua accezione più universale. Il brano racconta di storie e intrecci d’amore in cui ci siamo persi e ritrovati, quell’amore che, proprio per le emozioni di cui ti nutre in alcuni momenti della giornata quando ti fermi a pensare ti fa sentire piccolo e in altri ti fa sentire un gigante.

E ancora : “Sono felicissimo e orgoglioso di poter portare ad un pubblico così ampio la mia musica, grato alla commissione che ha creduto nel mio progetto consentendomi di realizzare un sogno che mai avrei pensato potesse realizzarsi. Spero che Stupido possa emozionare arrivando al cuore di tantissime persone, non vedo l’ora di poter vivere il vortice delle emozioni di questo Sanremo 2023”

Grazie alla partecipazione al prossimo Festival Will prosegue così il suo nuovo percorso artistico e personale, la naturale evoluzione pop di un giovane fuoriclasse della musica che ha trovato la sua vera identità: un musicista estremamente talentuoso che è riuscito in poco tempo a mostrare la sua vera essenza, svelando le fragilità che anche un giovane ragazzo può incontrare. Un percorso raro di estrema sensibilità in cui l’artista è riuscito ad aprire il suo cuore, la sua mente e la sua musica, come pochi altri alla sua età, verso ulteriori orizzonti sonori in cui l’attitudine pop abbraccia sapientemente il mondo urban. In bocca al lupo Will!

Latorre A/I 2023, il sartoriale italiano incontra la poliedricità di New York

Da un lato, un marchio che, mantenendo ben salde le radici nel territorio dove tutto è cominciato nel 1965, la Valle d’Itria, ha saputo rendere il suo nome sinonimo di sartorialità e ben vestire squisitamente italiani; dall’altro le mille anime della città che non dorme mai, quintessenza del melting pot, in cui convivono persone di ogni età, etnia, religione e gruppo sociale, con tutto il corollario di codici vestimentari, colori e influenze – spesso allegramente mescolate tra loro – che da questo deriva.

Latorre collezione 2023
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)

Latorre, anche per la prossima stagione fredda, continua il suo percorso di espansione, che lo spinge a ricercare sempre nuovi stili e fonti d’ispirazione per le collezioni del brand, facendo perno immancabilmente sul saper fare artigiano, su quell’eccellenza della confezione nostrana che ha decretato la fortuna della moda tricolore. Nel caso dell’Autunno/Inverno 2023-24, si è scelto di trasferire i cardini della sartoria in una dimensione inedita, esportando – idealmente – la sofisticatezza del Made in Italy, ibridandola con spunti, culture, concetti disparati.

Quattro categorie di stile ispirate ad altrettanti luoghi simbolo di Manhattan

L’approdo di un simile viaggio stilistico non poteva non essere la Grande Mela. Le quattro categorie della collezione, infatti, guardano alle principali aree di Manhattan, quartieri che solo a nominarli evocano il fascino indissolubile della metropoli americana, brulicanti di vita e suggestioni (anche) modaiole. Si tratta, nello specifico, di Central Park, Wall Street, Times Square e Little Italy.

Latorre brand
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)

La prima si rifà al polmone verde di New York, l’enorme parco rifugio quotidiano di pedoni, ciclisti e runner. La palette cromatica risulta dunque attenuata, ad evocare le sfumature della vegetazione che ne definisce il paesaggio. Il fit è rilassato, i tessuti sposano i precetti dell’ecosostenibilità, tra lane vergini prive di prodotti chimici e uso di tinture naturali.

Wall Street riprende – ed esalta – i look curatissimi dei businessmen e finanzieri newyorchesi, entrati nell’immaginario collettivo grazie a diverse pellicole di successo, su tutte l’omonimo film di Oliver Stone del 1987, che valse a Michael Douglas l’Oscar come miglior attore protagonista. La qualità di completi e materiali, tutti dal gusto classico, strettamente legati alla tradizione tailored italiana, è irreprensibile, frutto di un’attenzione meticolosa a lavorazioni e dettagli. La tavolozza dei colori è improntata alla sobrietà, prevalgono le nuance del grigio, nero e blu.

Latorre abiti
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)

Times Square trasla nel ready-to-wear della griffe il mix di spettacolo, luci e movimento che, da sempre, identifica una delle piazze più affollate e vivaci al mondo. I suit della linea ne rispecchiano l’esuberanza: sono quelli delle grandi occasioni, perfetti per cerimonie e feste con le loro cromie accese, marcate, nobilitate da filati preziosi, finemente lavorati.

Cura maniacale dei tessuti, trattamenti ad hoc e comfort, i must dell’A/I di Latorre

In Little Italy, invece, spiccano giacche dai toni vivaci e dagli accenti ricercati, per una parte di collezione colorata e allegra, proprio come il quartiere cui è dedicata. I tessuti, al solito, garantiscono alte prestazioni e comfort, grazie ai volumi morbidi dei modelli. 

Latorre completo
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)

Ad accomunare le quattro categorie stilistiche, la cura maniacale riservata al trattamento dei tessuti, che tra filati impermeabili e antipiega, non temono confronti. Sono pensati per un cliente raffinato e cosmopolita, sempre in movimento, che si sposta velocemente nelle strade metropolitane, senza mai derogare a quello che, per il brand, è un autentico mantra, ossia la comodità assoluta delle proposte, conditio sine qua non per outfit che risultino inappuntabili in qualunque contesto, dall’ufficio all’aperitivo, dall’appuntamento di lavoro all’evento serale.

Latorre uomo collezione
Latorre A/I 2023-24 (ph. by Xin Hu)

Un allestimento speciale per dare risalto alla ricercatezza dei capi del brand

Latorre showroom
Lo speciale allestimento per la collezione A/I Latorre; arredi Robertaebasta, candele WoodWick (ph. by Xin Hu)

A dare (ulteriore) risalto alla pregevolezza di una collezione composita, distinta, che invita a saggiare consistenze, pesi e texture di ogni singolo pezzo, oltre che ad osservare attentamente pattern, colorazioni, trame tattili per cogliere i rimandi allo scenario urbano di Manhattan, è stato lo speciale allestimento dello showroom Latorre che, nella serata di martedì 17 gennaio, ha fornito la cornice ideale ai capi A/I 2023-24 del marchio. Protagonisti del setup curato dal designer Alfredo Fabrizio, gli arredi d’autore della galleria Robertaebasta, immersi in un’atmosfera resa ancor più suggestiva dalle candele WoodWick; il tutto accompagnato da una wine experience nel segno di bollicine e bianchi d’eccezione, firmati rispettivamente Foss Marai e Cantine Pellegrino 1880. A fornire altri dettagli e “coordinate” del nuovo guardaroba Latorre, infine, sono stati gli stessi titolari dell’azienda: alcuni passaggi dell’intervista nel video che segue.

Alcuni degli ospiti intervenuti alla serata ospitata nello showroom Latorre: Massimo Pozzi Chiesa e Joaquin Morodo; la famiglia Latorre; John Richmond; Raffaele Panizza (ph. by Xin Hu)

Video by Vincenzo Traettino

Credits

Photographer Xin Hu

Videomaker Vincenzo Traettino

Nell’immagine in apertura: capi della collezione A/I 2023-24, protagonisti dello special setup allestito nello showroom milanese del brand, in via Manzoni

MANINTOWN e Collectible Dry celebrano lo speciale The Gender Issue alla galleria Colla

Durante la fashion week maschile appena conclusasi, Colla (tra i place to be più rappresentativi del fermento culturale di Nolo, quartiere milanese che vanta una scena culturale vivace, costantemente in fieri) ha ospitato un evento decisamente sui generis, dedicato a The Gender Issue, numero speciale nato dalla collaborazione inedita tra MANINTOWN e Collectible Dry, che affronta il tema – oltremodo attuale – dell’estetica genderless e, in generale, dell’identità di genere.

Raffaele Greco artista
Un momento della performance di Raffaele Greco alla galleria Colla (ph. courtesy Colla)

Un evento speciale che fonde moda, editoria e ricerca artistica

Una serata all’insegna della (prolifica) commistione tra editoria e ricerca artistica, in linea con la direzione intrapresa dalla galleria di via Pietro Crespi, nata, come spiegano i fondatori, «dall’esigenza di avere uno spazio dove condividere idee, ampliare il nostro network, poterci esprimere al di fuori dei nostri lavori commerciali. Colla Super si pone come un collante culturale, sostanza tenace, capace di contaminare e lasciarsi contaminare». La struttura, proseguono, «vuol essere malleabile per ogni artista che la personalizza ad hoc, l’idea è allestire una mostra e di conseguenza un evento di opening ogni 2-3 settimane, noi vogliamo esserci dal lato curatoriale, cercando di adottare formati per la vendita non convenzionali».

Colla Super Milano
La galleria di Nolo durante l’evento targato MANINTOWN e Collectible Dry (ph. courtesy Colla)

Ad animare l’appuntamento voluto dalle due riviste, la performance dell’artista Raffaele Greco. Originario di Giarre, l’autore, nonostante la giovane età, può vantare un curriculum artistico di prim’ordine. Laureato all’Accademia di belle arti di Brera, nel 2018 ha aperto Studio Scalzo, iniziando a collaborare con altri colleghi e curatori, mentre l’anno seguente è stato premiato dalla biennale d’arte di Monza per l’opera Quiescenza. Ora si divide tra Milano e Catania, perfezionando una pratica che lo vede ricorrere a diversi medium espressivi, su tutti videoarte, pittura, performance.

Strumenti di distruzione di una cultura, l’opera di Raffaele Greco in scena da Colla Super

Il suo lavoro, precisa, «nasce da interessi su questioni antropologiche, territoriali e paesaggistiche. Parte dall’osservazione di come un immaginario collettivo è modellabile tramite simbologie culturali e avvenimenti concreti, diretti sul reale. Per la composizione formale ed estetica utilizzo un approccio sia metafisico, stimolato da gusti personali, che accidentale, ovvero fatti concreti di cose realmente accadute. Cerco una rimodulazione di avvenimenti intrecciandoli con leggende che hanno da sempre alimentato le nostre culture, cercando di leggere tutto un insieme che mobilita assetti sociali e popolari, protagonismi e antagonismi. La finzione, l’interpretazione, la narrazione e la rappresentazione, si confondono, si mischiano come nella realtà che non ha trame, non ha scopi, non ha senso».

The Gender Issue Manintown Collectible Dry
Ospiti della serata sfogliano gli issue passati dei magazine (ph. courtesy Colla)

Greco descrive così l’opera presentata da Colla Super, intitolata Strumenti di distruzione di una cultura: «Una video installazione, più una disposizione di strumenti, diventa scenografia di un atto performativo. Una lettura tri-attica che evoca le basi teoriche di una ricerca artistica sospesa sui confini sfumati tra teatro e arti visive. Strumenti di distruzione di una cultura è un lavoro di ricerca attitudinale alla performance. Gli oggetti esposti in galleria sono ferme decorazioni, superflue, di una cornice fashion e sterile. Sono oggetti evocatori di movimento, speranzosi di rottura».

Un intervento artistico impattante, articolato, che ben rispecchia la volontà, comune a entrambi i magazine, di andare oltre etichette e paletti rivelatisi del tutto superati, vetusti, per abbracciare un approccio sincretico, aperto a una molteplicità di idee, suggestioni e, appunto, linguaggi espressivi.

Nell’immagine in apertura, un momento della performance di Raffaele Greco alla galleria Colla, per l’evento di lancio dello speciale The Gender Issue

Flow(ers), la capsule di Faliero Sarti che esalta la “straordinarietà” dei fiori

La bellezza per sua natura effimera, delicata, essenziale, spesso (ingiustamente) trascurata dei fiori – anche i più semplici – che arricchiscono da sempre le nostre abitazioni, diventa ora protagonista di una speciale capsule collection, che ne trasferisce le vivide nuance sulle superfici ultralight, praticamente impalpabili di sette maxi foulard, ideali per regalare un tocco artsy all’outfit di turno, oppure alla propria casa.

Faliero Sarti capsule collection 2023
Un dei sette maxi foulard della capsule collection (ph. courtesy of Francesco Dolfo)

A firmare gli accessori in questione, dalle dimensioni importanti (185 cm x 135 cm) e realizzati in una mischia di modal e seta, è Faliero Sarti, storico marchio italiano specializzato proprio nella creazione di sciarpe sui generis, che uniscono savoir-faire, estro artistico e sostenibilità.
La direttrice creativa del brand, Monica Sarti, è infatti rimasta colpita dagli scatti della serie fotografica Flow(ers), opera del fotografo di origini friulane Francesco Dolfo, ed ha deciso di selezionarne alcuni per arricchire le stole della griffe.

La serie fotografica di Dolfo incontra il savoir-faire e l’estro dello storico marchio di sciarpe

Autore tra i più conosciuti – e apprezzati – del panorama artistico nazionale (ha collaborato con i pesi massimi dell’editoria, dell’architettura e del settore luxury, compresi – fra i tanti – Dior, Gucci, Luxury Living Group, Acqua di Parma, AD, Elle Decor, Vogue Living), ha intrapreso da anni una ricerca focalizzata, appunto, su quella che si potrebbe definire la “straordinaria ordinarietà” dei fiori, arricchendola notevolmente durante il periodo del lockdown.

È stato allora che Dolfo, costretto – come tutti – a passare la quasi totalità del tempo chiuso fra quattro mura, ha scelto di tramutare la (forzata) intimità domestica in un elogio appassionato, colorful dell’effimero, dell’ordinario, ricorrendo a una sorta di parafrasi floreale. Le corolle di papaveri islandesi, dalie e anemoni si sono rivelate, così, il soggetto migliore per un’operazione tesa a scovare, e celebrare, la bellezza discreta (ma non per questo trascurabile) che punteggia la vita quotidiana di ciascuno, e che attraverso l’obiettivo del fotografo diventa qualcosa di prezioso, raro.

L’approfondimento, la voglia di andare oltre l’apparenza accomuna il lavoro di Dolfo alla visione del brand, per cui ogni sciarpa non è un “semplice” accessorio dal tessuto pregevole, bensì un oggetto intimo, che avvolge, quasi abbraccia chi sceglie di indossarlo, restituendogli il senso di una sensualità tanto confortevole quanto stilisticamente raffinata.
I foulard della capsule saranno in vendita dal 27 gennaio nelle boutique Faliero Sarti, in selezionati negozi multibrand e sull’e-commerce ufficiale falierosarti.com/it.

Nell’immagine in apertura, una delle sette stole della collezione Faliero Sarti X Francesco Dolfo (ph. courtesy of Faliero Sarti)

In diretta da Pitti Uomo: il menswear italiano di Cruna

Il brand Cruna, fondato a Vicenza nel 2013 da Alessandro Fasolo e Tommaso Pinotti, possiede valori molto chiari, che gli stanno consentendo una crescita rapida e virtuosa. I pilastri del successo del marchio sono la produzione, rigorosamente Made in Italy, e la filiera corta, garantiti dalla collaborazione con i laboratori storici della tradizione manifatturiera veneta, uniti a design innovativi ma rispettosi dei codici della cultura stilistica italiana, e all’utilizzo esclusivo di materiali pregiati.
Un progetto autentico che parte dal pantalone, cardine dell’abbigliamento maschile, e si sviluppa su una collezione total look interamente Made in Italy, imperniata sullo sviluppo rigoroso di capispalla e maglieria, a comporre l’anima di un brand dalla fortissima identità, che ha il raro pregio di rompere gli schemi e guardare al futuro senza esasperazioni.

La collezione uomo Fall Winter 2023 compie un ulteriore passo verso l’orizzonte dello stile maschile contemporaneo e dell’elevated casual. Un’evoluzione accompagnata dalle atmosfere 60’s dei jazz club e dalle note di Miles Davis. Classe, sofisticatezza, conoscenza e relax, i pilastri di un contesto nel quale l’uomo Cruna si sente profondamente a suo agio, come ci racconta Alessandro Fasolo, uno dei due fondatori.

Cruna brand
Ritratto dei founder di Cruna: Tommaso Pinotti (a sinistra) e Alessandro Fasolo

“La supply-chain di Cruna si sviluppa in un territorio di circa 100 km”

Cosa significa nel 2023 progettare e presentare al mercato collezioni puramente Made in Italy, quali sono le implicazioni positive e quali le eventuali difficoltà?

Trasferire nel prodotto il valore del know-how e le competenze del Paese sono, da un lato, garanzia di qualità per i nostri clienti, dall’altro motore di sostenibilità per le realtà artigianali del nostro territorio. La supply-chain di Cruna si sviluppa in un territorio di circa 100 km, principalmente nel Veneto, tra Verona e Treviso, passando per i Colli Berici.

Abbiamo, negli anni, sviluppato e consolidato un network di fornitori di materie prime e laboratori, per poter gestire da vicino il processo end-to-end. Così le nostre collezioni vengono sviluppate a quattro mani, in sinergia coi migliori produttori di tessuto italiani, e selezionando accessori di qualità, che consentono di rendere curati e distintivi i nostri capi. Le implicazioni positive sono, in questo senso, la possibilità di gestire da vicino la filiera produttiva, incrementando visibilità e tracciabilità del prodotto, elementi essenziali per rispondere alle domande dei clienti che, oltre a voler sapere dove viene confezionato un capo, sono sempre più interessati a come viene realizzato, con quali materiali.

Produrre in Italia significa, inoltre, non essere esposti alle complicazioni che le logistiche internazionali hanno subito dall’avvento della pandemia ad oggi, mantenendo maggiore flessibilità e potendo garantire un migliore livello di servizio. Tutto questo chiaramente ha un costo che, proprio negli ultimi mesi, la crisi energetica ha incrementato e, unitamente alle recenti volontà di rientro in Italia delle produzioni di molti premium-luxury brand, ha visto l’acuirsi della competizione supply-side.
Tuttavia, la nostra posizione, consolidata negli anni, e le relazioni costruite con i nostri partner ci consentono di continuare a presidiare aree produttive di valore, garantendo alla clientela prodotti dalla qualità impeccabile, con elevato value-for-money.

“Attenzione alla qualità, dedizione nel processo di sviluppo-realizzazione, know-how artigianale: Cruna è la sintesi di tutto questo”

In quali paesi ha maggior valore la certificazione Made in Italy? È un fattore che sul vostro segmento cambia le carte in tavola?

Credo che il Made in Italy sia percepito come elemento di valore ovunque. Il nostro è il paese dell’eccellenza della creatività e della manifattura, le 3F del suo lusso (Fashion, Furniture, Food) sono riconosciute e apprezzate in tutto il mondo. La creatività e l’esperienza presente in Italia sono driver formidabili per trasferire al cliente il valore del prodotto, il sapore della nostra cultura artigianale.
Cruna rappresenta la sintesi di tutto questo: l’attenzione alla qualità, la meticolosa dedizione nel processo di sviluppo-realizzazione, il know-how artigianale.

Cruna collezione
Un dettaglio della collezione FW 23

“Abbiamo lanciato il progetto Studio con l’intento di reinterpretare l’activewear in chiave urbana, cosmopolita e sofisticata”

Cruna è un marchio giovane ma che evolve ogni stagione, quali sono le innovazioni della collezione FW23 che presentate a Firenze?

La collezione Fall/Winter 2023 si caratterizza per l’ampliamento della gamma di categorie merceologiche, per cui i look, partendo dal pantalone, vengono completati da Tribeca e Mayfair, rispettivamente giacche monopetto e doppiopetto, e dal cardigan Dumbo a costa inglese, contemporaneo e senza tempo. Columbia, la camicia botton-down, immancabile nel guardaroba dell’uomo, è realizzata in tessuti originali e ricercati, il raincoat Notting Hill, con spalla raglan, è il capo outwear sviluppato da Cruna per completare in modo sofisticato e contemporaneo gli outift dei nostri clienti. Per quanto riguarda il pantalone, invece, il must have rimane il Mitte, pantalone con elastico e coulisse, a cui, tra le novità di stagione, si aggiunge il Cornel, un chino con vestibilità regular, che rilegge in chiave contemporanea l’iconico pantalone americano straight-fit.

Con il desiderio di continuare ad innovare e sperimentare, con questa stagione abbiamo lanciato il progetto Cruna Studio, con l’intento di reinterpretare in chiave urbana, cosmopolita e sofisticata il trend dell’activewear. Capi provenienti dal mondo sportswear sono perciò ricreati utilizzando nuovi dettagli e tessuti pregevoli, per un look elevated casual dal sapore internazionale. L’utilizzo di colori solidi e outfit monocromatici, la ricerca meticolosa di materiali con attributi di performance e comfort sono il DNA di questa linea, dove spicca, inoltre, la componente easy-care.
L’uomo Cruna frequenta ambienti culturali ricchi di emozioni, ascolta jazz e sa riconoscere la qualità viaggiando nel mondo.

“L’obiettivo del brand è creare una connessione tra materiali e sensazioni, ovvero proporre capi che oltre alla qualità e alla funzionalità, offrano valori emozionali”

Un  racconto piacevole e che evoca bellezza. È un auspicio o una realtà che riscontrate nel vostro cliente più fidelizzato?

L’obiettivo di Cruna è quello di creare una connessione tra materiali e sensazioni, ovvero proporre capi che oltre alla qualità ed alla funzionalità, offrano valori emozionali. Infatti, in un mondo cosmopolita, frenetico e iperconnesso, l’auspicio del brand è di poter trasferire, mediante la mano dei tessuti e il comfort della vestibilità dei capi, un richiamo alle sensazioni di piacevolezza, serenità e bellezza che si avrebbero durante una serata passata al jazz club.

Per questo motivo abbiamo scelto questa ambientazione come “palcoscenico” per presentare la nuova collezione Fall/Winter 2023, soffici lane che avvolgono come il caldo suono del jazz, coste inglesi che trasferiscono il sapore della ricerca e tessuti stretch che, grazie al loro comfort, ti fanno trascorrere piacevolmente una bella serata. Per noi questa filosofia è intrinseca al concetto di elevated casual, supportata peraltro dai trend degli ultimi anni, che hanno visto una continua flessione del mercato del formalwear a favore del casualwear. Proponiamo in chiave contemporanea e raffinata pezzi che hanno caratterizzato la storia dell’abbigliamento, conferendogli un nuovo sapore e maggiore disinvoltura.
Il nostro desiderio è trasmettere i valori in cui crediamo, con l’auspicio che vengano riconosciuti dai nostri clienti, in modo da creare una community di persone che perseguano un’idea condivisa di qualità, stile e e interessi.

Nell’immagine in apertura, un ritratto dei fondatori di Cruna, Tommaso Pinotti e Alessandro Fasolo

New Visions, la Mostra del Cinema di Venezia vista da Jacopo Ascari

In occasione della 79ª Mostra del Cinema di Venezia, MANINTOWN ha commissionato a Jacopo Ascari i ritratti dei vincitori del premio Next Generation Awards, Nicolas Maupas, Carolina Sala, Matteo Oscar Giuggioli, Amanda Campana. Le sue illustrazioni uniscono arte, moda e architettura (tra le sue grandi passioni) in disegni ad acquerello, raffigurando i volti dei premiati con riproduzioni dai colori vividi di simboli e luoghi iconici della città lagunare, dalle gondole (dominate dal leone alato) al Palazzo del Casinò, dalla basilica al campanile di San Marco.

Jacopo, inoltre, immortala attori e attrici che hanno sfilato sul red carpet della kermesse, fornendo un’interpretazione sui generis di un evento così radicato nel territorio. Col suo lavoro cerca di conciliare i ritratti e una visione rappresentativa di Venezia perché, spiega, “un bell’articolo del 1937 afferma che l’elemento vitale della Mostra è l’insularità veneziana del Lido”.

Next Generation Awards 2022 Manintown
Palazzo del Cinema e red carpet – In alto, i quattro vincitori dei Next Generation Awards 2022; in basso, Il Palazzo del Cinema, bella architettura anni Trenta e il magnifico red carpet che guarda il mare. Qui ho immaginato arrivare, issato su un’inconfondibile gondola veneziana, il mitico Leone d’Oro (artwork by Jacopo Ascari)

Excelsior hotel Venezia
Hotel Excelsior – Dalle spiagge dorate della Mostra del Cinema emerge il mitologico Excelsior Venice, castello moresco pieno di fascino, dove nei giorni del festival tutto accade (artwork by Jacopo Ascari)

Luca Guadagnino Venezia 2022
La scommessa (vinta) di Luca Guadagnino (artwork by Jacopo Ascari)

Amanda Campana Matteo Giuggioli
Amanda Campana e Matteo O. Giuggioli subito prima del red carpet – Raggiunsi l’albergo di Amanda e Teo. I due scesero in quel momento, belli da togliere il fiato ed emozionati per l’incanto che sarebbe accaduto da lì a poco (artwork by Jacopo Ascari)
Carolina Sala Venezia
Carolina Sala subito prima del red carpet – Carolina, in Dior, era raggiante. Particolarmente sicura di sé, scese dal motoscafo per dirigersi verso il red carpet: chiunque la incrociasse lungo i pochi metri che dividevano la darsena dal Palazzo del Cinema rimaneva senza fiato: “Ma è una Marilyn”... (artwork by Jacopo Ascari)

“L’elemento vitale della Mostra è l’insularità veneziana del Lido”

Amanda Campana
Amanda Campana subito prima del red carpet – Era nervosa Amanda, forse poco cosciente della luce che emanava. Sul red carpet, poco dopo, ci siamo tutti innamorati di lei (artwork by Jacopo Ascari)

Nicolas Maupas
Nicolas Maupas subito prima del red carpet – Nicolas, bellissimo e dallo sguardo più intenso del solito, era nervoso e, nel fare in fretta, si era presentato a pochi centimetri dal tappeto rosso col papillon non del tutto sistemato. Soltanto l’intervento della sua agente, in un gesto pieno di tenerezza, ha permesso che il giovane si presentasse vestito di tutto punto (artwork by Jacopo Ascari)

Ludovica Francesconi
Ludovica Francesconi subito prima del red carpet – Poco prima del red carpet ho passato diverso tempo a chiacchierare piacevolmente con questa deliziosa, giovanissima attrice; bellissima nel suo dress Alberta Ferretti, mi ha incantato con racconti pieni di impegno, passione, dedizione (artwork by Jacopo Ascari)

Camilla Mangiapelo
Camilla Mangiapelo subito prima del red carpet – Bella e dolcissima, l’ho seguita con lo sguardo fino all’inizio del carpet: piena di luce nel suo magnifico Genny, ci ha riempiti di bellezza (artwork by Jacopo Ascari)

Giulia Latini influencer
Giulia Latini subito prima del red carpet – Avevo già avuto l’occasione di incontrare Giulia a Milano, ad alcuni eventi. Vederla trasformarsi in una regina, fasciata nel suo abito Gianluca Saitto, è stata anche l’occasione per conoscere meglio questa persona speciale (artwork by Jacopo Ascari)

Julianne Moore Venezia
Julianne Moore, presidente della giuria (artwork by Jacopo Ascari)

Monica Bellucci mostra Venezia
Monica Bellucci, Siccità (artwork by Jacopo Ascari)

Olivia Wilde Don't Worry Darling
Olivia Wilde, Don’t Worry Darling (artwork by Jacopo Ascari)

Catherine Deneuve Leone d’oro
Catherine Deneuve, Leone d’oro alla carriera (artwork by Jacopo Ascari)

Tilda Swinton Venice Festival
Tilda Swinton, The Eternal Daughter (artwork by Jacopo Ascari)

Dive – e divi – di Hollywood in Laguna

Timothée Chalamet Venezia 2022
Timothée Chalamet, Harry Styles e Brad Pitt, gli uomini della Mostra (artwork by Jacopo Ascari)

Penelope Cruz L’immensità
Penélope Cruz, L’immensità (artwork by Jacopo Ascari)

Ana de Armas Blonde
Ana de Armas, Blonde (artwork by Jacopo Ascari)

Cate Blanchett premi
Cate Blanchett, Tár (artwork by Jacopo Ascari)

Nell’immagine in apertura, Matteo Oscar Giuggioli, Nicolas Maupas, Amanda Campana e Carolina Sala secondo Jacopo Ascari

Richard Avedon – Relationships

Fino al 29 gennaio 2023, a Milano, Palazzo Reale celebra Richard Avedon, uno dei big della fotografia del XX secolo, con la mostra Richard Avedon: Relationships, che ripercorre una carriera lunga oltre sessant’anni. La rassegna presenta 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation. Le opere esposte consentono ai visitatori di esplorare gli aspetti innovativi dell’arte di Avedon, che lo hanno reso, in termini creativi, uno dei giganti più influenti del Novecento. Da un lato, infatti, ha rivoluzionato il modo di fotografare le modelle, trasformandole da soggetti statici in attrici protagoniste di un set, e mostrando il loro lato umano; dall’altro, i suoi sorprendenti ritratti in bianco e nero delle celebrità, spesso di grande formato, rivelano il lato più psicologico di chi posava per il suo obiettivo.

Richard Avedon portrait
Richard Avedon, Self-portrait, Provo, Utah, August 20, 1980 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

La collaborazione con Versace per le campagne adv della maison

Un’intera sezione è dedicata alla collaborazione tra Richard Avedon e Gianni Versace, iniziata con la campagna per la collezione primavera/estate del 1980 del marchio, che segnò il debutto dello stilista, e proseguita fino a quella per la P/E del 1998, la prima di Donatella Versace. Il lavoro di Avedon per Versace dimostra come il rapporto unico che talvolta si crea tra designer e fotografo possa produrre immagini che occupano una dimensione senza tempo, superando i confini del contesto specifico, legato alla stagionalità della moda, cui erano originariamente destinate, e rivoluzionandone la narrazione a livello globale.

Linda Evangelista Versace
Richard Avedon, Linda Evangelista, Versace Spring-Summer 1993 campaign, New York, November 9, 1992 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

La mostra promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Skira Editore in collaborazione con il Center for Creative Photography e la Richard Avedon Foundation è curata da Rebecca Senf, responsabile della collezione del Center for Creative Photography. Il catalogo è pubblicato da SKIRA editore.

Il percorso espositivo si suddivide in dieci sezioni: The Artist, The Premise of the Show, Early Fashion, Actors and Directors, Visual Artists, Performing Artists / Musicians and Writers / Poets, Avedon’s People, Politics, Late Fashion, Versace. Il percorso espositivo è incentrato sui due aspetti più caratteristici del lavoro dell’autore: le fotografie fashion e i ritratti. È presente, inoltre, un’ampia selezione di ritratti di celebrities del mondo dello spettacolo, attori, ballerini, cantanti, ma anche attivisti per i diritti civili, politici, scrittori. Tra questi, i Beatles (John Lennon, Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr), Bob Dylan, Michelangelo Antonioni, Allen Ginsberg, Sophia Loren, Marilyn Monroe, il Dalai Lama. Ci sono anche due immagini di Andy Warhol, in cui il padre della pop art americana rivela ad Avedon il suo io più intimo, mostrando, da sopravissuto a un tentato omicidio, le cicatrici causate dal proiettile.

Richard Avedon Versace campaign
Richard Avedon, Nadja Auermann, Cindy Crawford, Stephanie Seymour, Claudia Schiffer, Christy Turlington, Maximo Morrone, Vladimir McCrary, Eric Etebari, Marcus Schenkenberg Versace (ph. © The Richard Avedon Foundation)

Richard Avedon secondo Donatella Versace

Donatella Versace, commentando il suo lavoro, ha dichiarato: «La fiducia, per me, è il fondamento delle migliori relazioni. Con Avedon c’era una fiducia assoluta. Fiducia nella sua luce. Fiducia nella sua narrazione. Fiducia nella nostra visione condivisa. Fiducia nel nostro rapporto. Avedon e Versace sono inseparabili. Gianni e io abbiamo amato lavorare con lui. Ci piaceva ideare »insieme la storia della campagna, osservare come Avedon e le sue incredibili modelle davano vita a quella storia. Con o senza vestiti. Iconico è una parola troppo usata, ma queste immagini sono davvero iconiche».

Richard Avedon Dovima
Richard AvedonDovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d’Hiver, Paris, August 1955 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

Richard Avedon fotografie
 Richard Avedon, Carmen (homage to Munkácsi), coat by Cardin, Place François-Premier, Paris, August 1957 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

«Avedon mi ha fotografato molte volte nel corso degli anni, ma il mio ritratto preferito è quello realizzato per la campagna del profumo ‘Blonde’. Ricordo le sue indicazioni: “Sii bionda. Energia bionda, passione bionda, forza bionda”. La sua immagine mostra il mio superpotere».

«Avedon si concentrava sulle relazioni. Il suo rapporto con noi, come colleghi e amici. Il suo rapporto con il soggetto dello shooting e la storia che stavamo raccontando. Il rapporto con lo spazio, mentre costruiva forme incredibili usando abiti e corpi. E, soprattutto, il rapporto con lo spettatore. Basta guardare negli occhi i soggetti dei suoi scatti per perdersi in una relazione immaginaria. Le immagini di Avedon ci raccontano la loro storia senza parole. Catturano un momento del tempo e rimangono senza tempo. Continuano a ispirare tutti noi. Parlano di potere, bellezza, seduzione e umanità. Mi manca, ma è sempre con me, in queste immagini straordinarie e nel mio cuore».

Richard Avedon Shoe
Richard Avedon, Shoe by Perugia, Place du Trocadéro, Paris, August 1948 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

“Le immagini di Avedon catturano un momento del tempo e rimangono senza tempo” (Donatella Versace)

Richard Avedon fashion Paris
Richard Avedon, Jean Shrimpton, evening dress by Cardin, Paris, January, 1970 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

Richard Avedon Nastassja Kinski
Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

Nell’immagine in apertura, Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 (ph. © The Richard Avedon Foundation)

Wishlist di Natale

Le feste sono ormai in dirittura d’arrivo, e con esse la consueta tornata di cadeau. MANINTOWN viene in soccorso di chi non avesse ancora provveduto con pacchi e pacchetti con una serie di “consigli per gli acquisti”, da consultare per i regali last minute in vista di Natale, capodanno e affini.

Pulze

Not Your Usual, sono le tre parole che racchiudono il vero messaggio di PULZE e della collaborazione con il fashion designer Giorgio Mallone. Superare il concetto di classico, andare oltre i confini dell’ordinario e scoprire ciò che di nuovo ci attende: sono i valori che accomunano l’identità di PULZE e le creazioni del direttore creativo del marchio Family First. Nella suggestiva cornice di Palazzina Appiani, è andata così in scena, durante l’evento Not Your Usual Fashion Show, un’inedita drop collection, nello specifico una reinterpretazione urban, assolutamente contemporanea di un capo-icona intramontabile, lo smoking, rivisto nell’ottica del concept Not Your Usual di PULZE.

Pulze Not your usual

Antony Morato

La collezione autunno/inverno 2022-23 di Antony Morato, un assortimento di accessori che prendono ispirazione dal lifestyle di quattro metropoli europee (Berlino, Amsterdam, Londra, Stoccolma), mescolati ai must di stile della linea Timeless, è perfetta per chiunque sia alla ricerca di borse, pouche, zaini & co. sobri e raffinati, dai volumi armoniosi, cui le nuance scure – nero su tutte – conferiscono un’ulteriore nota grintosa, rendendoli degli autentici passe-partout, destinati a restare a lungo nel guardaroba.

MCS

Con la Christmas Capsule Collection, MCS propone i grandi classici della maglieria invernale in versione natalizia. La speciale selezione del brand include, ad esempio, un classico intramontabile del mondo MCS, il cardigan con maxi bottoni in morbidissima lana, dalle fantasie classiche, disponibili nei toni caldi della terra o del blu notte.

MCS brand 2022
MCS Christmas Capsule Collection

Pineider

Le proposte griffate Pineider consentono di trasformare i regali per le feste in un’esperienza indimenticabile, con accessori esclusivi e sofisticati, frutto di un savoir-faire ultracentenario (la maison toscana, infatti, è nata nel 1774), centrato da sempre sulla scrittura. La collezione del marchio offre un’ampia scelta, tra notes, agende, stilografiche e quaderni, espressione di un lusso, di una maniacalità dell’esecuzione che teme pochi confronti. Considerata la varietà di formati, materiali e cromie, è praticamente impossibile non trovare il modello che più soddisfa le proprie esigenze.

Yankee Candle

Yankee Candle® ci invita a vivere la magia delle festività con le fragranze della collezione Snow Globe Wonderland, che cattura perfettamente le giornate invernali. In catalogo due nuovi formati, reinterpretati con un design moderno e splendide etichette, arricchite da illustrazioni dipinte a mano che raffigurano le note della profumazione. Caratterizzate da una miscela di cera di soia di qualità e stoppini multipli in fibra naturale, le candele del brand valorizzano ogni ambiente ed esperienza olfattiva.

Yankee Candle candele natale
Yankee Candle® collezione Snow Globe Wonderland

Nell’immagine in apertura, modelli della collezione Notes di Pineider (ph. courtesy of Pineider)

Ossie Clark & Celia Birtwell

I design rivoluzionari dello stilista Ossie Clark, alla fine degli anni Sessanta, gli sono valsi il titolo di “re di King’s Road”, ma i confini dell’influenza sua e della moglie Celia Birtwell si estendevano ben oltre la famosa strada di West London. Non solo “Mr. e Mrs. Clark” hanno definito un’epoca della storia britannica, ma ancora oggi il loro lavoro continua a influenzare la scena internazionale della moda femminile.

Celia Birtwell Ossie Clark
Celia Birtwell and Ossie Clark, ph. by Norman Bain

Lo spirito sovversivo dei loro abiti è incarnato dal celebre ritratto della coppia, realizzato dall’amico David Hockney. Il salone della casa di Notting Hill in cui posano sarebbe stato, per tradizione, regale, massicciamente decorato, invece ci si trova di fronte una coppia che se ne sta lì, disinvolta, a piedi nudi, con mobili dal gusto moderno e pezzi décor sparsi sul pavimento della stanza. Questa prospettiva moderna e audace si riflette nelle creazioni del duo; le audaci stampe di Celia ispirate a Picasso e Matisse, che Ossie trasformava in silhouette aggraziate, mutuavano le loro peculiarità dallo stile degli anni ’30 e ’40, ma i prodotti finali erano del tutto originali.

La presentazione degli abiti utilizzava una strategia simile. Organizzando sfilate in luoghi antichi come la Royal Albert Hall o il Royal Court Theatre, Ossie riempiva questi eventi di celebrità piuttosto che di pr o buyer, e lasciava che le sue modelle danzassero sulla passerella, sulle note di colonne sonore composte dai Pink Floyd e artisti simili.

D’altra parte, il contesto più ampio in cui opera questa coppia che, dal nord del paese, scende a Londra e riscrive le regole del fashion di allora, incarna lo zeitgeist dell’epoca, le sue dinamiche sociali in rapida evoluzione. Si può dire, in definitiva, di esser davanti a grandi maestri quando nel loro lavoro si fondono originalità e bellezza, e i modelli iconici di Ossie e Celia hanno rappresentato il connubio perfetto tra le due qualità.

Text by Antonio Moscogiuri

David Hockney Mr and Mrs Clark
David Hockney painting Mr and Mrs Clark and Percy, 1971

Amore per l’arte e la natura: dialogo con Celia Birtwell

La formazione di Celia Birtwell ha avuto inizio alla Salford Art School di Manchester, dove ha conseguito una laurea in Textile Design prima di trasferirsi a Londra, all’inizio degli anni ’60, dove ha prodotto i primi tessuti per arredi in stile op-art. Rimane colpita dalle mostre e dalle collezioni del Victoria & Albert Museum, in particolare dai costumi di Leon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti russi, e dall’arte delle avanguardie storiche. Opere simili, insieme all’amore per la natura trasmessole dal padre, sono state una fonte d’ispirazione fondamentale per il suo percorso.

Lo stile di Celia gioca sull’imprevedibilità degli accostamenti: un mix di fiori e foglie stilizzate che ricordano Botticelli, talvolta combinati con elementi geometrici o riferimenti che vanno dagli arazzi inglesi medievali al cubismo, al puntinismo. I suoi tessuti sono realizzati con una particolare tecnica chiamata discharge printing: il disegno viene realizzato sul tessuto già tinto, usando un agente sbiancante che rimuove il colore di fondo solo nella parte da stampare, creando il disegno per sottrazione.

Ossie Clark 2022
Celia Birtwell, Ossie Clark

Il punto di partenza, per le sue stampe, è rappresentato dalle sue illustrazioni, conservate nei preziosi quaderni di schizzi esposti. Come racconta la stessa Celia: “Disegnare mi veniva naturale, lo trovavo quasi terapeutico. Partivo dalla definizione del volto, che doveva avere personalità, altrimenti non avrei continuato”.
Dopo la collezione autunno/inverno del 1974, Ossie e Celia seguono due strade diverse, continuando a lavorare in modo indipendente. Celia ha preso la via dell’interior design, sviluppando collezioni per la casa e collaborazioni con marchi fashion grazie a una coerenza estetica che, guardando indietro, resta sempre attuale.

Ho incontrato Celia nella sua casa di Londra, dove conserva anche il suo archivio. Mi ha parlato dell’incredibile avventura con Clark, compagno di vita (ha avuto due figli con lui) e lavoro.

“Quello tra me è Ossie Clark è stato un connubio tra le due idee, un’ottima fusione”

Come ha conosciuto Ossie?

Ho studiato alla Salford Art School, mentre lui frequentava il Manchester College of Art. Me lo presentò un amico, Mo McDermott. Lo trovai piuttosto eccentrico, con un taglio di capelli alla Beatles e un pullover di pelle marrone scollato. Era davvero stiloso. Andai a Londra per le vacanze estive, con l’intenzione di far rientro a Manchester, ma non ci tornai più. Ossie mi disse che aveva un piccolo appartamento vicino Lafbrook Road. Così mi fece: “Perché non vieni a stare da me?”; il resto è storia.

Com’è stata la vostra collaborazione, sotto il profilo professionale?

Beh, curiosa, perché io avevo studiato solo design tessile e lui era un maestro nel taglio; il primo ricordo penso sia stato tenere sempre con me i quaderni degli schizzi, perché ogni volta avevo degli sketchbook e lui li guardava, credo che il suo lavoro fosse molto strutturale. Era bravissimo a creare forme – tridimensionali – che io, invece, non sono mai riuscita a realizzare. Io faccio dei pattern piani. Non riesco a disegnare in tre dimensioni, lui riusciva a delineare forme e volumi, un talento che non penso di avere.

Il mio lavoro, forse, era più fantasioso, ma non poteva esser realizzato perché non sarei stata in grado di farlo “funzionare”. Lui guardava i miei disegni, poi ammorbidiva la sua linea più ampia e spigolosa, così riusciva a incapsularli, a renderli reali. È stato un connubio tra le due idee, un’ottima fusione. Ammiravo molto quello che riusciva a fare Ossie. Non conoscevo i designer che l’hanno preceduto, ma è ovvio che guardasse al V&A degli anni Trenta e osservasse le persone che lo circondavano. E riusciva a fare tutto da solo.

“Le forme degli abiti erano decisamente femminili e mai volgari, un bel vantaggio”

Qual è il suo primo ricordo di Alice Pollock?

L’ha incontrata fuori dalla Albert Hall, me lo disse lei, “ho incontrato una donna che compie il compleanno il mio stesso giorno, 9 giugno 1942, e vuol fare una collezione con me”. Così andai in una minuscola boutique di Chelsea, dove lei aveva confezionato degli abiti usando tende di pizzo. Ossie entrò e ci mostrò un po’ della sua magia. Lei capì subito che aveva un talento fuori dalla norma.

Quale potrebbe essere l’abito più iconico di Ossie?

Ce ne sono così tanti tra cui scegliere, però sono orgogliosa di quelli con le mie stampe. Lui era capace di far apparire una donna grassottella come una modella longilinea, perché sapeva ogni cosa sulla struttura del capo. Sapeva anche fare un abito alla Botticelli, come quello che ho indossato quando ci siamo sposati. Ha realizzato per me un sacco di gonne fantastiche e giacche aggraziate, in cui potevo infilarmi agevolmente. Le forme erano abbastanza impositive, tuttavia non davano l’impressione di essere dei corsetti, anzi, erano decisamente femminili e mai volgari, il che era un bel vantaggio.

Ossie Clark dress
Ossie Clark, Parrot, 1968, ph. by Jim Lee (©Jim Lee)

“Per le sfilate Ossie creava uno spettacolo multiculturale, vibrante, in questo senso ha dato il la a un movimento”

Come sono cambiate le sfilate ai vostri tempi?

Ossie è stato il primo a mettere la musica in un défilé e a selezionare modelle dalle origini più disparate, comprese ragazze nere e orientali. Negli anni ’50, quand’ero un’adolescente, le sfilate erano piuttosto impacciate e “regolari”, da noi invece le persone camminavano sul palco in modo appropriato. Ossie creava uno spettacolo multiculturale, vibrante, e in questo senso ha dato il la a un intero movimento. Anche la musica ha avuto un ruolo importante in tutto ciò. Era amico dei Rolling Stones, di John Lennon e di George Harrison, artisti che iniziavano a muovere i primi passi nello stesso periodo. La gente dice sempre “devi esserti divertita molto negli anni ’60”, in effetti è vero.

Cosa pensa delle muse di Ossie?

La scelta delle modelle è stata davvero d’ispirazione. Una delle mie preferite era Gala Mitchell, ma mi piacevano anche Pattie Boyd e Kari-Ann Jagger. Gli sono rimaste piuttosto fedeli, anche se era difficile lavorare con lui. Credo che Ossie sarebbe stato più felice come popstar, perché nella moda bisogna andare sempre avanti. Quando è diventato famoso, perciò, avrebbe dovuto avere qualcuno che si occupasse in modo adeguato dei suoi affari, però era diventato parecchio arrogante, nessuno avrebbe potuto controllarlo. Quando il suo lato premuroso è venuto meno, mi sono stancata. Penso che fosse come quelle stelle che brillano intensamente, ma non durano mai troppo a lungo.

“Gli abiti avevano un taglio meraviglioso, si potrebbe dire che fossero piuttosto classici, timeless”

Come iniziava a creare una nuova collezione?

Mi lasciava usare qualsiasi stampa volessi. Andavo in tipografia, sceglievo un bell’assortimento di tessuti diversi, poi li portavo nel suo studio. A volte mi telefonava o mi mandava un telegramma per dirmi che erano bellissimi, e iniziava a lavorarci su. Era così entusiasta di una nuova manica o di un nuovo modo di tagliare un top. Mi piaceva tanto quella parte del processo, perché era il momento in cui Ossie era più creativo. Lavorava con una persona meravigliosa, Kathleen Coleman, che gli stava accanto come una santa protettrice per sviluppare la collezione.

Quale caratteristica rendeva unica la moda di Clark?

Gli abiti di Ossie avevano un taglio meraviglioso ed erano molto femminili. Si potrebbe dire che fossero piuttosto classici e, in un certo senso, timeless, ma non erano mai volgari, e questo voleva dire che si potevano scattare foto dei capi trasparenti, col seno che spuntava appena. Era così per il The Sun. La stampa ne era entusiasta, si buttava subito sulle ragazze col seno appena pronunciato che indossavano camicette trasparenti.

“Amavo il processo di creazione delle stampe, potevo sperimentare ogni cromia, era una fase davvero creativa”

Come lavorava sulle stampe? Perché sono tuttora così moderne?

Tutti gli chiffon venivano stampati in un’azienda chiamata Ivo prints, dove ho lavorato per tutta la mia carriera. La tecnica che utilizzavo si chiamava stampa a pigmenti. Prevede il ricorso alla stampa sul tavolo e, se si tratta di chiffon, bisogna tirarlo via perché si attacca alla superficie. Oggi non ci verrebbe permesso di farlo. Si potrebbe usare per i tessuti d’arredamento, ma non per quelli degli abiti, perché le tecniche sono cambiate molto.

Quando ho stampato da Ivo Prints a South Wall, a Londra, ho amato quella parte del processo, perché mi ha permesso di ottenere print di qualità, e poi potevo sperimentare con i colori. Avevo un tavolo per le prove, dove potevo sperimentare ogni cromia, era una fase davvero creativa. Mi prendo il merito per la modernità dei lavori, quelle stampe hanno un’innocenza che è parte integrante di me. La fantasia Mystic daisy è stata creata in cinque minuti, Al Radley mi chiedeva di sfornarne altre simili.

Come ha iniziato a lavorare con Alfred Radley?

Quando Ossie aveva uno studio in Burnsall Street, a Chelsea, Alice Pollock incontrò Alfred Radley – conosciuto come Al Radley – e colse subito il suo talento. Suppongo che provenisse dall’industria dell’abbigliamento e avesse un debole per Ossie. Pensava di poter fare una linea di diffusione a suo nome, che entrambi avrebbero potuto trarne beneficio, ma Ossie non gli è mai piaciuto. Quando Radley lo portò in Giappone, rimase a letto in albergo per tutto il tempo. Ciononostante,  Al aveva un grande rispetto per Ossie, avrebbe fatto di tutto per farlo lavorare.

Mr and Mrs Clark and Percy ha rappresentato una parte importante della mia vita, è stato meraviglioso essere la sua musa”

Cosa può dirmi dell’amicizia con David Hockney?

Moe McDermott, un mio caro amico, mi presentò a Hockney quando stava facendo la sua mostra di laurea per il Royal College of Art, all’epoca mi limitai a salutarlo. Penso che David mi abbia dato un’altra occhiata (ero amica di Peter Schlesinger, che era venuto in Inghilterra a vivere con lui) e mi abbia trovato  divertente. Fu l’inizio della nostra amicizia. Mi portò a New York, a Los Angeles, a Malibu. Mr and Mrs Clark and Percy ha rappresentato una parte importante della mia vita, è stato meraviglioso essere la sua musa. Abbiamo preso in prestito il dipinto quando ho fatto una mostra con Ossie a Warrington, da cui proviene. È stato memorabile.

Jim Lee Ossie Clark
Ossie Clark, Plane Crash, ph. by Jim Lee (©Jim Lee)

Ci parli di The Biggest Splash.

È nato come un documentario sulla carriera di Hockney, nel periodo in cui stava naufragando la sua storia con Schlesinger. Quando ho dovuto leggere le battute, è stato piuttosto invadente per me perché Jack, il regista, l’ha trasformato in una storia d’amore infelice. Ricordo di aver detto a David “potrebbe essere un film grandioso”, ma lui pensava che non sarebbe andato da nessuna parte. Il resto è storia.

Qual è la sua opinione sui diari di Ossie?

Quando sono andata da Bloomsbury, dove i diari sono stati realizzati, ero senza un soldo. Li ho guardati e ho pensato che fossero così personali, non avrei mai permesso che venissero dati alle stampe. Li ha curati un’amica stretta di Ossie, Henrietta Rouse. Non ho mai accettato la pubblicazione, perché si trattava di una parte privata della sua vita, e ritenevo che lei non li avesse letti. Ho sempre pensato che fossero un grosso sbaglio, vorrei che Ossie venga ricordato per il suo eccezionale talento come stilista.

“Ho sempre pensato che pubblicare i diari di Ossie fosse un grosso sbaglio, vorrei che venga ricordato per il suo eccezionale talento come stilista”

Com’è stata la vita dopo il divorzio?

Dopo aver finito di lavorare con Ossie, alla metà degli anni ’70, ho insegnato part-time ma, a meno che non avessi trovato studenti meravigliosi, che traessero beneficio dalla mia conoscenza, ero intenzionata a mettermi in proprio. Sono riuscita a risparmiare abbastanza e ad aprire un piccolo negozio in Westbourne Park Road, a Notting Hill, dove ho lavorato per 25 anni.

All’inizio pensavo di occuparmi di tessuti per la moda e la casa, poi ho capito che avrei avuto molto più tempo per i miei figli se mi fossi concentrata solo su quest’ultima, perché quella del fashion è una carriera a tempo pieno, che richiede mille energie. Quando mia nuora ha preso in mano la boutique, abbiamo iniziato a lavorare con grandi aziende come Millet o Boots, e alla fine è diventata un atelier. Nella mia vita ho avuto alcuni fidanzati prima di incontrare Andy. Lui non è nel mondo della moda, una cosa positiva, probabilmente. Ho degli splendidi nipoti, che adoro, e posso dire di esser stata molto fortunata.

Ossie Clark and Celia Birtwell exhibition
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum

Quali sono i suoi ricordi più felici di Ossie?

Ho molti ricordi felici di lui. Ci siamo divertiti tantissimo quand’eravamo giovani, andavamo alle feste insieme, giravamo per i mercatini di antiquariato e compravamo cose ridicole, abbiamo pure comprato una casa che non potevamo permetterci; in realtà, non ci ho mai vissuto, perché disse a mia madre che doveva essere a modo suo, quindi non mi sono trasferita. Una volta siamo andati a Granada con una Buick argentata, abbiamo attraversato le montagne di notte, con la musica a tutto volume. Ci sono stati diversi momenti felici ma, ahimè, altrettanti meno positivi.

Text by Federico Poletti

Ossie Clark mostra
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum

Ossie Clark collezioni
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum

Ossie Clark abiti
Ossie Clark and Celia Birtwell, exhibition at Prato Textile Museum

Nell’immagine in apertura, Ossie Clark, Plane Crash, ph. by Jim Lee (©Jim Lee)

Downtown

Déshabillé e shorts incrostati di strass, completi underwear e texani, pizzo traforato e denim, capi in pelle scura e collezioni home décor griffatissime. Sono le coordinate stilistiche della fashion story Downtown, realizzata – in esclusiva per Manintown – da Giuseppe Attanasio.

Manintown editorial
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Garcon de Famille
Total look N°21, hand jewelry Garçon de Famille, necklaces Vincent Vintage Bijoux

Vincent Vintage Bijoux
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Marsèll brand
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